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Racconti Erotici Etero

LILLY

By 6 Giugno 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Lilly
L’uomo riesce ad abituarsi a tutto, anche alla castità. Per me &egrave stato facile avendo vissuto con una donna stupenda in cui il trascorrere degli anni non ha alterato la bellezza ma l’ha fatta maturare, così che vivendo accanto a lei il tempo &egrave trascorso in modo talmente meraviglioso che quando mi ha lasciato, la sua breve malattia non ne ha intaccato il ricordo mentre ha lasciato dentro di me un vuoto che credevo incolmabile.
Da allora la mia incredulità per la sua assenza mi ha fatto comportare come se dovesse ritornare da un momento all’altro inducendomi a tenere la casa ordinata e lustra . . . poi, ho continuato aspettando non so bene cosa.
Dopo un anno, amici ben intenzionati mi fecero incontrare ‘casualmente’ alcune donne nell’intento di farmi uscire dal mio torpore, ma benché queste signore fossero decisamente graziose, nessuna poteva reggere il paragone con la mia Mary, così sono rimasto solo con i miei cani nella casa in montagna che avevo acquistato per noi due con i risparmi di una vita.
Poi un giorno &egrave arrivata mia figlia a trascorrere un week end da me per assistere al ‘Baio’, una manifestazione che si tiene ogni cinque anni nei paesini dell’alta Val Varaita dove abito, per commemorare la cacciata dei saraceni.
La mia casa &egrave situata un paio di chilometri sopra Rore, uno dei paesini coinvolti nella festa, &egrave facile trovarla svoltando in una stradina sterrata priva di indicazioni che porta unicamente alla mia casetta.
Venne accompagnata da un’amica e collega di un paio di anni più giovane, confidandomi in disparte, che la ragazza era appena uscita da una storia con un uomo indegno di essere anche nominato.
Dopo le presentazioni, il giro della casa e l’approntamento di un altro lettino nella stanza di mia figlia, ci mettemmo a tavola; fortunatamente anche se aspettavo solo lei, avevo preparato cibo in abbondanza. Finalmente potei osservare la mia ospite.

23 anni, di statura leggermente più piccola di mia figlia, Lilly era decisamente graziosa, i lunghi capelli castani che la ragazza portava ricadenti di lato su una spalla mettevano in risalto il viso illuminato da occhi color nocciola, le orecchie erano piccole e deliziose, la bocca dalle labbra carnose, quando rideva mostrava i denti perfetti e bianchissimi.
Lilly sembrava aver dimenticato l’esperienza passata, solo di tanto in tanto un’ombra passava nei suoi occhi. Le due cicalavano come fanno le ragazze, dicendo battute che sovente non capivo, talora gli occhi nocciola incontravano i miei, poi li incontravano sempre più spesso e quando si attardavano nel guardarmi, un delizioso rossore colorava le sue guance come se io la turbassi, allora il mio cuore accelerava inspiegabilmente i battiti facendomi provare emozioni che credevo per sempre scomparse con la mia Mary.
Ad un certo punto della serata, il cellulare di mia figlia prese a squillare, lei si alzò appartandosi per rispondere, quando ritornò a tavola. aveva in viso una espressione contrariata:
– Problemi in ufficio! Non per te Lilly, ma io devo rientrare e essere a Milano domani per le 10.30 al massimo. Tu rimani e goditi la festa, papi ti accompagnerà a vedere la sfilata in costume a Sampeyre. Se posso sarò di ritorno Domenica sera, così potremo vedere insieme la chiusura della festa di Lunedì. Mi dispiace!
Dopo cena le ragazze sparecchiarono, lavarono i piatti poi si fermarono a parlare, ma per poco, entrambe erano stanche e si ritirarono in camera, mi attardai a leggere davanti al caminetto acceso ma confesso che la presenza dell’amica di mia figlia e soprattutto il ricordo del suo sguardo così particolare fecero sì che dopo un’altra mezz’ora andai anch’io a dormire.

L’indomani, appena i rumori nella camera delle ragazze mi dissero che stavano per alzarsi, mi alzai anch’io affrettandomi ad accendere il caminetto dopo di che preparai colazione. Malgrado facesse ancora buio anche Lilly si era alzata, aveva indossato un maglione ampio e pesante e dei jeans, trovai che era molto graziosa. Fecero onore alla colazione che avevo preparato: uova al prosciutto, succo di frutta e caff&egrave Quando infine mia figlia avviò la macchina cominciava ad albeggiare.
Ogni giorno non trascuro di portare i cani a fare la loro passeggiata per i boschi, anche se di solito questo avveniva più tardi, i cani udendo il rumore all’interno della casa scalpitavano impazienti nel loro recinto.
– Torna a dormire Lilly, ritorno fra un’ora circa. Dissi alla giovane.
– Ti dispiace se ti accompagno? Tanto non riuscirei a riaddormentarmi.
Non avevo nulla in contrario, anzi ero contento di poter scambiare due parole con qualcuno invece di rimuginare i miei soliti pensieri.
Una leggera bruma aleggiava tutto attorno impedendoci di vedere il paese ai nostri piedi, all’inizio non parlammo data la ripidità della stradina cosparsa di ciottoli, solo quando imboccammo il sentiero pianeggiante che si inoltrava nel bosco di castani, Lilly cominciò ringraziandomi per l’ospitalità, dicendo altre cose che il fermarsi improvviso dei cani interruppe attirando la nostra attenzione, poi presero ad uggiolare spaventati drizzando le orecchie e fissando un punto in lontananza sul sentiero, all’improvviso fuggirono inerpicandosi per il bosco che in quel punto era particolarmente scosceso.
Malgrado aguzzassimo gli occhi non vedemmo nulla finché un raggio di sole filtrando attraverso i rami spogli illuminò una massa scura ancora indistinta ma che presto si scompose. Erano cinghiali, una famigliola composta da due adulti e tre cinghialotti piccoli, di quasi un anno; Uno degli adulti, la femmina immagino, si allontanò lungo il sentiero seguito dai piccoli, l’altro, il maschio, si mosse anch’esso ma per dirigersi verso di noi trotterellando senza fretta apparente.
La cosa fu talmente inaspettata che con un grido di spavento la ragazza si nascose dietro di me cingendomi strettamente alla vita.
– Oh Dio Ricky. . . ho paura!

