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Le mie mani strette intorno alle sue, appoggiate alla parete a cui sembra voglia aggrapparsi disperatamente… Ma non può correre il rischio di rovinare le unghie ben curate, adornate dallo smalto corvino come i suoi capelli. Geme e scuote la testa mentre, da dietro, la penetro con sempre maggiore vigore. La sua pelle olivastra, bagnata dal sudore, ha iniziato a riflettere la luce pallida del neon che illumina il mio ufficio. La minigonna nera le è rimasta addosso, ripiegata sui fianchi, mentre le sue mutandine sono ancora fra le mie mani, come un trofeo che non voglio lasciare e che, di tanto in tanto, annuso. Voglio sentire il profumo di quella donna entrarmi dalle narici e arrivare alle sinapsi della mia mente.

Alla nostra sinistra, sulla mia scrivania, i nostri vestiti, anzi i miei perché i suoi, Lella, li ha ancora quasi tutti addosso. Continua ad ansimare mentre interrompo la penetrazione e, inginocchiato alle sue spalle, lascio cadere la mutandina per leccarle la figa. Pelosa, fradicia, nera come la notte, vissuta come solo quella di una donna che ha passato i sessanta può essere.

E dire che Lella i suoi sessantadue anni non li dimostra affatto. Io gliene davo una decina di meno, grazie alla cura che, si vede, dedica al suo corpo. E’ chiaro che le grinze del tempo che passa lasciano il segno, ma il modo di vestirsi e il portamento la rendono più giovane di quanto non sia in realtà. Ad ogni modo sono un cavaliere e, per non farle fare troppo movimento, l’ho presa da dietro, occupandomi di tutte le incombenze…

Ma a chi voglio raccontarla? La verità è che volevo prenderla a pecorina da quella volta in cui la vidi in ufficio in minigonna, con le cosce in bella mostra e il culo che sembrava parlarmi e dirmi “vieni, prendimi…”. Così iniziai un lungo corteggiamento. Battutine, sorrisi e chiacchierate finchè, oggi, non ho deciso di provarci. Mai scelta fu più azzeccata, perché la signora ha accettato le mie avances ed ora è qui, faccia al muro, con la mia faccia piantata nella sua vulva matura, alla disperata ricerca di un orgasmo.

Lella accompagna il mio lavoro accarezzandomi i capelli. Ogni tanto mi faccio strada tra i suoi meandri allargandole le grandi labbra, così da sentire i suoi odori mentre la lecco perbenino; poi mi aggrappo alle natiche e affondo la lingua dentro di lei, quasi a volerla penetrare. Mi rimetto in piedi e torno a penetrarla per davvero, rimanendo avvinghiato ai suoi fianchi. “Sbattimi, sbattimi così” mi implora Lella, al che rispondo con colpi sempre più violenti. Mi eccita da morire, vorrei entrarle sempre più dentro ma ogni tunnel ha un inizio e una fine e il suo non fa eccezione…

Esco, la afferro per i capelli e raggiungiamo la mia poltrona su cui mi adagio a gambe larghe. Lella segue i miei comandi e, inginocchiandosi, mi prende l’uccello in bocca dando il via ad un magnifico e profondo pompino. Allarga le sue fauci al massimo per far scomparire il mio arnese e arrivare con la punta del naso a lambiremi l’inguine. Ripete l’operazione più volte, mentre con una mano le stringo i capelli e con l’altra le accarezzo il viso. Il rimmel cade sulle sue guance, provate dal piacere, e si mescola ai miei fluidi.

Poi prende l’iniziativa, si alza e si siede sulle mie gambe. Mi accarezza l’uccello e se lo pianta all’ingresso della vagina. Un veloce sfregamento e poi, decisa, lo infila dentro. Comincia a cavalcarmi e mi tiene le mani legate alle sue sulla testiera della poltrona. Godo delle sensazioni che sto provando e godo ancora di più nel vedere il suo seno abbondante, chiuso nel reggipetto, rimbalzare dinnanzi a me. Libero le mani, le porto alle bretelle del reggiseno e con un gesto deciso le faccio scendere lungo le braccia di Lella. Le sue mammelle, abbondanti e mature, sono finalmente libere. Le afferro con foga, le bacio. Succhio i capezzoli inturgiditi, li assaporo e li succhio. La sto letteralmente mungendo, mentre Lella prosegue la sua magnifica cavalcata.

Sento il piacere arrivare e, prima che sia troppo tardi, la fermo. Pulso dentro di lei ma riesco a trattenermi. Lella sorride, sorrido anch’io e la bacio appassionatamente. La prendo per i fianchi e, tenendola in braccio, mi sposto verso la scrivania su cui la faccio adagiare. mi rimetto in ginocchio e riprendo a leccarle le figa. Lella vuole togliersi gli stivali ma le chiedo di non farlo. E’ tutto bellissimo così. Le accarezzo l’addome mentre proseguo il cunnilinguus. “Voglio sbatterti ancora” le confido. Lella torna a sorridere, con l’indice mi fa segno allora di entrare nuovamente. Non me lo faccio ripetere.

Sono di nuovo dentro di lei, al caldo, al sicuro. La penetro stavolta dolcemente, le accarezzo il viso e le mordo le labbra. “Più forte” mi chiede. La assecondo. Lo spettro dell’orgasmo è passato e posso riprendere a pompare. Cerco un àncora e mi aggrappo al suo seno. Lo stringo forte e muovo il bacino avanti e indietro. Guardo il cazzo entrare e uscire da quel paradiso e vorrei non smettere mai ma non è così. “Dove posso venire?” le chiedo retoricamente. A sessantadue anni so già cosa risponderà Lella ma voglio sentirlo. “Vieni dentro, tranquillo”. Musica per le mie orecchie… Sento il piacere farsi strada dentro di me e lo sente anche Lella che mi stringe forte tra le sue gambe. Ci osserviamo a vicenda, curiosi dei rispettivi orgasmi. Pompo finchè non vengo, copioso, dentro di lei che, intanto, trema dal piacere. Riverso tutto me stesso dentro di lei: piacere, sensazioni ed emozioni.

Ci resto dentro finché non sono sicuro di averle donato l’ultima goccia di me, poi mi sfilo e vedo il seme cadere dall’interno di Lella. Siamo entrambi soddisfatti. Ci rivestiamo con calma. Lei non so, ma io non vedo l’ora di poterla riavere.

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