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Racconti Erotici Etero

Martina e i pastori della montagna

By 26 Dicembre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Ciao a tutti. Mi chiamo Martina. Qualche mese fa ho scoperto questo sito e, dopo tanto tempo, mi son decisa a raccontarvi una storia veramente successa 2 anni fa i cui effetti durano ancora oggi. Ho deciso, però, di affidare il racconto della mia storia a Paolo (nome inventato), uno dei protagonisti della vicenda accadutami.

Ho 32 anni. Sono mora con capelli ondulati a metà spalla, alta circa 170 cm, fisico asciutto e ben delineato poiché giornalmente mi alleno. Sono, infatti, insegnante di danza e, all’età di 14 anni, ho dovuto abbandonare tutti i miei sogni agonistici perché madre natura mi ha dotato di una 4 di reggiseno. Le mie tette hanno la classica forma a goccia dove spiccano due bei capezzoli. Quello che si era rivelato un handicap per la mia carriera, adesso era una delle mie armi di seduzione insieme al mio bel culetto all’insù e alle mie gambe ben tornite. Molti mi avevano consigliato di provare la via dello spettacolo, ma io mi ero sempre opposta. La mia bellezza indubbiamente mi ha sempre avvantaggiato rispetto ad altre ragazze, ma, senza montarmi la testa, mi sono laureata col pieno dei voti e, poi, ho seguito la mia passione: la danza. Durante l’università ho conosciuto Roberto che, alla fine, ho sposato. Di mattina lavoro con lui nell’azienda del padre e di pomeriggio insegno danza.

Tutto è iniziato due anni fa. Con mio marito, Roberto, tornavamo in macchina da una splendida giornata di sci. Avevamo sciato sino alle 3 del pomeriggio, ma, a causa del maltempo, eravamo stati costretti a interrompere. Già alla nostra partenza dagli impianti, era iniziata una nevicata ed avevo pregato Roberto di fermarci al rifugio, ma lui, poiché sarebbe dovuto partire l’indomani all’alba per motivi di lavoro, non volle saperne nulla.

Man mano che si procedeva verso valle, la nevicata si infittiva sino a diventare tempesta. Ad un certo punto, un po’ per la stanchezza e un po’ per la strada ghiacciata, Roberto perse il controllo della macchina e questa andò a finire dalla parte opposta al burrone. Dopo l’urto ed essermi accertata di stare bene, urlai contro Roberto rinfacciandogli che non dovevamo partire con quelle condizioni. Lui provò ad accendere la macchina, ma questa non dava alcun tipo di segnale. Scesi dalla macchina per provare insieme a farla ripartire, ma non ci riuscimmo col risultato che eravamo completamente fradici. Provammo a chiamare, ma non c’era campo per i cellulari e, intorno, non si vedeva anima viva.

Il buio intanto era calato e il freddo cominciava a farsi sentire ed io avevo i brividi dettati anche dalla paura. Dopo circa 4 ore fermi al freddo e al gelo, avvistammo i fari di un furgone. Roberto era andato prontamente in strada per chiedere aiuto.

Il furgone si fermò e accostò. Scese un uomo sui 55-60 anni, alto circa 175 cm con un’enorme pancia e con pochi capelli. L’aspetto era a dir poco disgustoso.

Roberto raccontò l’accaduto e chiese aiuto. L’uomo ci spiegò che a causa del maltempo avevano chiuso tutte le strade in salita e in discesa (sicuramente subito dopo che eravamo partiti noi) e tutti i ponti radio non funzionavano più. Aggiunse che a 20 Km c’era un alberghetto, ma era praticamente impossibile arrivarci. L’unica alternativa che ci propose era quella di ospitarci poiché casa sua distava meno di 5Km.

L’idea non mi allettava, ma stavamo morendo dal freddo poiché tutti bagnati e non avevamo alternative.

Roberto mi disse di salire nel furgone, mentre lui con l’uomo provavano a spostare leggermente la macchina a bordo della carreggiata. Quando ebbero finito, salirono anche loro e partimmo. Io ero seduta accanto a l’uomo che emanava una forte puzza di sudore. Aveva delle grandi mani, un suo dito era il doppio di quelle di un uomo normale, e dal suo naso uscivano degli orribili ciuffetti di peli. Lui si presentò e scoprimmo che si chiamava Bernardo. Era un pastore della montagna che produceva formaggio. Appena aprì bocca, uscì un alito pesante che si riversò interamente sulla mia faccia facendomi quasi vomitare.

