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l’uomo col bastone

By 23 Maggio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Quel che mi incuriosiva di lui non era l’aspetto curato o l’ottimo profumo che indossava .
Mi incuriosiva il suo bastone, così in contrasto con la sua persona. Un bell’uomo, cira 45 anni. Certamente un ottimo lavoro, valigetta professionale, scarpe lucide . E il bastone. Legno di ebano, pomolo in argento. Era affetto da una leggera zoppia, la portava con eleganza, come se non lo riguardasse così profondamente. Quel bastone lo accompagnava nel leggero oscillare del peso sulle gambe, mentre con rilassatezza usciva dal metrò.
Non potevo fare a meno di fissarlo, quando alla mattina ci incrociavamo alla fermata . Ognuno chiuso nei suoi pensieri metropolitani, ma neppure un cenno di saluto , eppure quel bastone mi lasciava con gli occhi da gazza ladra.
A questo punto devo cercare di descriverlo vero? E’ che ancora adesso, a distanza di anni non saprei dire con certezza cosa vedevo e cosa immaginavo, e la stessa sensazione mi rimane cucita addosso se ripenso a quel pomeriggio. Ricordo che la sua mano si appoggiava con una tale naturalezza alla scultura in argento che facevo davvero fatica a guardare al di là delle lunghe dita. Giocava col pomolo , ci girava attorno con i polpastrelli. Avevo persino l’impressione che ci entrasse dentro, che in qualche modo diventasse parte del palmo stesso.
Ogni tanto mi ricordavo della buona educazione e che fissare non è mai un gesto gentile e mi tuffavo nella lettura, ma la voglia di scoprire il pomolo e l’uomo stava diventando urgente.
Come spesso insegna la vita, accadono cose che ci indirizzano verso sogni e speranze ormai dimenticate.
Quella mattina ero stranamente in ritardo e il mio gusto per i tacchi mi stava ricompensando con una bella storta alla caviglia mentre accelleravo il passo per non perdere la metro. Sentii un dolore atroce, non riuscivo a reggermi in piedi. Chiamarono la guardia medica, che mi disse con aria di rimprovero che “mi ero lesionata” ! e io che pensavo che il dolore fosse arrivato così, per caso!
In astanteria al pronto soccorso aspettavo che arrivasse il turno per la visita. Il dolore si stava placando, grazie al ghiaccio e ad un antidolorifico. Mi stava salendo una leggera nausea, probabilmente a causa del dosaggio elevato del farmaco. Mi stavo rilassando sul lettino, la testa pesante si lasciava cadere, e mi addormentai.
Mi risvegliai in sala visita. L’orologio segnava le 14, dunque ero rimasta addormentata almeno 3 ore. ‘Allora cosa le è successo? ‘ una voce maschile alle mie spalle e lo scorrere dell’acqua. Ho appoggiato male la caviglia perdendo l’equilibrio e sono caduta.
‘Già, colpa della tua mania per i tacchi, vero? ‘
Restai per un attimo senza fiato, mi venne da arrossire sentendomi rimproverata come una bambina. Toc toc alle mie spalle….avevo capito! era il mio sconosciuto con il bastone il dottore. Allora? mi apostofò, piccolo il mondo eh? Così la smetterai di fissare me e il bastone tutti i santi giorni. Piacere, Roberto e mi diede la mano.
Mi sentivo in colpa, senza motivo. Come se mi avesse scoperto con le mani nel barattolo della marmellata. Tentai una insicura difesa ” è che il tuo bastone mi affascina”.