Ormai la bestia era ad una decina di metri e continuava ad avvicinarsi, mi accorsi che la fuga era impossibile, se fossi stato solo avrei tentato di arrampicarmi su uno degli alberi ma così facendo avrei abbandonato la mia giovane compagna paralizzata dal terrore. Fu allora che successe la cosa che forse un dottore potrebbe spiegare con la scarica di adrenalina dovuta al terrore, una vera frustata che provocò in me una erezione altrimenti inspiegabile.
– Ho paura . . . ho paura! Continuava a dire Lilly stringendomi fortemente.
D’istinto costrinsi la giovane ad allentare la sua stretta sciogliendo le sue mani e lentamente le portai sul mio pene che lei strinse fortemente attraverso i pantaloni come se il mio membro fosse la sua salvezza.
Ormai il cinghiale era vicino, si avvicinò ancora e si fermò a meno di due metri da noi. Era un maschio enorme, valutai istintivamente che doveva superare i centocinquanta chili, una cicatrice attraversava la sua guancia sinistra, segno che aveva conosciuto le malefatte dell’uomo, la palla aveva provocato anche un solco sul fianco dell’animale dove aveva rimbalzato.
La bestia mi fissò per un tempo che mi parve interminabile ma che in realtà durò pochi istanti, i suoi occhi sembravano umani, in un lampo capii che mi stava valutando! Probabilmente si accorse della mia poca pericolosità, forse pensò che ero soltanto un uomo che faceva scudo con il corpo alla sua femmina, chissà?
Il fatto &egrave che girò il capo verso il sentiero ormai deserto poi dopo un’ultima occhiata ai due umani impietriti, si voltò e lentamente, dignitosamente ritornò sui suoi passi scomparendo dalla nostra vista per raggiungere la sua famigliola ormai lontana.
Sentii che la ragazza dietro di me si stava rilassando ma non lasciava di stringere la mia virilità anche se il pericolo era passato, sentii che le sue mani indugiavano muovendosi su un membro duro come il ferro.

L’eccitazione del pericolo scampato fece salire in me una libidine che avevo dimenticato, mi girai bruscamente tirando a me il corpo flessibile della ragazza, la strinsi facendole sentire contro il ventre il mio turgore, le nostre bocche si cercarono fondendosi famelicamente, le lingue si allacciarono, si lambirono accarezzandosi nelle bocche aperte e quando si separarono respiravamo entrambi con affanno.
Il ritorno vergognoso dei cani con la coda fra le zampe interruppe le nostre effusioni. Non li sgridai valutando che avrebbero potuto fare ben poco davanti ad una simile bestia, Lilly li rassicurò con una carezza sulle loro teste e loro stessi, vinti forse come noi dall’emozione dello scampato pericolo presero il cammino del ritorno.
Ne io ne la ragazza parlammo, consci entrambi che qualcosa di particolare era successo. Lilly ogni tanto mi gettava un’occhiata come se si aspettasse che dicessi qualcosa, io ero in preda ad una moltitudine di pensieri che scacciai dicendomi che quello che era successo era dovuto unicamente all’emozione del momento, dandomi dell’imbecille se pensavo che . . . Insomma promisi a me stesso che da parte mia, la cosa non avrebbe avuto seguito.
Ma non potevo ne volevo rimanere solo con la giovane, così quasi bruscamente le proposi di venire con me a Sampeyre, il paese dove si sarebbe svolta la parte principale del ‘Baio’. Ci mischiammo alla folla curiosa di vedere i preparativi e i costumi dei partecipanti. Lilly piena di gioiosa eccitazione mi trascinava di qua e di là meravigliandosi per i costumi che erano dell’epoca napoleonica mentre il ‘Baio’ avrebbe dovuto commemorare un evento antecedente l’anno mille, mah!
Pranzammo in una trattoria, lì la ragazza fece un mucchio di domande che misero in difficoltà la mia poca conoscenza della festa; mi salvò un vecchietto che davanti ad un bicchiere di vino illustrò con dovizia di particolari quale ne sarebbe stato lo svolgimento.
Il pomeriggio trascorse allegramente, anche la ragazza sembrava aver dimenticato gli avvenimenti del mattino. Regalai alla giovane due pupazzi abbigliati nel costume locale poi risalimmo in macchina e salimmo a Casteldelfino dove girovagammo per il paese anch’esso coinvolto nella festa. Cenammo con una focaccia farcita del luogo e quando facemmo finalmente ritorno, era buio inoltrato e l’interno della casetta era decisamente freddo.

