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Racconti Erotici Etero

L’inizio di una cyber-storia

By 11 Ottobre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Questa storia a raccontarla non può sembrare nemmeno vero eppure quello che vi racconto è avvenuto veramente; e le sue conseguenze proseguono anche adesso.
Il tutto iniziò quasi un anno fa, io ero a parlare con Michele, un mio amico, su una chat istantanea e stavamo parlando del più e del meno quando entrammo in argomenti alquanto ‘osceni’

‘Tu se ne avessi la possibilità chi di fotteresti ? – mi disse così a bruciapelo

Ci rimasi un po’ a pensare. Di donne e di ragazze che mi sarei fatto ce ne erano molte ma una in particolare mi stava ossessionando da alcune settimane. Ed era la mamma di Michele, che la vidi un giorno per caso a casa del mio amico; io dovevo andare in bagno e la vidi nuda mentre si spogliava per fare la doccia. Con grande imbarazzo mi scusai e mi fiondai fuori dal bagno.
Era sulla quarantina, alta e dal fisico prestante e muscoloso infatti nel tempo libero andava in palestra come personal trainer di body building. Aveva dei lunghi capelli mori ma da un periodo a questa parte li portava corti per via del sudore e del caldo di luglio, tagliati quasi a spazzola che le davano quasi un tocco di maschilità benché fosse tradita da un vistoso petto, che anche se pur muscoloso per una donna, metteva in risalto la sua splendida quarta abbondante.
Aveva un ventre piatto e teso che avrebbe fato sfigurare un ventenne, portava un piccolo piercing all’ombelico e aveva due gambe che sembravano quelle di un uomo, da quanto erano robuste e tonificate. E la cosa che mi eccitò quel giorno era che si rade la fichetta, lasciando solo un ciuffetto di peli, a mo’ di ricordo che una volta lì regnava una folta peluria.
Mi ci sparai innumerevoli seghe, me la immaginavo di nuovo nuda dentro la mia testa mentre si sditalinava ma alla fine il suo ricordo iniziò ad affievolirsi, fino a quel giorno in cui non so come il suo ricordo mi torno alla mente.

Quindi gli dissi al mio amico:
‘Voglio essere franco: mi scoperei senza pietà tua madre’ – e fui davvero sincero che per sdrammatizzare gli inviai diverse smile che ridevano, per far sembrare le mie parole uno scherzo.
Attesi ma non ottenni risposta, credevo di averlo offeso e quindi gli feci le mie scuse:

‘Dai Michele, sto’ scherzando nn te la prendere’ – ma ancora non rispose. Alla fine comparì la scritta che mi mise in attesa di cosa dovevo aspettarmi ‘Michele sta scrivendo un messaggio’

‘Si, nn ti preoccupare. E quindi di fotteresti per davvero lei? E cosa gli faresti?

Visto che sembrava che anche lui l’avesse presa come uno scherzo, gli risposi sul serio cosa gli avrei fatto:
‘La farei appoggiare al bancone che hai in cucina e poi mi divertirei ad incularla finché non mi pregherà di smettere. E allora gli trapanerò la fica finché non sverrà’ – lo so, su un argomento del genere potevo essere più fine ma avevo già il cazzo in tiro a pensare a simili cose e non sono riuscii a trattenermi.

Rimasi alcuni attimi senza scrivere e poi mi inviò un altro messaggio: ‘E poi? ‘
Io che ero già eccitato continuai a raccontagli la mia fantasia mentre intanto me la immaginavo nella mia testa: ‘ poi la porterei sul letto dei tuoi genitori e inizierei a leccarle la figa, non lasciandogli tregua e leccandola fino allo sfinimento. Poi riprenderei a scoparmela; gli porterei le gambe sopra le mie spalle e la fotterei senza pietà, con dei colpi spaventosi da farle urtare la testiera del letto e facendola urlare come una matta’

Ero davvero eccitato a pensare ciò, avevo il cazzo talmente in tiro che premeva contro le mutande e i jeans per poter uscire; mi immaginavo la scena, io col le sue gambe lisce e vellutate sopra la mia schiena mentre gli infilavo il cazzo duro come un bastone dentro la fica ormai grondante e spanata, dandogli delle penetrare con tutta la forza del mio corpo e facendola sbattere per davvero contro il letto… oddio era troppo bello ma solo una fantasia per realizzarsi veramente ma in quel momento avrei dato ogni cosa per esserci per davvero davanti alla sua fica…

