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L’incubo di Daniela

By 22 Giugno 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Era da un pò che seguiva il suo uomo allo stadio, la Curva Nord del Meazza con tutti quei tifosi accompagnava le loro domeniche e qualche volta anche i sabato sera. Non era mai stata un’amante del calcio la bella e timida Daniela, ma da quando aveva sposato Rocco, per accontentare il maritino, lo seguiva da per tutto. Le prime volte fu traumatico, tanta gente e tutta scalmanata, lei che era riservata ed anche un po schiva. La prima volta che la squadra del cuore segnò si trovò catapultata qualche sedile più giù e con la mano stretta ad un’altra persona tanto era forte l’onda d’urto dei tifosi, tanto che la facevano pregare che non segnasse mai. Ogni volta che andava allo stadio era vestita sempre allo stesso modo, questione di scaramanzia, maglietta della squadra d’ordinanza, shorts di jeans in estate e d’inverno la maglietta anche sopra la felpa, con dietro scritto ‘AMALA’. Aveva un look sempre acqua e sapone ma molto curato, non era molto appariscente, portava spesso i capelli legati, aveva una bella chioma nera, che faceva risaltare ancor di più il colore della sua pelle molto chiaro e valorizzava quel bel faccino d’angelo. Il tempo passava e quell’ambiente le sembrava più familiare, avevano stretto amicizia con altri tifosi, ovviamente c’erano poche ragazze che frequentavano la curva e soprattutto in quel gruppetto di tifosi con il quale avevano stretto un legame la rappresentanza femminile era veramente esigua. Le altre donne erano tutto meno che femminili, lei risaltava per il suo candore e la sua sensualità. Si era ambientata in quel luogo, era quasi padrona della situazione, si muoveva con disinvoltura sulle gradinate, ovviamente attirando l’attenzione di tutti e qualche complimento dai più audaci. Lei sempre scostante e senza dar confidenza a nessuno andava per la sua strada. Il tragitto era il solito, o il bagno o giù per le gradinate fino al solito posto. Lo stadio, ormai nel suo immaginario era diventato un ambiente tranquillo, non molto vicino ai suoi standard ma tranquillo. Però con l’inizio di una stagione calcistica capitò un inconveniente. Si diressero allo stadio, fecero tutti i controlli, quelle mani dei poliziotti che la frugavano da per tutto come le davano fastidio. Anche se erano donne che la toccavano, lei si sentiva oltraggiata. Arrivarono all’interno e si incamminarono verso il loro posto, ma non trovarono i soliti amici, che ancora dovevano arrivare. C’erano un gruppetto di una decina di scalmanati, già senza le magliette addosso che cantavano saltavano e fumavano a più non posso. Rocco sicuro di se, data l’esperienza di tanti anni di stadio, si avvicinò ad uno di loro e spiegò che questo era il loro posto ormai da tre stagioni, e che sarebbero venuti un altro gruppetto di amici per mettersi sempre lì, come al solito. Lo spiegò con calma ed educazione. Uno di loro, presumibilmente il capo, lo ascoltò, lo fece finire di parlare e poi mandandolo affanculo si girò verso gli amici e continuò a cantare e saltare con loro. Il gruppetto dei soliti arrivò, Rocco spiegò loro tutto ed essendo delle persone tranquille decisero che non c’era niente da fare e si spostarono qualche gradino più in giù poco distante da loro. Le prime partite passarono ed il clima allo stadio non era più quello di una volta. A far capolino nei discorsi del gruppetto non c’era più solo la squadra, il campionato ed il calcio ma anche quel gruppo di scostumati, rozzi e deficienti che non solo avevano preso il loro posto ma disturbavano anche la visione delle partite. Loro essendo qualche gradino più giù non solo arrivavano mozziconi di canna, qualche bottiglina, e sputacchiate varie, ma anche commenti su di loro ‘Sti quattro sfigati ci volevano cacciare’, ‘donne salite su, qui si che vi divertite’, ‘Zio dove l’hai preso sto zainetto, la mamma t’ha fatto la merenda’, poi il commento che provocò l’ira di Rocco ‘AMALA, AMALA, AMA LA vuoi fa nà bella scopata o no?’. A questo Rocco non ci vide più, fregandosene del gruppetto di amici che gli disse di non andare, salì su da loro per affrontarli, si sa in questi ambienti devi farti rispettare, puoi anche soccombere ma il rispetto lo puoi lo stesso ottenere con una prova di carattere. Iniziò con voce alterata a discutere con il capo del gruppetto, poi fu accerchiato da tutti i componenti, Daniela guardando la scena salì e tirandosi via Rocco riuscì ad impedire che la situazione degenerasse. ‘Salvato dalla donna, Zio che uomo sei, babbo affrontaci’ Frocio, Amala se vuoi un vero uomo qui lo trovi porco due!’. La spada era tratta, c’era area di sfida ormai. Nelle partite precedenti il gruppetto si voleva spostare per evitare questioni inutili con gente che come quella non aveva niente da perdere. Ma Rocco non voleva, diceva che per colpa loro non potevano interrompere una tradizione che durava da tanti anni.
Una sera Rocco ritirandosi da lavoro fece una sorpresa a Daniela, si presentò con i biglietti della partita di Coppa Italia, partita infrasettimanale di martedì sera. Lei non molto entusiasta della cosa, anche perché non era certa che gli altri venissero e soprattutto perché da quando c’erano quei vichinghi tirava una brutta area, comunque gett’ le braccia al collo del marito e lo ringrazi’ del regalo. Arrivati sugli spalti come previsto del loro gruppetto c’era solo Achille il più giovane della compagnia. Ovviamente il gruppetto di irriducibili non mancava all’appello e vedendo che eravamo soli iniziarono come al solito i classici insulti e sfottò. A fine primo tempo Daniela decise di andare in bagno. Lo disse a Rocco, che, non era molto d’accordo facendogli notare che in quel quarto d’ora tutti sarebbero andati in bagno e ci avrebbe messo tanto tempo, conveniva aspettare che la partita iniziasse e poi sarebbe andata. E così fece. Appena le due squadre entrarono in campo per il secondo tempo lei si diresse verso il bagno. Arrivata in bagno era sola non c’era nessuno, sia lui che Rocco non avevano considerato che essendo una partita infrasettimanale e per giunta di coppa italia gli spettatori era di meno. Così con un po’ di agitazione cercava di fare in fretta per uscire da quel bagno e ritornare da Rocco. Sentì delle persone entrare in bagno ed il suo stato d’animo si tranquillizzò, come se si sentisse sollevata. Questa sensazione di tranquillità durò pochissimo perché mentre lei stava finendo di fare la pipì la porta del suo bagno si spalancò e di fronte a lei si ritrovò il capo del gruppetto di scalmanati con un altro energumeno panciuto. Restò pietrificata, lei cercava di non sedersi su quel bagno perché le faceva schifo ma appena vide quei due cadde di sasso sulla tazza. ‘Che volete, andatevene, chiamo aiuto.’ ‘Non ti permettere puttana’. Lei fece come per urlare ma subito i due si avvicinarono e le tapparono la bocca con la mano, cercava di dimenarsi, ma la presero di forza, la alzarono e le sussurrarono all’orecchio che le conveniva non agitarsi perché se no, si sarebbe fatta male lei e dopo anche quel cornuto del marito. Fece in tempo, con il terrore negli occhi a chiedere solo ‘Cosa volete voi da me?’ e loro prima di infilargli una mano tra le gambe, ‘Vogliamo te!’. E subito il capo, che si trovava avanti a lei, con una mano gli ritappò la bocca e con l’altra iniziò a toccargli la fica. Aveva il pantaloncino abbassato a mezze gambe, non aveva fatto in tempo prima a rialzarselo. L’altro pancione si trovava dietro di lei e con una mano le teneva tirati i capelli all’indietro e con l’altra palpava oscenamente il suo sedere. All’inizio tentava di divincolarsi, ma più lei si muoveva più i suoi capelli venivano tirati, più forte la mano faceva pressione nella sua bocca e soprattutto all’interno della sua rosea fichetta depilata. Gli sfilò le dita dalla fica’ ‘Adesso abbassati e prendici i cazzi in bocca’ non te lo ordino solo io ma anche questo mio amico’ e dalla tasca cacciò un coltello che con uno scatto cacciò la lama fuori. Alla vista del coltello la bella Daniela si bloccò e smise di muoversi e contorcersi. Il terrore primeggiava nei suoi occhi, così senza protestare si abbassò con la testa all’altezza dei fianche dei due uomini. ‘Avanti muoviti, sbottonami i pantaloni’ disse uno, mentre l’altro rincarò la dose ‘ Si muoviti e fai presto, prima che il cornutone si insospettisca!’. Con goffaggine, non riusciva a slacciare la cintura di uno dei due che continuava ad insultarla, più lui parlava più lei andava in bambola. L’altro, il pancione, fece da se e liberato il cazzo dai pantaloni e dalla mutanda tirò Daniela per i capelli e la spinse con il viso verso di lui. Con la fronte sbattette sulla pancia enorme e pelosa dell’uomo mentre la bocca toccò il pisello moscio ma grosso dell’uomo. ‘Apri sta cazzo di bocca e ciuccia!’. Daniela chiuse gli occhi e sotto la pressione della mano dell’uomo dietro la sua testa apri la bocca ed accolse quel largo e maleodorante membro in bocca. ‘Succhia!’ A questo punto le conveniva collaborare. Iniziò a succhiare quell’uccellone che man mano cresceva nella sua bocca. Il pancione non smetteva di tenere la donna per i capelli e darle il ritmo con la mano tanto che la costringeva ad ingoiarlo fino in fondo provocandole, un pò per la profondità degli affondi, un po’ per il cattivo odore, dei simil sforzi di vomito. Il capo per adesso rimasto a secco prese una mano di Daniela e se la portò al pacco indicandogli di fargli una sega. Lei impugnò l’altro cazzo che almeno al tatto sembrava più piccolo dell’altro ed iniziò una maldestra sega. Da questa prima descrizione Daniela sembrerebbe un’inesperta ragazza che affronta il sesso, ma non &egrave così. Moglie devota e accondiscendente di tutti i desideri del marito, fisico che le permetteva di snodarsi in qualsivoglia posizione e bocca capace di portare al godimento e bere con dovizia tutto quello che le palle del marito riuscivano a donarle. Tutto concedeva al maritino tranne il suo bel culetto. Il fiore che aveva tra le sue sode natiche lo aveva concesso in rare circostanze ma mai di buon grado e sempre soffrendo non poco alla penetrazione del cazzo non molto grande del marito.
Preda sottomessa dei due uomini iniziò a succhiare con molta maestria il cazzo del pancione che appena si accorse del fare esperto della donna si rivolse al capo ‘Guarda questa finta santarellina come mi succhia il cazzo’. L’uomo stufo della sega di Daniela le spostò la mano e mettendosi alle sue spalle fece alzare la donna. Ovviamente il cazzo del pancione si sfilò da bocca, ma il capo spingendola in avanti con una manata sulla schiena e l’altra fissa sui suoi fianchi la fece assumere la classica posizione a novanta gradi. Neanche il tempo di protestare che si ritrovò di nuovo con la bocca piena. Senti per pochi istanti la pressione della cappella del capo sulla sua fica, perché con sua somma sorpresa essendo molto bagnata entrò senza difficoltà. Iniziò a scoparla con veemenza, regalandogli anche qualche schiaffetto sul sedere. Intanto il pancione non smetteva di scopargli la bocca. A vedere la scena, Daniela sembrava una marionetta sballonzolata dai colpi di bacino che si alternavano tra la sua bocca e la sua fica. Questo trattamento per sua fortuna non durò molto, senza neanche avvisarla il capo le venne dentro inondando il suo ventre. Quando si rese conto che la sua fica era stata inondata dal seme dell’uomo cercò di divincolarsi ma il pancione piazzato avanti a lei le bloccò la testa e riversò una quantità smisurata di sborra all’interno della sua bocca. Lei era abituata a farsi venire in bocca ma una sborrata con una così grande quantità di liquido non lo aveva mai affrontata. Non voleva ingoiare, le faceva schifo, però l’uomo nel mentre che veniva non smetteva di scoparle la bocca ed inevitabilmente la maggior parte del liquidò le finì in gola ed il restante le colava dai lati delle labbra. I due compiaciuti del fatto, subito si ricomposero, rimanendo Daniela accovacciata a terra. Prima di andarsene, rivolgendosi alla donna ‘Non dire niente al cornuto se no la cosa non finisce qui, ci rivediamo alla prossima partita, ci sono tante altre cose che ci devi far provare!’ e ridendo scapparono dal bagno. Rocco che era rimasto a guardare la partita e non si era reso conto che la sua donna mancava da quasi una ventina di minuti. Disse al suo amico ‘vado a vedere Daniela perché non torna’ e si diresse verso i bagni delle donne. Daniela lasciata dai due uomini accovacciata a terra in tanto si era alzata e si stava ricomponendo, quando Rocco fece irruzione nei bagni ‘Amore, quanto tempo’ cosa ti &egrave successo ti vedo provata’ e lei, con il pantaloncino tutto sporco di piscio dato il mal ridotto stato dei bagni, tentennò un attimo e rispose, ‘niente amore, &egrave che’ &egrave che mentre facevo pipì come al solito non volevo appoggiarmi alla tazza ed ho perso l’equilibrio e sono caduta. Guarda come mi sono ridotta’. ‘Tesoro mio, sciacquati un po vieni qui’ ed aprendo l’acqua iniziò a sciacquarle le braccia e le gambe. Quando passò con le mani nel suo interno coscia Daniela ebbe come un sussulto. Aveva le mutandine imbrattate di sperma che le colavano dalla fica, regalo di quel porco schifoso. ‘Basta così, basta così, ho solo voglia di ritornare a casa a lavarmi e rilassarmi un po’, quest’esperienza mi ha provata. Ti dispiace amore? Ti dispiace perdere questi ultimi minuti di partita?’ ‘Certo che no’ per te tutto. Andiamo. Andiamo a casa.’ Nel tragitto che separava lo stadio da casa, Rocco non faceva altro che raccontarle della partita, avendo la radio accesa per seguire gli ultimi minuti, mentre Daniela era come frastornata. Nelle sue orecchie c’era solo una gran confusione, mentre la sua mente pensava a quello che era successo e soprattutto alle ultime parole del capo ultrà’ ‘la cosa non finisce qui, ci rivediamo alla prossima partita, ci sono tante altre cose che ci devi far provare!” queste parole rimbalzavano nella sua mente e non facevano presagire niente di buono.

Continua’.

