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Racconti Erotici EteroTrio

Le due colleghe

By 11 Maggio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Era finalmente arrivato quel trasferimento al Nord tanto atteso e, come da tradizione, prima di lasciare la Sede il dott. Claudio Capozzi organizzò un adeguato festeggiamento, mantenendo così la promessa fatta ai colleghi con cui era più in amicizia di portarli a strafogarsi nella sua trattoria preferita: ‘Il Caminone’, aria di montagna, cucina casareccia, tutto alla brace.
Claudio Capozzi infatti era uno dei protagonisti, forse il più simpatico, di quella eterogenea comunità informale, una sorta di comitiva di over 30 che si era formata negli anni nel Palazzo della Direzione Generale, un gruppo di amici appartenenti a diverse Direzioni e di differente inquadramento professionale che aveva condiviso nel tempo oltre alle esperienze di lavoro anche tanti pranzi a mensa, sport, vacanze, passioni politiche, dolori, matrimoni, divorzi ma anche svariate storie di amore e sesso, il più delle volte vissute in semiclandestinità.
Per quel sabato si erano accordati tra loro per incontrarsi concentrandosi in diversi punti della città da cui poi partire, con una decina di auto in tutto, verso l’ Abruzzo in modo da ritrovarsi tutti davanti alla trattoria per l’ora di pranzo, li vicino alle piste di neve, diventate a maggio ampi prati fioriti.
Roberto aveva con se in auto Lea e Lucilla rispettivamente la bella quarantenne, la sua ex segretaria ora sua cara amica, una vecchia fiamma con cui ogni tanto tornava a ‘peccare’, nonché la collega di stanza ed amica di lei, una trentasettenne dalle curve profonde divenuta nel tempo complice e confidente con entrambi.
A Roberto piaceva molto Lucilla sia per quel suo seno abbondante sia per quel corpo formoso, forse perfino troppo rotondo, una vera tentazione per le sue mani quando la incontrava, una scarica ormonale con conseguente erezione quando rimanevanp in ascensori da soli . Oramai erano tutti e tre in intima confidenza e parlavano apertamente della loro sessualità così alla fine Lucilla era a conoscenza della intermittente storia adulterina tra Lea e Roberto fin nei dettagli più intimi a cui prestava sempre una speciale e morbosa attenzione. Insomma da anni Roberto si tratteneva a stento dal provarci con lei non tanto perché la sapeva fidanzata con uno del suo paese vicino Salerno, ma piuttosto perché temeva di compromettere l’amicizia con Lea a cui teneva moltissimo.
Attovagliati all’aperto sotto la tettoia in una lunga tavolata di allegri caciaroni, avevano decisamente esagerato non solo con la cucina casareccia ma soprattutto con il vino e le grappe della casa. In quelle condizioni prima di rimettersi in macchina per il ritorno, decisero saggiamente di smaltire l’euforia alcolica all’aria aperta, chi provando a giocare a bocce nel vecchio campo a lato della trattoria, chi – come Roberto, Lea, Lucilla e altri – imboccando il vicino sentiero per una passeggiata di una mezzoretta verso la cascatella. Appena superata la prima salita, via via che la stradina penetrava nel bosco, in diversi rinunciarono chi per tornare indietro, chi sfilandosi con discrezione dal gruppetto per appartarsi, lasciando alla fine soli Roberto e le sue due bonazze ad avanzare di fianco al torrente. Il terzetto sembrava più affiatato che mai, procedeva allegro cazzeggiando e ridendo , ora fermandosi per uno scherzo, ora stringendosi e abbracciandosi con una disinvoltura maliziosa, arrivando a reciproche ed esplicite provocazioni erotiche.
Lucilla non ce la faceva più a tenerla per cui chiese a Roberto e Lea di attenderla mentre si appartava per fare pipì dietro quelle siepi pochi metri sopra il sentiero. Roberto e Lea nell’attesa, ripresero ad accarezzarsi e a baciarsi mentre l’amica si incamminava per appartarsi. Fu allora che a Lea venne in mente quello scherzo: spiare maliziosamente l’amica, sorprenderla e metterla in imbarazzo, per poi riderci sopra insieme, proprio nel momento in cui a Jeans calati stava urinando.
La seguirono di soppiatto e, mentre avanzavano nel bosco, Roberto ebbe l’idea di azionare il cellulare per registrare un video con cui immortalare quello scherzo malizioso. Superata la prima siepe di agrifoglio apparve sullo schermo del telefono l’immagine di Lucilla accovacciata tra gli alberi, la carnagione chiara del suo culo abbondante e delle sue cosce sode spiccava sul tappeto di foglie secche del sottobosco, lasciando intravedere appena la fontana dorata che sgorgava dalla grotta del piacere . Continuarono ad avvicinarsi di soppiatto e lui azionò lo zoom così da avere finalmente un fantastico primo piano dal basso delle abbondanti chiappe di lei mentre contemporaneamente, sempre più eccitato, aveva preso a cercare con la mano libera il culo di Lea attraverso i suoi pantaloni, mentre lei lo ricambiava con carezze tra il collo e le orecchie.
Quando Lucilla alla fine si accorse dei due che si avvicinavano filmandola ed eccitandosi a vicenda, reagì fingendo imbarazzo e vergogna ma era evidente che gradiva assai quella inaspettata intrusione. Prima si nascose il viso con le mani quindi urlò loro:
‘Andate via brutti zozzoni!’
Poi finse di tirargli contro una manciata di terra infine, superato l’imbarazzo, si lasciò andare per partecipare attivamente a quella situazione decisamente stimolante ed inaspettata che, grazie anche all’aiuto delle troppe grappe, aveva completamente disattivato ogni loro freno inibitore. Così, mentre Lucilla era ancora accucciata per pisciare, Roberto tirò fuori dai pantaloni il suo cazzo che già cominciava a gonfiarsi per le carezze di Lea, con l’intenzione, un po’ provocatoria e un po’ scherzosa, di simulare l’atto di infilarglielo in bocca in modo da poter filmare la reazione di Lucilla. Lei oramai era pienamente stimolata da quel gioco erotico e, dopo aver finto un gesto di rifiuto, apri la bocca per lasciarsi scivolare dentro quanto gli riuscì di quel pene che stava raggiungendo rapidamente la piena erezione. Roberto dimenticato lo scherzo ora si gustava quel momento, finalmente aveva raggiunto l’obiettivo inseguito per anni di fare sesso con Lucilla. Così, per godersi fino in fondo quel pompino, passò il telefonino a Lea che continuò a registrarli inquadrando subito le mani di lui che guidavano con energia la testa di lei, afferrandone i capelli, per favorirne l’azione via via più concitata.
Una generale vampata di passione aveva avvolto oramai il terzetto con Lea che, mentre continuava a filmare, dava sfogo alla sua frenesia su Roberto accarezzandolo intensamente con una mano e sfregandosi su di lui i suoi capezzoli divenuti oramai turgidi sotto la camicetta. Roberto si mordeva il labbro inferiore quasi a volersi trattenere dall’intensificare la violenza con cui spingeva la sua cappella paonazza fino ad arrivarle in gola. Ora per interrompere quella spirale furiosa dentro la sua bocca voleva penetrarla tra le cosce, così invitò Lucilla ad alzarsi lasciando giù i Jeans, la fece piegare appoggiandola al tronco di un faggio e glielo infilò tra le gambe, lentamente ma fino in fondo alla fica. Il suo membro, oramai in piena erezione, scivolava deciso dentro quella vagina ben lubrificata, così Roberto cominciò ad aumentare progressivamente il ritmo della penetrazione e la furia dei colpi fino a percepire le sue prime reazioni di dolore. Lei era tutta in fermento, le tremavano le gambe ed aveva perso il controllo di se, anche per via di quel telefonino che ora riprendeva quei colpi di maglio tra le sue cosce aggiungendo un ulteriore elemento di perversa eccitazione.
Alla fine lei toccò il culmine del piacere e sfinita chiese una pausa per riprendere fiato così da godersi fino in fondo quel momento di estasi. Roberto decise che era il momento giusto per cambiare i ruoli: fece tirar giù i calzoni a Lea che oramai infiammata si piegò prontamente appoggiandosi all’ albero dopo aver passato lo smartphone a Lucilla che avrebbe così provveduto a filmare il sesso della coppia che si era appena formata. Roberto e Lea, entrambi al massimo dell’eccitazione, scopavano con una sintonia perfetta frutto della reciproca conoscenza maturata in tante memorabili scopate. Fu perciò facile per loro sincronizzarsi e raggiungere l’orgasmo praticamente insieme, in quel momento lui lo estrasse così da inondare di sperma chiappe di lei mentre con una rapida mossa del braccio invitava Lucilla di piegarsi per condividere almeno con la sua bocca quel comune momento di intenso piacere.
Il ritorno verso la trattoria fu più tranquillo, scendevano tutti e tre abbracciati, sereni e distesi anche se, svanita l’euforia alcolica, si resero conto di aver gioiosamente esagerato con la trasgressione tanto che Lucilla chiese a Roberto, vergognandosi un po’, di cancellare subito quel video per evitare che finisse in mani sbagliate. Roberto la rassicurò giurandole che lo avrebbe scaricato sul pc per mostrarlo una sola volta ad entrambe, poi lo avrebbe cancellato. Non confessò però per intero la sua vera intenzione: far vedere quel video separatamente ad ognuna di loro, portandole appena possibile, ma una alla volta, nel suo abituale alberghetto di periferia dove prima di scopare si sarebbero masturbati a vicenda mentre sul pc scorrevano le immagini di quel loro video trasgressivo e perverso girato tra i boschi.
Domenica sera dopo cena Roberto si era chiuso furtivo nel suo studio per non essere disturbato dai familiari mentre copiava dal telefonino il video hard registrato in piena euforia alcolica tra i boschi .
Già mentre preparava il PC per la copia, al solo pensiero di rivivere l’esperienza del giorno prima attraverso le immagini un po’ tremolanti e sfuocate registrate dal telefonino, cominciò a muoversi qualcosa dentro di lui. Poi, mentre vedeva e rivedeva sullo schermo quel video, il bel culo esagerato di Lucilla, quella fontana dorata che sgorgava da lei e più ancora il gemere delle due donne mentre una dopo l’altra le penetrava ruvidamente da dietro, l’eccitazione prese decisamente il sopravvento. Non riuscendo più a contenere l’erezione dentro i calzoni, si sbottono, libero il suo cazzo dai vestiti e cominciò naturalmente e lentamente a masturbarsi. Quando senti che l’orgasmo si avvicinava fermò il video sull’immagine per lui più eccitante: Lucilla piegata col suo culone in primo piano mentre lui sta accostando la sua verga alla fica di lei per infilzarla. Il culmine del piacere arrivò ben presto e mentre si godeva rilassato quel momento già pregustava la visione del video insieme alle due protagoniste che avrebbe invitato a trascorrere , una alla volta, qualche ora insieme in Hotel, con le inevitabili conseguenze ‘
Lunedì in ufficio però le cose presero una piega diversa da quella che sperava perchè Lea e Lucilla, per ragioni diverse rifiutarono il suo invito, costringendolo a rivoluzionare frettolosamente i suoi piani per raggiungere comunque i suoi erotici obiettivi.
Lea, che pure era assai interessata alla sua proposta di visione del video come preliminare ad una strepitosa scopata, era molto impegnata in quei giorni e non poteva dedicargli molto tempo per cui si accordarono di vederlo nella stanza di ufficio di lui, comoda, confortevole e dove a fine orario, dopo l’uscita degli impiegati, era possibile ricavarsi un po’ di intimità senza rischiare troppo di essere scoperti.
Con Lucilla le cose stavano in modo diverso, incontrarla da sola per rivedere quel video appariva molto complicato e le ragioni di quelle resistenze erano incomprensibili per Roberto. Ne avevano parlato a lungo, lei diceva di essere molto interessata a rivedere il filmato con lui, ma accampando scuse e giustificazioni via via diverse, si negava insomma ma gli lasciava comunque una speranza, una possibilità. Nell’ultima telefonata di martedì appena rientrati dalla pausa mensa, rimasero perciò d’accordo per incontrarsi fuori dal lavoro per parlarne con calma, un aperitivo serale in centro due giorni dopo.
Appena riattaccato il telefono Roberto tornò ad eccitarsi al pensiero dell’imminente incontro con Lea per la visione del video seguito da un po’ di sesso clandestino li nel suo ufficio a fine orario, ma doveva aspettare ancora un paio di ore. Dopo un’attesa snervante verso le 18 finalmente nel palazzo calò il silenzio, quasi tutti gli impiegati erano usciti, gli ascensori fermi, le stampanti in silenzioso riposo, per cui Roberto riuscì persino a sentire i passi di Lea ancor prima che lei aprisse la porta del suo ufficio, bastò questo per risvegliare i suoi sensi dal torpore di una giornata di routine in ufficio.
Quando la vide entrare sorridente e disinvolta, con un vestitino etnico che esaltava il suo seno pronunciato con la gonna che scopriva delle gambe ancora bellissime, Roberto fu travolto da una tempesta di emozioni che dalla testa arrivò immediatamente al suo basso ventre. Realizzò subito che se Lea aveva rinunciato per un giorno ai pantaloni e si era vestita in gonna era solo per favorire un momento erotico tra loro, con le sue mani che si infilavano sotto la sottana, accarezzavano le sue chiappe tornite, insinuandosi poi sotto il perizoma fino ad arrivare a sfiorare le labbra della sua fica.
Era successo così anche una decina di anni prima quando lei, sua giovane assistente, lo aveva conquistato col un corpo da meravigliosa trentenne e con i suoi sguardi maliziosi. Ma un giorno si presentò nel suo ufficio in gonna e quando si avvicinò alla poltrona di Roberto sentì la sua mano risalire le cosce, infilarsi tra le mutande e dopo due dita penetrarla trovandola completamente bagnata, calda, pronta per riceverlo . I successivi incontri nell’ufficio di Roberto furono sempre più spinti fin quando lui riuscì a penetrarla mettendo lei seduta sulla scrivania a cosce aperte mentre lui in piedi col cazzo fuori dai calzoni sbottonati la penetrava con progressivo furore. Riuscirono a scopare in ufficio altre due volte fino a quando un collega ‘ per fortuna un loro amico assai discreto ‘ li beccò mentre impauriti dal suo arrivo si stavano ricomponendo in fretta . Dopo quella scopata interrotta, dopo quella emozione violenta, proseguirono per un po’ a scopare in quell’alberghetto di periferia fin quando le loro vite presero strade diverse. Dopo diversi anni, lui separato, lei con un matrimonio in crisi, tornarono ancora ad incontrarsi nell’alberghetto con la stessa passione e con la stessa fantasia come se il tempo per loro non fosse mai passato.
Ora Lea era di nuovo li, in piedi accanto alla poltrona di Roberto, nel salutarlo con un bacino sulla guancia non mancò di strusciarsi a lui anche con i capezzoli, piegandosi poi maliziosamente per mostrare tutta la scollatura. Appena Roberto avviò il video sul PC con la scusa di veder meglio lo schermo lei si avvicinò di più piegandosi su di lui appoggiando la tetta sinistra sulla sua spalla, valorizzando contemporaneamente ancor di più la scollatura da cui ora si scopriva tutto il seno compreso il capezzolo destro. Da quella posizione lei sapeva bene che sarebbe stato facile per Roberto insinuarsi con la mano destra tra le cosce risalendo fino a ritrovare lo spacco tra le sue chiappe sode e poi dopo aver solleticato il buchetto del suo culo puntare direttamente prima al suo clitoride poi alla sua fica, certamente già bagnata a dovere. Rivedere quelle immagini mentre scopavano tra i boschi accrebbe a dismisura l’eccitazione di lei che ora con la sua mano destra masturbava lentamente il cazzo di Roberto appena estratto dai pantaloni. Roberto fece ripartire il video dall’inizio per poi aggiustarsi in modo che lei, scostato il perizoma si sedesse sul suo cazzo e avviasse lentamente il suo ‘smorzacandela’. Proprio mentre avevano raggiunto il ritmo giusto con le mani di Roberto che accarezzavano le tette di lei, un rumore secco come di una porta sbattuta gelò il sangue ad entrambi, tenendoli immobili e contratti per alcuni secondi, fintanto non realizzarono che non correvano il pericolo di essere scoperti in fragrante. Rilassati e sorridenti cambiarono posizione tornando a quella che preferivano già dieci anni prima, per cui lei si sfilo gli slip si sedette a cosce scoperte ed allargate sulla scrivania mentre Roberto alzandosi cominciò a baciarla in bocca e intanto con la mano sinistra guidava il suo cazzo turgido fino ad infilarsi nella sua fica oramai allagata dei suoi umori.
L’orgasmo dopo quella tempesta di emozioni arrivò presto: lei gemette ripetutamente mentre affondava le unghie sulle spalle di Roberto che, a sua volta, si trattenne ancora per consentire a lei di inginocchiarsi, proprio come faceva tanti anni fa, per prenderglielo in bocca e lasciarsi esplodere dentro tutto il suo piacere. Con la bocca ancora piena di sperma si alzò per baciarlo e condividere in silenzio con lui quel momento così intenso.
Dal palazzo uscì prima lei, mentre lui attendeva in ufficio qualche minuto per evitare pettegolezzi ed allusioni da parte degli addetti alla reception. Rilassato sulla poltrona gustava ancora quella superba scopata quando nella sua testa si fece spazio il pensiero di Lucilla e tornò a ragionare di come arrivare al suo obiettivo di rivedere insieme quel video tra i boschi.

