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Racconti Erotici Etero

L’Incredibile Amica di Mia Madre

By 8 Gennaio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi chiamo Alessandro, ho 19 anni e sono nato e cresciuto in una città del nord Italia, ma le mie radici materne affondano un migliaio di chilometri più a sud: in Puglia. Fin dall’infanzia ogni estate ero solito recarmi a passare le vacanze a Bari, dove si trovava appunto tutto il lato materno della famiglia ed altri amici di vecchia data. Solitamente io e mia madre ci fermavamo per tre settimane, due delle quali le passavamo con i vari parenti, mentre la terza raggiungevamo una sua amica, Sofia, che aveva fatto per anni da modella per una pubblicità di una marca di profumi e che possedeva una meravigliosa villa di campagna in una delle infinite contrade della regione. Sofia inoltre era stata per molti anni istruttrice di nuoto per bambini e aveva continuato a praticare questo sport, mantenendosi in forma. Inutile dire che quest’unica settimana ha sempre costituito la parte più interessante delle vacanze, anche perché l’amica aveva anch’essa un figlio della mia stessa età con cui potevo giocare e ogni giorno andavamo con la loro BMW al mare nei moltissimi lidi che si susseguono lungo la bellissima costa pugliese.
Crescendo però, e con l’arrivo della pubertà, oltre a stare e a giocare coi coetanei, i miei interessi divennero altri’

Fin da piccolo quindi, ero stato a stretto contatto con Sofia, che, se non era quasi come una seconda madre, per me era sicuramente come una cara zia acquisita (quella più spudorata direi…).
Aveva sempre fatto notare a tutti, alle cene ed ai pranzi, quanto mi trovasse grazioso: ‘ con quegli occhioni verdi e i capelli castani spettinati, quando fra qualche anno sarai diventato alto come il padre dovrai tenere a bada molte ragazze, e la prima sarò io!’ scherzava sempre e poi rideva spostandosi i bellissimi capelli dietro l’orecchio. Ovviamente nessuno la prendeva sul serio, men che meno io, e sono assolutamente sicuro che non fosse per niente seria quando lo diceva, e così io mi limitavo a sorridere ed ad arrossire come ci si sarebbe aspettato da un bambino di nove e dieci anni. Eppure, nel mio profondo, mi sentivo lusingato e toccato dalle parole che Sofia diceva e ciò contribuì ad avvicinarmi ancora di più a lei.

Aveva un viso elegante, il mento leggermente a punta si allargava dolcemente i due zigomi ben pronunciati, che le davano un’ aria un po’ sbarazzina che faceva impazzire gli uomini.
Sotto il naso all’insù si apriva la sua bocca: due labbra rosa carnose, che diventavano rosso fragola quando si metteva il rossetto. Immaginai molte volte di baciare, mordere quelle labbra. Immaginai come doveva essere assaggiarle, poggiarvi sopra il mio membro turgido e farmi pressione finché non fosse entrato nella calda bocca umida di quella dea scesa in terra. Immaginai come doveva essere percepirle scorrere su e giù, sentirle aderire ad ogni naturale irregolarità del pene e immaginai che aspetto avrebbero avuto ricoperte del mio seme bollente appena prodotto grazie al piacere che mi aveva dato.

Aveva occhi grandi e verdi, come i miei, ma molto chiari ed intelligenti, profondi, quel tipo di occhi che quando ti guardavano sembravano conoscere completamente ciò che vedevano; mi ci perdevo per ore quando, per un momento, incrociamo gli sguardi.
Devo dire che però, ero sempre stato enormemente attratto, quasi in modo ossessivo, dai suoi capelli, che la caratterizzavano da tutte le altre donne: lunghi e biondissimi, alle punte diventavano quasi bianchi e avevano dei riflessi dorati incredibili. Li ha sempre portati mossi, con la piega sul lato destro e tutta la chioma ribaltata su quello sinistro della testa, in modo giovanile e molto attraente.
Con l’età però, quando divenni un ragazzino di dodici – tredici anni, cominciai a notare anche altre qualità, molte altre. La prima fu naturalmente il seno e devo dire che era veramente immenso. Non credo di esagerare quando dico che aveva una quarta abbondante di reggiseno con capezzoli di media grandezza, sempre in evidente rilievo sotto il reggiseno. Una notte mi infilai nella sua stanza, suo marito era rimasto in città per lavoro e lei dormiva sola con il suo secondo figlio avuto da poco. Mi avvicinai alle sue labbra e le sfiorai dolcemente con le mie. Erano salate, mi sorpresi. Poi, vedendo che non si svegliava, feci scivolare la mia lingua nella sua bocca e la assaggiai per la prima volta. Tentai anche si palparle lentamente il seno ma arrivato a quel punto si era leggermente destata ed io scappai via in un lampo.

Ricordo di aver passato giornate intere di mare a guardarla sul lettino desiderando solo di poterle strappare quel poco di tessuto che la copriva solo essenzialmente, la sua pelle dorata che si bagnava per il sudore e la avvolgeva in un lucente manto di infinita attrazione femminile, che attirava non pochi sguardi indiscreti dai passanti e molti sguardi d’invidia delle passanti. Gli sguardi maschili venivano tutti smorzati dal marito di Sofia, Andrea, un uomo d’affari sulla cinquantina, con un fisico taurino e due occhi tremendi, tant’&egrave vero tra me e me cominciai a chiamarlo ‘il mastino’.
