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Racconti Erotici Etero

Loretta & Moussa

By 14 Maggio 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Se l’avesse vista qualcuno che la conosceva avrebbe pensato che fosse impazzita.
Loretta camminava nervosamente avanti e indietro continuando a guardare dalla finestra le vetrine del negozio di scarpe aspettando che aprisse.
Non aveva in realtà bisogno di un paio di scarpe, quella era stata l’unica scusa che aveva trovato.
In realtà il suo obiettivo era il commesso, uno stupendo senegalese che si era insinuato nei suoi sogni non dandole più pace e portandola a comportarsi in un modo che non avrebbe mai pensato.
Aveva tentato in diversi modi di incrociarlo, provocarlo, ma tutti i suoi piani fino ad oggi erano falliti. Così, per la prima volta, si era ritrovata a dovere cambiare il suo modo di rapportarsi con gli uomini.
Non aveva mai avuto bisogno di provocarli, forse perché provocava naturalmente, erano sempre stati gli uomini a prendere le iniziative e a lei non restava che decidere se andare avanti e fino a dove andare avanti.
Moussa, invece, non aveva mai preso iniziative, così si era trovata a decidere se prendere lei l’iniziativa e vedere cosa sarebbe successo.

Si era preparata con un abbigliamento semplice, mirato all’essenziale, una gonna morbida, corta ma senza esagerare e una maglia aderente. Tutto indossato rigorosamente senza biancheria intima.
Eccolo, finalmente, puntuale come sempre, elegante nei movimenti. Per un attimo il cuore le si era fermato e un fremito le attraversò lo stomaco. Le mani improvvisamente sudate. Non poteva tirarsi indietro proprio adesso.
Corse giù per le scale, un’ultima esitazione poco prima di entrare nel negozio, il campanello che segnalava l’ingresso di un cliente, pochi istanti e Moussa comparve. Il solito sorriso di cortesia si trasformò in un sorriso caldo e accogliente, quasi un abbraccio, un sorriso che su Loretta ebbe l’effetto di infonderle quell’ultimo pizzico di coraggio che le servì per continuare.
‘Ciao Moussa, avrei bisogno di un paio di scarpe
‘Ciao Lore, sei venuta nel negozio giusto, qui vendiamo scarpe
Ridere l’aiutava a sbloccare quelle tensioni che non la rendevano naturale.
‘Che tipo di scarpa hai bisogno ?’
‘Non ho un’idea precisa, volevo una scarpa con il tacco alto, comoda e particolare nello stesso tempo
Moussa lasciò correre lo sguardo sul corpo di Loretta, studiandola. Su di lei quello sguardo aveva l’effetto di una carezza intima. Il fremito nello stomaco tornò a farsi sentire e non solo nello stomaco.
‘Vediamo, la cosa migliore sarebbe cominciare con il farti provare un po’ di scarpe, accomodati su quella poltroncina, arrivo subito’
Loretta si accomoda e sfila le scarpe. Si massaggia nervosamente i piedi.
Moussa compare con una pila di scatole in mano.
‘Queste sono quelle che più mi piacciono e che sono convinto ti possano stare bene – Moussa estrae dalla scatola un paio di scarpe rosse dalla forma abbastanza particolare ‘ sono fatte con una pelle molto morbida e la forma del tacco slancia le tue bellissime gambe lunghe.’

La scelta del modello di scarpe lasciò pensare a Loretta che Moussa la stesse provocando.
Il tacco vertiginosamente alto, rosse come colore della passione, del fuoco e quel laccetto alla caviglia.
Prese la scarpa dalle belle mani di Moussa e la osservò per qualche istante. Poi con un sorriso malizioso osservò Moussa e si alzò.
Se c’era una cosa di cui era sicura al cento per cento, era l’effetto che faceva sugli uomini il suo sedere a dir poco perfetto.
Provocatoriamente si girò, appoggiando il piede sulla poltroncina per infilare ed allacciarsi la scarpa mettendolo in bella mostra. Poteva sentire il suo sguardo tentare di penetrarle sotto il sottile tessuto della gonna, il suo respiro cambiare ritmo.
Quando tornò a girarsi verso di lui, nonostante la carnagione scura, si poteva notare un cambio della colorazione.