L’appuntamento con Lucilla era per quel giovedì appena usciti dal lavoro in un bar fighetto del centro, proprio dietro Piazza Vecchia, dove Roberto arrivò con anticipo, si scelse un tavolino appartato, ordinò un Daiquiri e, nell’attesa, si mise a smanettare col cellulare. Lei arrivò poco dopo, un po’ segnata dalla stanchezza di una giornata di lavoro, con le sue curve che debordavano dal tailleur estivo, accennando appena ad uno striminzito sorriso nel salutarlo.
Dopo aver ordinato due Spritz, Roberto entrò subito nel vivo dell’argomento:
‘Allora, ti va di divertirci ancora un po’ insieme rivedendo quel nostro video tra i boschi o no ?’
‘Per andare mi andrebbe ‘ ed anche tanto ‘ è che io ”
‘ Dai, ti prego Lucilla, diciamoci tutto sinceramente. A me, lo sai, puoi dire tutto, siamo amici da diversi anni oramai! ‘
‘ Va be’, ti racconterò tutto. Sabato sera, dopo le nostre follie tra i boschi, come ogni week end sono tornata a casa mia a Salerno e Marco, il mio fidanzato, ha capito subito che c’era qualcosa di strano in me. Da quel momento, per tutta la cena e ancora dopo a casa sua ha continuato ad indagare, a chiedermi cosa avevo, che era successo ”
‘ E tu?’ domandò Roberto che era già molto coinvolto in quel racconto.
Dopo un profondo sospiro, Lucilla proseguì sottovoce e ad occhi bassi, vergognandosi un po’:
‘Alla fine ho ceduto e gli ho raccontato tutto per filo e per segno. Come sai siamo fidanzati da 14 anni e in questi anni già in altre due o tre occasioni ci siamo confessati qualche scappatella’ E’ stata, ogni volta per noi, ‘ mi vergogno un po’ a dirlo ‘ una vera e propria iniezione di erotismo concentrato nel nostro rapporto, una specie di Viagra virtuale per lui ‘ ma anche per me’
‘ E lui stavolta come ha reagito?’
‘Apparentemente molto male! Con un scatto di rabbia, mi ha sbattuto con violenza sul letto, mi ha letteralmente strappato le mutande, mi ha riempito di schiaffi e dopo anche un paio di morsi, poi mi ha piegato per mettermi a pecorina e ha cominciato subito a scopare con violenza inaudita, con colpi sempre più forti come per sfondarmi, coprendomi di insulti volgarissimi tipo ‘ sei una vera troia … zoccolona ‘ una gran bocchinara ‘ . Io lo supplicavo di smettere, di non sbattermi così violentemente ma lui invece aumentava sempre più fin quando dopo un mio urlo di dolore ancor più forte ha sfilato il suo cazzo dalla mia fica per mettermelo direttamente nel culo, così di botto, senza preliminari e senza nessun lubrificante, con un colpo secco e dolorosissimo’
Roberto ascoltava a bocca aperta ma arrapatissimo mentre lei, dopo una pausa per riprendere fiato, continuò il suo racconto:
‘Non mi aveva mai inculato così ruvidamente ed io era completamente sconvolta ‘ e alla fine ‘ nonostante fosse un violento rapporto anale ‘ sono venuta con un orgasmo grandioso, memorabile, come non accadeva da tempo . Lui a quel punto mi ha sfilato il cazzo dal culo e senza nemmeno pulirsi, così come era me l’ha brutalmente ficcato in bocca fin quasi a strozzarmi, con la cappella gonfia e viola che mi era arrivata direttamente in gola, subito sono schizzati ripetuti fiotti di sperma caldo che mi sono penetrati dentro provocandomi sbotti di tosse, conati di vomito e rivoli di sborra che uscivano dalle labbra ‘ insomma è stato meraviglioso, una delle più belle scopate della vita per entrambi ”
Lucilla a quel punto si fermò per riprendere fiato, visibilmente provata dal suo stesso raccontare, oramai tremava tutta e le parole le si intrecciavano in bocca, quindi si alzò chiedendo permesso, indicando la via della toilette. Dopo pochi passi in direzione delle scale per il piano inferiore, si voltò, lo guardò ed accennò ad un sorriso ammiccante. Roberto, a cui durante il racconto era cresciuta dentro i pantaloni una potente erezione, prese al balzo quel segnale e la seguì deciso a liberare tutta l’energia che premeva sui boxer.
Una volta al piano inferiore Lucilla evitò di entrare in uno dei due bagni e si infilò in fondo al corridoio cercando riparo tra cassette, scatoloni accatastati e sedie impilate, pronta ad accogliere Roberto che certo non si fece pregare. Le loro mani nell’abbracciarsi cercarono subito i rispettivi obiettivi, lui si concentrò sul culo di lei, una meraviglia su cui tante volte aveva fantasticato, lei punto diritta ad aprirgli la zip per cercare quella verga prepotente che già sentiva pronta e con cui voleva spegnere l’incendio dentro di lei. Si agitavano avvinghiati, si cercavano disordinatamente, lei una volta preso in mano il suo cazzo per masturbarlo non resistette alla voglia di sentirselo in bocca e quindi si accucciò. Lui dopo un po’ la invitò a rialzarsi rigirandola con la gonna sollevata così da appoggiargli il cazzo tra le chiappe monumentali oramai protette solo da un tanga microscopico. A quel punto erano entrambi infiammati e decisi a finalizzare velocemente quella sveltina prima che qualche arrivo inopportuno smorzasse quel loro ardore. Lui aggiusto la pila di sedie perché lei seduta potesse accogliere per intero il suo cazzo divenuto oramai un palo infuocato. Stava spingendo dentro di lei con la massima foga possibile sapendo bene quanto le piacesse scopare duro, quando sentirono delle voci di ragazzi provenienti dalle scale via via avvicinarsi. Rimasero immobili solo in parte coperti alla vista dagli scatoloni, lei presa dal panico strinse quasi a voler stritolare il suo cazzo dentro la sua fica. Lui pur rimanendo fermo e rigido sentì pulsare la sua cappella dentro il suo corpo, soffocata dentro la vagina di lei mentre i ragazzi divenuti silenziosi cercavano di capire cosa si nascondeva dietro la pila di cassette. Dei brividi attraversarono i due nonostante si sforzassero di essere una statua di sale e quindi, prima ancora che i ragazzi soddisfatta la curiosità entrassero in bagno, lei senti il getto caldo del suo sperma invaderla provocando in lei ulteriori contrazioni sfociate di un orgasmo impetuoso, trattenuto troppo a lungo. Si goderono fino in fondo quel piacere solo pochi attimi in silenzio ma quanto mai intensi e solo dopo ripresero il respiro per concedersi un lungo bacio appassionato. Sistemati in qualche maniera risalirono, ma una volta seduti al loro tavolo non sfuggirono al sorrisetto ironico dei ragazzi che facilmente li riconobbero e li riguardarono più volte.
Una volta usciti, nell’accommiatarsi lei fece a Roberto una proposta scioccante:
‘Il mio fidanzato viene qui in città la prossima settimana, che ne diresti di qualche ora da passare insieme?’
Roberto rimase a bocca aperta, a mala pena realizzò che in tanti anni non aveva mai fatto sesso a tre con un altro uomo, per cui balbettando rispose domandando a sua volta:
‘Ti posso dare una risposta domani?’
Svegliatosi di buon ora quel lunedì mattina, a Roberto apparve chiara e naturale la soluzione ai suoi dubbi quindi, una volta in ufficio, invitò Lucilla al bar interno della Direzione per parlargliene, iniziando a spiegarle il suo pensiero già quando erano in ascensore, proseguendo poi nel lungo e malandato corridoio verso il bar.
‘Prima di rivedere insieme a te e al tuo fidanzato il video con le nostre follie nel bosco ‘ e poi magari lasciarsi andare a ‘ Beh, insomma, voglio prima conoscere il tuo ragazzo, parlarci, rompere il ghiaccio tra noi. Solo dopo decideremo se dare un seguito alla cosa, se vedere tutti insieme il filmino a casa tua ‘ pronti a tutte le conseguenze ‘ erotiche possibili’ spiegò un po’ impacciato Roberto.
‘ Va bene, hai ragione, è la cosa giusta da fare per evitare imbarazzi o forzature tra noi. Ma, sono sicura, sarai colpito da Valerio un ragazzone che si fa voler bene da tutti, non un genio ma uno molto simpatico, spontaneo e appassionato’ rispose sorridendo Lucilla che poi aggiunse:
‘ Se per te va bene ci vediamo al ‘solito’ bar giovedì dopo il lavoro’
Quando Roberto arrivò nel bar trovò Lucilla e Valerio già seduti allo stesso tavolo da lui scelto la settimana precedente, lo avevano aspettato prima di ordinare da bere. Dopo le presentazioni rimase ancora un po’ di reciproco imbarazzo almeno fino il primo brindisi quando lo Spritz allentò la tensione e da quel momento prevalse una spontaneità cameratesca, quasi da vecchi amici. A Roberto stava simpatico ‘ a pelle’ Valerio, un ragazzone con la testa rasata a ‘boccia’ , sempre col sorriso in bocca, gioviale e diretto, così dopo pochi minuti era come se si fossero sempre conosciuti.
Roberto aveva fretta per via di altri impegni per cui si alzò dopo una mezzoretta di chiacchiere, li salutò sorridendo, confermando l’appuntamento per il giorno dopo alla stessa ora a casa di Lucilla, quindi fece per uscire fermandosi un attimo sulla porta per salutare il cameriere spagnolo con cui aveva confidenza. Da quella posizione non gli sfuggì che Lucilla si stava dirigendo disinvolta verso la scala del bagno guidando per mano Valerio, per cui Roberto immediatamente realizzò l’intenzione di lei di replicare col fidanzato nello stesso posto ed allo stesso modo la loro stupenda scopata di qualche giorno prima, magari raccontando a Valerio mentre la sbatteva violentemente come e quanto avesse goduto tra quegli scatoloni.
Quella notte Roberto ‘ ancora sconvolto – non riuscì a prendere sonno, pensando e ripensando a quella situazione: Valerio che sfondava Lucilla nel corridoio dei bagni appoggiandola sulla stessa pila di sedie, lui che la insultava o la schiaffeggiava brutalmente mentre lei gli confessava quanto aveva goduto proprio lì appena pochi giorni prima. Al ricordo delle contrazione del loro orgasmo impetuoso, al pensiero che Lucilla aveva rivissuto col suo ragazzo la stessa paura di essere scoperti, Roberto cominciò a masturbarsi con rabbia nella speranza di sfogarsi e poi prendere finalmente sonno.
Il giorno dopo Roberto arrivò a casa di Lucilla dopo esser passato prima per casa sua, una doccia, via il vestito grigio da ufficio, abiti sportivi, una bottiglia di buon Prosecco Cartizze fresco per brindare a quell’incontro a tre, ma soprattutto per prender mezza pasticca di Viagra come faceva quando temeva che le sue prestazioni potessero essere giudicate deludenti.
Nell’appartamentino di Lucilla era tutto pronto: i flute per brindare, qualche tartina sul tavolinetto accanto al pc già collegato allo schermo tv. Dopo i calorosi saluti e il cin cin, Lucilla si sedette sul divano tra i due uomini e armeggiò col pc per avviare il video, mentre Roberto sbirciava sornione le sue tette contenute con difficoltà dalla generosa scollatura del leggero abitino da mare che indossava. Dopo le prime immagini del suo culo tra i boschi, quando il video la mostrò mentre prendeva in bocca quel grosso ed inaspettato cazzone, lei allungò le mani a destra sul ‘pacco’ di Valerio e a sinistra su quello di Roberto.
Gli uomini sebbene eccitati non ricambiarono le sue carezze, anzi al termine del video mentre lei si era alzata per un altro giro di prosecco, Valerio le chiese, apparentemente imperturbabile, di poter rivedere di nuovo il filmato. Appena ripresero a scorrere le immagini sul tv, lei se ne andò di la da dove poi chiamò i due uomini con un tono ‘birichino’:
‘Ehi, voi due venite di qua se volete vedere qualcosa di più interessante di quel video’
Roberto e Valerio scoprirono entrando nel bagno una sorprendente Lucilla accovacciata sul piatto della doccia, vestitino alzato per mostrare bene il culo imponente proprio mentre iniziava a pisciare. Quella visione colpì ed eccitò entrambi, seppur per ragioni diverse, ed entrambi tirarono fuori il cazzo dai pantaloni cominciandoselo a masturbare. Dopo un cenno di assenso da parte di Valerio, Roberto si sentì autorizzato ad avvicinarsi per replicare proprio li sul piatto doccia quel pompino perverso mentre lei ancora urinava così, nello stesso modo, proprio come era accaduto tra i boschi. Finito di pisciare lei si alzò per baciarlo, intanto si stringeva a lui con una mano e con l’altra iniziò a masturbagli la verga oramai divenuta assai dura. Valerio, che li guardava intensamente, si lasciò sfuggire un ghigno come sfogo della rabbia che bruciava dentro per quel ‘tradimento’ consumato spavaldamente davanti a lui, tanto che per l’eccitazione gli si era colorata di viola la cappella . Ora loro, tutti, erano pronti per scopare e per farlo meglio si trasferirono in camera da letto dove una volta spogliati ripresero quello stesso schema: Lucilla e Roberto che scopavano intensamente mentre Valerio li guardava, si mordeva le labbra, si masturbava e mormorando frasi sconce ed insulti tipo:
‘Che gran troiona che sei ‘ ti piace proprio spompinare tutti ‘ guarda come scopano ‘ chissà quante volte hanno già scopato insieme ‘sti due ‘ ‘
Roberto consapevole del suo ruolo di animatore erotico di una coppia annoiata, si lasciò guidare da Lucilla che gli salì sopra per iniziare un gran 69 così da mostrare il suo culo e la lingua di lui che le leccava la fica a Valerio che stava li accanto quanto mai eccitato. Da quella posizione Valerio le penetrò la fica lasciando che la verga e le palle strofinassero sul viso e si appoggiassero alla bocca di Valerio. Quest’ultimo, che non aveva mai fatto sesso a tre con un altro uomo, fu preso alla sprovvista ma dopo po’ finì per apprezzare la situazione continuando ad insistere sul clitoride di lei che, grazie all’azione congiunta dei due, raggiunse rapidamente il suo primo orgasmo. Dopo una breve pausa i tre ripresero provando una differente posizione con Valerio disteso mentre penetrava Lucilla che lo cavalcava da sopra mentre Roberto, in piedi, si masturbava per mantenere il suo cazzo duro, pronto a raggiungere la suo obiettivo finale e coronare il sogno di tanti anni: sfondare il gran culo di Lucilla. Così appena possibile penetrò di forza nel suo buco, nonostante la poca lubrificazione tuttavia favorito dai due che avevano fermato la loro scopata per consentire il suo inserimento da dietro. Nel sentirlo entrare così brutalmente lei ‘ a cui piaceva molto il sesso ruvido ‘ prima emise un rantolo poi cominciò in progressione a muoversi cercando di armonizzare il movimento dei due cazzi che navigavano dentro di lei. Quando il ritmo si fece intenso prima lei poi i due uomini, che la stavano oramai sfondando da entrambi i suoi accessi, raggiunsero l’orgasmo riempiendola di caldo sperma e schiacciandola in mezzo ai loro corpi lasciati andare per apprezzare fino in fondo quell’attimo di intenso piacere. Si scomposero poi sul letto, si rilassarono con le menti che percorrevano sentieri molto diversi tra loro e le mani sul letto che invece accarezzavano i corpi degli altri, perfino i due uomini finirono per massaggiarsi con tenerezza e con sensualità i rispettivi peni oramai in disarmo.
‘ E’ stato molto bello, dobbiamo rivederci, la prossima volta che vengo in città, a presto ‘ disse Valerio salutando Roberto quasi sulla porta.
‘Si, non me l’aspettavo davvero, non pensavo che sarebbe stato così bello scopare con due uomini insieme, grazie a tutti e due’ gli strizzò l’occhio Lucilla.
‘ Sono d’accordo con voi, una grandissima scopata, un gran culo quello di Lucilla e ‘ pure un bel pisellone il tuo, Valerione’ scoppiò a ridere Roberto aprendo la porta.
Appena tre settimane dopo quel pranzo di saluto ai colleghi prima del suo trasferimento al nord, il Dott. Claudio Capozzi era già completamente operativo nel suo nuovo incarico: Responsabile dell’avvio del nuovo mega Centro Commerciale. Dagli amici, i suoi ex colleghi della Direzione Centrale, aveva saputo sia delle conseguenze erotiche di quel pranzo, sia delle voci che giravano circa la sua prossima separazione dalla moglie, una collega della Contabilità rimasta a Roma che da tempo lo tradiva concedendosi al suo Capo, un giovane Dirigente sposatissimo. Dopo mesi di gossip sussurrati sottovoce oramai tutti sapevano che la vera ragione per cui Capozzi aveva tanto insistito per andare a lavorare altrove era proprio quella dolorosa ed insostenibile situazione.
Si trovava bene in quella nuova città, lo avevano accolto bene, con attenzione ed affetto, specie dopo che si era sparsa la voce che proprio lui avrebbe effettuato le selezioni per il centinaio di assunzioni necessarie per avviare il Centro. Aveva anche stretto amicizia con diverse coetanee interessanti, una in particolare gli faceva pulsare il cuore, Rafaela la bella architetta che stava arredando il nuovo Centro Commerciale. Lei, nonostante la reciproca simpatia e la quotidiana frequentazione sul lavoro, gli aveva confessato di sentirsi ancora legata al suo fidanzato, anche se si sentiva sfinita dai prolungati sforzi per superare la loro di crisi di coppia.
Uscito in anticipo dall’ufficio per prepararsi alla serata ufficiale con la delegazione giapponese, il dott. Claudio guidava pensando che doveva comunque risolvere rapidamente la prolungata astinenza sessuale trovando subito una con cui scopare bene, in attesa che Rafaela risolvesse il rapporto col fidanzato egli aprisse finalmente il cuore e non solo.
Entrando nel suo appartamentino nel centrale Residence ‘Castello’ notò subito la presenza delle due signore che stavano risistemando e pulendo: la signora Anna, una bella quarantenne soda e prosperosa e la sua aiutante, una giovane bionda ucraina non bellissima ma con un corpo asciutto, slanciato ed elegante. Entrambe curavano l’appartamento del dott. Capozzi con un attenzione speciale, non c’era volta che, finito di rassettare, non gli lasciassero un cesto di frutta o un mazzo di fiori oppure dei barattoli confetture fatte in casa. Lui, che non le incontrava quasi mai, quel giorno sussultò nel vedere quei due corpi di donna così poco coperti per via del primo caldo estivo, solo grembiulini leggeri e poco abbottonati che lasciavano intuire sia il perizoma sia il reggiseno. Ma forse, pensò, quel suo turbamento era dovuto solo alla prolungata astinenza.
‘Non vi preoccupate per me vado subito a farmi una doccia, voi fate come se io non ci fossi’ cercò di scusarsi per quell’arrivo inaspettato il Dott. Claudio.
‘Faccia pure Dottore e per qualsiasi cosa noi siamo qui, a sua disposizione ” replicò Anna con un gran sorriso.
Si spogliò, poi uscì dalla camera in slip diretto in bagno ma fu intercettato nel corridoio da un sorriso ambiguo di Anna che gli fece salire la pressione e, nel risponderle ammiccando a sua volta, sentì qualcosa crescere in lui ‘ Mentre si infilava sotto la doccia era già completamente in fissa per le curve di Anna, ripensava al quel corpo, ai suoi segnali di disponibilità e di attenzione di cui però evitava di approfondire le ragioni preferendo coltivare l’illusione di essere ancora a 52 anni un gran bell’uomo.
Ingrifatissimo per le curve sode di Anna alla fine ruppe gli indugi e senza rifletterci troppo azionò deciso il campanello di soccorso della doccia:
‘Che c’è dottore, serve aiuto?’ disse Anna sopraggiungendo.
‘ Non è che ‘ mi potresti gentilmente ‘ insomma ‘ per cortesia mi potresti insaponare la schiena che non ho la spazzola?’ fu la richiesta impacciatissima di Claudio.
‘Ma certo dottore, per un bell’uomo, gentile e simpatico come lei, questo e altro’disse Anna con il suo marcato accento meridionale.
Lei, rimanendo fuori dalla doccia, con la spugna aveva preso ad insaponargli con decisione la schiena scendendo ben presto fino ai glutei mentre lui, arra patissimo, non riusciva a trattenere ne i sospiri ne tantomeno a controllare la crescente erezione.
Quando lei scese ancora più in basso con la spugna e si accovacciò per insaponargli le cosce lui non si trattenne più, si girò e il suo cazzo oramai quasi del tutto rigido finì proprio davanti agli occhi di lei, che riuscì solo in parte a trattenere la sorpresa. Continuò però a massaggiarlo ancor più lentamente con la spugna insaponata puntando ai suoi genitali poi, quando erano oramai entrambi eccitatissimi, si spogliò, entrò nella doccia con lui, lo sciacquò con cura, lo massaggiò ovunque quindi, fermata l’acqua, si accucciò afferrandogli il cazzo per masturbarlo, fin quando affondò le unghie sui i glutei mentre con la bocca provvedeva finalmente a succhiargli il pene, avviando un magistrale pompino.
Nella doccia stavano stretti per cui, ancora bagnati uscirono, lui si sedette sul water e lei, dandogli le spalle si sedette sopra, facendosi scivolare il suo turgido cazzo nella fica lubrificata ed accogliente cominciando subito una progressiva azione a ‘smorzacandela’. Fu in quel momento che apparve sulla porta la giovane ucraina che, sorpresa, si mise una mano in bocca quasi a voler trattenere la meraviglia. I due sul water si scomposero solo per un attimo poi proseguirono più intensamente la loro scopata trovando la presenza dell’ucraina un ulteriore elemento di stimolo. Ma lo foga di lei era oramai incontenibile e ne fece le spese la tavoletta del water che, forse già difettosa, si ruppe malamente facendoli scivolare entrambi a terra, provocando sorpresa e risate collettive.
Volendo trovare un posto più idoneo per portare a termine la loro scopata decisero di trasferirsi in camera da letto seguiti dalla giovane ucraina che oramai si era aperta il camice da lavoro e infilato le mani sotto il perizoma per masturbarsi spudoratamente, intenzionata a contribuire per la sua parte alla eccitazione complessiva. Proseguirono più comodi, provando diverse posizioni fin quando Claudio non sentì l’orgasmo vicino allora si misero entrambi in piedi, lei piegata sul letto per consentire a lui da dietro di penetrarla a fondo con potenza e velocità fino a sfondarla mentre la giovane ucraina alle sue spalle aveva preso a massaggiarlo e a fargli sentire ogni parte del suo corpo. Estrasse infine il cazzo appena in tempo, poco prima di lasciarsi andare all’orgasmo così da consentire a Anna di girarsi ed inginocchiarsi per recuperare con la bocca parte del suo caldo sperma che usciva a fiotti copiosi, mentre l’ucraina continuava a sfregarsi su di lui con i capezzoli e con il suo pube coperto da una bionda peluria.
Rimasero pochi minuti distesi sul letto prima di ricomporsi per poi riprendere ognuno le proprie attività. Le due donne per recuperare il tempo perso finirono frettolosamente di sistemare l’appartamentino ma, prima di uscire e salutarlo, un po’ impacciate chiesero ‘udienza’ al dottore:
‘Dottor Capozzi, sappiamo che lei è un una persona importante ‘ insomma ‘ il capo del nuovo Ipermercato che sta per aprire sulla tangenziale nord. Le possiamo chiedere un grande favore, anzi due? Sa mio figlio cerca lavoro .. e anche il fidanzato di Irina ‘ insomma in questa busta ci sono i loro dati e i curriculum, possiamo sperare in un suo aiuto?’
‘State tranquille, farò quanto possibile, entro un paio di settimane vi do la risposta definitiva’ le rassicurò bonario il Dottore che finalmente si spiegò la ragione di tanto ‘ slancio affettuoso da parte delle due donne, tutt’altro rispetto alle sue velleità di irresistibile cinquantenne. Comunque, si consolò, aveva proprio bisogno di una bella scopata come quella e ora, dopo tanta astinenza, gli sembrava proprio di essere rinato.
Il sole al tramonto penetrava dalle finestre dello studio al decimo piano, i raggi dorati filtravano tra le veneziane scorrendo come una morbida carezza sui mobili di legno venghe’, bagliori, sfaccettature di luce rimbalzavano sulle strutture in acciaio delle poltrone imbottite in pelle bianca di Le Corbusier. Sulle pareti e sul soffitto queste gocce di luce sembravano muoversi lentamente, quasi a seguire il ritmo alternato del corpo maschile che stava sopra di lei.
La testa leggermente rovesciata all’indietro, il collo scoperto e vulnerabile, il corpo arcuato seguendo i movimenti del compagno, cercava di trovare ancora un’emozione nelle sue mani che le scorrevano sul corpo, a volte con ruvida aggressivita’.
Rafaela guardava quel gioco di luci sul soffitto, quante volte l’aveva osservato nell’ultimo anno? Troppe, forse.
Quante volte aveva fatto all’amore con quell’uomo solo per abitudine e quante per passione? Non se lo ricordava piu’.
Si chiese che cosa stava facendo coricata su quel divano dalla pelle morbida, senza un briciolo di passione o di coinvolgimento. Voleva essere per lui una bambola “gonfiabile”? Voleva qualcosa di piu’ importante che essere solo il suo passatempo sessuale?
Quando lui raggiunse l’orgasmo con un grugnito soddisfatto si rilasso’ sul suo corpo mentre lei, improvvisamente, decise che quella era l’ultima volta che scopava con lui. Che senso aveva partecipare a un gioco erotico quando ormai per lei non lo era piu’?
Mentre Edoardo si alzava per farsi una doccia la mente di Rafaela tornava indietro di un giorno, a quelle lunghe ore appassionate trascorse con Claudio Capozzi, alle divagazioni dopo la riunione in ufficio continuate poi in quel pranzo di lavoro quando si erano praticamente isolati dal resto del tavolo. Ore ed ore a discutere di luce e di vivibilità, di Tamara de Lempicka e di bottarga, di eros e di sentimenti, insomma della vita come lei la pretendeva.
Intanto Edoardo, il suo uomo, o meglio oramai il suo ex, solo in bagno era perfettamente cosciente che quella volta il loro incontro settimanale per fare sesso era stato ancor più deludente di quelli, già scarsi, degli ultimi tempi.
Si, lui era cosciente del loro problema, del fatto che oramai da molti mesi era costretto a ricorrere a fantasticherie erotiche per poter concludere almeno con un orgasmo ogni incontro di sesso con Rafaela. E pensare che la loro relazione era iniziata con un avvio dall’eros travolgente fatto sia di giochi raffinati, ma anche di lotte tra i corpi avvinghiati, di urla irripetibili, di insulti liberatori, di schiaffi ricambiati e poi di ogni altra fantasia condivisa e sollecitata reciprocamente. Dopo anni di quella relazione ora lui affannava a ritrovare il piacere con lei, forse l’abitudine, forse la mancanza di emozioni nette e allora la mente scivolava via per eccitarsi ritrovando e stravolgendo alcuni lontani ricordi di situazioni erotiche perse nella memoria, utili solo per tentare di sostenere la routine del loro immiserito erotismo.
Seguendo quella china Edoardo si era trovato a fantasticare ripetutamente mentre era a letto con Rafaela di tradimenti perversi di lei, maneggiando maldestramente nella sua mente la lama tagliente della gelosia pur di concludere quel loro incontro con un orgasmo, per testimoniare con il suo sperma che inondava il suo seno o il suo ventre la riuscita di quel loro modesto e ripetitivo esercizio ginnico.
La prima volta che provò ad aiutarsi con la fantasia fu un disastro: a letto insieme, aveva girato Rafaela di spalle per averne un contatto piu’ intenso, per penetrarla più a fondo da dietro – il suo lato migliore -, e mentre si avviava a montarla iniziò ad immaginarla mentre scopava con un altro. Questo miraggio gli provocò inizialmente una fiammata di piacere che purtroppo svani’ non appena nella sua fantasia il volto dell’altro uomo con cui scopava Rafaela, inizialmente sfuocato, pian piano si svelò per quello del cliente di cui lei parlava con dolcezza e ammirazione. Svanita l’eccitazione in lui prevalse la rabbia quando fu certo che quel viso era proprio di Claudio Capozzi. Lei glielo aveva presentato in cantiere visibilmente euforica, lui divenuto sospettoso di quello slancio, aveva poi perfino spiato di nascosto i loro sms, rivelatori di una loro intesa speciale per ora solo virtuale e platonica. Il ricordo della rabbia provata per quella scoperta, la ferita aperta per la sua gelosia, la vergogna provata nel continuare a spiare quei due, gli fece esplodere qualcosa dentro dissolvendo in un attimo la sua passione erotica. Rimasto col membro in disarmo fu costretto a staccarsi dal corpo di lei bofonchiandole qualche scusa che lo giustificasse per quell’inaspettata “cilecca”.
La settimana dopo Edoardo riprovò ancora ad eccitarsi fantasticando con la gelosia durante il loro incontro erotico del sabato trovando finalmente la dose e la formula giusta. Mentre cercavano di riscaldarsi a vicenda con un 69, contemporaneamente Edoardo immaginava Rafaela ancora in azienda dopo la fine dell’orario, tutti gli altri suoi dipendenti erano già usciti ma lei si tratteneva ancora con i suoi due principali collaboratori per rivedere l’inventario.
Li immaginava scendere in magazzino tabulati alla mano ma proprio quando erano oramai a metà del capannone, a causa di un guasto i tre rimanevano al buio. Tra battutine spinte e risatine compiacenti quei tre iniziavano al buio un gioco che da scherzoso diventava sempre più spinto, fatto di mani impertinenti che cercavano ora le sue chiappe sodissime ora il tenero delle sue tette, lei rispondeva fingendo di difendersi con respingimenti così poco convinti da trasformarsi in eccitanti incoraggiamenti. I due impertinenti colleghi cercavano poi con insistenza di ispezionarla sotto la gonna, quindi risalirne le cosce arrivando a trovare persino un varco per aggirare il perizoma oramai bagnato e rubarle il piacere tentando posizioni acrobatiche.
Mentre sul letto scopavano alla missionaria, la fantasia di Edoardo ora vagava nel buio del magazzino immaginando lei agitarsi tra i due cazzi oramai fuori dai pantaloni che cercavano prima la bocca di lei poi la sua fica bagnato, ed infine si accontentavano dell’azione simultanea delle esperte mani di lei che in una progressione furiosa cercava di portarli rapidamente all’orgasmo per farsi infine inondare il viso ed il corpo con ripetuti fiotti di sperma. La conclusione della fantasticheria coincideva con l’orgasmo di Edoardo che terminava la scopata settimanale adagiandosi esausto sulla schiena di Rafaela dopo averne irrigata la schiena senza troppa convinzione col suo caldo sperma.
Questa ultima fantasia del trio in magazzino gli piaceva abbastanza, lo aiutava nella scopata periodica e si poteva riutilizzare all’infinito inventando di volta in volta nuove varianti, che lo portarono persino ad immaginare una azione bisex con i due maschi per protagonisti principali. Insomma quel sogno lo eccitava quel tanto che serviva senza mai ferire la sua dignità e senza lasciargli altri veleni dentro.
Ma quella domenica pomeriggio, mentre ancora una volta afferrava Rafaela ai fianchi per poi penetrarla con forza da dietro in modo da arrivare a concludere in fretta il suo sforzo sessuale, la mente di Edoardo cambiò registro e nel sogno perverso al posto di quei tre corpi avvinghiati in magazzino entrò l’immagine della giovane brunetta occhialuta addetta alla reception della sua Direzione. Erano pochi giorni che stava seduta dietro al desk all’ingresso vestita con una divisa di ordinanza troppo grande per il suo corpo esile ma Edoardo aveva notato dal primo giorno quelle labbra carnose che sorridevano troppo, i suoi occhi scuri da cui sentiva partire intensi messaggi sensuali. Ma forse i suoi erano solo sguardi normali resi maliziosi dalla forte miopia. Sebbene fosse assai magra la nuova vigilantes nella sua fantasia riuscì a sostituire in quel frangente il corpo ben più sensuale ma, purtroppo, oramai consueto di Rafaela.
Entrato nel nuovo miraggio Edoardo cominciò ad immaginare di penetrare quelle labbra carnose col suo cazzo con brutale violenza per farle provare tutta la sua virilita’, mentre in realtà stava riempiendo oltre misura la bocca di Rafaela fino in gola. Continuava così a girare ripetutamente Rafaela in nuove posizioni immaginando sempre di scoparsi la giovane brunetta dalla piccola vagina. Con l’intenzione di far apprezzare alla sua nuova amante immaginaria la propria virilità, in realtà finiva ora per spingere oltre misura la verga dentro la fica di Rafaela che invece non capiva il perché di tanta ingiustificata brutalità.
Pochi secondi ancora di affondi rimbalzando sui glutei sodi e accoglienti di Raf, ma immaginati su quelli magri e acerbi della brunetta, arrivò all’eiaculazione che fece svanire quel sogno dalla sua mente. Rimase disteso, con una mano appoggiata su una coscia di Rafaela, fin quando con un grugnito si alzo’ di scatto per andare a buttarsi sotto la doccia.
Appena rinfrescato affioro’ in lui un senso di colpa verso Rafaela, convincendosi che avrebbe dovuto parlare con lei di quello che non andava piu’ tra loro. Ma poi considero’ che tra un paio di giorni iniziava una nuova esperienza, una lunga trasferta di lavoro a Trieste, lontano il tempo necessario per sperare che le cose tra loro si rimettessero a posto da sole.
Sopito ogni rimorso, Edoardo mentre si asciugava pensava alla cena che lo aspettava pregustando gia’ il risotto al Barolo, magari quella sera avrebbe chiesto una bottiglia speciale per godersela al fresco del loro solito ristorantino in collina.
Rafaela invece piu’ che mangiare si sarebbe lasciata mangiare dagli occhi da qualche ragazzo seduto in un tavolo vicino, magari uno di quegli ingegneri in stage nel vicino Centro di Formazione. Ad un giovane così avrebbe concesso il piacere di giocare con gli sguardi, di sognare con le sue forme, di tuffarsi nella sua ampia scollatura . Pantaloni leggeri e ben attillati si sarebbe alzata per andare in bagno, avendo cura di scegliere quel tragitto malizioso tra i tavoli per sfiorare una spalla del giovane eccitato lasciandolo sognare con il profumo e con le forme delle sue splendide chiappe. Chiusa in bagno ‘ frustrata, ma non rassegnata – avrebbe continuato a giocare con l’eros mandando a Claudio Capozzi un paio di messaggini per stuzzicarlo ed eccitandosi nel botta e risposta fatto di allusioni e delicate fantasie.