A quattordici anni mi resi pienamente conto di tutta la sua bellezza fisica. Il lato B non più sodissimo come quello delle adolescenti ma ancora in ottimo stato, con contorni ben delineati, delimitato da fianchi larghi ben marcati. Lo metteva continuamente in risalto con jeans e vestiti aderenti e ebbi spesso l’ occasione di notare che indossava abitualmente perizomi dalle più svariate forme e colori, da quelli di pizzo e quelli a ‘filo interdentale’ che emergevano dalle sue forme quando per un motivo o per l’altro si piegava.

Nonostante la mia profonda attrazione per lei, vi mantenni sempre rapporti amichevoli. Quando ci trovavamo soli nella stessa stanza facevamo lunghe discussioni parlando delle nostre vite, dato che non ci vedevamo spesso ma solo una volta all’anno. Io le raccontavo delle prime cotte ed altre esperienze amorose, mentre lei mi raccontava dei vari problemi che aveva con Andrea. Io segretamente, ogni volta che si confidava con me, pensavo, speravo che quella sarebbe stata la volta buona, che mi fosse saltata addosso cosicché la avrei potuta possedere con tutto me stesso, penetrandola e penetrandola ancora finché non fossimo crollati a terra, stremati ed ansimanti senza più un filo di voce per quanto avevamo urlato, bagnati, umidi ognuno dei liquidi dell’altra.
Ovviamente tutto ciò rimaneva nella mia testa mentre dalla mia bocca uscivano solo parole di consolazione.

Nonostante tutto Sofia era veramente una persona allegra, organizzava spesso cene con gli amici la sera e qualche volta andava addirittura a ballare, pur avendo due figli. Manteneva conversazioni allegre con chiunque e non si tirava indietro ad affrontarne di tipo più intellettuale, sulle quali era quasi sempre abbastanza ferrata.
Qualche anno fa, la prima sera della mia ‘settimana alla villa’ tornati da una cena fuori, mia madre, Sofia, Andrea, i loro due figli ed io rientrammo in casa. Tutti andarono a dormire, tranne io e Sofia, che rimanemmo a parlare per un bel po’ sul divano del salotto.
Dato che era estate mi ero tolto la maglietta ed ero rimasto a petto nudo con dei pantaloncini sportivi, mentre lei si era già messa la camicia da notte bianca, lunga fino a poco sopra il ginocchio, la quale si appoggiava dolcemente sulle sue formosità. Eravamo tutt’e due abbastanza brilli, perché avevamo alzato un po’ troppo il gomito e così ci mettemmo a nostro agio. Nella semioscurità della stanza, la conversazione scivolò facilmente sulla mia vita sentimentale e poi, ad argomenti più caldi: ” E con le ragazze come va? Avrai un migliaio di ammiratrici a cui tenere testa, hai sempre due tre fidanzate sparse per la città?’ mi chiese con tono provocatorio, ben sapendo che ero fidanzato da ben un anno con una mia compagna di classe.
‘Ma dai Sofia, lo sai! Sto con Stefania, &egrave quasi un anno ormai’
‘ Si ma lo sai che mi piace provocarti. E poi non si sa mai scusa, con quel fisico che ti ritrovi fai sicuramente stragi di passere, come dicevamo noi ai vecchi tempi!’ fece una risatina e si stese sul divano su cui eravamo seduti, allungando i piedi sulle mie cosce
In effetti non aveva tutti i torti, negli ultimi anni ero cresciuto fino a diventare un metro ed ottantacinque e il mio corpo si era modellato secondo i canoni degli atleti greci. Grazie ad anni di sport vantavo un fisico asciutto ed atletico, con tutti i muscoli ben sviluppati ed una tartaruga addominale scolpita perfettamente che attirava molte attenzioni dalle ragazze.
Io ovviamente presi il complimento con leggerezza, anche se questo e la presenza delle sue gambe vicino al mio pube cominciarono a eccitarmi.
Intanto lei continuava a lodarmi: ‘Con quei bicipiti e pettorali… mmm… ti osservo spesso in spiaggia sai? Sei proprio un bello spettacolo!’
In quel momento ero un po’ imbarazzato e quindi non dissi nulla, ma Gesù quant’era eccitante quella situazione! In fondo era una donna, con tutti i suoi bisogni da soddisfare e se mi guardava voleva dire che almeno un poco era attratta da me. Sentii il mio membro avere uno scatto verso l’alto sotto i pantaloni, ma poi tornò nella sua posizione iniziale.
Decisi di replicare rendendole pan per focaccia: ‘ Bé se siamo in tema di confessioni, anch’io ti guardo spesso, e non sono l’unico! Sei una delle donne più belle che abbia mai visto e attiri tutti gli sguardi degli uomini. Sicuramente non hai nulla da invidiare alle ventenni senza esperienza.’
‘Wow sei proprio un gentiluomo eh? Ma di che esperienze parli scusa?’
‘ Ahah lo sai di che esperienze parlo’ dissi cercando di far pesare meno l’allusione ridendo. Lei mi fissò profondamente, come chi cerca di capire cosa stai pensando. Non so perché avessi cercato di far entrare il sesso nel discorso, probabilmente per cercare di farle venire una sorta di voglia irresistibile, ma a quanto pareva si era più scandalizzata che altro.
Proprio quando stavo per buttarla sul ridere, lei gettò uno sguardo al mio busto e assunse un’aria maliziosa e tornò a tenere i suoi occhi puntati nei miei. Ritrasse i piedi e cominciò lentamente a mettersi in ginocchio sul divano mantenendo sempre il contatto visivo.