Misi in funzione il riscaldamento a gas e per giunta accesi il caminetto, poi sedendomi sul divano posto davanti ad esso aprii per l’ennesima volta ‘Un amore di Swan’ di Proust, un libro a me particolarmente ostico, riuscendo a leggerne un paio di capitoli mentre il tepore si diffondeva nell’ambiente.
Non udii la ragazza che credevo in camera, solo quando sentii le sue mani nei miei capelli capii che i miei propositi della giornata sarebbero andati in fumo e che la mia astinenza stava per terminare. Mi voltai e prima che Lilly pronunciasse una parola sapevo quello che voleva, che volevamo entrambi!
Prendendo una delle sue mani la feci girare attorno al divano e la bloccai quando fu di fronte a me. Malgrado fosse stata lei a prendere l’iniziativa la vidi impacciata, appena guardai il suo viso arrossi.
– Lilly, sei bellissima!
Senza aspettare risposta mi alzai e mi avvicinai talmente che le nostre bocche si sfiorarono, chiuse gli occhi ma non la baciai, il mio naso giocò a rincorrere il suo mentre la sua bocca si schiudeva appena. Mi accorsi che il suo respiro si era fatto più rapido, la sua voglia era tale che appena le mie labbra furono sulle sue, aprì la bocca alla disperata ricerca della mia lingua, la baciai con passione finché il fiato manco ad entrambi, solo allora si scostò.
Eravamo entrambi emozionati dal contatto dei nostri corpi, malgrado il mio desiderio, non avevo fretta, eravamo talmente vicini al caminetto che sentivo sul dorso delle mani che la stringevano, il calore del fuoco acceso il che dava al nostro abbraccio un che di primitivo, di primordiale ed &egrave davanti a questo fuoco guizzante che ci accingemmo a fare all’amore.
La strinsi nuovamente, era flessuosa e calda, la mia mano scese lungo la sua schiena e giunta all’incavo delle sue reni premetti leggermente e lei subito protese il ventre contro il mio.

La sentii fremere contro la mia erezione, temetti che si scostasse spaventata, invece no, ancheggiò lievemente ondulando come se eseguisse una danza. Ora ero io a fremere alla carezza del suo ventre contro il mio pene, mi tuffai nella sua bocca e bevetti, bevetti i suoi sospiri, il suo alito, la sua saliva, Lilly muoveva la bocca avvitando le labbra alla mia lingua suggendola come se in bocca avesse altro e questo pensiero che era anche un mio desiderio, aumentò la mia eccitazione.
Le mie mani si unirono sulle sue reni e scesero sposando con le dita allargate la forma del culetto morbido e insieme sodo, giunte sull’alto delle sue cosce la strinsi sollevandola, facendola mugolare nella mia bocca senza che cessasse di strusciare il ventre.
Quando la lasciai le mie mani salirono sotto il suo maglione e fu allora che mi accorsi che non indossava altro, la sua pelle era calda, la vicinanza del fuoco l’aveva resa leggermente umida, scostando il viso dal mio, sorrise e sollevando alte le braccia si lasciò sfilare l’indumento.
Cielo come era bella Lilly! Le fiamme giocavano nello scuro dei suoi occhi rendendoli cangianti, ora verde oliva, ora ancora più scuri, il calore del caminetto colorava di un lieve rossore le sue guance. Anch’io ero accaldato, non guardai il suo petto, volevo sentirlo contro il mio!
Lilly lo intuì e con dita tremanti cerco di aprire la mia camicia, li scostai con dolcezza, ero diventato impaziente! Saltarono due bottoni mentre mi sbarazzavo di questa inutile barriera e la strinsi. Mio Dio! I suoi seni erano deliziosamente minuti ma li sentivo sodi, talmente sodi che il mio petto non riusciva a schiacciarli ma percepivo il turgore dei capezzoli che l’eccitazione aveva reso duri e graffianti.
Le nostre bocche si fusero nuovamente, ora anche il busto muoveva, oh la dolce tortura alla quale mi sottoponeva, l’impazienza, la frenesia che provavo! Le mie mani percorsero la sua schiena, le dita scorrendo lungo la sua spina dorsale facevano sentire i fremiti che la percorrevano, tentai di insinuare le dita nei suoi jeans ma senza successo, allora lei sorridendo si scostò e con un movimento rapido e preciso slacciò la cintura e fu nuovamente contro di me.