“Forse dovrei provarle tutte e due per rendermi conto di come stanno”
Immobile aspettava una risposta di Moussa. Dopo qualche secondo in cui sembrava non avere capito, Moussa si inginocchiò ai sue piedi, infilandole e allacciandole anche la seconda scarpa. Il tocco di quelle dita sulla pelle di Loretta faceva uno strano effetto. Lei non riusciva a trattenersi dall’ immaginare quelle dita che sfioravano il suo corpo. Per un istante chiuse gli occhi cercando di riprendere il controllo. Quando li riaprì lui era ancora in ginocchio che la ammirava dal basso.
“Prova a camminare fino allo specchio, vediamo che effetto ti fanno”
Lentamente, dondolando, cercando di meditare quale poteva essere la prossima mossa, si avvicinò allo specchio. Le scarpe non erano male e Moussa aveva ragione, esaltavano ancora di più la forma delle sue lunghe gambe.
Tornando alla poltroncina fece una piccola smorfia “Belle ma … un po’ scomode, mi fa male la pianta del piede”
“Lasciami guardare”
Lui le sfilò delicatamente le scarpe e iniziò a massaggiarle le piante dei piedi. Loretta si abbandonò a quel tocco sapiente, quasi innocente. Poi sentì le sue mani salire lungo il polpaccio. Come in un sogno incoscientemente lasciò che le gambe si schiudessero. Le mani di Moussa continuavano a salire sempre meno innocenti. Le gambe di Loretta si allargavano sempre più, obbligando la corta gonna ad arrampicarsi lungo le sue cosce, offrendo a Moussa la vista del sesso di Loretta lucido di desiderio.
Il suono del campanello che segnalava l’ingresso di un cliente ruppe improvvisamente lo stato di trance.
“Arrivo subito”
Loretta spalancò gli occhi e di fronte a lei Moussa era visibilmente eccitato e infastidito da quella interruzione. Rapida, senza concedergli il tempo di ritrarsi, gli rubò un bacio sussurrandogli nell’orecchio “Ti aspetto questa sera’ e lasciandogli scivolare in mano un bigliettino.

Loretta aveva cercato di studiare tutto nei minimi particolari.
Manuela le aveva lasciato le chiavi della villetta prima di partire per Monaco, una casa isolata fuori dal paese dove nessun occhio indiscreto avrebbe potuto vederli e nemmeno sentirli.
Il frigo era rifornito di cibi freschi che non avevano bisogno di cottura, la cena in realtà non era qualcosa di cui si era particolarmente preoccupata.
Per la casa erano strategicamente sistemate candele profumate e incensi che avrebbero dovuto creare la giusta atmosfera.
Quando ritenne che tutto fosse perfetto decise di dedicare un po’ di tempo a se stessa.
Un lungo bagno bollente e rilassante era quello che ci voleva per distendere i nervi e allentare quella tensione che avrebbe potuto rovinare tutto.
Distesa nella vasca da bagno intorpidita dal calore dell’acqua quasi non si era accorta del tempo che passava. Le sette erano arrivata velocissime e Moussa oramai stava per arrivare.
Si strofinò vigorosamente con una spugna morbida e si cosparse di un olio idratante e profumato che rendeva la sua pelle liscia e lucida, esaltando la tintarella che tanto costosamente si era procurata.
Indossò il completo intimo corallo, che copriva lo stretto indispensabile e sentì il rumore delle gomme che facevano scricchiolare la ghiaia.
Era arrivato, non poteva essere che lui.
Il cuore iniziò a martellare e dovette sforzarsi per non farsi prendere dall’agitazione. Ci erano voluti mesi per prendere il coraggio di invitare Moussa visto che lui non si decideva a fare la prima mossa e adesso non poteva mandare tutto a monte.
Indossò le scarpe che Moussa le aveva fatto provare quella mattina e scivolò verso il salone giusto in tempo per sentirlo bussare timidamente alla porta.
‘Entra ‘ &egrave aperto’
Moussa aprì lentamente la porta. La casa era fiocamente illuminata dalle candele. Gli ci volle qualche istante per adattare la vista e scorgere la sagoma di Loretta in fondo alla stanza.
Solo quando lui chiuse la porta lei si decise ad avvicinarsi in modo che lui potesse vedere la semplicità degli abiti che lei indossava.
