Skip to main content
Racconti di DominazioneRacconti Erotici Etero

LIBERA DI ESSERE SCHIAVA

By 24 Febbraio 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

Talvolta mi trovo a sviluppare temi propostimi dai Lettori. Libero a volte di inventare quasi tutto oppure di seguire più o meno fedelmente le idee suggerite. In questo caso mi si offre uno spunto e pochi particolari. Ha forse un marito od un compagno. Non è giovanissima. E’ diventata schiava o come preferico dire, succube, coronando i sogni di una donna non di una ragazzina. Verita’ e fantasa in genere si mescolano ma in questo caso la conosco da troppo tempo, anche se solo nell’ anomimato che il mezzo permette, per pensare a pura fantasia. Schiava non lo è più ma forse lo rimpiange e mette a nostra disposizione la sua esperienza su come trattare una schiava, un essere umano, schiavo prima di se stesso che del Padrone.

Daniela ed Andrea.

Nei piatti roba buona, strana per i nostri palati ma gustosa. Mi sento in vetrina e mi piace. Più che altro entra ed esce gente che beve al bancone del bar e Andrea mi ha fatta sedere vicino al bancone. Ama esibirmi ed a me piace. Sentirmi osservata non mi infastidisce, anzi, mi eccita…ed ora mi prende una voglia che non realizzo perchè mi servirebbero braccia lunghe tre volte le mie. A Lui piace che in casi come questi gli passi con le unghie sulla patta dei pantaloni, che glie lo gratti adagio ed il risultato è sempre notevole…ma non ci arrivo. Lui si guarda in giro ed altrettanto faccio io anche se non c’ è poi molto da vedere. Pochi tavoli a destra e sinistra sono occupati, gente qualsiasi, siamo noi i vip sotto osservazione, fin troppo! E questo fottuto vestito…deve avere speso un capitale, accidenti a lui, e mi ha chiesto di indossarlo questa sera stessa.

Il corpetto di pizzo da solo vale un patrimonio, il filo è sottilissimo, inesistente. Roba per donne dello spettacolo, della televisione o del cinema. Solo loro possono indossarlo, è trasparente, si vede tutto nonostante il reggiseno incorporato, ma le coppette, di fianco verso l’ esterno semplicemente non ci sono, se non faccio attenzione mi trovo con i capezzoli fuori. I notri commensali, quelli di lato, possono vedere se non tutto, quasi. La gonna non crea problemi, a parte gli spacchi laterali tenuti abbastanza a posto da due bottoni poco sopra le ginochia ma più sopra e di nuovo è tutto un gioco di strisce di stoffa. Non permettono di intravedere, fanno vedere tutto anzi, quando da seduta non sono tenute al loro posto, io sotto ho solo una stringa… Ma c’ è la tovaglia che copre. Il problema è il petto. La mia quinta abbondante…straripa. Andate tutti a fare…e sorrido a mio marito che a sua volta sorride soddisfatto. ‘Qalcosa non va amore?’ Avessi le braccia lunghe abbastanza non gli farei cri cri sulla patta, gli strapperei i coglioni.

Vorrei chiedere con le cattive a chi mangia ai tavoli più ‘favoriti’ dallo scherzetto di Lui, cosa abbiano da guardare ma temo venga fuori una rissa. E poi, vadano a farsi fottere, guardino pure che anzi quasi mi fa piacere. ‘Contenti? Volete che alzi la sottana?’
Tre uomini a sinistra mi intrigano. Si rifanno gli occhi anche loro ma quasi con discrezione, mi fanno sentire…non so cosa dentro, mi mettono soggezione. A me? ‘Anche voi andate…’

Chi mangia, finisce paga e se ne va, come noi. ‘Tutto bene cara?’ ‘Perchè no’ rispondo distrattamente. Una stradetta di pochi metri ed oltre uno spiazzo una costruzione, una porta illuminata alla meno peggio da cui pende un cartello. Dice, credo, che c’è una proiezione. Certo una vecchia ex sala parrocchiale, neanche piccola e quasi deserta. Il laido ciccione della cassa, senza togliermi gli occhi di dosso contratta un attimo con Andrea poi gli dà una chiave, la chiave di un palco sgangherato ma pulito.

