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Racconti Erotici Etero

Lei, il fumo, la scuola.. lei

By 3 Luglio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Era una mattina di scuola come un’altra, le ore della quinta liceo continuavano a passare inesorabili tra un’interrogazione, un compito in classe e perché no, una canna in ogni momento libero.
Ero seduto in uno dei primi banchi, dove ovviamente ero stato posizionato per essere meglio controllato dai professori, non ero il cervellone della classe e la mia esuberanza passava difficilmente inosservata da chi esercita il proprio lavoro con autorità e pungo di ferro. L’ora di scienze sembrava non finire più, avevo già preparato la canna per la prossima sosta, avevo mangiato un mandarino, nel avevo aperto un altro e avevo persino tentato di offrirlo al professore. Si sa, quelli si offendono con niente, magari si fosse arrabbiato e mi avesse mandato fuori dall’aula. Invece niente, aveva rifiutato la mia offerta e facendo finta di niente di era rimesso a parlare da solo girato verso la lavagna. In effetti non so quanti in classe lo stessero realmente seguendo, ma sono sicuro che si potessero contare sulle dita di una mano. Ad un tratto qualcosa smuove la mia immaginazione, nell’ultima fila un mio compagno di classe si mangia delle noccioline, lanciandosele sopra la testa e prendendole al volo con la bocca. Decisamente un’occasione da non lasciarsi sfuggire, con un rapido gesto di intesa mi alzo in piedi, mi posiziono in mezzo alla classe e apro la bocca verso il soffitto. In un attimo la scenetta prende vigore e questo si alza in piedi e inizia a lanciarmi le noccioline che prendo abilmente al volo con la bocca. Questo &egrave troppo anche per il pazientissimo professore di scienze. Mi sorbisco i tre urli di rito, e finalmente posso passare il resto della lezione fuori dall’aula. Mi dirigo verso la scala antincendio del secondo piano in cui &egrave permesso fumare, siamo nel bel mezzo di un’ora di lezione non dovrei trovarci nessuno; appena entrato mi siedo sul primo gradino della scala che porta al giardino della scuola e mi accendo la canna che bramavo ormai dall’inizio dell’ora. Un paio di tiri, quando la porta della stanza si apre ed entra Marika, una ragazza della mia classe. Rimango un attimo stupito, non che fosse strano vederla frequentare questo luogo della scuola, ma piuttosto rimango stupito che il professore abbia buttato fuori un’altra persona dalla classe oltre me. ‘Marika! Che ci fai qui? Sei riuscita a farti buttare fuori anche tu?’ lei butta per un attimo gli occhi al cielo, quasi per dirmi ma cosa vai a pensare ‘ma no, figurati, lo sai che noi ragazze possiamo sempre uscire quando vogliamo, basta chiedere gentilmente!’ In effetti aveva ragione, un’aura di inattaccabilità ricopriva ogni ragazza dell’istituto, soprattutto se il professore era uomo.
-‘Vieni qui, siediti! Vieni a dare due tiri’- Mentre la invitavo a dividere la canna con me la osservavo attentamente. Possono passare anni, ma non si smette mai di essere sorpresi vedendo un corpo quasi perfetto che ti viene incontro e ti si siede di fianco. I suoi lunghi capelli castani scendevano lisci fino a sfiorare le spalle, il gonfio maglione marrone scendeva fino a sotto il sedere andando rovinosamente a nascondere qualcosa che per legge andrebbe lasciato libero di circolare apertamente e senza veli. Un culo quasi perfetto assolutamente rotondo, ma senza essere esagerato rispetto al resto del corpo. Era una ragazza piuttosto bassa, circa 1, 60 ma totalmente proporzionata nel suo fisico minuto. Il seno non particolarmente pronunciato le dava quel tocco di compattezza faceva impazzire chiunque le si avvicinasse. Il viso leggermente allungato e gli occhiali con la montatura rossa leggermente spessa le davano quell’aria da troia che nessun’altra ragazza della scuola poteva ambire di avere. Era semplicemente Bellissima, ed ogni anno che passava non smetteva mai di migliorare, ogni anno faceva sempre più male vederla in classe tutti i giorni, e tutti i giorni rendersi conto che qualcun altro nel mondo aveva la possibilità di scoparla tutte le sere. Purtroppo l’aria da troia era sempre rimasta solo questo, nessuno né della classe, né della scuola era mai riuscito a portarsela a letto, e forse neanche a strapparle un bacio. Sempre e solo ragazzi molto più grandi di lei potevano avere il privilegio di avvicinarla.. e non solo.