Il mio amico ancora tardava a rispondere e quindi gli rivolsi la sua stessa domanda, tanto per sentir lui cosa avrebbe detto e per divagare la conversazione da sua madre. E il messaggio che ricevetti mi gelò il sangue nelle vene:

‘ Per davvero tu mi faresti tutte queste cose? Ne sono davvero lusingata! ‘

Ci rimasi di stucco, stavo veramente parlando con sua madre anziché il mio amico? Era uno scherzo senza dubbio, l’aveva detto per farmi prendere un colpo. E se invece era per davvero sua madre?
Da quanto tempo era al suo posto? Sicuramente da quando ho detto della mia fantasia…
Nel dubbio gli chiesi:
‘Dai Michele non scherzare!’
E la risposta:
‘Beh, mi dispiace deluderti Luca ma sono sua madre, Michele è uscito quasi dieci minuti fa con suo padre; ha lasciato il pc acceso e mi sono avvicinata’
Mi sentivo in imbarazzo, volevo morire o sparire dalla faccia della terra eppure avevo il cazzo ancora in tiro e sapere che la donna della mia fantasia sapeva cosa gli avrei fatto e che si sentisse lusingata mi mandava in ebollizione…

‘Luca sei ancora lì, hai perso la lingua? ‘ – mi scrisse la madre di Michele
Io non riuscivo a muovermi, da quanto ancora ero imbarazzato ma dovevo dire qualcosa
‘Signora naturalmente io stavo scherzando… quelle cose non le pensavo sul serio… era solo un modo di…. giocare tra di noi, mi scusi anzi se… beh… ho detto quelle cose… io…’
‘Tu invece lo pensi veramente. E quelle cose me le vorresti fare sul serio, ammettilo’ – ‘e poi mica mi offendo, anzi, vista la mia età è un onore turbare la mente di un ragazzino come te’
‘Signora glielo ripeto, stavo scherzando. Quelle cose non le pensavo sul serio e poi…’ – cercai di inventarmi qualche scusa ma non me ne veniva nessuna in mente e quindi decisi di disconnettermi di colpo, interrompendo la conversazione.
Rimasi a fissare lo schermo, pensando e ripensando a cosa era successo? Per davvero la madre di Michele aveva letto quello che avevo scritto? E se l’avesse detto al marito e dopo avrebbe chiamato i miei genitori per fargli sapere che razza di pervertito fossi? Ma sua madre era davvero uno spettacolo, aveva un fisico da atleta, un seno da favola; a occhio e croce direi una terza, forse una quarta ma era davvero tonico e muscoloso.
Un’estate di alcuni anni fa le nostre famiglie andarono al mare insieme e riuscii a sbirciare la madre quando si cambiava il costume del reggiseno, nella rapidità con cui si cambiò, riuscii a vedere un capezzolo, ma il seno sera senza dubbio sodo benché fosse sulla soglia dei quaranta.
In ogni caso mi ero fissato sulle conseguenze di quello che avevo detto e mi aspettavo il peggio; quella sera stessa a cena ero muto come un pesce e sudavo freddo, attendendo la fatidica chiamata da parte della madre di Michele ma per fortuna quella sera non arrivò, e neanche nelle sera successive.
Col passare dei giorni il pensiero mi passò ma rimase in me un pizzico di eccitazione al pensiero che i miei desideri sessuali erano stati letti proprio dalla diretta interessata. Ma in ogni caso su internet non mi feci rivedere; con Michele trovavo sempre qualche scusa per non essere reperibile e siccome i fatti si svolgono verso agosto, riuscivo sempre a non farmi trovare in casa.
Passarono quasi due settimane e alla fine, quando pensai che le acque si fossero calmate mi riconnettei: bene, Michele non era connesso. Come inizio andava bene.