Le mie mani scesero alle sue natiche che trovai nude perché nella mia impazienza le mani erano passate sotto le sue mutandine. Mi aiutò a far scendere entrambi gli indumenti, con movimenti sinuosi ed aggraziati fece loro superare la sporgenza del sedere. Chinandomi slacciai le sue scarpe, le tolsi evitando di guardare la sua intimità per non metterla in imbarazzo, lei appoggiandosi alla mia spalla sollevò prima un piede poi l’altro, finalmente era nuda. Solo allora alzai lo sguardo’
La giovane pudicamente aveva chiuso le gambe ma non portò le mani a coprirsi, i suoi occhi erano umidi come se stesse per piangere.
– Lilly sei bellissima! Ripetei ancora.
Accennò ad un sorriso e questa volta si coprì con le mani. Per un istante pensai alla Venere di Milo, no, Lilly era ancora più bella ma soprattutto era giovane, scostai le sue mani dal gonfiore del pube che si rivelò senza peluria alcuna ed era bello, straordinariamente bello! La stretta valle che ne decorava il vertice perdendosi fra le cosce impreziosiva il luogo dove sognavo estinguere la mia brama.
Mi alzai armeggiando con la cinta, poi con la cerniera e finalmente riuscii ad abbassare i calzoni, Lilly si allungò sul tappeto e sollevata sui gomiti mi guardava divertita finché il mio pene finalmente libero da costrizioni scattò in alto osceno e orribile.
Credo sia la sola cosa di cui provi vergogna. In gioventù era con fierezza che esibivo il membro alle mie conquiste diritto e svettante, ma col passare degli anni si era intozzito, ma soprattutto si era leggermente incurvato ricordando la forma oscena di una banana. Lilly vi portò lo sguardo ma solo per un istante poi mi sorrise, mi inginocchiai al suo fianco e mi chinai su di lei.

Sdraiata e nuda, non si curava delle setole ruvide del tappeto che pungevano la sua schiena e il morbido suo sedere, la sua pelle ancora abbronzata, alla luce del fuoco pareva dorata ma i seni e la sua intimità erano candidi come il latte perche il sole non aveva mai raggiunto quelle parti.
Mi allungai accanto senza che i nostri corpi si toccassero, accarezzai il suo viso, Lilly lesse nei miei occhi il desiderio che provavo. Mi protesi e dolcemente le mie labbra sfiorarono le sue, le mossi lentamente mentre la mia mano accarezzava il suo capo, scendeva lungo la ciocca di capelli che copriva il suo seno, si insinuava piano sotto di essa e si spostava fino ad avere fra le dita il capezzolo che trovai duro per l’eccitazione. Lilly non si vergognava più, si lasciava guardare mentre l’accarezzavo adagio, i suoi occhi erano fissi nei miei, le mie mani continuavano la loro esplorazione proseguendo lungo l’addome poi il ventre che percorrevano lentamente fino a percepire sotto le dita la lieve bombatura del suo pube.
Lilly mi guardava con passione, desiderio e ammirazione, le sue dita si intrecciavano con le mie e con un gesto dolcissimo impedirono il loro proseguire.
Piano l’attirai facendola sedere di fronte a me, di nuovo la sua bocca fu a pochi millimetri dalla mia, questa volta fu lei a baciarmi, spinse la lingua che lasciai entrare senza resistenza, mi baciò con impeto, senza lasciarmi tregua.
Accostando il busto premette i seni contro il mio petto, cielo come batteva il suo cuore! Mi desiderava e me lo faceva capire, si appoggiava tutta e con le mani mi stringeva il viso in modo che il suo bacio diventasse ancora più profondo. Non riusciva a stare ferma e si strusciava graffiandomi con i capezzoli diventati talmente dolenti che un gemito sfuggi dalle sue labbra..
Cercando di mantenere la calma, le mie mani scesero lungo la sua schiena accarezzandola e massaggiandola piano. Volevo fugare le sue paure in modo che anche lei potesse godere appieno della bellezza di quel momento. Non resistetti oltre e con un movimento deciso, la spinsi nuovamente ad allungarsi sul tappeto.

Fui sopra di lei avendo cura di non gravare con il mio peso ma non potevo impedire al mio membro di premere sul suo ventre, capivo che questo contatto la eccitava e mi mossi per meglio farglielo sentire, ma non ve n’era bisogno perché era lei che sollevandosi danzava sotto di me strusciando il ventre contro la verga dura.
Repentinamente fece forza sulle braccia, l’assecondai permettendogli di venirmi sopra, nessuno glielo aveva insegnato ne ero sicuro, ma come consapevole di una primitiva conoscenza, la fanciulla si sposto finché il pene fu fra le sue labbra intime. Non lasciò che entrasse in lei ma ci giocò facendo in modo di sollecitare con l’asta dura la parte più sensibile del suo sesso. Solo allora mi resi conto che la giovane era un lago tra le gambe, interrompendo il suo movimento mi guardò imbarazzata, non le diedi il tempo di dire nulla che mi sfilai da sotto facendola rotolare nuovamente sul tappeto.
In un attimo le mie mani allargarono le sue ginocchia . . . Avrei voluto giocare ancora ma ero impaziente e anche lei lo era! Ora i nostri gesti, le nostre azioni rivestivano significati quasi liturgici, erano puri perché stavamo consumando il rito dell’amore, ma quando mi vide chinare sulla sua intimità emise un lamento di bestiolina ferita capendo che volevo baciare il fiore suo nascosto il cui profumo mi inebriava e i cui petali erano aperti su una boccuccia che brillava di rugiada odorosa.
Trasalì e portò le mani a difendersi, ma poi sentendo le mie labbra deporre baci sull’alto delle sue cosce, all’interno di esse vicino al suo fiore, premette sul mio capo guidandolo, spostandolo secondo il suo desiderio così che ovunque passava la mia bocca lasciava un scia bagnata, poi impaziente spostò ancora il mio viso e . . .
Quando lo lasciò la mia bocca era sopra il suo fiore, le mie nari piene del suo profumo trasmettevano al mio cervello sensazioni paradisiache. Un movimento, sollevai il capo, Lilly aveva agganciato le gambe alla piega delle ginocchia e le aveva tirate allargandole ai due lati del suo busto! L’audacia della sua offerta aveva colorato di porpora le sue guance, fatto luccicare i suoi occhi, i piccoli seni si sollevavano e si abbassavano al ritmo del suo dolce affanno.