Questo non era però un mio problema, la mia sfrontataggine non mi aveva mai bloccato dal chiederle di farmi un servizietto o di appartarci da soli da qualche parte, sfortunatamente si &egrave sempre comportata da ragazza seria e diligente rifiutando ogni mio tentativo di scioglierla.
Marika si sedette vicino a me, le passai la canna.. Era incredibile, vedendola aspirare il fumo diventava ancora più bella, e ancora di più cresceva il desiderio di farla mia.
La osservo mentre soffia via il fumo dalla bocca, le labbra lo accarezzano con una dolcezza straordinaria prima di lasciarlo disperdere in una nuvola a pochi centimetri da noi. Marika fa altri due o tre tiri, io non posso smettere di guardarla, sono praticamente in estasi, in quel momento darei qualunque cosa pur di toccarla, di stringerla.. All’ennesimo tiro, lei ansima leggermente, il leggero intorpidimento e l’euforia della canna hanno finalmente raggiunto il suo cervello. Socchiude leggermente gli occhi alzando lo sguardo verso l’alto prima di lasciare andare un soffio liberatore che sembra rilassare ogni suo muscolo, poi tira su la canna, la guarda, poi si gira verso di me con espressione dispiaciuta: ‘mi dispiace, te l’ho praticamente finita tutta” ‘non ti preoccupare, pazienza’ rispondo io, ‘al prossimo intervallo offrirai tu!’. Poi lei mi sorride, dà un ultimo tiro profondo prima di spegnerla con il piede due gradini sotto di noi, trattiene il fumo e lentamente si avvicina al mio viso. Si avvicina lentamente per assaporare il momento e dopo qualche interminabile frazione di secondo le suo labbra toccano le mie. Immediatamente apro la bocca e lei inizia a passarmi il fumo che stava trattenendo, spingendolo dolcemente dentro di me. Il più bel tiro che io abbia mai fatto, il fumo, la marjuana, Marika, tutto insieme a sfiorare le mie labbra e riempire i miei polmoni.
Lei ha ormai finito di passarmi il fumo, ma ancora non si stacca, rimane ancora ferma, qualche secondo ancora, qualche secondo di troppo in cui le nostre labbra rimangono incollate le une sulle altre, apro ancora di più la bocca e lascio che la mia lingua sfiori la sua. &egrave tardi per fermarsi, la bacio con passione e lei sembra non volerlo meno di me, le appoggio una mano dietro la nuca e la stringo ancora più forte contro il mio viso, le lingue si muovono in un intreccio profondo ma mai esagerato, la marjuana regala al tutto una sorta di effimera dolcezza che copre ormai totalmente i nostri corpi. La sua mano mi accarezza il viso e lentamente scende, prima sul petto, poi fino ai pantaloni. La mia eccitazione &egrave ormai evidente e soltanto accarezzandolo da sopra il tessuto dei pantaloni della tuta il mio cazzo raggiunge la massima estensione. La pressione &egrave ormai incontenibile ed &egrave una vera liberazione quando marika lo libera oltre l’elastico dei boxer. Per un attimo la sua bocca si stacca dalla mia quasi per volersi godere lo spettacolo del mio cazzo, si ferma, lo osserva, lo impugna più forte, e lentamente inizia a segarlo con movimenti esperti e sicuri. Le sue dita scivolano su e giù per il mio membro eretto nei suoi splendidi 19 centimetri, sento le sue dita compiere una meraviglioso massaggio ad ogni passaggio lungo tutta l’asta. Lo brama, lo vuole, io mi butto leggermente all’indietro appoggiandomi con le braccia dietro la schiena e glielo pongo ancora meglio davanti agli occhi, lei aspetta ancora, e ancora, si morde le labbra per l’intenso desiderio di assaggiarlo, ma resiste caparbiamente fino all’ultimo’ poi cede. Si china e in un colpo solo lo fa sparire quasi interamente nella sua bocca, sento il calore, ma la bocca spalancata ancora non lo tocca, arriva in fondo, sento