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L’inizio della vendetta

By 20 Luglio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Suona la campanella e inizia la giornata scolastica. Una giornata come un altra per me. Mi chiamo Luca, ho diciotto anni e sono il cosiddetto “sfigato” che c’è in ogni classe. Emarginato, preso in giro, solo.
Le ore di lezione scorrono lente, come al solito. Non sto nemmeno a seguire la serie di petulanti professori che entrano ed escono dall’aula. L’unica cosa che mi preme è tornare a casa a giocare con i videogiochi, o a leggere qualche fumetto. Una ragazza? No, non ce l’ho, non l’ho mai avuta, l’unica mia consolazione è stato un sito di racconti erotici. Non che i porno non mi attirino, anzi…però…però i racconti erotici hanno quel qualcosa in più… non so come definirlo, fatto sta che da tre anni a questa parte passo praticamente tutte le sere a leggere racconti erotici. Quelli che preferisco sono quelli di dominazione, e spesso mi immedesimo nel personaggio dominante. Non so perché, probabilmente la vedo come una piccola vendetta sul genere femminile, la nascita di tutti i miei problemi qui a scuola. Sì, perché magari vi sembrerà strano, ma la persona che ha iniziato tutto questo (le prese in giro, che hanno portato all’emarginazione) è una ragazza.
Si chiama Melissa ed (ormai) da cinque anni è una mia compagna di classe. Alta, bionda, occhi azzurri, porta una terza scarsa. è la classica snobbettina che crede che il mondo si deve piegare a lei solo perché ha una figa, come se fosse l’unica ad averla. Ho sempre sperato che si perdesse troppo dietro ai ragazzi o all’erba per passare l’anno, ma puntualmente ogni anno è stata promossa. Sempre per il rotto della cuffia, ma è stata promossa. E puntualmente finiva in classe con me l’anno dopo.
Suona la campanella che segna la fine della terza ora. Ricreazione. Evviva! Yuppie, che bello. Ovviamente sono sarcastico, la odio la ricreazione, è il momento in cui la gente mi bersaglia di più. Sì, anche se sono nel mio solito angolino in silenzio. Eccola che si avvicina sculettando nei suoi leggins neri che esaltano un culetto niente male. Peccato, un così bel corpo sprecato per una persona così merdosa.
– Hey sfigato, sei ancora qui? Ma non ti stufi a venire a scuola solo per farti prendere in giro? – dice con la sua voce squillante Melissa sbattendo tutto quello che avevo sul banco per terra solo per potercisi appoggiare. Lei si sporge verso di me per potermi vomitare addosso altri insulti, non sto nemmeno a sentirla. Non si accorge nemmeno che nella posizione in cui è, e grazie alla scollatissima maglia che porta, io posso veder benissimo il suo seno chiuso in un reggiseno nero col pizzo. Lancio giusto un occhiata. Poi mi fingo interessato ai suoi insulti.
-…è per questo che vieni a scuola è! Dovresti ringraziarmi, ti do uno scopo: il tuo scopo è farti insultare da me. Non lo trovi meraviglioso, merdina? Dì che è meraviglioso. – civetta.
In tutta risposta riceve uno sbadiglio. Certo, mi lascio insultare, ma certe soddisfazioni non gliele do.
Lo schiaffo arriva improvviso e mi sbatte a terra. Quella troietta non aveva mai osato alzare le mani su di me. La guancia mi brucia e un caldo liquido mi esce dal naso. Sto per reagire quando suona la campanella e rientra il professore. Non si degna nemmeno di chiedermi perché sto sanguinando. Ipocrita. Mi rimetto al mio posto e raccolgo quello che Melissa mi aveva fatto cadere.
Passo le successive ore di lezione a ribollire di rabbia, ora aveva decisamente esagerato. Dovevo trovare un modo per fargliela pagare.
La settimana proseguì normalmente, avevo deciso di attendere, prima o poi sarei riuscito a trovare un modo per vendicarmi. Prima o poi. Caso, o fortuna, o comunque vogliate chiamarla, l’occasione mi capitò il lunedì dopo.
Era la seconda ora e chiesi al prof di uscire dalla classe per andare al bagno. Ovviamente non sarei andato al bagno, ma mi stavo annoiando particolarmente e volevo prendere un po’ d’aria. Per uscire senza farmi vedere sgattaiolai fuori, dalle scale antincendio. La porta avrebbe dovuto contenere un allarme antincendio, come da norma, ma era rotto da mesi. Lo stato delle scuole italiane è penoso, l’ho sempre pensato. Fatto sta che scesi le scale e voltai l’angolo per ritrovarmi dietro la palestra. E così lo vidi, o meglio, le vidi.