Il dott. Claudio Capozzi in attesa che l’architetta Rafaela cedesse ai suoi slanci e finalmente gli aprisse le porte del cuore, aveva cercato di rimediare in qualche modo alla sua astinenza sessuale trovando alla fine accoglienza nell’abbondante seno burroso della sua nuova segretaria.
L’ avevano trasferita nel suo ufficio con un paio di mesi di ritardo per diversi problemi tra cui le sue ferie già pianificate a cui non aveva voluto rinunciare, un soggiorno esotico a Santo Domingo a cui teneva tanto. Il dott. Capozzi se l’era trovata davanti la porta del suo ufficio un lunedì mattina abbronzatissima, abbondante scollatura estiva, gonna sopra il ginocchio, sorriso felice, uno schianto insomma. Gli era piaciuta subito da ogni punto di vista nonostante che l’avessero messo in guardia: ‘Occhio perché quella li è una pericolosa ”
Erano entrati invece subito in confidenza pranzando insieme sin dal primo giorno e il giovedì si erano già raccontati tutto circa le loro situazioni: lui separato lontano dalla sua città e dalle sue amicizie, mentre lei, che aveva interrotto da pochi mesi una lunga e burrascosa convivenza, era ora innamorata di un ragazzo domenicano molto più giovane di lei conosciuto nella recente vacanza, si erano giurati amore eterno tanto che lui ora voleva sposarla e venire a vivere in Italia.
‘Peccato che sia così innamorata di quel ragazzotto mulatto, una storia con lei ci sarebbe stata tutta, a letto deve essere una bomba, proprio quello di cui avrei bisogno ” si compativa rimuginando tra se se Claudio Capozzi.
Ma un giorno Mariella arrivò in ufficio scura in volto, con tanta voglia di confidarsi e di farsi consigliare circa l’inaspettata richiesta dello stallone caraibico: 5.000 Euro ‘in prestito’ per pagare una operazione al cuore della madre di lui.
‘Vedi Mariella, ho sentito parlare altre volte di queste storie d’amore tra occidentali e partner di paesi lontani che purtroppo spesso nascondono interessi economici o altro’ fu risposta con tono paternalista e consolatorio di Claudio.
‘Ma noi ci amiamo, abbiamo passato giorni e notti indimenticabili, dopo anni bui sono tornata finalmente a sentirmi felice ‘ da ogni punto di vista’ protestò lei.
‘ Beh, io ti voglio mettere in guardia, poi decidi tu. Senti anche altri consigli, magari parlane con le tue amiche, di storie come questa se ne sentono tante. Storie di uomini o donne straniere che si fingono innamorati ma poi si scopre che il loro vero obiettivo è il matrimonio per ottenere la cittadinanza italiana oppure per spillare un po’ di soldi a chi spera di aver trovato amore eterno e sesso appassionato’ concluse un po’ cinico Claudio mentre a lei già si inumidivano gli occhi.
Portando avanti il suo piano di per farle dimenticare il furbo ragazzone esotico facendola poi capitolare tra le sue braccia, Claudio quel venerdì sera la invitò ad una serata organizzata da altri colleghi in un pub caciarone dove facevano jazz dal vivo.
‘Una serata diversa, quattro risate tra amici così magari smetti di soffrire per quel caraibico’ le precisò Claudio. Lei sembrava divertirsi e lasciarsi andare tanto che al secondo bicchiere di birra ritrovò il sorriso e al terzo accarezzò la mano di Claudio pigramente distesa sul tavolo.
Dopo il week end, ritornata al lavoro, Mariella sembrava un’altra donna: entrò decisa nella stanza del capo, l’ampio ed elegante ufficio del Dott. Claudio, vestita in modo quasi provocante, chiuse volitiva la porta dietro di se, lo salutò sfrontata pretendendo da lui un bacio su una guancia seguito da un abbraccio caloroso e infine appoggiò mansueta il viso sulle forti spalle di lui premendo con le sue mitiche tette sul suo torace. Quando fu il momento di portare a Claudio i raccoglitori della posta e gli atti da firmare lei rimase in piedi, appoggiò disinvolta una sua tettona sulla spalla di lui che, stando seduto, con una mano girava le pratiche e con l’altra accarezzava con progressiva audacia prima la sua schiena e poi le sode rotondità del suo culo. A fine orario si salutarono con complicità uscendo dall’ufficio ancora eccitati per gli sviluppi del loro rapporto, andando incontro a una notte pressoché insonne, destinati a rigirarsi accaldati ognuno nel proprio letto nell’attesa dell’indomani, una serata tutta per loro di cui immaginavano gli sviluppi.
Si, scopavano proprio bene insieme e dopo la prima notte ne seguirono molte altre in cui Claudio e Mariella si lasciarono andare alle loro fantasie solleticando perfino alcune loro perversioni. Claudio inizialmente si era concentrato sulle sue tette monumentali, una quarta abbondante in cui affondò prima la testa, succhiò i capezzoli e poi ripetutamente lasciò che lei gli imprigionasse il cazzo tra quelle due bombe burrose avviando una esperta ‘Spagnola’. La prima volta terminò con una sborrata prepotente sui capezzoli induriti, ma successivamente preferì schizzarle direttamente in bocca, riempiendola con forza fino a farla tossire.
Quando non potevano incontrarsi dopo il lavoro, lei attendeva che gli uffici si fossero svuotati poi andava da lui che stava ancora seduto alla scrivania, chiudeva la porta a chiave, si sbottonava la camicetta si lasciava accarezzare le tette poi in ginocchio cominciava a succhiarglielo fin quando per farlo venire non iniziava con la mano una azione furiosa che terminava con una sborrata sulle tette. Lasciava ancora che lui leccasse i capezzoli appena irrorati , si scambiavano un bacio al sapore di sperma e rimanevano sfiniti ancora un po’ ad accarezzarsi teneramente.
Poi lei gli fece capire la sua preferenza per il sesso duro al limite della violenza, le piaceva essere sottomessa dal suo uomo, immobilizzata, presa da dietro, sfondata nella fica, aperta nel culo senza lubrificare, era davvero abilissima nel trascinarlo in un vortice perverso sino ad arrivare a godere insieme.
Quel filone così violento con le varianti fatte di lotte tra i loro corpi sudati, di schiaffi dati e ricevuti di morsi ovunque era una scoperta assoluta che il Dott. Capozzi faceva quando oramai aveva superato i cinquant’anni. Ma oltre a godere con una intensità mai provata il Dott. Claudio cominciò a fare alcune considerazione su Mariella e sul quel loro ruvido rapporto.
Lei gli aveva confidato che nella sua lunga convivenza col suo ex era stata via via costretta all’obbedienza assoluta, vera e proprio sottomissione ai suoi voleri, accettando qualsiasi umiliazione sessuale e violenza psicologica. Lui negli ultimi mesi l’aveva perfino obbligata a rapporti con altri uomini prima per il suo capriccio, il piacere perverso del cornuto che gode guardando la sua donna tradirlo, poi ‘prestandola’ prima al suo Direttore sperando così di far carriera e successivamente, in momento di difficoltà economiche, vendendo le sue notti a suoi conoscenti viziosi. Dopo ognuno di questi incontri con un estraneo lui le somministrava una punizione scopandola con inaudita violenza e con ostentato disprezzo, intramezzando l’uso di grossi dildo a schiaffi e pugni, offendendola con appellativi tipo ” brutta troiona, ‘ lurida cagna, vacca schifosa, ti faresti inculare anche da un maiale’ e poi giù altre botte. Lei sul momento godeva di quelle umiliazioni, quell’ eros perverso e malato le dava sensazioni forti con ripetuti orgasmi, accettava tutto e si piegava docile ad ogni violenza.
Il giorno dopo, tornata in se, sentiva la vergogna per quelle umiliazioni protestando con lui, chiedeva a quel suo uomo di smetterla una volta per tutte con la violenza altrimenti l’avrebbe lasciato. Ma lui sprezzante la afferrava, la sbatteva per terra sottoponendola ad altre e peggiori umiliazioni sessuali magari infilandole bottiglie nel culo o nella fica o altre selvagge, vere e proprie rappresaglie per punirla di quelle proteste. Il piacere perverso, la dipendenza dalla violenza alla fine la piegava sempre ai suoi voleri e quelle catene lei non riuscisse a spezzarle.
Ma quando in una di quegli incontri violenti lui esagerò con le botte facendole sbattere violentemente la testa e quindi svenire con conseguente veloce corsa al Pronto Soccorso quel rapporto malato si dissolse. Convocato dalla Polizia in Ospedale il fratello di Mariella seppe di quel loro rapporto feroce, intervenne a protezione della sorella cominciando da una denuncia penale, minacciando il partner violento di conseguenze ancor più pesanti se non fosse sparito, riuscendo infine a spezzare l’ incubo perverso vissuto per anni dalla sorella.
Il dott. Capozzi invece si stava preoccupando del suo rapporto ‘very hard’ con Mariella per tutt’altre ragioni. Oramai tutti i colleghi, molti collaboratori e alcuni i fornitori avevano capito che il fare spavaldo e decisionista della segretaria, soprannominata ‘La vicedirettora’, era tollerato dal Dott. Claudio per via di una loro frequentazione intima. Persino dalla Sede Centrale lo avevano avvisato facendogli sapere: ” stia attento Dottore, non dia troppa confidenza ai suoi collaboratori, specie alle belle donne ”.
Ma a preoccupare di più Capozzi furono le ripetute proteste di Rafaela, odiatissima da Mariella che sapeva del feeling tra i due e quindi l’aveva presa di mira manifestandole con continui sgarbi la sua intenzione di tenerla lontana dal suo capo.
Ma lui, al contrario, quando seppe che Rafaela aveva lasciato il suo compagno, avviò un suo piano per interrompere il flirt con Mariella per provare a coronare il finalmente suo sogno d’amore con la bella architetta.
Da qualche mese, cioe’ da quando aveva percepito chiari i segnali della crisi del rapporto con il suo fidanzato storico Edward , constatato che il dott. Capozzi si era rifugiato tra le tette burrose della sua nuova segretaria, l’architetta Rafaela aveva cercato riparo, forse una compensazione affettiva, nel suo ambiente di lavoro, dove erano intervenuti molti cambiamenti, creando finalmente un clima positivo e dinamico.
Rafaela, giudicata da tutti una professionista brillante, aveva avuto uno sviluppo di carriera assai rapido e tre anni prima le si era presentata una nuova occasione per crescere ancora, ma aveva declinato una importante proposta dell’azienda non volendo allontanarsi da Ed.
All’epoca, peraltro, il clima aziendale ed il rapporto con i quadri andava di male in peggio, almeno fino a quando i suoi due principali collaboratori, piu’ anziani di lei, con cui non aveva mai legato – il responsabile Marketing/Vendite e quello Amministrazione/Gestione ‘ lasciarono l’uno per un altra azienda e l’altro per una promozione in altra Sede . Vennero cosi’ selezionati da una agenzia di head hunting due elementi piu’ giovani ‘ pochi anni di differenza tra loro e lei ‘ assai positivi, preparati e motivati a far ‘squadra’. Nino era l’ideale per il Marketing: brillante, creativo, carismatico e, nonostante non fosse alto, dotato di un suo particolare fascino. Michelone, Amministrazione, era invece un pezzo di ragazzone bonario, intelligente, efficiente ed ironico. Tra quei due, che si erano gia’ conosciuti ai tempi dell’universita’, era nata subito una profonda amicizia portandoli a condividere spesso il tempo libero e persino una misteriosa vacanze in sperdute isole greche. Due single piacevoli avevano attirato anche l’interesse delle impiegate che Michelone ricambio’ con “generosità” mentre su Nino, indifferente ad ogni loro attenzione, cominciarono a circolare voci malevole circa i suoi gusti sessuali.
Con Mi&Ni nei due posti chiave, Rafaela si era sentita rinascere, realizzando tanti progetti di rinnovamento accantonati, conseguendo sempre migliori risultati gestionali e di fatturato. Si trovava bene con loro, tanto da abbandonarsi ogni tanto a qualche momento confidenziale ed informale, derogando dai suoi modi tradizionalmente freddi e dal suo stile ‘british’ nell’ ambiente di lavoro. Oramai pranzavano regolarmente insieme nel vicino Ristorante vegetariano ‘La zucchina innamorata’, un posticino dove erano diventati di casa.
Loro erano ben piu’ schietti di lei, parlavano apertamente delle loro vicende personali ed affettive che li vedevano in quel momento uno, Michelone, con una nuova ma già traballante fidanzata, la prima storia di rilievo dopo la sua dolorosa separazione, mentre Nino saltava ancora da un avventura all’altra, tentando di appagare di volta in volta le diverse pulsioni dei suoi particolari gusti bisex, di cui con loro non faceva mistero.
Negli ultimi tempi i tre amici/colleghi avevano preso l’abitudine di trascorrere una mezzoretta insieme nel comodo salotto in pelle dell’ ufficio di Rafaela per rilassarsi al termine di una giornata di lavoro, chiacchierando tra loro in libertà. In seguito Nino si ricordò di qualche bottiglia di prosecco in frigo e di un paio di confezioni di olive, avanzi di un recente brindisi, l’ideale per un aperitivo tra amici nella penombra dell’ufficio. Il giorno dopo Michelone si preoccupò di migliorare il misero buffet portando pomodori secchi sott’olio, crema di cardo, pecorino fresco e pane carasau, tutti prodotti che gli mandavano direttamente dalla Sardegna. L’aperitivo vespertino successivo era previsto per quel venerdì nella speranza che la visita dell’ Amministratore Delegato, in mattinata, non generasse complicazioni. Nino annunciò che avrebbe sostituito il prosecco commerciale ‘ inadeguato per i loro momenti speciali ‘ con un buon Cartizze che si faceva arrivare da Conegliano.
La prima visita del nuovo AD fu un vero successo, la loro Sede era la prima per crescita di fatturato, tutto, in particolare la show room, era curato e di classe, ottimo il clima aziendale e elevata la motivazione dello staff. Nino, con uno studiato colpo di scena, stupì l’AD consegnandogli un importante contratto, fresco di firma, con una primaria Fondazione bancaria che offriva anche l’opzione per una forte sinergia sui mercati esteri. Dopo anni di amarezze, la visita era stata per Rafaela un trionfo personale, nonostante il contrattempo improvviso che obbligava il Boss a rientrare urgentemente a Milano, saltando il pranzo con lo staff, a cui lei teneva tanto.
Ripartito il Boss i tre amici ‘ gonfi di orgoglio – decisero di saltare completamente il pasto per rimettersi al lavoro in modo da chiudere le cose più urgenti e potersi poi finalmente godere per intero un meritato week end lontani dalla citta’.
Prima delle 19, quando fuori aveva imbrunito e la Sede oramai vuota, l’architetta Rafaela stacco’ la mano dal mouse e convoco’ nel suo ufficio i suoi inseparabili collaboratori Michelone e Nino per brindare ai loro meritati e travolgenti successi. Dopo il primo flute di Cartizze, prima di accomodarsi sul divano, Rafaela annuncio’ a sorpresa: ‘L’Amministratore delegato mi ha appena inviato una mail piena di tanti complimenti, annunciando di aver disposto per noi tre un premio economico come segno tangibile di apprezzamento per il lavoro svolto’. In preda all’euforia Michelone di slancio abbracciò forte Rafaela e , sussurrando al suo orecchio, si lascio’ sfuggire dolci parole che le svelavano un profondo affetto per lei finora tenuto segreto.
A Nino cosi’ non restava altro che cingerla dalle spalle, potendo finalmente appoggiarsi alle sue celebrate chiappe tornite per confrontarle con quelle delle sue recenti avventure o al fondoschiena sodo di Michelone, il suo preferito.
Fu lei a rompere la stretta tra i tre corpi, incapace di resistere a quel contatto cosi’ intenso, in un sforzo estremo per non abbandonarsi all’ euforia del momento, ai bicchieri di bollicine, al turbamento per i sentimenti svelati da Michelone, all’assalto dei suoi sensi, in astinenza da tre settimane, essendo Edward in missione negli USA.
Mentre si sfilava dalla presa dei due, notò che Nino stava gia’ invitando Michelone a riprendere tra loro le effusioni con accresciuta passione e collaudata familiarità.
Evidentemente si stavano completamente allentando i freni inibitori, cosi’ ora i due avevano preso a sfottere e a scherzare, bersagliando Rafaela con battute da caserma, imitando la voce stentorea del’AD, storpiandone il lessico manageriale. ‘La parte migliore dell’azienda’ annunciò Nino indicando pero’ il lato B di Rafaela’, ‘La nostra punta di diamante ‘ anzi due punte di diamante’ fece l’altro riferendosi chiaramente ai suoi capezzoli, con Rafaela che, mentre fingeva di redarguirli severamente, in realtà offriva loro nuovi spunti per continuare lo sfottò.
Si accomodarono sul divano e, affamati per aver saltato il pranzo, assalirono voraci il piccolo buffet fatto con gli sfiziosi prodotti sardi apparecchiati sul tavolinetto in cristallo tra brochure e pile di cataloghi. Rafaela si sollevo’ dal cuscino per spalmare la crema di cardi sulla sottile sfoglia di pane, offrendo lo spunto ai due, seduti ai lati, di far scivolare le mani in modo che, appena lei tornava a sedersi, avrebbero intercettato i suoi splendidi glutei. Trovatasi seduta sulle loro mani, intimò ai due di mollare la presa e al loro secco e sarcastico diniego, di scatto afferrò i rispettivi ‘pacchi’, minacciando di stringere forte, ottenendo solo un altro irriverente ‘Noooo , nooo!’ . A quel punto non le restava che spremere, obbligando i due ad abbandonare le sue chiappe tra urla in falsetto e ampie contorsioni per simulare rumorosamente un lancinante dolore . Nel gioco, per farsi perdonare, li abbracciò entrambi portandoli ad appoggiare i visi sulle sue spalle, coccolandoli con carezze e bacini. Stavolta pero’ nessuno si sfilo’, anzi, quel duplice abbraccio nella penombra, si fece via via più intenso e sensuale. I due stavano oramai esplorando lentamente le parti accessibili di lei, ne sbaciucchiavano il collo e le guancie, con Michelone, adorante, che tentava di addirittura di raggiungere le labbra.
Partendo da innocenti coccole, stavano ora dolcemente scivolando giu’ per i caldi e pericolosi sentieri dell’eros, inseguendo chi un sogno tramontato, chi un sentimento inconfessato, chi per vivere a fondo un momento speciale e riempire il vuoto di un amore esaurito.
Oramai il punto di non ritorno era stato superato e Rafaela, nel suo consueto stile decisionista, preferi’ rompere gli indugi e prendere l’iniziativa.
Fece spazio davanti al divano scostando tavolino e poltrone, liberando cosi’ il morbido tappeto etnico, dove inizio’ a spogliarsi lentamente senza enfasi o impacci. Si accosto’ nuda al divano rimanendo in piedi, cerco’ i due, ora seduti affiancati, e ne guido’ prima le bocche, poi anche le mani nell’esplorarla, nell’ accarezzarla e nel baciarla, partendo dal ventre fino portarli a scoprire tutti i suoi punti segreti. D’un tratto decise di ribaltare la situazione: lei seduta al centro invitava i due, una volta spogliati, ad avvicinarsi in piedi, permettendo alla sua bocca e alle sue mani indugiare a lungo sui loro membri per portarli ad una completa erezione. Distratta solo un attimo dall’ enorme pene di Nino, che al confronto rendeva quello di Michelone ancor piu’ ‘normale’, alterno’ le sue labbra e le sue mani ora su l’uno ora sull’ altro, sin quando furono del tutto turgidi, pronti per penetrare. Si distese e invito’ dolcemente Michelone sopra di lei in modo da affondare la testa l’uno tra le gambe dell’altra. La lingua di Michelone scivolando dal clitoride alla vagina cercava di scoprirne la sensibilita’ al fine di impremere l’impulso a lei piu’ gradito, mentre sul fronte opposto la bocca di Rafaela proseguiva la sua azione profonda, voluttuosa e incessante.
Michelone, con la coda dell’occhio, aveva seguito Nino nella penombra mentre lubrificava il suo impressionante e turgido membro con l’olio dei pomodori secchi, ma ne realizzo’ le intenzioni solo quando inizio’ con le dita ad ungere l’accesso tra le sue natiche, aprendo il varco ad una repentina penetrazione profonda e completa, raggiunta attraverso progressivi colpi di reni decisi e potenti.
Rafaela rimase sconvolta da quella azione omosex e ne percepi’ chiara la violenza attraverso il contraccolpo del pene di Michelone che d’improvviso le riempi intera la bocca spingendo impetuoso fino alla gola, soffocandola. Fu attraversata da forti brividi fin quasi all’orgasmo, rinviato solo per cercare una nuova posizione, finalmente al centro dei due corpi maschili, penetrata contemporaneamente da entrambi, superando perfino la sua diffidenza nell’accettare rapporti anali.
Per farlo si divincolo’ dalla posizione a 69 , invito’ Michelone a distendersi sotto di lei per poterlo cavalcare, solcarne il petto con le sue ‘punte di diamante’, cercare le sue labbra con quei baci profondi da lui finora sognati in segreto. Nino, un po’ indispettito per essere stato costretto ad interrompere l’affondo su quel culo da lui tanto amato, capi’ l’intenzione di Rafaela e decise, nell’accettare il gioco aggiungendoci un pizzico di malizia, quasi volesse vendicarsi . Appena lei fu in posizione infilo’ a sorpresa e brutalmente prima una, poi due dita in quel suo culetto assai sodo, certamente non avvezzo ad un trattamento cosi’ ruvido. Mentre spingeva le dita sempre piu’ a fondo cercando il ritmo con cui lei montava Michelone, lavorava al contempo per dilatare e lubrificare, sentendola chiaramente gemere di dolore e di piacere. Valuto’ che il passaggio nel suo ano era diventato accogliente per cui cerco’ la posizione per montarla da dietro. Lei favori’ con piacere l’uscita delle dita e l’accesso del suo glande, rilassandosi per poterlo gustare a fondo, non prevedendo che invece Nino, a tradimento, avrebbe ripreso di scatto a penetrarla con violenza, dilaniandola a fondo col suo membro esagerato, in un crescendo parossistico che le sembrava durare all’ infinito tra urla strozzate, lancinante dolore e intenso piacere.
Sfinita, si abbandono’ ad un orgasmo vigoroso come non ne aveva da tempo, implorando Nino di fermare subito l’azione del suo maglio violento, distesa su Michelone ancora duro dentro di lei, rimase immobile per assaporare fino in fondo quel momento di eros brutale. Pochi attimi per riuscire a riprendersi, quindi scivolo’ via dalla tenaglia sensuale dei loro corpi e si trascino’ esausta sulla poltrona di fronte.
Distesa, sfinita, intravedeva ora davanti a lei, appena ritagliati dalla penombra, i corpi di quei due scambiarsi il sesso tra loro con rinnovata intensita’, distesi affiancati e contrapposti per trovare con le loro bocche quell’orgasmo potente che i loro rantoli annunciavano imminente. Finalmente arrivo’, riempiendo con un caldo getto di sperma le loro bocche, arrivando poi aspro alla gola dell’uno, oppure tracimando in un rivolo dalle labbra dell’altro.
Alcuni minuti di silenzio, i tre corpi immobili distesi disordinatamente nel salotto, ognuno perso nelle proprie emozioni.
Michelone si cullava nel sogno avverato di amare intensamente almeno una volta Rafaela, contrariato per aver goduto ancora in un rapporto omosex nonostante i suoi fermi propositi di non ricaderci.
Nino intento a gustare fino in fondo quell’ultimo ed effimero piacere di sesso con il suo amato Michelone.
Lei, felice, aveva invece liberato finalmente la sua mente ed i suoi sensi per poter assaporare fino in fondo i piaceri di una giornata speciale, mentre a cose tipo morale e tradimento avrebbe pensato lunedi’, semmai.
Rafaela si mosse per prima, ando’ verso di loro, li invito ad alzarsi e con due baci sul naso decreto’ la fine della loro travolgente trasgressione. Esordi’ incerta con voce un po’ a rauca ‘Ovviamente, tutto questo non’ non”, poi le parole giuste le trovo’ Michelone oramai assalito dai suoi sensi di colpa ”tutto questo non potra’ mai piu’ accadere, ‘mai!’ , ‘Anzi ‘ aggiunse recuperando un tono di voce autorevole l’architetta Rafaela – tutto questo non e’ mai accaduto’.’ e, sospirando un po’ triste, Nino concluse:
”gia’ ‘ mai’ purtroppo’.
Il dottor Claudio Capozzi aveva interrotto dopo solo due settimane la relazione con Mariella, la sua nuova segretaria, un tipo davvero troppo pericoloso da ogni punto di vista, così ora aveva puntato altrove le sue attenzioni di single maturo lontano dalla sua città per ragioni di lavoro. Preso atto che l’architetta Rafaela gli stava alla larga dopo l’ultima lite proprio con la sua nuova segretaria, ora aveva puntato un paio di attraenti manager anche loro impegnate ad avviare il Centro Commerciale di cui era responsabile. Quella sera le avrebbe incontrate alla festa di fine produzione delle riprese degli spot pubblicitari e sperava di passare la nottata con Elisa con cui c’era già una forte simpatia.
Entrando nel pub ‘Cabrone loco’ notò subito la presenza non solo di Elisa, che sfoggiava una minigonna ridottissima, ma anche quella di Mariella scura in volto, seduta in disparte, al tavolo con una vestita in modo appariscente.
Approfittando della confusione e dell’ euforia esplosa sulle note del flamenco, Claudio si avvicinò alla triste Mariella che gli presentò Paula la costumista della troupe, una trans brasiliana, alta, esageratamente formosa, sua cara amica.
Usciti fuori dal locale per parlare lontani da quella bolgia, Mariella gli confidò tutta la sua amarezza per la ‘buca’ ricevuta dal bell’aiuto regista degli spot che prima aveva molto insistito perché lei partecipasse alla festa, poi non si era nemmeno fatto vedere, preferendo ‘ così le avevano sussurrato – una serata clandestina di sesso con la bella, ma purtroppo sposata, segretaria di produzione della troupe. Claudio, calatosi nel ruolo di confessore, si sentì obbligato a cercare di consolare Mariella, costretto purtroppo anche a rimuginare sulla loro relazione da lui interrotta da qualche settimana.
Rientrati nel locale Mariella, stanca ed imbronciata, dopo un po’ propose a lui e a Paula di finire la serata insieme bevendo qualcosa a casa sua. Pur non capendo bene che piega stesse prendendo quella notte, il dott. Claudio Capozzi, incuriosito da quella situazione, accettò l’invito, tanto più che Elisa oramai faceva coppia fissa col regista, il quale non mollava un attimo la bella e matura manager su cui stava facendo dei progetti maliziosi.
Il taxi si fermò davanti al portone di casa ed appena scesi a Claudio, Mariella e Paula si parò davanti un uomo massiccio di mezz’età, viso duro e serio che puntò deciso verso Mariella afferrandola bruscamente per un braccio, rimbrottandola arrabbiato:
‘Ma ti sembra questa l’ora di rientrare? Dove sei stata?… e poi con chi caz’ ‘
Si fermò in tempo dopo aver riconosciuto il dottor Claudio Capozzi, correggendosi al volo,
” Buonasera dottore, mi scusi ma con Mariella dobbiamo discutere urgentemente di un paio di cose riservate’