il contatto con il fondo della gola e solo allora le labbra si chiudono. Sto per scoppiare dal piacere, la sua bocca mi avvolge interamente il membro e il contatto prolungato con il fondo della gola mi provoca un fortissimo desiderio di riempirgliela di sperma. Ma resisto, per anni ho sognato questo momento e adesso voglio godermi ogni attimo possibile. Lei inizia a risalire l’ungo l’asta, mantenendo il contatto con le labbra in modo da bagnare e lubrificare il più possibile con la saliva, con una mano accompagna il movimento della bocca mentre l’altra &egrave appoggiata sul mio inguine, proprio di fianco al cazzo. Estrae totalmente il cazzo dalla sua bocca, mi guarda per una frazione di secondo poi ci si rituffa, ricomincia a muoverlo, a muovere la sua mano e la bocca insistentemente su e giù, adesso il movimento si &egrave via via fatto più fluido e la sua lingua mi avvolge la cappella provocandomi brividi di piacere ad ogni passaggio. Aumenta il ritmo, ormai sono in estasi, perdo la cognizione del tempo, non so dove mi trovo, voglio solo che Marika continui a laccarmelo, le dico di continuare, di non fermarsi, e lei con esperienza continua a muoversi sempre meglio, sempre più veloce, con la mano libera inizia ad accarezzarmi e a stringermi delicatamente i testicoli, per l’ennesima volta si stacca con la bocca e ancora lo inserisce tutto dentro, non resisto più, con un colpo di bacino lo infilo totalmente fino in fondo alla gola e lascio partire il primo violento spruzzo di sperma, lei fa appena in tempo ad allontanarsi quel che basta per riuscire ad ingoiarlo, poi si ferma le sue labbra immobili ed avvinghiate a metà del mio cazzo mentre con la mano continua a segarlo accompagnando i miei spasmi, due, tre, quattro schizzi di sperma denso e caldo sparati nella sua bocca, le tengo la testa ferma lì, non voglio che se ne vada, ancora qualche secondo. Poi alza la faccia, mi guarda, si lecca le labbra, un leggero sorriso: ‘ sei molto buono, mi &egrave piaciuto!’, la guardo restando per un attimo in silenzio, un lavoro di bocca perfetto, da manuale, nessuna mi aveva mai fatto impazzire tanto usando solo la bocca, contraccambio il sorriso e la metto in guardia ‘guarda che più tardi andiamo avanti, non credere sia finita qui”.
Non era difficile intuire che il resto della giornata sarebbe passato piuttosto lentamente, tra una partita a carte e un giro per i corridoi non riuscivo più a togliermela dalla testa. Incredibile quanto un solo breve assaggio di quella dea mi avesse rapito completamente, l’euforia che mi portavo addosso era assopita solo dall’immenso ego che mi costringeva tenere a freno la voglia di prenderla e di possederla. Bramavo quelle labbra, quel corpo, quel sorriso…
Adesso sono a casa, da solo, nel silenzio posso finalmente realizzare cosa sono riuscito ad ottenere, io soltanto, nessun altro, le sue labbra sul mio membro, il suo respiro sul mio inguine, sto impazzendo. Mi fermo, respiro lentamente cercando di togliermi i mille pensieri che ho in testa, sono sempre io cazzo, non posso lasciarmi andare così, devo rimanere freddo, impassibile come sempre.
Passa la notte, una lunga notte dove nonostante la promessa fatta a me stesso non posso fare a meno che pensare a lei, il mio cazzo non smette di pulsare un attimo, vengo più volte, ma nessuna sega può soddisfare la mia fame, prego che arrivi in fretta mattina.
Il giorno successivo non riesco ad alzarmi, la notte impegnativa ha lasciato qualche strascico all’ora del risveglio, nonostante tutto non vedo l’ora di tornare in classe perch&egrave basterebbe veramente poco per trasformare un’altra noiosa mattina di lezione, nel giorno più bello della mia vita.
