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Racconti Erotici Etero

L’imprenditrice

By 26 Luglio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Era una serata davvero importante quella. Importante per mia moglie per mia suocera. Importante per la loro azienda che stava per fare il salto di qualità. Apertura di nuovi mercati, nuove commesse, sviluppo. E tutto era legato a quella serata e all’incontro con quell’imprenditrice che avrebbe deciso le sorti della cosa.

Ovviamente anche io dovevo far parte della task force per fare buona impressione su quella donna. Quasi tutti infatti mi ritengono infatti un buon oratore, colto, simpatico, strategicamente diplomatico. Quella sera però ne avrei fatto volentieri a meno e sarei stato benissimo a casa da solo a guardarmi la tv. Invece le mie ‘donne’ (mia moglie e mia suocera), dopo aver pianificato il loro look, decisero di investire un bel po’ di tempo per decidere il mio abbigliamento. Ero in loro balia, paziente e sereno (anche se molto annoiato) accettai di prepararmi come avevano loro deciso.

Arrivammo con un discreto anticipo all’appuntamento. Avevano prenotato il miglior ristorante nei dintorni della città. Vista la bella stagione, potevamo mangiare all’aperto coccolati dalla visione della città illuminata e godere il fresco della collina. La qualità della cucina era famosa (e anche i loro prezzi!!!).

L’imprenditrice si presentò con la sua Mercedes con quasi mezz’ora di ritardo. Donna di mezz’età, bionda tinta, bassa di statura, occhi azzurri vivacissimi e decisi. Rarissimo il sorriso. Da persona decisa, quale si sentiva, non chiese neanche scusa per il ritardo. Vestiva un tailleur bianco con pantaloni ampi in fondo, ampio scollo sul davanti che non nascondeva affatto un grosso seno (probabilmente rifatto ‘ pensai ad una prima analisi visiva). Mi presentarono alla donna la quale mi strinse la mano non degnandomi che di uno sguardo fugace. Poi, come se fosse già stata in quel locale, ci predette con passo spedito all’interno del locale. Ci accomodammo al miglior tavolo con vista che c’era nell’ampio giardino della villa. Candele, fiaccole, piante incorniciavano il bellissimo panorama della città. In un angolo del giardino un gruppo di piano bar eseguiva musica per niente fastidiosa.

Pilotandomi con lo sguardo, mia moglie mi fece sedere accanto alla donna. Mia suocera le stava di fronte. Forse voleva il maggior contatto visivo per parlare di cose importanti. All’inizio la discussione cadde su cose amene: la stagione, il caldo, le future vacanze, i viaggi. Ordinammo e in poco tempo cominciammo a degustare i manicaretti che ci venivano proposti annaffiati da un ottimo vino. La discussione, piano piano prese la direzione degli affari e dei possibili interessi aziendali reciproci. Mi sentivo escluso dalla conversazione e, anzi, facevo di tutto per non intervenire distraendomi ed osservando il giardino intorno. Alcune coppie cominciarono a ballare. Sembrava che le donne tra di loro si intendessero e che la situazione girasse per il verso giusto. Le vedevo serene e, ogni tanto, anche la bionda sorrideva e sembrava cominciare un po’ a rilassarsi. Infatti dopo poco manifestò (non rivolgendosi direttamente a me) la voglia di ballare. Mia moglie prontamente mi fece piedino da sotto il tavolo e con lo sguardo mi fulminò affinché mi facessi avanti come cavaliere. Per fortuna mia suonavano solo pezzi lenti, altrimenti mi sarei trovato in difficoltà vista la mia totale negazione per la danza. Quindi, alzandomi in piedi, gentilmente la invitai. Posò il tovagliolo e, prendendomi per la mano, mi guidò verso dove altre coppie ballavano.