Claudio e Paula guardarono perplessi Mariella che, imbarazzatissima, balbettò:
‘ Si, si ‘ devo parlare con Alessandro, ‘. scusatemi tanto se vi saluto qui, ‘ ma domani vi spiego meglio, ‘ Ciao, ‘ ciao, buonanotte, ci sentiamo domani eh”.
Il dottor Claudio Capozzi si ricordò di aver conosciuto quell’uomo pochi giorni prima, rientrando in ufficio con Mariella dopo pranzo, lui la aspettava all’ingresso e lei, dopo una frettolosa ed imbarazzatissima presentazione, fu costretta a seguirlo aderendo ad una sua perentoria richiesta. Mezz’ora dopo, rientrata in ufficio, si confidò a lungo con Claudio, spiegandogli tutto di quella sua nuova e turbolenta relazione. Lui – rappresentante di armi, un esaltato, forse dei Servizi Segreti, sposato – le aveva fatto dei favori importanti e lei, dopo la fine della breve storia con Claudio, si era lasciata cadere tra le sue braccia sottomessa e tremante. Era completamente soggiogata da quell’uomo e Claudio realizzò che Mariella si era di nuovo cacciata quella situazione di perversa sottomissione da cui era uscita mesi prima, disposta a piegarsi ad ogni volontà di quell’energumeno manesco, pronta a subire ogni umiliazione, sempre disponibile ad ogni suo desiderio, specie se preteso brutalmente.
Già dopo pochi giorni di quel rapporto torbido, gli confessò Mariella, lei aveva timidamente cercato di lasciarlo, telefonandogli dopo aver ripensato a mente fredda all’ultimo dei loro burrascosi incontri, ma lui, quella e poi altre volte, si era ripresentato minaccioso e lei ubbidiente tornava a sottomettersi ad ogni sua perversa pretesa.
Claudio, girandosi mentre si incamminava con Paula allontanandosi da quel portone diretto verso casa sua, notò che i due non erano entrati nella casa di lei ma invece quel bruto stava trascinando Mariella verso il buio del parcheggio dove ‘ immaginò – senza nessun preliminare l’avrebbe penetrata rudemente, piegata sul sedile posteriore dell’auto, gonna alzata e slip scostati quel tanto per far passare il suo cazzo con l’intento di sfondarla.
Claudio si eccitò molto a quell’ idea, soffermandosi a pensare a Mariella che godeva urlando durante il sesso strappatole a suon di ceffoni, costretta mentre scopava a subire qualsiasi degradante umiliazione. Si diede dello stupido ripensando alle notti di sesso tra lui e Mariella, a tutte le sue attenzioni, a suoi raffinati preliminari ed alla ricerca dell’intesa dei sensi, prima che del mero piacere. Mescolava invece ora nella sua mente il voyeurismo che lo portava a immaginare lei sbranata e posseduta nel buio, una residua gelosia per la sua recente ex, una certa dose di sadismo mai espresso e persino le ombre nascoste di una sua componente omosessuale che lo spingeva a desiderare in quell’ attimo di essere lui in balia delle trucide voglie sessuali di quell’energumeno.
Tutto preso da quella ambigua eccitazione lasciò che la mano di Paula, che gli camminava a fianco, gli accarezzasse prima la schiena e poi le chiappe. Dopo poco, esitante, iniziò a parlare con lei della torbida e violenta relazione di Mariella e Alessandro, proponendole infine, spinto da quella intensa ed incontenibile eccitazione, di concludere insieme la nottata a casa sua.
A Paula, esperta di uomini e di sesso, non sfuggì la condizione di Claudio, la tempesta dei sensi di cui era in balia e tirando fuori il tono di voce più femminile che riuscì trovare nel suo repertorio, gli domandò:
‘ Stai anche tu pensando a quei due che scopano duro nel parcheggio ehhh? Mi sembri proprio arrapatissimo’ e Claudio rispose:
‘Si, certo, sono davvero tanto arrapato’ ma a te eccita più pensare a lui che la sta sfondando o a lei che gode come una troia ad essere sottomessa e brutalizzata?’
‘A me piacerebbe essere tutti e due nello stesso momento’ disse ansimando Paula
‘Anche a me ‘ ‘, concluse Claudio.
La sua erezione era oramai a buon punto e la mano allenata di Paula scivolata ora sul suo pacco se ne accorse al primo contatto.
‘ Devi aver un cazzo duro come un toro Claudio, ‘. mi piacciono i cazzoni grossi come il tuo, fammelo sentire meglio ‘dai fatti accarezzare…’ sussurro Paula col suo accento brasiliano.
Claudio si fermò e lasciò che le mani e la bocca di lei ispezionassero i suoi punti sensibili mentre lui cominciò ad accarezzare i glutei sodi e ampi di lei.
Paula, pratica di quelle situazioni, notò poco più avanti sul marciapiede un angoletto appartato tra due chioschi chiusi e prendendolo per mano ce lo condusse. Una volta al riparo cominciarono ad accarezzarsi ovunque e sfiorarsi con le labbra poi, passato l’allarme per una macchina che stava parcheggiando li vicino, Paula prese l’iniziativa. Seduta sul ciglio del marciapiede gli apri i pantaloni e, con consumata abilità, glielo tirò fuori, maneggiandolo ad arte.
‘Che cazzone grande, dammelo ‘lo voglio tutto in bocca, lo voglio sentire arrivare in gola, ‘ voglio farti impazzire’.
‘Dai, subito’, dai!’ fu tutto quello che riuscì a dire Claudio lasciando che il suo glande venisse risucchiato dalle labbra di lei.
Mentre il suo membro, oramai duro come il marmo, scendeva sempre più in fondo nella gola di lei, desiderosa di riuscire a ospitarlo tutto, la sua mente torno alla scena di Mariella e Alessandro che scopavano nel parcheggio. Immaginava ora Mariella gemere prima sotto i violenti colpi del cazzo di Alessandro, penetrata da dietro tra schiaffi, morsi e capelli strappati fin quando lui si fermava e con lo sputo le ‘lubrificava’ il buco del culo preparandolo al successivo e più doloroso sfondamento. Poi cambiò fantasia, immaginando quindi di essere Mariella, mentre veniva straziata dal quel brutale cazzo nel suo culo morbido ed accogliente, mentre urlava di dolore e di piacere in un crescendo fino a raggiungere un orgasmo bestiale. Claudio si rese conto a quel punto che lui stava per arrivare all’orgasmo, venendo in bocca a Paula, per cui si concentrò sull’azione progressiva delle sue labbra e sul glande che scivolava prepotente, prigioniero tra lingua e gola. Riempì tutta la bocca di lei del suo caldo sperma, rimanendo poi per un ancora attimo sospeso dopo l’orgasmo su quelle sensazioni violente, un po’ come un direttore d’orchestra resta immobile dopo l’ultima nota, prima dell’applauso.
Arrivarono a casa di Claudio stanchi, accaldati ma ancora eccitati e, mentre bevevano insieme qualcosa di fresco, cominciarono già ad accarezzarsi partendo dai capelli quindi, rotti gli indugi, decisero di scivolare insieme sotto la doccia. Vista così in piena luce mentre iniziava a spogliarsi, con la voce maschile, il trucco in parte disfatto, il suo lessico volgare, l’accento straniero Paula gli faceva una impressione diversa, certo meno femminile ma sicuramente molto più perversa. Il gioco del travestimento in parte svanito toglieva ogni alibi a Claudio che aveva oramai superato la sua tradizionale indisponibilità a rapporti omosex, del tutto pronto ad infrangere quel suo tabù ostinatamente custodito, totalmente preso dalla passione travolgente per Paula.
Mentre si spogliavano, Claudio realizzò ancor più nettamente quanto scarsa fosse la sua esperienza omosex, limitata a pochi marginali approcci adolescenziali. Rimase infatti assai colpito alla vista del corpo di lei completamente nudo, davvero molto sensuale, a parte le spalle un po’ larghe ed un pene proprio minuscolo.
Ma, purtroppo, nonostante i numerosi stimoli li sotto la doccia, le carezze esperte di lei, i suoi seni costruiti perfettamente e un sedere da cui faticava a staccare le mani, l’eccitazione sembrava rimanergli in testa e non interessare il suo membro che rimaneva lì, imperturbabile, a riposo. Nemmeno toccare e farsi crescere in mano il piccolo pene di lei riuscì ad eccitarlo abbastanza per fargli ritrovare l’erezione. Sarà stato il travolgente pompino di solo mezz’ora prima, la stanchezza per quella giornata interminabile, il troppo alcol o forse solo l’età, ma non riusciva a ritrovare l’erezione per continuare a giocare con Paula.
Dopo la doccia, mentre si asciugava, ripensò a quelle due pasticche di Viagra che un amico gli aveva dato per provarlo e fu tentato, magari solo metà pasticca per vedere se faceva effetto. Confessò le sue intenzioni a Paula che, ben più competente, lo incoraggiò a prendere tranquillamente una intera pasticca celeste concludendo con voce suadente:
” poi ti farò provare il paradiso come mai nessuna donna prima’.
Nudi sul lettone in attesa che la pasticca celeste risvegliasse il suo membro apparentemente morto, si rilassarono lasciando le loro menti in libertà, parlando tra loro ma non soltanto di sesso. Claudio gli chiedeva della sua terra, di quando e come aveva cominciato a travestirsi, se faceva marchette. Lei raccontò della adolescenza, della sua precoce scoperta della omosessualità, di come la avevano costretta a prostituirsi portandola poi in Italia, dello sforzo per smettere di battere il marciapiede grazie all’aiuto di un fidanzato, un grande amore poi finito dolorosamente: ora lavorava saltuariamente ma onestamente tra teatro, cinema e pubblicità.
Trascorso il tempo necessario lei si girò verso di lui iniziando a scendere con la sua bocca fino a succhiargli i testicoli poi ancora più in giù fino ad infilargli la lingua nell’ano. Ai primi sintomi di quel risveglio, favorito dalla iniziativa sapiente di lei, Claudio prese a cercare con le mani prima i suoi glutei poi a maneggiarle il piccolo cazzo fino a portarlo ad una incerta erezione, nemmeno la metà della sua. Claudio, titubante, le chiese di mettere anche lei il preservativo, perché lui si sentiva proprio pronto per sfondarle quel culo esagerato. Infilati i profilattici, ora il dott. Claudio Capozzi succhiava intensamente il pene di lei – la sua prima volta – cercando di fissare nella mente quelle sensazioni, le stesse ‘ pensò – provate dalle donne che avevano pompato il suo.
Oramai disposti a 69, Claudio si rendeva conto di quanto l’azione della sua bocca fosse goffa rispetto a quella superlativa ed esperta con cui Paula deliziava il suo turgido membro. Lei era davvero una fuoriclasse, una meravigliosa bocchinara, in assoluto il miglior pompino che lui avesse mai provato. Lei lo fece poi distendere di spalle a gambe aperte per cominciare a tormentargli il culetto annunciandogli col suo lessico volgare e diretto, che accresceva l’eccitazione, che lo avrebbe sverginato facendolo godere come ‘ una vera puttana’.
Claudio gli indicò prudentemente il cassetto dove trovare il lubrificante, temendo il peggio per il suo culo ancora immacolato. Dopo un lungo lavoro di lingua e di dita intorno al suo ano lei provò a penetrarlo ma lui si irrigidì respingendolo. Furono necessari diversi tentativi prima che Claudio lasciasse entrare il pur minuscolo cazzo di lei. Trovò la cosa alquanto gradevole ma per gustare a pieno quel momento dovette ricorrere ancora una volta alla fantasia, immaginando di nuovo di essere la povera Mariella penetrata violentemente dal cazzo del furioso Alessandro. Mentre lo penetrava da dietro Paula gli mordeva piano le spalle mentre lui contemporaneamente con una mano si masturbava violentemente. Gustata a fondo quella posizione, decise che ora voleva essere lui il bruto e sfondare come nessun altro il culo di Paula, che pure doveva averne provate molte. Lei si preparò piegata in ginocchio, si lubrificò da sola e lo guido fino a quando non fu entrato nel suo culo con il suo glande oramai turgido e viola. Allora Paula iniziò ad incitarlo con il suo lessico estremo e volgare : ‘Dai sfondami il culo ‘, sono la tua troia ‘., fammi male con il tuo cazzone di granito ‘, dai più forte, ancora di più’, non essere timido col mio bel culo’, non fare il frocetto’ fammi sentire che sei un vero uomo’.
Incitato così esplicitamente gli fu facile entrare con la fantasia nei panni di Alessandro che infieriva bestialmente sul morbido culo di Mariella. Tirò fuori una brutalità animalesca con cui insisteva quasi a volerle sfondare il retto, ma anche, nel contempo, graffiandola ripetutamente, schiaffeggiandola senza freni, urlandole gli insulti peggiori e mordendole la mano che tentava di frenarlo. Pochi secondi e sbottò in un orgasmo violento coronato da un ultimo colpo di reni, il più forte, che fece urlare Paula di dolore ma, al tempo stesso, facendola godere intensamente. Entrambi sfiniti, le mani l’uno sui glutei dell’altra, sfilati i preservativi, si lasciarono trasportare tramortiti e appagati in un sonno profondo popolato di sogni complessi e disordinati.
Risvegliandosi col sole già alto Claudio si trovò ancora con il cazzo duro, una erezione mattutina ancora più importante di quelle sue solite, così fu subito istintivamente richiamato dai glutei di lei, distesa serenamente vicino a lui, ancora nel dormiveglia. Sentendo Claudio con una mano cercare tra le sue chiappe mentre con l’altra si stava già masturbando, Paula prese l’iniziativa. Non fu la tipica e dolce scopatina del risveglio mattutino, svanito il ricordo perverso del sesso estremo della sera prima, per fargli raggiungere l’orgasmo fu necessaria tutta l’arte orale di lei. Stavolta Claudio raggiunse l’orgasmo da solo e lei si limito ad ingoiare il suo sperma dopo averlo a lungo assaporato tra lingua e labbra con le loro bocche che infine si cercarono per un lungo ed appassionato bacio.
Quando il dott. Claudio Capozzi arrivò in ufficio Mariella era già seduta alla scrivania nell’anticamera del suo studio, appena lei lo vide cominciò immediatamente a scusarsi e a giustificarsi per quanto accaduto la sera prima, vergognandosi per la brutalità di Alessandro, sentendosi in colpa per avergli rovinato la serata. La risposta del dott. Claudio fu assai educata e formale ma tra se e se pensava:
‘Cara, dolce Mariella, siamo io e Paula che dovremmo ringraziarti, almeno due volte, la prima per averci eccitato e fatto fantasticare immaginando le tue brutali e torbide scopate, la seconda per averci fatto conoscere e fatto passare una notte di sesso indimenticabile’.
La bella architetta Rafaela comodamente distesa sul divano nella penombra del suo salotto rifletteva sulle sue vicende amorose, sulla crisi con il fidanzato, su quell’inaspettato trio con i suoi due collaboratori, sulla attrazione tra lei e il dottor Capozzi che non riusciva a decollare.
La sua mente lasciata libera ripercorreva poi a ritroso le precedenti esperienze affettive ed erotiche portandola infine a ricordare un episodio della sua gioventù da tempo dimenticato nella memoria quando, appena assunta, fu assegnata per alcuni mesi alla Sede Centrale di Milano.
Per raggiungerla aveva dovuto sacrificarsi prendendo ogni mattina il treno dei pendolari delle 5,35 per Milano, pressata per metà viaggio dalla calca degli operai, perlopiù donne, mentre poi, nell’ ultima ora di viaggio il treno marciava semivuoto nella pianura ancora buia quindi lei poteva sedersi comodamente in uno scompartimento, spegnere la luce e tentare perfino un sonnellino.
Quella mattina, appena salita sul vagone si trovò come al solito schiacciata in corridoio ma, inaspettatamente, notò dietro di lei, tra un operaia assonnata ed un impiegato distratto, un bel signore alto, distinto, vestito con giacca e cravatta, occhi celesti, sui cinquant’anni, uno che non aveva mai visto prima.
Di solito quando un maschio in treno si piazzava dietro, lei cercava di sfuggire al contatto ritenendolo inopportuno e sgradevole ma stavolta alla vista di quell’uomo maturo che trovava interessante non cercò istintivamente una posizione protetta per riparare il suo culetto da mani troppo curiose o membri in via di erezione. Quell’uomo aveva un fascino particolare che la turbava, quegli sguardi gelidi, quei modi così sicuri le indussero subito uno stato di frenesia.
Senza un piano preciso ne una lucida intenzione, Rafaela con leggeri spostamenti, fece passare oltre un’operaia poi, girandosi leggermente su se stessa, favorì l’avvicinamento del bel maturo in modo che alla fine si trovasse nella direzione desiderata ovvero proprio dietro di lei, fino a sfiorarle le chiappe. Con successivi millimetrici aggiustamenti i due arrivarono infine a toccarsi lasciando che la gonna si sfregasse armonicamente con i pantaloni di lui seguendo l’ondeggiare ritmico della carrozza.
L’austero signore, forse un manager chissà come capitato su quel treno pendolari, apprezzò il morbido contatto dimostrandolo attraverso una repentina erezione che ora premeva sotto slip e pantaloni. Il distinto sconosciuto, pressato dal suo pacco rigonfio, con una rapida manovra riuscì a posizionare al meglio il suo cazzo indurito orientandolo come una banana, verso l’alto ma piegato quel tanto da seguire la forma degli slip. Questa sistemazione, assai più comoda, consentiva a lei di avvertire ed apprezzare quel turgido membro per tutta la sua lunghezza anche attraverso i vestiti.
Lei in effetti, pur ostentando indifferenza, aveva rilevato prontamente quella verga indurita e di conseguenza si stava eccitando al ritmo del piacevole dondolio del treno che faceva strusciare armonicamente le sue chiappe sul membro inalberato. Dentro di se era oramai infiammata da quel gioco piccante ed incosciente, ma si sentiva rassicurata dalla fondata previsione che tra due fermate il treno si sarebbe svuotato e l’uomo distinto con cui stava giocando a fare la troietta sarebbe sceso con la massa dei viaggiatori, rimanendo per sempre uno sconosciuto con cui aveva condiviso alcune sapide emozioni.
Mancavano solo pochi minuti alla Stazione delle fabbriche quando il maturo signore trovò il coraggio di avviare con un dito impertinente una ispezione segreta in profondità avanzando sotto le gonne della giovane Rafaela, arrivando fino al morbido mondo racchiuso tra le sue cosce. Incoraggiato dal piacere per quelle prime scoperte, il dito proseguiva deciso nella sua azione insistendo nello stuzzicare le sue labbra vulvari imprigionate dalle mutandine oramai impregnate di umidi umori. La progressiva intensità dell’azione del dito sulla fica protetta dagli slip stava producendo ad entrambi un caldo piacere, testimoniato anche dalle ripetute contrazioni delle cosce di lei quasi volessero imprigionare la mano fino a raggiungere l’orgasmo .
Per i due, in balia della eccitazione prodotta da quel gioco perverso, il tempo a disposizione per raggiungere il culmine del piacere purtroppo era oramai finito, infatti il treno già rallentava in vista della fermata della zona industriale e i passeggeri si preparavano per la discesa agitandosi in una calca disordinata incurante di quei due corpi infoiati.
Per evitare la confusione durante la discesa della massa dei passeggeri, l’architetta Rafaela si rifugiò di scatto in uno scompartimento appena svuotato, appoggiò la borsa nel posto vicino al finestrino, si apprestò a spegnere la luce principale per tentare di riprendersi, provare a calmare i suoi bollori e magari dormire fino a Milano.
Ma, inaspettatamente, mentre faceva scattare l’interruttore per abbassare la luce, lo vide entrare.
‘Si , lasciamo pure spento, va bene anche a me’ disse lui deciso e disinvolto sedendole accanto nel posto di mezzo. Lei col cuore in gola, eccitata ed intimorita al tempo stesso, obbedì in silenzio intuendo al volo l’intenzioni del suo maturo ed irresistibile seduttore alle cui voglie si era già rassegnata a soccombere.
Infatti appena il treno si mosse per ripartire Rafaela lasciò che lui le sfiorasse la mano sul bracciolo, le afferrasse poi il polso, guidandola ad accarezzare la sua perdurante erezione ancora racchiusa da slip e pantaloni. Poi con la stessa mano tornò ad aggirare la gonna risalendo sicuro sulle cosce, superare le calze, insistendo poi nel cercare quel varco tra le sue candide mutandine che poco prima non aveva trovato.
Aggirato l’ostacolo, ora il suo dito esplorava il pube peloso, il minuscolo clitoride, avanzando fino a penetrare timido e delicato nella sua umida grotta. Con l’altra mano l’uomo fece scorrere la zip, liberò il turgido membro dai pantaloni, quindi accompagnò la mano di lei fino ad impugnarlo per poi avviare armonicamente una lenta masturbazione. Rafaela, perso ogni freno inibitorio, si lasciò guidare docilmente, sorpresa dalle dimensioni impressionanti di quel cazzo, niente a che vedere con quei pochi che aveva fino ad allora conosciuto.
Lei, oltre ad eccitarsi per le reciproche azioni sui rispettivi sessi, era percorsa da violente scariche emotive ogni volta che sentiva un rumore di porte oppure quando notava un ombra passare in corridoio. Al piacere perverso del sesso con uno sconosciuto si aggiungeva un ulteriore brivido: la paura di essere sorpresa da qualcuno in quella situazione oscena. Il terrore di essere scoperta e svergognata in pubblico le procurava una intensa fitta perversa ed aggiuntiva di dolore/piacere, una sensazione del tutto diversa dal comune, una stilettata intensa, profonda di piacevole sofferenza.
Lui, a quel punto, fece piegare la testa di lei verso l’apertura dei suoi pantaloni, accompagnò con la mano il collo e la schiena di lei nel curvarsi fino a consentire alla bocca di arrivare a succhiargli il cazzo. Subito dopo la mano dell’uomo, scivolava dalla schiena fino al suo culo proseguendo, dopo aver aggirato la gonna e le mutandine arrivando infine a penetrare da dietro con la punta dell’indice e del medio la sua fica bollente, straripante di umori.
Il glande dello sconosciuto era ora caldo e pulsante, lei lo accarezzò mentre lo portava verso le labbra morbide, poi con la lingua lo leccò voluttuosamente dall’attaccatura alla punta. Lui grugnì di piacere per quel massaggio, lei fu quindi stimolata ad impegnarsi di più fino a sentirlo gemere di nuovo. Glielo prese voracemente in bocca per quanto poteva, si stupì anche lei della profondità raggiunta, non avrebbe mai pensato di riuscire ad ingoiare quasi per intero quella verga smisurata. Quel cazzo era davvero grande, glielo succhiò a fondo con profondo piacere ma disinvoltamente come un cono gelato. Durante quel pompino lei sentì quell’uomo persino sobbalzare, sorpreso dalla imprevista avidità di lei che gli procurava intense scariche di piacere.
Staccò la bocca dalla sua incredibile verga, aveva bisogno di fare una pausa, portò una mano sopra la cerniera aperta dei pantaloni, per tornare ad accarezzargli prima la base del pene e poi lo scroto.
Con la mano lo avvolse dal basso verso l’alto, con ritmo costante lo percorse per tutta la sua lunghezza, stringendoglielo quel tanto che bastava, con una sequenza rotatoria per aumentare il piacere. Lo sentì palpitare, intensamente come il battito del suo cuore.
L’uomo si morse le labbra per non urlare su quel piacere intenso, poi il suo viso sembrò rilassarsi, perso nell’estasi della sua mano.
Rafaela quando sentì il grosso cazzo tornare a bruciargli in mano, ricominciò a succhiarlo, lavorando sulla punta del glande, dove lui era più sensibile. Lei si lasciò andare ad assaporarlo voracemente, a gustarlo a fondo, proprio come fosse una meravigliosa caramella.
‘Questa ragazza è fantastica!’ pensava intanto lui mentre si sentiva percorso da scariche di piacere ardente, rispondendo con l’azione delle dita che attanagliavano profondamente, strapazzandole il clitoride e la vagina.
Avvertiva le fitte di piacere di lei, per quello che le stava facendo, ma anche i suoi spasmi ad ogni allarme per un rumore o una voce in corridoio. Lei aveva quell’aria da strega vergine ed affascinante, che lo aveva subito emozionato, gli piaceva che lei si godesse il suo membro con così famelica passione. Voleva aumentare il suo godimento e affinché lei intensificasse il lavorio con la bocca e glielo succhiasse ancora con più passione.
Per farlo iniziò a inventare di sana pianta degli allarmi inesistenti, per gustarsi delle sue nuove e più intense contrazioni spasmodiche:
‘ ‘ attenta ‘, sta arrivando il controllore ” sussurrava con tono allarmato alle sue orecchie. A quel pericolo lei, terrorizzata, provava a staccare la bocca dalla verga, ma lui con forza le spingeva più a fondo la testa fino a soffocarla in gola col suo enorme cazzo.
‘Hai visto? Quello che è appena passato si è fermato e ti ha visto pompare’, ed alla sua reazione di terrore affondava violento le dita nella vagina fino a farle serrare le cosce.
Quel crescendo parossistico proseguiva incessante, intramezzato da continui allarmi, dagli incitamenti ad andare più a fondo con la bocca, mentre le stesse dita che prima le avevano strapazzato la fica ora penetravano con decisione il buco del suo morbido culetto. A Rafaela cominciava a mancare il fiato tra il piacere procurato dalle dita di lui, la paura che la sconvolgeva e lo sforzo per quel pompino divenuto oramai feroce.
Il culmine del piacere raggiunse prima lei, poi lui ne forzò e ne accelerò ancora l’azione della bocca imprimendo un ritmo spasmodico guidando con la mano la nuca di lei, infine sbottò riempiendole la bocca di sperma, che le arrivò in gola fino a farla tossire.
Un sensuale bacio in bocca concluse la fellatio, con senile dolcezza lui le succhiò quelle labbra provocanti, fin quando sfiniti i due si staccarono per ricomporsi. Lei distesa sul sedile stava ora riassaporando il gusto di quell’ orgasmo violento e perverso con lo sconosciuto che aveva il doppio dei suoi anni.
Un incontro imprevisto, una situazione inaspettata, una intensa esperienza che l’avrebbe segnata per sempre. Ancora oggi, molti anni dopo quel travolgente orgasmo sul treno, ogni tanto Rafaela in ascensore, in una sala affollata, in una fila disordinata o sulla metropolitana, quando un odore, una sensazione o una vaga somiglianza le ricorda quel momento viene fulmineamente assalita da una perversa eccitazione.
Rimanendo distesa nella penombra sul divano di casa Rafaela tentava ora di ricordare tutte quelle volte che era di nuovo capitato, quante altre situazioni simili aveva vissuto, in quante occasioni si era ancora imbattuta in un attraente sconosciuto, con lui giocato a fare la troietta per pochi minuti e dopo sparire per sempre. Quelle altre volte quando un maschio giusto accendeva di perverso pochi minuti in un autobus, durante una festa popolare o in qualsiasi altra banale occasione in cui si veniva a trovare a contatto fisico con degli sconosciuti. Si ricordò delle altre avventure vissute dopo quella prima volta quando si era lasciata andare ad un gioco incosciente finendo travolta dall’ eros, scoprendo un torbido ed intenso piacere con un maturo e sconosciuto signore sul treno dei pendolari.

