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Racconti Erotici EteroTrio

Le prime corna.

By 10 Febbraio 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

Ma come faceva a sopportarmi ancora? Certe volte me lo chiedevo. Soprattutto dopo tutte le corna che gli avevo messo da quando ci eravamo messi insieme. Ero stata proprio una zoccola, lo ammetto. Avevo cornificato il mio uomo senza ritegno e lui mi aveva sempre perdonata.
La prima volta che gli ho messo le corna &egrave stata quattro mesi dopo che ci siamo messi insieme. Era l’ultimo anno di scuola, lo ricordo come se fosse ieri. Lui si chiamava Jeffri, era originario del Ghana, però era nato in Italia e era italiano a tutti gli effetti. Ricordo che ogni mattina prendevo l’autobus, dove incontravo tutti gli amici di scuola tra cui c’erano anche Berni e Jeffri. L’autobus era sempre affollato fino all’inverosimile; trovare posto a sedere era un’impresa. Solo Jeffri ci riusciva, che saliva al capolinea, e un giorno mi offrì di sedermi in braccio a lui. Io gli dissi di sì e a Berni questa cosa non piacque affatto, perché Jeffri ci godeva ad avermi lì, seduta sul suo pacco, che puntualmente si induriva come il marmo, e io mi sentivo il suo enorme cazzo duro contro il culo.
Berni mi guardava da lontano in cagnesco, mentre Jeffri mi teneva le braccia intorno alla vita e mi diceva cose porche sotto voce. Tipo che gli sarebbe piaciuto incularmi e scoparmi la bocca, e io facevo la finta offesa e gli davo degli schiaffi sulle gambe, ma in realtà ci godevo a sentirmi dire quelle cose. Mi sarebbe piaciuto che anche Berni mi dicesse cose così, ma invece non lo faceva, perché credeva che facendo così mi mancasse di rispetto.
Un giorno organizzammo di marinare la scuola in massa; l’idea nacque proprio sull’autobus. Qualcuno avanzò la proposta e dopo cinque minuti erano tutti d’accordo che quel giorno invece di andare a fare il nostro dovere ce ne saremmo andati a cazzeggiare al parco. Jeffri era su di giri; anche quel giorno ero seduta su di lui, e avevo una minigonna in cui spesso le sue mani si intrufolavano per toccarmi sotto, e io puntualmente gliele allontanavo, perché non mi andava di dare spettacolo in un autobus affollato come una scatola di sardine. Poi Jeffri mi disse che l’idea di andare al parco invece che andare a scuola era una bellissima idea, così potevamo imboscarci tra la vegetazione e farci una bella scopata.
‘Vacci piano Jeffri, sono fidanzata con Berni’ risposi. ‘E si da il caso che anche lui verrà al parco con noi. Quindi non vedo proprio nessuna possibilità di imboscarci’.
Berni infatti era dall’altra parte dell’autobus, e ci guardava in modo sospettoso. Non gli piaceva affatto il modo in cui flirtavo con Jeffri. E era chiaro che una volta giunti al parco non mi avrebbe lasciata un attimo, e se mi avesse visto allontanare con Jeffri avrebbe dato di matto. Quindi davvero non c’era alcuna possibilità che io e lui potessimo allontanarci senza che lui se ne accorgesse.