Con voce bassa e sensuale mi disse: ‘Sisi ho capito , che credi? E’ solo che stavo pensando a cosa Stefania direbbe se ci vedesse adesso, qui sul divano, soli soletti, in un posto così silenzioso, intimo…’.
Un altro scatto, stavolta rimase eretto per un istante in più.
Scosse la chioma bionda e avanzò verso di me, la scollatura della camicia da notte che mostrava il suo grande e desiderabile seno.
Io non avevo il coraggio di abbassare gli occhi; ero completamente prigioniero del suo sguardo da leonessa.
Mi arrivò vicino appoggiando una mano vicino alla mia coscia destra. Aveva una ciocca bionda davanti ad un occhio, cosa che la rendeva ancora più attraente. Eravamo a una trentina di centimetri l’uno dall’altra. Io non riuscivo a parlare dall’eemozione. Passò con delicatezza un dito lungo ed affusolato sul mio addome, seguendo il contorno di ogni addominale, scendendo verso l’ombelico in una sorta di zigzag. Arrivata in fondo, quando io stavo già pensando che sarebbe scesa nei miei boxer, risalì, usando due dita come fossero due gambe ‘Dong, Dong, Dong. Sono proprio d’acciaio’ rise, una risata calda e moderata, che non spezzò affatto l’atmosfera che si era creata. ‘Sai, solitamente non mi piace rubare il ragazzo di un’altra, ma tu sei una preda troppo succulenta. Credo che per questa volta farò un’eccezione’. Con un movimento veloce si mise a cavalcioni su di me. Il mio pene era ormai tenuto giù solo dagli indumenti che indossavo, sentivo il sangue che scorreva verso le zone basse per rendere il mio attrezzo ancora più duro e pulsante.
Sofia avvicinò il viso al mio, eravamo a distanza di pochi centimetri, percepivo i nostri caldi fiati che si incontravano a metà strada, che si univano e che assieme ritornavano sul mio e sul suo volto. Odorava di non so bene cosa, uno dei moltissimi profumi esistenti, ma era inebriante, non so perche ma mi faceva pensare al colore rosso, il colore della passione.
Ero quindi lì, bloccato in quell’arcobaleno di colori che era quella donna; rosso, giallo, verde, marrone, e quasi non riuscivo più nemmeno a respirare.
Lei continuò a mantenere l’iniziativa e mi accarezzò la guancia sinistra, lentamente con il dorso della mano. Incurvò la schiena e avvicinò la bocca al mio orecchio e sussurrò ‘Si, farò proprio una bella eccezione’. Mi guardò e mi sorrise. Un sorriso largo, che mostrava la sua dentatura perfetta, scintillante nel buio della stanza. Non mi resi nemmeno conto di quel che successe dopo, in un secondo mi ritrovai le sue labbra carnose e dolci sulle mie. Questo servì a svegliarmi. Risposi al bacio a stampo con un altro, ma lei schiuse subito le sue labbra e fece scivolare la sua umida lingua dentro la mia bocca: era una sensazione fantastica. Forse era per come quel momento fosse totalmente improvvisato, scritto di secondo in secondo dalle emozioni che noi provavamo, ma quello era il bacio più erotico che avessi mai ricevuto (e dato). Continuammo a intrecciare le lingue per non so quanto tempo. Ogni tanto le ritiravamo per giochicchiare dandoci morsetti affettuosi, l’una sulle labbra dell’altro. Sentivo entrambe le sue mani che mi accarezzavano il massiccio e solido petto, muovendosi secondo cerchi continui. Percepivo gli umori della sua vagina filtrare da sotto le sue mutandine e bagnare i miei pantaloni e inumidire il mio membro. Io le misi una mano sul sedere cercando di sfilarle la camicia dal notte, e l’altra sulla nuca, spingendo la sua lingua ancora più dentro la mia bocca.
Sarei potuto restare lì per sempre, io, lei e nient’altro. Nessun marito, nessuna ragazza, nessun impegno, solo i nostri corpi caldi che strusciavano l’uno sull’altro.
Non so se fu fortuna oppure no, che Sofia fosse rimasta più vigile di me e fosse riuscita a sentire dei passi che si avvicinavano al salotto. In un lampo si allontanò da me, alzandosi dal divano, proprio mentre Andrea faceva capolino sull’uscio della porta. Per un attimo aleggiò il terrore fra noi due amanti, dato che non sapevamo se Andrea avesse visto Sofia mentre, già in piedi, si stava abbassando la camicia da notte che io le avevo alzato fino alla vita.
Poi Andrea parlò con il suo forte accento meridionale: ‘Amò, che fai? Ancora in piedi sei? Dai vieni a letto che &egrave tardi’. Non la aspettò nemmeno e se ne tornò in camera. Tirammo tutt’e due un sospiro di sollievo. Sofia mi guardò, una sorta di delusione negli occhi ‘Mi dispiace che sia finita così, ma ora devo andare’. Si chinò su di me e mi diede un lungo bacio con la lingua e una strizzata al pacco.
Se ne andò, gettandomi un ultimo sguardo mezzo divertito e mezzo dispiaciuto. Se ne andò da suo marito.
Non riuscivo ancora a capacitarmi di ciò che era successo realmente. La donna per cui stravedevo da sempre stava per essere mia, stavo per possederla, stavo finalmente per infilare il mio membro nella sua più sacra cavità. Stavo per realizzare uno dei miei sogni più segreti e tutto era andato in fumo per nulla.