La giovane Lucilla mentre entrava per la prima volta nel Palazzone della Direzione Generale era proprio emozionata, quel giorno, il suo primo di lavoro, la vita cambiava per sempre. Nonostante fosse laureata in Scienze economiche aveva iniziato come Segretaria, quindi aveva conosciuto e sposato un collega, il dott. Claudio Capozzi, da cui in seguito si sarebbe separata per seguire un nuovo sogno d’amore.
Quando, un paio di anni dopo l’assunzione, fu trasferita nello staff ‘Progetti Speciali’ come assistente personale del Direttore, l’ing. Marini, si sentiva arrivata, finalmente valorizzata per le sue competenze e si immerse in quell”incarico anima e ‘ corpo.
L’ing. Marini non era bello, cinquantenne quasi calvo, media statura appena un po’ di pancetta, ma comunque interessante per lo sguardo profondo, per i modi sicuri ed eleganti. Ma quello che le piaceva di quel manager in carriera era la disinvoltura e l’autorevolezza con cui gestiva gli interessi aziendali e i rapporti di lavoro ottenendo con il suo carisma il massimo da dipendenti e collaboratori, insomma un vero uomo di potere.
Lei assecondava le sue languide occhiate sulle sue rotondità sorridendo, lasciava volentieri che lui contemplasse le sue generose scollature o sospirasse per un pantacollant appena coperto. Così, poco per volta, quel gioco di sguardi ammiccanti e perfino di provocazioni maliziose si fece sempre più esplicito arrivando a contatti non del tutto involontari tra i punti più sensibili dei loro corpi.
Un pomeriggio in Sala Riunioni Lucilla ebbe il finalmente riconoscimento che attendeva da tempo: dopo un interminabile discussione tra tutti i Direttori competenti sul progetto ‘Rovigo est’, grazie all’abilità dell’ing. Marini nel gestire la riunione, lei fu nominata Project leader dello staff di sviluppo dell’iniziativa.
Lucilla non stava più nella pelle dalla felicità, avrebbe voluto abbracciare e baciare li davanti a tutti il suo capo che si era battuto per lei con un coraggio da leone, ma dovette rinviare i suoi slanci a riunione finita, aspettando prudentemente la fine dell’orario di lavoro degli impiegati. Quando quasi tutti nel Palazzo se ne furono andati lei passò per l’ufficio di Marini col pretesto di cercare i suoi occhiali e ne approfittò per ringraziarlo calorosamente, abbracciandolo senza limitarsi in intensità ed ardore. Mollò quell’abbraccio solo per sfuggire al reciproco imbarazzo per un contatto fisico così forte con le tette che premevano sul petto di lui e la virilità dell’ ingegnere sul monte di Venere. Lei si staccò ed uscì di corsa dall’ufficio di Marini tentando di nascondere la vampata di eros che l’aveva pervasa, dirigendosi verso la Sala Riunioni, fingendo di continuare la ricerca degli occhiali.
Uscendo dalla Sala Riunioni, dopo essersi ricomposta, incrociò in corridoio Marini che andandole incontro le chiese se aveva ritrovato gli occhiali e lei rispose ammiccante:
‘Non ancora, ora provo qui nel bagno ‘vip’, magari li ho dimenticati li ”
Marini con uno sguardo malizioso la interruppe:
‘Ti do una mano a cercarli, in due magari ci riusciamo ”
Appena entrati nell’elegante bagno adiacente la Sala Riunioni lei, decisa a tutto, chiuse a chiave la porta da dentro poi, senza preamboli, lo abbracciò con sensualità e lo baciò in bocca. Mentre si baciavano con passione le mani di lui esploravano prima le tette abbondanti e burrose ma ancora ben sostenute, poi scesero per scoprire le sue chiappe piccole ma ben delineate. Lei, dopo aver accarezzato con voluttà le spalle ed il collo di lui, riuscì ad arrivare al suo membro in via di erezione sentendolo oramai abbastanza turgido.
‘Stiamo rischiando di brutto, se ci beccano siamo rovinati” le sospirò all’orecchio l’Ingegnere arrapato ma anche preoccupato.
‘Non ti preoccupare facciamo in fretta ‘ ho troppa voglia di te’ rispose Lucilla mentre cominciava a sbottonarsi i pantaloni che poi fece scendere fino al ginocchio, quindi si girò, si piegò, si appoggiò con le mani sul marmo rosa del lavello e con cenno seguito da un gemito lo invitò a penetrarla senza indugi. Lui, dopo aver liberato il cazzo oramai al culmine dell’erezione facendolo uscire dalla patta, si fermò un attimo ad ammirare quel bel culetto poi cercò la strada per penetrarla.
In preda ad eccitazione e paura i due si scatenarono in una selvaggia scopata, lui aveva preso a sbatterla da dietro furioso, con il cazzo che avendo trovato la fica fin troppo bagnata, ora scorreva veloce e liscio dentro tra quei caldi umori.
Lei gemeva sotto la progressione implacabile dei suoi scatti di reni che si infrangevano sulle chiappe impedendo a quei violenti colpi di maglio di sfondarla completamente. Inoltre piegata a 90 gradi sul marmo poteva vedere riflesso dal grande specchio del bagno il viso di lui contratto assumere un ghigno via via più impressionante che infine divenne rabbioso quando lui cominciò a mordersi le labbra. Ma poteva anche vedere e sorprendersi per il suo stesso viso sfigurato dalle sensazioni violente che provava, con la sua faccia che seguiva con smorfie animalesche il ritmo dei colpi di quel grosso cazzo che avanzava violento dentro di lei, sempre più a fondo.
L’ orgasmo di lei arrivò presto facendola contorcere tutta e sussultare, costringendola a reprimere mugugnando il grido di piacere che avrebbe voluto lanciare, costretta a piegarsi ancora di più, tanto da toccare con la nuca il fondo del lavello. In quei momenti convulsi, in un barlume di lucidità, si ricordò che non stava prendendo anticoncezionali per cui, sentendolo vicino all’orgasmo, con una mossa si sfilò il cazzo da dentro la fica per poi rapidamente girarsi, accucciarsi e farsi infine sborrare in bocca.
Solo brevi attimi di contemplazione poi si risistemarono velocemente, alla meglio, un ultimo bacio prima di riaprire la porta quindi prima lei e dopo qualche minuto lui sgattaiolarono indifferenti sul corridoio, rientrando nelle rispettive stanze.
Nei giorni successivi e poi per mesi si incontrarono sempre in un alberghetto della periferia vicino alla zona industriale, solo una volta tornarono a farlo in ufficio, mentre un paio di volte riuscirono a godersi le poche notti di brevi trasferte di lavoro.
Lui era dolce e appassionato con lei, fissato con le sue abbondanti tette sempre al presenti dei loro giochi erotici. L’iniziò di un loro incontro di sesso prevedeva che lui appoggiasse il cazzo tra le sue tettone, godendosi il generoso massaggio alla ‘spagnola’ che lei gli praticava a lungo ma lentamente. Ma il seno era in il posto da lui preferito per scaricare lo sperma a termine di una scopata poi, dopo l’orgasmo, si tratteneva ancora alcuni momenti a contemplare il suo petto irrorato di sperma.
Lei gli permetteva anche di alimentare un altro suo vizietto fare foto e film dei loro momenti intimi, arrivando a concedergli di pubblicare su un sito di porno amatoriale quelle immagini dove lei non era riconoscibile.
Insomma grande feeling e stupende scopate, un paio di volte a settimana rubando poche ore agli impegni personali ed al lavoro, spesso il mattino presto prima di entrare, talvolta anticipando l’uscita, oppure una fuga veloce all’ora di pranzo, recuperando successivamente il tempo di lavoro perduto. Ma, nonostante la loro massima prudenza ed attenzione a non far trapelare niente, qualcuno si cominciò ad insospettire di quella loro intesa speciale, le voci iniziarono a girare nei corridoi arrivando fino ai piani alti e l’Ing. Marini si trovò nella posizione imbarazzante di doversi giustificare col suo Direttore Centrale. Ma, come da tradizione aziendale, furono prese prontamente ma con discrezione le opportune iniziative per diradare i gossip ed evitare scandali.
‘Ho due notizie per te, una bella ed una brutta, da quale vuoi che cominci?’ annunciò l’ing. Marini cercando di sdrammatizzare con Lucilla quel momento assai doloroso.
Lucilla era stata promossa Responsabile dello staff di progetto del Direttore Centrale, il potente e temuto avvocato Di Gennaro, quindi veniva allontanata dal suo amato ing. Marini e saliva al piano nobile, promossa e trasferita, come l’azienda usava fare in quei casi.
Lucilla ci rimase molto male e le voci di corridoio stavolta arrivarono anche a suo marito il dott. Capozzi che, distrutto, chiese nei giorni seguenti al Direttore del Personale di essere trasferito in altra Sede, poi andò da un avvocato per avviare la separazione legale.
Lei ferita e amareggiata cominciò con la massima professionalità ad occuparsi del nuovo lavoro notando subito lo speciale interesse e la particolare attenzione che il suo megadirettore, l’avv. Di Gennaro, aveva per lei.
Di Gennaro era un uomo bassino e rotondetto, capelli bianchi cortissimi, ostentato accento napoletano, una leggenda come uomo di grande potere di cui si favoleggiava anche un ampio repertorio di amanti avute negli anni fuori e dentro l’azienda. A lei quell’uomo non piaceva, anzi gli sembrava viscido nei modi e sgradevole nel fisico, alle sue amiche che gli sottolineavano le tante attenzioni speciali che l’avvocato le riservava rispondeva che non sarebbe mai andata a letto con uno così.
Una sera l’avvocato volle riaccompagnarla a casa dopo una cena di lavoro e fermandosi solo ‘ ‘ per fare due chiacchiere prima di andare a dormire ”
lui fece il galante e lei, imbarazzatissima, lo lasciò fare per un po’ impedendogli però di andare oltre ad una delicata carezza sulla guancia.
Pochi giorni dopo Lucilla e il suo megadirettore erano impegnati con clienti stranieri in un hotel vicino l’aeroporto per una riunione che terminò prima del previsto lasciandoli liberi per gran parte del pomeriggio. L’avvocato Di Gennaro convinse Lucilla ad accompagnarlo al vicino porto dove era ormeggiata la sua lussuosa barca spesso al centro del gossip aziendale.
Durante il breve tragitto in auto il megadirettore le confidò di un importantissimo progetto internazionale, ancora segreto, la cui responsabilità voleva affidare a Lucilla ritenendola
” tu sei molto brillante sul lavoro ma anche una donna davvero affascinante ”
Lei rimase sconvolta da questa ulteriore possibilità professionale che gli veniva offerta, ma intuì che quei complimenti e quella confidenza avrebbero provocato delle conseguenze una volta a bordo dello yacht.
Infatti una volta saliti sul ponte lui congedò il marinaio e, con ostentata classe nei modi, la fece entrare e poi accomodare su un divano offrendole da bere con un sottofondo di musica lounge. Quando, sedendole accanto, le prese una mano per accarezzarla e baciarla, Lucilla si era già preparata a lasciarlo proseguire superando ogni precedente pregiudizio, allettata dalla nuova opportunità di carriera.
Lui cominciò ad accarezzarla baciandole languidamente guancia e collo, ma le labbra non riuscì a raggiungerle per le resistenze di lei
Arrapatissimo le chiese di spogliarsi, ‘Solo per ammirare la sua bellezza, null’altro ”
Convinta da quelle rassicurazioni Lucilla si alzò e improvviso un strip senza troppa enfasi. Quando si tolse il reggiseno, una quinta misura, lui si sbottonò la batta facendo uscire il suo pisello a riposo, cominciando ad accarezzarselo. Lei, noncurante, continuò lo strip fino al perizoma scoprendo infine un piccolo triangolino di peluria ben evidenziato sul monte di Venere. Lui sempre più eccitato nello sguardo ma con il membro che cominciava appena a risvegliarsi, le chiese di girarsi per mostrargli quel suo culetto piccolo ma ben fatto. Continuando a masturbarsi lentamente la invito poi a sedersi accanto a lui così da poter accarezzare con l’altra mano i segreti umidi tra le cosce di lei. Sempre con una erezione a metà cominciò una progressione nel solleticarle il clitoride mentre accelerava anche l’azione della mano sulla sua verga e sulla morbida cappella. Mentre lei fingeva grande partecipazione erotica sperando che lui non le chiedesse altro, lui accelerò il ritmo della sua sega, divenne paonazzo e alla fine arrivò all’orgasmo sborrando sulla tela del divano.
‘Tutto sommato non è andata male’ pensava Lucilla ‘se a questo porco basta farsi una sega ogni tanto guardandomi nuda, con uno sforzo minimo posso fare una carriera strepitosa’
Ma non andò così.
L’avv. Di Gennaro stavolta si era organizzato bene: trasferta di lavoro con Lucilla volutamente terminata in anticipo di un giorno, mattina al porto con lei, uscita con lo yacht in una vicina caletta, marinaio rientrato con il tender.
Una volta soli ripresero sul ponte della lussuosa barca il gioco dello strip solo che stavolta lui, imbottito di Viagra e con tanto tempo a disposizione, la costrinse a provare e riprovare ogni posizione possibile, pentrandola ruvidamente ovunque, indugiando e ripassando più volte sul suo culetto, sfondato a più riprese dai colpi violenti del suo cazzo diventato grande e duro come il marmo, finendo per sborrarle dentro il piccolo e delizioso buchetto del culo
Dopo tre ore di assalti ripetuti Lucilla era sfinita e con il culo dolorante quindi accettò immediatamente la pausa aperitivo e l’invito ad un pranzetto su un incantevole ristorantino sulla spiaggia.
Lucilla portò avanti quella relazione con il megadirettore per due anni fino al pensionamento di lui, poi decise che di carriera ne aveva fatta abbastanza ed era ora di vivere un vero amore ma con un uomo che non avesse a che fare con l’azienda e col lavoro.
Alla riunione per pianificare le ultime attività prima dell’apertura al pubblico del nuovo gigantesco Centro Commerciale c’erano proprio tutti e il dott. Claudio Capozzi la stava coordinando con la consueta autorevolezza. Nella grande e luminosa Sala il dott. Capozzi, aprendo l’incontro aveva distribuito elogi un po’ a tutti per il lavoro finora svolto, ma nell’encomiare e ringraziare l’architetta Rafaela aveva davvero esagerato. Lei, seduta in fondo al tavolo, un po’ ci scherzava sopra e un po’ fingeva imbarazzo, ma era evidente che quei complimenti fatti da quell’uomo speciale la facevano sciogliere dentro. Alla fine tutti capirono che tra i due c’era una intesa profonda, un feeling straordinario.
A riunione finita Rafaela avrebbe voluto stare un po’ sola con lui, riaccendere quel legame di complicità spesso condito da provocazioni erotiche poi attenuatosi nelle ultime settimane a causa dell’ arrivo della nuova segretaria di lui. Purtroppo lei aveva altri impegni e non aveva potuto nemmeno accettare l’invito a pranzo del dott. Capozzi, che comunque le preannunciò che si sarebbe fatto vivo subito dopo pranzo.
Nel primo pomeriggio il cellulare di Rafaela trillò, un sms. Guardò chi lo mandava, un sorriso sfiorò le sue labbra e gli occhi le luccicarono divertiti:
‘Stasera sarò il tuo cuoco personale, dall’antipasto alla frutta solo dolci, tutti fatti con le mie preziose manine. Ho bisogno di un giudice ‘severo e goloso’ per valutare le mie creazioni. Ti aspetto alle 20.30”.. a casa mia. Claudio’.
Fissò per alcuni istanti lo schermo, poi, eccitata, la sua mano sembrò viaggiare da sola sui tasti, il tasto invio le confermò l’avvenuta consegna.
Una sola, semplice risposta: ‘Sarò esigente.’
Un incontrollato brivido di piacere le sfiorò la pelle della schiena, solo sei ore e l’avrebbe rivisto.
Mentre ricavava sottilissime ostie di buccia da un limone di Ischia per la Catalana, il dottor Claudio Capozzi rimuginava tra se e se: ma quanto sono masochista a sbavare dietro a Rafaela che dopo tanti mesi ancora non me l’ha data e io scemo che per lei rinuncio ad un seratina sicura con la mia segretaria Mariella, ristorante argentino tuttacarne poi gran scopata – magari anche la seconda al risveglio – con le nostre deliziose, piccole ed innocenti ‘porcherie’ e il suo corpo da sballo, carne, passione, sofferenza e un pizzico di perversione.
Ma la vocina malevola dentro di lui continuava a ripetere incessante:
‘Lo vuoi capire scemo che quella non te la da, gioca con te perchè vede che tremi se solo ti sfiora. Tu, dopo averci provato senza convinzione la prima sera che siete usciti, dopo che lei ti ha mandato in bianco, lei doveva tornare ad essere solo un fornitore di arredamenti, una con cui si lavora e basta!’.
Le sue riflessioni furono bruscamente interrotte dal trillo del citofono, aprì e dopo poco si affacciò sul pianerottolo nel momento in cui Rafaela usciva guizzando dall’ ascensore. Bella come una diva degli anni 30, le apparve con le guancia ben colorite e un ghigno furbetto mentre il controluce sulla camicia di seta restituiva la vetta dei sui suoi capezzoli e i pantaloni attillatissimi sottolineavano i suoi glutei generosi, le cosce tornite, lasciando intuire persino le labbra di Venere.
Abbagliato dal richiamo del corpo di lei, Claudio si rese conto in ritardo di indossare il grembiule da cucina ancora sporco di panna che lo faceva sembrare quel ridicolo single di un vecchio e famoso spot/tormentone. In un attimo se lo sfilò, abbracciò per un bacio di saluto Rafaela che rispose con particolare calore proponendogli un inedito contatto con i suoi capezzoli e con il suo pube.
Claudio mollò la presa, la fece entrare e appena chiuso il portone la scena continuò fino ad un provocatorio contatto di labbra, con la mano di Claudio che si spingeva ad accarezzare i suoi fianchi fino a lambirne le irresistibili natiche. Impacciato e confuso si sottrasse alla situazione per andare a scegliere una musica di sottofondo mentre Rafaela si riguardava gli arredi ordinari del mini appartamento da residence, confortevole ma un po’ anonimo dove Claudio viveva da quando stava in città.
Mentre sceglieva tra una IP radio ‘lounge’ ed una di chitarra andalusa, si senti chiamare dalla cucina dove lei, curiosando nel frigo per scoprire il menù, aveva scovato dei semilavorati (creme, panna, muosse) e li stava assaggiando con particolare piacere. Di spalle, con un cenno dell’indice, invitò Claudio ad avvicinarsi e quando fu li se lo appiccicò dietro di se e lodando una crema che giudicava speciale lo costrinse a leccare dalle sue dita impertinenti, finite poi inevitabilmente a frugare nella bocca di lui.
Claudio nel frattempo si gustava senza più remore il mitico culo di lei così provocante, sodo sia sotto le sue mani, sia sfregato dal suo membro, purtroppo solo attraverso i vestiti. La progressione della passione fu un gioco che durò a lungo, condotto esclusivamente da lei ed anche il loro primo bacio profondo si era trasformato da sentimento ad eros. Il sangue dalla testa stordita del dott. Capozzi scese violento fino ad avviare una erezione resa ancora più urgente dalla sua mano finita sul delta di venere e poi sotto la scollatura. Aperti due bottoni, si spalancò un varco fino ad un capezzolo che accarezzato, baciato e morso fece vibrare e sospirare più volte Rafaela.
Ma ora volevano continuare a giocare con la mousse leccandosela a vicenda e per farlo si aiutarono nello sfilarsi polo e camicia, pregustando una progressione ancor più sconvolgente.
Inaspettatamente Rafaela si bloccò, cambio espressione e fuggì sul divano dove cupa si racchiuse il viso tra le mani. Claudio sorpreso e preoccupato le si avvicino piano e osservò il volto di lei cambiare di nuovo da disperato a freddo e determinato. Lo chiamò a se rimanendo seduta mentre lo faceva avvicinare lasciandolo in piedi e cominciò quindi con fredda determinazione ad aprire la zip dei pantaloni, liberare il suo membro parzialmente eretto dagli slip, per iniziarlo ad accarezzare con metodo.
Nonostante la freddezza ostentata da lei bastarono poche carezze e la sua lingua sulla punta del cazzo per arrivare alla sua migliore erezione che consenti di avviare una costante ed alternata azione della bocca di lei sulla prima metà della sua verga.
Mentre tutto questo accadeva Claudio ebbe un lampo: Rafaela è dilaniata dai sensi di colpa pensando al suo ex fidanzato appena lasciato ma a cui evidentemente era ancora affezionata.
Rafaela intanto continuava nel pompare con crescente intensità il cazzo anche se aveva perso il ghigno distaccato e freddo cominciando ad ansimare, attivandosi anche con le mani, dapprima per penetrare con le unghie i suoi glutei, poi per dare impulso ed efficacia alla stessa azione della sua bocca.
Claudio si senti autorizzato ad appoggiare le sue mani sulla sua nuca quasi a volerne scandire il tempo dell’azione del pompino, ma in realtà per imprimere un po’ di sadismo a quel gioco, costringendola ad ingoiare più carne di quanto avrebbe voluto. Fu una escalation furiosa con lei che ansimava, si dibatteva e andava giù dura con le mani, lui che sentiva il piacere arrivare e non accettava più ulteriori rinvii, aspettando con ansia di finalizzare il frutto del loro delirio.
Claudio si lasciò andare al piacere e lei raccolse quanto più sperma poteva sulla sua lingua, poi si alzò in piedi e lo bacio con violenza scambiando con lui ogni sapore: sperma, crema, i suoi umori, e quelli di lui, avviando immediatamente un nuovo match del loro aspro scontro erotico.
Claudio, non potendo certo ritrovare una erezione così in fretta, decise di avventurarsi con le mani prima sui suoi capezzoli, poi lasciato quel campo libero alle labbra, scese facendosi largo nei suoi calzoni e nel suo perizoma. Scopri che non si radeva il pube, almeno non totalmente, scivolò con due dita all’interno del suo sesso lo scoprì bagnato oltre misura, in attesa solo di essere penetrato e di godere. Si avviò subito in movimento alternato delle dita, intenso e progressivo che interessava il monte di venere, il clitoride e poi fin dentro per quanto poteva. Rafaela stordita passò dai sospiri ai gemiti e poi ad urlare monosillabi inconsulte sino a quando strinse le gambe imprigionando le sue dita, si bloccò rigida, attraversata per tutto il corpo da fremiti incontrollati di piacere.
Ancora pochi secondi e sarebbero crollati disfatti, lei sopra il divano, a terra lui, chi con gli arti scomposti che raggiungevano il tappeto, chi con la testa snodata per cercare ancora le labbra, in una posa più da Guernica di Picasso che da stucchevole film hollywoodiano anni ’30.
Appena Claudio ritornò in se molte domande cominciarono a frullargli confuse in testa: cosa era accaduto? Era un inizio intenso o la fine perversa della loro storia? Come aveva vissuto Rafaela il suo dramma, quelle emozioni, quella passione? Avrebbe voluto avere risposte da lei. Si girò per guardarla meglio, bellissima col viso finalmente rilassato e ‘ forse ‘ un sorriso accennato. Claudio si accorse di tenere in mano la sua mano, sentì alcune note di chitarra andalusa suonate dalla radio, chiuse gli occhi e cerco nel sogno le risposte che voleva.
Claudio addormentato, la testa appoggiata contro il suo addome, lei lo osservò, i capelli scomposti gli ricadevano sulla fronte donandogli un’aria sbarazzina, i pantaloni gettati di lato, il corpo nudo,raggruppato, le ricordò una statua romana, parzialmente seduto con una mano sulla coscia, i muscoli rilassati nel sonno.
Sentiva il suo respiro profondo, stava dormendo realmente, eppure la stretta sulla sua mano non era venuta meno.
Lasciò che continuasse a tenerle la mano, la posizione non era comoda per lei, ma il gesto tenero e gradevole, si allungò sul divano rivestito di cretonne chiaro alla ricerca di un po’ di fresco per il corpo surriscaldato. Chiuse gli occhi per rilassarsi e rivisse velocemente tutta la sequenza di scambi erotici che erano accaduti, era successo tutto così in fretta che solo ora sembrava rendersi conto di particolari che prima non aveva percepito, la pelle morbida delle sue mani sui seni, il respiro caldo sul collo, il sapore del suo sesso sulle labbra, sulla lingua.
Il suo sperma aveva un sapore leggermente acido, si sfiorò le labbra per riassaporarlo, così miscelato alla loro saliva’..si sentiva addosso il suo odore intimo, le ricordava il muschio riscaldato dal sole.
Si accarezzò la pelle lentamente, dal collo sino all’inguine, sentiva la carne intorno alla vulva dolorante dove lui l’aveva penetrata con le dita, la pelle scottava ancora e tutto il suo corpo era ricoperto da un leggero sudore.
Quello che aveva sentito di lui era vero, ben dotato sessualmente, fremente e pulsante nel massimo dell’eccitazione; aveva mani abili ed esperte,era innegabilmente allenato. Ma questo lo sapeva già, nulla di nuovo sotto il sole, aveva fama di esserlo,le sue donne chiacchieravano e se ne vantavano.
L’aveva trovato eccitante, forse solo un po’ brusco ed affrettato in alcuni passaggi, ma innegabilmente tecnico, come una macchina rodata.
Si chiese se aveva fatto bene a lasciarsi trascinare in quella storia di sesso vero, il ‘gioco virtuale” che avevano svolto sino per lungo tempo, fatto di parole sottintese, di situazioni condivise, di desiderio reciproco trattenuto, era finito. Era stato divertente stuzzicarsi a vicenda durante le cene di lavoro o mentre si discuteva di budget e di costi.
Come due spadaccini esperti avevano duellato tra un sopralluogo in cantiere ed una riunione di lavoro controllandosi a vicenda, scoprendo i rispettivi punti deboli, così era stato più facile lasciare il segno sull’altro e penetrare nelle rispettive difese fisiche e psicologiche.
L’obiettivo era stato di farsi un po’ male a vicenda, rendendosi un po’ gelosi quanto bastava perché il desiderio di vedersi, di parlarsi fosse sempre vivo e rovente. Scambi di fioretto elegante per stuzzicarsi ed eccitarsi a distanza.
Claudio si mosse borbottando qualcosa di incomprensibile, il suo corpo crollò lentamente sul tappeto lasciandole improvvisamente la mano.
Stranamente ebbe un pensiero fugace di dispiacere quando lui la lasciò andare.
Lo guardò raggomitolarsi di lato per trovare una posizione più comoda.
Tornò nel soggiorno, osservò il dott. Claudio Capozzi con aria seria, valutandolo, soppesandolo, doveva andarsene e lasciarlo dormire? Oppure no?
Potevano divertirsi ancora un po’?
Quanto tempo era passato? Guardò il grande orologio a muro di Salvator Dalì, un’ora, solo un’ora.
Sarebbe riuscito a partecipare nuovamente con la stessa energia?
Si distese accanto a lui, gli sfiorò la pelle con la punta delle dita, delicatamente, dall’avanbraccio alla spalla, scendendo sul petto e fermandosi sui capezzoli dei pettorali un po’ sporgenti, erano come piccoli seni femminili, si sentì un po’ saffica mentre incominciava a leccarglieli.
Con la punta della lingua sfiorò il più facile da raggiungere, dall’aureola tutto intorno al capezzolo, lo percepì indurirsi e crescere tra le labbra,lo succhiò dolcemente, con una mano lui la prese per la vita e la strinse a sé con un mugolio di piacere.
Aprì gli occhi osservandola mentre continuava a stuzzicarlo, ruotando sulla schiena la trascinò sopra di sé con un sorriso mentre Rafaela lo mordicchiava, sapeva che il leggero dolore si trasformava immediatamente in piacere, sentì i brividi che gli percorrevano il corpo.
Baciandogli il torace salì lungo il collo, raggiunse la sua bocca già semiaperta, pronta per lei, si morsero le labbra, le lingue si fusero, ricercandosi, aggrovigliandosi. Si baciarono con studiata metodicità, poi Rafaela si staccò dalle sue labbra umide e bagnate, lui cercò di riavvicinarla a sé ma lei lo bloccò, una mano sulla bocca, lui gliela leccò ridendo.
‘ Aspetta’.- gli disse sorridendogli – ”.hai ancora voglia di giocare?’
‘Non aspetto altro.’ Le rispose mentre cercava di raggiungere con le mani il suo sedere.
‘Fermo. ‘ lo bloccò prendendogli i polsi e allargandogli le braccia per allontanarlo dal suo corpo, lui fece un po’ di resistenza, ma poi la lasciò fare. Gli occhi brillanti, si stava divertendo ‘ Possiamo fare un gioco,ma devi stare alle mie regole. Te la senti? ‘
‘Fammi quello che vuoi.’
‘Bene’..- lo premiò baciandolo profondamente, quando lo sentì prendere fiato si staccò da lui- ‘..devi promettermi che non mi toccherai, qualunque cosa succeda. – lui fece una smorfia e tentò di ribattere ‘ Prometti?’ lo sollecitò strusciandosi su di lui.
‘OK.’
Recuperò dal divano la sua cravatta, abbandonata chissà quando, si mise cavalcioni sul suo petto, chinandosi gli regalò la visione dei suoi seni prima di coprirgli gli occhi, strinse la cravatta di seta mettendogli il nodo di lato in modo che non gli facesse male alla nuca.
Istintivamente Claudio cercò di toccarsi il viso, ma lei intrecciando le mani con le sue lo obbligò a distenderle come se fosse crocifisso. Quando lo sentì fermo nella posizione che voleva, sfilandosi dalla stretta delle sue mani gli scorse con le unghie le braccia all’indietro lasciandogli dei segni rossi sulla pelle chiara,leggeri ma incisivi i segni gli avrebbero procurato un leggero bruciore, lo sentì irrigidirsi, un po’ preoccupato,un po’ eccitato.
Non vedendo nulla, aveva tutti gli altri sensi all’erta.
‘Rilassati Claudio’..- la voce bassa, Rafaela sottovoce lo ripetè, mentre con la lingua gli leccò l’incavo del collo sentendo pulsare veloce la giugulare – ‘rilassati’. Senti solo ogni centimetro della tua pelle, immagina, desidera, sogna Claudio.’
Si staccò da lui, riprese a baciarlo, alternando le labbra alla lingua scendendo lentamente lungo il busto, arrivò all’ombelico e umettandolo con la lingua lo accarezzò, vide il suo respiro accelerare mentre con le unghie seguiva il disegno dei suoi muscoli addominali, si stava eccitando, con i denti gli tirò i peli del pube e il suo pene reagì immediatamente, lo osservò mentre si arrossava e si ingrossava alzandosi leggermente. Sorrise soddisfatta, lo baciò vicino al sesso ma senza toccarlo, lo sfiorò soltanto delicatamente con le labbra, Claudio, le braccia larghe, stringeva con forza il pelo lungo del tappeto su cui erano coricati, nello sforzo di non muoversi dalla posizione in cui l’aveva messo Rafaela, la schiena leggermente curvata verso l’alto seguiva le mani di Rafaela che percorrevano il suo corpo. Ad un certo punto lei usò i capezzoli turgidi dei suoi seni per accarezzargli il corpo al posto delle mani e della lingua.
Scese verso l’inguine e le gambe, sino ai piedi, riprese ad accarezzarlo con la punta delle dita, delicatamente si insinuò tra le sue gambe strusciando il corpo fra le cosce facendogliele allargare, piano rotolò tra le sue gambe e lui le strinse leggermente per sentire le curve del suo corpo, ma lasciandola salire. Il suo pene era completamente eretto, come un’asta di bandiera. Quando lei gli leccò i testicoli lui non riuscì a trattenersi e prese ad ansimare, i muscoli delle cosce fremettero mentre gli toccava la pelle delicata e scura.
Per un momento Rafaela si fermò temendo che Claudio non riuscisse a trattenere l’erezione, ma lo vide mordersi le labbra per resistere,con le mani ricominciò allora ad accarezzarlo sui fianchi mentre si poneva in ginocchio sopra il bacino di lui.
Scese verso il suo sesso eretto, turgido e rosso scuro, sfiorò la testa del pene con le piccole labbra con un movimento alternato, avanti ed indietro come se fosse stata una bocca, lui alzò il bacino cercandola, per poterla penetrare e grugnì quasi con rabbia quando lei si alzò quel tanto che bastava per non farglielo fare.
Quando lui si riabbassò riprese ad accarezzarlo facendogli sentire la vagina calda e umida, anche lei ormai era eccitata al punto giusto.
Quando il liquido caldo scese sul pene lui gridò il suo nome ed esplose,senza più trattenersi, mentre lo sperma fuoriusciva come una piccola fontanella lei si distese su di lui baciandolo.
Con voce roca gli sussurrò ‘ Abbracciami’ e solo allora lui potè toccarla e stringerla con forza tenendola premuta contro di sé, mentre la parte inferiore del suo corpo fremeva per gli ultimi spasimi di eccitazione.
Al lavoro molti di noi dedicano un terzo del loro tempo di vita attivo (cioè escluso il sonno) dei nostri anni migliori, più o meno dai 20 ai 60, ed è quindi inevitabile che il tempo trascorso in un ufficio, in una fabbrica, in un negozio o in un altro luogo dove svolgiamo la nostra attività, finisca per interessare anche la nostra sfera relazionale, affettiva ed erotica.