Se pensava che si sarebbe trattato semplicemente di una cena, doveva essere un idiota. Certo non si aspettava che la serata sarebbe iniziata cosi esplicitamente.
La sua figura si irrigidì evidenziando tutta la sua timidezza, ma Loretta non cedeva e continuava ad avvicinarsi.
Lui faticava a fissarla negli occhi come avrebbe previsto la sua cultura, continuava a lasciare correre lo sguardo lungo il corpo nudo e lucido di Loretta, deglutendo in continuazione.
Loretta desiderava da troppo tempo un contatto con quel corpo che andasse oltre a quello che era possibile nel mezzo di una pista da ballo, e lui per troppe volte le aveva lasciato sentire attraverso il pantaloni il suo desiderio.
Pochi millimetri li separavano. ‘Benvenuto’ gli sussurrò. E poi lentamente lasciò che le sue labbra assaporassero quelle di lui.
Era un bacio casto all’inizio, per i primi secondi, poi la passione prese il sopravvento e mentre le loro lingue iniziavano a conoscersi sempre più profondamente, le mani di Loretta accarezzavano quel corpo muscoloso, litigando con i bottoni della camicia per potere toccare finalmente quella pelle cosi scura, conoscerne la consistenza, l’odore, il sapore.
Lui restava immobile mentre lei baciava ogni millimetro del suo petto, scendendo sempre più verso il basso.
Le dita ora litigavano con l’ultimo ostacolo che la separava dall’oggetto del suo desiderio.
Cercando i suoi occhi lasciò scivolare i pantaloni verso terra. Dolcezza, timidezza e il fuoco della passione si mescolavano in quegli occhi scuri, ipnotici.
Abbassando lo sguardo si trovò di fronte al suo sesso. Quello che aveva immaginato attraverso il tessuto era solo una parte della realtà. Moussa incarnava le leggende sulla dotazione dei colored e il suo membro non completamente eretto aveva già delle dimensioni ‘ interessanti.
Timidamente Loretta lo avvicinò alla propria bocca.
Moussa sapeva che per le donne bianche poteva essere tanto stuzzicante quanto un problema. La lasciava fare lasciandole prendere confidenza con il suo corpo.
Lentamente lo lasciò scivolare tra le labbra, gustando quel fremito che tutti gli uomini provano quando il loro sesso scivola nella bocca di una donna. Era una sensazione di onnipotenza. Mentre prendeva coraggio, confidenza, aumentando i movimenti, il sesso di Moussa iniziava a prendere sempre più consistenza.
Loretta sembrava averci preso veramente gusto quando lui dolcemente la fermò.
La sollevò in piedi, baciandole la bocca che tanto piacere gli aveva dato, poi la prese in braccio portandola sul divano.
Le sue dita lunghe accarezzarono il suo corpo e magicamente fecero sparire la ridotta biancheria.
Loretta aveva chiuso gli occhi lasciandosi trasportare dalle sensazioni di quelle carezze. Un fremito la attraversò, quando sentì le dita di lui avvicinarsi all’inguine, aprirsi la strada nella stretta striscia di peli che aveva accuratamente lasciato, sfiorare la clitoride e delicatamente scivolare dentro di lei.
‘Devo essere sicuro che tu sia perfettamente bagnata, altrimenti potrei farti male.’ La sua voce era diversa, era una melodia sussurrata che faceva vibrare qualcosa di nascosto dentro di lei.
La sua bocca baciò le labbra di Loretta, scivolando poi sul suo petto e poi ancora giù.
Le dita e la lingua di Moussa ora si prendevano cura di lei. Aveva l’abilità di portarla al vertice del piacere e poi di lasciarla scendere delicatamente, impedendole così di raggiungere immediatamente l’orgasmo.
Aveva appoggiato le mani sulle ginocchia e aveva sentito il suo corpo scivolarci in mezzo e il suo grosso membro appoggiarsi sulla sua clito. Istintivamente Loretta aveva aperto ancora di più le gambe. ‘prendimi, ora ‘ adesso!’
Era un sussurro roco, non era una richiesta, era un ordine.
Lo sentì puntarsi e spingere piano, riempirla come mai prima si era sentita piena.