Osservai la macchia di liquido vaginale lasciata sui pantaloni che faceva risaltare parte del mio pene. Era davvero estesa, ciò significava che forse per lei non era stato solo un giochetto sconsiderato dovuto alla sbronza, ma che si era veramente eccitata perché aveva toccato anche lei passioni ed emozioni forti.
La passione di quella serata non era ancora passata. Decisi di andare a fare un bagno in piscina per placare i bollenti spiriti ma durante la nuotata non riuscivo a non pensare a qualcosa di diverso di ciò che era appena accaduto.
Uscii dalla piscina e vidi che il mio membro era ancora in erezione e mi masturbai. Lo feci due volte, senza che il mio pene si abbassasse di un solo millimetro. Pensai a Sofia, di com’&egrave bella sotto il sole al mare, di come le sue curve ondeggiano quando fa jogging sulla spiaggia. Mi masturbai pensando a quello che sarebbe potuto venire dopo che ci eravamo baciati.
Me ne andai a letto, seguendo il viottolo che portava alla piscina, chiedendomi se anche Sofia per calmare l’animo si fosse masturbata, o se avesse fatto sesso con Andrea pensando che lui fosse me. La mattina seguente non avevo nessuna voglia di andare al mare come di routine, allora usai la scusa che mi girava la testa e che un viaggio in macchina mi avrebbe fatto stare solo più male. Detto ciò, il resto della brigata se ne andò e io rimasi solo nella villa. Giacetti nel letto fino alle dieci ‘ dieci e mezza, cercando ancora di elaborare l’episodio della sera prima. L’alcol aveva sfumato i ricordi e tutto sembrava una sorta di sogno lontano, al quale stranamente non diedi molta importanza quando mi alzai.
Le emozioni provate mi avevano messo un enorme appetito, quindi decisi di sfruttare la mancanza di persone attorno a me e di prepara un impasto per delle omelette.

Mentre le omelette sfrigolavano, sentii un rumore dietro di me. Mi girai un po’ allarmato credendo che qualche animale di campagna fosse entrato in casa e invece era solamente Sofia che si era alzata proprio in quel momento. A quanto pareva nemmeno lei era andata al mare. Indossava la stessa camicia da notte del giorno prima.
Il mio cuore accelerò il battito. ‘Cristo, ma perché proprio oggi?’ bisbigliai sottovoce.
Lei mi salutò normalmente con un semplice ‘Buongiorno’, come se fosse tutto normale. Si sedette a tavola e mi chiese se poteva fare colazione con me. Io ovviamente risposi di si e tornai alla padella, pensando a cosa le avrei detto dopo.
Portai la colazione in tavola.
‘Ooooh hai fatto le omelette, buone!’ esclamò lei afferrando lo spray della panna montata e schiumandone una montagna sul piatto. Si avventò sopra un’omelette con panna e lamponi e la divorò ‘Mmmh sei proprio un ottimo cuoco, fosse Andrea bravo la metà di te non avrei questa pancia piatta. Fortunatamente lui &egrave bravo solo ad ordinare pizze.’ ne mangiò un altro boccone.
Io intanto la guardavo. Non riuscivo a capire come mai si comportasse in quel modo. Era stata talmente ubriaca la sera prima che non si ricordava nulla dell’accaduto? O forse voleva che fossi io ad intavolare il discorso?
Mangiai anch’io la mia colazione e mi alzai per sparecchiare. Presi i piatti sia miei che di Sofia e quando mi avvicinai a lei non potei fare a meno di gettare un occhio nella sua scollatura. Pessimo errore dato che mi stava fissando dritto negli occhi. La guardai imbarazzato e lei mi fece un sorriso a trentadue denti. Andai di fretta in cucina. La cucina era piccola, con una pianta ad elle. Vi si accedeva con la porta al braccio lungo dove c’erano fornelli e frigorifero sul lato destro. Il braccio poi si piegava con un angolo di novanta gradi nel braccio più corto dove c’era la lavatrice e la dispensa, sempre sulla parete destra. Misi i piatti in lavatrice e quando mi girai lei era proprio di fronte a me.
‘ Non ti ho ringraziato’ mi disse con tono calmo, tormentandosi una ciocca di capelli biondi.
‘ Non c’&egrave problema, sono solo due piatti’ le risposi sorridendo in modo cortese.
‘No, no, che hai capito? Intendevo…’ si avvicino di più a me, mi arrivava poco più in su del mento. Mi spinse contro la parete sinistra, quella libera ‘…. per ieri sera’. Io rimasi allibito. Aveva fatto finta di niente per tutto il tempo facendomi passare la mezzora più ansiosa della mia vita! Che sporca ingannatrice. Dovevo assolutamente averla e questa era l’occasione giusta. ‘Tranquilla, &egrave stato un piacere. Quando serve basta che mi chiami’ scherzai, sfoderando il mio sorriso più affascinante possibile.
Lei continuò a parlare come se non mi avesse sentito: ‘Sai, dopo che &egrave nato Gioele io ed Andrea non abbiamo più avuto molti rapporti… intimi, se capisci cosa intendo. E ieri sera per me &egrave stato davvero positivo ciò che &egrave successo. Stanotte ci ho meditato molto. All’inizio pensavo che fosse solo uno sfogo di desideri repressi, e in parte &egrave vero. Ma credo proprio che tu…’ Fece una pausa e io la incoraggiai con lo sguardo ‘…che tu mi piaccia e molto.’ Io cercai di parlare ma lei mi zittì mettendomi con prepotenza un dito sulle labbra ‘Ascolta, &egrave importante. Io ti ho visto crescere, diventare da quel bambino timido un uomo ormai fatto e mi sono resa conto, che come quando eri più piccolo io per te ero un’amica, ora voglio essere qualcosa di più. Voglio AVERE qualcosa di più.’ cominciò ad alzare la voce, parlando come una cascata ‘Io voglio avere TE. Voglio che tu mi penetri, che tu stia dentro di me, voglio che ci diamo piacere a vicenda finché non cadiamo, sfiniti, esausti sul pavimento. Voglio che insieme soddisfiamo tutte le nostre voglie, le più perverse, le più segrete, le più impensabili. Voglio che tu mi riporti indietro quando avevo la tua età, quando me la spassavo e facevo qualunque cosa mi passasse per la testa.