Ho vissuto personalmente, ho ascoltato le storie di amici e colleghi, sono stato coinvolto più o meno direttamente in numerose situazioni di amori legittimi o clandestini, storie di sentimenti o di perversioni, di passioni erotiche esplicite o latenti, sviluppatesi nel corso di decenni in una grande organizzazione industriale del nord intorno a cui ruotano diverse centinaia di persone. Certamente lo stesso è accaduto a molte altri milioni di persone nei più svariati posti di lavoro, anche loro durante la carriera hanno conosciuto successi e sconfitte, amori e eros, promozioni e emozioni, sesso e perversioni.

Dalle occhiate furtive al bar o ai sorrisi ammiccanti a mensa, dalle fantasticherie su un collega per vincere la noia di tante inutili riunioni, all’incontro quotidiano sul treno pendolari, dal fascino irresistibile del potere emanato dal capo, alle affinità segrete o impreviste e chissà quante altre ancora sono le scintille che infiammano inaspettatamente l’ educato rapporto tra colleghi trascinandoli in una relazione la cui passione si sfoga in un motel, in una toilette poco frequentata, in un parcheggio buio sulla strada del ritorno o in altri posti improvvisati dove appartarsi furtivamente.

Chissà quante volte si è ripetuta, in altri luoghi di lavoro e con altri protagonisti, la situazione di una imprevista fiammata di sesso in orario di lavoro, quella inaspettata scopata scatenatasi ad esmpio mentre si stanno preparando gli scatoloni per traslocare con l’ufficio in un’altra ala del palazzo. Gli operai tardavano, io e Lea rimasti soli in quell’angolo oramai dimenticato del palazzo che doveva essere ristrutturato abbiamo cominciato con le battutine, poi la carezze, i baci, le carezze sempre più spinte infine è arrivato il sesso vero a travolgerci. Prima lei si è accucciata per succhiarmelo quindi si è calata i pantaloni girandosi e piegandosi sull’etagier. Che bella ed imprevista scopata se non fossimo stati scoperti dopo l’orgasmo, mentre ci ricomponevamo, da un collega che aveva dimenticato qualcosa nell’ufficio accanto da poco svuotato. Meno male che il collega era un tipo riservato di cui fidarsi!

Il sesso clandestino in ufficio e tra colleghi è fatto di occasioni di situazioni e di luoghi che lo favoriscono, non solo l’ufficio o le toilette, ma anche i ripostigli, i locali accessori e perfino gli archivi. Una coppia clandestina aveva ricavato una rudimentale alcova in un angolo fuori mano dell’archivio predisponendo e sovrapponendo con geniale creatività scatoloni e altri materiali morbidi da imballo. Andavano a scoparci regolarmente almeno un paio di volte la settimana subito dopo pranzo, lei quel giorno indossava larghe e comode gonne, lui lasciava la giacca in ufficio, spogliatisi il minimo indispensabile ‘ lei si sfilava le mutandine mentre lui apriva solo la patta – si lasciavano andare alla solita sveltina nelle solite posizioni sdraiati sul giaciglio di fortuna. I colleghi, che ben sapevano di quegli incontri di sesso digestivo, avevano riattivato e modificato l’impianto di telecamere di sicurezza dell’archivio realizzando quindi un video fantastico che poi si erano scambiati e rivisto tra loro più volte tra risate e lazzi. Ma la voce di quel video era circolata ed inevitabilmente era giunta al Direttore che fece sapere di non gradire quella storia boccaccesca e tantomeno la sua versione televisiva per cui in poche ore furono distrutti giaciglio, smontate telecamere, cancellati i filmati da tutti i computer. Anche la coppia clandestina, entrambi sposatissimi, venne a sapere dell’intervento informale del Capo per cui coperti di vergogna per mesi sparirono dalla vita sociale della Direzione, da feste di promozioni o di trasferimento, dalle rituali cene tra colleghi, dal dopolavoro nel circolo aziendale.

Ma le sorprese più sbalorditive vengono di solito alla luce, svuotando gli oggetti dimenticati in scrivanie fuori uso, accantonate da anni, aprendo armadietti personali rimasti inutilizzati in qualche corridoio buio o in un sottoscala. Talvolta non si riesce ad immaginare che delle impiegate con la fama di serietà e decoro oppure delle addette alle pulizie attempate e rotondette possano essere così attratte dal porno, collezionando riviste hard, videocassette e in anni più recenti Dvd. Ma la sorpresa più sbalorditiva è quella di rinvenire più spesso di quanto non si immagini nel mobilio dismesso grandi quantità di preservativi di ogni specie, lubrificanti intimi e persino sex toys di ogni forma e tipo, alcuni usati altri ancora imballati, capaci di soddisfare ogni fantasia ed ogni gusto. Non sempre è possibile risalire con certezza al proprietario o alla proprietaria che praticava quel perverso piacere da sola, in compagnia o in gruppo, che collezionava e utilizzava accessori imprevedibili o utensili erotici da conservare con cura lontano dalle mura domestiche e da coniugi inconsapevoli.

Nell’ultimo decennio la diffusione del pc ed il suo impiego di massa ha molto cambiato la fruizione e la narrazione privata del sesso, le immagini di relazioni torbide ma anche i filmati di passioni proibite si sono digitalizzati e quindi facilmente diffuse e propagate. Dentro i pc guasti, in penne usb smarrite, in cdrom dimenticati si trova oramai di tutto: immagini ardite, video rubati durante incontri intimi, prestazioni erotiche di ogni tipo. Inoltre i social network e degli smart phone hanno ampliato le possibilità di comunicazione, lo scambio di immagini e di filmati contribuendo a modificare alcuni canoni sociali legati al pudore in fatto di nudo o di sesso. In pratica è stato via via superato il tabù del concedersi a foto (ma anche a video) ‘intimi’ per il piacere di esibirsi ad amici, colleghi e amanti. Mesi prima, ad esempio Angela aveva chiesto al Dott. Gianni Rampini ‘ suo dirigente ed amante – durante i preliminari come mai non le scattasse delle foto in quei momenti, ma lui, impegnato a godersi il suo seno burroso, non aveva colto al volo l’esplicito invito. Il mattino seguente il Dott. Rampini, uscendo per andare al lavoro, l’aveva lasciata distesa a godersi fino in fondo il loro tenero amplesso del risveglio, sonnecchiando beatamente tra le lenzuola ancora calde dei loro umori. Appena in ufficio, già impegnato a scorrere le mail, senti arrivare un messaggino, un MMS con una foto autoscatto che lo sconvolse sia per l’ immagine di lei ‘ distesa nuda sul letto, il cellulare, tenuto con la mano sinistra, inquadrava il suo bel viso rilassato e le sue tette favolose trionfanti in primo piano ed un accenno di saluto con la mano destra -, sia per le sue parole sfrontate e sensuali. Un bel regalo, davvero apprezzato che porto con se nella mente ma anche sotto i pantaloni per tutto il giorno. Una stuzzicante sorpresa ripetutasi ancora un paio di altre volte. Il Dott. Rampini in seguito cancellò quelle immagini per paura finissero in mani sbagliate (la sua compagna che ogni tanto lo beccava ‘col sorcio in bocca’), lei invece , quando i loro rapporti si erano definitivamente raffreddati, arrivò persino a negare di averle mai inviate, tirando fuori una sorta di pudore tardivo.
Con Patrizia invece il Dott. Gianni Rampini aveva avuto tre o quattro periodi di breve ma sincera passione erotica nell’arco di diversi anni, pochi giorni sesso spensierato, poi tornavano solo vecchi amici e affezionati colleghi. Durante uno di questi ritorni di fiamma lei rese espliciti i suoi gusti bisex ‘ fino ad allora solo sottointesi – e raccontò di una storia d’amore con una donna piu’ giovane appena finita, confessando di preferire, in generale, il lesbo all’etero. Eccitatasi attraverso i suoi stessi racconti mostro’ a Gianni Rampini ‘ sorpreso ed incuriosito – una serie di foto memorizzate sul cellulare, degli scatti hard, tutto quello che le era rimasto di quell’ amore saffico, immagini di entrambe nude, abbracciate con intenso trasporto.
La condivisione di immagini private ed intime era evidentemente oramai divenuta normalità, una sorta di moda cresciuta per mezzo di internet e dei social network, che in qualche modo aveva coinvolto, seppur moderatamente, anche Gianni Rampini, con lo scambio non solo di ‘Face’ ma anche del resto del corpo.
Una sua vecchia collega e oramai anche amica, dopo anni che non si frequentavano, gli aveva chiesto ed ottenuto l’amicizia su Facebook , autorizzando così Rampini a sbirciare tra i suoi album di foto fino compreso uno denominato ‘Toilette’ che riportava una decina di streap tease di lei ripresi col suo stesso telefonino davanti allo specchione del bagno. Per non essere ‘bannata’ , lo strip si fermava a slip e top, dunque, per cazzeggiare, Rampini le mandò un messaggio chiedendole le foto mancanti per arrivare alla nudità completa. Con meraviglia gli arrivarono prontamente le 4 foto successive necessarie per completare la sequenza fino alla completa nudità, cosa che agli inizi della loro reale amicizia, solo un decennio prima, sarebbe stato impensabile.