‘Vado un attimo alla toilette’. Neppure gli rispondo. Ormai è tutto chiaro. Sullo schermo un film vechio, neppure a colori e due uomini con un ragazzo. Vestiti per ora, conoscendo il mio ganzo però…Non è che la pellicola mi entusiami. Mi guardo in giro, vedo Andrea sotto la luce di una uscita di sicurezza, non è solo ed è ora tutto ancora più chiaro e certificato, siamo venuti per il film ed il poi. Il poi per me non è chiaro per niente; magari c’ è solo per lui. La porta alle mie spalle viene aperta e me ne sorprendo. Troppo presto perchè sia Andrea. Sta cominciando appena a giocare col suo amico.

Mi giro ma è già troppo tardi. E cosa avrei potuto fare? Due uomini mi bloccano impedendomi anche di gridare. Uno, ne sono certa, era al bar a bere, l’ altro non so, uno dei guardoni seduti a mangiare forse. Allungano le mani, e potrebbero benissimo tirarmi fuori le tette senza strappare tutto, gli stronzi.
‘E l’ alro dov’ è?’ ‘ Si sta inchiappettando o facendosi inchiappettare da…’non capisco il nome e non mi importa. Quello che mi importa è che mi hanno portata via. Dal palco in un altro posto, vicino ma ‘più comodo’, sento dire. Sono in cimbali, fuori di testa. Sono bendata ma posso ascoltare. ‘Peccato per il vestito da troia, avrebbe fatto comodo.’ E ridono. Ho paura,certo, ma sto vivendo uno dei miei sogni, il mio preferito. ‘ Rubata’, violentata, e poi chissà…

Vado sempre più via di testa ma attenta, speranzosa, curiosa. Certamente è un regalo di mio marito, il coronamento del mio vecchio sogno che ben conosce. Lo spero almeno. Mi hanno strappati di dosso lo straccetto da troia e la stringa. Ho gli occhi bendati. Adesso mi violentano penso, impaurita ma anche eccitata alla idea, quasi in attesa. Da anni sogno, forse mi aspetto qualcosa del genere anche se solo adesso ho comprensione della realtà nella sua cruda durezza e pericolosità. E se poi mi ammazzano? Però mi hanno trattata con qualche rudezza ma certo, in casi del genere, si legge che sono duri, molto più duri. Mentre mi palpavano ben bene, dalla testa ai piedi, mi son sentita felicemente inerme. Felice no ma insomma, ho quasi detto a me stessa: finalmente. Paura, ansia, aspettativa ed una strana sensazione di libertà dal mondo e da tutto che si alternavano e mescolavano.

Mi hanno fatto sedere a chiappe nude su una sedia di plastica ed il freddo alle natiche, sentire il sesso e tutto il resto indifeso, mi ha riportata alla realtà. E’ il momento peggiore, la attesa di qualcosa fuori dal tuo controllo, che non sai cosa potrà essere. Temo sia fuori da ogni sogno, racconto, fiction o articolo di giornale e mi riprende la paura

Arriva altra gente, chi? Riconosco forse una voce blesa, uno dei tre alla mia destra a tavola, quelli seri, quelli innoqui, quelli di qualche normale occhiata veloce e quasi indifferenti alle tette nude e bene in mostra per chi ocupava quel tavolo…

‘Problemi? E’ tutto a posto?’ ‘Nessun problema’. ‘L’ avete già esaminata?’ E’ un ‘ altra voce, sonosciuta ma il tizio poteva essere allo stesso tavolo. ‘Avevate detto di non fare niente…’è la risposta.

Qualche bisbiglio, poi il secondo che ha parlato mi ordina di alzarmi. Incredibile! Devo aprire la bocca, vogliono controllarmi i denti come al mercato delle vacche, mi sento con disappunto una di quelle vacche, non una donna ma una bovina. Un momento però e torno la vacca normale che sono, che sogno, che sento di essere e mi piace essere: un dito nel culo, due nella figa, ed una dolorosa strizzate alle tette ed al culo fanno il miracolo.
Ottengo la loro approvazione. Sono a posto. Come troia posso andare bene. Sono parole loro ed incrdibilmente mi fanno piacere.