Mi misi a gironzolare per qualche sito, senza uno scopo preciso; provai a esercitarmi con il programma di disegno tecnico, infatti faccio una scuola per futuri ingegneri, ma non ne avevo voglia.
Mi allontanai dal pc e andai in cucina a prendere da bere; in casa regnava il totale silenzio visto che i mie genitori fino a sera non tornavano e quindi mi venne voglia di fare quello che mi rilassa di più, cioè stare per casa completamente nudo. Quindi abbassai tutte le tapparelle, chiusi le finestre e mi spogliai. Nel passare davanti a camera mia, vidi sullo schermo una finestra in basso che lampeggiava, segno che qualcuno mi aveva scritto un messaggio.
Aprii la finestra, era Michele. Mi aveva inviato un trillo.
Non sapendo cosa dirgli, gli dissi solamente ‘ciao’ ma non ottenni risposta e quindi mi ero già rialzato quando arrivò un altro messaggio: ‘ciao Luca, che fai? ‘
Quella banale frase mi insinuò immediatamente il tarlo del dubbio: era davvero Michele? Non ci chiamavamo mai per nome, perché adesso aveva preso a farlo?!
‘Niente, ero in casa. Ma sei Michele vero?’ – speravo che fosse per davvero lui sennò l’altra persona che mi veniva in mente mi avrebbe messo ancora in imbarazzo
‘Mi dispiace deluderti ma sono ancora sua madre, Michele è uscito stamani e ancora non è tornato’
Oddio, era ancora lei… e adesso cosa gli potevo dire?
‘Oh… salve signora. Beh… mi dispiace che sia uscito’
‘Mi aveva detto che era da un pezzo che cerchi di evitarlo. Per caso è per colpa della nostra conversazione di alcune settimane fa? ‘
Tardai a rispondere, volevo di nuovo uscire ed ero sul punto di farlo quando arrivò un’altro messaggio: ‘Se è per quello non ti devi preoccupare, non l’ho certo detto né a mio figlio, né a mio marito ammesso che qualche volta lo veda e né tanto meno lo verrò a raccontare ai tuoi genitori’
Ero ancora indeciso su cosa scrivere e la voglia di uscire era ancora tanta ma quelle parole mi calmarono e quindi volli rispondere: ‘In effetti è di quello che avevo paura, per questo in queste settimane ho evitato suo figlio, credevo che glielo avesse detto. Grazie tanto signora e mi scusi ancora, non volevo dire…’
‘Non ti preoccupare e non ti scusare ancora, non ce n’è bisogno. Io non dirà nulla, a patto che…’
La calma di poco fa era subito sparita per lasciare posto a un’altra paura, stavo già iniziando a sudare freddo.
‘A patto cosa? ‘ – non scrissi altro, non avevo in mente una reazione del genere, né mi aspettavo da lei una richiesta simile
‘A patto che tu svolga alcuni miei compiti. Niente di tanto impossibile comunque’ – sembrava una richiesta da niente, quasi banale ma non avrei pensato che in seguito diventasse una vera ossessione.
‘Beh volentieri signora. Per esempio cosa dovrei fare? ‘ – in effetti mi sembrava il minimo per scusarmi; darle una mano nei piccoli lavoretti di casa era una sciocchezza, peccato che non fosse quello che intendeva lei…
‘Intanto smettila di chiamarmi signora, per te adesso sono Sonia. E riguardo ai compiti, adesso non saprei…’ – piccola pausa – ‘per esempio potresti realizzare un piccolo sfizio che da tempo vorrei togliermi’
‘Mi dica, no scusa, dimmi pure Sonia’ – chiamarla per noi mi fece sussultare il compagno dei piani inferiori ma non come la richiesta che dopo mi fece…
‘Ne ho tanto sentito parlare ma non l’ho mai fatto prima. Tu faresti del sesso virtuale con me? ‘

