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Le sculacciate della Mamma

By 31 Ottobre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Salve, sono un uomo di 40 anni. Sono stato educato alla vecchia maniera. Mia madre sosteneva che le pene corporali erano le più adatte ad istruire i figli.
Quindi, ogniqualvolta che mi fossi reso colpevole di qualsiasi marachella, secondo tale metodo educativo, per lei era l’occasione giusta per impartire una severa lezione di vita, direi, anche dolorosa: le sculacciate.
Se i miei glutei potessero parlare di prima persona, testimonierebbero le tragiche sofferenze che hanno patito dalle mani di mia madre.

La sculacciata era il suo metodo educativo preferito. Quando ritornavo a casa con brutti voti o giungevano lagnanze dai genitori di qualche compagno di scuola, sapevo già la punizione che mi aspettava.
Alcuni compagni avendo capito le sane abitudini di mia madre, animati da spirito cattivo, inventavano storie assurde per il solo gusto di farmi punire.
La liturgia della penitenza era una prassi ormai consolidata. Lei si sedeva in salotto, io mi calavo i calzoni e le mutande, e poi mi sdraiavo sul suo grembo.
In quegli istanti angosciosi tenevo gli occhi chiusi, perché in quel modo il dolore sembrava più sopportabile.
In casa si sentiva soltanto il rumore secco della sua mano aperta che colpiva con forza i glutei, soffrendo in silenzio.
Dopo ogni trattamento doloroso correvo in camera a leccarmi le ferite. Mi toccava stendermi sul letto con la pancia; per alcune ore, era impossibile sedersi.
Quella terapia educativa è durata fino all’età adolescenziale.

Infatti, avevo quindici anni, quando la mamma smise di impartire le sue lezioni di vita; quel giorno accadde un episodio molto imbarazzante.
Fu un momento di grandissimo disagio che ancora oggi vive nei miei ricordi, e che mi ha condizionato la vita.
A distanza di anni sento ancora le stesse emozioni che provai quel giorno, ma anche il senso di vergogna che mi ha perseguitato per tanto tempo.

Avevo quindici anni compiuti; fisicamente ero già uomo.
Durante un incontro di calcio commisi un brutto fallo e l’arbitro mi espulse senza esitare.
Era un incontro importante perché, per la prima volta, giocavo come titolare dal primo minuto.
Per la grande occasione vennero a vedermi anche i miei genitori.

Appena vidi il cartellino rosso esposto in aria, di fronte al naso, mi girai verso gli spalti. Il primo volto che incrociai fu quello di mia madre. Nei tratti severi del viso vidi in modo palese il suo disappunto, o disprezzo, per quello che avevo fatto.

Al rientro in casa sapevo già quale era il castigo che mi aspettava. Papà non aveva mai approvato i metodi educativi della mamma; quel giorno, per evitare l’ennesima litigata, non entrò in casa.

La Mamma, come di consueto, aspettava in salotto, seduta al suo posto, pronta ad impartire la sua lezione di vita.
Come d’abitudine mi avvicinai, sbottonai i pantaloni, ed insieme alle mutande li feci scivolare fino alle caviglie.
Immediatamente provai un senso di vergogna a mostrare le parti intime, nude, di fronte al suo sguardo.
Lei comprendendo il mio imbarazzo adottò un atteggiamento pudico, quindi evitò con discrezione di fissarmi in basso.
Attendeva, indifferente e rigida, come sempre, con sguardo severo, che io mi sdraiassi sul suo grembo.
Quel giorno la mamma indossava una gonna stretta che a causa della postura assunta dal suo corpo, con le gambe leggermente aperte, si era ritirata indietro lasciando scoperto le cosce e lo scoscio.