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– Le giornate di campionato passavano e Daniela non si era fatta più viva sullo stadio. Quando Rocco tornava dallo stadio facendo finta di essere sempre interessata al calcio chiedeva al marito tutti i particolari della giornata. Lui sempre con la solita passione iniziava a spiegare nei minimi particolari tutta la partita ed anche tutto quello che accadeva sulle gradinate, il gruppo di scalmanati che continuava ad importunarli, i nuovi cori, insomma la solita storia. Da quella famosa partita di coppa Daniela era rimasta terrorizzata da quegli uomini e facendo un grande sacrificio non aveva detto niente al marito per paura di ritorsioni nei confronti loro. Passato quasi un mese la sua vita andava come sempre, in palestra nel tardo pomeriggio e poi a casa ad accudire il suo amato Rocco. La loro vita sessuale era come al solito fatta di ricchi pompini e scopate nella media. Un mercoledì pomeriggio mentre andava in palestra foro un pneumatico. Non potendo chiamare Rocco che si era avviato allo stadio per seguire una partita di Champions cercò da sola di sostituire quella gomma forata. In visibile difficoltà si fermò un’auto ad aiutarla, perché non essendo esperta di meccanica stava cercando di svitare i bulloni, ma approcciandosi alla cosa in maniera goffa e soprattutto vestita com’era attirava molto l’attenzione. Dato che aveva fatto tardi si era già vestita da palestra, leggins strettissimo e fluorescente, scaldamuscoli alla caviglia e piumino poco sopra la vita. Piegata in avanti cercando di svitare i bulloni regalava alla strada ed alle macchine una vista mozzafiato di quel bel sederino che si trovava, e per questo la macchina si fermò per prestale soccorso. Vedendo l’auto fermarsi tirò un sospiro di sollievo, pensando che finalmente qualcuno le veniva a dare una mano. Quando alzò lo sguardo per vedere chi fossero i benefattori con enorme stupore di tutti si accorse che i suoi salvatori erano i due sporchi maiali dello stadio e stavolta erano in compagnia di altri due amici, anch’essi dall’aspetto rude e mal curato. ‘Guarda chi abbiamo qui” e l’altro ‘Sei scomparsa, ma ti abbiamo ritrovata’. Con la voce rotta dalla paura li guardava avvicinarsi e diceva ‘cosa volete da me, andatevene! Non ho bisogno di aiuto! Tantomeno del vostro!’. Ed indietreggiando inciampò sulla roba che aveva tirato fuori dal cofano per cambiare la gomma e cadde con il culo a terra. ‘Non ti preoccupare non ti vogliamo fare niente. Vogliamo solo aiutarti’ A queste parole seguirono i fatti. I quattro subito si misero all’opera e nell’arco di una decina di minuti avevano sostituito il pneumatico con quello di scorta e rimesso tutto nel cofano. Tutto questo mentre Daniela ancora seduta a terra guardava incredula la scena. Col passare dei minuti e col fatto che la stessero aiutando si sentì tranquillizzare ed alla fine le uscì anche un grazie. Uno dei due che non conosceva, le porse una mano e la aiutò anche a rialzarsi. Il primo a dire una parola era sempre lui, il capo ‘Grazie? Tu ci devi pagare!’. Daniela si irrigidì ‘Quanto &egrave per il disturbo?’ queste le uniche parole che le uscirono dalla bocca con voce flebile ed impaurita. Il capo esclamò ‘Tu non hai capito un cazzo!’ e tirandola per un polso la fece salire in macchina con l’aiuto dell’uomo che l’aveva aiutata a rialzarsi. A poco servì il dimenarsi e l’urlare perché fu una frazione di secondo e si ritrovò seduta sul sedile posteriore della sua macchina con quest’uomo che la manteneva e alla guida c’era il Capo. Vide che gli altri due salirono nell’altra macchina e partirono. ‘Dove mi portate bastardi!!!’ Lo Slavo che la teneva per le braccia le diede uno schiaffo e la fece ammutolire, gesto comandato dal capo che guidava sfrecciando tra il traffico milanese. Dopo un po di cammino si fermarono in una zona di Milano che non aveva mai visto prima. Si girò e vide cha anche l’altra macchina era dietro di loro. Si aprì una serranda automatica ed entrarono dentro con tutta l’auto. A prima vista sembrava un’auto officina. Prima di scendere dall’auto i due uomini si accertarono che la serranda si chiudesse alle loro spalle. La sensazione di angoscia che assalì la donna vedendo chiudere la serranda alle sue spalle fù tremenda. Scoppiò in un pianto contornato da grandi lacrimoni e gesti di stizza verso il sedile dell’auto e soprattutto verso lo Slavo che continuava a tenerla ferma. Scocciato del dimenarsi della donna scese dall’auto e con voce non perfettamente italiana disse ‘Puttana mi ha fatto male! Stronza, appena esce do schiaffo!’ Ed il capo anch’essi sceso dalla macchina mise una mano sulla spalla dello Slavo ‘Non ti preoccupare si farà perdonare la puttana, si farà perdonare!’. Finito il momento convulsivo il capo la prese per un braccio e la trascinò fuori dalla macchina facendola cadere a terra. ‘Ti avevo detto che ci dovevamo rincontrare, e tu hai pensato bene di non venire più in curva! Stronza’ ‘Adesso un po’ per disobbligarti dell’aiuto che ti abbiamo dato, un po’ perché tu fai quello che vogliamo noi, ti scopiamo tutti e quattro e ci prendiamo anche gli interessi!’. Ed i quattro scoppiarono in una profonda risata. Daniela era a terra circondata dai quattro uomini che si avvicinavano con fare minaccioso, non sapeva cosa pensare e come fare. L’angoscia era l’unico sentimento che le stava riempiendo l’animo. L’angoscia di essere preda di quei quattro rozzi, scalmanati, luridi uomini. Non aveva la forza di muoversi. La alzarono ed iniziarono a spogliarla. Nella fretta e soprattutto nella foga di vederla nuda, le strapparono anche il leggings. In men che non si dica Daniela si ritrovò nuda, circondata da quattro uomini in un’officina meccanica. Ovviamente i due spavaldi furono il Capo ed il Pancione. Le loro sudice mani iniziarono ad approfittarsi del suo corpo. Le dita iniziarono a profanare ogni singolo anfratto della sua persona. Invitati dal pancione gli altri due uomini si avvicinarono alla donna e prima con fare timido, subito svanito, anche loro stavano palpeggiando le sode e lisce nudità della donna. A niente serviva l’opporsi di Daniela che fu bloccata da chi le stava di fianco e costretta a gambe aperte. Il capo si mise davanti a lei ed iniziò a leccarle la fica. La lingua dell’uomo si insinuava sempre di più nel sesso di Daniela che non potette non notare l’abilità dell’uomo nel leccare la sua fica. Questa sensazione di piacere le aveva fatto distogliere l’attenzione da chi le stava intorno che ormai senza più tenerla ferma si erano liberati dei pantaloni ed avevano cacciato i loro cazzi da fuori. Lo slavo le prese una mano e se la portò sul cazzo. Al contato con l’arnese dell’uomo Daniela ebbe come la sensazione di rinvenire e si rese conto definitivamente che ormai per lei non c’era niente da fare doveva sottostare a quegli uomini. Poteva sperare solo che finisse presto. Impugnò il cazzo dello Slavo e con l’altra mano anche l’altro uomo, il Secco, le mise in mano il suo uccello. Il Secco aveva il cazzo già in tiro. Diede un’occhiata alla grandezza dei due arnesi che si ritrovava tra le mani e se il Secco era normo dotato, lo Slavo che aveva ancora il cazzo semi moscio aveva un arnese di tutto rispetto. Nonostante non fosse duro la mano per brandirlo tutto e percorrerlo in tutta la sua lunghezza ci metteva un po’. Il capo dopo essersi fatto una scorpacciata di fica si alzò ed invitò anche il pancione ad avvicinarsi a Daniela, e mentre si slacciava i pantaloni ‘Adesso inginocchiati e prendici i cazzi in bocca! E non fare la santarellina, perché so che li sai succhiare!’. Daniela si abbassò in ginocchio avendo quei quattro cazzi che la circondavano. Non sapeva da dove iniziare, ma come sempre il Pancione le prese la testa e senza accortezza alcuna se la tirò verso di lui. Il cazzone grosso dell’uomo spingeva sulla sua bocca e la pancia pelosa sul sulla sua fronte. Infastidita da questa pressione Daniela con una mano scostò bruscamente quella del pancione dalla sua testa e abbassandosi, ormai la rassegnazione le aveva invaso la testa, brandì il suo doppio cazzo e se lo portò alla bocca iniziando a pompare. L’incredulità degli uomini li fece rimanere per qualche istante di sasso. Si godevano la vista di quel pompino che la donna stava facendo con dovizia. Subito si misero intorno a lei e tirandola ogni uno a sé, si alternavano nella sua bocca. Daniela pensava che se avessero fatto presto a venire la situazione sarebbe finita prima. Infatti succhiava e segava quei cazzi come se non avesse fatto nient’altro nella sua vita. ‘Questa &egrave una puttana di prima categoria!’ esclamo uno di loro. Intanto Daniela stava affrontando il cazzo dello Slavo. Prima di ficcarselo in bocca iniziò a leccarlo in tutta la sua lunghezza. Si dedicò per qualche istante solo a lui. Lasciò gli altri cazzi che impegnavano le sue mani e impugnandolo iniziò una lenta sega a due mani, portandosi alla bocca solo la cappella. Si spostò con le labbra da quell’enorme glande e con la lingua percorrendo un’altra volta quell’enorme asta si fiondò sulle palle iniziando prima a leccarle per poi farle sparire una alla volta nella sua bocca. Poco dopo, ovviamente, gli altri iniziarono a darsi da fare. Presero valentina per un braccio facendola alzare da terra. La posizione che le avevano fatto assumere le aveva fatto fare le ginocchia rossissime, le facevano male da morire. Portarono la donna vicino ad un banco da lavoro. Dissero allo Slavo di sedersi sopra e spinsero Daniela verso l’uomo, ‘Dato che ti piace tanto, continua a ciucciarlo quel cazzone!’. Lei guardò gli altri e poi invogliata dallo Slavo prese di nuovo a succhiare quell’enorme uccello. Dietro di lei però ad uno ad uno iniziarono ad alternarsi gli uomini. Iniziò prima il Capo che preoccupandosi di sputare sulla fica della donna e poi sulla sua cappella infilò senza difficoltà, ma con molta violenza il cazzo nella fica molto bagnata di Daniela. Vero che entrò senza impedimenti ma per la violenza della spinta Daniela sobbalzò facendosi sfilare da bocca il cazzo che stava gustando. Il Capo scopava come un forsennato. Non solo dietro di lei si alternavano, ma anche nella sua bocca. Ora toccava al Pancione che peggio del Capo spinse il suo cazzo doppio fin che poteva facendo urlare di dolore Daniela. Ormai non si rendeva conto neanche più chi si alternava dentro di lei, tranne quando toccò allo Slavo. Preso da un barlume di coscienza, prima di sfondare ancor di più quella passera entrò delicatamente facendo assaporare alla donna tutta la lunghezza della sua asta che faceva capolino nella sua ormai profanata intimità. Il Pancione che qualche istante prima le stava scopando la fica si piazzò difronte a lei ficcandole il cazzo in bocca. Poche succhiate ci vollero per farlo venire e senza preavviso riverso il suo liquido in bocca alla donna. Non se lo aspettava, infatti i fiotti le colarono tutti da bocca finendo a terra. Il Capo, si spostò su una poltrona che avevano in officina ed invitò tutti a venire vicino a lui. Daniela ormai non protestava neanche più. Come tutti gli altri si spostò verso il capo che la fece salire a cavalcioni su di lui ed iniziò a scoparla da sotto. L’immagine di quelle tette che gli ballavano in faccia era irresistibile per il capo che ci si fiondò sopra iniziando a leccarle e succhiarle. Il secco che fino ad adesso si era limitato a poche cose, vedendo la donna piegata sul Capo con il culo in bella mostra gli venne in mente di avvicinarsi e facendo rallentare i movimenti euforici del bacino dell’uomo cercava con un dito inumidito dalla saliva di entrare nell’unico buco che fino ad ora nessuno si era permesso stuzzicare. Al contatto con il suo culo inizialmente Daniela non si accorse di nulla. Aveva tutta la parte genitale come anestetizzata. Un po’ per i suoi orgasmi, un po’ per gli schiaffi che non mancavano di accompagnare i colpi degli uomini nella fica. Quando il dito del Secco si inoltrò un bel po’ nell’ano, Daniela ebbe un sussulto e ritraendosi dagli uomini disse ‘No lì no, vi prego. Il culo no. Mi fa male!’. Sorpresi dalla reazione della donna in un primo momento, subito rinvennero. Il Capo le mollò uno schiaffo in pieno volto ‘Come cazzo ti permetti di rispondere. Tu fai quello che vogliamo noi. Tu prendi quello che noi vogliamo darti. E basta!’. Si alzò dalla sedia e facendola mettere a pecorina sul divano con uno spintone chiamò a se lo Slavo. ‘Vieni qui. A te l’onore!’. Daniela si girò di botto, il terrore era palese sul suo viso. Lo Slavo prima di piazzarsi dietro di lei cercò di inserire le dita nell’ano della donna facendolo allargare un po’. Ma più lui si voleva fare spazio, più lei si lamentava e si dimenava. Solo qualche forte schiaffo sul sedere ed uno dietro la testa fecero calmare la donna che non le restò altro da fare che stringere i denti. La sensazione dell’enorme cappella che lo Slavo le piazzò alle porte del suo buchetto le fece venire un brivido misto terrore e ansia. L’uomo aiutato dalla sua mano spingeva la cappella sulle pareti di quell’ano che a poco alla volta stavano per cedere. Le urla della donna erano fragorose tanto che il Capo la spinse con la testa sullo schienale del divano per ammutolirla. Ormai la cappella era tutta dentro e Daniela stava mordendo quel divano sporco ed impolverato, tanto era forte il dolore che stava provando. Con molta lentezza lo Slavo era entrato nel culo della donna ed iniziava il suo avanti e dietro con movimenti cauti. Daniela ormai non sentiva più dolore e rilassata accoglieva quel cazzone dentro il suo culo accompagnando i movimenti. Appena il Pancione si accorse che sul volto della donna la smorfia si era evoluta da quella di dolore a quella di godimento. Si piazzò di nuovo avanti a lei e si fece succhiare un’altra volta l’uccello. Voleva farselo tornare in tiro per non perdersi lo sfizio di incularla anch’egli. Ovviamente dopo lo Slavo si alternarono tutti gli altri ma la cosa impressionante era vedere il solco che aveva lasciato l’uomo dopo che si era staccato dal culo di Daniela. Quando si alternarono gli altri solo con il pancione Daniela risentì quel pizzico di dolore appena entrò, ovviamente subito sostituito dal godimento che la donna stava provando. Lo Slavo, invitò il Pancione a staccarsi da lei per farla accomodare sulle sue gambe ed impalarla nella fica da sotto. In prima battuta il grasso uomo non aveva capito le intenzioni del suo compagno di scopata ma alle parole ‘Ecco il culo che volevi ti &egrave di nuovo servito’ intuì. Aveva intenzione di penetrarla in due. Daniela capiva poco si lasciava comandare da quegli uomini ed accoglieva ormai con piacere tutto quello che le volevano dare. Ovviamente la doppia penetrazione per Daniela era una cosa impensabile però con suo sommo piacere quei colpi alternati dentro di lei la fecero venire in un orgasmo che stavolta non nascose. Iniziò ad ansimare a voce alta gridando ‘vengo, vengo, cazzo se vengo’, parole accompagnate da gemiti e gridolini vari. Ovviamente toccava anche agli altri provare queste ebbrezza ed i due, Il capo avanti e l’altro dietro e viceversa si fecero il loro giro nella giostra. Oltre alla donna anche gli uomini erano esausti tanto che lo Slavo riferendosi ai suoi compagni ‘Io sto per venire o me la mettete qui o vi sborro addosso!’. Gli altri ridendo subito si staccarono dalla donna e spingendola verso il centro e rivolgendosi allo Slavo esclamarono ‘Tu con quell’idrante fai paura’ &egrave lì fai quello che vuoi’, ed iniziarono a ridere tutti. Era seduta a terra, stremata e visibilmente provata. Alzò lo sguardo. La sua visione si fermava all’altezza del bacino degli uomini. Vedeva le mani dei quattro buzzurri che si segavano e si avvicinavano sempre di più al suo volto. In quel momento stava guardando il cazzo del Pancione aspettando qualche fiotto di sborra. Liquido che non si fece attendere ma a colpirla per prima era l’uomo alla sua destra. Di istinto si girò e si ritrovò il cazzo dello Slavo che dopo il primo fiotto sulla sua guancia una volta giratasi le imbratto il viso. Talmente era forte il getto che Daniela in un gesto di sorpresa aprì la bocca ed oltra alla faccia i fiotti arrivarono anche in bocca. Uno dopo l’altro svuotarono le loro palle sul viso e sul corpo della donna. ‘Ora ripulisciti la faccia e bevi tutto, ti vedo stanca. Forse hai sete!’ questa battuta fa ridere i presenti, ovviamente tranne Daniela che pur non avendo nessun problema nell’ingoiare sperma quello che la ricopriva in quel momento le faceva schifo. Per non incorrere in un altro schiaffo, con il dito si ripulì il viso, portandosi alla bocca tutto quello che quei piselli le avevano donato. Dopo questo spettacolo il Capo disse ‘Sono quasi le 10 la partita finisce tra poco. Vattene a casa puttana. Ci rivedremo. Tu da oggi in poi sarai la puttana del gruppo. Abbiamo letto sui documenti dove abiti. Ti verremo a trovare!’. Daniela senza dire una parola, ma con qualche lacrima che le scende sul viso raccolse i suoi indumenti ed infilandosi anche il leggins rotto si mise in macchina ed andò via. Non sapeva dove si trovava, sul navigatore a fatica mise l’indirizzo di casa. Tagliò tutta la città e finalmente arrivò sotto casa. Il tragitto fù interminabile, nella mente rimbombavano le ultime parole di quello stronzo’ Sarai la nostra puttana! Corse in casa sperando di non essere notata. Era in una condizione indecente. Leggins rotto, trucco completamente sciolto, capelli arruffati e un odore acre di sborra che stava diventando nauseante. Si gettò sotto la doccia, doveva fare presto, voleva farsi trovare già a letto. Non riuscirebbe a guardare Rocco negli occhi e mentire. L’indomani sarebbe stato diverso. Dopo qualche ora sentì la porta aprirsi. Ovviamente era ancora sveglia. Morfeo tardava ad abbracciarla, e chi sa se mai sarebbe arrivato. Quando noto la maniglia della porta della camera da letto aprirsi, chiuse gli occhi. Sperava che quella notte Rocco non l’avrebbe importunata come voleva fare ogni volta che la squadra vinceva. Si accorse del fatto che stava dormendo e con accortezza andò in bagno a lavarsi. L’aveva scampata. Nel letto i pensieri si accavallavano. Tra i tanti brutti pensieri ogni tanto emergeva qualche ricordo piacevole. Questo era quello che le faceva più male! Doveva passare la nottata e sperare che quei brutti, rozzi e sudici esseri non si sarebbero fatti vivi più.