Aprii la bocca, la lingua percorse le carni lisce separando le labbrette sue sottili e quando giunse al punto sensibile, un lamento prolungato mi disse il gradimento della fanciulla. Le sue mani lasciarono le gambe, puntellando i piedi sul tappeto sollevò il ventre alla mia bocca salutando ogni mio colpo di lingua con un piccolo scatto e un lamento, poi oscillò ondeggiando mentre io incollato al suo sesso assaporavo a piena bocca il miele del suo desiderio.
Allontanò bruscamente il mio capo, mi sollevai sulle ginocchia e avanzai fra le sue gambe, adesso Lilly respirava rapidamente, lessi nel suo sguardo apprensione e desiderio, il mio pene contro il suo sesso percepiva le pulsioni del suo sangue in tumulto, lo inclinai facendo percorrere al glande la strada aperta dalla mia lingua, la sentii fremere, poi le sue mani si impossessarono del membro, e gli occhi nei miei occhi lo attirò. . . Quando lo lasciò lentamente scivolai dentro di lei salutato dal suo sospiro liberatorio.
Mi fermai con la paura di averle fatto male ma il mio timore era infondato, la fanciulla non sapendo aspettare aveva cominciato a muoversi sotto di me, non sembrava imbarazzata a prendere nuovamente l’iniziativa anzi era eccitata di mostrarsi nella sua voglia, sentii le sue mani dietro la mia schiena all’altezza delle mie reni che dolcemente mi premevano dentro il suo corpo per ricevermi tutto!
L’assecondai spingendomi fino in fondo, mi sfilai adagio e sprofondai nuovamente, sempre lentamente per godere della carezza della sua vagina attorno al mio membro.
– Ricky ti prego . . . La sua voce era supplichevole, non riusciva ad aggiungere altro, il suo pudore glielo impediva.
– Dimmi, cosa vuoi? La mia voce era divenuta roca, irriconoscibile.
– Scopami . . . sbattimi forte, fammi godere!
La sua voce mi invocava spronandomi, come se non bastasse il calore che avvolgeva il mio pene nelle contrazioni involontarie della sua vagina e il liquido che stillava il suo piacere. ‘Scopami, fammi godere!’ aveva quasi urlato, era quello che desideravo, non il mio piacere ma il suo; il mio appena giunto sarebbe stato breve, qualche violenta contrazioni atta ad espellere il seme, poi il tempo di riprendermi. . .

Per questo il vero mio piacere era bearmi del suo gioire, vedere le adorabili tettine oscillare mentre la frugavo con un cazzo più duro che mai, vederla godere del mio scivolare nella sua vagina dilatata e talmente lubrificata che lo scarso attrito avrebbe permesso al nostro piacere di durare ancora, e poi i suoi gridolini, i suoi fremiti, il suo premere sulle mie reni per incitarmi ad affondare, affondare ancora e ancora e ancora.
Dio com’era bello tutto questo! Il liquore del suo piacere colando sui miei testicoli li bagnava trasmettendomi una sensazione di freschezza mentre battevano nelle chiappette sue aperte contribuendo alla mia eccitazione, gli occhi chiusi come a volersi estraniare per non vedere il mio viso accaldato, la mia bramosia di maschio eccitato.
Le mie mani scivolarono sotto la sua schiena, scesero al suo culetto, aprirono le pagnottelle delle sue natiche, le mie dita le frugarono . . . Un guaito, avrei voluto dirle che appartenersi significava anche questo, non vi sono atti sconci nel donarsi! I suoi polpacci si avvinghiarono alle mie cosce premendo e rilassando la loro stretta, permettendomi di penetrarla come lei voleva, emettendo un piccolo grido ad ogni mio affondare, poi le sue grida divennero ravvicinate, l’invito delle sue gambe più pressante, avanti e indietro, avanti e indietro in una vagina sempre più liquida, in una corsa che aveva come meta il piacere. Il nostro godimento giunse improvviso.
– Oh Ricky . . . Ricky . . . si . . . si . . . siii . . . siiiiiiiiiii! ! !
Non resistetti agli spasimi della sua vagina, qualche movimento rapido del mio pene e venni in un orgasmo quasi doloroso a causa della mia lunga astinenza, lei si mosse sollevandomi, ondulando selvaggiamente . . .
– Ahhh . . . ti sento amore . . . ti sento . . . ti sentoooo! ! !