Inoltre Berni non vedeva di buon occhio Jeffri perché quest’ultimo era noto a tutti per essersi montato le ragazze più belle della scuola. Mancavo solo io all’appello, ma a quanto pare ero la prossima della lista. Jeffri era un vero rubacuori; avevo molte amiche che ci avevano fatto l’amore, e tutte dicevano che era stato formidabile, e inoltre che era molto dotato. E di questo me n’ero accorta anche io, standogli seduta in braccio sull’autobus praticamente ogni giorno. Ogni giorno appena mi sedevo su di lui non sentivo niente, ma subito dopo una manciata di secondi iniziavo a sentire che si induriva fino a raggiungere dimensioni davvero incredibili. E non vi nascondo che questa cosa mi faceva venire l’acquolina in bocca. Quindi l’idea di imboscarmi con lui nel parco non mi dispiaceva affatto. Ma con Berni alle calcagna sarebbe stato difficile.
E così quel giorno scendemmo dall’autobus e salimmo su un altro che andava al parco. Anche qui mi misi a sedere su Jeffri, il quale lungo il tragitto iniziò a stuzzicare i miei bollenti spiriti elencandomi la lista delle sue ‘vittime’, in cui mi disse presto sarei entrata anche io.
‘E sentiamo, chi sarebbero queste vittime?’ gli chiesi divertita.
‘Giorgia, quella della sezione B. Ce l’hai presente?’.
‘Sì’.
‘Me la sono fatta a casa sua. I genitori erano andati a cena fuori e quindi lei aveva casa libera. Mi ha dato anche il culo’.
‘Anche il culo? Accidenti. E poi?’.
‘Fabiola, quella della sezione C. La conosci?’.
‘Sì, quella con i capelli rossi. Ma non &egrave fidanzata?’.
‘Sì, &egrave fidanzata. Ma io non sono uno che si fa scrupoli. Se una ragazza mi piace, fidanzata o meno, me la faccio’.
‘Che bravo. E poi?’.
‘Alessia, quella della sezione A. La conosci?’.
‘Sì, quella che sembra una modella’.
‘Esatto, e fa certi pompini che sono la fine del mondo. E poi alla fine si fa anche sborrare in faccia. Tu piuttosto, come te la cavi con la bocca?’.
‘Credo di essere abbastanza brava’.
‘Non vedo l’ora di scoprirlo’.
‘E chi te lo dice che riuscirai ad avermi?’ dissi in tono di sfida.
‘Allora non lo hai capito ancora che hai le ore contate? Rassegnati, oggi entrerai nella lista delle mie vittime’.
‘Oh!’ risposi prendendolo in giro. ‘Che paura!’.
Intanto Berni continuava a guardarci da lontano, ci teneva sotto controllo, si accertava che Jeffri non facesse troppo il maiale con me. Ogni tanto io lo guardavo e gli sorridevo, come per tranquillizzarlo e fargli capire che era tutto a posto, che non aveva nulla da temere, che gli sarei rimasta sempre fedele. Ovviamente era una balla. L’idea di imboscarmi con Jeffri mi eccitava da morire. Bisognava trovare solo il sistema di farlo senza che Berni se ne accorgesse.