Istintivamente, per non urlare, gli afferrò il viso baciandolo con tutta la passione che aveva in corpo.
Ad ogni spinta il suo corpo si adattava sempre di più, accettando con sempre minore difficoltà quel grosso membro, concedendo a lui di spingere con sempre maggiore desiderio . Lei si avvinghiò ai suoi fianchi con le sue lunghe gambe, iniziando a spingersi contro di lui, incitandolo a spingere sempre di più.
Chiuse gli occhi, cercando di trattenere quell’orgasmo che sentiva arrivare violentemente, volendo aspettare anche quello di lui che non sembrava così vicino. Ma lui non le concedeva tregua affondando sempre di più i colpi e Loretta si ritrovò a gemere e tremare di piacere solo pochi minuti dopo che era sotto quel corpo che tanto aveva desiderato.
Moussa rallentò fino a fermarsi dentro di lei. Loretta sentì che tentava di sfilarsi. ‘Godi, ti prego, godi dentro di me’
Lui non rispondeva.
Allora lo fece sedere sul divano. ‘Lascia fare a me’
In ginocchio tra le sue gambe ricominciò quello che aveva iniziato.
Quel grosso cazzo, ora lucido dei suoi umori, era troppo goloso per essere lasciato in pace. La sua lingua, le sue mani, le sue labbra e la sua bocca si presero cura di lui così efficacemente che dopo qualche minuto iniziò a sentirlo gemere. Era il momento. Rapida come una pantera gli si sedette sopra e mentre le mani e la bocca di Moussa correvano ovunque sul suo corpo le lo cavalcava sempre più sfrenatamente sentendo sbattere il glande in fondo.
Il fiotto caldo del suo piacere, la cappella che pulsava violentemente dentro di lei ad ogni schizzo la portarono ad un altro intenso orgasmo. Fremente e sfinita di piacere si abbandonò contro il corpo di lui, lasciando che la sua grossa carne continuasse a riempirla.
Per un lasso di tempo difficile da definire, vagabondò per una dimensione parallela. Le mani di Moussa che le accarezzavano i capelli e la schiena la riportarono al presente.
Lo guardò negli occhi. Avrebbe voluto dire qualcosa ma nello stesso tempo aveva paura di rovinare tutto. Due età, due culture, due razze diverse. Avevano parlato poco e ballato molto. Era nato un desiderio, reciproco, ma tutto era giocato su un equilibrio difficile e delicato.
Gli accarezzò il viso, lo baciò delicatamente, poi si alzò. Mentre andava in cucina sentiva gli occhi di lui incollati sul suo sedere. Un fremito.
Rapidamente dispose su un vassoio qualche stuzzichino da mangiare assieme e tornò da lui sul divano. Gli si accomodò ancora sopra a cavalcioni appoggiando il vassoio sul divano.
Gli era tornato quello sguardo da cucciolo indeciso, ma oramai non era più un problema.
Fece per dire qualcosa ma lei dolcemente lo zittì appoggiando le dita sulle sue labbra.
Aveva fatto incetta di tutto quanto poteva comperare di pratico e afrodisiaco. Non conoscendo i gusti di Moussa sperava di non rovinare tutto con quello.
Sushi, gamberetti, ostriche, caviale, bocconi già pronti per imboccare il proprio amante.
Loretta avvicinò un gamberetto alle proprie labbra, lo succhiò con meditata provocazione e lo portò alla bocca di Moussa.
Lui si lasciava imboccare dolcemente, poi prese coraggio e comincio a imboccare anche Loretta. Cibo e sesso sono spesso accomunati e parte dello stesso gioco. Le loro dita e le loro bocche giocavano con il cibo e con il corpo lasciando crescere nuovamente l’eccitazione.
Loretta sentiva il cazzo di Moussa ricominciare a pulsare contro la sua clito, e questo provocava in lei continue contrazioni di piacere e una produzione di umori che oramai sentiva colare sempre più abbondanti.
Non resisteva più e allora scivolo di nuovo in ginocchio tra le sue gambe.
Cosparse di salse quel possente gambo di carne e cominciò a leccarlo con la lingua.
Sentiva ad ogni colpo di lingua crescere il desiderio in lui della sua bocca, ma lei gliela negava.