Durante il tragitto Bernardo mi lanciava delle ripetute occhiate squadrandomi dalla testa ai piedi. I suoi occhi si posavano sulle mie gambe, ma soprattutto sopra le mie tette. Io ero disgustata da quello sguardo, ma, a causa dei vestiti bagnati, non potevo far nulla perché i miei capezzoli si erano talmente inturgiditi che cercavano di sfondare il tessuto del reggiseno e della felpa. Le gambe erano ben modellate dai miei pantaloni elasticizzati da montagna. Mio marito non si accorgeva di nulla e Bernardo ne approfittava per guardare meglio la carrozzeria che aveva di fianco incurante delle occhiatacce che gli lanciavo.

Finalmente arrivammo a destinazione. La casa era disposta su due piani. Appena entrati, Bernardo accese il camino e io e Roberto ci posizionammo immediatamente di fronte per scaldarci. Bernardo, nel frattempo, preparò una specie di divano letto nel soggiorno del piano terra, mentre sopra sistemò il lettino nella stanza adiacente alla sua camera da letto.

Dopo un po’ davanti al camino, fui invitata da mio marito a cucinare qualcosa per ringraziare dell’ospitalità. Mio malgrado, dovetti accettare. Cercai di arrangiare ciò che c’era. Trovai della salsiccia, carne di maiale, formaggio, ovviamente, e patate. Iniziai a cucinare, mentre Bernardo e Roberto avevano ormai stretto amicizia e si avvinazzavano con del vino offerto dal padrone di casa. Quando non trovavo un ingrediente, ero costretta a chiedere a Bernardo dove si trovasse e lui, ogni volta , ne approfittava per strusciarsi col mi culetto.

Ben presto mi accorsi che Roberto aveva alzato il gomito col vino e gli chiesi di non bere più, ma lui continuò e, anzi, mi disse che anche io dovevo riscaldarmi bevendo un po’ di vino. Io ero incazzata nera con lui per tutto quello che stava facendo: prima la partenza a tutti i costi dalla pista da sci, poi l’incidente e, adesso, si ubriacava.

Quando fu ora di sedersi a tavola, Roberto barcollava e non si reggeva più in piedi. Bernardo si sedette a capo tavola, io alla sua sinistra e Roberto a destra. Era veramente schifoso vedere mangiare quell’essere che mangiava con le mani con una voracità mai vista prima. Mio marito continuava a bere e aveva stampato sul viso una risatina da ebete. Lo odiavo. Ormai era completamente andato. Bernardo divorò tutto in pochi secondi ed iniziò un secondo piatto, mentre noi avevamo appena iniziato.

Mentre stavo per infilzare un boccone, feci un sussulto e mi girai immediatamente verso Bernardo. Aveva appena appoggiato la sua enorme mano sinistra sulle mia coscia destra. Lui fece finta di niente e mi guardo con un sorriso da furbetto sotto i baffi. Gli spostai immediatamente la mano cercando di destare inutilmente l’attenzione di mio marito, ma Bernardo ritornò con più insistenza sulla mia gamba e non la mollò più. Adesso cominciava a farsi spazio per andare sempre più insù. Tenni strette le gambe che, nonostante fossero ben allenate, nulla poterono a quella forza brutale. Lui continuava centimetro dopo centimetro la risalita sorridendomi come se niente fosse e continuando a mangiare.

Provai ad alzarmi, ma lui, mettendomi una mano pesante sulla mia spalla destra , mi fece risedere e mi disse con tono imperativo: ‘Dove vuoi andare? Stai seduta. Non ti hanno mai detto che quando si è a tavola non ci si alza?’ Ed io, ormai completamente terrorizzata, balbettai qualche parola cercando disperatamente l’attenzione di mio marito:’Beh’mah’io’volevo solo’ volevo solo prendere un po’ di sale!’ E Bernardo:’ Non ti preoccupare, tu sei mia ospite stasera e, quindi, mi alzerò io per te!’ Prese il sale e tornò immediatamente a tavola come chi non volesse lasciar scappare la preda.