Povero Berni. Chissà che pene dell’inferno stava soffrendo nel vedermi flirtare insieme a un altro. E non era un altro qualsiasi, era colui che aveva la nomina di essersi montato le ragazze più gnocche della scuola. Probabilmente aveva paura che sarei potuta essere la prossima. In ogni modo arrivammo al parco; eravamo circa una trentina, freschi diciottenni con voglia di divertirsi. E qualcuno aveva anche portato il pallone. C’erano tutti i presupposti per una giornata piacevole, ma Berni era d’umore nero, e seguiva me e Jeffri come un cagnolino, senza mai perderci d’occhio. Ad un certo punto Jeffri mi diede una gran pacca sul sedere e Berni perse le staffe.
‘Ehi, tieni giù le mani! Moana &egrave la mia fidanzata’ disse.
‘Che ho fatto?’ chiese lui facendo finta di non capire. ‘Le ho dato una pacca sul sedere, mica le ho infilato un dito in culo?’.
Il parco era mezzo vuoto. In mezzo alla settimana era sempre così. C’era una gran pace. Poi nei fine settimana si riempiva di famigliole e di bambini che correvano a destra e a sinistra. Ci mettemmo a sedere sul prato, qualcuno cominciò a fare due tiri con la palla, altri tirarono fuori sigarette e addirittura c’era qualcuno che aveva portato dell’erba. Dopo un po’ venne allestito un campo da calcio, facendo i pali delle porte con gli zaini, e quindi alcuni di noi cominciarono a giocare. Per un po’ giocò anche Jeffri, e quindi Berni ebbe modo di parlarmi e dirmene quattro sul mio comportamento di quei giorni.
‘Che cosa ci trovi in lui?’ mi chiese.
‘Io?’ risposi stupita. ‘Assolutamente niente. Lo sai che amo solo te’.
‘E allora perché continui a fare la gatta morta con lui?’.
‘Io? Mi sa che ti sbagli, Berni. Io non faccio la gatta morta con lui’.
E invece lo facevo e come. Anzi, stavo facendo proprio la zoccola.
Ad un certo punto Jeffri chiamò Berni e lo invitò a unirsi alla partita di calcio. Pensai subito che fosse un modo per riappacificarsi con il mio fidanzato, per fargli capire che non aveva nulla da temere. In principio Berni disse di no, ma lui insistette così tanto che alla fine andò anche lui. Guardai i miei due contendenti giocare a calcio, buttarsi contro gli avversari e cercare in ogni modo di segnare. Poi Jeffri ad un certo punto venne verso di me e mi disse di fare come gli dicevo, e cio&egrave di incamminarmi laggiù, dove la vegetazione era più fitta, e di aspettarlo. Lui mi avrebbe raggiunta quanto prima.
‘Non se ne parla proprio. A Berni cosa gli racconto?’.
‘Non vedi che Berni &egrave impegnato a giocare? Quando si accorgerà della tua assenza sarà troppo tardi, perché sarai diventata già mia’.
Non potevo dirgli di no. Stavo aspettando quel momento da quando avevo cominciato a flirtare con lui. E allora mi alzai e andai verso la fitta vegetazione. Berni non si accorse di nulla. Stavo per imbattermi in un’avventura davvero storica, e cio&egrave per la prima volta stavo per mettere le corna al mio fidanzato. E così mi feci strada tra gli alberi percorrendo un sentiero stretto che mi portò in uno spiazzo isolato. C’erano un tavolino e una panca da picnic, decisi di aspettare lì l’arrivo di Jeffri, che non avrebbe tardato a raggiungermi. Era tanta la voglia di avermi che ero sicura che non avrei dovuto aspettare molto per vederlo comparire sul sentiero che avevo appena percorso. Era solo questione di minuti.