Ora era nuovamente duro e grosso, impressionante.
Lo impugnò e lo lasciò scivolare in bocca cercando di ingoiarlo tutto. Impossibile. Restavano fuori dalla sua bocca almeno 3, 4 dita di carne. Un brivido di paura quando lui le appoggiò la mano sulla testa. Ma lui, dolce, invece la guidava in un ritmo che diventando più piacevole per lui, diventava più piacevole anche per lei. Sentire quella carne pulsare nella sua bocca accresceva il suo desiderio.
Nonostante i capogiri di piacere, Loretta riuscì a ricordarsi che aveva preparato qualcosa di speciale per lui.
Succhiandolo con tutte le sue forze e guardandolo negli occhi lascio scivolare fuori dalla bocca la sua grossa verga. Moussa voleva chiederle qualcosa ma la luce negli occhi di Loretta lo bloccò.
Lei lo prese per mano e lo guidò in un’altra stanza.
Il corridoio era buio, Loretta aprì lentamente la porta del bagno illuminato dalle candele che aveva sparso sul bordo della vasca.
Scivolarono nell’acqua silenziosi, senza scambiarsi una parola. I corpi iniziarono ad intrecciarsi. Le mani accarezzavano appassionatamente i corpi mentre le bocche si cercano e si trovano, si sfiorano e si mordono, si uniscono e si fondono.

Candele e oli profumati alle spezie riempivano l’aria dei profumi delle terre di origine di Moussa. Loretta scivola sul suo corpo, riempiendolo di baci e carezze, muovendosi piano su di lui, lasciando che le labbra della sua figa abbracciasse la sua asta di carne, accompagnando entrambi in una lunga, estenuante e piacevole masturbazione.
L’acqua e gli olii, i profumi che si mischiavano con il profumo della sua pelle, il sapore della sua pelle e della sua bocca. A Loretta, con gli occhi chiusi, sembrava di essere in un sogno tra le lenzuola, se non fosse stato per quel grosso e duro cazzo che continuava a strusciarle sulla clitoride.
Senti le mani di lui, grandi e forti che la afferravano per le chiappe e la sollevavano, la sua cappella che nuovamente la apriva, e il suo palo che tornava a riempirla.
Le mani di Loretta che quasi piantavano le unghie nel suo petto, mentre un lungo e trattenuto gemito usciva tra le sue labbra. ‘Piano. Muoviti piano’ le disse Moussa con quella sua voce melodiosa. Sedendosi su di lui, aggrappandosi al bordo della vasca, inizio a fare un lento su e giù facendo forza sulle gambe, gemendo, mentre la mani di lui la accarezzano, la pancia, poi su fino ai seni, poi giù, sulle cosce.
E’ sempre più difficile trattenersi, muoversi piano su di lui, ma non glielo concede, ogni volta che lei prova ad accelerare le mani sulle cosce la rallentano.
La pancia diventa un groviglio di emozioni e sensazioni, le mani che stringono sempre di più il bordo della vasca, i gemiti oramai impossibili da trattenere. Cerca di resistere ma ad ogni colpo si sente sempre più impazzire.
Un urlo, di gioia a dolore, mentre si butta sul suo petto, il corpo che si muove come avesse convulsioni, lo stringe, gli morde una spalla, mentre sente il calore colarle tra le cosce, il suo palo ancora duro dentro di lei, il fiato che manca.
‘L’acqua, sta diventando fredda ” le dice accarezzandola.
‘Si!’ &egrave tutto quello che lei riesce a rispondere. Si lascia guidare dalle sue mani, che la sfilano, la portano fuori dalla vasca, la avvolgono in una grossa spugna e la prende in braccio portandola in camera, adagiandola piano sul letto.
Ogni suo gesto &egrave dolce, delicato. Si sdraia di fianco a lei, la accarezza, la bacia.
Appagata dagli orgasmi, dalla sua dolcezza, il torpore del bagno caldo, si volta, dandogli le spalle, spingendosi, aderendo al corpo di Moussa.
