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Luke e Gale – 3

By 3 Gennaio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

‘Fai schifo!! Lo vuoi capire che fai schifo?!?’ Ormai erano rimaste in poche. ‘Sei grassa, per cominciare, e poi quando ti muovi sembri un grizzly! Sei ridicola, levati di mezzo!’ Tutte le aspiranti al titolo di cheerleader si erano radunate in palestra per le audizioni. C’erano due posti vacanti in squadra ma Rebecca Bowen era troppo selettiva, aveva visto più di venti ragazze e nessuna l’aveva accontentata. Quella di fronte a lei si sentì umiliata, le veniva quasi da piangere ma scappò via prima di darle soddisfazione. Lei inarcò un sopracciglio e ridacchiò sotto i baffi. Le altre ragazze la guardavano risentite, ma a lei stava bene, ci era abituata. A buon diritto si era conquistata l’appellativo di stronza della scuola e ne era fiera.
Era la figlia di un famoso avvocato, grandissimo conservatore, che non permetteva alla sua principessina (così la chiamava affettuosamente) alcuna frivolezza, alcuno sgarro. Diventare cheerleader era stata una grande conquista per Rebecca. Però non poteva avere ragazzi, se non di una certa estrazione sociale, e a lei non interessavano i ricchi figli di papà. La sua vita le sembrava una prigione dorata nella quale si sentiva schiacciata. Gli unici momenti di libertà erano quando era a scuola e visto che lei doveva soffrire a causa di suo padre le sembrava giusto far soffrire anche gli altri. Era viziata e crudele, ma tutti tendevano a fare quello che diceva: le ragazze per paura, i ragazzi sperando di allungarle una mano sotto la gonna. Era infatti molto bella: piuttosto alta, lunghi capelli rossi, occhi verdi, un viso e un corpo da copertina. Le piaceva farli soffrire, farsi guardare, lasciarli immaginare ma non andare oltre. Sapeva che negli spogliatoi la chiamavano ‘arrizzacazzi’, e in fondo non le dispiaceva più di tanto.
Suonò la campanella e le ragazze cominciarono a raccogliere le loro cose per tornare in classe. Nel corridoio tutti le sorridevano, per cercare di entrare nelle sue grazie. Erano falsi, lo sapeva, però amava essere al centro dell’attenzione. Si, tutti la compiacevano. Tutti. Tranne quello stupido bamboccio con cui frequentava il corso di storia, un certo Luke Hunter. Lui non ci provava neanche ad assecondarla. Ogni volta che le parlava lo faceva con aria di superiorità, ma come si permetteva? Aveva anche provato a rimorchiarla, quel cretino. Certo era carino… molto carino, ma aveva quell’aria da furbetto, quello sguardo altezzoso, sembrava che tutti dovessero strisciargli ai piedi, neanche fosse il padrone. Ultimamente poi, le faceva delle allusioni strane. Ai suoi rifiuti di uscire con lui rispondeva:
‘Vedrai che cambi idea…’ facendole l’occhiolino, come se sapesse qualcosa più di lei. Questo la faceva infuriare. Era lei a dover condurre il gioco, non gli altri!
Con la mente affollata dai pensieri entrò nel lungo corridoio che la portava nella classe del prof. Leery. ‘Storia…’ pensò ‘che palle, chi se ne frega di quello che è successo mille anni fa…’
‘Ciao bellezza!’ quella voce la fece trasalire, era distratta e non l’aveva visto avvicinarsi. Luke le sorrise dall’alto della sua statura.
‘cosa vuoi?’ gli disse sgarbatamente.
‘Devo farti vedere una cosa, però forse è meglio andare da qualche altra parte.’
‘Senti non ho tempo per i tuoi giochetti, devo and….’ la frase le morì in gola. Luke le teneva il telefonino davanti alla faccia, mostrandole una foto in cui una ragazza veniva brutalmente scopata da due uomini. Non era possibile, il viso di quella ragazza…. era il suo. Piccolo bastardo! Ma dove l’aveva presa? Lei non aveva mai fatto niente del genere, era vergine per l’amor del cielo! Gli diede un schiaffo. Lui ridacchiò, mentre tornava a guardarla.