Moana.

(Continua…)

Link al racconto:
http://paradisodisteesabri.blogspot.it/2016/12/povero-berni.html
&egrave vero, la prima volta che Moana mi ha messo le corna &egrave stata con Jeffri. Era già da qualche giorno che li vedevo flirtare, ed era come se sapessi che prima o poi sarebbe successo. Non sapevo quando, non sapevo dove, ma sapevo che presto Jeffri si sarebbe scopato la mia fidanzata. Non so come faceva, ma lui aveva un certo fascino, le ragazze non sapevano dirgli di no. Forse per la nomina che si portava dietro; si diceva infatti che avesse un cazzo notevole. Forse era questo che attirava le ragazze, forse volevano scoprire se quella diceria fosse una cosa reale oppure appunto una diceria e basta. In ogni modo Jeffri si era fatto tutte le ragazze più gnocche della scuola. Nei bagni dei maschi non si parlava d’altro: ‘hai sentito? Jeffri si &egrave scopato anche Giorgia’, per esempio. Oppure: ‘hai sentito, Lorella ha fatto un pompino a Jeffri negli spogliatoi della palestra’. Insomma, Jeffri era l’idolo di noi maschi perché lo vedevamo come una specie di eroe da imitare, ed era l’idolo delle femmine perché era per loro una specie di maschio alpha, un maschio dominante superiore a noi altri.
Jeffri, come dicevo, si era fatto tutte le ragazze più gnocche della scuola. Mancava all’appello soltanto Moana, che era la mia fidanzata, e che era certamente una delle ragazze più gnocche della scuola. E tutti si chiedevano: ‘come mai Jeffri ancora non si &egrave scopato la fidanzata di Berni?’. E questa cosa mi mandava al manicomio, anche perché avevo notato che tra loro due era nata una certa simpatia, e questa simpatia era poi sfociata in un flirt continuo e senza freni. A poco alla volta stava succedendo ciò che in qualche modo era ovvio che sarebbe successo, e cio&egrave Moana stava cedendo alle avance di Jeffri, e io stavo per beccarmi le mie prime corna, le prime di una lunga serie che hanno caratterizzato la nostra lunga relazione d’amore.
In ogni modo quel giorno, come vi ha già raccontato Moana, noi e un bel gruppetto di amici, avevamo deciso di andare al parco anziché andare a scuola. C’era anche Jeffri, il quale non la smetteva di provarci con Moana, anche in mia presenza, e questo mi stava mandando su tutte le furie. Poi, ad un certo punto, mentre ero impegnato in una partita di calcio, persi di vista a entrambi. Allora a quel punto capii che stava succedendo. Sì, Jeffri si stava impossessando della mia fidanzata, chissà dove. Il parco era molto grande, agli occhi di un turista poteva sembrare addirittura infinito. Era infatti un tempo la riserva di caccia di un re, celebre in tutto il mondo, e adesso si stava trasformando sotto i miei occhi nel luogo in cui la mia fidanzata mi stava cornificando. In principio il fatto che fossero entrambi scomparsi dalla mia visuale mi fece arrabbiare così tanto che decisi di adottare la tecnica dell’indifferenza. Ormai lei non era più mia, dovevo farmene una ragione. Ma poi mi prese una specie di scatto d’orgoglio; dovevo fare qualcosa. Dovevo riappropriarmi di qualcosa che era mio. E allora mi misi a cercarli. Ma da dove potevo cominciare? Come già vi ho detto il parco era immenso. Avrei potuto girare per delle ore senza trovarli da nessuna parte. Chissà in quale anfratto si erano andati a cacciare.
Cominciai a correre come un disperato, e a un certo punto persi anche le speranze. Poi però quando stavo per ritornarmene indietro allora li vidi. Stavano in uno spiazzo circondato da una vegetazione fitta. Moana era seduta su un tavolo di legno da picnic, come ce n’erano tanti disseminati nel parco. Aveva le gambe aperte e la minigonna tirata sui fianchi. Aveva tolto il perizoma e Jeffri stava inginocchiato davanti a lei, con il viso in mezzo alle sue cosce, e gli stava leccando la fighetta. Erano lontani da dove mi trovavo io, ma li vedevo bene, e loro non potevano vedere me, perché ero nascosto dietro ad un albero. Però vedevo chiaramente che Jeffri stava facendo un buon lavoro con la bocca, lo vedevo infatti dall’espressione di piacere che aveva la mia fidanzata. Quando godeva aveva un’espressione imbambolata, con le pupille tirate verso l’alto, quasi come se stesse perdendo i sensi.