Rispondi, ora. Solo con un si o un no, nient’altro. Lo vuoi anche tu? Lo vuoi fare per me, per te e per noi due?’
Io ero rimasto di stucco, il mio cuore batteva all’impazzata dalla gioia. Volevo urlare, saltare, correre per la fortuna che avevo, per il fatto che quel momento che avevamo condiviso qualche ora prima in realtà non era ancora finito. Cosa dovevo rispondere? Ma certo che si ,maledizione!
‘Si’ le dissi, con voce sicura e profonda, seria.
Lei si limitò a sorridere. Sorrise come aveva fatto la sera prima, con malizia, come se avesse del peperoncino in sangue. E quella piccantezza la sentii nel bacio che mi diede dopo. Non era come quello della prima volta: era molto più appassionato, avevamo le bocche quasi spalancate, le nostre lingue lottavano l’una con l’altra, sbattendo contro le quattro labbra che ogni tanto si toccavano. Lei alzò una coscia, piena e soda, sul mio bacino e io subito ci misi una mano sotto, accarezzandola, stringendola. Lentamente la risalivo con la mano, dirigendomi verso il paradiso.
Lei non fu così delicata. Sempre baciandomi, andò con tutt’e due le mani ad accarezzarmi il membro, che sotto i pantaloni del pigiama, si stava destando. Il contatto lo fece crescere in modo molto veloce. Sofia rimaneva con le mani in un punto, stringendolo un po’ e quella parte si induriva subito.

{N.d.T}
Ora dovrei fare una piccola postilla sul mio fallo. Come sempre il lettore e libero di crederci o meno, ma alle sue dimensioni devo il mio successo a letto con le donne. La sua lunghezza &egrave di 19 centimetri, da moscio, mentre quando &egrave in erezione raggiunge i 27.
So che può sembrare esagerato ma, ripeto, sappia il lettore che ciò &egrave pura e semplice verità, ma poi creda a ciò che vuole.
{N.d.T}

Continuò a seguire la protuberanza sotto i pantaloni fino a raggiungere tre volte la larghezza della sua mano. Allora la sua curiosità ebbe la meglio e si staccò dalla mia bocca. Guardò in giù dove teneva le mani e spalancò la bocca. Mi guardò con aria incredula ed estasiata, portandosi una mano alla bocca per la sorpresa. Sotto al mio pigiama, era fortemente visibile un tubo che arrivava fino oltre la metà della coscia.
Questa vola era Sofia ad non riuscire a parlare e io non riuscii a trattenere un sorrisetto compiaciuto. ‘Cos’&egrave ti sei mangiata la lingua, Sofia?’ le chiesi canzonandola.
Lei si riprese e disse: ‘ O ‘ MIO ‘ DIO. Ma come ho fatto a non accorgermene ieri sera? Ale tu non puoi capire cosa significhi per una donna vedere una cosa del genere. E’ un mostro! In tutte le mie esperienze sessuali non ho mai trovato qualcosa di così grande! Oh ma dove sei stato fin’ora? Stefania se la sarà spassata con questo trapano eh? Bhe, vediamo se sono una muratrice migliore di lei, allora’ e si tuffò in ginocchio sul pavimento. ‘Sta fermo e non ti muovere, per una meraviglia così ci vuole destrezza, tesoro’ .
Quelle parole mi avevano eccitato moltissimo. Sentirla parlare in modo così sporco mi aveva fatto gonfiare il pene al massimo, mi faceva male tenerlo chiuso là sotto. Ora lei stava per aprire quel forziere e trovare il grande tesoro.
Con un unico gesto mi abbasso i pantaloni fino alle ginocchia. Brutta mossa. Il mio pene in erezione la colpì sulla guancia. Lei ridacchiò e lo prese con le mani, ammirandolo ‘E’ una bestia irascibile eh? Bene, questa maestosità va domata da qualcuno!’. Lo scappellò con forza, mostrando un prepuzio grande quanto due noci. Non era rossissimo, dato che serviva moltissimo sangue per idratare tutta quella struttura. Soppesò le palle, riusciva a stento a tenerle in mano tutt’e due. Disse ad alta voce a se stessa ‘Questo &egrave il non plus ultra, ragazza. E’ la sfida della vita’.
Si vedeva che non sapeva bene come comportarsi con un cazzo grande come quello. Cominciò con timide leccate alla cappella, assaporandolo lentamente. Provò la durezza del resto, e cominciò a farmi una sega a due mani. Cominciò anche un pompino a bocca a aperta, prendendosi tutta la cappella fra le fauci e succhiando come faceva col ghiacciolo in spiaggia.