Nel frattempo Roberto cominciava a destarsi, ma Bernardo subito gli rabboccava il calice ed io:’ Noooo’Roberto!’ Bernardo stavolta afferrò ancora più energicamente la mia coscia fino a farmi sentire dolore. Io, per istinto, allargai immediatamente le gambe. Poi Bernardo si rivolse verso Roberto: ‘ Buono questo vino, no?’ E quel deficiente che mi aveva cacciato in questo casino:’ Sì, sì buonissimo. Non me ne andrò da qui se non me ne avrai regalato un paio di bottiglie! E tu, Bernardo, hai visto quanto è brava mia moglie a cucinare?’ Bernardo, nel frattempo, aveva allentato la morsa e aveva fatto risalire la sua mano sino alla mia fighetta. Senza alcun ritegno, prima col suo dito mignolo e, poi, con quello medio, cominciò a strusciare la stoffa del pantalone elasticizzato contro la mia fighetta. Poi, rivolgendosi a Roberto: ‘La tua signora è mooooolto, mooooolto brava e sono sicuro che lo è non solo nella cucina!’ In quel preciso momento si voltò verso di me rivolgendomi un sorriso da porco con la bava ai denti.

Io, nonostante non lo volessi, mi stavo eccitando e bagnando.

Quando Bernardo finì l’ultimo boccone, si rivolse a Roberto e gli disse:’Meglio andare a letto adesso!’ E mio marito:’ Direi di sì. Sono sfinito! Amore dormo io qui sotto nel divano. Tu riposa su nel lettino che è più comodo’. Stavo per dire qualcosa, ma Bernardo disse:’Giusto così. Hai visto che galantuomo tuo marito?’

Neanche il tempo di sdraiarsi sul divano che Roberto comincio a russare cadendo purtroppo in un sonno pesante.

A quel punto, Bernardo si avvicinò a me che ero completamente terrorizzata al sol pensiero di trovarmi praticamente sola con quella bestia di uomo. Passando il dorso delle sue dita sulle mie guancie sino ad arrivare al mio labbro, disse:’Adesso scegli: o passi la notte insieme a tuo marito fuori al freddo e al gelo in mezzo a questa bufera di neve dove Roberto, in quelle condizioni, non so quanto resisterebbe o, molto spontaneamente, decidi di donarti completamente per tutta la notte a me facendo di te ciò che ne vorrò.’

Da una parte volevo fargliela pagare a quello stronzo di mio marito che, dopo tutto quello che aveva combinato, meritava solo di restare a soffrire al gelo. Dall’altra, pensavo che sarei crepata anche io in mezzo a quel freddo.

Nonostante l’idea mi faceva venire il ribrezzo dissi:’ Ok!’ E lui:’Ok, cosa?’ E io: ‘Stanotte sarò completamente tua!’ Bernardo: ‘Lo sapevo che avresti preso la decisione più saggia! Ah ah ah ah ah ah ah! Vedrai che non te ne dimenticherai più per il resto della tua vita e non potrai più fare a meno di me!’

Detto questo, mentre eravamo davanti a mio marito mi afferrò a se e mi bacio spingendo con una forza mai vista le sue labbra contro le mie che erano chiuse. Lui si arrabbiò, mi prese per i capelli e io emisi un forte urlo. Poi disse: ‘Brutta puttana, non hai capito nulla! Tu sei mia! Apri quella cazzo di bocca e baciami! Voglio che prendi tu l’iniziativa baciandomi con passione e muovendo la tua lingua sino ad esplorare ogni centimetro della mia bocca!’

Cominciai a baciarlo. Le sue labbra premevano forti contro le mie. La mia lingua si attorcigliava con la sua alternando movimenti frenetici volti a esplorare quella che era una caverna. Riuscivo a sentire tutti i suoi disgustosi sapori. Mentre mi baciava, afferrò con le sue grosse mani il mio culo facendomi urlare. Spalancai la mia bocca e questo gli permise di ficcare sino in gola la sua ruvida lingua. Mentre quell’uomo si impossessava del mio corpo facendone ciò che voleva, mio marito dormiva come un angioletto.

Io, mio malgrado, cominciavo a prenderci gusto. Nessuno mi aveva mai trattato in quel modo e mi stavo eccitando. Bernardo smise per un attimo di baciarmi e, tirandomi per i capelli, mi staccò da lui. Io, perdendo ogni controllo di me, cercavo nuovamente le sue labbra come un cagnolino a cui è stato tolto l’osso. Sempre con la testa tra le sue mani, mi costrinse a voltarmi verso mio marito dicendomi:’ Guarda che troia che sei, lo stai cornificando davanti a lui stesso! Ah ah ah ah…ah ah ah ah ah” Poi rivolgendosi a mio marito:’ Ti sei scolato il mio vino, ma adesso vedrai come mi scopo la tua signora!’