Mi resi conto, abbracciandola per la danza, di quanto fosse bassa. La sua testa non superava le mie spalle e il suo seno abbondante me lo ritrovai appoggiato poco sopra al mio pacco. Un po’ di imbarazzo? Un po’. Forse. La visione dall’alto però era piacevolissima. La donna sembrava gradire il contatto e, anzi, non lesinava ad appoggiarsi con molta decisione. Tenere le braccia alzate, probabilmente, le doveva fare un po’ fatica tanto che, poco dopo, le fece scivolare lungo i miei fianchi e poi ancora più giù…quasi a palparmi le chiappe. Stringeva. E il suo seno, con moto oscillatorio dettato dai nostri movimenti, pericolosamente sollecitava il ‘fratellino’. Non riesco a rimanere impassibile alle stimolazioni e quindi…mi diventò un po’…barzotto. Solo quello, giuro. Per fortuna la donna voleva parlare e cominciò a chiedermi qualcosa su di me, sul mio lavoro, da quanto tempo ero sposato, perché non avevamo ancora avuto figli…un terzo grado vero e proprio!!! Risposi sempre con lucidità, nonostante le sollecitazioni che avvenivano nelle parti basse, e sempre con la finalità di convincere quella donna così energica, che la partner aziendale che si stava scegliendo era la migliore che le potesse capitare. Dopo un quarto d’ora di quel dolce oscillare decise di tornare al tavolo. Mi disse che, forse, avrei voluto ballare anche con mia moglie. Ma così non fu. Tornai al tavolo con un po’ di difficoltà, con il ‘fratellino’ che all’atto dal distacco di quel seno pastoso si sentii libero di alzarsi. Bevvi un po’ di vino e mi calmai. Si era accorta di qualcosa? Speravo proprio di no. Mia moglie mi osservava come per capire se tutto era ok e la conversazione riprese serenamente. Tanto serenamente che mia suocera invitò la biondona a venire ospite da noi per qualche giorno nella villa al mare.

La cena finì. Ci salutammo cortesemente. Questa volta la stretta di mano fu molto più calda e il sorriso e lo sguardo che mi lanciò mi fece capire che era soddisfatta della nostra (o mia?) conoscenza.

Moglie e suocera erano alle stelle. In macchina era un continuo tripudio. Arrivati a casa stanchi la mogliettina mi volle gratificare (per i servizi offerti) di una favolosa scopata. La mattina mi fece qualche domanda su quello che era successo, su cosa mi avesse chiesto e cosa le avessi risposto durante il periodo del ballo. Fu soddisfatta del mio resoconto. Era davvero felice. Passarono quindici giorni. Organizzammo quindi le cose per l’ospitalità offerta nella villa al mare. La suocera in quei giorni ebbe un piccolo malore e toccò a me (soprattutto) e a mia moglie darci da fare affinché tutto fosse perfetto. Pulizia della casa, preparazione delle stanze, cura del giardino, cura della spesa….etc. La suocera, viste le condizioni di salute preferì rimanere in città.

La biondona arrivò al mattino di buon’ora. Sempre efficiente, sempre dinamica e subito dopo la visita della villa e le chiacchiere di rito, volle scendere al mare per farsi una bella nuotata.
Si mise in costume, bianco, ridotto che lasciava vedere il suo buon fisico tonico, curato in ogni particolare. Non ci avrei scommesso una lira a vederla vestita…invece. Faceva davvero una bella figura…
Mia moglie l’accompagnò…io portai le valige nella camera che le avevamo preparato. Accesi la brace e cominciai a preparare il pranzo tutto a base di pesce fresco. La signora apprezzò moltissimo la mia cucina, il luogo, il mare…insomma tutto. Mi sembrava quasi una donna diversa da quella che avevamo conosciuto la volta scorsa. Più serena, più sorridente e anzi non volle assolutamente che mia moglie le dicesse qualcosa a proposito del lavoro. Quindi si mise al sole ad abbronzarsi come una lucertola pregandola di non disturbarla poiché voleva godersi quella vacanza in pieno.