Il mio bastone? non ho mai sentito una stronzata simile, e avvicinandosi alla mia camicetta ci fece scivolare sopra il pomolo avendo cura di percorrere tutta la fila dei bottoni fino alla vita. Ero ancora sdraiata e la vista del disegno sull’impugnatura mi era sfuggita. Ne sentivo solo il peso mentre scorreva sulla seta, rallentando sui bottoncini d’avorio. “Così, è il mio bastone ad affascinarti vero? Slacciati la camicetta.” Era un ordine, dato con fermezza, ‘ e non dire che non vuoi, perchè non ci credo. ‘
Non parlai , iniziando con calma a far saltare i bottoni dalle asole. I capezzoli spuntavano sotto il pizzo del reggiseno, inconsapevoli testimoni della mia eccitazione. Li accarezzò con il pomolo, strusciandoci sopra il freddo dell’argento che me li fece indurire ancora di più. Non commentò mentre continuavo a mettere a nudo le mie morbidezze. Sottolineava col passaggio del bastone ogni pezzo di pelle lasciata scoperta, e ben presto il metallo freddo si scaldò diventando parte di lui. “Il tuo seno è esattamente come l’ho immaginato. Lo sai vero che mentre fai finta di leggere ti ballonzola tutto ?” Si avvicinò e usando il bastone scostò il reggiseno spingendolo sotto alla coppa. Le gambe mi si allargarono sul lettino in assoluta autonomia. Volevo mi scopasse, mi facesse vedere e sentire il bastone. Nulla di tutto questo. Insistette nel rendermi doloroso il continuo passaggio sui capezzoli che strillavano dalla voglia di essere succhiati. Lo guardavo, ma la sua mente restava come assente, catturata dal passaggio sul mio corpo. Alzai la gonna, scoprendo le cosce nude. Indossavo un completo in pizzo con delle morbide coulotte. Distolse lo sguardo dal seno e si spostò tendendosi al lettino. ‘Così ti piace che ti esplori , vero?’ Anche questa volta non risposi, inarcando la schiena come se mi stesse penetrando. Riprese a percorrermi usando il bastone, il pomolo era pesante anche sulle cosce, pesante e grosso. Lo posò sulle mutandine bagnate e lentamente iniziò a muoverlo insistentemente attorno al clitoride e alle grandi labbra. Era come se qualcosa che non potrei definire inanimato stesse tentando di capire come farmi godere in fretta. Poi accadde quello che in fondo mi aspettavo ; si avvicinò al solco delle mutandine, le afferrò con la punta del pomolo e sentii il metallo scorrere sul clitoride. Con la parte più esterna dell’impugnatura raccolse delle gocce della mia eccitazione e le usò per spalmare il suo movimento sul clitoride. ‘Lo senti come sta crescendo? ‘ Che potevo rispondere? Restai a godermi il lento movimento che a tratta diventava circolare, intenso, penetrante. Decisi di levarmi le coulotte. Inarcando la schiena mi liberai di questi 5 grammi di pizzo che odoravano di voglia di sesso.
Le raccolse portandosele al viso. Hai un buon odore, disse mentre me le appallottolava in bocca. ‘Sai? L’ambulatorio è chiuso, ma non posso certo permettermi che qualche collega curioso venga a chiedere cosa sta succedendo ‘ parlava e intanto il pomolo giocava con i peli del mio sesso sempre più aperto e voglioso. Lo sentii entrare dentro, sentii il bastone forzare l’ingresso ed entrare pienamente in me. Era grosso, duro, scivoloso. Iniziò a penetrarmi piano, mentre con una mano strizzava un capezzolo tra le dita. Iniziò a farlo oscillare mentre lo spingeva dentro. Avevo la sensazione di essere riempita non da uno, ma da due, tre cazzi. Si muoveva e sentivo il grosso , pesante pomolo, e poi il liscio e veloce legno e mi ritrovai a mugulare di piacere muovendo freneticamente i fianchi. Presi a masturbarmi con frenesia, mentre il gioco dei fianchi lo incitava a muoverlo sempre più velocemente . Arrivò l’orgasmo quando ormai tutto il sangue a mia disposizione era andato ad ingrossare il clitoride. Mi mise una mano sul collo e strinse piano ma deciso. Sentii il sangue defluire, e poi affluire tutto insieme nel momento preciso in cui le prime scosse dell’orgasmo iniziarono a scuotermi e lui lasciò la presa. Ebbi paura di risucchiare per sempre al mio interno quel maledetto pomolo.
Mi lasciò sul lettino un attimo appena, il tempo di riprendermi. Alle mie spalle rumore di acqua.
‘Ora si rivesta. Per 20 giorni tenga la fasciatura e scenda dai tacchi. Le auguro una buona giornata.’
Incredula, lasciai il pronto soccorso. I primi ricordi si focalizzarono naturalmente sul bastone. Avevo visto il pomolo? Certamente! Rappresentava uno scoglio, con una donna sdraiata, la schiena arcuata, la testa ricciuta rivolta al sole e le gambe semiaperte.
Dopo 20 giorni lo rividi alla solita fermata della metro. Finsi indifferenza come lui con me. Una cosa era cambiata: mi fece guardare volontariamente il pomolo del bastone. Quella che avevo scambiato per una donna, era un pube ricciuto, con il clitoride ben in mostra. Le gambe della donna non erano altro che due dita che percorreravo il sesso. Sorrisi al suo sguardo compiaciuto. Pensai di domandargli se potevo prendere un’altra storta per rivederlo, e mi risposi da sola.

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