Dicendo questo, mi rivolse uno sguardo simile ad un leone che non mangia da anni e che adesso ha di fronte la sua gazzella ormai imprigionata. Fui presa dallo sconforto e dalla paura. E lui: ‘Bene, bene, proprio quello che volevo’ah ah ah ah ah’Quella tua aria di paura con lo sguardo da agnellino pronta a essere mangiata dal lupo mannaro, mi eccita come una bestiaaaaa! Tu, però, non sei un agnellino. Tu sei una porcellina, vero? Verooooo?’ Ed io: ‘Sì, sono una porcellina’! E lui:’Come sei brava! Così ti voglio!’

Mi afferrò per un braccio e, tirandomi, mi portò nella sua tana. Mi scaraventò contro il letto e in meno di un secondo me lo ritrovai addosso. Prima, aprì lentamente la zip della felpa molto come un bambino educato che scarta il suo regalo, ma vedendo troppi incartamenti, si fa prendere dalla foga e strappa tutto sino a che non trova ciò che desidera. Così, aperta la zip e vedendo la magliettina che copriva il reggiseno, la prese dal girocollo e, tirando in direzione opposta con entrambi le sue mani, la lacerò in due.

Mi tolse in modo irruento le scarpe e, messe le mani ai fianchi della vita, tirò giù il pantalone elasticizzato in un sol colpo sino alle ginocchia, mentre in un secondo me lo sfilò completamente. Mi tolse le calze e adesso apparivo a lui sdraiata sul letto col mio perizoma brasiliano bianco e il reggiseno di pizzo dello stesso colore. Aveva gli occhi pieni di libidine. Mai un uomo mi aveva preso e desiderato in quel modo. La mia micina era ormai un lago.

Mi fece alzare e, tenendomi per un braccio, mi fece rotare più volte su me stessa per poter ammirare meglio la mercanzia che aveva. Lui: ‘Sei una bella porca’ Si portò dietro di me, mi abbassò le bratelline del reggiseno e poi, prendendolo all’altezza dell’unione delle due coppe, lo strappo con violenza. Le mie tette sobbalzarono. Io ero visibilmente eccitata ed i miei capezzoli erano già duri come i chiodi. E lui:’ Hai due tette favolose da mungere come una vacca! Che capezzoli meravigliosi che hai! Sembrano due caramelle rosse da succhiare!’

Detto questo, con la mano destra mi palpò la tetta destra facendomi urlare, mentre con la sinistra scese lungo il ventre ed infilò la sua mano dentro il mio perizoma. Cominciò a titillare il clitoride e prima con un dito e poi con un secondo mi sditalinò. Successivamente si portò davanti me e ricomincio a palpare con voluttà una tetta, mentre con la bocca si era avventato sul capezzolo dell’altra mordicchiandolo con i denti. In certi momenti mi strizzava le tette con quelle mani grosse e ruvide, in altri li massaggiava delicatamente formando dei cerchi concentrici intorno ai capezzoli. Stavo godendo come non mai!

Con le mie mani schiacciai il suo viso contro il mio seno. Gli toccavo la testa massaggiandogli quei pochi capelli che aveva. Sentivo i peli del suo naso strusciare sul mio petto. Questo lavoro di tette aumentava la mia eccitazione fino a quando ebbi il primo orgasmo. Un brivido di piacere mi attraversò la schiena scuotendomi. Mi morsi le labbra, ma un mugolio di piacere mi uscì:’ Muhhhh’.Sì, Bernardo! Ti prego, continua, non ti fermare’Sììì!’ Lui capì cosa stava accadendo. Mi guardò: ‘Sei proprio una troia, ancora non ti ho fatto nulla e tu già godi come una maiala! A questo punto, prese il perizoma all’altezza della mia vita e, tirando da una parte e dall’altra con entrambe le mani, spezzò l’elastico.