Non sapevo come comportami, se uscire allo scoperto e mettermi a fare un casino oppure lasciarli finire. Poi decisi di assistere fino alla fine, così da avere le prove dell’infedeltà della mia fidanzata, e rinfacciarglielo alla prima occasione. Ero sicuro che la notizia si sarebbe diffusa in tutta la scuola, Jeffri lo avrebbe raccontato a chiunque; alla sua lunga lista di aggiungeva un’altra gnocca, Moana. E a quel punto io sarei diventato agli occhi di tutti un cornuto, e la mia fidanzata una puttanella. Era inevitabile.
Ad ogni modo, dopo averla fatta godere con la bocca Jeffri si mise in piedi, poi prese Moana per i fianchi e la fece scendere dal tavolo. Si tirò giù la lampo dei jeans e fece uscire fuori il suo enorme cazzo nero; era vero quello che si diceva in giro, e cio&egrave che Jeffri era un superdotato. Aveva un cazzo notevole. E quando Moana lo vide spalancò gli occhi, quasi non poteva crederci. E allora scoppiò a ridere, poi disse: ‘che sventola!’. Lui non perse tempo, stando dietro alla mia fidanzata gli indirizzò il cazzo contro le labbra di sotto e glielo fece entrare lentamente. Moana era immobile, aspettò pazientemente che Jeffri fosse completamente dentro. A quel punto lui la prese con decisione per i fianchi e iniziò a scoparsela. Ogni tanto si guardavano intorno per assicurarsi che non venisse nessuno. Ma era un anfratto molto nascosto, era improbabile che qualcuno potesse vederli (a parte me).
Dovetti riconoscere che Jeffri si fece la mia fidanzata in modo davvero impeccabile; voglio dire, non era facile fare l’amore in quella posizione, stando in piedi. Eppure per lui sembrava una cosa molto naturale. E Moana lo lasciava fare, si lasciava penetrare senza muoversi neanche un po’, lasciava tutto il lavoro a lui, si limitava soltanto a godere e con una mano si teneva ancorata al tavolo da picnic, perché le spinte di Jeffri erano così decise che forse aveva paura di perdere l’equilibrio.
‘E allora’ chi &egrave più bravo a fare l’amore, io o Berni?’ le chiese.
‘Non ci sono dubbi. Sei più bravo tu. Scopi da dio!’ rispose Moana.
E in effetti come negarlo. Era veramente un professionista, e io invece ero solo una mezza sega e dovevo rassegnarmi. Ormai Moana era sua. Da quel giorno, pensai, potevo dire addio alla mia fidanzata. Era durata anche troppo quella storia. D’altronde come avevo potuto soltanto immaginare che una gnocca come Moana potesse stare con uno come me? Moana era una di quelle ragazze che meritavano il meglio, soltanto gli stalloni da monta doc. A scuola era un vero e proprio idolo del sesso; i ragazzi non parlavano che di lei, e ognuno di loro sognava di andare a letto con lei. Come potevo io mettermi al di sopra di tutti gli altri? Come avevo soltanto potuto pensarla una cosa del genere? Moana non era la ragazza giusta per me. Dovevo cercarmi una fidanzata più alla mia portata. In genere quelle come lei i tipi come me non li guardavano neppure. Dovevo farmene una ragione. Quindi stavo per andarmene sconfitto; Moana ormai apparteneva a Jeffri. Ma poi sentii lui che le diceva:
‘Cosa aspetti a lasciarlo?’ si riferiva a me. ‘Tu meriti molto di meglio’.
‘Eh no’ rispose lei. ‘Puttana sì, ma infedele mai. Io sono sua e quindi il mio cuore appartiene a lui’.
‘Contenta tu”.
Quelle parole mi riempirono di gioia. Moana amava davvero me, e se quella con Jeffri era solo una scappatella potevo anche perdonarla. D’altronde perché rovinare tutto per colpa della gelosia? Certo, quello a cui stavo assistendo era certamente molto doloroso per me; un altro uomo stava possedendo la mia fidanzata. Però non era un tradimento completo, era solo un tradimento fisico, quindi in fin dei conti potevo passarci su. Il guaio era che avrei dovuto fare finta di niente tantissime altre volte, come ben sapete. Moana non sapeva resistere alla tentazione di avere altri uomini oltre a me. Ma in un certo senso era il prezzo che dovevo pagare per stare insieme ad una ragazza tanto desiderata come lei.
E proprio in quell’istante vidi Jeffri uscire di colpo dal corpo di Moana; stava per mettersi a sborrare, ed era riuscito a farlo uscire in tempo, e i fiotti le schizzarono copiosamente sul culo. Accidenti, era una fontana! Le natiche della mia Moana ne erano completamente ricoperte. A quel punto decisi di allontanarmi e ritornare al punto in cui eravamo prima. L’avrei aspettata e gliene avrei dette quattro.

