Skip to main content
Racconti Erotici Etero

magic lights

By 7 Agosto 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Un altro concerto, un’altra data.
Un palco che si smonta e che appare come per magia in un ‘altra città.
Ma di magia e illusione c’è poco quando sei il lighting crew boss del tour di un celebre gruppo rock..
Migliaia di fans ogni sera gridano come a sfidare le note che escono altissime dagli amplificatori.
Aspiro una lunga tirata dall’ennesima canna, mi sfilo i guanti da lavoro e stiracchio le dita, ma quante ore abbiamo dormito stanotte dopo aver finito di smontare tutto?Un paio? Quattro? Meno male che qualcosa ci tiene svegli penso godendomi il fumo che mi entra dentro.
Tra poche ore si va in scena, siamo in uno stadio al chiuso da stamattina alle prime luci che montiamo, allungo lo sguardo verso le tribune, hanno già venduto da mesi tutti i biglietti.
I miei ragazzi si muovono sul palco tra cavi e luci.
Una scenografia su cui ho studiato a lungo e sono riuscito a farla approvare dal manager del gruppo e dai componenti stessi che hanno voluto dire la loro… divi! dopo anni ancora riescono a stupirmi nelle loro eccentricità!
Cerco con lo sguardo la biondina. é da stamani che l’ho notata tra le prime persone che abbiamo incontrato entrando qua dentro.
Non è bellissima, anzi forse pure un po’ anonima se non fossero le sue prorompenti curve, passerebbe inosservata, ma ha qualcosa che ha catturato la mia attenzione, da subito.
Lo sguardo: altero, fiero fin a sfiorare la sfrontatezza.
Dal suo scarso metro e sessantacinque squadra tutti conscia solo del ruolo di potere che la investe: è una della sicurity!
Quel dannato pass che le ciondola sul seno, ci rimbalza quasi esaltato, attaccato al nastro rosso: un richiamo fortissimo per il mio piacere.
Ho lavorato sodo come sempre, ma ho pure tenuto d’occhio quel caschetto biondo, ho studiato nelle pause i suoi movimenti e le movenze, fatto domande apparentemente banali in cerca di informazioni.
Si è proprio la persona giusta, mi sono detto..sorridendo dentro di me, pregustandomi un piacere che non tanto facilmente riesco a vivermi.
I cavi, l’odore della gomma che struscia a terra, le casse con le luci, le impalcature per la scenografia dei led colorati, tutto mi scorre sotto gli occhi, mentre in inglese scambio qualche parola con il manager e il responsabile del suono. Tutto lo staff è inglese come la band, siamo gli unici stranieri del tour io e il mio team. La fatica si fa sentire, il sudore mi cola sugli occhi. Cerco di non pensare che pure stanotte sarà una notte brevissima di sonno e lunghissima di lavoro.
Domani siamo a 700 km da qui.
Scuoto la testa, mi rollo una sigaretta, e cerco lei. Non la vedo. Mi fermo stupito cercando di non dare nell’occhio..
D’un tratto un ‘hoops’ e un corpo avvolto da una divisa blu scuro mi vola letteralmente addosso.
Mi parte un’imprecazione pesante, perchè con lei si è staccato un cavo e per poco non cadeva pure un fissaggio della scenografia. Mi rialzo e rialzo quel corpo, mi carico per sfogare la rabbia quando incontro il viso arrossato della biondina che più mi guarda e più arrossisce, fino ad abbassare gli occhi.
Si scusa.
Sono ancora un attimo sorpreso.
Poi qualcosa nei suoi occhi scatta. Ho visto l’esatto momento della scintilla. Ha abbassato la testa a sistemarsi invisibile pieghe della gonna e poi mi pianta i suoi occhi dorati in faccia. Duri e affilati.
‘ Mi scusi, – se ne esce eretta nel suo ruolo di addetta alla sicurezza – dovevo controllare una cosa e non ho visto il cavo. Starò più attenta. Buongiorno.’
Alza il mento, petto in fuori e se ne va a mento in alto.
Lento un sorriso mi nasce sulle labbra..
‘ allora c’è pure un po’ di fuoco là sotto..’ penso tornando al cavo e alla perdita di tempo appena subita.
Mi dolgono i muscoli, ho bisogno di staccare, chiamo i ragazzi. Pausa. Andiamo a prenderci qualcosa al catering!