Io ero completamente in estasi. Aveva ragione, era molto più brava di Stefania, sapeva proprio come muovere la lingua. La girava attorno al glande, in modo lento ma sostenuto e ogni tanto scendeva con la lingua a solleticarmi il frenulo e a leccarmi la parte sotto, arrivando fino alla palle. Provò a mettersele anche in bocca, ma finì subito col sputarle perché non riusciva a respirare, sporcando la sua bocca e il mio scroto di saliva sputata. Allora ne succhiò una alla volta, facendo versi con la gola ‘MMM, &egrave così grande questa, dio quanto… MMMM’.
Non so quanto godesse in realtà nel farmi un pompino, ma io ero già pronto per venire, infatti: ‘ OOOh si, le sento gonfiarsi. La mia parte troia non &egrave ancora arrugginita eh?’
Io tra gemiti di piacere la provocai ancora di più: ‘Perché hai anche un…UHMM SIII… un’ altra parte, zoccola?’.
Lei allora reingoiò alla cappella e cominciò ad andare su e giù arrivando a metà dell’arnese, i miei gemiti di piacere erano diventati grida e sapevo che era ormai solo questione di secondi prima di venire. Lei aumentò il ritmo, era velocissima, io le tenevo la chioma ferma dietro la testa.
Sentii che il mio pene aveva dei tremiti, anche lei lo sentì perché aumentò ancora di più la velocità. Ora non distinguevo nemmeno il suo viso, vedevo solo dei lampi verdi al posto dei suoi occhi ed il suo labbro superiore che si muoveva sul mio cazzo.
Avanti e indietro.
I tremiti diventarono sussulti. Sentii che era arrivato il momento. Con tutt’e due le mani la presi dietro la testa e la tirai infondo al pene. Lei mugugnava per la mancanza dell’aria, aveva un corpo lungo quasi trenta centimetri all’interno della gola, probabilmente non avrebbe resistito ancora a lungo. Mi guardò negli occhi e io capii cosa voleva dirmi. La spinsi ancora più in profondità, facendola gemere, per quanto possibile. Percepii la sua lingua cercare di muoversi sotto quel palo e venni.

Generalmente duro più a lungo, ma questa era una situazione totalmente extraordinaria, dove non riuscii a trattenermi: venni dunque, e molto. Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto,nove, dieci, undici, dodici schizzi bollenti.
Sofia si staccò da quell’estintore di sperma al quinto getto, sputacchiando seme e saliva. Gli altri getti le finirono in faccia e sulla camicia dal notte.
Lei si stese sul pavimento, tossendo, coperta della mia sborra. Ero indeciso se preoccuparmi, poteva essersi fatta male sul serio.
Mi accovacciai vicino a lei, con il pene ancora erettissimo che quasi le finiva di nuovo in bocca ‘Tutto a posto?’ aveva gli occhi che le lacrimavano per la mancanza di ossigeno ma riuscì a sorridere ‘Oh, ci puoi scommettere, tesoro’. Si alzò e si guardò la camicia ‘Hai fatto proprio un bel lavoro con quel trapano, ma ho ancora molte mensole da appendere. E lui non sembra per niente scarico eh?’, aveva ragione, era ancora duro come all’inizio e lo sentivo pronto all’azione.
‘Diamoci una pulita e ricominciamo? Che ne dici?’ Sono le dodici meno venti e di solito gli altri tornano per le cinque e mezza.’
Io risposi semplicemente ‘Direi che chi ha tempo, non perda tempo!’ e mi avviai in bagno assieme alla mia nuova amante.
‘Tanto per la cronaca, mio dolce stallone, il tuo cazzo &egrave una forza della natura. Mentre te lo succhiavo potevo sentirne il sangue scorrergli dentro, la sua energia fremere sotto la pelle. E il suo sapore! AAAh che buon sapore. Così mascolino, così… forte. Sfortunatamente tutta quella sborra mi &egrave sfuggita, stavo letteralmente per soffocare. Ma non preoccuparti rimedieremo subito’ mi strizzò l’occhio, maliziosa. La sua camicia bagnata le aderiva al corpo, lasciando intravedere molto bene le sue curve.
Io per mio canto le dissi: ‘Sei veramente fenomenale con la bocca, non so come tu possa fare quelle cose. Se tornassi con me alla fine delle vacanze di sostituirei subito con Stefania e scoperei con te per sempre, giorno e notte!’
‘A proposito di scopare… non crederai che ti farò bocchini tutto il tempo eh? Quell’asta la voglio solo bella lubrificata per impalarmi a dovere, mi raccomando’.
‘Come ordina, mia signora’ le risposi con tono scherzoso. Entrammo in bagno tenendoci per mano, toccandoci a vicenda e dandoci baci caldi e veloci. Io feci per aprire la porta-vetro della doccia ma lei mi fermò: ‘No, facciamolo qui, ora, non posso aspettare nemmeno l’acqua’ e si issò sul lavabo massiccio del lavandino. Esso poggiava a terra e non c’era pericolo di romperlo. Forse.
Sofia aprì le gambe, tenendole semi-piegate, e io mi ci tuffai con la lingua. Cominciai a solleticarle il clitoride, con movimenti veloci, mentre la penetravo sotto con due dita. Si vedeva che quella figa aveva avuto altri rapporti sessuali, ma non così tanti. Manteneva ancora la sua forma delicata, con le grandi labbra un po’ più aperte di una verginella. L’interno era più largo di quello di una giovane, ma era anche caldo ed accogliente come nessuno che avessi mai assaggiato.
Aveva un sapore forte, ma dolce in un certo senso, buonissimo. Non resistetti e diedi grandi e profonde leccate, sempre più veloci. Ogni tanto le davo dei caldi baci sul biondo monte di venere. Il suo biondo pelo era morbido e profumato.