Entro in aula che la lezione deve ancora iniziare, lancio lo zaino sul banco e mi dirigo verso il bar della scuola a prendere il secondo caff&egrave della mattina; appoggiato al bancone del bar il mio cervello non vuole dare segni di attività di alcun genere, resto fermo guardando nel vuoto.. per un attimo volgo lo sguardo verso la barista, una ragazza piuttosto giovane, probabilmente sotto i 30 anni, penso come sarebbe stato il pompino del giorno precedente se me lo avesse fatto lei, ma non mi viene in mente niente di più meraviglioso di quello di Marika, era stata veramente perfetta. Continuo a fissare le sue labbra, anche quando mi appoggia il caff&egrave sul bancone, poi accenna un sorriso leggermente imbarazzata e mi rendo conto di averla forse fissata troppo. Le sorrido di risposta e mi accorgo che in fondo ha qualcosa di magnetico nello sguardo, sono parecchi secondi che non interrompiamo il contatto tra i nostri occhi e lei non accenna ad abbassarlo. Poi si gira, si dirige sul retro e dopo qualche secondo torna verso il bancone e mentre toglie la tazzina vuota del caff&egrave che ho appena finito mi lascia tra le mani un foglietto bianco con scritto “10.40”. Immediatamente le rotelle del cervello riprendono a girare, osservo il foglietto che ho tra le mani e continuando a sorriderle aspetto che vada a servire un altro ragazzo prima di allontanarmi. Con Marika ancora nei pensieri non vedo l’ora di poter parlare con un’altra, mi aiuterà sicuramente a distrarmi. La mattina trascorre lenta, monotona, tra un aereo di carta e una gara chi riesce a colpire il secchione della classe lanciando ogni sorta di oggetti. Marika &egrave in classe ma non si comporta diversamente dal solito, sempre sulle sue, sempre distaccata, regala sorrisi quando deve ma chiude in fretta qualsiasi possibilità per chiunque quando i ragazzi diventano troppo pressanti. Rimango incantato a guardarle il fondo schiena, la maglietta che indossa oggi &egrave leggermente più corta di quella di ieri e ho così la possibilità di ammirare il capolavoro per intero. Immagino di penetrarla, di sbatterla contro il muro, di farla urlare di piacere.. in fondo sono in debito con lei, non ci sarebbe niente di male nel volersi sdebitare. Poi il cellulare vibra. 10.40, &egrave ora di incontrare la barista. Mi alzo dal banco con il cazzo parzialmente in tiro, i pensieri su Marika non potevano lascarmi indifferente e senza dare troppo nell’occhio improvviso una qualche scusa per poter uscire dalla classe e mi dirigo verso il bar. Lei &egrave esattamente dove l’avevo lasciata, alla mia vista le si illumina il viso e mi manda un sorriso a 32 denti. Provo ad osservarla bene, non &egrave bellissima ma la carnagione leggermente olivastra e i capelli neri le danno un’aria esotica che difficilmente potrebbe lasciare i ragazzi indifferenti, il volto sicuro da cacciatrice non credo possa lasciare scampo a molti. Io d’altra parte sono qui, forse non me ne rendo conto ma sono già una sua preda.