Berni.

(Continua…)

Link al racconto:
http://paradisodisteesabri.blogspot.it/2016/12/le-prime-corna.html Mi rimisi il perizoma e ritornai da Berni. Avevo la figa in fiamme. Non avevo mai preso un cazzo così grosso come quello di Jeffri. E comunque subito notai che Berni era d’umore nero. Mi sentivo un po’ in colpa per quello che avevo appena fatto, ma allo stesso tempo mi sentivo appagata.
Vidi Berni prendere le sue cose e avviarsi verso il cancello del parco senza neppure salutarmi. Lo raggiunsi per chiedergli spiegazioni. Era chiaro che il fatto che fossi sparita di punto in bianco lo aveva insospettito. Non sapevo ancora che in realtà mi aveva vista fare l’amore con Jeffri.
‘Tesoro, dove stai andando?’ gli chiesi, ma lui continuava a camminare spedito senza neppure guardarmi.
‘A casa. Voglio starmene per conto mio se non ti dispiace’.
‘Ma cosa ti ho fatto?’ gli chiesi allarmata.
‘Lo sai benissimo cosa hai fatto’ rispose lui. ‘Sono molto deluso, non credevo che tu fossi così’.
‘Così come?’ domandai.
‘Così puttana’ mi disse e poi si girò verso di me. ‘Ti ho vista, cosa credi? Ti ho vista mentre ti facevi sbattere da quello lì’.
Non sapevo cosa dire. D’altronde non potevo difendermi in nessun modo. L’avevo fatta grossa, lo so, e chiaramente lui non mi voleva più. Così abbassai gli occhi per la vergogna di essere stata scoperta. Non volevo che Berni mi lasciasse per una scappatella, d’altronde io lo amavo, anche se a letto non era un fenomeno come Jeffri.
‘C’&egrave qualcosa che posso fare per farmi perdonare?’.
‘Non credo’.
‘E se venissi a casa tua e ti lasciassi fare di me ciò che vuoi? Qualunque cosa. Ti va di sborrarmi in faccia? O magari in bocca. Ti posso leccare le palle se vuoi. Ti piace tanto quando lo faccio. Ti lascerò fare tutto ciò che desideri’.
Berni un po’ controvoglia acconsentì a portarmi a casa con lui. Avrei dovuto lavorare sodo per farmi perdonare, ma ero sicura che ci sarei riuscita. Avevo appena diciotto anni, ma ero abbastanza brava a far godere gli uomini. Conoscevo già molti trucchetti per procurare loro il massimo godimento. Ma lungo la strada di casa Berni non mi diceva una parola; camminava avanti senza permettermi di raggiungerlo. Cercavo di stare al suo passo, ma lui si teneva sempre un passo più avanti. Feci un balzo per raggiungerlo e gli presi amorevolmente la mano, ma lui non volle e allora lasciai la presa.
‘Quello che hai fatto &egrave imperdonabile’ mi disse, e io non risposi per non irritarlo ulteriormente, ma nella mente passavo in rassegna tutte le cose che gli avrei potuto fare una volta giunti a casa per fargli dimenticare l’accaduto. C’era una specialità che sapevo fare, che avevo fatto una sola volta con un ragazzo conosciuto in vacanza, una cosa che mi aveva dato appagamento e che aveva fatto godere come un matto lui. Ero sicura che se l’avessi fatto anche a Berni lui mi avrebbe perdonato qualunque cosa. O forse no, non lo sapevo, ero molto confusa. Non sapevo con certezza cosa avrei dovuto fare una volta giunti a casa sua, sapevo solo che avrei dovevo darmi da fare come non mai.
Eravamo quasi arrivati, e Berni continuava a camminare spedito per assicurarsi che fossi abbastanza distante da lui. Non voleva che ci fosse alcun contatto tra di noi, e soprattutto non voleva sentire la mia voce. Non mi voleva. Ma il problema era che io volevo lui, e avrei fatto qualunque cosa pur di riconquistarlo.
A casa sua i suoi genitori non c’erano; erano entrambi a lavoro. Non sapevo esattamente come procedere, perché Berni si mise sul divano a giocare con la playstation, ignorandomi completamente. Allora mi misi al suo fianco e cominciai a baciargli il collo e ad accarezzargli il petto, ma lui niente, era come se non esistessi. Allora gli tirai giù la lampo dei jeans e infilai dentro una mano e afferrai il suo cazzo, che al momento era a riposo, ma nel giro di qualche secondo si indurì in modo osceno, e la cosa mi rese molto felice.