Poi arrivò la telefonata. Una collaboratrice di mia moglie le comunicò un guaio su alcune lavorazioni che stavano facendo. Mia moglie impallidì. Non doveva succedere adesso, non di fronte alla sua nuova partner commerciale. La richiesta della sua presenza in azienda era fondamentale. Rimanemmo in silenzio indecisi sul da fare. Farsi 300 km per tornare in città, risolvere il problema e tornare in un solo giorno era fisicamente impossibile. E come giustificare la cosa con l’ospite? Ragionammo un po’ sul da farsi. In ballo c’era qualche milioncino di commessa. Sua mamma stava male e comunque non sarebbe stata in grado di risolvere la questione. Decidemmo di passare la cosa in positivo: dimostrare alla biondona, che stava bella rilassata sulla sdraio, che la scelta di partnership risultava giusta. Il lavoro non conosce pause e l’impegno e la serietà professionale fossero un ‘must’ per l’azienda di mia moglie. Lei sarebbe partita subito e in serata avrebbe raggiunto la città…se avesse risolto la questione nella mattinata successiva per l’ora di pranzo del giorno dopo sarebbe stata di nuovo con noi.

Comunicò quindi questa necessità improvvisa alla biondona la quale, senza neanche troppo stupirsi, condivise con mia moglie il dispiacere dell’imprevisto. ‘Anche a me, purtroppo capita. Non abbiamo il diritto di una vita privata. Ti capisco.’ – queste fu la sua laconica risposta e non vi fu traccia di imbarazzo nel rimanere ospite nella villa sola con me.

‘Non farle mancare niente, sii gentile. Mi raccomando.’ – come se fossi un bambino mia moglie mi dava queste raccomandazioni affacciata al finestrino della macchina prima di partire. Quasi mi indispettì ma annui silenziosamente. Non ero troppo felice della situazione. Anzi…un po’ imbarazzato. Quella donna mi metteva un po’ di agitazione addosso. Troppo decisa, troppo spavalda.

Tornando sul patio ebbi la prima grande sorpresa. Il pezzo di sopra del suo costume era volato via e si stava godendo il bagno di sole in topless. Ebbi la conferma che le tette erano rifatte…ma rifatte bene…cazzo!!!. Non si muoveva, come se dormisse profondamente. Mi stesi anche io su di una sdraio, lontano da lei e orientato in una direzione tale che mi escludesse lo sguardo. Non volevo di certo creare imbarazzi né a me né a lei.

Picchiava forte il sole quel giorno e non resistevo proprio a starmene lì fermo. Andai in cucina a bere e da lì la vidi alzarsi ed andarsi a raffrescare sotto il getto della doccia. Che spettacolo!!! Dovevo però deviare i miei pensieri. Non dovevo pensare di essere solo con una bella donna in una villa sperduta in mezzo al verde e in riva al mare. ‘Calmo…calmo…calmo…fatti i cazzi tuoi…fai il bravo ospite…non fare cazzate….’ – mi ripetevo. Quando uscii di nuovo sul patio mi misi seduto all’ombra del verzò a leggere un libro lei vedendomi mi venne incontro (sempre in topless come se niente fosse) chiedendomi se mi andava di fare un bagno. Un po’ con fatica (ma ricordandomi le parole di mia moglie) l’accompagnai sulla spiaggetta sottostante e facemmo una nuotata insieme. Il tutto sempre senza reggiseno, come se niente fosse. Soltanto all’ora di cena, quando il sole aveva ammantato di tutti i colori possibili ed immaginabili il cielo si mise un pareo annodato semplicemente sopra il seno. Ma era talmente leggero e trasparente che era come se fosse nuda. Le chiesi cosa le sarebbe piaciuto per cena, le feci alcune proposte e ricevuta la risposta entusiasta, mi misi all’opera. Apparecchiai con cura la tavola e accesi le candele a centro tavola (come mi aveva consigliato di fare mia moglie). Lei, intanto, aveva messo su un po’ di musica. Aveva trovato un cd di Sade e lo aveva messo ad un buon volume. La musica, le candele, buon cibo, buon vino, tramonto mozzafiato, il mare. Chissà cosa le passava per la testa a lei. A me solo imbarazzo.