‘Stai buona che altrimenti è peggio’. Ricordo poco del seguito. Solo che erano tre, tre solamente, ma tre per volta, e duravano abbastanza per chiavarmi, incularmi e farsi fare un pompino per poi ricominciare con altri tre. Una eternità di cazzi. Sempre gli stessi? No di certo. Non so dove mi avessero portata questa seconda volta a ‘provarmi’ praticamente e dare un premio alla manovalanza. Perchè di questo si trattava almeno a quel che sentivo dire mentre avevo almeno un cazzo in corpo da qualche parte. Uno almeno, quando qualcuno mi aveva già riempito di sbora ed un paio d’ altri si preparavano ad imitarlo

Speravo ancora, volevo sperare in uno scherzo, un regalo anzi, di Andrea. Conosce bene queste mie fatasie e ad un certo punto, prima che cominciassero, ne ero stata certa. ‘Mi raccomando ragazzi, niente botte o soltanto segni, chiavatela pure, fatele il culo quanto volete ma niente lacerazioni, niente roba da dottori o peggio da ospedale. Mi riprendo per un attimo. Non è uno scherzo, solo il regalo di lui…ha esagerato però o questi fanno scena.

Lo dico a te soprtutto che sei un energumeno e ce l’ hai fuori misura, e tu, in gola, è un giocattolo di valore. Vacci prima tu e decidi, che sei il più esperto in questo.’
In quei momenti ho sperato, poi ho fatto quello che volevano. Lo avevo voluto io anche se a tanto non pensavo sarmmo arrivati. Sanno dare sberle sulle orecchie, fanno male, ti rintronano senza quasi lasciare segni. Mi sono messa sulle ginochia per farli entrare in figa o dare il culo mentre succhiavo cazzi e godevo. Mi hanno chiavata davanti e di dietro in contemporanea mentre facevo una sega ad un terzo, e la speranza restava, fino a non poterne più, fin quasi a svenire, fin ad avere il corpo un dolore solo, un bruciore solo. Fino a svenire del tutto svegliandomi qui.

Ne hai presi di cazzi, in una sera ne hai presi più che dieci donne in qualche anno. Sono intontita, fatico a capirli. Una secchiata d’ acqua, qualche tempo per riprenderni, una tazza di caffelatte ed un filo d’aqua per lavarmi perchè puzzavo troppo anche per loro.

Mi hanno chiesto di tutto, ma sapevano già tutto. ‘Che fiori sono quelli?’ ‘Rose’ rispondo. I due parlottano un poco poi dicono che in mezzo alle due rose, tattuate una per fianco, sopra la figa mi faranno tattuare il simbolo universale dei soldi, il segno del dollaro.
‘Farai marchette’, farai marchette per noi, ‘prima però dovrai imparare la differenza tra fare la troia per divertirti, perchè ti piace il cazzo ed invece farlo per noi. Per farci guadagnre tanti soldini.’ Se è uno scherzo è andato certamente molto oltre, è uno scherzo del cazzo. Che poi fosse uno scherzo non ci credevo già più. Ogni rimasuglio di llusione svanisce subito dopo.

‘Tuo marito, il tuo compagno o quello che cazzo è ti ha ceduta a noi. Si vuole vendicare per qualcosa od ha bisogno di soldi? Non che ce ne freghi niente. Abbiamo detto che ti restituivamo tra qualche settimana ed in buono stato, sazia anche di cazzi. Sazia di cazzi lo diventi in fretta, questo è certo, ma sei nata per fare la puttana e la puttana farai. Per noi.
Che poi ti restituiamo scordatelo. Ti abbiamo provata e sei nata per fare la vacca, sei una puttana fatta e finita, per noi sei un salvadanaio. Quando vai al cesso fai din din din, caghi monete. Se fai la brava, se non rompi non sarà una vita bella ma meglio che per altre puttane, se invece ci fai penare…peggio per te. Ti togliamo i grilli dalla zuca a botte e tante, far diventare troie le madri di famiglia è più dificile, tu troia lo sei già. Prima te ne rendi conto meglio sarà per te.’
—————