Lui non smette di baciarle collo e spalle, di accarezzarla, dolcemente e provocatoriamente. Loretta spinge indietro il sedere e si ritrova a sentire quel grosso cazzo pulsante contro il suo sedere, si struscia contro, sentendolo gemere e vivendo l’eccitazione che provoca quel suo gesto nel cambio delle carezze di lui. Una mano che stringe il suo piccolo seno, l’altra tra le sue cosce, quelle lunghe dita che la accarezzano, giocano con le clito, si infilano dentro di lei. Non si accorge nemmeno di quanto sta gemendo di piacere, di quanto sempre più forte si spinge contro quel palo, di quanto sempre di più stia desiderando di sentirlo nel culo. Allunga una mano, lo trova, lo massaggia e lo punta, aspettando che sia lui a spingere.
‘Lory, &egrave grosso ‘ troppo’ lo sente sussurrare timido e preoccupato.
Quelle parole hanno l’effetto di una eccitante sfida su di lei. Si spinge contro il glande. E’ veramente grosso, lo sente aprirle il culo. Geme stringendo i denti cercando di mascherare quanto il dolore sia prevalente al piacere in quel momento. Il cuore che martella, nel cervello piacere e dolore che si mischiano creando una miscela esplosiva. Si ferma con quel piccolo grande pezzo di carne che la riempie, la dilata, che la fà impazzire.
Lui ricomincia ad accarezzarla, dolce ‘Lascia fare a me’ le sussurra. Le carezze la guidano lungo la strada del piacere, rilassandola, concedendo pezzetto dopo pezzetto che il suo grosso cazzo la riempia. Piano e lentamente inizia a pompare dentro di lei. I gemiti di Loretta diventano sempre più di piacere, piacere selvaggio, violento. Vorrebbe poterlo mordere, graffiare, ma può sfogarsi solo con il cuscino a cui si &egrave aggrappata.
Allunga una mano dietro di se, cerca la sua testa, si volta cercando le sue labbra ‘Riempimi ‘ ti prego riempimi di te ‘ fammi sentire tua ” lo bacia ‘
I colpi crescono piano piano, Moussa oramai &egrave intrappolato dentro di lei, nella sua voglia di piacere. Non gli serve molto, le dita che la masturbano allo stesso ritmo del cazzo che la riempie nel culo.
Godono, urlando, cercando il massimo contatto fisico, il massimo piacere reciproco.
Tutto poi si confonde.
Lenti i corpi scivolano uno sull’altro. L’ultimo ricordo cosciente sono i loro corpi abbracciati, sotto le lenzuola.

Improvvisamente una sensazione di vuoto. Loretta si sveglia. La stanza e buia ma le bastano pochi istanti per rendersi conto che il letto &egrave vuoto.
Scatta in piedi e corre alla finestra. La macchina di Moussa non c&egrave più. Trova un biglietto sul tavolo, lo legge e scoppia a ridere e piangere. Guarda fuori dalla finestra mentre la mente vola:

.. &egrave buio, nell’aria odore di terra bagnata.. s’avverte appena il torrente che scorre poco lontano, il letto sfatto, ancora caldo: mi ci ributto sopra .. gli occhi li tengo chiusi per non perdere l’illusione che tu sia ancora su di me. Non so se sia più forte l’odore di terra bagnata o l’odore del tuo sesso. Mi piacciono entrambi e mi piace aspirare l’aria a pieni polmoni, quasi fosse una cura miracolosa per fare meditazione.
Non voglio farmi la doccia subito, svanirebbe troppo presto il piacevole torpore che mi avvolge.
Scorro con le punta delle dita i contorni del mio corpo, quasi a ridisegnare i tuoi giochi sulla mia pelle.. la sento liscia e morbida.
Ti immagino in auto con il sorriso goduto, che ti annusi per scoprire se si possa sentire il mio odore addosso a te, preoccupato di apparire troppo felice per aver ‘fatto tardi al lavoro’..
Torna a piovigginare e il ticchettio sulla grondaia mi distrae dalla tua immagine e torno a concentrarmi sul mio corpo: ho sete e se abitassi in campagna correrei fuori, nuda, sull’erba, danzando sotto la pioggia leggera, col viso rivolto alla luna cercando d’acchiappare con la lingua le gocce d’acqua.
Accendo lo stereo, fare questo mi rende euforica, quindi prato o non prato.. ballo la mia danza solitaria in cucina, bevendo grossi sorsi d’acqua, a canna, direttamente dalla bottiglia

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