Il break è accolto con sollievo. Scendiamo e entriamo nella zona dove mangiamo.
Mi siedo con alcuni di loro a un tavolino e mi provo a rilassare un attimo.
Ora ogni volta che stacco la testa dal lavoro mi trovo davanti la biondina.
Mi rollo una canna.. ci sta dopo un po’ di cibo, che non so manco che sia stato, buttato giù più per sopravvivenza che per effettiva fame. Quando sono sotto tensione come in questo periodo la fame non so che sia. Perdo peso in maniera vistosa, che poi per uno ‘nervoso’ come me perdere peso è diventare scheletrico!
Si riparte.
Le ore non aspettano noi.
Altre sudate, altro fumo, altre imprecazioni sommesse per circuiti che non vanno, luci che non si accendono come dovrebbero. E Infine ci siamo. Ultimo controllo. Ultime sudate.. e l’ultima prova è andata bene.
Tutto funziona a meraviglia.
Mettiamo gli erogatori di fumo e ne regoliamo l’intensità di inizio.
I ragazzi escono esausti. Le occhiaie che si iniziano a vedere sui loro volti. La stanchezza che scava non solo le espressioni, ma pure l’anima, quando siamo ormai alla fine di questo tour, infernale come ritmi, ma di grandi soddisfazioni professionali.
E’ un po’ che non vedo la biondina, immagino sia a fare il suo lavoro, ma ho chiesto in giro e ho un’idea del suo compito, e di dove di solito passa.
Quasi a evocarla eccola che mi passa davanti, ho avuto per un momento la sensazione che mi stesse cercando.. che strano. Poi mi vede e alza lentamente il mento mentre è chiaramente palese che mi sta sfidando.. e vedi la piccola biondina, sorrido ricambiando e sostenendo senza problemi lo sguardo. Anzi.. vediamo quanto lo regge lei!
Lei alza leggermente le sopracciglia, quasi un misto di piacere e sorpresa. Mi fissa, e senza nemmeno accorgersene, sfiora con la mano il pass appeso al collo.
Per poco non tossisco per l’effetto che mi ha fatto quel gesto, lieve e incoscio.
Sento l’eccitazione scorrermi nelle vene, o forse è il fumo che mi rende così sensibile e eccitabile.
La chiamano.
L’incantesimo si è rotto.
Vado nella cabina di controllo, ogni spia ogni interruttore, ogni piccolo pulsante è vita per me, la mia vita.
Manca davvero poco.
Corro di sotto , mi faccio una doccia e mi cambio.
Ora sono vestito di nero dai pantaloni alla maglietta su cui spicca il logo del mio studio di light designer.
Torno su, il pubblico è già entrato e moltissime tribune sono occupate. Nello stadio inizia a aleggiare quell’energia che in un concerto rock vibra attorno a tutti i presenti.
Qualcosa che non si spiega, si può solo viverla per capire.
Nei corridoi ho incontrato i componenti della Band tranne il cantante che da bravo divo uscirà dal suo spogliatoio solo all’ultimo.
Entrerà gridando il suo saluto di sempre, la folla esploderà in grida di giubilo e il concerto avrà inizio.
Quante volte ho già visto questo momento?
Quante volte ho ascoltato la scaletta delle canzoni?
Quante volte ho visto fans allontanate dalla sicurezza e dalle prime file dei suoi energumeni?
Scuoto la testa. Siamo alla fine due tappe e si va a casa.
Ultimi controlli.
Tutto a posto.
Le voci sul palco ora sono sussurri.
Sguardi.
I ragazzi sanno ognuno che cosa deve fare. Una squadra ormai affiatata.
Si scende.
Mezz’ora. Ho solo questo tempo per cercare la biondina.
La trovo dove sapevo di trovarla. Dentro il centro della sicurezza davanti a tantissimi monitor che spiano ogni spazio dello stadio.
‘ciao’ la saluto e le offro una sigaretta.
La vedo titubante e mi abbasso verso di lei che è seduta su una seggiolina girevole. Appoggio le mie braccia sui braccioli da dietro e mi chino a sussurrarle all’orecchio. ‘ho visto che fumavi prima dietro un cartellone pubblicitario, non fare storie, è solo una sigaretta..’ le soffio le parole sul collo. Vedo la sua pelle arricciarsi.