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_ Nei giorni a seguire, il ricordo di quella serata non smetteva di tormentare la mente della giovane donna tanto che usando le classiche scuse, glissava anche le avance del suo adorato Rocco. I giorni passavano e la vita di Daniela ritornò ad essere com’era prima, fatta di palestra, casa e accudire amorevolmente Rocco. Un pomeriggio andando a fare compere in centro mentre tornava a casa, la macchina iniziò a perdere colpi, era come se non andasse più. Si accese una spia all’interno del quadro segnalando un problema. Prontamente Daniela accostò e chiamò Rocco che individuando la zona la diresse ad un meccanico trovato su internet. Arrivò in questa autoofficina e l’accolse un operaio. Iniziò a spiegare il problema e l’uomo ascoltando rispondeva alle domande spiegando quale potesse essere il problema. In sottofondo si sentivano delle urla provenire dall’ufficio e nel mentre il meccanico stava dando un’occhiata nel cofano della macchina uscì dalla stanza, sbattendo la porta quel lurido Grassone. Che guardandola le passò vicino dicendole ‘guarda chi c’&egrave qui, non ci siamo dimenticati di te’ e continuando la sua camminata, alzò il dito medio in direzione del titolare dell’officina che intanto anch’egli era uscito dall’ufficio, e andò via. Il titolare anch’egli un uomo di mezza età non certo di bell’aspetto accortosi che Daniela aveva visto il gesto si avvicinò e cercava con gentilezza di sorvolare l’accaduto chiedendole quale fosse il problema dell’auto ed offrendole un caff&egrave, gentilmente rifiutato da Daniela. Solo lo squillare del cellulare lo fece allontanare richiudendosi un’altra volta nello studio. Il meccanico intanto aveva individuato il problema e sistematole l’auto giusto quel tanto da farla ritornare a casa accompagnò Daniela in ufficio per farsi fare un preventivo per la sostituzione di un pezzo danneggiato. Il titolare dell’esercizio la prima cosa che fece oltre a farla accomodare si presentò. Si chiamava Ottavio Fabbri, come d’altronde era intestata l’officina. L’uomo mentre stilava il preventivo buttava uno sguardo su Daniela come a volerla scrutare. Giusto il tempo di stamparlo e le porse il preventivo. Prima che Daniela prendesse il foglio il sig. Fabbri ci teneva a precisare che il prezzo fatto era scontato per riparare anche della brutta figura precedente. Daniela prese il preventivo e ringraziando il Sig. Fabbri andò via. Arrivata a casa spiegò tutto a Rocco che guardando il prezzo e per quello che dovevano fare all’auto lo trovò super conveniente, rimanendo che il giorno dopo avrebbero dovuto chiamare l’officina per prendere un appuntamento per effettuare la riparazione. L’indomani Rocco chiamò l’officina concordando il giorno. Comunicò la notizia a Daniela rammaricato del fatto che lui non potesse andarci nel giorno stabilito, il martedì successivo alle ore 12:30, tanto meno accompagnarla e che comunque tutto il lavoro non sarebbe durato più di un’oretta o giù di lì. Daniela protestò un po’ dicendo che lei non era in grado, che l’officina era un posto per uomini, ma Rocco ribadì che l’uomo al telefono era stato gentilissimo e che non si doveva preoccupare, e che soprattutto avevano una saletta adibita all’attesa dei clienti munita di televisione, wi-fi free e macchinetta del caff&egrave ed acqua. Il giorno stabilito arrivò e pian piano Daniela si incamminò con la sua mal funzionante auto verso l’officina. Le cose nuove le mettevano ansia e soprattutto aveva paura di incrociare di nuovo quel grassone e far riaffiorare i fantasmi del passato. Arrivata in officina la accolse il solito meccanico, che facendola scendere la accompagnò in ufficio dove ad accoglierla c’era il Sig. Fabbri. Ovviamente la fece accomodare, il meccanico si congedò dicendo che andava a prendere il pezzo che serviva per aggiustare l’auto, e dopo poco la accompagnò in questa saletta d’attesa, non molto grande, che si trovava alle spalle del ufficio. Per entrarci bisognava passare per l’ufficio dove accanto alla porta del wc c’era quella della saletta. Ovviamente sola si sedette su uno dei due divani e prendendo il telefonino mise la password della wi-fi letta su un cartello affisso ad una bacheca impolverata e tirando un sospiro si mise a guardare i social in attesa della fine dei lavori. Dopo una decina di minuti entrò il Sig. Fabbri per accertarsi come procedeva l’attesa e per metterla a suo agio le offrì un caff&egrave, prontamente rifiutato da Daniela, ed una bottiglina d’acqua che nonostante il diniego della donna prese dal distributore automatico posto nella stanza. Si sedette difronte a lei e le porse la bottiglina d’acqua. Daniela si dovette alzare per prenderla ed una volta in piedi si sentì osservata. Tra se e se pensò, non ho indossato niente di strano, aveva in dosso un jeans neanche molto stretto, delle scarpe da ginnastica ed una t-shirt anche abbastanza larga. Appunto aveva indossato quegli abiti anonimi per non suscitare nessun tipo di reazione da parte degli uomini presenti. Non fece in tempo a risedersi che la porta si riaprì e ad entrare fu il Capo ed il Grassone. Lei sgranò gli occhi e d’istinto fece come per alzarsi per andare via, ma uno spintone del capo la fece ricadere sul divano. ‘Dove vai, io sono appena arrivato e tu già vai via’ e si sedette vicino a lei, mentre il grassone piantonava la porta. ‘Da quanto tempo non ci vediamo, ma io ti avevo detto che ci saremmo incontrati di nuovo!’ Lei era paralizzata aveva lo sguardo dritto nel vuoto. Il capo con il Sig. Fabbri iniziarono a discutere e lui come si fa con della merce stava spiegando all’uomo Daniela come era fatta e cosa sapeva fare. Lei non capiva, era in confusione più totale, si finì di irrigidire quando il capo mettendole una mano sulla gamba iniziò a palparla. La sua attenzione fu rapita dal gesto del grassone che guardandola cacciò la lingua e la agitò come a voler imitare un serpente. Le faceva schifo, i ricordi si susseguirono nella sua mente e tutto d’un tratto scoppiò in un pianto compulsivo che durò pochi istanti, era un pianto di stizza, facendo ammutolire gli uomini. Aveva capito tutto e le ritornavano alla mente le ultime parole del Capo ‘diventerai la nostra puttana’. Il grassone cacciò dalla tasca un mazzetto di soldi arrotolati da un elastico e li lanciò al Sig. Fabbri. ‘Questi sono tremila ed il resto” guardando Daniela ‘te lo da lei!’ ed iniziò a ridere. L’uomo si contò i soldi, li mise in tasca e poi disse ‘e chi mi assicura che lei mi darà quello che voglio’ e con un gesto osceno iniziò a toccarsi il pacco che aveva in mezzo alle gambe. ‘Se non ti disturba noi resteremo a guardare, se no aspettiamo dietro la porta mentre tu finisci’ rispose il capo. Poi guardando la Donna esclamò ‘gurda lì?’, e spostandole il viso con la mano in direzione del grassone le fece notare che l’uomo impugnava un’arma, precedentemente sfilata da dietro i pantaloni. ‘Lei farà la brava, se no le ripercussioni per lei e per il cornuto già le conosce’. Il Capo si alzò da vicino Daniela e avvicinandosi alla porta chiedeva cosa fare ‘restiamo o andiamo di là?’ Andate di là &egrave meglio, e poi se guardate nella tv vicino lo schermo del computer vedete tutto, ho le telecamere a circuito chiuso’. ‘Registrano anche?’ chiese il capo. ‘Ma certo!’ E così i due aprirono la porta ed andarono nell’altra stanza. Prima di uscire il Capo si girò e disse ‘non essere tanto morbido con lei. Le cose ci vuole un po per fargliele capire, però poi &egrave ubidiente!’ E si mise a ridere. Una volta chiusa la porta il Sig. Fabbri senza perder tempo si alzò e si sbottono i pantaloni, togliendoseli ed appoggiandoli sul divano. Si avvicinò a Daniela e le comandò di prenderglielo in bocca. Daniela non si muoveva, era immobile, guardava dritto davanti a lei. Aveva il fiatone tanto era ansiosa. Al che l’uomo vedendo l’immobilità della donna le ordinò un’altra volta la stessa cosa, ma Daniela non dava cenno di muoversi. Si avvicinò ancora di più e chinandosi verso lei guardandola negli occhi prima e poi avvicinandosi al suo orecchio sussurrò ‘tanto me lo devi prendere in bocca e me la devi dare, con le buone maniere o con le cattive, o preferisci che chiamo i tuoi amici di là e le maniere cattive le usiamo tutti e tre?’ Ed allungando la lingua leccò tutto l’orecchio della donna. D’istinto Daniela si scansò, quell’uomo puzzava di sudore ed aveva un alito fastidioso. Visto l’ennesimo rifiuto della donna il Sig. Fabbri la prese per i capelli e girandola verso di lui le stampò un bacio sulle labbra. La pressione della mano dell’uomo era troppo forte e Daniela non riusciva a divincolarsi. Le facevano schifo le labbra di quell’essere sulle sue, figuriamoci quando si trovò di prepotenza la sua lingua in bocca. Non era una lingua era come un serpente che le esplorava la bocca. Nel mentre del bacio il Sig. Fabbri allungò una mano sul suo seno iniziando a palparlo. Più lei si irrigidiva, più lui le teneva stretti i capelli. Più lei non collaborava, più lui le strizzava il seno. Quel tempo era interminabile e così un’ennesima rassegnazione sopraggiunse in Daniela. Allentò la rigidità delle labbra e assecondò il bacio dell’uomo. Anche la mano sul seno stringeva meno, e si intrufolò sotto la maglietta mettendo a contatto la ruvidità delle sue dita con la pelle liscia e profumata di Daniela. Appena la mano allentò la morsa che teneva stretti i capelli si divincolò dicendo ‘Si beva un po’ d’acqua, ha la bocca tutta impiastricciata’ e con un gesto di disgusto sul viso strinse gli occhi. L’uomo assecondò il desiderio della donna e dopo essersi scolato una bottiglina d’acqua ritorno alla carica. Iniziò a baciarle il collo per poi ordinare a Daniela di spogliarsi. Lui rimase seduto sul divano e Daniela costretta a spogliarsi. Altro che spogliarello sexy Daniela si tolse gli indumenti come si fa la sera quando si va a letto, li buttò sul divano rimanendo in intimo al centro della stanza. Il Sig. Fabbri la fece avvicinare facendosela sedere a cavalcioni sulle gambe. Si sporse verso di lei e con un sol gesto le slacciò il reggiseno facendo uscire quella bella terza piena all’area aperta. L’istinto dell’uomo fù quello di fiondarsi tra i seni per poi iniziare a leccare i due rosei capezzoli. Daniela iniziava a sentire che da sotto qualcosa si muoveva. Non aveva fatto caso fino ad ora com’era messo il Sig. Fabbri ma da quello che sentiva non doveva essere un super dotato. L’uomo, intanto si dedicava a quelle splendide e profumate mammelle, con le due mani afferrò il sedere della donna iniziando a palparlo con forza e con le dita cercava di intrufolarsi sotto le sue sottili mutandine. Ovviamente Daniela era tutto tranne che bagnata infatti la ruvidità delle mani dell’uomo le dava abbastanza fastidio. Non riuscendo a penetrarla per bene l’uomo si alzò tenendo Daniela tra le braccia e avvicinandosi al divano di fronte, la riversò con la schiena sulla seduta e le gambe all’aria. Neanche il tempo di sistemarsi che il volto dell’uomo era immerso nel suo sesso. Aveva spostato le mutandine e con la lingua si era intrufolato nella sua fica. Dopo poco spostandosi un po’ fece completamente togliere le mutandine a Daniela dedicandosi completamente a quella che per lui era una visione. Leccava che sembrava un pennello, andava su e giù senza sosta la stimolava dal clitoride all’ano tanto erano lunghe le sue leccate. Daniela apprezzò questo trattamento rivolgendo ancor di più i fianchi all’uomo. Il movimento fù spontaneo, tanto che anche lei si sorprese, inarcò quel tanto che bastava il bacino per permettere all’uomo di andare più in profondità. Questo piccolo ed inaspettato momento di goduria fini presto. L’uomo si alzò ed abbassandosi le mutande fece svettare il cazzo fuori ordinandole di prenderlo in bocca. Daniela non potette fare altro che sistemarsi sul divano ed una volta sedutasi accostò lentamente il viso a quel cazzo che man mano che si avvicinava non aveva un buon odore. Aveva una puzza misto sudore piscio che faceva disgusto alla donna. Una volta avvicinatosi l’uomo lo appoggiò vicino la bocca serrata di Daniela che, da puttanella ubidiente aprì quel tanto le labbra da accoglierlo in bocca. Non era ancora completamente duro ma dopo due svogliate boccate iniziò ad irrigidirsi fino a quando sentendosi la mano dietro la nuca si ritrovò con il viso schiacciato sulla pancia pelosa dell’uomo. All’inizio faceva un pò resistenza, ma da brava pompinara, ritrovatasi un cazzo in bocca iniziò a pompare. L’impegno della donna fù apprezzato tanto che la presa dietro la nuca cessò e lei, come sapeva fare, iniziò a succhiare con dovizia quell’asta. Non essendo di dimensioni straordinarie, lo faceva sparire tutto in bocca per poi allontanarsi lasciandolo tutto insalivato e di nuovo tutto in gola. Il Sig.Fabbri apprezzava questo trattamento tanto che staccatosi dalla donna si sedette al suo fianco e le ordinò di mettersi ginocchia a terra e continuare il pompino. Daniela succhiava che era una meraviglia in quella posizione, oltre al cazzo faceva sparire nella sua bocca anche i due splendidi coglioni che l’uomo si ritrovava. E’ vero non aveva un cazzo enorme, ma in compenso aveva delle grosse palle che Daniela non disdegnò di omaggiare. Intanto la mano non si fermava su quel cazzo ed andava su e giù, ogni tanto lo lasciava si insalivava il palmo della mano ed impugnandolo nuovamente passava il palmo sulla cappella, facendola tornare lucida. Era arrivato il momento di scopare. Il Sig. Fabbri, alzò il bacino ripiantando tutto il cazzo in gola a Daniela e poi si alzò riuscendo a lasciarglielo in bocca. La visione di una giovane donna in ginocchio con il suo cazzo in bocca, che ti guarda con gli occhi sgranati fece esclamare all’uomo: ‘i soldi meglio spesi della mia vita!’. Fece inginocchiare Daniela sul divano gustandosi la vista di una pecorina niente male. Si avvicin e sputando sulla fica si appoggiò facendo entrare senza resistenza il cazzo nella sua ormai bagnata passera. Iniziò un movimento lento che pian piano aumentò fino ad assestare dei colpi tanto forti che il rumore del sedere di Daniela, ormai rosso, si sentiva anche nell’altra stanza. Il movimento esperto non dispiaceva alla donna che stava raggiungendo quasi l’orgasmo, ma lo spostarsi dell’uomo per cambiare posizione quasi infastidì la donna. Sedutosi un’altra volta sul divano le fece segno di impalarsi. Ormai ubbidiva a tutto e senza protestare si sedette su quell’asta di carne fino a far toccare il culo sulle sue gambe. Saliva e scendeva, senza sosta e per sentire ancora meglio la penetrazione di sua volontà mise i piedi sul divano, prima aveva le ginocchia appoggiate, e con l’aiuto dell’uomo che le sorreggeva il culo si impalava con tutto il suo peso. L’orgasmo arrivò ed i colpi della donna si fecero meno decisi, ma più voluttuosi. Oltre a salire e scendere disegnava dei cerchi con il bacino. Tanto erano accomodanti quei movimenti che anche all’uomo stava per sopraggiungere l’orgasmo. Al ch&egrave avvisò Daniela che subito gli scese da dosso e senza alcun comando impugnò il cazzo e con pochi colpi e qualche boccata lo fece sborrare. L’uomo non veniva da un po, data la quantità di liquido che le riverso in bocca e sul viso. Daniela rimase sorpresa ma ancora presa dal bel orgasmo il liquido che aveva in bocca non lo sputò, ma chiudendo le labbra lo ingoiò guardando negli occhi quello che sarebbe dovuto essere il suo approfittatore. Neanche il tempo di rivestirsi che dalla porta entrarono i due malintenzionati. ‘Allora &egrave stata all’altezza?’ esclamò il capo. Il sig. Fabbri non rispose neanche ma la sua espressione diceva tutto. Poi rivolgendosi a Daniela ‘ora tocca a noi! Sei la nostra puttana e ti vogliamo scopare’ Daniela era seduta a terra e arrancando voleva allontanarsi ma il capo liberò il cazzo, già in tiro dalla patta dei jeans la prese da dietro e con un po di forza riuscì a ficcargli il cazzo nella fica. Daniela era ginocchia a terra culetto alzato e viso appoggiato sul pavimento. Il capo la scopava con forza. Il suo viso tutto d’un tratto era diventato inespressivo, solo qualche smorfia di dolore faceva distogliere il suo sguardo dal vuoto. Il Sig. Fabbri a questa scena non volle assistere e chiudendosi la porta alle spalle ritornò in ufficio, mentre il capo ed il grassone rimasero in compagnia di Daniela. Mentre l’uomo si divertiva alle sue spalle il grassone seduto sul divano si segava gustandosi la scena. Poi dopo un po datosi un cenno di intesa col Capo si invertirono i ruoli. Il grassone si mise alle sue terga penetrandola brutalmente e l’altro si sedette sul divano ma stavolta tirando Daniela per i capelli la portò con il viso verso di lui e le ficco il cazzo in gola. Stavolta Daniela non godeva ma le faceva solo male. Il Grassone non aveva un cazzo lungo ma molto grosso e ad ogni colpo la donna emetteva un mugolio di dolore. Il pompino non durò molto infatti i mugolii di Daniela furono strozzati dalla sborra riversatale in bocca dal Capo che senza nemmeno avvisarla le inondò la gola. Quasi soffocava, le venne un colpo di tosse, ma avendo ancora il cazzo in bocca, perché intanto il grassone le spingeva la testa con forza sul cazzo dell’amico dovette a fatica ingoiare tutto. Aveva gli occhi lucidi e pieni di lacrime guardando il capo che non facendosi scrupoli le sfilò il cazzo da bocca, sporco di sborra e saliva e glielo strusciò sul viso. Ebbe un altro sussulto quando il grassone sfilato il cazzo dalla sua bollente fica venne copiosamente sulla sua schiena. Sentiva il caldo della sborra che le percorreva la spina dorsale e le cadeva sui fianchi. Rinfilatisi i cazzi dentro le mutande i due ordinarono a Daniela di rivestirsi e lanciandogli un asciugamano sporco sul corpo le dissero di pulirsi ed andarono via. Dall’altra stanza Daniela riuscì a sentire il Capo che rivolgendosi al sig Fabbri disse ‘debito saldato! Vaffanculo!’ Daniela aveva questa asciugamani lurida addosso ed era ancora seduta a terra, quando entrò l’uomo e portandogli un rotolo di carta a strappi disse ‘inizia a pulirti con questo, poi a fianco c’&egrave il bagno, se vuoi.’ Ed arretrando uscì dalla stanza. Passarono pochi minuti e Daniela usci dalla saletta d’attesa e si recò in bagno, giusto il tempo di sciacquarsi il viso impiastricciato di sborra e saliva e andò via. Prima di varcare la porta dell’ufficio fu richiamata dal Sig. Fabbri che vantava nei suoi confronti un credito. ‘Vuoi pagarmi in moneta o puoi passare quando vuoi, a saldare il tuo debito?’ Daniela prese i soldi dalla tasca della borsa e li lanciò sul tavolo con quanto più disprezzo aveva in corpo. Uscita dall’ufficio risalì in macchina e come sempre il tragitto fino a case fù interminabile. Pensava e ripensava a quello che era successo e si meravigliava di sé stessa nel constatare con quanta facilità ormai scopava con uomini che non erano il suo Rocco. Con quanta facilità succhiava ed accoglieva cazzi che non erano del suo amato uomo. Le parole del capo le risuonavano nella mente stavolta ancora più incessanti ‘sarai la nostra puttana!’. Allora tra se e se arrivò ad una conclusione’ vuoi vedere che veramente stava diventando una puttana?