Di queste e di altre centinaia di situazioni hot è fatto il mondo del lavoro, raccontarle tutte sarebbe impossibile ma le storie da me raccontate qui su Milù vogliono solo essere lo spaccato di un mondo sommerso fatto di passioni, delusioni, erotismo e perversioni che ogni giorno sfioriamo attraversiamo e viviamo mentre siamo occupati da attività socialmente ed economicamente più importanti ma certo molto meno divertenti.

Una tardona in archivio

Camilla aveva iniziato a lavorare come dipendente in una piccola azienda appaltatrice che stava trasferendo e riordinando gli archivi di un ministero. La paga era discreta, l’ambiente simpatico e giovanile, solo lei ed un altra avevano più di 40 anni, tanto che i due giovani colleghi del loro team – Marco e Andrea – le sfottevano bonariamente chiamandole con simpatia ‘le due tardone’. Le due donne accettavano allegramente scherni e scherzi che poi ricambiavano rincarandoli, quasi volessero immergersi pienamente in quella fresca energia positiva che i ragazzi entusiasticamente diffondevano intorno a loro.
Tra i due giovani e le due colleghe mature di quel team, entrambe simpatiche e ancora piuttosto piacenti era cresciuta in 6 mesi di lavoro gomito a gomito, oltre che una estrema confidenza, anche una reciproca attrazione fisica, nonostante le due fossero sposate ed i due maschietti impegnati in coppie stabilmente conviventi. A Lella piaceva più Andrea mentre Camilla adorava Marco, invece i due ragazzi avevano preferenze inverse ma il gioco della seduzione tra loro era appena iniziato.
Camilla anche dopo una conversazione molto spinta, dopo qualche abbraccio troppo intenso riusciva sempre a raffreddare i ‘ bollenti spiriti’ dei due ragazzi con una battuta leggera o uno sguardo severo, mentre Lella dimostrava di infiammarsi ogni giorno di più, lei dopo un complimento esplicito o un doppio senso a sfondo erotico diventava tutta rossa e perdeva la testa. I due giovani consapevoli della vulnerabilità di Lella erano già arrivati via via con lei ad abbracci hot, intense carezze sulle sue favolose chiappe e a languidi baci sul collo.
Camilla aveva scoperto casualmente che dal soppalco, dove ogni tanto andava ad archiviare un repertorio speciale di sua competenza, si poteva origliare e sbirciare di nascosto tramite una finestrella i colleghi che stavano sotto nello stanzone dell’archivio generale. Le era capitato così di spiare i due ragazzi che si confidavano tra loro facendo apprezzamenti sessuali pesanti su lei e sull’altra collega matura del tipo ‘… vorrei affogare tra le tettone di Camilla …magari insistendo una sega alla spagnola me la fa pure ‘. fa la santarellina e non ce la da…’, oppure ‘… una come Lella a letto dovesse essere un vero schianto, una gran troiona ‘ un culo duro come marmo, voglio sfondarglielo… quella ci sta … dobbiamo scoparcela subito …’. Insomma i due apparivano sicuri che dopo la simpatia e l’amicizia sarebbe presto arrivato il momento del sesso sfrenato ed ognuno dei due già pregustava le posizioni da provare quanto prima con Lella, che ritenevano non vedesse l’ora, ritenendola una grande ed insaziabile zoccolona.
Sebbene scandalizzata per quelle confidenze tra i due maschietti, molto arrabbiata perchè i ragazzi le preferivano la collega più disponibile, preoccupata per come evolvevano le cose nel suo ambiente di lavoro Camilla era al tempo stesso eccitata dai discorsi arrapati dei ragazzi, magari ci avrebbe fatto un pensierino…. forse si sarebbe dimostrata più disponibile con loro … quasi quasi gliela faceva quella sega spagnola al suo adorato Marco … prima o poi. Camilla rimase nel soppalco ancora qualche attimo in silenzio, attizzata e con la vagina bagnata mentre aspettava la fine della conversazione hot, comunque si riprometteva di tornare a spiarli per strappare altri torbidi segreti e altre piccanti rivelazioni.
Così quando, la settimana dopo, Lella accampando una scusa salutò tutti per rientrare in anticipo dalla pausa pranzo, e poco dopo Andrea , il più giovane dei due, si avviò anche lui col pretesto di voler recuperare un ritardo nell’orario di entrata, lei subodorò l’intesa tra quei due quindi si dileguò a sua volta dal gruppo che stava finendo di mangiare al bar, per andare di nascosto sul soppalco a spiarli. Non immaginava sbirciando attraverso la finestrella di trovarli già li, avvinghiati ed arrapati nell’angolo cieco dell’archivio tra gli scatoloni accatastati, pronti a lanciarsi in una feroce scopata.
‘Dai facciamolo senza spogliarci che abbiamo solo un quarto d’ora ‘ siii, così fammi impazzire … non solo con le mani voglio anche il tuo cazzo … che posizione ti va?’
‘Girati a pecorina che voglio godermi il tuo culo mentre ti scopo… voglio vedere e sentire le tue favolose chiappe’
‘Ti piace il mio culo sodo eh? Non è mica come quello grassottello di Camilla… Non dirmi che ti piace ancora quella vacca tettona …’
‘… no, mi piaci solo tu Lella, Camilla è un pesce lesso … una che te lo fa rimanere moscio….però la prossima però volta mi porto l’olio che ti voglio inculare ferocemente, voglio sfondartelo senza pietà … promesso eh! … dimmi che scopi bene solo con me ,,, che sono io il tuo preferito’
‘… siii siii fammi godere col tuo bel cazzone … tu sei il migliore a scopare… Marco vuole solo mettermelo in bocca, non mi fa godere… siii… siii ‘ vienimi dentro… adesso … siii!’, pochi minuti di mugolii e si accasciarono sfiniti sugli scatoloni.
Camilla era inferocita per le volgarità ascoltate, sdegnata per aver scoperto che Lella era proprio una gran troia, che scopava a turno con tutti e due, che alle spalle la copriva di insulti volgari … e lei che l’aveva considerata una amica. Sconvolta, tremante dalla rabbia, ma ancora una volta eccitata, finì per scivolare cadendo rumorosamente, i due amanti quando udirono quel rumore proveniente dal soppalco, temendo di essere scoperti, si affrettarono a ricomporsi e ad uscire dall’archivio. Anche Camilla dopo quella rumorosa caduta lasciò rapidamente il soppalco non calcolando che così rischiava di incrociare ai piedi delle scale quei due che uscivano. Infatti Andrea la intercettò con la coda dell’occhio, intuendo che Camilla scendeva proprio dal soppalco associando la sua presenza a quello strano rumore e quindi intuì che lei poteva aver visto e sentito tutto spiandoli dalla finestrella.
A fine turno, usciti tutti, Andrea ancora preoccupato, rimasto col dubbio di esser stato spiato invitò Marco – con cui stava concordando i prossimi turni per scoparsi Lella – ad ispezionare insieme il soppalco per verificare i suoi sospetti su Camilla. I due, una volta sul soppalco, si convinsero che Camilla da la sopra li aveva certamente beccati più volte e quindi decisero di organizzare con astuzia una feroce vendetta per fargliela pagare cara alla tettona, tardona e guardona.
‘Quella la fa tanto la paracula, ci provoca con le sue scollature esagerate, ti fa vedere i capezzoli poi ti lascia col cazzo dritto e se ne va’ si lamentavano ora i due ragazzi e proseguivano:
‘Il peggio è quando si strofina a te distrattamente con le sue tettone, poi una volta che sei arrapato ti manda in bianco. Quella è proprio perversa me la immagino che si sditalina mentre guarda che ci scopiamo Lella’.
Nei giorni seguenti, a causa di quanto era accaduto, i rapporti tra i quattro divennero inevitabilmente più aspri e difficili.
Cominciò Camilla, ancora incazzatissima, ad attaccare Lella: ‘Ma dove vai con quei pantacollant quasi trasparenti? Li hai rubati a tua figlia di 16 anni? Ti si vedono pure i peli del culo. Vestita così ti potevi fermare con le rumene sul vialone invece di darla gratis a tutti, almeno scopando con i camionisti guadagnavi qualcosa ‘
Lella sorpesa da quelle violente offese replicò duro: ‘Senti chi parla, sta vecchia zoccola che va in giro con scollature inguinali a far vedere a tutti quelle tettone mosce. E poi, aho, ma che te prende? Mi sa che è molto tempo che non scopi, sei così acida…’. Per fortuna furono interrotte dall’ingresso del Capo Area altrimenti finivano per accapigliarsi.
Il giorno dopo, mentre pranzavano insieme al solito bar, fu Marco ad attaccare Camilla che aveva preso a trattarlo male:
‘Aho, ma che c’hai? Una volta facevi tanto la dolce con me, ammiccavi, ti strusciavi, mi davi i bacetti, ti piegavi per farmi vedere le tette e adesso fai la stronza solo perchè non me te so scopata. Me sa proprio che c’ha ragione Lella, tu marito te trascura …’
‘Te piacerebbe portarmi a letto eh? Ma io non te la do, tanto ce ne sono tante di puttane qui in giro e per te un buco vale l’altro’.
Risentiti i due ragazzi e Lella cambiarono tavolo lasciandola sola. Camilla stava per scoppiare a piangere perchè a lei Marco piaceva ancora molto, soffriva molto da quando sapeva che a turno si sbatteva Lella e di lei si era proprio dimenticato.
Ma la feroce vendetta contro la ‘tardona e guardona’ escogitata dai due ragazzi era pronta, la prima mossa la fece Andrea fingendo di parlare sottovoce a Marco ma sapendo bene che dietro lo scaffale c’era Camilla che avrebbe ascoltato:
‘Allora Marco è tutto pronto …. venerdì pomeriggio che stacchiamo dal lavoro un ora prima … aspettiamo quando sono usciti tutti … ci vediamo qui e facciamo i fuochi d’artificio… lei è d’accordo’
E Marco rispose sempre con tono furtivo:
‘Ottimo, sono già arrapatissimo ‘ così non l’ho mai fatto nemmeno io … grande idea Andrea…stavolta la sfondiamo’
Camilla restò senza fiato, ‘… sti tre maialoni ‘ ‘ pensò, poi decise rabbiosa che per spiarli meglio stavolta si sarebbe portata pure la videocamera e filmato tutto, così se quelli continuavano a maltrattarla lei si sarebbe vendicata sputtanandoli facendo girare il video della ammucchiata tra i due ragazzi con quella puttana di Lella.
Venerdì poco prima della fine dell’orario Camilla andò sul soppalco cercando subito la posizione giusta per la telecamerina. Vide arrivare sotto nel salone dell’archivio Andrea che, come da lei previsto si spostò ad attendere nella zona cieca, dove quelli a turno si facevano Lella usando gli scatoloni come giaciglio. Camilla era li che aspettava l’arrivo di Lella e di Marco ritenendo che subito dopo si sarebbero scatenati in una ammucchiata di sesso selvaggio, un orgia sfrenata. Sbagliava di poco, le sue previsioni che ci sarebbe stato molto sesso brutale erano giuste ma la protagonista stavolta non sarebbe stata Lella ….
Quando inaspettatamente sentì aprire la porticina del soppalco alle sue spalle Camilla ebbe un colpo e per la paura le salì le il cuore in gola, Marco entrando le ordinò bruscamente di fare silenzio e cominciò subito ad insultarla con tono minaccioso:
‘Ti piace fare la guardona eh? Guarda c’ha pure la videocamera, sta zozzona pervertita… ma se volevi vedere un bel cazzo bastava dirlo … eccolo ‘ è tutto per te brutta mignottona’ Camilla, impaurita, parlava a monosillabe e stava per scoppiare a piangere disperata. Nel frattempo era salito nel soppalco pure Andrea con l’intenzione di essere ancor più brutale, ma quando vide la scena si intenerì, comprendendo che non dovevano esagerare stressandola troppo. Così cambiò tono, divenne rassicurante si sedette in uno scatolone accanto a Camilla cercando di consolarla:
‘Ma come hai potuto fare questo proprio a noi, i tuoi adorati amichetti, lo sai che noi ti vogliamo bene e volevamo fartelo provare con mano ‘ e non solo in mano … ma tu non ce sei voluta stare’ facevi la verginella … e poi fai ste zozzerie da maniaca ‘. spii e magari ti masturbi guardandoci. Ora però devi chiederci umilmente scusa, poi devi fare una grossa penitenza per farti perdonare’
‘Io vi ho sempre voluto un mondo di bene lo sapete e mi stavo pure convincendo a farvi divertire di più facendovi giocare con le mie tette, ma quando ho scoperto che vi scopavate a turno quella la e mi riempivate di insulti non c’ho visto più’ rispose Camilla che aveva preso ad accarezzare i capelli del suo adorato Marco cercando di tranquillizzarsi.
‘Anche noi ti vogliamo bene ma tu sei stata troppo cattiva, una zozza guardona, una spia perversa ed ora devi chiederci scusa, devi farti perdonare’ disse sarcastico Marco cercando di fare il duro.
‘E che cosa dovrei fare? ‘ comeee??? … a no eh tutti e due insieme noooo ‘così mi vergogno … magari uno solo per volta….dai, facciamo uno oggi ‘ poi l’altro fra qualche giorno, a turno come fate con Lella, eh?’. Nel frattempo Marco si era alzato ed aveva cominciato ad tastarle pesantemente le tettone e Andrea si era avvicinato rimanendo in piedi iniziando a sua volta ad accarezzarle i capelli. I due si guardarono e si aprirono le zip dei calzoni tirando fuori i due cazzi ancora mosci: ‘Vieni qui, facceli drizzare, dai zozzona, datti da fare con la bocca e con le mani’ disse Andrea, ma Marco, visto che lei non si muoveva, la acchiappò brutalmente i capelli trascinandole la testa fino a farle appoggiare il cazzo sulla bocca, a quel punto le labbra si aprirono ed iniziarono a succhiarlo. Lei era rimasta seduta, ancora impaurita ma arrapatissima, ora alternava l’azione su entrambi i cazzi dando ora di mano ora di lingua mentre quelli la tiravano per i capelli per farglielo ingoiare tutto, la schiaffeggiavano e continuavano ad insultarla:
‘Vedi che ti piace fare la bocchinara, ‘ ti gustano due cazzoni insieme eh! Facevi tanto la schizzinosa ma sei più troia di Lella, ‘ sei una vera zoccola, dillo! Urlalo! ‘ chiedici perdono e pietà’
‘ Si sono la vostra zoccolona … vi farò godere come porci … forza sfondatemi ogni buco, vendicatevi o punitemi … siiii. Forza fatevi addrizzare sti due cazzi mosci … non fate i mezzi froci voglio sentirmeli dentro!’ rispose lei che finalmente era entrata nel ruolo trash che i due ragazzi le avevano assegnato.
Alzatisi tutti tre in piedi, lei al centro e i ragazzi uno davanti e l’altro dietro presero a baciarla, a morderla e a toccarla ovunque sbottonandole i jeans per infilarle subito un dito medio nella fica bagnata mentre l’altro ragazzo gli infilò l’indice nel buco del culo ancora asciutto. Nonostante i ragazzi continuassero a maltrattarla con schiaffi e insulti, il trio migliorava ancora la sua intesa complessiva, interpretando ognuno con trucida passione il ruolo perverso che gli toccava.
Marco si impegnò a fondo sulle tette slacciandole la camicetta e il reggiseno perdendosi finalmente con la testa dentro quel paradiso, l’altro da dietro cominciò a farle scendere jeans e mutande che lei si sfilò del tutto poco dopo consentendo alle mani di infilarsi tra le chiappe sino a raggiungere la fica pelosa. Oramai erano completamente persi tra mani, tette, cazzi e lingue che palpavano ed ispezionavamo quei corpi, finalmente lo facevano dopo averlo segretamente sognato per mesi, dopo essersi masturbati sognando l’uno dell’altra, ora si godevano quell’eros perverso che prima non avevano osato nemmeno immaginare.
Camilla si sedette di nuovo sullo scatolone per riprendere fiato e da quella posizione iniziò a spompinare duro e a masturbare i due cazzi insieme per portarli alla loro migliore erezione. Non avevano molto tempo, tra circa mezzora sarebbe passata la Vigilanza a chiudere i locali così Camilla guidò subito Andrea a distendersi sugli scatoloni, lei prontamente gli salì sopra ed iniziò a cavalcarlo come una forsennata mentre lui le strizzava le tettone con le mani cercando di mordicchiarle i capezzoli. Camilla per coinvolgere anche il suo adorato Marco, che nel frattempo si stava masturbando lentamente mentre la insultava con ogni volgarità conosciuta e le mollava pure un ceffone ogni tanto, si girò continuando la galoppata con Andrea nel verso contrario riuscendo così a raggiungere e a succhiare anche il cazzo di Marco. Lei raggiunse subito l’orgasmo, violento e perverso, del tutto diverso da quelli a cui era abituata, ma continuò a cavalcare Andrea ferocemente, insistendo fino a che lui tra insulti e schiaffi non esplose dentro la sua fica riempendola di sperma. Sentendosi le gambe indolenzite da quella intensa cavalcata si alzò per staccarsi da Andrea, ma prima di dedicarsi a Marco, ciucciò per asciugare il cazzo di Andrea ancora bagnato di sperma e di umori della fica riempedolo di insulti e volgarità:
‘ Sono stata una brava come una vera troia? Hai goduto brutto porco eh, sei rimasto senza fiato! Ammettilo, questo si che è scopare altro che con quella vecchia baldracca secca di Lella! E ora mi trombo questo mezzo frocio di Marco, tu fatti una sega intanto’
Riprese le forze si alzò, guidò per mano Marco, che intanto continuava ad offenderla e a mollarle schiaffi, lo portò vicino allo scaffale dove lei si piegò alla pecorina. La penetrazione di Marco fu ancor più brutale, forse lui era ancora più arrabbiato con lei, forse voleva vendicarsi delle spiate, fatto sta che tra le urla di piacere e quelle di dolore in pochi minuti Camilla ricominciò ad ansimare :
‘Si Marco ora lo voglio nel culo, sputaci e mettimi quel cazzone tutto dentro, fammi male, voglio espiare, voglio il vostro perdono, dai presto che sto per venire….’.
Quello invece preferì continuare a sbatterla nella fica, ma gli sputò nel buco per infilargli di colpo nel culo non solo due dita, come faceva con Lella, ma tutte e 5 le dita insieme facendola urlare di dolore proprio nel momento in cui lei iniziava a tremare per l’arrivo di un nuovo e più violento’ orgasmo che la fece tremare a lungo. Per far raggiungere subito l’apice del piacere al suo adorato Marco – che come aveva sentito da Lella adorava i bocchini – lei si accucciò e cominciò a masturbarlo intensamente prima con le mani, poi succhiandolo voracemente in bocca. Una intensa vibrazione del corpo massiccio di Marco preannunciò la sua sborrata, mentre lui tirandola per i capelli con violenza le faceva entrare in bocca con violenza quasi tutto il suo cazzo. Quando lo sperma le inondò la gola lei tossì disperata che sembrava strozzarsi, poi liberata la bocca dal cazzone violaceo, la sborrata le cominciò ad uscirle dalle labbra, le colò sul mento, le sgocciolo tiepido sulle tettone e le finì sulla pancia.
I tre si ricomposero in fretta, un bacio di saluto al volo ciascuno, un abbraccione e qualche commento su quanto erano stati porci e quanto avevano goduto, mentre filavano via di corsa che tra 5 minuti passava la Vigilanza.
Messaggiarono per un po’ tra un semaforo e l’altro, degli sms bollenti che avrebbero cancellato prima rientrare a casa:
‘Sei uno schianto, la migliore di tutte a fare sesso …un vero talento naturale ‘ una donna speciale … che scopata travolgente ”
‘Siete voi due dei veri maialoni stupendi, ‘ erano mesi che non scopavo ma con tutto questo cazzo mi sono rimessa in pari ‘vi adoro miei piselloni belli ‘ stanotte mi sditalinerò pensando a tutti e due ‘ magari voi fatevi una sega pensando a me, alla vostra maialona’
‘Sei la migliore Camilla altro che quella fica secca di Lella… tu sei una troia di classe una che farebbe resuscitare i morti ‘grazie per il tuffo tra le zinnone non me lo scorderò mai’ sei la migliore con la bocca, te lo dice un intenditore’
Camilla felice, sconvolta e dolorante ovunque per quel sesso così selvaggio ma anche per gli schiaffi e i morsi, salì di corsa le scale entrò in casa e si chiuse in bagno, aveva bisogno di una doccia, voleva liberarsi da quegli odori, dallo sperma seccato ovunque ma anche calmarsi, apprezzare fino in fondo quel momento di felicità estrema ma soprattutto cercare di capire cosa era successo e cosa doveva fare.
Non riuscì invece a trovare pace per tutto il week end, quelle sensazioni estreme, i sensi di colpa, la voglia di altro sesso ancora, aveva bisogno dei due ragazzi, aveva voglia di scoparseli di nuovo, una gran confusione insomma che la rese scontrosa e non le fece chiudere occhio. Lunedì mattina al risveglio la decisione: avrebbe chiesto al Capo Area il trasferimento ad un altro team così da poter mettere una pietra sopra a quella spirale di pericolosa ed incontrollabile follia erotica.
Lella, dopo il diploma, grazie all’aiuto di un parente, aveva trovato un impiego nello studio di un famoso ed importante Avvocato molto attivo anche in politica, poco dopo, a 21 anni, si era fidanzata ufficialmente con Lorenzo, un bravo ragazzo, gran lavoratore, factotum nella ditta di famiglia – ingrosso ittico -, con lui avevano già iniziato a ragionare di mettere su casa, convivenza, matrimonio e figli.
L’Avvocato l’aveva subito apprezzata non solo perchè giovane e carina, sempre sorridente, corpicino malizioso, forme ben tornite sotto i vestitini alla moda, ma anche per la sua discrezione, per l’ intelligenza e per l’educazione. Così dopo solo un anno le aveva assegnato i turni serali diventando – tra le invidie delle altre impiegate più anziane – la sua Assistente personale, quella che ne curava l’agenda, ne seguiva gli impegni, i viaggi di lavoro ed ogni altra esigenza professionale. A Lella piaceva molto quel ruolo, adorava l’Avvocato (oramai quasi Onorevole) un uomo potentissimo, autorevole, stimato da tutti, affascinante nonostante dimostrasse tutti i suoi 55 anni e avesse due figli più grandi di lei.
La sera dopo le 19, prima della chiusura, spesso rimanevano soli in studio, mentre riordinavano gli impegni del giorno dopo, l’Avvocato ripeteva il rito dell’aperitivo, versava con modi eleganti nei due flute appena estratti dal frigo il Prosecco freddo poi brindava con Lella guardandola maliziosamente negli occhi. Lei orgogliosa per la confidenza che Lui le concedeva, un po’ stordita dal vino a digiuno a cui era poco abituata, restava imbambolata ad ammirarlo mentre Lui con gesti appropriati finiva il frizzantino, radunava con calma le sue cose, si rimetteva l’elegante giacca di sartoria ed infine la aspettava sulla porta per scendere insieme dopo che lei aveva spento tutto e inserito l’ antifurto. Una sera in ascensore lui con naturalezza la guardò negli occhi, le sorrise, le accarezzò delicatamente una guancia, lei tremante e trasognante socchiuse gli occhi aspettandosi un bacio che però non arrivò. Ma oramai il ghiaccio era rotto e la sera dopo la passione tra i due prese il sopravvento, lei prima di chiudere lo studio cercò ripetutamente il momento adatto per quel bacio che alla fine arrivò travolgendoli.
Lella profondamente coinvolta in quella nuova storia che si preannunciava passionale ed incontenibile subì più volte in quei giorni il trauma di passare in pochi minuti dagli intensi e raffinati baci dell’Avvocato agli abbracci ordinari e un po’ ruvidi di Lorenzo che la aspettava quasi ogni sera in macchina fuori dal portone del palazzo dello studio. Molto spesso, non appena lei saliva, Lorenzo metteva in moto per andare li vicino, in un angolo buio a ridosso del parco per una mezzoretta di sesso in macchina, un mezzo pompino per cominciare poi lui sdraiava i sedili e la montava quanto bastava per venire e sborrarle sulla pancia, la solita sveltina insomma.
Il venerdì sera invece, specie con la bella stagione, partivano direttamente per il week end nella villetta al mare della famiglia di Lorenzo così finalmente, con tutta la notte a disposizione, scopavano un po’ meglio. Più preliminari, diverse posizioni ma a lui piaceva concludere con una penetrazione anale, una lunga inculata che terminava con lei sfinita sotto di lui con il culo dolorante che sgocciolava sperma.
Ma da quando si era perdutamente innamorata dell’Avvocato, mentre Lorenzo la montava energicamente, Lella aveva preso a fantasticare immaginando di scopare voluttuosamente e di godere tra le braccia del suo affascinante ed importante uomo maturo. Spesso Lella riusciva a raggiungere l’orgasmo fantasticando di fare sesso con l’Avvocato proprio mentre il fidanzato godeva e la irrorava di sperma. Quando lei non riusciva proprio a raggiungere l’apice del godimento, fingeva comunque abilmente un orgasmo tanto per non far preoccupare Lorenzo, poi però andava in bagno a finalizzare il suo piacere sditalinandosi fino all’estasi mentre sognava di essere tra le braccia del suo amato datore di lavoro.
Lella nei giorni seguenti al primo bacio, durante le loro effusioni serali nello studio, aveva ripetutamente cercato di stimolare sessualmente l’Avvocato accarezzandogli insistentemente i genitali, offrendo generosamente alle mani ed alla bocca di lui il morbido contatto con le sue tettone liberate dal reggiseno. Ma lui purtroppo sembrava non accennare ne ad una erezione ma nemmeno ad una chiara eccitazione, alle perplessità di Lella lui rispondeva rassicurante con molta calma che ci sarebbe stato il tempo ed il luogo opportuno per lasciarsi andare alla passione ed al sesso.
Ben presto l’ Avvocato trovò l’occasione giusta per organizzare la loro prima notte di passione e di sesso, sarebbero andati insieme ad un importante Convegno della sua corrente politica sulla Costiera Amalfitana, ma lui avrebbe prolungato quell’impegno di una notte da trascorrere insieme alla sua Assistente Lella invece di tornarsene in tutta fretta in città. Lella era emozionata, dopo averlo tanto desiderato, dopo aver aspettato quasi un mese ora, finalmente, poteva stare 24 ore di seguito insieme all’uomo che amava, nel suo mondo prestigioso, in mezzo a politici importanti e a ricchi industriali, poi una cena raffinata con tete a tete a lume di candela ed infine una notte di follie erotiche sfrenate in quell’Hotel de charme a picco sul mare .
Lui anche quella sera le diede la precedenza nell’ entrare nella suite che ora col buio restituiva attraverso la grande vetrata un incantevole paesaggio notturno del golfo a cui i due innamorati continuarono a guardare estasiati mentre brindavano alla loro prima notte d’amore. Decisero di rilassarsi cominciando con un lungo bagno nella Jacuzzi doppia della loro suite, Lella raggiunse già nuda l’ Avvocato nell’antibagno mentre lui stava prendendo una pasticca di colore celeste da una confezione farmaceutica.
‘Vitamine ed integratori speciali che mi faccio arrivare dall ‘America perché da noi ancora non sono in commercio, non ce le ha nemmeno la farmacia del Vaticano’ le spiegò stranamente impacciato, quasi volesse giustificarsi mentre insieme si sistemavano nella vasca, tenendo a portata di mano il cestello del ghiaccio con la bottiglia di spumante e i due calici.
Nell’acqua che gorgogliava piacevolmente tra cosce e chiappe si lasciarono andare ad abbracci, baci e carezze con l’ Avvocato che sembrava poco preoccupato della sua erezione che ancora tardava a manifestarsi. Intanto lui, con abilità straordinaria, continuava ad eccitare Lella accarezzandole e leccandole prima i capezzoli poi insistendo a lungo con consumata maestria con la punta della lingua tra la fica e il clitoride. Lei oramai bollente di passione cercava di ricambiare come poteva concentrandosi su quel cazzo che proprio non voleva saperne di alzarsi e si domandava se il problema era lei o cos’altro. Infine, rassegnata, decise di lasciarsi andare al piacere godendosi fino in fondo la classe e l’abilità erotica dell’Avvocato davvero imbattibile nell’uso di dita e lingua, cosa sconosciuta a Lorenzo e agli altri due ragazzetti con cui aveva fatto sesso.
Con l’intento di favorire le azioni voluttuose dell’ Avvocato sulla sua fica bollente e bagnata, cambiò posizione per mettersi a ’69’ sopra di lui distesa e accucciata così da offrire la migliore posizione della vagina all’azione delle lingua ma anche delle dita affusolate di lui che si spingevano ogni tanto a dilatarle e penetrarle delicatamente anche il buco del culo. Da quella posizione si accorse con grande sorpresa che sotto l’acqua scrosciante aveva preso forma improvvisamente una inaspettata e prepotente erezione, felice Lella prontamente afferrò con entrambe le mani quel turgido cazzo poi si avvicinò con bocca per cominciare a spompinarlo. Eccitatissima ma sazia dei reciproci giochi di bocca, Lella ora voleva essere finalmente penetrata da quel grosso cazzo cresciuto fino a raggiungere un diametro importante, quindi si girò rimanendo sopra di lui, se lo infilò dentro la fica massaggiata dall’acqua iniziando a cavalcare lentamente, piegandosi quel tanto che consentiva alle sue mitiche tettone di scivolare premendo lussuriosamente sul petto bagnato di lui, coperto di peluria bianca .
Finalmente, dopo pochi minuti di quella galoppata ben cadenzata, lei riuscì a raggiungere un orgasmo intenso, superbo, il primo con lui, quello che tanto aveva desiderato. Lui, dopo averle fatto riprendere fiato per pochi istanti, volle cambiare posizione, la alzò in piedi sulla vasca, la piegò appena facendola appoggiare al muro. Da quella posizione prese a penetrarla da dietro prima lentamente poi con una progressione irresistibile quasi volesse sfondarla, spingendo con scatti ogni volta più prepotenti, carichi di una energia insospettabile. Lui avvertì le vibrazioni del corpo di Lella che preannunciavano l’arrivo di un suo nuovo e più selvaggio orgasmo per cui si lasciò andare all’estasi fino a sborrarle dentro la fica proprio mentre lei sussultava nell’estasi. Si immersero di nuovo nell’acqua scrosciante, rimanendo abbracciati, accarezzati dall’idromassaggio, poi brindarono esausti al loro primo straordinario rapporto sessuale, al loro erotismo ben affiatato che sin dalla prima scopata si era dimostrato eccezionale. Rimasero ancora a rilassarsi a mollo, pochi minuti felici prima di mettersi al letto e crollare esausti in un sonno profondo.
Dopo poche ore di sonno Lella, ancora eccitata per quella giornata indimenticabile trascorsa con l’uomo che amava, si svegliò e al buio, delicatamente, cominciò ad accarezzare il petto dell’Avvocato scivolando sempre più in basso con la mano sino a scoprire con sorpresa che il suo membro era ancora parzialmente eretto. La mano di Lella accarezzava delicatamente quel cazzo tanto desiderato che finalmente si dimostrava sempre pronto, avviandosi rapidamente ad una nuova turgida erezione. L’Avvocato si svegliò piacevolmente e dopo pochi teneri preliminari si stese sopra di lei cominciando a scoparla prima delicatamente poi le alzò piedi e gambe portandoli sulle sue forti spalle, quindi intensificò il ritmo penetrandola più a fondo con scatti feroci e, pochi secondi dopo che l’aveva sentita urlare di piacere, anche lui raggiunse l’orgasmo sborrando sulle tettone, cercando subito dopo la bocca di lei per farselo succhiare delicatamente.
I due amanti avevano trovato un immediato affiatamento sessuale, scopavano proprio alla grande, appassionati ed insaziabili. Nella tarda mattinata mentre facevano colazione sulla terrazza della loro incantevole suite a piombo sul mare cominciarono a stuzzicarsi giocando a spalmarsi il miele sul glande e sui capezzoli per poi leccarselo con voluttà. Il cazzo dell’Avvocato oramai era sempre pronto e quindi cominciarono immediatamente a scopare violentemente sul lettino del terrazzo accarezzati dalla brezza marina.
Continuarono ad amarsi con crescente intensità anche nei mesi successivi a quella prima strepitosa notte di sesso, quando non potevano passare una notte insieme si regalavano un paio di ore di sesso rapido ma intenso nella stanza che l’Avvocato aveva affittato in un appartato Agriturismo a mezz’ora d’auto dallo studio.
In quei mesi Lella viveva anche i preparativi del suo matrimonio con Lorenzo da tempo programmato, che lei – purtroppo – non poteva fermare avendo l’Avvocato escluso ogni ipotesi di separazione, divorzio o altre soluzioni diverse da quella di amanti clandestini.
Quando era costretta a scopare con Lorenzo, Lella continuava a fantasticare per eccitarsi, ma durante il viaggio di nozze aveva perfezionato le sue fantasie aggiungendo una nuova situazione immaginaria: Lorenzo che spiava lei e il suo amato Avvocato mentre scopavano con il povero maritino cornuto che era costretto a masturbarsi mentre sbavava guardando il loro eros raffinato. Era una fantasticheria dal retrogusto amaro per Lella che così riusciva almeno a raggiungere sempre l’ orgasmo durante la sveltina senza dover fingere e poi correre a masturbarsi in bagno.
Ma la tragedia era in agguato, Lorenzo nei mesi successivi divenne sempre più sospettoso tanto che cominciò a leggere di nascosto gli sms del telefono di Lella sino a scoprire un finto Congresso a Ischia che mascherava l’ennesima fuga d’amore di sua moglie col maturo Avvocato.
Lorenzo preparò bene la vendetta seguendo di nascosto i due amanti sull’isola, scattando molte fotografie tra cui alcune dei due che scopavano abbracciati mentre facevano il bagno in mare, in piedi a pochi metri dalla riva parzialmente nascosti da uno scoglio. Quelle foto Lorenzo le avrebbe spedite alla moglie dell’Avvocato ed ai parenti di Lella, mentre lui cercava un nuovo Avvocato a cui affidare la sua separazione.
Tutto in nero