Le sue gambe si sciolsero permettendomi di allungarmi sopra di lei, baciandola la strinsi gustando a lungo le pulsioni della sua vagina su un pene ancora duro, poi con uno sforzo Lilly fu nuovamente sopra di me. Comincio subito a cavalcarmi come se non avessimo ancora goduto, molleggiando sulle ginocchia, facendosi entrare il pene in fondo al grembo, il glande a premere l’inizio del suo utero.
Aprì gli occhi e mi guardò con aria dolce e selvaggia allo stesso tempo, gli occhi luccicanti mi sfidavano a scoparla ancora; Dio com’era bella, i lunghi capelli si sollevano e ricadendo sul suo petto nascondevano a tratti i seni facendola somigliare ad una giovane Lady Godiva.
Nei suoi sforzi stringeva volutamente la vagina nel sollevarsi e la rilassava mentre si lasciava ricadere, l’effetto era per me piacevole e sconvolgente contribuendo a mantenere la mia rigidità, era come se mi ‘mungesse’ o meglio, come se fosse la bocca di una donna a gratificarmi. Sentii il mio desiderio rinascere, quel suo modo di montarmi la rendeva padrona di questo mio desiderio, lei ne gioiva in modo quasi fanciullesco. In quanto a me . . . era con malcelata gioia che guardavo nuovamente salire il suo piacere, che udivo i suoi sospiri trasformarsi a poco a poco in ansimi.
Si chinò su di me, la sua lingua venne incontro alla mia lingua, i suoi seni strisciando sopra il mio petto aggiungevano dolore al suo piacere, cominciava nuovamente a godere, tutto il suo corpo accarezzava il mio, la sua vagina massaggiava soavemente il mio cazzo, lo succhiava. . .
– Sei bella, no, sei di più! Sei splendida!
Più la guardavo più il desiderio cresceva in me, i suoi occhi mi sfidavano, scintillavano seducenti e colmi di passione! Mi desiderava, mi amava, e io mi scioglievo nella dolcezza delle sue carni.
Ero nuovamente ad un passo dal piacere. La sua danza si fece lenta, dolce; pur nella sua poca esperienza aveva capito che entrambi non potevamo durare a lungo, le sue dita sfiorarono le mie spalle, il mio petto, mi strinse i capezzoli.

– Ti piace così? Sussurrò.
Mi piaceva e mi eccitava oltremodo! Sollevai lentamente il bacino, le mie mani afferrano i suoi fianchi muovendola su di me, sentivo la sua eccitazione e io non ero da meno, la muovevo facendo ondeggiare il suo bacino. Era talmente bagnata che il mio cazzo nuovamente durissimo non faceva fatica e scivolare in lei mentre la muovevo avanti e indietro, su e giù senza lasciare i suoi fianchi così come il suo sguardo non abbandonava i miei occhi.
– Aspetta! Si alzò sfilandosi dal pene.
Mi guardava con il sorriso che hanno le fanciulle innamorate, rossa in viso per il pensiero audace che aveva appena attraversato la sua testolina. Alcune gocce uscite dalla sua passerina rimasta socchiusa caddero sul mio ventre.
Mi sollevai, infine mi alzai guardando con occhi allucinati il culetto delizioso che attraversava la stanza dirigendosi verso il corridoio che portava alla sua cameretta. Cielo come può essere bello il culo di una donna, più questa &egrave giovane più bello &egrave il suo sedere, quelle giovanissime poi . . .Lilly aveva una groppetta che metteva voglia di coprirla di baci. . . e non solo!
Non chiamatemi depravato se esprimo un pensiero che &egrave comune alla maggioranza degli uomini. Le donne dovrebbero farsi un esame di coscienza: non &egrave forse perché sono consapevoli di questa nostra debolezza che usano il loro fondoschiena come arma di seduzione? Altrimenti perché indosserebbero gonne e pantaloni così stretti se non per mettere in risalto la rotondità delle loro natiche? Molte arrivano al punto di non indossare biancheria intima per non deturparne la forma, e quando la mettono, questa &egrave talmente ridotta da scomparire nei loro glutei, vogliono che ammiriamo la bellezza dei loro sederi!
Ma gentili signore! Ammirare vuol dire anche desiderare, non siete statue o quadri da guardare e basta, siete sostanza, siete di carne come noi, come lo sono io! Se desidero voglio stringere, palpare, amare, possedere!

E’ col cazzo appena ondeggiante che seguii la figurina scomparsa lungo il corridoio, la ritrovai nella cameretta che aveva condiviso con mia figlia. In ginocchio sopra il suo lettino si protendeva per cercare qualcosa sopra la mensola che lo sovrastava. Ancora il suo culetto esposto e alla giunzione delle natiche la visione della pagnottella nuda che il taglio umido del sesso divideva, e quelle cosce da adolescente, quelle reni, quella schiena ombreggiata dai lunghi capelli. . .
La ragazza sentendo la mia presenza volse appena il capo ma subito si voltò nuovamente per raggiungere con la mano quello che cercava. Salii in ginocchio dietro di lei e non resistetti al desiderio di immergere il viso nel bel culetto.
– Ricky, cosa fai! Esclamò con un gridolino di falso spavento, ma sapevo che aveva capito e che forse era proprio quello che desiderava offrendosi in quel modo. Già la mia lingua stava percorrendo il fondo dei meravigliosi globi lasciando una scia di saliva, saggiando con la punta le increspature del suo buchetto bagnandolo abbondantemente prima di salire lungo la sua spina dorsale provocando nella giovane dei fremiti che mi deliziavano.
Baciai il suo collo, la sua nuca mentre con una mano strofinavo la punta del pene nella sua micetta, poi protendendo le reni affondavo, mi ritiravo e affondavo ancora salutato da lamenti estasiati, quindi lo estraevo grondante e gli facevo percorrere il cammino che lo separava dal suo buchino.
Fremette e fremetti anch’io nel sentire sotto il glande il calore bruciante del piccolo pertugio, meravigliandomi che la giovane non si opponesse all’oscena carezza.
– Aspetta! Disse ancora porgendomi l’oggetto che aveva prelevato. Era un tubetto di gel per le mani; lo aprii e prelevai con un dito un po del liquido denso e scivoloso e con questo unsi le pareti della rosellina che intendevo violare provocando nella ragazza un brivido che percorse la sua schiena, spalmai con esso anche la punta del mio pene, mentre lo brandivo Lilly nascose il viso nel cuscino.