‘Ho trovato queste belle foto e ho pensato di fartele vedere, ti piacciono? Hahahaha!!’
‘Figlio di puttana! Ma come ti permetti? Sono false, non ho mai…’
‘Meno male, così potrai spiegarlo a tuo padre, gliele ho spedite stamattina…’ il terrore la pervase.
‘Che cosa hai fatto?’ Non le si formavano neanche bene le parole dalla paura.
‘Hehehehehe!!! Scherzo, tranquilla, non l’ho fatto….’ il suo viso si rilassò ‘…per ora…’ quanto odiava quel sorrisetto furbo, avrebbe voluto massacrargli la faccia di botte, ma si contenne. Tacque qualche istante.
‘Che cosa vuoi?’ gli disse dopo aver preso un lungo respiro.
‘Brava, hai capito come funziona. Vieni a casa mia oggi, sto al 162 di Berrymore Street, la villa grande con il parco. Ma non prima della quattro, capito?’ le sorrise di nuovo e si voltò per andarsene.
‘E mi darai le foto, vero?’ lui si voltò giusto il tempo di dirle:
‘Tu vieni, poi vediamo, hahaha….’ ed entrò in classe.

Era di ottimo umore mentre tornava a casa da scuola. Aveva la patente da neanche un mese ma non ebbe difficoltà a parcheggiare il Cayenne nero nuovo fiammante nel parco auto della villa. Gli veniva da fischiettare mentre chiudeva lo sportello e si avviava verso la porta d’ingresso. Dopo oggi avrebbe avuto un’altra troietta da addestrare, la parte più divertente: farle fare le cose più assurde e poi punirla se sbaglia.
‘E perché fermarsi a questa?’ si ritrovò a pensare Luke ‘Magari mi creo tipo un harem, non sarebbe male…’
Chiuse la porta mentre questi allegri pensieri gli occupavano la mente, andò nella sala e trovò sua madre completamente nuda a quattro zampe e la lingua penzoloni.
‘Bene, pronta all’uso! E brava cagna!! Hahahahahahahaha!!!!’ il ragazzo le si avvicinò ridendo. Si tolse lo zaino dalla spalla e lo lanciò in un angolo ‘ho voglia di festeggiare ma’! Rebecca viene qui tra poco così me la lavoro con tranquillità!’ le disse mentre si sfilava la maglietta.
‘Sono contenta amore…’ si tolse le scarpe da ginnastica ‘…e lo sarà anche lei, vedrai…’ fece scivolare a terra i jeans ‘…è un onore che tu l’abbia scelta…’ si sfilò i boxer e Gale tacque. Lo faceva sempre quando lo vedeva nudo, diceva che davanti a quella perfezione non si doveva parlare, era un sacrilegio. Al ragazzo piaceva, era un modo come un altro per dimostrargli quanto in profondità la possedesse, quando la piccola mente della donna fosse completamente schiava e succube della sua.
‘si, beh non mi frega un cazzo di lei, deve solo fare quello che dico!’ finì la frase mentre si lasciava cadere a gambe aperte sul divano più vicino esalando un gran respiro, come a sottolineare che mattinata difficile avesse avuto. La donna si affrettò a succhiare il pene del ragazzo per farlo eccitare, così che potesse scoparla. Ormai non c’era più bisogno che le dicesse niente, era diventata davvero brava.
‘Ci vorrà un po’ perché Rebecca impari tutto quello che deve fare ma’, devi aiutarmi ad addestrarla!’ le disse mentre si godeva lo spettacolo del suo pene sparire fagocitato dalla calda bocca di sua madre.
‘mmmhmmhm’ fu la risposta mentre la sua lingua faceva di tutto per soddisfarlo, assaporando con gioia.
‘Hahaha, brava, lo sai che non voglio che smetti per rispondermi! Anche queste piccole cose dovrai insegnarle!’ si lasciò pompare ancora un po’, poi le afferrò i capelli e le sfilò il pene duro e ben insalivato dalla bocca.
‘Basta, voglio scoparti, vieni su!’ la donna si alzò e montò con le ginocchia sul divano, proprio sopra di lui. Cominciò ad allargare le gambe ma lui non le diede il tempo. La afferrò per i fianchi e la spinse giù con forza, ficcandole il pene di colpo tutto dentro.