Ci rimasi veramente di stucco, mentre il mio compagno fece un salto che lo portò subito sull’attenti. In effetti avevo provato a farlo alcune volte con alcune tizie conosciute in internet e una volta con una mia compagna di classe ma non furono molto appaganti come esperienze e da quelle occasioni in poi non mi era più capitato. Mi ripresi un attimo dalla sorpresa e gli risposi:
‘Oddio Sonia, sinceramente la cosa mi intriga molto ma beh… mi sento imbarazzato a parlarne con lei, la mamma di un mio amico’
‘Non dire così, considerami come una donna qualunque e non come la madre di Michele. Comunque la tua risposta la prendo come un si,d’accordo? ‘
Rimasi muto. Mi venne subito in mente una domanda: ma cosa stavo facendo? Ma rispose per me un’altra parte di me, che mi disse: fregatene!
‘Si Sonia, però beh… l’hai mai fatto, sai di cosa si tratta? ‘ – mi venne in mente di domandarglielo, nella speranza che almeno lei ne sapesse un po’ più di me.
‘Provai alcune volte ma non provai quello che mi aspettavo e che avevo sentito dire in giro’
‘Lo stesso per me allora’
‘So che si tratta solo di un rapporto tramite la trasmissione di messaggi di natura esplicitamente sessuale, tramite internet e programmi annessi, tipo la posta elettronica, la messaggistica istantanea o la video chat’
‘Non avrei saputo spiegarlo meglio!’ – non so’ come mai ma adesso mi sentivo a mio agio a parlare con lei, benché fosse un argomento alquanto scabroso da tenere tra un ragazzo e un adulto ma mi stava intrigando non poco
‘In ogni modo a te sta bene allora?
‘Si Sonia, anche se devo dirti che mi sento un po’ imbarazzato…’
‘Allora comincio io: sono seduta davanti alla scrivania di Michele, sto indossando solo un paio di shorts di jeans e una canottiera. Iniziò a togliermi la canotta: il reggiseno non lo porto, mi stringe troppo in estate; inizio a palparmi i seni, porto una terza anche se mi trovo meglio in una quarta.
Mi inumidisco un dito con la lingua e poi lo passo sui capezzoli, ormai intirizziti; con l’altra mano mi insinuo negli shorts, poi sulle mutandine e raggiungo la mia fichetta depilata… Un brivido mi percorre tutta la schiena, partendo dal mio culetto e arrivandomi alla testa, facendomi involontariamente sussultare. Cerco di insinuare il mio ditino, fa un po’ resistenza ma alla fine entra ed io inizio a gemere poi con l’altra mano…’
Silenzio.
Io mi fiondo sulla tastiera e digito freneticamente: ‘ E con l’altra mano?
A quel punto lei, mi chiede: ‘Adesso tocca a te, dai, fammi godere per davvero’
Io sulle prime rimango interdetto, non sapevo che dire ma mi dico: ‘Eddai, che ti ci vuole, basta dirgli due cazzate e il gioco è fatto!’
Ormai non mi controllavo più, comandava il mio amichetto al piano di sotto ormai in tiro come non mai; il suo scopo era continuare quel giochetto, anche a costo di descrivere ciò che non era vero con un pizzico di realtà ma d’altronde, si basa su questo la chat, descrivere un po’ di vita reale con una buona dose di fantasia.
E giù, continuiamo il gioco mi dissi:
‘Io sono seduto alla mia scrivania, tutto nudo. Infatti prima che venissi qui al pc mi ero già tolto i vestiti per starmene in completa libertà in casa. Indosso solo una maglietta, una T-shirt presa in un negozio in centro.
Il mio compagno, è così che lo chiamo, non so di preciso quando sia lungo, non mi sono mai messo a misurarlo ma così ad occhio e croce direi sui dieci centimetri anche se adesso mi sembra tanto più grosso visto che è diventato un coso enorme.
Comunque ti ho immaginata ed è bastato solo la tua immagine per farmelo rizzare e mentre più andavi avanti più si ingrossava mentre io pendevo avidamente dalle tue labbra mentre con una mano me lo massaggiavo, partivo dalle palle e con un tocco quasi impercettibile salivo su. I battiti stanno aumentando ad ogni tua parola. Adesso ho preso a masturbarmi, prima lentamente, afferrandomelo con decisione e poi ad ogni tua parola, prendo a menarmelo più velocemente.’

Le parole uscivano da sole dalle mia dita, come se stesse parlando il mio cazzo per me, e forse lo stava facendo per davvero. Volevo continuare ma un briciolo di logica mi ha fermato, dicendomi: Adesso fa parlare lei, quello che voleva l’ha voluto
E infatti gli risposti: ‘Ed adesso ti ripasso la palla, tocca a te’
E lei non se lo fece ripetere due volte.
‘Hai ragione, adesso tocca a me. Allora: un dito l’ho già infilato dentro la mia fichetta rasata, con l’altra mano mi sto sfiorando il culetto, me lo sfioro fino ad arrivare al buchetto. Cerco di penetrarlo ma ancora è stretto. Per un attimo riporto la mano alla lingua, inumidisco anche questo dito e riprovo adesso. Pian piano sta entrando, sento le pareti allargarsi per far posto al dito. E intanto continuo a sditalinarmi, adesso ho preso con foga a penetrarmi, prima con un dito adesso con due. Ho la fica che ormai gronda di umori, la mia mano è completamente intrisa dei miei liquidi mentre dietro mi do’ d’affare. Adesso che il buco si è allargato, posso farci passare tre, quattro diti. Ad ogni penetrazione una fitta di piacere mi scuote e mi spinge ad aumentare il ritmo’