Parlammo molto durante la cena, delle cose della vita, dei viaggi che avevamo fatto. Entrambi avevamo deciso che, visto ancora il caldo persistente, sarebbe stato meglio cenare in costume (lei continuò a non indossare il reggiseno e senza alcun imbarazzo). Mentre cenavamo i miei occhi non potevano non vedere il grande capezzolo che traspariva dal pareo che indossava. Finimmo con soddisfazione la spigola che avevo arrostito e scolammo tutta quanta la bottiglia di vino bianco fresco. Contavo che saremmo rimasti a tavola a parlare del più e del meno e che poi ci saremmo ritirati in buon ordine ognuno nella sua stanza. Questo era il mio progetto. Lo giuro. Invece…

‘Non mi fai ballare stasera?’ – disse a bruciapelo sorridendo con malizia. Ingoiai a fatica il vino che stavo trangugiando. E obbedendo al mandato che mi aveva affidato la moglie, mi alzai e girando intorno al tavolo, in maniera molto cortese e formale le offrii la mano. Dopo tanto parlare cadde il silenzio e cominciammo a ballare sulle note di una struggente canzone di Sade.

Era tutto diverso dalla volta precedente. Vestiti a fare da scudo stavolta non ce n’erano. Il suo seno era a pieno contatto con la mia pelle. Le sue mani, come la volta precedente, calarono dalle spalle ai fianchi per poi mettersi pericolosamente a giocare col bordo del mio costume. Teneva la guancia appoggiata sul mio petto. Caspita, che situazione!!! Non sapevo proprio come comportarmi. Lo ammetto. E cercavo di far di tutto per distogliere il pensiero e cercare di mantenere la calma anche se l’eccitazione si stava impadronendo di me. E lei probabilmente, anzi sicuramente, se ne accorse. ‘Ti sto imbarazzando?’ – mi chiese senza muovere la sua guancia dal mio petto. Ovviamente negai, dissimulando la ‘normalità’ della cosa. Cercai di deviare il discorso dirottandolo su Sade, su altri cd che possedevo, sui concerti a cui avevo assistito. Lei per tutta risposta infilò una mano tra il mio e il suo corpo e con un rapido movimento fece scivolare a terra il leggerissimo pareo che divideva i nostri corpi. Deglutii a fatica. Lei mi fece capire di aver capito il mio stato di difficoltà ridendo silenziosamente. ‘Adesso ti sto imbarazzando?’. Certo che sì!!! – pensai. Anche perché le sue mani si infilarono prepotentemente nel retro del mio costume e si aggrapparono, affondando le unghie, nelle mie chiappe. Il movimento fu talmente deciso che quasi mi sollevò e il ‘fratellino’ andò a sistemarsi fra quelle tette.

Il mio istinto maschio non mi evitò di cercare il contatto e, prolungando anche io le mie mani nei confronti del suo culo, la strinsi a me provocandole un rantolo soffocato di piacere. Il sangue ormai mi si era completamente prosciugato dal cervello e defluito tutto in basso. In un lampo di terrore cercai di liberarmi da quella stretta goduriosa pronunciando frasi sconnesse del tipo: …ma io…mia moglie insomma…non me la sento…non ho mai…’. Ci fu solo come sua risposta una risata sardonica e aggiunse: ‘Ma chi tu? Ah ah ah…Uno come te?…con il tuo modo di fare da marpione e il tuo fisico non ha mai tradito la sua mogliettina?…Ah ah ah…ma a chi la vuoi dare a bere?….’. Quella donna aveva capito perfettamente la mia natura. Ma l’opinione che aveva di me e l’assoluta indifferenza nei confronti di mia moglie mi faceva incazzare. Aveva indovinato comunque che ero uno scopatore impenitente.