Mi trovo ormai a pochi passi dal bancone quando mi tende la mano, ‘piacere Paola’, e non aggiunge altro. Ci troviamo ancora ai lati opposti del banco ma senza lasciare la mia mano mi scorta gentilmente verso il cancelletto che conduce al retro. Mentre cammina non smette di sorridere, stringe leggermente gli occhi e di tanto in tanto abbassa lo sguardo facendomi credere di essere imbarazzata ma i suoi movimenti sono sicuri, decisi, sa perfettamente quello che vuole e non sarò di certo io quello che le impedirà di prenderlo. Sposto le ante del cancelletto e salgo sulla pedana del bar, lei si gira appongiandosi la mia mano delicatamente sulla natica. Io continuo a seguirla fino a quando non entriamo nella cucina, non &egrave un ambiente particolarmente grande, né particolarmente ordinato, sacchetti, cartoni e confezioni sono sparse e appoggiate in ogni angolo, al centro del locale un tavolo di metallo &egrave l’unica superficie totalmente sgombra e credo di avere un’idea del motivo. Ancora non dice niente. Inizia, con la solita calma, a slacciarsi il grembiule bianco che usa durante il servizio, sotto porta solo una canottiera bianca. Mentre se la toglie, mette in mostra tutto il suo splendido fisico, il suo metro e settanta, la carnagione meravigliosamente scura, un culo meraviglioso. Mentre se alza la canottiera &egrave girata di schiena, e si gira solamente quando lascia libero lo splendido seno. Niente di esagerato, potrebbe essere una bella terza misura, anche se non particolarmente piena, il mio cazzo, che non ha mai smesso di stare allerta spinge prepotentemente per uscire dai boxer. Paola di avvicina, penso che mi voglia baciare, invece quando ormai i suoi capezzoli toccano il mio petto, inizia a scendere facendoli sfregare dolcemente lungo tutto il mio corpo. Ormai non ce la faccio, la cappella inizia a fare capolino dalla cintura dei pantaloni, lei la nota e sa già esattamente come trattarla, slaccia la fibbia e il bottone, lasciandomi finalmente libero il membro che in un lampo si fionda sul suo viso. Al contrario di Marika, non aspetta un solo secondo e fa sparire tutti i 18 cm nella sua bocca; il suo movimento &egrave rapido e brusco, sento il grande sbattere sul fondo del palato ad ogni movimento delle sua testa provocandomi continui brividi. Incredibile come una tecnica tanto diversa da quella di Marika possa dare altrettanto piacere. Chiudo gli occhi per gustarmi il momento, inizio a concentrarmi sul piacere che mi sta creando perché voglio godermelo fino in fondo, ma lei in un attimo si stacca, si alza in piedi e solo adesso mi bacia. Ha un sapore forte, probabilmente il sapore del mio sperma, ovviamente non mi stacco e con la lingua mi faccio largo nella sua bocca; la abbraccio e la stringo a me, con le mani sul suo culo le faccio sentire quanta voglia ho di lei. Ancora una volta rimango stupito dall’ardore e dalla velocità di questa ragazza. Continuando a guardarmi si piega leggermente e con un solo movimento lascia cadere a terra jeans e mutande, finalmente le vedo la figa, quasi completamente depilata, non resisto un attimo di più e la prendo con la mano, sfrego il clitoride con le dita, lei si piega, apre la bocca dal piacere ma riesce a trattenere il gemito. Una cosa &egrave certa non ha bisogno di lubrificazione, la sua zona genitale &egrave completamente fradicia, continua a godere. Decido di prendere il controllo della situazione e la alzo di forza sbattendola di faccia sul tavolo, lei ansima ma ha un sorriso stampato sulla faccia che le voglio assolutamente togliere. Le apro leggermente le natiche e spingo dentro il mio cazzo; lei sbatte i pugni sul metallo che emette un forte rimbombo, trattenendo a fatica un lungo ‘sììì..’ riesce a non farsi sentire in tutta la scuola. Almeno spero. Io non mi fermo continuo a spingere, mi tengo sempre più stretto al suo culo e sfilando il più possibile il cazzo ad ogni colpo, continuo a farla gemere e godere. Adesso porta indietro le braccia, si prende le natiche e me le apre davanti mostrandomi il buco del culo, io continuo a godere, per un attimo il pensiero torna a Marika, e il suo volto di sovrappone nella mia testa a quello di Paola, faccio appena in tempo ad estrarre il pene per fare esplodere tutto il mio sperma sulla sua schiena, lei non smette di muovere le natiche e finisco di liberarmi proprio sulle sue mani. Paola si gira, ancora una volta mi bacia, poi si lecca le dica sporche di sperma. Non &egrave Marika, non &egrave la mia dea, ma sa sua performance &egrave stata decisamente strepitosa.
Mi pulisco e torno in classe. Sedendomi sorrido a Marika che mi guarda perplessa, prima o poi toccherà anche a lei, oramai &egrave una sfida con me stesso. La devo avere.

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