Vidi Melissa e la sua migliore amica Lucia che si baciavano. Diedi solo un occhiata veloce prima di rigettarmi dietro l’angolo che avevo appena girato, per levarmi dal loro campo visivo.
Lucia era alta circa 170 cm e aveva gli occhi verdi. I suoi capelli lisci castani le cadevano sulle spalle. Aveva un bel fisico, magra e con una terza abbondante di seno. Fortunatamente le due ragazze non mi avevano visto e ne approfittai. Tirai fuori il cellulare e iniziai a filmare. Melissa stava premendo Lucia sul muro, mentre le loro lingue si intrecciavano. La mano di Melissa si infilò sotto i pantaloni di Lucia, probabilmente anche sotto le sue mutande, pensai. L’altra mano si infilò sotto la maglia e puntò verso un seno. Melissa fece staccare la sua amica dal muro e la girò, così che Melissa potesse toccarla con più facilità. E dai gemiti che Lucia iniziò a fare dedussi che Melissa ci sapeva fare. Un gemito più forte del solito mi fece capire che Lucia era venuta. Melissa tolse la mano dai pantaloni della compagna e se la portò alla bocca, leccandosi avidamente le dita.
Il tutto era durato solo qualche minuto, ma mi sarebbe bastato. Con quel video avrei avuto in pugno Melissa. Per sempre. Non che a scuola ci fossero omofobi, ma se quel filmato sarebbe stato visto, non so…dai professori, o dai genitori di Melissa, per lei sarebbe stata la fine. Se quel video fosse stato visto dagli studenti la sua vita sarebbe finita. E io non sarei più stato preso in giro.
Con un sorriso beffardo me ne tornai in classe, stando attento a non farmi vedere dalla mia ex aguzzina.
Il giorno dopo, durante l’intervallo, scrissi un biglietto per Melissa, dicendole che avevo un filmato da mostrarle, e di farsi trovare nei bagni dopo la fine delle lezioni. E dall’occhiata d’astio che mi lanciò intuì che aveva capito tutto.
Il bagno era scarsamente illuminato ed era come ogni bagno scolastico: malconcio (ovvero pieno di scritte e con qualcosa di rotto qui e lì), pieno di cubicoli, e sporco.
Non dovetti attendere molto che Melissa entrò, visibilmente alterata.
La ragazza portava dei leggins neri molto attillati che risaltavano il suo sedere a forma di mandolino e una maglia blu con un’abbondante scollatura. Era visibilmente alterata.
Cancellalo subito! – mi intimidì.
Ma se non sai nemmeno che filmato è! –
So benissimo che filmato è! Che altro potrebbe essere? –
Ok, lo cancello. – dico prendendo il cellulare e eliminando il filmato davanti ai suoi occhi. Appena apparve il messaggio di avvenuta cancellazione mi arrivò uno schiaffo in faccia e caddi a terra. Mentre Melissa iniziava a tirarmi i calci scoppiai a ridere, era davvero così stupida?
Perchè ridi cretino? – mi chiede fermando i calci, forse ci stava arrivando pure lei.
Ho delle coppie, tante, e se non fai quello che dico, le coppie gireranno. Non vuoi che quel video giri, vero? –
Melissa mi guardò con astio, e tenne lo sguardo fisso su di me mentre mi spostavo vicino a uno dei cubicoli del bagno e lo aprii.
Entra ‘ ordinai.
Tu non mi puoi dare ordini. – disse solamente, stando ferma.
Sospirai.
Non so se hai capito in che situazione sei. Hai due possibilità: uno, eseguire i miei ordini e salvarti la reputazione o, due, uscire da quella porta e venire sputtanata. A te la scelta. –
come previsto Melissa si infilò nel cubicolo del bagno, e io la seguii, tirandomi dietro la porta. Lo spazio era stretto e dovevamo star praticamente attaccati. Sentivo il suo seno sul mio petto. Sorrisi, piantandole una mano sul sedere e palpeggiandola bene. Il suo sedere era morbido sotto la mia mano.
Sei solo un porco. – mi attaccò, tentando di far resistenza.
No, no, no, così non ci siamo. O fai quel che dici o devo punirti. – dopo quelle parole sembrò tranquillizzarsi. La mia mano continuava a palparle il culo, poi mi staccai da lei.
Spogliati. – le dissi.