Urlava, letteralmente ‘SI, SI, SIIIIIII. LA’, UN PO’ PIU’ A DESTRA, SI PROPRIO LIIIIII’ AAAAAH…’ era tutta un fremito. Sentivo i suoi umori inondarmi le papille gustative, assaporavo quella pietanza ricercata. Avevo liquido su tutta la faccia e non riuscivo a fermarmi. Il mio pene era duro più che mai e toccava con la punta il sostegno del lavabo. Sentii che era il momento di entrarle dentro.
Mi alzai e le sfilai d’un colpo la camicia da notte, tutta impregnata di liquido seminale. Rimasi a fissare le sue tette, incredulo. Erano semplicemente gigantesche! Non riuscii a resistere e la buttai per terra e mi ci tuffai sopra. Lei rise per la caduta ma cominciò subito ad ansimare. Aveva un seno morbido come il pane ma allo stesso tempo sodo, non come le tettine acerbe delle adolescenti a cui aro abituato. Le stringevo forte i seni e succhiavo quei delicati capezzoli, quelle ciliegine sulle due torte, saltando da uno all’altro come un bambino in un negozio di dolci. Li mordevo e li stimolavo con la lingua, li torcevo, li tiravo, li leccavo. In poco tempo il suo seno era diventato un lago quasi al pari di quello che si trovava più sotto.
‘…Mmmmm si, così, mi fai bagnare così..’.
Vedevo il suo piacere che aumentava: le piaceva essere leccata ovunque. Così scesi con la lingua seguendo la linea del suo ventre, fermandomi sul piccolo ombelico, inondandolo di saliva. Ad ogni centimetro che la mia lingua percorreva il corpo della donna si contorceva, vibrava, fremeva. Era tutto bellissimo. Non so bene come ma potevo sentire le sue punte dei piedi arricciarsi e le lunghe gambe dibattersi tanto chiaramente quanto sentivo le sue mani incredibilmente forti che, a tratti mi accarezzavano la nuca e ad altri mi spingevano la bocca con violenza su ogni punto erogeno possibile.
‘…SI-SI-SI-SI NON FERMARTI!… CAZZO! E’ BELLISSIMO, SI!…’
Quando le sue mani mi lasciavano un secondo di tregua alzavo lo sguardo e rimanevo estasiato dalla bellezza di quella donna incredibile, di come fosse naturale la sua espressione di piacere, con gli occhi chiusi, il profilo perfetto, le morbide labbra che si spalancavano in una smorfia di goduria quando la mia lingua sfiorava un certo punto; imprecisato, il groviglio di capelli color del grano le incorniciavano il viso, ricadendole sulle spalle nude dalla forma perfetta e infine scivolavano, concludendo la loro gioiosa discesa, tra i seni marmorei della bionda venere.
‘…CONTINUA LI’! TI PREGO, CONTINUA…’
Provavo un piacere enorme nel dare piacere a quella donna, più rimanevo su di lei, dentro di lei, più la mia eccitazione aumentava, tant’&egrave che temetti di venire senza averla ancora sfiorata col mio membro.
‘…SI, ANCORA…
Decisi che era il momento di usarlo, ma volevo prolungare quella situazione di profonda estasi che lei, e che io passivamente, stavamo provando. Sfruttando la straordinaria grandezza del mio pene, rimanendo sempre chino su di lei assaggiandone tutto il corpo, infilai la punta del cazzo nella sua vagina. Per un momento rimasi bloccato, non avevo mai provato una sensazione simile, ma era indescrivibile. Tutto il calore del suo corpo mi avvolse per un secondo. Sentivo di essere nel posto giusto, il MIO posto, quello che avevo sempre cercato. Il piacere era immenso, non riuscivo più a ricordarmi chi ero o casa facessi lì e non aveva importanza, perché tutt’e due eravamo un’ unica cosa fatta di caldo piacere infinito.
‘… ODDIO MIO SI, DAI ENTRAMI DENTRO TUTTO…SIIII…’
io ero veramente tentato di farlo ma resistetti a godere e sfilai la punta del mio angelo dal paradiso. Ripetei questo movimento molte altre volte. Dentro e fuori, dentro e fuori, dentro e fuori, dentro e fuori, dentro e fuori, dentro e fuori, fino a che non cominciò ad implorarmi di penetrarla, ma in realtà godeva tantissimo.
Continuai, dentro e fuori, dentro e fuori ‘Ti prego!’ urlava fra un gemito di piacere e l’altro ‘Ti prego lo voglio dentro tutto, ti prego’. Io non cedevo. Avevo ricominciato a succhiarle i seni e non avevo più smesso. Ogni suo singolo centimetro di pelle era prelibato, saporito, al sangue. La sua parte frontale del corpo era completamente bagnata dalla mia saliva e io ci scivolavo sopra aiutandomici nel farla godere. Le sue gambe si dibattevano furiosamente come due fruste, sbattendo contro i vari mobili del bagno e rovesciando veri oggetti di cui non ci importava nulla. La sua vagina era ormai fradicia. Avevo le orecchie piene delle sue urla, che fossero positive o no, la tentazione ti scoparla era ormai fortissima, la sentivo che ogni volta che vi entravo mi richiamava come le sirene facevano coi pirati dei racconti fino a che, non trovai più nessun motivo per non schiantarmi su quegli scogli.
‘…AAAAAAH’
Entrai con un unico colpo, fortissimo. Tutti i miei 27 centimetri di carne sfondarono quel buco in un singolo, fluido movimento.