‘Aaahhh!’ esultai e glielo tirai fuori. ‘Ben svegliato!’.
Ma lui continuava a fare finta che quello che stavo facendo non lo riguardava, e continuava a giocare con la play senza staccare mai gli occhi dallo schermo. Era un gioco di guerra, o qualcosa del genere. In ogni modo mi avvicinai con la bocca al cazzo e tirai fuori la lingua leccandolo dalla base fino a sopra.
‘Mi perdoni?’ gli chiesi, ma lui mi rispose con un grugnito. In effetti una leccatina era un po’ poco per farmi perdonare. E allora gli slacciai la cintura e gli tolsi i pantaloni e gli slip insieme. Adesso era nudo dalla vita in giù. Mi misi in ginocchio tra le sue gambe e iniziai a leccargli e succhiargli le palle. Era una cosa che lo faceva letteralmente impazzire. Gli piaceva da matti quando glielo facevo, eppure quella volta fece finta di non provare niente, nonostante ci stessi mettendo tutta me stessa per farlo godere. Allora decisi di adottare quella specialità che sapevo fare, che avevo fatto solo una volta nella mia vita ma che sapevo che non lo avrebbe lasciato indifferente. E allora gli strappai il joystick dalle mani e lui protestò un po’, poi gli alzai le gambe e con la bocca mi diressi sotto, tra le palle e l’orifizio anale, leccando in quella zona che odorava intensamente di sudore e ‘altro’. Poi con la lingua raggiunsi definitivamente il buco del culo. Era la prima volta che facevo una cosa del genere a Berni e non sarebbe stata l’ultima.
‘Ti piace?’ gli chiesi.
‘&egrave’ bellissimo’ rispose con un filo di voce. Finalmente ero riuscita a trovare il suo punto debole, e allora lo sfruttai per bene, succhiandoglielo e leccandoglielo senza sosta. Però c’era qualcosa che non andava con la sua coscienza, e allora disse: ‘Moana’ non devi’.
‘Perché?’.
‘Perché mi sembra di mancarti di rispetto’.
‘Non mi stai mancando di rispetto, perché sono anche io a volerlo. Se lo faccio &egrave perché mi piace, e so che piace anche a te’.
E allora continuai, poi facemmo l’amore lì sul divano, e prima che Berni venisse gli dissi che poteva sborrarmi in faccia. Ma lui mi disse categoricamente di no, che quella sì che era una cosa irrispettosa. E allora cercai di fargli capire che no, non lo era, poiché lui era il mio fidanzato, e non c’era niente di male se mi veniva sul viso. Ma lui disse che preferiva di no, non era ancora pronto. E non lo sarebbe stato per ancora molto tempo. Dopo un anno, come sapete, Berni era riuscito a superare quello scoglio, e mi schizzava in faccia spesso ad ogni fine rapporto. E io lo adoravo quando lo faceva, e mi mettevo sempre lì in posa ad aspettare i suoi schizzi, che arrivavano sempre copiosi e caldi.
Berni preferì sborrarmi sulla pancia, e comunque a me andava bene.
‘E allora’ mi perdoni?’ gli chiesi.
‘Certo che ti perdono amore’ mi rispose accasciandosi su di me e baciandomi dappertutto. Era fatta. E quel giorno capii una cosa, che non c’era niente di meglio che una bella scopata per farmi perdonare le porcate che facevo con gli altri uomini. Perché sarebbe capitato anche altre volte, me lo sentivo. Ero fatta così. Non ci potevo fare nulla. Avrei avuto tante altre scopate da farmi perdonare. Amavo Berni alla follia, non volevo che mi lasciasse, ma non volevo neppure rinunciare ad avere altri uomini.

Moana.

(Fine.)

Link al racconto:
http://paradisodisteesabri.blogspot.it/2016/12/tutto-cio-che-desideri.html

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