Fu la prima volta che notai quel particolare, ciò che mi turbò maggiormente furono le mutandine nere che si perdevano tra i candidi glutei rotondi.
Quella immagine mi turbò enormemente, perché face emergere nei miei pensieri un desiderio morboso inaudito ed assurdo nei suoi confronti.
Dentro di me sentivo delle vampate di calore, che si diffondevano nel corpo, concentrandosi all’inguine.
Le gambe della mamma mi avevano eccitato. Ma quello che avevano acceso più di tutto il desiderio innaturale, furono le mutandine nere voluminose che lasciavano intendere una figa corpulenta.
La bramosia suscitata dalla visione dello scoscio della mamma si stava concretizzando con un’erezione del cazzo.
Infatti, iniziai ad avvertire la pulsazione delle vene che causarono un lento movimento della massa spugnosa, mentre si ingrossava.

Proprio in quello istante la mamma mi afferra da un braccio, tirandomi verso il basso, fino a farmi sdraiare sul suo grembo.
Appena il cazzo, già duro, venne a contatto con le sue cosce nude, avvertì immediatamente il tepore della sua pelle, calda ed accogliente.

La mamma cominciò a picchiare duro. Come di consueto il dolore era forte; ma stranamente quel giorno sembrava gradevole.
Mentre la mamma si accaniva contro il mio posteriore, avvertivo una sensazione di piacere che si diffondeva lungo la spina dorsale e all’inguine.
Il cazzo era diventato duro e pulsava al ritmo folle di quella frenetica sculacciata.
Il movimento concitato delle gambe, causato dalle percosse, la compressione del cazzo nelle cosce della mamma, mi stimolarono come se fosse soggetto ad una piacevole masturbazione.
La fantasia era fervida in quegli anni. Così immaginai la sua figa pelosa a contatto con il mio cazzo duro, separato soltanto dalla tenue stoffa delle mutandine.
Mi sembrava di cogliere il calore della sua fica, che certamente pulsava anche lei come il mio cazzo duro.

La mamma era talmente presa dalla ira e dall’impegno nella azione punitiva che non colse subito la drammaticità della situazione che si era venuta a creare.
Il cazzo, infatti, era totalmente incastrato all’interno delle sue cosce e completamente sollecitato dai movimenti concitati delle gambe e del mio bacino.
Il corpo della mamma si agitava in modo spasmodico, stimolandomi il cazzo in modo sublime, era come se stessimo facendo del sesso.
Le emozioni erano talmente forti che dovetti chiudere gli occhi e stringere i denti per non gridare dal piacere che stavo provando; era un vero turbinio di sensi, ed in balia di una violenta tempesta ormonale.

In quei momenti, il cazzo era duro e strusciava piacevolmente nelle sue cosce, era una sensazione straordinaria.

Più picchiava e più godevo.

In quegli istanti il corpo mi sembrava in preda al delirio incontrollato dei sensi.
Ad un certo punto avvertì dei forti spasmi al cazzo. I brividi che stavano tormentando i coglioni, mi preannunciarono il culmine di quella deliziosa sensazione di sesso.

Pertanto, in piena estasi, ero in procinto di sfogare tutto il piacere che la mamma aveva provocato con le sue conturbanti cosce e la passione di quella straordinaria penitenza.
L’orgasmo divenne in pochi istanti una sensazione insostenibile; perciò mi lasciai andare completamente alle emozioni di quel meraviglioso abbraccio.
Mentre, la mano della mamma colpiva duro sui glutei, il mio cazzo, stretto tra le sue calde gambe, sborrava abbondantemente nello scoscio.
Fiotti di sperma impregnarono le mutandine della mamma, e spessi rivoli di sborra colarono nell’interno coscia.
In quei momenti concitati mossi il bacino in modo convulso come se stessi scopando.

Ad un certo punto la mamma bloccò la mano sui glutei. Affondò le unghia nella pelle e mi respinse violentemente dal suo grembo, fino a farmi cadere sul tappeto.
Il senso di imbarazzo fu talmente forte che non osai guardarla.

Poi la sentì alzarsi velocemente dal divano, e correre come una furia verso il bagno.

Per alcuni di giorno evitò di parlarmi.

Poi, una sera, mi disse che quel spiacevole incidente non era una cosa naturale, che sarebbe stato meglio, per entrambi, se fosse rimasto un segreto.

Avrei voluto dirle tante cose, una di più di tutto, che quella sculacciata mi era piaciuta tantissimo.

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