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– Il viaggio a casa era interminabile, la parola puttana le rimbombava nella mente. Aveva flash dei momenti in cui veniva scopata senza il suo consenso, presa con la forza, trattata come un oggetto e questo quasi non la infastidiva più. Ricordava più i momenti in cui aveva goduto che quelli in cui aveva subito. In tanto proseguiva verso casa. Non faceva caso neanche più alla strada tanto era assorta dai suoi pensieri, ferma ad un semaforo gli venne in mente quando quell’energumeno dello Slavo con quell’anaconda che si trovava in mezzo alle gambe si fece largo tra il suo più stretto orifizio. Il pensiero era talmente eccitante che non si accorse dello scattare verde del semaforo e tanto aspettò che le auto dietro la sorpassavano dando gli un colpo di clacson e facendo gestacci con le mani. Lei una volta rinvenuta non fece in tempo a ripartire che subito diventò rosso di nuovo. D’istinto si era portata una mano alle labbra come ad accarezzarsele. L’eccitazione si faceva strada sul suo corpo e nella sua mente. Poche centinaia di metri ed arrivò a casa. Ovviamente per quanto si era potuta sciacquare aveva ancora la sensazione dell’appiccicaticcio della sborra degli uomini a dosso e non vedeva l’ora di rientrare per farsi una doccia purificante. Appena aprì la porta di casa si rese conto che non era sola. Rocco era tornato a casa per prendere una cosa. Neanche il tempo di posare la borsa a terra che l’uomo affacciandosi da una stanza le disse ‘Amore sei tu?’ e senza aspettare una risposta le andò in contro e le stampò un bacio sulle labbra. Daniela rimase impietrita. ‘Chi sa se sene era accorto’. ‘A pensare che dove lui mi ha baciato fino e qualche minuto fa avevo un cazzo di uno sconosciuto in bocca’, questi erano i pensieri di Daniela. La non risposta fece esclamare Rocco, ‘E’ vero che sei sorpresa di vedermi a casa a quest’ora, ma addirittura non salutarmi!’. Ritornata in sé, e resasi conto che Rocco non si era accorto di niente, rispose ‘Scusa Amore, sono tutta sudata devo fare una doccia, ti va se continuiamo a parlare dopo?’ e senza dire altro si diresse verso il bagno. Rocco rimase sorpreso della superficialità e dalla fretta con la quale Daniela aveva risposto alla domanda e d’istinto la seguì in bagno. Spalancò la porta e non riuscì neanche a parlare perché si ritrovò sua moglie piegata a novanta gradi che si toglieva i jeans e subito dopo le mutandine. Si infilò nella doccia e voltandosi, fece uno spavento vedendo Rocco sul ciglio della porta. ‘Amore sei sempre più bella, quando ti vedo nuda ti desidero sempre di più?’ E Daniela prima di chiudere la porta della doccia guardandolo negli occhi gli mandò un bacio molto malizioso. L’acqua della doccia le cadeva a dosso e iniziò a lavarsi passandosi le mani insaponate sul corpo. La paura stava facendo posto ad un senso di rilassatezza quando Rocco aprì l’anta della doccia e si palesò nudo al cospetto di Daniela. Sorpresa, ma non troppo, non disse una parola, allungò la mano e tirò il suo adorato uomo a se. I due corpi si unirono, le bocche si toccarono e le lingue iniziarono ad intrecciarsi. Il sesso di Rocco spingeva sul pube piatto di Daniela che scansandosi un po’ afferrò il cazzo in mano ed iniziò una piccola sega con la mano alla rovescia. Rocco non credeva ai suoi occhi non si aspettava tanto ardore dalla moglie e si lascio deliziare da qual movimento di mano. Mentre i due si amavano, nella mente della donna passavano lampi delle esperienze vissute. Guardò Rocco negli occhi ed abbassandosi con il viso all’altezza del pube iniziò prima leccandolo e poi assaggiandolo un pompino a modo suo. Mentre si deliziava a succhiare, Rocco si godeva la splendida bocca calda della moglie. Daniela facendo il pompino a Rocco aveva la sensazione che mancasse qualcosa, nessuno che la costringeva, che la spingeva o che la apostrofasse in malo modo. Essere trattata da puttana non dispiaceva a Daniela e se ne rese conto quando Rocco da gentiluomo quale era chiese a Daniela se gli poteva leccare le palle e non la prese per i capelli costringendola ad assaporare i coglioni come avrebbero fatto gli altri. Al che Daniela presa da un desiderio di porcaggine prima si spinse tutto il cazzo del marito in gola emettendo dei suoni ancora più forti dello scroscio dell’acqua poi prese le mani di Rocco e se le posizionò dietro la testa facendogli cenno di spingere. Ovviamente l’uomo non se lo fece ripetere, allargò il palmo e premeva con fermezza la testa verso la sua pancia. Per far diventare ancora più profondo il pompino fece un leggero movimento con le anche come a volersi scopare la bocca. Ecco la sensazione di soffocamento che piace a Daniela. Liberatasi dalla morsa cacciò tutto il cazzo insalivato fuori e lo iniziò a segare passando la mano sulla cappella come a volerla lucidare. Accontentò la richiesta del marito e si dedicò alle palle facendole sparire una alla volta nella sua bocca. Ora voleva essere scopata da puttana, così guardando sempre negli occhi Rocco si staccò con la bocca dal suo bacino e girandosi mani sul muro lo invitava ad entrare. Lui prima di penetrarla si abbassò a voler assaporare la calda fica di Daniela, ormai zuppa di umori. Presa dall’eccitazione Daniela si dimenava e gemeva ad alta voce per quel servizietto di bocca che stava ricevendo. Con un movimento involontario aprì di nuovo la doccia facendosi cadere l’acqua in gola, dato che gemeva con la testa rivolta all’indietro ed a bocca aperta, ebbe una sensazione di appannamento. Il connubio lingua in fica e acqua in faccia la fece esplodere in un orgasmo talmente forte che per amplificarlo si portò le dita sul clitoride sgrillettandosi forsennatamente. Si accovacciò appoggiando le ginocchia a terra. Si sentiva frastornata era venuta come mai aveva fatto in vita sua. Ma non era sazia. Si sentiva disinibita e così tirandosi Rocco verso di lei prima gli diede un bacio e dopo lo supplicò di scoparla. Non le erano bastate le scopate fatte in officina voleva sempre di più il cazzo. Rocco si appoggiò spalle al muro e Daniela si sedette in braccio facendo sparire randello nel suo sesso super lubrificato. Iniziò prima un lento movimento di bacino per poi iniziare una cavalcata come nei migliori film porno. Daniela batteva il suo splendido culo sodo sulle gambe di Rocco emettendo, complice l’acqua, un rumore simile ad uno schiaffo, tanto era forte la cavalcata. Le ginocchia le duolevano, battevano sul piatto doccia, ma più il dolore aumentava più l’eccitazione saliva. La doccia non cessava di colare e la visione di Daniela con l’acqua a cascata a dosso che saltellava sul suo cazzo mandava Rocco in estasi. Ebbe un secondo orgasmo, rallentò il movimento e si avvicinò a Rocco per baciarlo. L’uomo era stremato stava trattenendo l’eiaculazione già da un po’. Dopo qualche slinguazzata in bocca Rocco disse ‘Amore non ce la faccio sto venendo!’ e lei ‘NO! Aspetta’. E sgusciando repentinamente dalle sue gambe si ficcò il cazzo in bocca. Il membro di Rocco ebbe la prima contrazione, se lo tolse giusto in tempo per ricevere il primo fiotto, quello più abbondante, sul viso e dopo se lo rificcò in gola facendo completare la sborrata nella sua bocca, stando attenta a non serrare troppo le labbra così che potesse venire liberamente senza costrizioni. Accortasi che aveva finito se lo fece sfilare da bocca e prima che uscisse strinse le labbra alla cappella e succhiò come a voler tirare anche l’ultima goccia di sperma. Aveva il seme in bocca e prima di ingoiarlo cercò lo sguardo di Rocco. Si spostò quel tanto che bastava per mettere la faccia sotto la doccia e far scivolare la sborra che aveva sul viso. Si alzò ed iniziò a lavarsi. Rocco non capiva ma era estasiato. Dove l’aveva presa tanta nonchalance nello scopare in quel modo e subito dopo tornare a fare quello che stava facendo prima? Uscì dalla doccia e dopo essersi asciugato salutò Daniela dicendo che doveva tornare di nuovo a lavoro. La donna ancora nella doccia cacciò la testa e disse ‘Non mi dai neanche un bacio?’ Così salutatisi ogni uno riprese la sua strada. Indossato l’accappatoio, Daniela andò in cucina, aveva sete. Si versò un po’ d’acqua e appoggiata alla cucina faceva riflessione su quello che era accaduto. Sulla consapevolezza che lei avesse del sesso. Sulla consapevolezza di quanto a lei piacesse il sesso. Era incuriosita, aveva smania di provare! Daniela era smaniosa, i suoi aguzzini non si erano fatti più vivi. Lei scopava con suo marito quasi tutte le sere, ma non era la stessa cosa. Più di una volta cercava di provocare qualcuno per avere una reazione ma le mancava sempre il coraggio di fare il primo passo. Un giorno si fece coraggio e prendendo l’auto si incamminò nella zona dove c’era l’officina o presunta tale di quel gruppo di manigoldi. Non riusciva a trovare il posto e dopo alcuni giri del quartiere decise di fermarsi in un bar. Scese dalla macchina e si avvicinava a l’unico bar aperto in quella zona. Mentre si avvicinava i quattro vecchietti seduti ai tavolini sgranarono gli occhi. Daniela aveva indossato una gonnellina molto corta un po’ svolazzante, dei zatteroni con tacco molto alto, che le permettevano di slanciare ancor di più il suo fisico ed una canotta scura molto aderente. Capelli sciolti al vento e camminata arrapante. Entrò ed il proprietario del bar con fare piacione le chiese, come poteva aiutarla, e se si era persa perché una così bella ragazza non era mai entrata dalla porta del suo vecchio bar. Lei chiese se in zona c’era un meccanico, doveva scoprire a tutti i costi il nascondiglio del capo e della sua banda. Il proprietario del Bar disse che in zona non c’era nessun meccanico ma se le serviva qualcosa era disposto lui a darglielo, accentuando il doppio senso. Questa era l’occasione di vedere la sua puttanaggine quanto era forte. Ebbe un attimo di titubanza ma poi avvicinandosi al bancone e mettendosi faccia a faccia con il tipo gli rispose ‘dipende da quello che mi vuole dare!’. Non credendo alle sue orecchie il barista le rispose ‘Quello che voglio io non si può comprare’ al che Daniela si fece ancor più coraggio e’ ‘Tutto si può comprare, dipende uno quanto &egrave disposto a pagare?’ E ridendo si allontanò dal bancone come a voler andare via. Prima di varcare la soglia il proprietario esclamò ‘qui c’&egrave un cinquantino per te!’ Daniela rimase impietrita. Nella sua mente frullavano tanti pensieri e la sua sfrontataggine adesso si era trasformata in paura. Aveva il cuore che andava a mille. Dato il mutismo della donna il barista questa volta alzando la voce ribadì ‘sono pochi? Allora passano a cento!’ e sbattendo l’altro cinquanta euro sul bancone fece la sua offerta. Tra se e se Daniela pensava, &egrave stato disposto a pagare per scoparmi, e questo la lusingava, ma, lei valevo così poco solo cento euro? E poi era sicura di quello che stava facendo? Bastava varcare quella porta e niente era successo, ma c’era qualcosa che la tratteneva, un istinto che partiva dai piedi e temporeggiando sulla zona pubica saliva fino ad arrivare al cervello. Ad un tratto da un angolo del bar nascosto da un paravento di stoffa, dove c’erano presumibilmente dei video poker, si sentì ‘Si accetto!’. E dalla penombra uscì il capo che con passo lento si avvicinò al bancone e prese i soldi. Daniela rimase senza fiato fin quando non le venne dato l’ordine ‘Allora puttana, vuoi venire qui o ti devo venire a prendere io? E lo sai, se ti vengo a prendere io non ti piacerà!’. Daniela ora aveva paura e pure questo era quello che voleva, incontrare qualcuno del gruppo per farsi trattare di nuovo male, per farsi trattare di nuovo da puttana. Nonostante il suo desiderio si fosse avverato le gambe stentavano a muoversi ed era sempre lì immobile quasi sul ciglio della porta. Al che il Capo stufo dell’aspettare e della mancata risposta della ragazza le si avvicinò e tirandola per un braccio la spinse al bancone. Daniela si aggrappò al banco per non cadere, tanto era stata forte la spinta del Capo, e alzando la testa la prima cosa che vide fù il viso del barista che con area soddisfatta aspettava la ricompensa per il suo pagamento. ‘Dove vi mettete?’ disse il capo, e il barista ‘Qui!’ ed aprendo una piccola porta dietro al bancone si intravide uno stanzino che fungeva da magazzino. ‘Forza vai, e muoviti che dato che sei qui dopo dobbiamo da fare un altro servizio’ e con la mano, rivolgendosi a Daniela le indicò la strada. Non disse una parola, con sguardo impietrito si diresse dietro al bancone ed entrò nella porticina. Il Capo Aggiunse rivolgendosi al barista ‘prima di andare versami una birra, il lavoro mi stanca!’ e scoppiò in una fragorosa risata. Appena chiusasi la porta alle spalle l’uomo iniziò ad avanzare e Daniela indietreggiava sempre di più. Il suo arretrare si fermò quando spostando il piede toccò una pila di casse di birra messe a terra. Le mani avide del barista subito raggiunsero i seni e poi si intrufolarono sotto la piccola e svolazzante gonna. La sensazione di essere toccata la infastidiva come sempre, però quel senso di ansia per essere oltraggiata da uno sconosciuto la eccitava di più. Per questo non pose freni alle mani dell’uomo che non ci mise molto a spostarle le mutandine ed entrare con i polpastrelli in quella fighetta già zeppa di umori. L’uomo rimase sorpreso e guardandola negli occhi infilò senza pietà due dita dentro facendola sussultare in un misto dolore/piacere. Questo piccolo trattamento durò pochi secondi, perché il compito di una puttana, non &egrave quello di godere ma di far godere e sfilatele le dita dalla figa iniziò a sbottonarsi i pantaloni. Daniela rinvenne come da un sogno, già stava entrando nel universo del godimento. Senza costrizioni, nel mentre l’uomo si abbassava i pantaloni, si accovacciò e allungando le mani lo aiutò ad abbassarsi gli slip. Il cazzo era già in tiro, e prima con qualche movimento di mano e poi con la bocca iniziò il suo lavoro. Lo scappellava e faceva sparire la cappella in bocca, poi cacciando la lingua ne leccava i contorni e lo continuava a segare. Questo pompino accennato non soddisfaceva l’uomo che appena vide entrare di nuovo la cappella in bocca alla ragazza fece un movimento con le anche e le piazzò tutto il cazzo in gola. Daniela aveva capito, doveva succhiare fino in fondo e con più voglia. Così dopo i primi affondi obbligati dall’uomo iniziò da sola a farsi sparire il membro in bocca. L’uomo era poco curato, aveva un pube pieno di peli e per giunta non odoravano di fresco pulito. Allungò la mano libera sulle palle, iniziando un soffice massaggio, per aumentare l’eccitazione dell’uomo. Appena toccate, la sensazione non fu delle migliori, aveva le palle sudate, ma da buon mestierante continuò senza dare cenni di disgusto. Ritraendosi leggermente l’uomo le fece capire che era arrivato il momento di scopare. Si alzò ed appoggiandosi ad uno scaffale da sotto la gonna si tolse le mutandine e le mise in borsa. Con una pacca sul sedere l’uomo le fece capire che si doveva girare ed appoggiare con le mani sulle casse di birra. La voleva prendere da dietro. Prima di girarsi però disse ‘E il preservativo?’ di tutta risposta l’uomo ‘di solito sono le puttane che hanno il preservativo, ma a me non frega un cazzo!’ e cingendola all’altezza del gomito la invitò a girarsi. Con qualche perplessità e timore appoggiò le mani sulle casse ed inarcò la schiena, aspettando la penetrazione. Sentì un colpetto con il piede vicino al tacco del suo zatterone e voltandosi con la testa si accorse che era troppo alta per l’uomo e che doveva scendere da quei trampoli. Ora a piedi nudi riprese la posizione e l’uomo poggiandole una mano sulla schiena la costrinse ad abbassarsi ancora qualche centimetro ed in un colpo solo sentì il cazzo del barista che le entrava in fica. L’uomo spingeva con forza costringendo Daniela in una posizione non comodissima, ginocchia leggermente piegate che battevano vicino alle casse e piedi a terra su un pavimento che in alcuni punti, proprio dove era lei con i piedi, privo di mattonelle. Daniela non riuscì neanche ad abituarsi che l’uomo sfilatosi da dentro le chiese di girarsi. La fece leggermente spostare ed appoggiando un cartone delle birre a terra le ordinò di sedere sopra gli altri. Daniela ubbidì. Si sedette ed abbassandosi leggermente all’indietro apri le gambe. L’uomo avanzò, ed in men che non si dica era di nuovo dentro di lei. Ora era più comoda e poteva rilassarsi per cercare di provare il piacere tanto agognato. Mentre la scopava iniziò ad alzare la maglietta volendo liberare i seni. Lei dandole uno schiaffetto malizioso sulle mani gli fece capire che avrebbe fatto da sola. Si alzò la maglietta fino al collo e senza sbottonarsi il reggiseno fece uscire la sua splendida terza, permettendo all’uomo di fiondarcisi con le mani sopra. L’uomo aveva un buon ritmo e con una mano fissa su di una mammella e l’altra aggrappata ad un fianco teneva salda Daniela a s&egrave riuscendo a spingere fino in fondo il cazzo in figa. Daniela si era abbandonata al piacere inarcando anche la testa all’indietro. Per un attimo l’uomo lasciò la tetta portandosi la mano alla bocca. Daniela rinvenne e vide che si insalivava le dita. Non capiva e le faceva anche un po’ schifo. Quella mano insalivata l’uomo la portò di nuovo al seno per accarezzare meglio il capezzolo. Quella sensazione di umidiccio misto al disgusto ed ai colpi sempre persistenti dell’uomo fecero venire Daniela. Si abbandonò a qualche gemito e stendendosi completamente sulle casse di birra si passò le mani in faccia e sui capelli. L’orgasmo non durò molto. Ebbe una sensazione di svuotamento quando il barista le uscì da dentro e tirandola per un braccio la fece accovacciare ginocchia a terra e spingendo il ventre contro la sua faccia le mise il cazzo in bocca. Ovviamente Daniela non aspettò neanche un secondo a succhiare avidamente quell’arnese pregno dei suoi umori. Quattro cinque boccate ed il suo sapore fece spazio al caldo liquido dell’uomo. Un sapore disgustoso. Era denso e ne era tanto. Non con poca fatica Daniela ingoiò quei tre, quattro schizzi che i coglioni dell’uomo le avevano regalato. Prima di farsi uscire il cazzo, già non più durissimo da bocca, lo scappellò e passando la lingua sulla cappella la pulì ben bene. Nel mentre Daniela era ancora ginocchia a terra l’uomo già si era alzato mutande e pantaloni ed uscì dallo stanzino. Entrò subito dopo il capo che la aiutò ad alzare. Daniela pensava ad un gesto gentile, ma una volta all’inpiedi la tenne ferma per un braccio e frugandogli nella borsa prese le chiavi della macchina e tirandosela a lui le ordinò di seguirla. Daniela non capiva cos’era questa fretta e dove volesse portarla il capo. Uscirono dal bar mano nella mano e si misero in macchina. Chissà dove sarebbero andati e soprattutto quale era il servizio che doveva fare con il Capo.