Mi abbasso a annusarla ma senza un contatto vero e proprio ma so che lei lo sente perfettamente.
Mi rialzo. E volto la sedia. Lei ha una esclamazione di sorpresa.
‘ma insomma! ‘ esclama risentita ritrovando il suo sangue freddo ‘ma che ti passa per la testa?’
se lo sapessi , penso con una vampata di adrenalina che mi attraversa, non avresti questa espressione spavalda sul viso!
‘e a te?’ sussurro
la vedo sbattere gli occhi e ancora una volta rientrare nei panni della donna di ferro, forte e con il potere di sbattermi fuori da quella stanza di solito off limit, ma non lo fa.
E me lo aspettavo: il gioco le piace.
Peccato che non sappia a che gioco ha iniziato a giocare..
Le sorrido, la faccio alzare e l’abbraccio per baciarla a lungo.
Lei ha una cedevolezza incredibile, le sue labbra sono morbide e carnose, sento i suoi seni premere contro il mio petto, me li immagino tra le mie mani.
Qualcosa mi punge. Il Pass!
Lo afferro, e glielo passo sul viso, lentamente come una carezza, quando le passo vicino alla bocca, le di scatto si volta e lo prende tra i denti. Sento un rigolo di sudore scendermi sulla tempia. Alzo lo sguardo e capisco che devo andare. Il palco chiama.
La smollo lì.
Confusa e attonita mentre con il mio sorriso la saluto e mi chiudo alle spalle la porta.
L’esca è stata lanciata.
Torno sul palco.
Il brusio del pubblico è diventato assordante. L’aria è elettrica.
Al cenno del capo staff accendo le luci: è il segnale, la folla si placa fino all’esplosione di un grido che non è il grido di migliaia di persone ma di un unico grande animale.
Metto le cuffie sono in collegamento audio con i miei tecnici. Con il tecnico audio, con ‘… segnali, parole e su tutto le note delle prime canzoni.
Tutto sta andando alla perfezione.
Il mio braccio destro è vicino a me. E come ogni sera a un certo punto gli lascio il controllo della consolle e scendo per una pausa di una ventina di minuti.
Mi avvio verso la stanza della biondina e me la trovo per la strada.
‘ ero certa che saresti venuto’ sta per baciarmi e io mi sottraggo.
‘shhhh ‘ le faccio cenno di non parlare, la faccio voltare verso il muro, mi accerto di essere soli e la bendo con la fascia che avevo messo in tasca.
Lei si irrigidisce.
‘ma che fai?’
‘shhhhhhh fidati’
Ho studiato ogni passaggio, e ci troviamo nella zona vuota dello stadio alle spalle del palco, è al buio, ma vicinissimo a ogni tipo di persona che lavora per la riuscita del concerto.
La spingo con decisione. E entriamo sotto l’impalcatura del palco stesso.
E’ impressionante star sotto. Vibra tutto.
Lei si blocca. Le sorrido. E le tolgo la benda.
Ha uno scatto ma l’afferro al volo. ‘abbiamo solo 15 minuti.. le dico. Posso pure parlare a voce normale in quel frastuono nemmeno mi sente ma segue le labbra illuminate dalle luci del palco che filtrano a raggi al di sotto.
Lei coglie l’atmosfera ma ancora non sa.
Le apro la camicetta, e mi godo della vista di quei seni appoggiati sul pizzo bianco candido come la camicia. Mi abbasso e glieli bacio, le afferro il Pass e glielo passo sulla pelle. Ha un sussulto, ho spinto un po’ e ho lasciato qualche segno rosso.. sorrido del tuo stupore..
La bacio con violenza, ma poi mi sottraggo quando sento che risponde.. La spingo invece verso un sostegno del palco dove ho lasciato un paio di fascette e le immobilizzo i polsi sopra la testa.
Ora la cosa la innervosisce. Mi piace questo suo nervoso. è tesa.
‘ e allora dove è la tua spavalderia biondina ?’ le chiedo e a questa domanda qualcosa in lei scatta.
Alza la testa e mi affronta. ‘tu…!’
‘si io??.. ‘ sorrido mentre le afferro un capezzolo e lo stringo fino a farla urlare.. mentre sopra le nostre teste esplodono le note di 4 chitarre elettriche.
Le alzo il mento e la fisso a lungo.