Spintomi a ridosso di un divanetto mi fece cadere all’indietro seduto su di esso.
Rimase in piedi di fronte a me che mi guardava con occhi di sesso. Con un rapido agire si slacciò i fiocchetti del costume che cadde a terra e non perdendo un solo attimo si accarezzò la patatina completamente depilata. Il mio cazzo ormai era alle stelle…duro e scappellato…che gocciolava piacere. Non potevo più nasconderlo. ‘Fammi vedere un po’…se ne è valsa la pena di organizzare tutto questo casino…’. Non capendo a cosa si riferisse lo estrassi di botto dal costume in tutta la sua lunghezza. Ormai ero in balia di quella donna. Continuando a toccarsela davanti a me mi incitava a masturbarmi per farlo diventare bello grosso e quando ritenne che il momento fosse giusto si accoccolò tra le mie gambe lavorandomelo con le tette e con la bocca. Mi levò il fiato..e in più di un momento dovetti far ricorso a tutto il mio controllo per non sborrare subito. Vedevo quella massa di capelli biondi andare in su e in giù con affondi mozzafiato e suoni di goduria soffocati. Quando rialzava la testa mi guardava dritto in faccia con occhi da leonessa del tipo ‘sei mio e ora te lo mangio tutto’. Che gran troia…l’insospettabile ed altera imprenditrice. Finito il lavoro di preparazione si alzò in piedi e montando sul divanetto con i piedi al lato del mio corpo mi presentò la fica completamente fradicia di umori alla mia bocca. Mi prese dolorosamente per i capelli e mi guidò alla sua fica. ‘Mangiamela…fammi sentire quanto ti piace!!!’. Ed ondulandosi con il bacino me la strusciò su tutto il viso. Passò un tempo indefinibile, durante il quale, mi esibii in tutta la mia capacità di leccatore di fiche. La morsi, la penetrai, la succhiai, la titillai. E lei venne, venne ripetutamente, più volte…mentre con le mani mi strattonava per i capelli in piedi sopra di me. Mi stava dominando.

Questa azione ebbe il provvidenziale effetto collaterale di farmi abbassare la tensione dell’uccello e quando lei decise, dalla posizione in cui si trovava, ci si calò sopra infilandoselo in profondità in un colpo solo. Rimanemmo fermi entrambi in uno spasimo di piacere. Quando ci fummo assestati, la donna si sollevò appoggiando le mani sulle mie spalle offrendomi (quasi a soffocarmi) i seni da leccare, mordere, succhiare. Cominciò, da parte sua, una cavalcata furibonda, fatta di urla esagerate e parole (anche volgari…del tipo ‘sfondami…gran bel cazzone!!!’) che mi incitavano a possedere totalmente quella che si rivelava una gran maiala. Ebbe un fremito violentissimo. Sentii la sua fica contrarsi spasmodicamente e, urlando violentemente, annunciò il suo orgasmo.

A quel punto decisi di distruggerla. Avevo un po’ di risentimento nei suoi confronti per come erano andate le cose. Tutta quella spavalderia e violenza non mi erano piaciute. E quelle allusioni fatte sul mio conto adesso mi ritornavano in mente. Pensava davvero che fossi un porco maiale traditore? E neanche un minimo accenno di rispetto nei miei confronti e neanche nei confronti di mia moglie? Quella donna era abituata a prendersi tutto ciò che si voleva senza chiedere il permesso a nessuno. Bene, adesso l’avrei castigata. Mi sentivo bene, col cazzo bello in tiro e lontanissimo dall’orgasmo (visti i pensieri che mi passavano per la testa). La presi di peso e la girai sul divanetto col culo bello in aria. Lei ancora ansimava scossa dall’orgasmo. Le sputai nel solco delle chiappe bello divaricato. Con la mano le masturbai la fica e il culo giusto per saggiare. La infilai di colpo nella figa giusto per riattivare l’erezione. Volevo farle il culo. Ma con il cazzo più duro possibile. La volevo aprire in due. E ce l’avrei fatta. La pompavo ad un buon ritmo e lei non si sottraeva affatto, anzi assecondava i colpi spingendo il culo verso di me. Era in delirio…diceva cose sconnesse…volgari. Le tette (finte) penzoloni sobbalzavano ad ogni mio colpo. Potei constatare che il buchetto di dietro era largo e, ogni tanto, si dilatava. Senza chiederle niente le appuntai la cappella gonfia e spingendo lentamente la penetrai nel culo in profondità. Si lasciò andare in avanti, con la testa appoggiata sui cuscini del divano, mugolando. ‘Ti piace sentirti vacca eh?…dillo…Quanti ti piace questo cazzone?…dillo…’ – ero partito di testa. Non mi ero mai espresso così con mia moglie (figuriamoci!!!) né con altre donne. La violenza, come avrete capito leggendo altri miei racconti, non fa parte del mio essere. Ma quella donna era riuscita a farmi sbroccare. E le volevo fare male. Eravamo in gioco e a questo punto si doveva giocare. Colpi profondi, violenti e permanenze in profondità, strappi dolorosi. La inculai a lungo tanto che alla fine mi toccava sorreggerla per il bacino. Le sue gambe avevano come perso forza. Non osava più dire niente e quando le sfilavo l’uccello dal buco a stento, quest’ultimo, si richiudeva lentamente. Quando mollai la presa, la donna, scivolò ai miei piedi quasi senza energia ritrovandosi con la testa tra le mie gambe. L’afferrai per i capelli (come lei aveva fatto precedentemente con me) e accelerando la masturbazione le sborrai copiosamente in faccia e sulle tette. Le sbattevo l’uccello grondante sul viso ed ogni tanto la obbligavo ad ingoiare in tutta la sua lunghezza il cazzo che ancora sussultava di piacere.