Il perizoma scivolò a terra. Lui lo raccolse, se lo portò al naso e lo annusò. ‘Profumo di figa bagnata! Muh che buono! Vedo che hai un bel boschetto ben curato come piace a me’ Si abbassò all’altezza del mio ventre e comincio a leccarmi la mia fighetta. La sua lingua si muoveva molto velocemente e mi penetrava sino in fondo. Con le mani nel frattempo mi palpava le tette. Non capivo più nulla. Stavo avendo un altro orgasmo, uno dietro l’altro. Non mi era mai successo una cosa simile. Bernardo:’Sei una troia, la tua micetta è un lago!’ Smise con la lingua e mi infilò il dito medio. Urlai perché, date le dimensioni del dito, era come avere dentro il cazzo di mio marito. Ne introdusse un altro e, ritmicamente, faceva entrare e uscire le sue dita. Io inarcai la schiena, portai indietro i miei capelli e poggiai le mie mani sul tavolo dietro me. Avevo completamente perso il controllo e godevo come una vacca’.

Continua’

Ogni riproduzione anche parziale è vietata.
All’improvviso mi ordinò:’ Adesso spogliami! Lo devi fare con passione e amore!’o smise e Lui era alzato davanti me. Con la mano destra gli accarezzai con dolcezza il viso fino a scendere all’altezza della sua bocca. Lui me la morse. Mi infilai in bocca un dito poi lo estrassi lentamente. Con le mani più volte gli accarezzai il viso portando ogni volta indietro la testa. Con la lingua gli leccai le sue labbra. Avevo perso ogni ritegno e adesso ero io a voler essere sua. Non avevo più di fronte quell’essere disgustoso che avevo conosciuto poche ore prima, ma un uomo che faceva ardere interamente il mio corpo. Ormai ero sua e quella che prima era una scelta dettata dall’esigenza di sopravvivenza, adesso diventava una mia libera scelta poiché ne traevo godimento. Gli tolsi bottone dopo bottone la camicia. Rimase con la canottiera. Mi misi dietro lui poggiando le mie tette dietro la schiena. I miei capezzoli erano duri e, così, dondolai le tette per strusciarglieli contro la schiena. Gli sfilai la canottiera. Accarezzai con entrambe le mani il suo petto pieno di peli. Scesi lungo la sua pancia che era talmente grande che non riuscivo a chiudere a cerchio intorno a lui le mie mani. Mi rimisi davanti a lui e cominciai a baciargli e leccargli il petto e poi ogni centimetro della sua pancia.

Mi inginocchiai dirimpetto lui. Bernardo cominciò a palparmi nuovamente le tette alternando delle srizzate a delle carezze. Giocherellava con i miei capezzoli pizzicandoli tra il pollice e l’indice della sua mano sinistra. Nel frattempo, io gli tolsi la cintura, gli sbottonai i pantaloni e gli abbassai la cerniera. I pantaloni caddero a terra all’altezza delle caviglie. Aveva un paio di mutande bianche che facevano presagire cosa contenevano ormai a stento. Baciai le sue mutande e accarezzai il suo membro ancora imprigionato dentro quel lembo di stoffa. Inserii la mano dentro e rimasi letteralmente impietrita. Aveva una cazzo di marmo di enormi dimensioni. Lo estrassi abbassandogli le mutande sino alle caviglie. Il pene svettò come una bandiera in alto. Mai visto una cosa simile! Poteva essere lungo tra i 18-20 cm, ma quello che mi colpiva è che era grosso come una lattina di coca-cola.

Cominciai a leccargli i coglioni che sembravano quelli di un toro. Passai all’asta. Lo scappellai e comincia a segarglielo. All’improvviso mi afferrò per i capelli tirandomi la testa indietro e mi urlò: ‘Brutta troia devi metterlo tutto in bocca! Capito? Capitoooo?’ Con un colpo mi cacciò il suo cazzo sino in gola. Lui mi tenne stretta la testa contro i suoi coglioni. Io credevo di soffocare per via di quanto fosse grosso. Avevo la bocca completamente spalancata. Dopo pochi attimi allentò la presa, ed io tossii più volte con la saliva che mi usciva dalla bocca. E lui:’Forza puttana, adesso hai capito?’ Ed io:’Sì, sì!’ Spalancai più che riuscii la mia bocca e affondai nuovamente il suo arnese dentro la mia bocca. Lui mi prese la testa e cominciò a dettarmi il suo ritmo. Mi stava scopando la bocca. Io non stavo capendo più nulla. La mia testa urtava contro la sua pancia che funzionava da airbag. Il suo cazzo lo sentivo duro e sembrava poterne avere ancora per molto.