Ma non volevo prenderla in quella posizione, dolcemente la feci mettere seduta e respinsi le sue gambe ai due lati del suo corpo, volevo si rendesse pienamente conto di quello che mi accingevo a fare. Strofinai quasi brutalmente il glande sulla ferita del suo sesso poi più giù e quando finalmente lo puntai sull’ano, Lilly chiuse gli occhi ed emise un piccolo gemito appena mi sentì spingere, puntellò le braccia all’indietro contro il cuscino e spinse anch’essa venendo incontro al pene facendo una smorfia di dolore sentendosi aprire.
Mi fermai, Lilly mi guardava con le guance in fiamme poi senza nulla dire riprese a spingere . . . un calore particolare avvolse il glande che forzava le sue carni e lentamente affondava accompagnato da un lungo suo gemito . . . Ero entrato con una facilità che sorprese entrambi, la interrogai con gli occhi.
– Oh si amore. . . continua . . .
Spinsi a fondo fermandomi nel calore delle sue interiora, i testicoli premuti nelle calde chiappette, la giovane sorrise timidamente.
– Ohhh . . . Non mi fa male sai? Mentì.
Mi ritirai lentamente e lentamente affondai, malgrado la ragazza stringesse inconsciamente l’ano, non poteva fermare lo scorrere del mio cazzo tanto il gel lo aveva lubrificato ma ne massaggiava piacevolmente il movimento. La ragazza passato il dolore e la sorpresa della penetrazione aveva accettato la presenza che l’allargava e la riempiva. Le ginocchia aperte ai lati del suo culetto mi ero sollevato per bearmi della bellezza della fanciulla che nel suo abbandono non si curava di mostrare le sue intimità esposte.
Il gonfiore delle labbra grassocce mostrava la fessura della fichetta bordata da labbra sottili che si innalzavano formando una valle rosea luccicante per la saliva che la mia lingua aveva depositato. il leggero arrossamento provocato dal nostro amplesso la rendeva ancora più attraente, il suo abbandono mi spronò ad immergermi più rapidamente incantato dai movimenti della sua fichetta che si allargava aprendosi come una boccuccia

– Ohhh. . . non pensavo fosse così bello!
Flebili lamenti accompagnavano la mia penetrazione, spingevo fino in fondo per darglielo tutto il mio cazzo, premendo col petto sui suoi polpacci fino a che le sue ginocchia toccavano il cuscino ai lati del suo busto, piccoli brividi facevano fremere il suo corpo coprendo le mammelline di deliziosi rilievi.
Aveva aperto gli occhi e sorrideva timidamente, era così bella con le labbra socchiuse che ne fui attirato. Tese la lingua cercando la mia, ci leccammo avidamente, allo spingere delle sue gambe mi ritirai, deliziato dalla carezza dell’ano che il gel aveva reso talmente scivoloso che anche la ragazza provava piacere e quando alla pressione delle sue mani sulle mie reni affondai ancora mi ricevette con un gridolino meravigliato.
– Oh amore. . . amore. . .
Con piacere mi accorsi che la giovane gradiva lo scorrere del pene nelle sue interiora, ben presto gli intervalli coi quali mi attirava si fecero più brevi finché sollevò alte le gambe lasciando che la penetrassi liberamente.
– Ahhh. . . mhhh. . . ti sento. . . il tuo cazzo. . . mi apre. . . mi riempie! Mhhh. . . é bello. . . bello. . .
Mi raddrizzai, afferrai le sue caviglie e allargando le braccia, spalancai le sue gambe. . . Ora potevo vedere come il membro entrava e usciva dalle tenere sue natiche, vedevo come l’ano lo avvolgeva mentre mi ritiravo, come veniva scosso il suo corpo ad ogni sbattere del mio ventre contro le belle cosce, i suoi gridolini di gioiosa meraviglia tolsero ogni residuo ritegno che potevo ancora avere.