Lei fece una faccia sorpresa, ma aveva capito che se non l’avesse fatto avrebbe pagato le conseguenze, così decise di spogliarsi. Prima levò le scarpe da ginnastica, poi si levò la maglietta, rivelando un reggiseno nero con il pizzo, infine si levò i leggins, mostrando un perizoma che si intonava con il suo reggiseno.
Ho detto spogliati. – ribadii.
Melissa tentò di ribattere ma la zittii, così decise di slacciarsi il reggiseno. Appena se lo tolse due capezzolini turgidi fecero la loro comparsa, circondati da un’aureola rosea non troppo grande. Un attimo di esitazione poi si tolse anche il perizoma, rivelando una fighetta del tutto depilata.
Oh, ma che belle che siamo. – le dico, poi una mano corre rapida verso il suo basso ventre. Era un lago. – E siamo anche eccitate a quanto pare. Ora, lasciami giocare un po’ con il tuo corpo, non voglio sentire volare una mosca, capito? –
lei annuì imbarazzata. Io iniziai a baciarle il collo liscio, mentre le mie mani tornarono a palparle il culo. Con la lingua iniziai a scendere e a salire, passando dal collo all’orecchio e dall’orecchio al collo, intanto la spingevo verso di me. Sicuramente avrà notato la poderosa erezione che ho già da tempo. La mia lingua scende verso il suo seno, prendo in bocca un capezzolo, lo succhio, lo lecco, lascio la mia lingua vagare. Intanto le mie mani si spostano, una va verso l’altro seno, per stringerlo un po’. Le dita iniziano a giocare con il capezzolo pizzicandolo e girandolo con delicatezza. L’altra mano invece arriva fino alle cosce, trovandole chiuse. Le do uno schiaffo su una natica per farle capire di aprirle, e lei esegue. Le mie dita si fanno strada in lei, è bagnatissima. Ed è anche molto stretta. Credo che le faccia un po’ male avere due dita dentro, ma poco importa. Mentre con l’indice e il medio la sditalino il pollice fa pressione sul clitoride, e a quanto pare a Melissa non dispiace, visto che è da un po’ che ha iniziato ad ansimare. Sembra si stia trattenendo dal fare rumore. E la cosa mi eccita. Inizio a mordicchiarle un capezzolo, fino a farle male. In quel momento un urlettino le sfugge.
Mi allontano da lei.
Avevo detto che non doveva volare una mosca, ora devi essere punita. – Dico calmo.
Sei uno stronzo, l’hai fatto apposta. Sapevi che qualcosa mi sarebbe sfuggito prima o poi. –
In tutta risposta le prendo la testa e gliela spingo giù. Oppone un po’ di resistenza ma alla fine si inginocchia. Ora il mio pacco è davanti al suo viso. Sa cosa voglio. Con le mani mi sbottona i jeans e mi abbassa le mutande, trovandosi davanti un pene di medie dimensioni.
succhia, troia. – Le dico spingendo la mia cappella sulle sue labbra, che dolcemente si schiudono.
E mentre lo fai, toccati. – le ordino.
Subito la sua mano corre sul suo clitoride e inizia a stuzzicarlo, mentre l’altra mano sta alla base del mio cazzo. La sua bocca fa su e giù sulla mia asta, mentre sento la lingua sulla cappella, o che circonda il mio membro. Poi lo tira fuori dalla sua bocca e inizia a leccare l’asta e a succhiare le palle, mentre con la mano mi fa una sega. Ci sa fare la troia con i pompini.
Sento dentro di me l’orgasmo crescere mentre lei continua questo suo gioco di bocca.
Smette di succhiarmi le palle e torna sulla punta, mentre noto che la mano che ha sul suo clitoride aumenta il ritmo.
In quel momento le prendo la testa e gli spingo il cazzo in bocca, iniziando a scoparla come più mi aggrada. Per un momento mi sembra sorpresa, poi accetta anche questa umiliazione, sperando che finisca presto.
In pochi minuti le vengo in bocca, senza dirle niente, mi limito a tenerle la testa ferma in maniera che non mi possa sfuggire.
Ingoia. – le dico.
Con le lacrime agli occhi esegue.
Puliscimi bene. – sento la sua lingua che lecca la cappella.
Mi stacco e mi rimetto mutande e pantaloni.
Lei rimane ferma, con una mano in mezzo alle gambe, i capelli spettinati, in ginocchio, fissandomi. Un rivoletto di sborra le cola dall’angolo della bocca. Sembra un cerbiatto ferito.
Vieni a casa mia domani dopo le lezioni, non farti vedere da nessuno. Domani ti spiegherò come sarà il nostro contratto. – e dicendo questo, me ne andai, lasciandola là.

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