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In macchina non dissero una parola. Lei pensava di aver toccato il fondo scopandosi uno sconosciuto in uno magazzino sul retro di un bar e avendo percepito dei soldi per farlo. Il capo si accese una sigaretta e senza neanche aprire il vetro mise in funzione l’aria condizionata. L’ambiente era pieno di fumo, l’aria era inrespirabile, soprattutto per una come lei che non aveva mai fumato. Pochi Km e arrivarono. Parcheggiarono sotto ad un palazzo ed il capo scese dalla macchina. Daniela vi rimase dentro prendendosi della stupida dal capo e ordinandole di scendere. La invitò in malo modo a seguirla e si avviarono verso il palazzo di fronte. Passarono sotto un porticato per poi entrare in un portone fatiscente. L’androne del palazzo era orrendo, cassette della posta distrutte, scale con ringhiere arrugginite e luride. Fecero quattro piani a piedi, ed arrivarono vicino ad una porta con il campanello rotto e senza targhetta. Il capo battette un pugno alla porta e gridando ordinò di aprire la porta. Dall’altra parte si sentiva una voce robusta che tra una bestemmia e l’altra diceva di stare arrivando ad aprire. Dopo qualche mandata di chiave la porta si apre rimanendo socchiusa. Il capo dando una spinta la spalanca ed entra intimando alla donna di seguirlo. Davanti a lei vede un signore anziano che le dava le spalle e camminava borbottando nel corridoio, Entrò in una porta e si sedette su una poltrona davanti alla televisione. Intanto il Capo entrò in cucina e aprendo il frigo prese una bottiglia d’acqua la aprì ed iniziò a bere. Daniela aveva sete, aveva la bocca ancora impiastricciata della sborra del barista. Lei guardava il capo tracannare acqua e la sensazione di sete aumentava sempre di più. Era ferma al centro del piccolo corridoio ed attendeva ordini dall’uomo. Lo vide avvicinarsi, facendole segno di entrare nella stanza dove c’era quel signore. Lei lo precedette e subito attirò l’attenzione del vecchietto seduto in poltrona. Era un uomo sulla settantina un po’ trascurato, barba e capelli incolti vestito con un pantalone infeltrito, una maglietta stropicciata e sopra una vestaglia rattoppata. ‘Ei vecchio, te! Ti ho portato un po di svago’ ed indicando Daniela invitò il vecchio ad alzarsi. Daniela non diceva una parola, guardava il capo con sguardo sconcertato. Se prima pensava di essere caduta in basso figuriamoci adesso. Il vecchio rispose ‘E’ una puttana? Allora viene lei da me!’ e si slacciò la vestaglia aprendola e facendo segno alla ragazza di avvicinarsi. Daniela non si muoveva era impietrita, ovviamente il Capo impaziente, con uno strillo la fece rinvenire invitandola ad avvicinarsi al vecchio. Con un po di titubanza si avvicinò alla poltrona. Appena si mise a portata di mano, il vecchio allungo quelle luride mani sotto la gonna ed esclamò ‘Questa grande mignotta’ non porta neanche le mutandine’ e con le dita subito si insinuò nell’intimità della donna. Daniela si ritrasse per un attimo, ma lo sguardo minaccioso del Capo la fece avanzare di nuovo verso le mani bramose del vecchio. Ovviamente Daniela non era bagnata, non ci trovava niente di eccitante in quello che stava subendo, anzi. Le dita si fecero sempre più insistenti riuscendo a penetrarla fino in fondo. L’altra mano del vecchio era impegnata a tastarsi l’arnese da sopra i pantaloni. Solo la voce del capo diede una smossa a quella situazione che si stava protraendo già da un pò. E così Daniela accovacciandosi di fronte al vecchio gli sbottonò i pantaloni e con il suo aiuto glieli tolse. Il vecchio indossava uno slip bianco ingiallito che subito fece sparire cacciando un cazzo moscio ma di una larghezza davvero impressionante. L’uomo non smetteva di toccarselo per iniziare a dargli vigore. Daniela rapita da così tanta roba, ma allo stesso tempo disgustata, con delicatezza allungò la mano e pian piano sostituì quella del vecchio con la sua a palpare quel grosso arnese moscio. Lo impugnò con due mani brandendolo da sotto. Una mano teneva stretti i coglioni e l’altra impugnava dalla base quel grosso cazzo. Faceva su e giù con la mano e quando scendeva la grossa cappella gli si appoggiava floscia sul dorso della mano. Il vecchio invitò Daniela a mettersi il cazzo in bocca e lei con sguardo basso si avvicinò ed aprendo le labbra cercò di ficcarsi la cappella in bocca. Aveva un sapore nauseante, sapeva di piscio, chi sa da quanto non si faceva un bidet quel vecchio trasandato. Non perdendosi d’animo se lo tolse da bocca e tenendolo sempre saldo in mano chiese al capo se poteva bere, perché non ce la faceva più, aveva troppa sete. Il capo lamentandosi e dandole della rompicoglioni si alzò ed andò a prendere la bottiglia d’acqua. Porse l’acqua a Daniela che con una mano lasciò la presa delle palle ed impugnò la bottiglia, iniziando a bere. Di male in peggio, il beccuccio della bottiglia precedentemente usata dal capo sapeva di sigaretta. Una volta finito prima di ficcarsi di nuovo quell’enorme cazzo puzzolente in bocca, sputò prima sulla cappella e poi sul palmo della sua mano. Iniziò una lenta sega ed ogni volta che lo scappellava passava con il palmo insalivato sulla cappella, come a volerlo lavare. Facendosi anima e coraggio si riportò un’altra volta il cazzo in bocca e cominciò a succhiare. Ovviamente, date le dimensioni, anche da moscio non le riusciva ad entrare tutto in bocca. Affondava fin che poteva e poi con le labbra serrate sull’asta tirava indietro facendolo stendere per tutta la sua lunghezza. Stava succhiando già da un po’ dedicandosi anche alle palle. Inarcando un po’ la schiena il vecchio permise alla ragazza di poter leccare quelle palle mosce ma molto grandi. C’era un sacco di pelle appesa e lei la ingoiava tutta, come a volersela inzuppare in bocca. Vedendo che la cosa non dava i suoi frutti Daniela si girò verso il Capo e distogliendolo da guardare la televisione gli fece presente che il cazzo non veniva duro. L’uomo sempre più infastidito si alzò e andò in un’altra stanza. Daniela guardava il vecchio come per giustificarsi, ma di certo non era colpa sua. Il Capo tornò con una scatoletta di pillole ne prese una, gli passo la bottiglia d’acqua e fece ingoiarla al vecchio. Prese per una mano Daniela dicendo di spostarsi perché ci sarebbe voluto un po’ di tempo e la invitò a sedersi sulle sue gambe. Iniziarono a guardare la televisione in attesa che la pillolina facesse effetto ed in tanto il Capo sul sedere scoperto di Daniela passava e ripassava la sua mano. Daniela in un gesto istintivo cinse il braccio in torno al collo e appoggiandosi lo abbracciò sporgendosi un po sul lato e continuando a guardare la televisione. Ormai non faceva neanche più caso alla mano del capo che le accarezzava il culo. L’uomo interpretò quel gesto involontario come un invito, ed allungò la mano fino alla fica. Sentendo il contatto con le dita d’istinto ritornò seduta in posizione dritta permettendo alle dita dell’uomo di entrargli dentro. Si era auto impalata su quelle tozze dita. I polpastrelli del capo gli frugavano l’interno della figa mentre lei contorceva il viso perché non aveva la fica bagnata e la secchezza le dava fastidio. Non accontentandosi solo di accarezzare, il Capo, con la mano da sotto la spinse verso l’alto ed invitandola ad alzarsi dalle sue gambe le ordinò di inginocchiarsi ai suoi piedi. Ormai passava più tempo in ginocchio che alzata. Erano diventate rosse e graffiate tanto che ormai non sentiva neanche più il dolore. Pochi secondi e si ritrovò il cazzo del capo in bocca. Come al solito Daniela ad occhi chiusi succhiava e massaggiava quel cazzo con passione, come fosse quello del suo uomo. Mentre lo succhiava gli passarono in mente gli occhi di Rocco quando lei lo spompinava ed in un gesto istintivo alzò lo sguardo. Ma invece di trovare quello di Rocco si ritrovò quello del capo che appena incrociò il suo, le brandì i lati della testa con due mani e tenendola ferma iniziò a scoparle la bocca. Ovviamente il trattamento non faceva piacere a Daniela che oltre a farsi male per la presa, aveva anche la sensazione di vomito date le spinte profonde dell’uomo. Dato il trattamento la saliva nella bocca della donna aumentava ed iniziò a colare dai lati andando ad impiastricciare la canotta che indossava. Sentendo allentare la presa, Daniela si scostò e per evitare che finisse di sporcarsi si tolse la canotta. Alla vista del seno della donna il Capo le ordinò di togliersi anche il reggiseno e ubidiente con un sol gesto slacciò il gancio e prima togliendo le spalline poi le braccia fece scivolare a terra l’indumento intimo. D’istinto le mani dell’uomo si allungarono sui seni bianchi e delicati della donna brandendoli prima da sotto come a volerli soppesare e poi di lato stringendoli uno contro l’altro. Con le tette in pugno tirò a sé Daniela che costretta ad alzarsi si portò con il seno all’altezza del viso del capo dove senza aspettare un attimo vi si fiondò dentro. Strusciava la faccia tra i seni e con la lingua leccava avidamente i capezzoli. Poi spingendola di nuovo ginocchia a terra la invitava ad avvicinarsi a lui per permettergli di adagiare il suo cazzo tra le sue accoglienti mammelle. Prima di posizionarlo in mezzo ai seni, allargo le mammelle e sputandoci nel mezzo le strinse per poi appoggiare il cazzo. Il capo teneva strette le tette mentre Daniela andava su e giù. Era uno spettacolo vedere il cazzo in mezzo a quelle tette infatti il vecchio attirò l’attenzione dei due facendo notare che lì qualcosa si muoveva. Così Daniela fù costretta a gattonare fino alla poltrona e dedicarsi di nuovo al cazzone del vecchio. Si era ripreso, infatti appena lo prese in mano aveva un’altra consistenza e soprattutto un’altra lunghezza. Iniziò con una lenta sega per poi prima con leccate lungo tutta l’asta, poi con piccoli bacetti alla cappella fece sparire quell’enorme glande in bocca. Daniela si impegnava su quell’asta, succhiava, segava e leccava incessantemente, tanto che non si accorse che dietro di lei si era posizionato il Capo che senza fermarsi fece sparire il cazzo in corpo alla donna. Aveva sentito le mani che le brandivano i fianchi e poi d’un sol colpo si era trovata il cazzo in fica, solo questa era stata la percezione della donna tanto era impegnata a spompinare il cazzone di quel vecchio. Ebbe un sussulto che le fece uscire il cazzo da bocca. Non si perse d’animo e ne approfittò per dedicarsi ai coglioni che sì, si erano induriti, ma comunque restavano flosci da permettergli di deliziarli con la saliva e farli restare in ammollo in bocca. Il piacere iniziava a farsi strada in lei. Il respiro si era fatto sempre più affannoso e di tanto in tanto gemeva a qualche colpo più profondo infertogli dall’uomo alle sue spalle. Ovviamente senza far mancare le attenzioni a quel palo di carne che stava gustando. In lei montò il desiderio di voler sentire dentro quel cazzone, aveva voglia di essere allargata ben bene. La sua fantasia fu interrotta dall’enorme sborrata del vecchio. Stava leccando la cappella e mentre con la mano andava su e giù fu inondata da un primo schizzo di sperma sul viso. Subito si portò il cazzo in bocca per accogliere gli altri schizzi. Ingoiò tutto e come sempre, dopo che le palle del vecchio si erano svuotate, iniziò a pulire con la lingua tutta l’asta. Ora poteva posizionarsi meglio con la schiena per accogliere il cazzo del capo ed inarcando la schiena gli consentiva una maggiore penetrazione. Daniela stava quasi per venire e presa dall’eccitazione afferrò di nuovo il cazzo del vecchio iniziando di nuovo un pompino. L’orgasmo stava salendo ed arrivò al culmine quando sentì il ventre inondato, era il Capo che senza preavviso aveva riempito la fica di sperma. Questo la fece godere ancor di più, tanto che con tutto il cazzo in bocca emetteva dei suoni osceni. Il Capo dopo essere venuto si accasciò su di lei. Ovviamente con il peso dell’uomo addosso la sua bocca dovette abbandonare l’altro uccello con un po’ di disappunto. Complice la pillola e la sua bocca il cazzo del vecchio era tornato duro come il marmo ed una volta toltosi il Capo da dosso salì con le ginocchia sul divano e pian piano si fece entrare il cazzone del vecchio nella passera. Lentamente ma fino in fondo quel palo di carne scomparve nel ventre di Daniela. Aveva una sensazione di pienezza che prima di iniziare a fare su e giù muoveva le anche avanti e dietro come a volerlo far aderire alle pareti del suo ventre. Iniziò una cavalcata furiosa, tanto che si alzò con le ginocchia e senza farsi uscire il cazzo dalla fica si piazzò con i piedi sul divano e riprese a salire e scendere. Le tette le ballavano ed il vecchio non potette fare a meno di afferrarle ed iniziare a torturarle. Le palpava, le stringeva, poi afferrava i capezzoli con le dita e li tirava, le schiaffeggiava facendole arrossare per poi riaccarezzarle. Questo trattamento rude e delicato piaceva molto a Daniela e complice la penetrazione più profonda e più appagante, non ci mise molto ad avere un altro orgasmo. Il vecchio stava quasi per venire anch’egli, ma esprimendo un desiderio fece alzare Daniela dalle sue gambe, la fece sdraiare pancia all’aria per la più classica delle posizioni, quella del missionario. Il vecchio si accasciò su di lei. Muoveva solo il bacino. L’uomo voleva assaporare di nuovo il piacere di stare sopra una donna. Ma d’altro canto Daniela aveva un peso morto su di lei. L’uomo oltre a penetrarla la volle baciare. Le piazzò le labbra sulle sue ed aprì la bocca. Faceva fatica ad assecondare quel volere ma da brava puttana che era diventata socchiuse le labbra permettendo alla viscida lingua del vecchio di entrarle in bocca. Intrecciò la lingua con l’altra in un disgusto bacio al sapore di alcool. Dopo poco minuti, complice l’umido scambio di effusioni l’uomo venne di nuovo. Anche se poco, il vecchio riverso altro liquido seminale nelle viscere dell’inerme ragazza. Qualche piccola spinta più profonda e poi il completo rilassamento. Daniela, la prima cosa che fece fu quella di staccarsi da quelle luride labbra e rivolgendosi al Capo “ed ora me lo vuoi togliere da dosso?”. E così sentì il Capo dire “ehi vecchio’ ehi Pà… alzati &egrave vero che &egrave morbido li, ma hai finito. Me ne devo andare!” Daniela rimase sbalordita, quel vecchio era il padre. Aveva fatto la svuota cazzi per un vecchio e senza neanche una ricompensa. Una volta alzatosi Daniela chiese dove fosse il bagno. Doveva fare pipì, voleva sciacquarsi la fica e togliersi l’appiccicaticcio di quei fiotti di sborra precedenti. Entrò e trovando il bidet in condizioni pietose decise di non lavarsi. Senza sedersi sulla tazza allargò le gambe iniziando a liberarsi. Quella pipì fu come purificatrice. Si sciacquò solo un pò il viso e la bocca e senza neanche asciugarsi andò via. Il tempo di rivestirsi ed uscirono da quel appartamento. Durante il tragitto nelle scale e nella macchina non dissero una parola, poi accostando vicino ad un altro Bar il Capo disse ‘Io scendo qui. Ci vediamo nei prossimi giorni, mi devi fare un altro paio di lavoretti!’ Daniela stizzita da quelle parole protestò. E con tono infastidito rispose ‘Non solo devo fare la puttana, ma poi non devo neanche essere ricompensata? Io non ci sto!’. Il Capo, senza scomporsi, con la porta della macchina semi aperta ‘La tua ricompensa e la sborra!’ e ridendo uscì dalla macchina sbattendo la porta. Daniela senza scendere dall’auto si mise al posto di guida e ripartì verso casa. Ovviamente pensava e ripensava alle parole del capo. In lei come d’altro canto da un pò di tempo, c’erano sentimenti contrastanti. Aveva voglia di cazzo e voleva essere trattata male. La sensazione di impotenza che aveva quando era nelle mani degli sconosciuti la eccitava troppo. Tutto questo accozzava con il suo stile di vita e con l’immagine che gli altri avevano di lei. Mogli amorevole e donna acqua e sapone. Cosa avrebbe pensato il suo Rocco se si fosse accorto di tutto? Come reagirebbe il suo amore vedendola scopata da cazzi che non erano il suo. Cosa penserebbe di lei quando la troverebbe piena di altra sborra? Tra i tanti pensieri, arrivò a casa. Ora era giunto il momento di una bella doccia ed un po’ di riposo, perché fare la puttana stanca!