Io a quelle parole mi masturbavo senza remore, ad ogni stantuffata aumentavo la presa sul cazzo con una mano e con l’altra mi massaggiavo le palle, volevo che quel momento non finisse mai ma ero al limite, stavo per venire.
Volli intrufolarmi nel dialogo, volevo che sapesse che stavo per venire e quindi scrissi:
‘Se non ti dispiace aspetta, sono quasi al limite e voglio descriverti.’ ‘Anche adesso mi sto segando con una mano e con l’altra scrivo.’
‘Fai pure, anch’io sto per venire’ – mi scrisse
E allora io continuai, aspettai un attimo per cercare di calmarmi ma senza farlo ammosciare (come se fosse stato possibile)
‘Allora: alle tue parole mi stavo masturbando, ogni minuto aumentavo il ritmo mentre mi martoriavo le palle, ormai sto ansimando, sto per venire. La cappella ormai mi sta per scoppiare, sento montarmi sempre di più la sborra, la sento salire. E intanto mi immagino io davanti alla tua fichetta impegnato a lapparla come non mai, vorrei farti godere mille volte e alla fine dovrai implorarmi di fotterti. E allora si che te lo sbatterò senza pietà facendoti urlare dal piacere. Ecco manca poco… oddio sto per venire…’
E di punto anche lei fa come me, senza dire nulla, inizia a scrivere:
‘Ormai anch’io ho voglia di godere. Voglio venire insieme a te. Aumento col ditalino, tolgo la mano da dietro e ritorno a toccarmi il seno, i capezzoli ormai turgidi, prendo a martoriarmi il petto, a stringermi una tetta fino a farmi male ma procurandomi solo fitte di piacere. Ed ecco… sto.. venendo si…’
‘Sono al limite, eccolo ci siamo… godoooo’

E venni copiosamente mentre ancora mi stavo segando, e con una mano mi stringevo le palle. Ansimai appena venni. Schizzai dappertutto, sporcando tappeto, tastiera e… schermo
Mi immaginai che anziché venire sul monitor fossi venuto sulle splendide tette di Sonia, dopo averla scopata come si deve.
‘Oddio grazie è stata una stupenda esperienza!’
Io stavo tornando lentamente ad uno stato normale e sinceramente ancora non mi rendevo pienamente conto di cosa avevo fatto, stavo lì col cazzo ancora in mano mezzo sporco di sperma guardando assorto lo schermo con una vistosa macchina.
La pulii con la prima cosa che mi trovai tra le mani (cazzo escluso ovviamente) e lessi; che troia che deve essere questa, pensai.
‘Si Sonia anche a me è piaciuta. Figurati che ho schizzato sullo schermo!
Un po’ mi vergognai a dirglielo ma a questo punto, tanto valeva essere franchi.
‘Che porcello che sei! Ma quanta ne avevi allora!
‘Beh signora, scusa Sonia, che ci vuoi fare…’ – dissi tanto per dire
‘Non ti preoccupare anch’io ho completamente inzaccherato la seggiola ma è stato davvero bello! Spero di rifarlo con te, se vuoi.
Lì per lì non ci pensai nemmeno più di tanto e gli dissi: ‘Si d’accordo, con vero piacere’
‘Ok allora, devo andare via e dare una sistemata. Spero di risentirci mio piccolo porcello’

E il contatto del mio amico Michele usci, lasciando lì come un bischero con il cazzo ormai moscio in mano, pensano ancora a cosa stessi facendo. Quasi mi pentivo e mi sentivo una merda per quello che avevo fatto ma ancora non sapevo cosa avrei ‘dovuto’ fare nei prossimi giorni!

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