Ricordo il suono che fece: una sorta di fruscio, lo ricordo perché fu la prima volta che scopai con Sofia. Lo avevo desiderato per gran parte della mia vita ed ora era successo, ero dentro, dentro di lei.
Quando arrivai in fondo sentii il suo respiro spezzarsi, le era rimasta in gola un’esclamazione che non avrei mai udito, il suo volto era contratto in una smorfia, gli occhi e la bocca spalancati, un misto di dolore ed estasi.
Io, cautamente, scivolai verso l’esterno, sussurrandole che presto il dolore sarebbe passato. Era strano non sentire più le sue urla, essere completamente immersi nel silenzio della casa.
Mi stavo chiedendo se fosse il caso di smetterla, ma il calore della sua figa mi avvolgeva in modo troppo piacevole per uscirne. Molto lentamente cominciai a penetrarla nuovamente, stavolta entrando di pochi centimetri.
Lei ritrovò la forza di parlare. L’aver sentito del dolore l’aveva sconvolta. ‘Oh mio adorato, ma che cosa sei tu? Non provavo dolore nel prenderlo in figa da decenni!’ cominciava ad ansimare ‘Questo &egrave un segno, lo so. Io sono destinata a questo cazzo enorme, a questo pilastro…’ ad ogni aggettivo io mi eccitavo e spingevo un po’ più a fondo ‘… Questa verga, questo blocco di marmo, questa quercia secolare AAAH, questo cannone! Fammi esplodere, su! Forza spara! SPARAAAA’. Ora stavo pompando al massimo, andavo velocissimo. Le ginocchia mi dolevano per lo sfregare sul pavimento ma continuavo a scoparla. Le sue gambe si erano aggrovigliate attorno al mio busto e le braccia afferravano le mie spalle, graffiandomi, tenendomi bloccato in quei movimenti.
Il suo corpo vibrava da qualche minuto e ad ogni sussulto lei urlava più forte ‘OH si ancora un po’ e vengo, VENGOOOO’ . Quando percepii che era allo stremo mi fermai e le feci un ditalino usando tre dita, muovendo le falangi su e giù al suo interno e il palmo fermo a stimolare il clitoride gonfio.
Un tremito. Un altro. Un altro ancora e poi lei esplose. Urlò nel modo più forte che avessi mai sentito, un verso indistinto, nessuna lettera specifica, che però esprimeva quanto stesse godendo in quei pochi e preziosissimi secondi.
Estrassi le dita e dal suo buco zampillò un candido getto di liquido trasparente, inondandomi la faccia. Dopo questo ve ne furono un secondo ed un terzo, che andarono sprecati sul pavimento.
Non avevo mai assistito all’eiaculazione femminile ed era uno spettacolo incredibile. L’odore, il
sapore, tutto sapeva di lei, ma era mille volte più concentrato.
Sono tutt’oggi sicuro che quello sia un distillato per far venire ancora più voglia all’uomo di possedere la proprio donna. Fui preso da una voglia incontenibile di sesso e mi avventai con foga su Sofia che era rimasta distesa sul pavimento. Stavolta non badai a non farle male o no, diedi profonde pompate, fino in fondo. Il tempo si dissolse, non so quanto passò, non sentivo nemmeno i suoi gemiti. Ero puro istinto bestiale, l’unico fine era quello di spingere sempre più forte.
Venni due volte. Sentii un grido di sorpresa alla prima sborrata ma non mi fermai. Continuavo ad entrare sempre più in profondità, fino a dove non sentivo una spessa parete che mi fermava. Ragazzi, che sensazione sentire il proprio sperma dentro di lei! Lo sentivo sciabordare all’interno della sua figa, lei voleva che lo facessi uscire ma io continuavo comunque, imperterrito, il mio e il suo sperma erano ormai schizzati ovunque. Avevo tutto il busto ricoperto di una strana soluzione di liquidi appiccicosi e lei lo stesso. Sentivo gocce di sudore colarmi lungo il naso e le vedevo cadere sul suo ventre. Lei aveva lasciato le braccia distese in alto, ormai esausta. La sua pelle imperlata anch’essa di sudore. La seconda volta che venni, lo fece anche lei.
Urlammo forte tutt’e due. Fui costretto a tirare fuori il cazzo e schizzare. I miei schizzi bagnarono il suo ventre, arrivandole in faccia ed i suoi arrivarono sulla mia.
Subito dopo crollai al suo fianco, ansimando, coperto di sudore e sperma come lo era lei. Ci guardammo, i nostri corpi nudi luccicanti che si alzavano e si abbassavano cercando di catturare più ossigeno possibile. Lei mi baciò, un bacio forte, tenendomi il viso tra le mani in una presa quasi violenta. Poi mi lasciò e rimanemmo a fissare il soffitto.
Dopo un po’ abbassai lo sguardo sul mio pene e feci ‘Ehm, Sofia? Guarda quaggiù’. Lei guardò subito incuriosita e mandò un’esclamazione: ‘Oh no! Non ci posso credere! E’ ancora in tiro? Ma &egrave impossibile, ti ho fatto venire tre volte di fila!’
‘Bhe sei tu che fai quest’effetto miracoloso, dovremmo sfruttarlo finché dura, no?’
‘Oh ma certo’ mi guardò col classico sguardo malizioso che precedeva una porcata ‘Sei pronto?’
Io feci per baciarla per riniziare l’atto ma lei mi fermò ‘No, non qui. L’abbiamo fatto già due volte qui. Che ne dici di un tuffo in piscina?’

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