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Pochi giorni dopo l’accaduto inaspettatamente Daniela ricevette visite a casa. Erano le quattro del pomeriggio e bussarono al citofono. Sorpresa, perché non aspettava nessuno, andò a chiedere chi fosse. La risposta le mise un po di inquietudine: ‘Apri puttana sono il tuo Capo’. Daniela spinse il botto e rimase impalata vicino alla porta, era talmente scioccata che il suono del campanello la fece tremare. Abbassò la maniglia la porta si spalancò. Era il capo in compagnia dello Slavo, sua vecchia conoscenza. Daniela riprese coraggio e chiudendola alle loro spalle iniziò con tono alterato a spiegare che assolutamente non sarebbero dovuti venire a casa e che soprattutto al citofono la parola puttana non era stata una buona idea. Affermava che lei era una persona rispettabile, che nel palazzo la conoscevano e sperava che non li avesse sentiti nessuno se no’ Al, se no’ il Capo, che mentre lei parlava si era introdotto con fare curioso in casa, rispose: ‘Se no che? Non sei nella posizione di minacciarmi, hai capito puttana!’ questa frase ammutolì Daniela. I due uomini si sedettero sul divano, invitando Daniela ad avvicinarsi e successivamente a sedersi. Sembravano loro i padroni di casa e lei l’ospite. La donna si sedette sul bordo del divano ed attendeva le parole del Capo con un misto di ansia, perché Rocco sarebbe tornato di lì a poco, e curiosità complice la sua voglia di trasgredire. Iniziò a parlarle con tono calmo e spiegava che grazie a lei aveva risolto parecchi problemi e che con il suo aiuto ne avrebbe risolti degli altri. A queste parole Daniela ebbe come un senso di compassione verso l’uomo, quasi le faceva tenerezza. Appena Daniela si mise comoda sul divano per continuare ad ascoltare le sue parole, l’uomo scoppiò in una fragorosa risata, esclamando: ‘Ci avevi creduto. Oltre che puttana sei anche stupida! Ahahahah’. Daniela non capiva e lo guardò interdetta. ‘Allora non hai capito? Ti prendevo per il culo! Tu farai la puttana! Scoperai quando te lo dirò io e soprattutto chi dirò io! Sono venuto qui per farti capire che sappiamo bene dove abiti e chi sei! Per questo non fare scherzi e tieniti pronta. Tra qualche giorno ti chiamerò, mi raggiungerai e ti scopi chi dico io!!!’ Adesso le era tutto chiaro, come sempre la stavano ricattando. E continuando a parlare aggiunse: ‘Ora ti scopi lo Slavo che &egrave da un po’ che non sborra!’ prima di protestare Daniela girò lo sguardo e vide l’uomo che si era già tirato il cazzo fuori dai pantaloni e lo stava massaggiando. Iniziò a protestare, sporgendosi in avanti con il corpo, come a voler reagire, supplicando di andarsene perché sarebbe tornato il marito. Aggiunse che si potevano vedere domani e gli avrebbe fatto fare tutto quello che voleva ma adesso dovevano andarsene. Ovviamente gli uomini non accettarono il rifiuto e lo Slavo alzatosi dal Divano le si avvicinò e con quella mazza da baseball che si ritrovava al posto del cazzo glielo sbattette in faccia. Lei si ritrasse con le spalle sullo schienale della poltrona, ma afferrandola per un braccio la ritirò a sé appoggiandogli un’altra volta tutto il cazzo in faccia. Non le restava altro che iniziare a succhiare. Lo impugnò e prima di iniziare a succhiarlo si rivolse al Capo. Però senza scopare, gli faccio un pompino veloce. ‘Zitta e succhia!’ Queste furono le parole dello slavo che prendendola per i capelli le portò di nuovo la testa a contatto con il suo arnese. Daniela aprì la bocca ed iniziò pian piano a farsi sparire quell’asta enorme in bocca. Con piccoli affondi, ma sempre più profondi fece diventare quel cazzo da barzotto rigido come il marmo. Come logico, ci aveva preso gusto. Si sfilò il cazzo da bocca e sputandoci sopra lo insalivò permettendo alla sua mano di scivolare meglio. Mentre con una mano gli faceva una suntuosa sega con l’altra iniziò a massaggiare quei coglioni enormi e pieni di succo. L’uomo sporgendosi in avanti allungò una mano sul seno iniziando a palparlo. Daniela indossava un pantaloncino corto, una larga canottiera, presumibilmente del marito, e delle pantofole, un tipico abbigliamento da casa. Nella larga canotta le mani dello slavo subito entrarono in contatto con i soffici seni della donna facendo intirizzire i capezzoli. Mentre lo segava di tanto in tanto passava la lingua sulla grande cappella come a volerla gustare, la baciava e se la ficcava in bocca. Con la cappella in bocca faceva cadere la saliva ai lati delle labbra che raccoglieva con la mano continuando a fare su e giù. Quel giorno, dato che faceva caldo Daniela si era fatta le trecce. Lo slavo visti i due appigli impugno i capelli della donna e riuscendo a ficcargli il cazzo in gola iniziò a scoparle la bocca. Ovviamente lei lasciò la presa delle palle e sistemandosi bene difronte a lui assecondava il movimento dell’uomo. Lui la scopava come se stesse chiavando in fica e man mano i colpi si facevano sempre più profondi che lei invece di assecondarlo iniziò a tirarsi indietro. Aveva gli occhi lucidi, le faceva male la testa, dato l’appiglio dell’uomo, e la penetrazione le portava un senso di soffocamento. Piantate le mani sulle sue gambe iniziò a spingersi all’indietro come a volersi staccare. L’uomo lasciò la presa facendola cadere all’indietro sulla poltrona. Lo Slavo la guardava affamato e lei fissandolo negli occhi, alzò il bacino e sfilandosi tutto insieme pantaloncino e mutandine aprì le gambe e lo invitò a farsi avanti. Guardando il gesto di Daniela il capo con un ghigno le disse: ‘Lo vedi che sei una puttana! Non sai resistere senza cazzo!’. All’invito della donna lo Slavo le prese le gambe, la tirò a se, facendole arrivare il bacino al limite della poltrona iniziando a passargli la cappella sulla fica. Questo movimento mandava in visibilio Daniela. La voglia di essere penetrata iniziava ad essere incandescente nella sua mente e così sporgendosi con le mani verso di lui, lo prese per i fianchi e lo tirò a sé. Era talmente zuppa di umori che quel enorme cazzo entrò senza che lei opponesse resistenza. Appena avvenuta la penetrazione Daniela apri la bocca come quando manca il fiato e subito dopo iniziò a mordersi il labbro superiore. La penetrazione era lenta ma profonda. Daniela si godeva quella mazza in tutta la sua lunghezza. Stava scopando con gusto. Era persa nella lussuria. Aveva gli occhi chiusi e si trastullava un seno. Questo momento d’estasi fu interrotto dal movimento dello slavo che alzandole la gamba destra se la portò sul petto ed ancorandosi ad essa iniziò a penetrarla con più decisione. Scopava con forza, tanto che la donna non potette fare a meno di iniziare ad ansimare ad alta voce. L’estasi ritornò e con quella anche l’orgasmo inizia a montare. Nel sopraggiungere dell’orgasmo però lo Slavo fece un’altra mossa. La gamba destra che prima aveva sul suo petto la spostò e la portò su quella sinistra. Le aveva stretto la fica. Ora la sensazione era che quell’arnese sembrava ancora più grosso dentro di lei. Con una mano su un seno e con l’altra a serrare le gambe per non farle aprire lo Slavo cominciò a stantuffare di nuovo con forza. Ovviamente l’orgasmo di Daniela arrivò di lì a poco ed un senso di rilassatezza le pervase il corpo. Anche lo Slavo era al culmine, i colpi si fecero più veloci e l’uomo si irrigidì. Daniela non voleva farsi venire dentro e dopo i primi schizzi che le avevano inondato la fica cercò di spostarsi, ma la presa dell’uomo era troppo forte e soprattutto la penetrazione era troppo profonda, aveva troppo cazzo dentro per riuscire a ritrarsi. Scaricato tutto il contenuto dei coglioni nella pancia della donna sfilò quella mazza tutta sporca di sborra e di umori ed invitò Daniela a ripulirla. Dato il disappunto dell’essere stata venuta dentro Daniela non aveva voglia di omaggiare quel cazzo, ma da brava puttana si spostò da quella posizione ed avvicinandosi al cazzo senza neanche prenderlo in mano lo fece sparire in bocca. Non riuscendo a ficcarselo tutto in gola, dopo aver pulito la cappella se lo sfilò e con la lingua iniziò da sotto ingoiando quel misto di sapori facendo diventare luccicante quel palo di carne ormai non più marmoreo. Giusto il tempo di riprendersi e suonò il campanello. Il terrore attraversò la schiena di Daniela. Dalla sua bocca uscì solo una parola: ‘Rocco!’. Il marito era rientrato da Lavoro. Si infilò velocemente il pantaloncino spingendo ed invitando i due ad uscire da casa. Rispose a citofono. Ovviamente era Rocco e lo aprì. Appena fuori casa il capo prima di scendere il primo gradino la guardò negli occhi ed a bassa voce le disse: ‘Siamo intesi?’. Daniela lo guardò e facendo un cenno affermativo con la testa socchiuse la porta. Si precipitò in bagno a sciacquarsi la bocca e sistemarsi il viso. Non si era accorta che nella fretta non aveva indossato le mutandine e la sborra dello Slavo le stava colando inumidendo il pantaloncino. Nel frattempo nelle scale i due uomini con tutta fretta si precipitarono giù per le rampe incrociando Rocco che di sfuggita osservò i due scendere velocemente. ‘Che modi!’ Queste furono le parole dell’uomo che guardando i due ebbe la sensazione di conoscerli. Non dando peso alla cosa continuò a salire ed arrivò a casa. Aprì la porta socchiusa e chiamò Daniela. Dal bagno rispose: ‘Amore scusami sono in bagno, arrivo!’ Appoggiò le cose sul divano e la sua attenzione fu rapita dalle mutandine di Daniela a terra. Le raccolse e senza dire niente se le mise in tasca. Aprì la porta del bagno e trovò Daniela sul bidet che si sciacquava la fica. Lei alzò la testa e con sguardo sorpreso e ansioso salutò il marito. La risposta di Rocco fu un po’ fredda ma lei era troppo intenta a ripulirsi e non ci fece caso. La serata trascorse tranquilla, cenarono e dopo si misero sul divano. Nella mente di Daniela riaffiorarono i ricordi del pomeriggio. Dove era seduto Rocco, qualche ora prima il suo ventre stava accogliendo un cazzo. La tranquillità monotona della serata fu interrotta dalla domanda dell’uomo: ‘Tutto bene oggi? Novità?’ Daniela sorpresa ma tranquilla rispose di sì. Rocco incalzava: ‘Non mi devi dire niente? Non so’ qualche telefonata qualche amico?’. Le domande del marito risultavano strane alle orecchie della donna che avvicinandosi a lui gli si sedette in braccio e dandogli un bacio rispose che la giornata era stata monotona e basica come sempre. Il bacio di Daniela si fece più voluttuoso e Rocco ricambio il dolce gesto della moglie. Subito la mano scese sul sedere della donna che ricambiando il gesto appoggio la sua sul pacco del marito. Il passo fu breve ed in men che non si dica Daniela stava succhiando un’altra volta un cazzo, ma stavolta era quello del marito. L’intraprendenza della moglie confuse Rocco, ma il servizietto di bocca che stava ricevendo era troppo piacevole che iniziò a non capire più niente e la mente si abbandonò al piacere. Le dolci labbra di Daniela erano diventate voraci tenaglie che accudivano in modo aggressivo ma estremamente godurioso quell’uccello. Succhiava emettendo forti rumori quell’asta. Il risucchio dell’abbondante saliva aveva un suono eccitantissimo. Bastò un piccolo massaggio alle palle che Rocco esplose tutto il suo piacere in gola alla moglie. Ovviamente riuscì ad ingoiare tutto ed a far uscire il cazzo da bocca pulito come appena lavato. Senza scomporsi più di tanto Daniela si alzò dai piedi del marito ed andò in cucina a bere. L’atteggiamento così disinibito della moglie sorprendeva Rocco. Era vero che non si era mai fatto il problema di fare i pompini ed ingoiare tutto, ma la voracità e la maestria che aveva messo quella sera lo rimase interdetto. Sembrava che non facesse altro nella vita, sia per l’abilità con il quale lo faceva sia per la naturalezza che metteva ad abbassarsi ed a prendere il cazzo in bocca. L’uomo si alzò ed andò in bagno. Nel passare vicino la cucina vide Daniela abbassata a novanta gradi intenta a prendere una cosa sotto ad un mobile e notò che in mezzo le gambe della moglie c’era una grossa macchia sul pantaloncino. Il primo pensiero fu, che quel pompino l’avesse fatta eccitare e che si era bagnata, ma data la macchia, non più freschissima gli venne qualche dubbio. Continuò ad andare in bagno per sciacquarsi prima di mettersi a dormire e una volta sedutosi sul bidet, notò nella tazza del bagno dei fazzoletti sporchi. Strano Daniela aveva fatto pipì e non aveva tirato lo sciacquone? Non era da lei. Lo fece lui e proseguì nelle sue cose. Dopo aver finito si mise a letto. La moglie era già lì e si era quasi addormentata. Si diedero la buonanotte, ma prima di addormentarsi, Rocco si avvicinò a Daniela abbracciandola e le sussurrò: ‘Amore ma prima non portavi le mutandine?’ Daniela non capiva la domanda e rispose: ‘Certo amore’ e con un piccolo sorriso replicò: ‘indosso anche quelle brutte, quelle grandi, quelle antisesso. Perché mi chiedi questo?’. ‘No niente’ rispose Rocco. Si Spostò da lei tornando al su posto e girandosi dall’altro lato augurò di nuovo una serena notte alla moglie. Prima di riuscire a dormire Rocco iniziò a farsi prendere dai dubbi e dai pensieri. Mutandine a terra, uomini che scappavano dal palazzo, la moglie disinibita come non mai e quei pantaloncini sporchi che tanto lo incuriosivano. Con questi dubbi morfeo abbracciò anche Rocco. Daniela l’aveva scampata bella ma purtroppo non si era accorta che il marito non aveva mangiato la foglia ed il dubbio si era insinuato in lui. Cosa avrebbe fatto Rocco? E soprattutto quando si sarebbero fatti vivi quei due?

