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Racconti Erotici Etero

Le sofferenze del cuore

By 3 Giugno 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Le sofferenze del cuore

Guardavo le lacrime solcare il suo viso.

Mi rendevo conto che stava passando un brutto momento, che le crollava il mondo addosso, ma era inevitabile che finisse così: la fiducia riposta in quella ragazza era miseramente crollata la sera prima.

Farle una sorpresa, andando a casa sua senza avvisarla, era stato la mia idea più insulsa.

Avevo voglia di stare con lei, era tutto il giorno che mi girava per la testa il pensiero del suo corpo fremente sotto il mio, con conseguenze’ .naturali.

Sul lavoro non riuscivo a stare concentrato, mi perdevo in voli empirici e il traguardo era sempre lei, solo lei.

Così, uscito dall’ufficio, comprai un mazzo di fiori e mi avviai direttamente a casa sua per condividere i miei turbamenti.

Poiché la sua finestra era al piano terra, per gioco non bussai e andai direttamente a fare facce burlesche sul vetro.

Immaginate il mio stupore quando la vidi seminuda, abbracciata ad un ragazzo.

Rimasi come un deficiente a guardare quello che avveniva dentro quella stanza.

Il primo pensiero fu d’avere sbagliato casa, poi finestra, infine ragazza, ma, purtroppo tutto coincideva.

Guardavo allibito la mia ragazza spogliarsi e lasciarsi andare sotto le mani dello sconosciuto: riconoscevo il suo corpo man mano che si denudava e, soprattutto, riconoscevo quell’espressione erotica sulla sua faccia ogni volta che si accingeva a fare l’amore.

Mi sembrava di vedere un film: io, spettatore nascosto di un film porno.

Le luci, leggermente velate, giocavano creando figure cinesi.

Vedere lei nuda ‘lui nudo’

Quando i loro corpi frementi si unirono, i fiori, strapazzati, mi caddero dalle mani, come i miei sogni infranti.

Pensai ai nostri momenti di passione e, masochisticamente, li comparai con quelli del momento.

La sofferenza saliva come i loro gemiti; vedevo i movimenti sempre più decisi, guardavo esterrefatto il corpo della mia ragazza aperta al massimo piacere, le carezze sempre più violente, i baci sempre più intensi e, frustrato, me ne andai.

Quella notte fu terribilmente lunga; una notte di pensieri, una ricerca continua di scusanti per lei, di colpe per me.

La luce del mattino mi trovò che stavo ancora pensando.

Svuotato dentro, come tutte le persone che perdono tutti i motivi di credere, mi alzai e andai a lavorare.

Guardandomi allo specchio sembravo uno zombie: occhi gonfi, barba incolta.

Mi guardavo quello specchio, ancora una volta cercai mille scusanti e ancora una volta non ne trovai.

Ero un tradizionalista: fedele e premuroso.

Ovunque girassi il coltello, la lama era sempre verso il mio cuore.

Riguardai i miei occhi allo specchio, li vidi svuotati, privi di passione, inerti al futuro ed ebbi un moto di ribellione: pensai che Patrizia, la sua migliore amica, era da sempre interessata a me e me l’aveva fatto capire in mille modi. A volte anche sfacciatamente.

La chiamai e le dissi se aveva piacere di venire a casa mia quella sera per festeggiare un avvenimento particolare; quando lei mi chiese chi partecipasse alla festa, io le risposi con una voce che non ammetteva possibilità d’incomprensioni:

‘La festa &egrave solo per te’

Un attimo di silenzio, un sospiro soffocato: ‘ A che ora?’

Il tempo di spiegare i dettagli e farle un ultima battuta: ‘Ti aspetto sexy come sai essere tu, quando vuoi”

Chiusi il cellulare senza aspettare risposta e chiamai la mia ragazza.

‘Ciao tesoro, stasera ti aspetto a casa verso le dieci, entra in silenzio e vieni in camera senza farti sentire, ho una sorpresa per te”

La convinsi a fare quello che dicevo alludendo ad una sorpresa incredibile.

La vendetta era cominciata.

Patrizia arrivò puntuale alle ventuno: splendidamente sexy, con un vestito rosso leggermente trasparente, i seni liberi che spingevano prepotentemente contro la stoffa; si intravedeva un piccolo slip, probabilmente un perizoma, accarezzarle la pelle, le natiche chiaramente libere e questo già bastava a farmi indurire il cazzo.

La sua bocca carnosa era un invito palese per i miei pensieri, sprizzava sesso da tutti i pori, comunque la guardassi, era veramente eccitante: il suo modo di parlare, di muoversi, di camminare, era erotismo puro.