Bernardo, afferrandomi per il mio braccio sinistro, mi fece alzare e mi spinse fortemente verso la finestra. Per poco non andai a sbattere contro il vetro. Lui si tolse le scarpe, i pantaloni e le mutandine. Con il cazzo dritto in aria si diresse verso di me con un cuscino in mano. Aprì la finestra e poggiò il cuscino sul davanzale. Un’ondata di freddo investii la mie schiena nuda. Io:’Che cazzo vuoi fare?’ Lui mi diede una forte pacca sul culo:’Troia, ti ho detto che tu devi eseguire solo ciò che ti dico senza dire una parolai! Sinora hai goduto come una porca. Ora è giunto il mio momento. Ah ah ah ah ah ah ah! Affacciati alla finestra. Poggia i gomiti sul cuscino e mettiti a 90′ mettendo il tuo culo ben indietro. Forza! Non perdere tempo, puttana!’ Nonostante stavo crepando dal freddo e morendo dalla paura,obbedii senza dir nulla. Non oso immaginare quale spettacolo osceno gli offrissi. La mia fighetta era completamente spalancata ai suoi occhi e le mie tette penzolavano morbide. Mi sentivo il petto gelare. Fuori continuava a nevicare. Davanti a me c’era una splendida luna piena che illuminava tutto il bosco. Lui si assestò dietro di me. Con la lingua e le dita, cominciò nuovamente a lavorarmi la figa sino a quando iniziò a colare dal piacere. Ora sentivo il suo cazzo eretto strusciare sul mio culetto. Io provai a voltarmi per capire le sue intenzioni, ma Bernardo mi diede un forte schiaffo sulle natiche che mi fece subito rivoltare.

Mi divaricò le gambe e senti la sua cappella premere contro la mia fighetta. Il suo cazzo era troppo grosso e, se me lo avesse messo dentro, me l’avrebbe spaccata in due. Per qualche secondo non sentii più nulla, ma, tutto ad un tratto, vidi poggiare le sue mani sopra il cuscino accanto ai miei gomiti e, con un colpo di reni, mi penetrò. Io emisi un urlò per il forte dolore e, d’istinto, alzai la schiena. Bernardo, però, con una mano mi fece riabbassare riprendendo così la posizione a 90′. Bernardo:’Troietta, ancora sono dentro solo per metà! Ah ah ah ah ah!’ Sentivo le pareti della mia figa come se dovessero lacerarsi da un momento all’altro. Bernardo ritirò fuori il cazzo e, stavolta, con un altro duro colpo mi penetrò completamente. Io urlai nuovamente e dal dolore mi uscirono delle lacrime. Bernardo cominciò a scoparmi con un ritmo disumano. Lui: ‘Sì, sì sei proprio una maiala!’Le mie tettone dondolavano e Bernardo decise di impossessarsene strizzandole fortemente mentre mi penetrava.

A volte si fermava per qualche secondo tirando fuori dalla mia fighetta l’arnese ormai lucido per i miei umori. Durante queste brevi tregue, mi baciava e leccava la schiena sino a risalire sino al mio collo. La sua lingua era ruvida e il suo passaggio per la mia colonna vertebrale mi regalava brividi di piacere. A questo punto mi faceva alzare la schiena e, standomi sempre dietro, mi palpava con voracità le mie mammelle e, contemporaneamente, mi baciava intrecciando la sua lingua alla mia. Poi nuovamente riprendeva il ritmo infernale sconquassandomi. Non provavo più dolore, ma piacere e avevo continui orgasmi. Bernardo:’Martina, Martina sei una porca! Sìììì, così, brava, cosììììì.’ Ed io:’ Sì, Bernardo sono la tua porca’non ti fermare!’ Senza accorgermene, assecondavo ormai i suoi colpi con il mio bacino. Bernardo:’ Muh’ah’muh’ah’come mi stai facendo godere, Martina. Vengo, vengo, vengoooooooo!’ In quel momento sentii un’onda di liquido caldo che si infrangeva dentro il mio utero. Lui si accasciò sopra la mia schiena e con la sua pancia quasi mi schiacciava. Restò in quella posizione dentro di me sino a quando il suo cazzo cominciò ad ammosciarsi .