Per me, un maschio, è quasi impossibile comprendere intimamente ciò che una donna provi in certe situazioni. Da una occhiata insistente di un uomo che conosce, che non conosce, bello o brutto…a situazioni molto più…delicate, inopportune od indecenti. Non vado oltre. Per questo chiesi anni fa l’ aiuto delle mie lettrici saltuariamente ottenendolo. Una di loro mi è stata e spero continui ad esserlo in futuro, assidua ed estremamente utile sia in generale sia su un tema specifico, la sottomissione, la schiavitù femminile. E’ stata schiava, si è od è stata liberata e forse lo rimpiange. Della schiavitù come è oggi intesa, sa, se non tutto certo moltissimo. Lo ha provato in prima persona, a lungo. Potrebbe scrivere un trattato su come trovare e trattare una schiava, istruirla, ma non ama scrivere. Parte dei racconti di questa serie sono, con molta libertà e fantasia, frutto dei suoi ricordi. Della sua vita che da alcune sue parole penso un poco rimpianga e di quella di sue compagne.
Il suo indirizzo è:sbocciatarosa@gmail.com

So di essere la più vecchia di noi quattro. Preferisco dire la meno giovane, anzi non tocco l’ argomento. Più anni di me ha il mio odio, la Signora che guida il camper. Quella che “amorevolmente” mi ha spinta verso il mestiere, prima con i ragni, al buio in catina, dopo aver cosparso di acqua zuccherata le mie parti intime, i capezzoli, il buco del sedere, esposto per come ero incatenta a gambe aperte ed alte abbastanza perche le bestiole potessero banchettare comodamente anche li.

Non è bastato, mi fanno un poco schifo ma pungevano anche, non sapevo che quel tipo di ragni con le loro punture sul clitoride, sulle labbra del sesso e sui capezzoli potessero esse così…eccitanti. Dopo poco lo schifo è diminuito, ero quasi in attesa di altre punture, di altri sussulti, di un altro orgasmo. Si di un secondo orgasmo squassante procurato da quelli… Poi sono arrivati i topi ed ho cominciato ad urlare…Qualsiasi cosa ma non i topi!

Dopo i topi lo sverzino, una frusta, mi hanno spiegato, che viene da lontano nello spazio e nel tempo, un oggetto inventato in Cina oltre duemila anni fa per “non privare”il Signore, dei vezzi di una bella concubina troppo a lungo o “per non rovinarla, per non farle perdere di valore nel caso volesse rivenderla, gli uomini sono tutti uguali” ha concluso la Signora prima di colpirmi la prima volta. Aveva notato lo scarso entusiasmo con cui, nel suo letto, soddisfacevo le sue voglie.

Effettivamente l’ oggetto è un ottimo argomento dialettico. Convince tutte quelle sulle quali lo ho visto usare. Io ne sono stata convinta subito pur senza doverlo subire che per pochi colpi. Mica sono scema. I primissimi colpi mi hanno sorpresa ma sembravano cosa da poco. I primi soltanto. Poi bruciano sempre più, formano quasi una rete di fuoco che avviluppa sempre più rovente tutto il corpo. Mi sono messa a baciarla in bocca e tra le gambe con entusiamo.

E tra poche ore, questa sera, farò la puttana a pagamento, la prima marchetta della mia vita. Non so se odiarli o rigraziarli. Qualche settimana di “dressage”, come lo chiama lei, di addestramento come più prosaicamente lo chiamano gli altri. Esattamente quanto tempo sia durato non so. Non ho visto il sole o comunque fuori dalla finestra per tutto il tempo che ho vissuto nel sotterraneo ed orologi non ce n’ erano. Giorno ed ora per me erano un segreto di stato. Con qualche farmaco hanno bloccato anche l’ orologio biologico di tutte l donne. L’ ho saputo quando temendo di esse incinta ne ho parlato con la vecchia. Mi hanno proprio convinta come volevano.