Le sfilo il pass dal collo e ne afferro la clip del nastro.. gliela metto davanti agli occhi e poi gliela apro e chiudo.. mi capisce! Si!
Sta iniziando a capire.. scendo con lo sguardo e fisso l’altro capezzolo e in un attimo le appendo il pass lì. Il gesto è così repentino che l’urlo le esce senza ritegno.. svanendo nella musica rock..
è stupenda: sudata scarmigliata, perso ormai ogni segno di spavalderia..afferro la clip di nuovo e glielo tolgo. Lei urla ancora ma si protende per baciarmi. Le infilo una mano sotto la gonna, risalgo su e me la bagno dei suoi umori..
‘uhmmm’ le mugolo baciandola e saziando solo in parte la sua eccitazione.
Inizio a muovermi dentro di lei. Lei si inarca e si spinge verso la mia mano.
La tolgo e lei protesta, ma non mi commuovo alle sue lacrime miste a sudore.. le passo la mano fradicia di lei sul viso. Ancora protesta. Le arrivo un ceffone e ritorna su di me la sua totale attenzione. Ha gli occhi che brillano come diamanti.
Continuo a eccitarla lentamente.. voglio vederla supplicare di farla venire..
Lei lo sa.. ha capito che voglio la sua capitolazione. E lotta. Lotta perchè sa che quell’umiliazione la ferirà dove io voglio che si senta toccata.. e lei lotta.
Il mio piacere sale mentre sento le sue vibrazioni scuoterla.. le sue labbra staccarsi per parlare e essere morse quasi a sangue per fermale.
Sono eccitato pure io .. tenerla così sospesa ..legata a me e contorta nel suo orgoglio ferito mi fa impazzire.
La sento lottare.. si contorce ora per sottrarsi, le appendo il Pass a un lobo e quel dolore la fa quasi esplodere. Sento che sta lentamente cedendo. Il piacere le sale e l’assale e io la prendo per i capelli: la voglio vedere negli occhi quando mi supplicherà.. c’è poco.
Sopra esplode un assolo del chitarrista.
Sotto esplode lei che in un ultimo gesto prova a chinare il capo che immediatamente viene tirato su mentre mi sussurra le parole che da stamani mi aspettavo..
‘.. per favore.. ‘
La mollo all’improvviso.
Ho il cazzo duro da farmi male.
Il tempo è quasi scaduto. Lei è frastornata. Disorientata.
La slego la porto tagliando la fascetta con il cutter, con una certa fretta la spingo verso l’uscita facendola ricomporre. Corriamo nei corridoi fino a quasi la porta della sua stanza di controllo. Poco prima apro una porta sulla destra e ce la spingo dentro. Chiudo.
C’è un tavolo una sedia.
Do un calcio alla sedia e sbatto lei di pancia sul tavolo.
Le alzo la gonna con una frenesia che contagia pure lei.
La penetro scostandole il perizoma.. è fradicia.. gonfia .. mi avvolge e inizio a sbatterla con violenza, siamo troppo eccitati per allungare la scopata..abbiamo bisogno entrambi dello sfogo di tutta questa carica di adrenalina che ci circola addosso.. per fortuna il tavolo è pesante o sarebbe successo un casino..
veniamo di lì a poco, trattenendo la voce ma ansando come maratoneti… le sborro dentro e le finisco addosso stremato. Che follia!!
Siamo sudati, stravolti. Esausti. E pure pazzi. Guardo l’orologio: abbiamo sforato di 4 minuti. Ci diamo un bacio e lei scappa un po’ ancora scarmigliata cercando di sistemarsi verso la stanza per dare il cambio alla collega.
Resto solo un secondo appoggiato al tavolo, giusto il tempo di rollarmi una canna.. cazzo.. vorrei un attimo di pace.
Sorrido della follia che ci ha presi.
Accendo la sigaretta e esco. Salgo sul palco e vedo il mio collega che sghignazza indicandomi delle strane macchie biancastre sul bordo in basso della maglietta.
‘Cazzo! ‘Esclamo e lui sornione ‘fica direi..’ e si alza lasciandomi il posto.
Seguo con fatica le ultime note del concerto che si spengono insieme alle luci.
Il bis.. e alla fine è finita.
Tra poco si inizia a smontare.
Mi ficco in bocca una canna mentre l’odore della biondina arriva dalle mani al mio naso e con lui i ricordi di un momento di grande piacere.

Leave a Reply