Nonostante ciò, non mi era mai piaciuta: Claudia, la mia ragazza, era molto meno provocante e probabilmente anche meno bella, ma, sino alla sera prima, aveva il fascino dell’animo puro, perlomeno per me.

Quando guardavo Claudia vedevo la madre dei miei figli, la compagna con cui invecchiare, non vedevo sesso, ma amore.

Pensando a questo, la rabbia mi riassalì; cominciai a chiacchierare con un tono di voce rauco, mieloso, sensuale, non la feci mai sedere, volevo che capisse che l’avrei scopata di lì a poco; guardai l’orologio, erano le nove e quaranta.

Mi avvicinai, posai le mie mani sui suoi seni e nello stesso le diedi un bacio infuocato, violento.

Le alzai la gonna andando direttamente sul piccolo lembo di stoffa a difesa del suo pube, spinsi forte sul suo monte di Venere e subito dopo entrai con le dita a cercare il suo miele: era decisamente pronta a farmi entrare in lei.

L’entrata decisa delle dita in lei le fece piegare le ginocchia, un gemito soffocato nella mia bocca fu l’unica resistenza che trovai.

Presi la sua mano e la feci appoggiare alla mia patta, il gonfiore che sentiva era tutto un programma.

Mentre le mie dita violavano il suo fiore, sentii la cerniera scendere e il mio cazzo fu stretto da una mano calda.

Patrizia cominciò a muoverla per tutta la lunghezza del mio membro, dandomi brividi di piacere estremi.

Poi, sapere che, da lì a poco, Claudia sarebbe entrata e avrebbe visto la sua amica scopare con me, mi dava un eccitamento pazzesco e anomalo.

Sadismo: forse era la parola giusta, ma era un termine che sino alla sera prima non aveva mai fatto parte di me.

Spostai Patrizia portandola al centro della stanza.

C’era un tavolo vecchio stile, ricoperto di un drappo verde, il suo vestito rosso contrastava con quell’arredamento: la feci mettere seduta sopra e misi le mie gambe tra le sue, feci scendere le spalline del vestito e misi in libertà i seni, i capezzoli tesi erano il segno visivo del suo eccitamento. Il vestito, salito sui fianchi, metteva in mostra gambe abbronzate, il perizoma rosso con orli ricamati era veramente uno spettacolo, ma resistette il tempo di essere strappato dal mio desiderio.

La guardai negli occhi e mi immersi nella sua calda fica.

Entrai facilmente in lei: le sue gambe si attorcigliarono attorno alla mia schiena e presero a darmi calci focosi, quando mi spingevo deciso in lei.

Sentivo il rumore delle palle scontrarsi con i suoi pochi peli, le sue mani stringevano forte i miei capelli, avevamo smesso di baciarci, il sudore bagnava i nostri vestiti, le parole diventavano infuocate, frasi scurrili, frasi oscenamente volgari.

Le misi una mano sulla bocca per non farla urlare, era l’ora di Claudia’

La porta si aprì silenziosa, pudicamente la vidi entrare, il suo sorriso divenne una maschera di cera.

Avevo organizzato in modo che in una frazione di secondo lei vedesse e avesse un’esplosione visiva al massimo.

Quando la vidi entrare, uscii completamente da Patrizia e poi, guardandola, mi spinsi completamente nel suo fiore aperto.

Patrizia aveva gli occhi chiusi, non si era accorta di Claudia sino a quando non l’aveva sentita urlare.

Vidi la disperazione nei loro occhi e improvvisamente mi resi conto di quello che avevo fatto.

Pudicamente girai Patrizia nascondendola agli occhi di Claudia e le feci scendere il vestito, uscii da lei e mi rivestii.

Claudia, attonita, era rimasta impietrita davanti alla scena, solo le lacrime facevano capire che era una statua vivente.

Il sapore della vendetta divenne acre, cattivo e poi infine amaro, molto amaro.

Presi Claudia e la portai in sala, sembrava persa, senza anima, la feci sedere e le spiegai il perché di quella cattiveria.

Patrizia, nel frattempo, era sgattaiolata silente, lasciandoci nel nostro imbarazzo.

‘Non piangere”

L’accarezzai’proprio mentre una lacrima bagnava il mio viso.

Repressi la voglia di sapere, di capire di quella sua avventura, mi tenni dentro il mio tormento.

Ricominciai a guardarla come la madre dei miei figli e compagna della mia vecchiaia’

‘ Cosa ne dici di dimenticare le ultime 36 ore e tornare i ragazzi felici che eravamo?’

Non disse niente, la sua mano si congiunse con la mia e piangemmo in silenzio’

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