Botte? Non botte, minacce di rimandarmi in cantina, senza i ragni che la Signora cura amorevolmente ma con i topi. Pantegane anzi, pericolose persino mi ha spiegato una delle mie compagne, “mordendo possono sfigurarti, accecarti. Lasciano i segni dei morsi e possono infettarti, peggio, farti morire mangiandoti viva”.

Prima ne avevo molta paura ora mi terrorizzano.

Per adesso non mi hanno ancora marchiata. Non sarà un tattuaggio ma un marchio a fuoco, ma ne discutono ancora tra loro, anche in mia presenza. Sono soltanto una cosa che stanno preparando per fare soldi, un investimento che dovrà rendere. Ci sono clienti, maschi e femmine che godono nel divertirsi con donne conciate così. Li fa sentire superiori, più importanti di quella povera troia, non un essere umano ma una cosa sulla quale e con la quale possono far quello che vogliono. Gente piena di soldi. Pagano un extra secondo i danni che ti infliggono, gli stronzi. Tremo solo a sentirli questi discorsi.

Ma come troia mi spiegano, “hai ancora molto da imparare.”

Ho sia la figa che il culo poco “tonici” mi dicono. Non sono più una ragazzina, ho preso troppi cazzi davanti e dietro ed i muscoli si sono allentati. “Rimedieremo, rimedieremo a tutto, faremo almeno il possibile.” Lila, una vecchia, ma vecchia sul serio se ne occupa. La Signora supervisiona da distante ma vede o viene informata di tutto.

Anche per questo ci sono antichi strumenti orientali rifatti con materiali moderni come lo sverzino, la frusta che quasi non lascia segni se non per qualche giorno al massimo. Vivo nuda, devo abituarmi alla nudità. Nuda ma con una cintura in vita, una cintura tecnologica.

Hanno cominciato con il mio buco del culo infilandoci dentro un pene artificiale attaccato alla cintura. ” Tutto quà?” mi sono chiesta meravigliata. Ne ho “presi” di molto più grossi e lunghi!
Dopo la spiegazione di quel che sarebbe successo ero ancora tranquilla.

“Adesso stringi più che puoi” Per farla breve dopo pochi minuti non ne potevo più. Quel coso, “tutore” lo chiamano, un poco si è stretto compresso da me per poi cominciare a gonfiarsi. Solo che io dovevo impedirgli per quanto mi fosse possibile di crescere, ma era ed è più forte di me. Quando vibrava aveva raggiunto la grandezza massima della sua programmazione e dovevo stringerlo con i muscoli del culo e farlo sgonfiare.
Se pensate sia facile provateci voi.

Il primo giorno solo qualche minuto la mattina dopo colazione e dopo il clistere, qualche altro minuto nella tarda mattinata ed altre due volte ìl pomeriggio. Giorno dopo giorno però lo regolavano per rendendo la cosa sempre più difficile ed aumentava il tempo di ciascun esercizio. Me ne hanno messo uno, ovviamente diverso, nella figa. Camminavo facendo tic tac ed era impossibile barare. Veniva tutto riportato sul pc.

“ti insegneremo a fare seghe e pompini semplicemente perfetti,” A chi, a me? Sarò io a spiegarvi come si fa…ero presuntuosa ed illusa, ignorante anzi.
Ho visto alcune “compagne” prenderlo in gola fino ad avere quasi in bocca anche le palle oltre che il cazzo, grosso anche e lungo. Sto imparando pure io, sia pure un poco per volta. “Un poco” molto relativo.

Lentante imparo, molto lentamente. Capisco che mi davo arie da quella stronza che sono. Ed oggi, questa sera, affonto i primi clenti. Non sono pronta, farò il possibile ma sono ancora agli inizi, lo so. I “tutori” stanno facendo un lavoro eccellente, io sto facendo con i tutori un gran lavoro, ma in qualche settimana, nonostante ce la metta tutta, di più, per ammissione della vecchia ed a mezza bocca persino della Signora, non si poteva fare.

Le regole che dovrò osservare sono l’ unica cosa che conosco bene. Accetta tutto senza lamentarti mai, neppure se te lo rompono, neppure se usano lo sverzino, la frusta cioè.