Presi a penetrarla dolcemente, quasi delicatamente, il pene scorrendo non provocava nella fanciulla altro che eccitazione e piacere, lo capivo dagli umori che formavano delle gocce ambrate che rimanevano in bilico qualche istante all’estremità della fessura della fichina prima di colare lentamente sul tratto pelvico poi sul cazzo che entrava e usciva scorrendo nell’ano che aveva imparato a tener rilassato. Volli accarezzare la sua fichina ma appena sfiorai la crestolina tesa la ragazza fece una smorfia.
– No, non farlo. . . mhhh. . . mi piace così!
Ritirai le dita e le mani abbracciate alle sue cosce andavo e venivo gustando insieme alla fanciulla il piacere torbido che dà il fare una cosa che i più considerano oscena. Seguirono dei momenti di lussuria infinita, le mie esclamazioni si mescolavano ai gridolini estasiati della fanciulla felice di sentire che il membro che scorreva nel suo culetto trasmetteva alla sua fichina un piacere particolare.
– Oh é bello. . . é bello. . . bello. . . Continuava a dire.
Aumentai il ritmo sbattendo il ventre contro l’inizio delle sue cosce e i testicoli nelle sue chiappette. Lilly emise i primi lamenti a bocca aperta, continuarono ad ogni entrare del membro, le sue mammelline ballonzolavano per i colpi che portavo, ed erano talmente belle che accelerai per bearmi della loro vista poi attirato dai capezzoli vi calai il viso incappucciandone una punta per suggerla e quando sentii il bottoncino fremere, lo picchiettai.
Appena lo lasciai, la bella mosse il busto, anche l’altro seno ricevette l’omaggio della mia bocca, della mia lingua. . . Cominciai ad ansimare mentre la dolce fanciulla emetteva dei lamenti che si trasformarono in gemiti appena acceleravo il mio scorrere.
– Ihhh. . . mi piace. . . mi piaaace. . .
I gridolini di gioia della ragazza mi incitavano a ritirarlo e spingerlo ancora e ancora il mio cazzo, cercavo il calore delle sue interiora scorrendo in un ano talmente scivoloso che il piacere in me saliva ora lentamente mentre nella fanciulla. . .

I suoi tratti si alteravano ad ogni entrare del cazzo, le grida della giovane si susseguivano ininterrotti salendo di intensità finché la sua bocca si aprì in un atteggiamento di stupore, capii che oramai era agli stremi, le sue dita si serrarono talmente forte sui miei capezzoli che il dolore mi fece affondare violentemente, non mi fermai agli spasimi che all’approssimarsi dell’orgasmo serravano il membro in movimento quasi a trattenerlo, poi gridò. . .
– Amore. . . oh dai inculami forte. . . si, cosi. . . così . . . ahhhh! ! !
Fu con un urlo lacerante che Lilly venne, volle la mia bocca, lasciando di pizzicare i miei bottoncini le sue mani si avvinghiarono al mio collo attirandomi, soffocò nella mia bocca i gemiti del suo orgasmo, e mentre le sue labbra si stringevano alla mia lingua risucchiandomi in profondità impresse alle gambe e al bacino i movimenti atti a farmi scorrere in lei in modo da completare il suo godimento.
Ora le sue mani accarezzavano dolcemente la mia schiena, lentamente si riprese dalla sua emozione, gli occhi luminosi mi scrutavano, disse:
– Amore. . . sono venuta . . .ho goduto tanto. . . e tu?
Non risposi subito, ero pago del piacere della bella, solo allora la ragazza si accorse che il mio desiderio era rimasto inappagato.
– Non importa. . . Dissi accarezzando il bel viso.
– No, devi godere . . . lo voglio! Gridò mettendosi seduta dopo avermi respinto.
Quasi caddi riverso nel sollevarmi, Lilly si raddrizzò seduta e al mio appressarmi aprì la bocca . . . Fece una smorfia al sapore del gel che ricopriva il mio membro e le mani dietro le mie cosce mi tenne fermo mentre il suo capo si muoveva avanti e indietro, avanti e indietro in un bocchino selvaggio.
Avrei voluto assaporare a lungo lo scorrere delle sue labbra, il suo succhiarmi ma non potevo per i suoi occhi che rimasero fissi nei miei per tutto il tempo a leggervi il salire del mio piacere. Non resistetti al richiamo di quegli occhi, nell’imminenza dell’orgasmo cercai di sottrarmi ma fui impedito dalle sue mani e . . .
Con vergogna venni nella sua bocca . . . ma Lilly non si vergognò di ricevere il mio piacere continuando a far andare la bocca sul pene sobbalzante suggendomi dolcemente, lasciando defluire lo sperma dalle sue labbra a rigare il suo collo colare sui suoi seni e anche dopo che il mio godimento ebbe termine continuò a farvi scorrere le labbra provocando nel mio pene delle piacevoli contrazioni.

Che dire? Dopo una rapida doccia dormimmo abbracciati e nudi ed eravamo talmente esausti dalle emozioni di quella giornata che il mattino seguente ci svegliammo che il sole era ormai alto.
Verso mezzogiorno arrivò mia figlia. Gli bastò un’occhiata al viso raggiante della sua amica e il sottrarmi alle sue domande maliziose per capire quello che era successo. La giornata la trascorremmo insieme, visitando i diversi paesini in festa e anche il giorno successivo, la Domenica assistemmo alla sfilata . . .
Non ebbi altri incontri amorosi con la dolce Lilly e quando le ragazze partirono mia figlia mi trasse in disparte per dirmi:
– Sono contenta per Lilly sai e . . . anche per te musone!
Sono trascorsi cinque anni da allora, quest’anno il ‘Baio’ si &egrave svolto nelle giornate del 4 – 11 e 15 Febbraio, ho aspettato invano l’arrivo della ragazza, mia figlia venne, ma sola, mi disse che Lilly era andata a trascorrere una settimana bianca col suo nuovo fidanzato . . .
Io? Sono rimasto solo con i miei cani, di tanto in tanto una donna allevia la mia solitudine ma non riuscirò mai a dimenticare quella deliziosa fanciulla.

Ringrazio la dolce Lilly che ha acconsentito alla pubblicazione di questa storia, con la sola riserva di non mettere il suo vero nome.

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