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Rocco era strano, ogni giorno che tornava da lavoro faceva sempre delle strane domande. O meglio delle domande curiose sulla giornata trascorsa dalla moglie. A Daniela questo sembrava strano e scherzandoci su dava del geloso paranoico al marito. Non veniva in mente alla donna che le poteva essere sfuggito qualche indizio per far sì che l’uomo si insospettisse del ‘gioco’ che da un po’ di tempo stava partecipando. Dopo più di una settimana Daniela ricevette un messaggio sul telefonino: ‘Vestiti stiamo arrivando’ queste furono le uniche parole. L’ansia salì dentro di lei iniziò a sudare freddo. Rispose: ‘Così senza preavviso non posso’. Ovviamente passò qualche minuto ma nessuna risposta. Non sapeva se assecondare la richiesta, ma il pensiero di qualche ritorsione e soprattutto quella strana sensazione di eccitazione misto alla paura la fece andare in camera, si tolse gli abiti che aveva per casa gettandoli sul letto ed in tutta fretta indossò un completino di pizzo nero, mutanda a perizoma e reggiseno a balconcino. Poi indossò un leggings ed una t-shirt, così per non far vedere che si era preparata. Ritornò in cucina e guardò un’altra volta il telefonino, niente nessuna risposta. In tutta fratta andò in bagno mise un po’ di rossetto e nel mentre stava nebulizzando qualche spruzzo di profumo bussarono la porta. Rimase sorpresa. Chi era alla porta? Loro non potevano essere non avevano bussato il citofono. Andò alla porta e prima di aprire diede un’occhiata allo spioncino. Era il Capo, il batticuore le salì a mille. Aprì, e l’uomo con termine perentorio le ordinò di sbrigarsi che avevano da fare. Lei insistette dicendo che non voleva venire, il Capo la prese per un braccio, entrò in casa e con tono minaccioso ripetette il suo invito. La paura percorse la schiena della donna che riuscì a dire solo ‘prendo la borsa e sono pronta’. Andò in camera prese la borsa, aprì un cassetto e prese un pacco di preservativi, questa volta avrebbe voluto usarli. I due scesero le scale, uscirono dal palazzo, si diressero verso la macchina ed una volta entrati la donna gli pose la solita domanda ‘Dove andiamo?’ ma l’uomo non la degnò neanche di uno sguardo, anzi, aprì il finestrino e si accese una sigaretta. Daniela incalzò ‘Da chi mi porti?’. Ma niente. Così in quel misto di ansia ed eccitazione si mise l’anima in pace e sistemandosi sul sedile guardò la strada in attesa di quello che le doveva succedere. Si fermarono dopo una quarantina di minuti di cammino di fronte al cancello di una villetta fuori Milano. Erano le tre del pomeriggio e c’era un sole splendente. Il Capo suonò il clacson e una volta apertosi il cancello entrò parcheggiando vicino la porta d’entrata. ‘Aspetta qui’ questa fu l’unica frase di tutto il viaggio, poi scese dalla macchina ed entrò dalla porta socchiusa della casa. Si sentiva della musica provenire dall’abitazione. Una bella villa a due piani con un bel giardino. Dopo qualche minuto il capo affacciandosi dalla porta d’entrata le fece segno che poteva entrare. Così Daniela scese dalla macchina ed entrò in casa. L’interno se era possibile era ancora più bello della parte esterna. La musica era sempre più forte, questo incuriosiva Daniela, ma non proveniva dalla casa sembrava provenisse dalla parte posteriore, come se ci fosse un altro giardino dietro la casa. Il Capo la condusse in una stanza al piano terra dove l’aspettava un bel uomo sulla sessantina. Persona distinta che appena la vide entrare le andò in contro ed allungando la mano si presentò. ‘Piacere Fausto’. Lei ricambiò il gesto di cortesia aspettando il da farsi. Tra lei e lei pensava, mentre l’uomo le girava intorno, che questa volta le era andata bene. Un uomo normale, anzi, un bell’uomo, no come quegli straccioni che aveva scopato fino ad ora. Dopo averla scrutata disse rivolgendosi al capo. ‘Cazzo la potevi far vestire meglio’, e di tutta risposta il capo ribadì ‘Si veste sempre da puttana, cazzo ne so che oggi sembra debba andare in palestra’. La conversazione continuò sull’argomento giusto qualche altro botta e risposta e Daniela sentendosi ferita nell’orgoglio senza dire niente iniziò a spogliarsi. Una volta rimasta in intimo Fausto esclamò così va già meglio ed avvicinandosi le palpò prima il sedere e poi partendo con una carezza in volto scese sul seno strizzandoglielo avidamente. Ancora con le mani sulle tette di Daniela Fabrizio si girò verso il capo e con il sorriso sulle labbra disse ‘Quasi quasi me la scoperei io, sembra fresca, no come quei catorci che mi hai portato fino ad ora’ ed il Capo ‘Fatti uno giro anche tu. Uno in più, uno in meno, &egrave compreso nel prezzo’. E scoppiarono in una risata. La tranquillità che stava prendendo piede in Daniela, dopo queste parole si trasformò in ansia. Ancora una volta non sapeva chi doveva scopare e dalle loro parole sembrava che dovesse scopare non una sola persona. ‘No, no poi me la scopo anche io, ma oggi &egrave tutta di Dario’. Poi rivolgendosi a Daniela disse ‘Oggi mio figlio compie 18 anni, &egrave di là in piscina. Tu lo raggiungi e fai tutto quello che ti chiede di fare, per quante volte vuole e per tutto il tempo che vuole. Anche fino a notte se te lo chiede’. Daniela si irrigidì, ‘fino a notte no!’, rispose d’istinto. Non poteva permettersi di tornare a casa dopo che si era ritirato il marito da lavoro se no avrebbe scoperto tutto. Fausto con il volto contrariato guardò il Capo che appena incrociò lo sguardo dell’uomo si avvicinò a Daniela la tirò per i capelli, costringendola con la testa all’indietro dicendo ‘Non devi rispondere, devi stare zitta e fare tutto quello che ti ordiniamo!’ e poi la spinse in avanti. La spinta fu talmente forte che fu Fausto ad afferrarla prima che cadesse. Tenendola tra le braccia rispose al capo ‘Non c’&egrave bisogno di trattarla così, ho già visto che &egrave una brava cagnetta ubidiente ed ora in poi non discuterà più i nostri ordini e tanto meno su quelli di Dario, vero?’ Daniela sempre più impaurita ed ansiosa annuì con la testa. ‘Brava! Ora vai. Esci da questa porta, apri le due porte scorrevoli di fronte a te, in cucina troverai la porta che va sul retro. Lui &egrave lì. Dovrebbe essere da solo. Quando lui ti vedrà digli: posso fare il bagno così o hai un costume per me? Poi sai quello che devi fare. Non fare sciocchezze, perché noi ti guarderemo.’ Ed indicò uno schermo enorme dove c’erano tante telecamere per tenere d’occhio tutta la casa, dentro e fuori. Daniela si incamminò, fece il percorso indicato da Fausto ed appena uscì dalla porta della cucina si trovò un giardino enorme con una piscina con la forma ad otto dove nella prima parte l’acqua era più bassa e nell’altra più profonda. Dario era lì su un materassino a forma di cigno con in mano un drink. Aveva gli occhiali da sole ed un costume a slip blu. Lei nel mentre si avvicinava alla piscina si guardava in torno, vide due camerieri un maschio di colore ed una ragazza che a prima impressione sembrava filippina, in un angolo dietro ad un bancone tipo bar, un’amaca legata tra due alberi varie poltroncine ed un’altalena. Arrivata al bordo della piscina e catturato lo sguardo di Dario disse perfettamente quello che le era stato ordinato ed il ragazzo toltisi gli occhiali prima di risponderle si fece cadere in acqua ed avvicinandosi a lei con le braccia appoggiate alla piscina rispose, ‘Secondo me &egrave meglio che togli tutto il cloro scambia i tessuti’. E di colpo uscì dalla piscina. Senza alcuna vergogna per gli altri due spettatori che ci stavano osservando, calò il suo costume rimanendo nudo. Daniela era immobile, non si aspettava una situazione del genere. Dario era un bel ragazzo, alto, non molto muscoloso, diciamo un fascio di nervi, ma soprattutto aveva un cazzo enorme. Penzolava tra le sue magre gambe sembrando ancora più grosso. ‘Dai sbrigati, ci facciamo un bagno’, incalzava Dario. Eccitata da quel giovane ragazzo finalmente Daniela disse le prime parole ‘Mi aiuti con il reggiseno, non riesco mai a sganciarlo’. Ovviamente Dario non si fece pregare ed avvicinandosi difronte a lei le cinse le mani dietro la schiena, come in un abbraccio e slacciò i un sol colpo il reggiseno. Daniela all’avvicinarsi del giovane uomo abbassò lo sguardo e non appena senti il reggiseno allentato alzò la testa trovandosi il suo volto molto vicino. Senza motivo il suo respiro venne affannoso ed i battiti aumentarono a dismisura, sembrava come se stesse affrontando per la prima volta una situazione così intima con una persona che non conosceva. ‘Fatto!’ Dario fece un passo indietro, ora la prossima mossa toccava a lei. Con sguardo ammiccante Daniela si girò leggermente di spalle e piegandosi a novanta gradi accompagnò il piccolo perizoma di pizzo nero fino a terra. Rimase un altro attimo piegata in due, giusto il tempo di lanciare un altro sguardo al ragazzo, per poi alzarsi con molta calma. Dario l’ammirava in tutta la sua bellezza ed a guardare il suo cazzo apprezzava molto quello che stava vedendo. Le allungò una mano facendola avvicinare al bordo della piscina poi prima di buttarsi si avvicinò a lei quel tanto che bastava da far toccare la punta del suo cazzo sul fianco della donna ed inaspettatamente la abbracciò velocemente facendole fare insieme a lui un tuffo in piscina. Daniela non se lo aspettava ma questa improvvisata fu molto gradita. Appena riemersi dal tuffo Dario le chiese cosa volesse da bere. Sorseggiarono un cocktail comodamente seduti uno di fianco all’altro nella piscinetta bassa chiacchierando del più e del meno. Questo clima di amicizia quasi aveva fatto dimenticare a Daniela per quale motivo si era trovata di fronte a quel ragazzo. Ovviamente data la dimensione del cazzo ogni tanto l’occhio di Daniela cadeva tra le sue gambe mentre Dario non toglieva gli occhi dalle sue tette sode. Ad un certo punto il ragazzo presumibilmente per andare a fare un altro bagno si alzò facendo svettare dall’acqua quel grosso arnese. Lei rapita da cotanta maestosità e soprattutto vogliosa di volerlo assaggiare allungo la mano dietro la gamba del ragazzo tirandolo a sé. Ora lei ed il sesso del ragazzo erano veramente molto vicini. Alzò gli occhi incrociando quelli di Dario e senza distogliere lo sguardo iniziò a baciare il quadricipite. Ad ogni bacio sempre più umido risaliva la gamba fino a trovarsi all’altezza dell’inguine. Si sistemò ginocchia a terra e cacciando la lingua iniziò a leccare il ventre piatto di Dario. Quella lingua percorreva i lati di quel cazzo senza mai toccarlo, si spostava sotto verso le palle, favorita dall’apertura delle gambe del ragazzo, sfiorandolo con la fronte ma mai dedicandogli ulteriori attenzioni. Questo trattamento stava mandando in delirio Dario che prima con una mano dietro la testa, prontamente scostata, poi spostandosi col bacino cercava di farsi succhiare l’uccello. Alla seconda volta che si sentì costretta dalla mano dietro la nuca Daniela si alzò guardando Dario negli occhi, gli prese la mano sinistra incrociando le dita, l’altra la appoggio sul viso ed avvicinandosi al suo volto lo baciò. Non si aspettava un bacio e soprattutto non se lo aspettava così passionale, tanto da far rimanere impietrito Dario. Le due lingue si avviluppavano, ma le sue mani erano immobili, qualche morso sul muso e poi abbassandosi di nuovo, socchiuse le labbra facendo sparire pian piano la cappella nella sua bocca. La mano sinistra dei due rimase incrociata mentre con la destra impugnò l’asta accompagnando con una lenta sega le leccate alla violacea cappella. Gli affondi di Daniela si facevano sempre più profondi, con calma riusciva a far sparire sempre più cazzo nella sua bocca. Come era prevedibile ci aveva preso gusto. Si spingeva sempre più in là tanto da farsi venire gli occhi lucidi. Ogni volta che affondava stringeva la mano di Dario che ricambiava la stretta e con un piccolo movimento di bacino agevolava la penetrazione. Alzò di nuovo lo sguardo, Dario aveva il capo verso l’alto come in estasi. Mentre faceva uscire quell’asta insalivata dalla bocca per poi farla sparire sempre lentamente guardava l’espressione beata del ragazzo. Però, lei voleva guardarlo negli occhi, voleva farsi ammirare mentre cercava di soffocarsi con quel cazzo. Tornando indietro dopo un altro profondo affondo, arrivò quasi a farsi uscire anche la cappella da bocca tanto che Dario come da un sogno rinvenne buttando subito lo sguardo su di lei. Appena incrociati gli occhi Daniela si spinse con forza tutto il cazzo in gola arrivando dove prima non era riuscita. Aveva anche l’attenzione del suo sguardo, ora poteva impegnarsi fino in fondo. Gli lasciò la mano e con entrambe gli afferrò il sedere spingendolo verso di lei. Insisteva mantenendo la penetrazione arrivando al limite facendosi uscire quasi gli occhi dalle orbite. Arretrò un attimo e poi con violenza si affogò per l’ennesima volta su quell’arnese di carne. Gli occhi lucidi ma soddisfatti di Daniela guardavano il volto compiaciuto del ragazzo. Questo trattamento durò un tempo infinito. Poi facendolo accomodare sul bordo della piscina riprese a succhiarlo. Ora era decisa a farlo venire. Impugnò l’asta con una mano e con l’altra strinse le palle, il movimento era sincronizzato sega profonda fino a scappellarlo e movimento a rotazione sulle palle. L’opera fu completa quando sostituì la bocca alla mano sui coglioni. Poche leccate ed il primo fiotto iniziò a colare da quell’asta. Subito tolse le labbra dallo scroto per imboccare la cappella e assaporare tutto il nettare caldo, che gradendo il particolare gli regalo altri quattro fiotti abbondanti di sborra calda. Talmente ne era che qualche rivolo le cadde dai lati delle labbra mentre imboccava la cappella. Appena sentì rilassare il ventre del ragazzo, caccio la cappella da bocca e con la lingua raccolse tutto quello che aveva fatto cadere ripulendo quel cazzo e facendolo uscire lucido più di un candelabro d’argento. Ingoiò tutto ripulendosi con le dita anche i lati della bocca e con il volto compiaciuto si sedette tra le sue gambe appoggiando la testa su una di loro. Dario esclamo ‘Sei fantastica! Nessuna mi aveva mai fatto un pompino del genere. Nessuna era riuscita a farsi sparire in gola tanto cazzo.’ Poi alzò la mano e chiamò il cameriere facendosi portare due cocktail come quelli di prima. L’uomo di colore si avvicinò con i drink e Dario disse ‘Vi &egrave piaciuto lo spettacolo?’ il ragazzo non rispose ed annuì con la testa, appoggiò i drink sul bordo della piscina e prima di andare lanciò un’occhiata a Daniela. Quell’uomo aveva uno sguardo pieno di desiderio represso, chi sa se l’avesse tenuta tra le mani cosa le avrebbe fatto. Daniela sapeva che il suo compito non era finito lì, avrebbe dovuto compiacere quel ragazzo non solo con la bocca. Il tempo passava e Daniela iniziava a pensare che si stava facendo tardi e Dario ancora non voleva usufruire dei suoi servigi. Con un po’ di insistenza si sedette vicino a lui sul lettino adiacente alla piscina dove i due stavano prendendo un pò di sole. Iniziò ad accarezzargli l’addome arrivando fino alle gambe e risalendo con il palmo della mano per il ventre toccava anche il cazzo ancora moscio. Pochi tocchi ci vollero per farlo riprendere vita ed appena lo senti turgido lo impugno ed abbassandosi con il petto sulla sua pancia lo prese in bocca. Poche boccate e Dario la fece alzare, voleva che il pompino lo facesse alzata a novanta gradi e con il culo rivolto verso di lui. Ovviamente Daniela obbedì. Fino a quel momento Dario non l’aveva sfiorata neanche con un dito, ma la posizione che le aveva fatto assumere presagiva che da lì a poco avrebbe approfittato delle intimità della donna. Ed in fatti la mano sinistra si fiondò sul suo bel culo prima accarezzandolo e poi con sempre più forza schiafeggiandolo tanto da farlo arrossare. Si inumidì le dita e prima le passò lungo tutta la fessura fino ad arrivare al buchetto dell’ano e con un po’ di insistenza iniziò a penetrare Daniela. Poco ci volle per farla bagnare. Ora le dita da una passarono a due ed in men che non si dica si ritrovava tre dita in fica ed un cazzone in bocca. L’eccitazione stava salendo in lei ma Dario la bloccò. Si alzò dal lettino e mettendosi alle spalle di Daniela la fece piegare con le ginocchia sul bordo del lettino mettendola a pecorina. Sputo sula grossa cappella e senza indugio la penetrò violentemente. Daniela emise un urlo, dalla forza con la quale le era entrato dentro quasi scivolava. Incassava con fatica i colpi violenti del ragazzo, le ginocchia sul bordo del lettino facevano male. Da brava puttana quale aveva imparato ad essere non disse niente. Subiva oltre il dolore sulle ginocchia, i colpi tremendi che le infliggeva quel palo, anche la mano ad afferrarle la nuca tirando il capo all’indietro. Dario le lasciò i capelli e di colpo uscì da lei. Questo movimento la fece scivolare dal lettino facendola ritrovare ginocchia a terra. Alzò il capo e vide Dario che le indicava di andare verso di lui. Fece per alzarsi ma la bloccò ‘Devi camminare a quattro zampe, sei la mia cagna!’. Ubidiente, iniziò una lenta camminata mani e ginocchia a terra fino a raggiungerlo su un altro lettino dove si era seduto. Si prese il cazzo in mano e non appena lei si avvicinò alla sua portata glielo sbattette in faccia. Lei lo afferrò e se lo portò alla bocca poche boccate e si fermò, voleva prendere l’iniziativa, si alzò e si mise a cavalcioni su di lui per impalarsi, Dario la lasciava fare, si stava godendo la vista di quella bella terza piena di seno che gli ballava in faccia. Daniela stava prendendo il ritmo e la sensazione di godimento stava iniziando a pervadere il suo corpo, quado con uno schiaffetto sulla gamba Dario le fece capire che doveva girarsi. Lui restava seduto e lei si doveva impalare ma di spalle, mostrandogli il sedere che a lui piaceva tanto. Senza alcuna difficoltà Daniela eseguì l’ordine. Lui le teneva il culo da sotto sorreggendolo fino a lasciarlo e farla impalare con violenza sul suo cazzo. Questo trattamento misto a qualche altro schiaffo ben assestato sulle natiche fecero montare l’orgasmo in Daniela che presa dalla foga della scopata con le mani si liberò della presa del ragazzo ed iniziò ad impalarsi con quanta forza aveva in corpo. Più si impalava forte più forti erano gli schiaffi che la mano di Dario le riservava tanto era ancor più forte l’orgasmo che la pervase. Iniziò ad ansimare a bocca aperta urlando godo a tutta forza. Finito l’orgasmo si sedette completamente su quel cazzone. Non ce la faceva neanche a spostarsi per far uscire quell’arnese dal suo stomaco. Il riposo durò giusto qualche istante. Dario si alzò e di conseguenza fece alzare anche Daniela sfilandole il cazzo dalla figa. Era ancora durissimo e pieno di umori. Con un gesto le ordinò di prenderlo in bocca. Giusto la perversione di farle assaporare i suoi stessi umori. Staccatosi da lei, si buttò in piscina obbligandola a seguirlo. Una volta in acqua iniziarono a parlare. Daniela era contrariata ma lui le mise due mani sulle spalle e la buttò con la testa sott’acqua. Pochi istanti e Daniela cacciò la testa per riuscire a prendere fiato e disse al ragazzo ‘Ho capito, non l’ho mai fatto. Dammi il tempo di prendere fiato!’. E così dopo qualche boccata d’ossigeno a pieni polmoni la testa di Daniela scomparve sott’acqua. Per una decina di secondi, poi risalì e subito si rifiondò a testa sotto. Stava facendo un pompino sommerso. L’operazione si ripetette altre poche volte, ma la cosa non era appagante come credeva. La fece accomodare sul bordo piscina, Daniela aprì le gambe permettendo a Dario di insinuare la lingua nella sua fica. Iniziò a sgranocchiarla passando dal clitoride all’ano indugiando sempre di più su quell’anfratto che ancora non aveva scoperto. Mentre lo leccava con l’indice della mano destra le picchiettava il clitoride ed il pollice la penetrava. Il turbinio di sensazione che pervase Daniela fu travolgente iniziò talmente a godere che mise una mano dietro la nuca del ragazzo spingendolo con la testa verso di lei. Questo però fu come un invito per Dario che già era intenzionato a sfondarle il culo. Cosi vedendola completamente coinvolta dalla situazione si spostarono nella parte bassa della piscina le fece aprire le gambe inarcare un po’ il bacino e puntandole la cappella all’estremità dell’ano tentava di penetrarla. La prima spinta non riuscì ad oltrepassare l’anfratto ma anzi procurò una smorfia di dolore sul volto di Daniela. L’acqua della piscina aveva spazzato via la saliva che avrebbe dovuto agevolare l’entrata. Senza preoccuparsi di rilubrificare il buchetto Dario appoggiò nuovamente la cappella sull’ano e con violenza riuscì ad oltrepassare quel limite invalicabile. Ora la smorfia di dolore divenne un male straziante. Daniela cercava di trattenere le urla dal dolore tanto faceva male. Il cazzo era troppo grosso ed essendo poco lubrificato non scivolava bene. Il ragazzo era un portento la stantuffava come non mai. La strettezza del buchetto faceva aumentare le sensazioni di Dario che di li a poco scoppiò in un altro orgasmo furioso. Riversò nell’intestino della donna una quantità infinita di sborra calda. Daniela sentì avanzare dentro di lei questo liquido caldo provando quasi sollievo. Una volta venuto le uscì da culo lasciando alla vista dei due spettatori Daniela con le gambe aperte ed il buchetto dell’ano oscenamente dilatato che grondava rivoli di sborra. Si affiancò ed usandola come uno strofinaccio pulì il suo grosso uccello sul suo viso e nella sua bocca. Soddisfatto come non mai Dario fece un cenno ai camerieri di portargli qualcos’altro da bere. Si avvicinò il ragazzo con un bicchiere di prosecco e glielo porse. Però le attenzioni dell’uomo erano rivolte a Daniela che ancora dolorante sedeva nella piscinetta bassa come a voler lenire il dolore. Dario fece caso alla scena e rivolgendosi al Cameriere disse ‘Ti piace &egrave?’ Lui non sapeva come comportarsi, non voleva mancare di rispetto e non rispose. ‘Marc dico a te, ti piace? Puoi rispondermi, a me non me ne frega niente &egrave una puttana! Rispondi, ti piace?’ Marc lo guardò e senza dire niente ma facendo un cenno con la testa rispose di sì. ‘Fai venire la tua collega qui, come si chiama? E’ nuova non l’ho mai vista.’ Marc si rivolse alla ragazza chiamandola Jull e la fece avvicinare. Gli presentò Dario che iniziò a fare un po’ il cretino sull’accaduto allungando la mano sulla gamba della ragazza, che senza ritrarsi lo guardava e sorrideva come a volerlo compiacere. Aveva tratti somatici asiatici, non molto alta, magra ma in compenso due tettoni enormi. Poi rivolgendosi a Marc disse ‘Vai &egrave tua, facci quello che vuoi! Scopatela, fatti fare un pompino, insomma’ fatti fare quello che meglio credi. Prendilo come un regalo!’. Daniela assisteva incredula alla scena. ‘Che devo fare?’. Ribadì la ragazza. Dario alzò la mano facendo un cenno e dopo un istante arrivò il Capo con il Sig. Fausto e chiesero se era tutto ok. ‘A questa troia ho detto che si deve scopare Marc!’ Il capo intervenne subito ‘Qual &egrave il problema! Dai, muoviti, inizia a fargli un pompino.’ E poi rivolgendosi al ragazzo ‘Cosa aspetti approfittane e quando ti ricapita!’ Marc era immobile guardò di nuovo Dario, ormai impegnato con la cameriera. Il Sig. Fausto vedendo l’indecisione del ragazzo disse ‘Approfittane, che c’&egrave hai vergogna di scopartela avanti a tutti? Vai!’. In tutto questo, il disappunto di Daniela, che nel frattempo si era alzata dalla piscinetta, non veniva considerato proprio. Vide avvicinarsi Marc che senza attendere un secondo allungò le mani sul suo corpo nudo. Un po’ intimorita non reagiva restando immobile mentre le grosse mani nere gli frugavano il corpo. Vide il Capo ed il Sig. Fausto rientrare, girò lo sguardo e Dario stava chiacchierando con l’altra cameriera, notando la sua mano sotto la gonna della ragazza. Intanto Marc indugiava sulle tette e sul sedere già dolorante di Daniela. Appena la mano si insinuò tra le sue gambe toccando l’intimità ebbe un sussulto. Non faceva resistenza, ma neanche collaborava. Il comportamento passivo di Daniela certo non fermò Marc dal continuare, anzi, una volta toccatale la fica senza neanche inumidirsi le dita la penetrò infilandole un dito dentro. Daniela ebbe un momento di lucidità pensando che si stava facendo tardi e che doveva sbrigarsi. Chi sa se Marc sarebbe stata l’ultima scopata della giornata oppure gli toccava qualche altro cazzo. Aprì le gambe favorendo la penetrazione delle dita, che non appena trovò un po’ di spazio ne inserì un altro. Si fece più intraprendente e prese a spogliarlo. Gli slacciò la camicia, e poi i pantaloni. Ovviamente per liberarsi dei vestiti Marc dovette staccarsi da lei. Appena ebbe spazio per guardare, vide Dario steso su un lettino e la nuova cameriera chinata su di lui intenta a spompinarlo. Denudato Marc si fece di nuovo sotto. La abbracciò e le stampo un bacio in bocca. Daniela accompagnò il gesto ricambiando le carezze che l’uomo subito riprese a farle. Ad un certo punto si sentì le mani dell’uomo che brandendole prima il sedere poi le gambe se la fece salire in braccio e continuando a camminare la porto su un lettino. La forza di questo ragazzo era spaventosa aveva un impeto che eccitava molto Daniela. Non aveva un fisico scolpito, ma era molto alto con un po’ di pancetta e muscoli possenti. Non aveva fatto caso a com’era piazzato sotto ma sentendoselo piantare sulla pancia quando si erano baciati non doveva essere piccolo. Marc si stese sul lettino ordinandole di salirgli sopra nel più classico dei 69. Voracemente si fiondò sulla fica ormai fradicia di Daniela, succhiava e leccava come stesse mangiando un frutto. Dall’altra parte Daniela si ritrovò un cazzo di tutto rispetto, sembrava grosso come quello di Dario se non di più. Fece poco caso alle dimensioni o a fare paragoni perché presa dall’eccitazione iniziò senza indugio a farlo sparire in gola. Succhiava la cappella e segava senza sosta. Sputava sopra per inumidirlo e poi ci si rifiondava aumentando la profondità della penetrazione. La posizione non durò molto, Marc era troppo eccitato e voleva scopare. Le ordinò di impalarsi su quel randello di ebano pulsante. Ovviamente la invitò a nozze. Saliva e scendeva con forza su quella verga gemendo e godendosi la scopata. Sensazione amplificata dai movimenti dell’uomo che da sotto non le faceva mancare le spinte di bacino. Prendendola sempre in braccio badando bene a non farle uscire il cazzo dalla fica la appoggiò con le spalle sul lettino e lui in piedi difronte a lei continuava a scoparla. Alternava movimenti lenti a forti penetrazioni. Questo faceva si che l’orgasmo di Daniela non montasse come doveva, così alzandosi con la schiena, afferrò i fianchi dell’uomo e coordinando i movimenti se lo spingeva con continuità verso di lei. Preso dalla foga Marc iniziò a stantuffarla in maniera costante e profonda. Pochi altri colpi e l’orgasmo di Daniela arrivò prominente. Iniziò a toccarsi una tetta per poi tirarsi un capezzolo appena scoppiò l’orgasmo in lei emettendo un urlo liberatorio. Si rilassò stendendosi di nuovo sul lettino ed aprì gli occhi. Al suo fianco, c’era anche Dario col cazzo ancora in tiro e la cameriera Jull accovacciata che con la mano gli stava facendo una sega. Dario si era goduto la scena come in un film porno ma invece di segarsi da solo si faceva aiutare da una filippina con due tettoni enormi. Marc le sfilò il cazzo dalla fica e salendo a cavalcioni su di lei iniziò a segarsi per venire. Daniela aveva le mani bloccate dalle gambe di Marc ma allungandosi con la testa fece capire al ragazzo che lo voleva prendere in bocca. Subito servita, accolse la cappella tra le sue calde labbra. Riuscì a liberare una mano e congiuntamente al ciucciargli il cazzo si mise ad accarezzare le palle. Gustandosi quel palo di carne quasi si era dimenticato dei due al suo fianco. Sentì inumidirsi una guancia e girando lo sguardo noto che il cazzo di Dario comandato dalla mano di Jull le picchiettava la guancia. Lasciò la cappella di Marc ed imboccò quella di Dario che dopo poche leccate senza preavviso le sborrò in bocca. Il primo fiotto le andò di traverso scostandosi con la bocca dal cazzo del ragazzo per non soffocare. Emise un colpo di tosse ma non riuscì a riprendersi perché di fronte a lei Marc continuandosi a segare le venne copiosamente sul viso. Chiuse gli occhi, riceveva fiotti di sborra da per tutto Dario al suo fianco e Marc difronte le imbrattarono il viso ed i capelli. Qualche fiotto arrivò anche in bocca ma nonostante la sensazione di soffocamento riuscì ad ingoiare il regalo dei due cazzi. Sentì Dario, in un delirio di onnipotenza ordinare a Jull di ripulirla, a poco servirono le timide proteste della ragazza che iniziò a leccare tutta la sborra dal viso di Daniela. Jull forse avvezza a queste cose oltre a ripulirle il viso iniziò a baciare Daniela che per la prima volta affrontò un bacio saffico al sapore di sborra. Una volta ripulito il viso di Daniela Dario ordinò di ripulire i due uccelli e Jull spostandosi da lei, si mise ginocchia a terra tra i due cazzoni ripulendo le cappelle. Stava quasi tramontando il sole e Daniela in questo turbinio di emozioni iniziò a pensare a casa ed al marito che tornava da lavoro. Si fece indicare dove fosse la doccia ed iniziò a togliersi il puzzo di sborra che le pervadeva il viso ed i fiotti che le erano finiti nei capelli. Ritornarono il capo ed il Sig. Fausto con i suoi vestiti ed una volta indossati il Capo le ordinò di salutare e fece segno di andare via. Daniela si avvicinò a Dario gli fece di nuovo gli auguri, con la mano salutò gli altri due amici di giochi ed uscì seguendo il capo dalla casa. Appena messi in macchina Daniela esortava l’uomo a muoversi perché il marito stava per tornare a casa e lei non poteva non farsi trovare e soprattutto non poteva salire col rischio che lui era già lì nelle condizioni in cui si trovava. Con i capelli bagnati, senza trucco e con il viso palesemente provato dal pomeriggio appena passato. Di corsa salì le scale lanciò la borsa sul divanetto facendone cadere il contenuto e corse in bagno ad aggiustarsi. Di lì a pochi minuti sarebbe arrivato Rocco il suo amore. Perché nonostante ormai riusciva a scopare uomini diversi, nonostante amasse succhiare cazzi di ogni genere, amava sempre e più appassionatamente suo marito.


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