Camilla dopo tante insistenze del marito aveva finalmente rilevato un negozio di Videonoleggio, quindi era assai indaffarata per ristrutturarlo lavorando con passione e con gusto anche in quei giorni di calura prima della chiusura per ferie. Prima di concedersi qualche giorno di vacanza con marito e figlio le rimaneva solo di completare l’allestimento della sala appartata dedicata ai film per adulti e di riordinare parte dell’esposizione.

Per terminare il lavoro in fretta – montare scaffali, trasportare ed esporre i dvd – aveva ingaggiato per quel giorno Senghor, un giovanottone senegalese, un bell’africano molto alto, sempre sorridente, assai apprezzato tra i commercianti del quartiere per la serietà con cui eseguiva diversi lavoretti ‘a giornata’, normalmente pagati in nero. Quell’ enorme ragazzone stava molto simpatico anche a Camilla, che lo aveva già utilizzato altre volte per aiutarla in negozio e oramai erano in confidenza per cui Senghor passava spesso a salutarla, tanto per fare quattro risate o solo per prendere un caffè insieme.

Quel ragazzone africano ricordava a Camilla alla sua adolescenza vissuta insieme a Paoletto, suo dolcissimo amico del cuore che tutti pensavano fosse il suo fidanzato, lei invece custodiva gelosamente il segreto della omosessualità di quel ragazzino. Con lui aveva molta intimità, spesso parlavano di sesso, si scambiavano intimità e si accarezzavano alla scoperta della loro sessualità che stava diventando ogni giorno più prepotente ma che i due, purtroppo, non potevano condividere.

Paoletto, divenuto grandicello, cominciò a vivere la propria omosessualità fecendo le prime esperienze con alcuni ragazzetti di periferia, alternando delusioni e piaceri profondi attraverso avventurette effimere e spesso mercenarie. A Camilla, cui confessava tutte le sue avventure erotiche, un giorno raccontò di aver conosciuto due stupendi ragazzi africani con cui faceva sesso alla grande, due torelli insaziabili con dei cazzi esagerati. Gli parlò con tale entusiasmo del piacere regalatogli dai due cazzoni neri che a Camilla venne una gran voglia di provare anche lei quella esperienza, ma senza perdere la sua verginità. Paoletto entusiasta della sua decisione le promise che avrebbe organizzato la cosa in modo sicuro e che tutti si sarebbero divertiti moltissimo.

Così nel giorno concordato i quattro ragazzi si ritrovarono dopo il tramonto in quel pratone di periferia, dietro i ruderi. I due africani avevano concordato con Paoletto che prima avrebbero soddisfatto Camilla – ma senza scoparsela – poi a turno i due neri si sarebbero inculati il ragazzo sborrandogli bocca come a lui piaceva tanto.

I due africani tirarono fuori dalla patta i loro due cazzi che ancora mosci assomigliavano a delle probosciti così per farseli addrizzare chiesero alla ragazza di alzarsi la gonna, tirasi giù le mutande e fargli vedere la fichetta e il suo bel culo appena un po’ grassottello. Lei tremante ed eccitata obbedì godendosi asua volta la vista dei due cazzoni in via di erezione finendo per allungare fino a toccarli.

I due la guidarono alla scoperta dei loro piselloni senza forzarla, come Paoletto gli aveva chiesto, lei a quel punto si accucciò per poterli masturbare entrambi, rispondendo con le vibrazioni del proprio corpo alla crescente eccitazione dei due neri. Prima uno poi l’altro le sborrarono addosso, schizzando sulle mani e braccia con un rivolo di sperma che le colò dentro la scollatura costringendola a mostrare le due tettine acerbe fuori dalla camicetta mentre si puliva.

Mentre Camilla si riprendeva e si rivestiva vide Paoletto piegarsi per asciugare a turno i due cazzoni dalle ultime gocce di sperma ridando con una breve spompinata immediata vigoria a quei due bei cazzi. Ma quando Paoletto si abbassò i pantaloni e si piegò per farsi inculare dall’uno mentre lo prendeva in bocca dall’altro, fuggì via sconvolta in preda a emozioni contrastanti di eccitazione e di fastidio.

Camilla dopo due notti di tormento e di masturbazione, volle riprovare ma stavolta lasciò che i due negri le toccassero la fica, il culo e le tette arrivando infine a prendere in bocca a turno quei due enormi cazzi. L’azione dei due ragazzi con le mani sulla fica e con la bocca sui capezzoli si fece ossessiva, lei in mezzo a loro come in un sandwich godé come mai aveva provato masturbandosi da sola. Poi uno dopo l’altro accelerò l’azione della mano sui cazzoni finchè li fece sborrare uno sulle chiappe, l’altro sulle tette.

Esausta osservava Paoletto prendere avidamente in bocca un cazzone ancora intriso di sperma, mentre l’altro africano si masturbava cercando una nuova erezione per incularselo a sangue. Camilla allontanandosi confusa pensò che era giunto il momento di donare la sua verginità a quel compagno di classe che la corteggiava da tanti anni, cominciando a praticare e a godersi il sesso normalmente, come tutti i suoi coetanei.

Abbandonati i ricordi di gioventù Camilla si accorse che era oramai ora di pranzo per cui d’accordo con Senghor decise di pranzare con della pizza rimanendo dentro il negozio di Videonoleggio nell’orario di chiusura al pubblico, approfittando dei distributori automatici del negozio per le bevande e per i caffè, in modo da poter riprendere il lavoro subito dopo una breve pausa per terminare tutto prima della chiusura serale. Appena finito il frugale pranzo, si stavano concedendo pochi minuti di relax, lei spaparanzata a vedere un telegiornale dietro il bancone, mentre lui si era ritirato nella stanza dei Video per adulti che stava allestendo.

Durante un attimo di silenzio della tv Camilla udì dei sospiri e dei rantoli provenire dalla stanza dei video porno, allora abbassò il volume del suo tv e capì che si trattava proprio dell’audio in inglese di un pornazzo. Incuriosita andò verso la stanza e scansate le striscie della tenda sulla porta intravide nella penombra Senghor che guardava sulla tv della saletta un film con due bionde che scopavano selvaggiamente con due ragazzoni palestratissimi.

Senghor se ne stava seduto comodamente tenendo le gambe allungate sopra una scatolone, tutto preso a godersi le immagini del dvd, una grande quantità di chiappe, di tette e di grossi cazzoni. Accortosi di Camilla le lanciò il solito sorrisone dai denti bianchissimi che spiccavano nella penombra, lei impacciata entrò nella sala ricambiando il sorriso, incerta ma curiosa.
Non appena lei fu più vicina il ghigno del suo sorriso si trasformò in stupore bloccandosi paralizzata dalla visione dell’enorme cazzone che Senghor si stava lentamente masturbando.

Non essendo ancora in piena erezione quel cazzo nero le ricordava le proboscidi dgli amici africani di Paoletto ben diverso dai piselli bianchi che Camilla aveva conosciuto nemmeno paragonabile a quello del marito che era solo un modesto cazzetto se paragonato al palo di ebano di Senghor

Confusa, tremante, quasi in trance avanzò verso di lui che l’aveva invitata ad avvicinarsi sfoggiando il suo solito sorriso, Camilla non riusciva a staccare lo sguardo dal lento movimento della mano del senegalese che si accarezzava con gusto il suo grosso membro. Una volta vicina non resistette alla tentazione e si piegò per afferrare con voluttà quel gran cazzo con entrambe le mani. Camilla, in piedi ma piegata verso di lui, aveva così iniziato a masturbarlo con intensità mentre la mano del bell’africano le accarezzava prima i capelli, poi scivolava sulle sue tettone ed infine esplorava il culetto cercando via via un varco tra i vestiti e la biancheria intima. Istintivamente Camilla stava avvicinando le labbra a quell’enorme membro per prenderlo in bocca ma la precarietà igienica del contesto la spinse a desistere.

Dopo pochi minuti che smanazzava voluttuosamente Camilla non riusciva più a contenere l’eccitazione, così ruppe gli indugi, si sfilò jeans e mutandine, si sbottonò la camicia lasciando che le tette prorompenti debordassero fuori dal reggiseno poi salì a cavallo del bel ragazzone nero che era rimasto seduto con le gambe distese e il cazzone oramai del tutto dritto. Dopo averlo afferrato di nuovo con una mano,strofinò ripetutamente la cappella dell’enorme cazzone sulle sue labbra vaginali, iniziandoselo a gustare mentre cercava di allargare il varco della sua fica per farselo entrare. Infine non riusci più a trattenersi ed iniziò lentamente a sedersi sopra la grossa cappella favorendone così la lenta e prorompente penetrazione dentro la sua fica bollente che si dilatava con dolore.

Quando quel cazzo esagerato era entrato solo per metà cominciò a cavalcarlo ritmicamente facendolo via via avanzare ancora di più, temendo fosse troppo grosso per ospitarlo tutto intero nella sua fichetta oramai abbondantemente bagnata. Alla fine dovette fermarsi a tre quarti nell’avanzata quando il dolore, divenuto insopportabile, consigliava di arrestare la penetrazione del cazzone esagerato.
I capezzoli tormentati dalle energiche dita di lui, la fica penetrata da gran parte di quel palo di ebano, Camilla nel pieno della passione accelerò ossessivamente il ritmo della cavalcata sentendo dopo pochi minuti il piacere scoppiare dentro di lei, restando per alcuni attimi completamente in balia del suo orgasmo sfrenato.

Distesa sul robusto torace di Senghor, appoggiava il viso e schiacciava le tettone sui suoi forti muscoli scolpiti, Camilla cercava ora riprendere fiato ma dopo poco lui delicatamente la scostò, la fece alzare e la piegò a pecorina con le avambraccia appoggiate su uno scaffale. Da quella posizione Camilla pregustava già il piacere di continuare la scopata immaginando di essere sbattuta brutalmente da dietro fino a che lui non l’avesse raggiunto il suo orgasmo, inondandole di sborra le chiappe e la schiena. Inaspettatamente invece sentiva due dita del robusto negrone armeggiare penetrando a fondo la sua fica ancora grondante di umori per passare poi a infilarsi nel buchetto del culo dilatandolo ripetutamente come a volerne lubrificare l’apertura, aggiungendo per un paio di volte anche saliva che lui sputava direttamente nel solco delle morbide chiappe.

Camilla purtroppo, completamente in balia dei suoi sensi, non aveva calcolato che il montone africano era ben più alto di lei per cui da quella posizione solo alzandosi sulla punta dei piedi poteva incularla facilmente penetrandola brutalmente nel buco del culo con la sua enorme proboscite. Infatti, quando l’enorme cazzone, dopo aver scopato un po’ nella fica per lubrificarsi ben bene ma anche per ritrovare la migliore erezione, iniziò ad premere sul buco del culo oramai bagnato e scivoloso, lei pensò a un piacevole giochetto erotico come tanti per cui acconsentì rilassata a far entrare la punta della cappella nel suo ano oramai dilatato. Però quando lui improvvisamente con un secco ed inaspettato colpo di reni gli fece avanzare un bel pezzo di quel palo dentro il suo culo la sorpresa mista a molto dolore la fece sobbalzare e lanciare un urlo lancinante.

Sulle prime cerco di divincolarsi da quella penetrazione prepotente e violenta, ma lui la tratteneva sotto di se saldamente con le due mani a tenaglia aggrappate sui suoi fianchi burrosi. Non riuscendo a liberarsi da quella presa brutale Camilla infine si arrese accettando di sottostare e finì per godersi quella violenta inculata, restando in balia di sensazioni animalesche e dolorose mai conosciute prima mentre quell’enorme cazzone le squarciava il culetto. Persa nel piacere e nel dolore provò a godersi fino in fondo quella violenta penetrazione quindi, per completare il piacere procurato dal palo nero nel culo, iniziò ad accarezzarsi spasmodicamente con due sue dita che passavano dal clitoride alla fica .

Camilla sentì la progressione dei colpi da dietro e la profondità della penetrazione aumentare fino a confondere del tutto piacere e dolore, avvertì poi gli intensi fremiti dell’orgasmo dello stallone africano, infine arrivò la piacevole sensazione del getto caldo dello sperma arrivare in profondità dentro le sue viscere. Quando lui ritrasse il cazzone il buco del culo rimase ancora un po’ ben dilatato consentendo allo sperma di uscire sgocciolando abbondante nel solco delle chiappe scendendo fino alla fica per poi scivolare o sulle cosce o sul pavimento.

Una volta ripreso fiato, per concludere in dolcezza quell’azione travolgente e brutale di sesso quasi animalesco, Camilla sali in piedi su uno scatolone per abbracciare e baciare il giovane stallone nero, così riuscirono a godersi gli ultimi momenti di passione, lui palpandole intensamente le tettone, lei trattenendo quel cazzone in via di disarmo ancora per un po’ tra le sue cosce bagnate di sperma.

Si ricomposero, ripresero a lavorare senza mai parlare dell’accaduto sino a sera, anche se i persistenti dolori al basso ventre e al buco del culo ricordavano a Camilla che aveva esagerato lasciandosi andare senza freni a dimensioni a cui non era abituata. Solo al momento di salutarsi Camilla, dopo aver pagato, ovviamente tutto in nero, a Senghor quanto pattuito per quella giornata di lavoro, gli fece una lunga carezza che scivolò dal volto sino ai muscoli del petto, sussurrandogli dopo un lungo sospiro: ‘Come immagini ehmm… tra noi non è mai successo niente eeee … e niente succederà mai più’.

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