Servono mesi per rafforzare i muscoli del culo, per la vagina poi è più lungo. Quei muscoli sono fatti per buttare fuori un bambino non per stringere e manovrare un cazzo che vada su e giù o si fermi per farsi fare in quel modo una specie di pugnetta.

Sono veramente preoccupata. Ancor più mi preoccupo vedendo scendere le mie compagne di viaggio mentre io continuo con la Signora.

Poco più tardi, in un bugigattolo nel sottotetto tremo e quasi piango per l’ ansia, invece sollevo la testa ed alzo le spalle tirando un sospirone, “Dai Daniela che domani ci ridi sopra.” Non che ne sia proprio convinta…ci spero solo.

Clistere e lavaggio vaginale, doccia, denti…mi lavano come una pupina…o mi preparano come si prepara un troia per un cliente importante. Profumo quasi niente. “Devono sentire il tuo odore di donna, il profumo della ciprigna della figa, dovrai sapere di sudore di figa a loro disposizione, di un culo che posono usare come vogliono, di una boccuccia di fata in cui infileranno i loro cazzi e riempiranno di sana sbora.”
E’ la serietà con cui lo dice che mi preoccupa…e mi eccita da morire, quasi mi bagno scendendo accompagnata da lei dal secondo piano dove sono stata preparta al primo dove sarò il dolce a fine pasto.

Sono una puttana da anni, ho sempre apprezzato un buon cazzo in tiro.
Oggi dovrò fingere di apprezzare qualsiasi cazzo e qualsiasi figa…pagano per questo.
Il pianerottolo, madame mi lancia una ultima occhiata. Mi esamina attentamente, mi annusa persino. Mi tocca tra le gambe. “Cazzo, ma sei già umida… sei proprio una gran vacca. Buon per te, apprezzerai di più…”

Ormai sono al buio accecata dalle lampade puntate sul mio viso. Non vedo nulla ma anche avessi dei tappi nelle orecchie sentirei il rumore di seggiole smosse, passi, sussurri, odor di tabacco, di umanità, di maschi eccitati, in attesa. In attesa di me. Quanti siano non so, se ci siano altre donne oltre noi due non lo so. Procedo lentamnte guidata da lei, col guinzaglio a sottolineare che sono un animale, una cagna. Guinzaglio corto, il pugno stringe gli ultimi anelli quasi sul collare…poi la presentazione. “La vostra donna”.

Lo spogliarello è elaborato. Sono coperta quasi solo da lembi di seta o poco più, ma numerosi. Sapere che vari uomini mi stanno guardando ed ammirando desiderandomi mi toglie il fiato. Il mio sogno era diverso ma questo è persino migliore. Pian piano il bozzolo di seta che mi copre viene dipanato, ho ben poco adosso e cade la seta che copriva il petto abbondante, pieno. Una quinta misura abbondante e non cadente, grazie anche agli interventi in questo mese od il tempo che ho passato loro prigioniera e schiava, di un chirurgo, di massaggiatrici ed estetiste esperte e di tanto sudore mio. Ginnastica, tanta, tantissima ginnastica di tutti i tipi.

Viene slacciata la gonna che frusciando scivola formando una corolla attorno ai miei piedi, ora solo i capelli biondi sono coperti. Ed il viso, anche questo sottoposto alle attenzioni del chirurgo. Non mi hanno lasciata specchiare per settimane…mi sento bella, sono felice di essere bella, appetibile ai palati più esigenti. I capelli, sciolti, scendono a carezzarmi le spalle, infine cade l’ ultimo baluardo, la signora mi scopre il viso. Sono vestita soltanto di due roselline tattuate sui fianchi e di una catenella dorata con appesa una medaglia. Si, la catenella allacciata un poco larga sui fianchi è il mio unico indumento…scende il silenzio.

Gonfio il petto e, lo devo dire, mi sento orgogliosa. Dimostravo meno dei miei anni ed in queste settimane, quattro o sei, penso, me ne hanno tolti di dosso almeno un’ altra decina e forse più. Parole della solita vecchia, la aiutante di fiducia della Signora. Si, anche la vecchia che tenera non è mai ma solo un poco chiacchierona.