L’avevo davvero trattata come la peggiore delle troie. E adesso avevo paura. Cosa sarebbe successo? Cazzo…forse avevo fatto davvero la cazzata più grande della mia vita. Mia moglie l’avevo tradita in più di un’occasione. Ma eventi sempre a rischio calcolato. Non con una delle persone più importanti per il suo lavoro o della sua vita. Aspettavo una sua reazione…tremando. Lei, ancora in ginocchio davanti a me e coperta completamente della mia sborra, esplose in una risata fragorosa, quasi sguaiata. ‘Lo sapevo…lo sapevo che mi sarei divertita con te…bel cazzone!!!’. E dandomi un ultimo bacio (dolorosissimo) sulla cappella si alzò dirigendosi, un po’ barcollando, verso la doccia. Io mi accasciai sul divanetto, stremato, e con una tempesta di pensieri in testa. Quando ebbe finito di lavarsi accuratamente tornò completamente nuda e bagnata sul divanetto, accanto a me. Io stavo in silenzio in attesa del suo parlare.

‘Il mio lavoro è conoscere le persone sennò non farei quello che faccio e non avrei l’azienda e il potere che ho. Ho capito subito che la cosa più importante per tua moglie è la sua azienda. E l’ho accontentata dandole tutto il lavoro che voleva. E lei, andando via oggi, mi ha dimostrato che avevo ragione. E ho capito anche che tu sei un gran puttaniere a cui piace piacere alla gente…e alle donne in particolare. Sapevo perfettamente come sarebbe andata e immagino anche cosa stai pensando. Ah ah ah…tranquillo. Tu non potrai mai sputtanarmi…e neanche io lo farò.’. Si alzò, sculettando si avvicinò alla tavola ancora apparecchiata e si servì da bere.

‘Domani mattina io parto. Devo essere in città per l’ora di pranzo.’ – mi disse volgendomi le spalle.
‘Come? Lo sapevi di già?’ – le risposi con sorpresa.
‘Tutto calcolato amore mio…nella mia vita non ci sono spazi per gli imprevisti. E tutto questo era stato accuratamente pianificato quindici giorni fa.’
‘Anche il fatto che mia moglie…’ – la mia domanda rimase in sospeso.
‘Anche il fatto che tua moglie….sì….hai capito o no che sono una donna di potere? Basta una telefonata per ottenere ciò che voglio…’
Rimasi in silenzio, dispiacendomi sinceramente per quello che avevo fatto a mia moglie. Ero stato oggetto di un raggiro. Quel tradimento mi sarebbe pesato molto sulla coscienza.
‘Pensi che sia una stronza, vero? Me lo hai dimostrato scopandomi come mi hai scopato. Però ti è piaciuto farlo. Io sarò stronza, e tu un’ipocrita….che differenza c’è?’

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