‘Aaaaaahhhhh!!!!!’ fu il grido di piacere della donna. Era abituata a tutto questo, eppure ogni volta che lui la usava il piacere regnava sovrano dentro di lei. Cominciò a muovere le anche, su e giù, seguendo il ritmo che suo figlio le imponeva. Ogni volta che tendeva le cosce per andare su, Luke si divertiva a tirarla di nuovo giù sbattendoglielo dentro fino alle palle. Osservava eccitato il corpo di sua madre, il ventre perfettamente piatto, il sedere sodo e i seni rotondi. La donna non aveva un filo di grasso in eccesso perché lui la voleva così. Si ammazzava di esercizi ginnici ogni mattina mentre il ragazzo era a scuola per mantenersi in quella forma perfetta. Doveva stare ossessivamente attenta alla dieta perché lui non perdesse interesse. I suoi seni rimbalzavano proprio davanti al sorriso felice del ragazzo che prese a succhiarne uno. Succhiava, succhiava Luke come un bambino durante l’allattamento. Ma lui non era più un bambino, succhiava con troppa intensità, era doloroso. Mordicchiava il capezzolo, lasciando segni permanenti sul corpo della donna:
‘Aaaahhh Luke…..’ le uscì uno strillo.
Il ragazzo smise di torturarla per un attimo e la guardò sorridendo mentre si leccava le labbra:
‘Hehehe!! Mi piace morderti le tette mentre ti sbatto!’
‘Si amoreeeeeee!’ non finì neanche la parola che lui le stava già martoriando l’altro seno. Gale era in paradiso, non c’era niente di paragonabile a questo, non un pensiero coerente le si formava in testa, solo l’amore per quel ragazzino, il piacere di servirlo, nella sua forma più pura. Luke, dal canto suo, godeva da matti, si stava divertendo come non mai. Dopotutto a questo servono i giocattoli, no? E sua madre per lui era questo in fin dei conti. Certo, le voleva bene… come un bambino vuole bene al suo orsetto di pelouche, ma tutti i bimbi si stufano del proprio orsetto alla fine e, anche se sua madre funzionava ancora bene, il giovane sentiva davvero il bisogno di giocare anche con qualcosa di nuovo. Meno male che stava arrivando da lui.
Dopo qualche minuto di questo trattamento le disse:
‘Girati, voglio scoparti da dietro.’
‘Si tesoro’ si alzò e Luke notò qualche goccia di sangue sull’uccello. Aggrottò le ciglia e le disse: ‘hai il ciclo?’
‘si perché?’ la donna, ancora senza fiato, guardò in basso realizzando di cosa stesse parlando suo figlio. Si sentì terribilmente imbarazzata.
‘Amore perdonami!!’ cadde in ginocchio ficcandosi il pene in gola per cercare di ripulirlo. Che maldestra che era!
‘Brava, succhiati via tutto!’ le disse il ragazzo compiaciuto dalla sua solerzia. Gale passò la lingua su tutta l’asta, ingoiando il sangue misto ai suoi stessi umori.
‘Ok, è pulito’ la allontanò di nuovo e le fece cenno di tornare sopra di lui, questa volta girata di spalle. Si sedette sul pene del figlio e venne di nuovo riempita da quel pezzo di carne duro come il marmo. Appoggiò le mani sulle ginocchia del ragazzo e riprese quel movimento tanto piacevole. Dopo qualche secondo però sentì la sua mano sulla schiena che la spingeva in avanti, verso il basso.
‘Va’ giù, voglio guardarti il culo!’ perse l’equilibrio e si ritrovò con la faccia a pochi centimetri dal pavimento, in mezzo alle gambe del giovane. Ringraziò tutta la ginnastica che faceva, che le permetteva quell’elasticità impressionante. La posizione però era molto scomoda. Sentì il sangue che cominciava a salirle alla testa. Luke intanto le aveva messo le mani sul sedere e la stava chiavando come un forsennato.
‘Aaah ma’! Che bello fotterti in questo modo! Haha!’
CIAFF!!! Una manata sul culo. CIAFF!!! Un’altra, e poi un’altra, era come se suonasse le percussioni sulla pelle tirata del culo di sua madre.