Solo allora, Bernardo si alzò da me e, prendendomi dai capelli, mi fece ergere dal cuscino. Sentivo il suo sperma caldo colarmi sulle gambe. Mi fece girare verso di lui e mi ficco la sua lingua dentro la mia bocca. Muoveva la sua lingua esplorando tutta la mia bocca e intrecciandola con la mia. Poi si staccò e, facendomi inginocchiare davanti lui, mi disse:’ Succhia per benino il mio cazzo e ripuliscilo!’ Imboccai quel grosso cazzo e con la lingua assaporai il suo sperma e i miei umori. Facevo ormai quello che voleva ed io ero felice di assecondarlo. Non avevo mai conosciuto questa parte di me e il merito era di quell’essere schifoso. Sentivo che ormai mi aveva legato a se per sempre. Lui continuava a mungere le mie tette e a torturarmi i capezzoli.

In pochissimo tempo, il suo arnese riprese le sue spropositate dimensioni e, solo allora, mi fece rialzare, mi rigirò verso la finestra e mi rimise di nuovo a 90′ con la schiena rivolta verso lui. Cominciò con una mano a titillare il mio clitoride e a penetrarmi con le dita dell’altra. Ben presto mi riscaldai e mi ritrovai da capo bagnata. Ad un tratto, con una mano mi penetrava, mentre con l’altra portava gli umori verso il buchetto del mio culo completamente ben in vista data la mia posizione a pecorina. Con il suo grosso dito medio provava a forzare l’entrata, ma, date le dimensioni del dito, aveva molta difficoltà a farlo entrare dentro. Io fui presa dalla paura:’ No ti prego, Bernardo, quello no, ti prego sono ancora vergine!’ Bernardo:’Ah ah ah ah ah ah ah ah ah ah ah..Te l’ho già detto’Quando fai così e vedo nei tuoi occhi quello sguardo da santerellina che mi prega, mi eccito ancora di più! Ah ah ah ah ah ah’Ohhhhh, Martina hai proprio un bel culetto, sai?’ Detto questo mi palpò prima piano e poi con forza il mio sederino. Bernardo:’ Ho visto dei bei culi, ma mai uno come questo: sodo e alto! Muh’ed anche vergine!’ Mi tremavano le gambe dalla paura. Bernardo:’Quanto mi ecciti, Martina?’

Detto questo, appoggiò le sue mani al muro e mi penetrò. Io cacciaì un urlo fortissimo e per poco non svenni . La mia vista sparì e, per il dolore, vidi per pochi secondi tutto nero e non sentii più nulla. Bernardo:’ ah ah ah ah ah’adesso ti ho sverginato questo bel culetto! D’ora in avanti qualsiasi cazzo prenderai ti sembrerà piccolo e cercherai il mio cazzo supplicandomi di sfondarti! Ah ah ah ah ah!’

Cominciò a pomparmi dentro alternando movimenti veloci a lenti arrivando a estrarre il suo cazzo quasi completamente per poi ributtarlo tutto dentro. Bernardo:’ Ti sfondo il tuo intestino, ah ah ah ah ah!’ Pian pianino il piacere prese il sopravvento al dolore. Mentre mi spaccava il culo, con la mano destra strizzava le mie tette che dondolavano sempre di più. La sua mano sinistra si dedicò, invece, a penetrarmi la figa prima con il solo indice e, poi, inserendo anche il medio.

Stavo godendo e mi sentivo una vacca. Dopo 20 minuti, Bernardo mi fece alzare e mi fece inginocchiare davanti a lui:’ Adesso succhia, puttana!’ Io lo presi e cominciai a tirargli un bel pompino come sapevo fare. Bernardo prese la mia testa e mi dettò il ritmo. Capii che stava per venire. Bernardo cominciò ad ansimare emettendo una serie di urli. Mi prese la testa e me la schiacciò contro la sua pancia facendomelo ingoiare sino ai coglioni. Sentii il primo spruzzo caldo arrivarmi in gola, poi un altro e un altro ancora. Avevo la bocca piena e non avevo il tempo di ingoiare tutto il suo seme caldo. Dai lati della bocca uscirono rivoli di sperma che feci colare. Mi estrasse il cazzo dalla bocca e mi riverso gli ultimi schizzi caldi in faccia e nelle tette. Ero fradicia di sperma e colavo dappertutto. Bernardo spalmò per benino il suo seme sulle mie tettone e sulle gambe. Io mi alzai, abbracciai Bernardo schiacciando il mio seno contro la sua pancia e cominciai a baciarlo muovendo vorticosamente la mia lingua dentro la sua bocca. Poi gli dissi:’ Grazie Bernardo.’ Lui: ‘Adesso va a letto!’

Continua’

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