Intravedo appena una figura avviluppata completamente in un mantello azzurro, uno dei colori degli abiti dei cavalieri dei miei sogni di adolescente, ma il preferito. Si avvicina lentamente. La visione dura un attimo solo, vengo bendata e posta sulla “seggiola”. Un chiavatoio in realtà.

Uno strumento mai visto ma del quale ho sentito parlare nel sotterraneo. La donna è avvinta da cinghie e mostra indifese tutte le parti “interessanti” del corpo. Anche con me sopra, lo strumento può ruotare e girarsi in tutti i modi e permetterà tutto senza che io possa far altro che protestare. In questo caso potrò essere frustata quasi in ogni mia parte lasciandomi solo la soddisfazione di urlare o lanciare epiteti…se non mi imbavagliano.

Rabbrividisco quando le mani dll’ uomo, uomo o donna? No sono mani maschili, percorrono il mio corpo sorprendentemente lievi, gentili anche quando stringono un capezzolo o mi costringono a sollevare il volto prendendomi per i capelli. Il cuori batte sempre più all’ impazzata.

E’ sempre il sogno di quando avevo una dozzina d’ anni, un qualcosa più di un abbozzo di tettine e le compagne mi invidiavano perchè avevo le mie mensilità.

Si sono prigioniera di un secondo cugino. Da bambina ricordo quando lui già uomo, giovanotto insomma, mi sollevava da terra fin sulla groppa del cavallo che montava ed ero felice di sentirmi stretta da lui. Poi le due famiglie rompono, la guerra, ed ora sono sua prigioniera, schiava, impossibilitata a sottrarmi. Non posso dargli la mia verginità, quella la ha avuta mio marito, ma posso e devo amarlo da schiava…

Mi perdo in queste assurdità, neppure sapevo di amarlo tanto, di desiderarlo fino a questo punto. Questo no, non è da lui, ma sono una schiava, bottino di guerra e questo è normale pretenderlo da una schiava. Questo pensavo allora censurando le mie stesse fantasie. Ora non è una adolescienziale fantasia. A sfiorarmi il viso è il glande scoperto di un uomo che può tutto .

Mi lecco le labbra secche, cerco di essere pronta a qualsiai violenza ma non è violento e felice stringo tra le labbra, la virilità tante volte sognata, agognata. Sospiro di piacere anzi ed ancor più sospiro ed anzi gemo di piacere quando sfrega il pene turgido sulla vulva bagnata. Sua, si sua mentre penetra da indiscusso conquistatore e padrone il mio sesso che dovrei, ma provo invano, stringere di più. Lentamente mi riprendo.

Lentamente torno me stessa, una puttana che quest’ uomo paga per averne in cambio piacere. Eppure non si svuota nel mio corpo, nel mio sesso accogliente.
Vuoi il culo, stronzo? Fatica allora, guadagnatelo! Stringo gli sfinteri con una forza che non credevo di possedere. Stringo il culo e serro le labbra per non gridare. Entra ma lentamente ed a fatica finchè non sento le palle sulla riga del culo… fa male e mi piace.

Ancora più mi piace, più tardi, in una accogliente camera da letto ed alla luce calda del lume sul comodino, socchiudere gli occhi e vederlo steso al mio fianco. Lo amo? Certo che lo amo, mio marito, il bastardo che mi ha fatto il regalo più bello della mia vita.

Devo essermi assopita e Lui non c’ è ma dalle spesse tende filtra la luce del giorno. Vedo che sono quasi le dieci. Un rumore, viene dal bagno. Solo saperlo così vicino…ed invece mi incazzo. Dice che valgo “quasi” quanto Sergio, uno dei suoi compagni di letto preferiti! Non dico niente ma questa me la paga. Gli piacciono anche i maschietti e lo sapevo, anzi ho fatto loro compagnia anche a letto ma non mi venga a fare questi paragoni!

Siamo insieme da quando ero una ragazzina, dieci anni fa ci siamo anche sposati e sono certa di non poter amare nessuno quanto lui ma tutto ha un limite.

Leave a Reply