‘Aaaahhh!’ si lamentava la donna ‘Aaaahhh! Luke!’ ma lui andava avanti. Il rumore degli schiaffi e i lamenti di sua madre misto al piacere che provava mentre le spanava la figa gli schiarivano la mente. Cominciò a formarglisi un’idea in testa, accompagnata da un familiare sorrisetto furbo sul giovane viso.
‘Senti cosa ho pensato!’ le disse dopo qualche minuto ‘adesso ti riempio di sborra e tu rimani incinta: se nasce una femmina avrò qualcun altro da scopare un giorno, se nasce un maschio ti passerò a lui, ed io avrò comunque Rebecca, almeno per il momento. Tanto, in ogni caso, tra un po’ per me comincerai ad essere troppo vecchia, quindi… E poi sarà fico scoparti col pancione! Che te ne pare?’ Era un’idea geniale! Non capiva come aveva fatto a non pensarci prima!
La donna sbarrò gli occhi ferita profondamente da quelle parole taglienti:
‘Aaahh Luke, lo sai che puoi farmi tutto quello che vuoi! Il mio corpo è tuo, ti appartiene!’ ma gli occhi le si riempirono di lacrime mentre lo diceva.
‘E’ vero! Che te lo chiedo a fare! Allora è deciso, preparati!! hahahaha!!!!’ aveva cominciato a colpirla più forte e anche il ritmo, ormai animalesco, era aumentato. La donna stava godendo tantissimo, era già venuta due volte eppure aveva la bocca aperta e un po’ di bava gli colava da un lato. Ma cosa poteva fare per servirlo ancora meglio? Si guardò attorno con la mente completamente avvolta dal piacere e vide i piedi del ragazzo, con i talloni puntati a terra per spingerle meglio il cazzo in fondo alla figa. Si ricordò quanto gli fosse piaciuto il nuovo gioco e, anche se con un po’ di riluttanza, cominciò a succhiargli il pollice, tentando di lavarglielo con quanta più saliva possibile. Il ragazzo si voltò a guardarla.
‘Hahahahahaha!!!!! Ma allora ti sei divertita a leccarmi i piedi l’altra volta? Brava! Mi piace, lavameli bene! Hahahahaha!!!!’
Come aveva fatto qualche giorno prima, mise in moto la lingua ormai esperta e la passò dappertutto, mentre il ragazzo era ormai arrivato. Respirava con affanno e mugolava di piacere con sempre più frequenza, finché:
‘Aaaaaahhhhhhh!!!!!! Ecco, tieni!!!’ sentì lo sperma insinuarsi in profondità dentro il suo ventre, dove una volta aveva ospitato il suo padrone. Era impossibile che non restasse incinta, l’aveva davvero riempita, come aveva detto. Rimasero in quella posizione per qualche altro attimo cercando di riprendere fiato. Completamente fradici di sudore ponderavano quel momento. Luke se lo godeva. Era eccitato da tutte le cose nuove che sarebbero successe di lì a poco. Gale continuava a piangere in silenzio mentre leccava con cura i piedi di suo figlio. Ma quando il ragazzo parlò, lei non poté fare a meno di sorridergli grata di quel piacere infinito che le aveva appena regalato.
‘Sai, ripensandoci non lo voglio un maschio…’ le disse tirandosi indietro i capelli umidi e guardandola dall’alto verso il basso col suo solito sorriso mentre la lingua della donna lo lavava diligentemente in mezzo alle dita ‘…fammi un’altra schiava, e mi raccomando fammela carina… me la merito, no?’ Dio quant’era bello! Come faceva a non accontentarlo, era un dono del cielo, un ragazzo così buono e caro!
‘Si amore, tutto quello che vuoi!’ sul finire della sua frase suonò il campanello ed entrambi si voltarono verso la porta. Le 4.10.
‘E’ lei, ma’! Va’ ad aprire e portamela qui, io intanto mi riposo.’ La donna si alzò e cominciò a camminare barcollando leggermente, mentre realizzava che quelli erano i primi passi di una strada che l’avrebbe inesorabilmente allontanata dalla sua unica ragione di vita.

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