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Racconti Erotici Etero

MEMORIE DI UN BANCARIO cap.1 Gina Il nostro incontro

By 8 Novembre 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

Premessa

Ringrazio le Signore e Signorine che hanno acconsentito alla divulgazione dei fatti che le hanno viste protagoniste, nessuna ha rifiutato di apparire in queste pagine e le poche correzioni che mi sono state chieste riguardano la descrizione del loro fisico a volte giudicato troppo somigliante e atte a farle riconoscere, e dei luoghi teatro delle azioni descritte.

I personaggi sono tutti veri salvo i nomi. Gli episodi che narrerò essendo realmente accaduti sono stati riportati integralmente il che mi farà perdonare la crudezza delle espressioni che essendo pronunciate durante gli amplessi, sfiorano non di rado il linguaggio da trivio.

E’ noto che l’amore fisico, per essere pienamente gustato deve essere libero dai Tabù che solitamente affliggono l’uomo moderno impedendogli di assaporare in pieno le gioie del rapporto sessuale. Tutte le donne, anche le più giovani erano pienamente consenzienti e tutti gli atti riportati sono stati goduti con reciproca soddisfazione.

Per ragioni di spazio e anche per evitare la ripetizione di situazioni gia descritte, ho dovuto tralasciare più di un episodio. Bene, avendo tediato a sufficienza i lettori con le precisazioni che ho ritenuto doverose, passo al racconto nella speranza che giunga a loro gradito.

 

Mi chiamo Furio Masi e ho quarant’anni. Naturalmente questo non é il mio vero nome, come non sono veri i nomi delle altre persone che compaiono in queste mie memorie, la discrezione mi impone di usare nomi inventati anche per salvaguardare la reputazione delle signore che mi hanno concesso i loro favori.

Occupo un posto di rilievo in una banca cittadina, non sono sposato ma questo non significa che non ami le donne, la mia vita sedentaria mi ha imposto di praticare più di uno sport per mantenere in forma il mio fisico. Credo di essere di aspetto abbastanza gradevole da piacere al gentil sesso al quale dedico gran parte del mio tempo libero.

Da un paio di anni, la mia vita é completamente cambiata. Ho conosciuto una donna straordinaria grazie alla quale da allora vivo in un paradiso di delizie fatto di incontri con donne accomunate da un unico desiderio, gioire dei loro sensi in modo raffinato e senza ipocrisie.

Gina.

Tutto cominciò per un banale errore che commisi tentando di telefonare alla mia ultima conquista.

– Pronto? Ciao Teresa! Vi fu un lungo silenzio, poi:

– Si? Per nulla insospettito continuai:

– Cara, ci vediamo? Ti desidero! Vi fu un silenzio più lungo poi una risata mi fece capire che avevo sbagliato numero.

– Ohh. . . sei Teresa vero?

– Si sbaglia, io sono Gina! La voce era simpatica, calda, non so perché ma decisi di continuare.

– Mi scusi! Scommetto che lei é molto bella. . . A questo punto, mi aspettavo che la mia sconosciuta interrompesse la conversazione ma questo non avvenne. Dopo un istante la voce rispose:

– Lei dice? Intravedendo una possibile avventura replicai:

– Si e . . . mi piacerebbe fare la sua conoscenza. Vi fu una pausa, poi la risposta. 

– Perché no? Conosce il caffè Alberto? Ci vediamo lì, va bene?

– Benissimo! E vicino a casa mia, come faccio a riconoscerla?

– Sarò io a presentarmi, lei avrà un fiore all’occhiello vero?

Un quarto d’ora dopo ero seduto ad un tavolo del dehors con una vistosa rosa rossa puntata sul risvolto della giacca a guardare le donne che passavano cercando di individuare la mia sconosciuta.

 

 Dopo alcuni minuti una voce al mio fianco chiese:

– Posso sedermi? Mi alzai confuso senza riuscire a dire una parola, per darmi un contegno offrii la mia rosa. Lei sorrise.

– Molto galante, allora?  Siccome non aprivo bocca aggiunse:

– Mi trova di suo gradimento?

Doveva avere poco più di trent’anni, i capelli castani leggermente ondulati inquadravano il viso ovale non particolarmente bello ma gli occhi verdi bellissimi incontrarono i miei provocando in me un’ondata di desiderio. La bocca era grande, le labbra tumide, sensuali. . .

Indossava una gonna abbastanza stretta da mettere in risalto i fianchi morbidi e la curva provocante del glutei sicuramente sodi come sodi dovevano essere i seni che tendevano la camicetta dalla scollatura profonda, nel sedersi mise in mostra le gambe nervose inguainate da calze color carne. La sua voce mi riportò alla realtà.

– Questa mattina le ho guastato un dolce incontro?  Veramente non pensavo più a Teresa, fui quindi sincero replicando:

– No, le assicuro, perché. . . ne ho fatto uno più dolce ancora!

– Non le sembra di correre troppo? Aspetti a dirlo. . .

 

Ordinai le bibite, mentre alzava il bicchiere notai un cerchietto d’oro al suo dito.

– Sposata? I suoi occhi si rattristarono.

– No, vedova da quattro anni. Con un gesto lento lo tolse poi aggiunse:

– Quattro anni sono lunghi. . .

Ora sembrava imbarazzata. Mise l’anello nella borsetta, presi la sua mano, la strinsi senza che si opponesse.

– Cara, cosa vogliamo fare? Sembrò scuotersi, i suoi occhi ebbero un lampo divertito. 

– Per prima cosa devo fare delle compere, mi accompagna?

Facemmo il giro dei negozi, Gina sembrava una ragazzina, si fermava a tutte le vetrine, davanti a una boutique rimase in estasi per un manichino che indossava una sottoveste nera con ricami a giorno in pizzo, corta, quasi trasparente.

– Cosa ne pensa, mi starebbe bene?

Colsi l’occasione, la trascinai nel negozio e gliela regalai. Un’ora dopo, carico di pacchetti l’accompagnavo a casa. L’appartamento di Gina occupava l’ultimo piano di un palazzo signorile, non parlammo finché lei non ebbe chiuso la porta.

– Finalmente! Si versi da bere, intanto sistemo queste cose.

L’ambiente era ampio, luminoso, un angolo era occupato dal bar mentre di fianco un divano occupava parte di una parete, un’ampia vetrata mostrava in lontananza la verde collina. Uno spesso tappeto copriva il pavimento disseminato qua e là da cuscini colorati, un tavolino basso vicino al divano e due sedie completavano l’arredamento. Mi versai da bere, Gina tornò quasi subito, prese il bicchiere che le porgevo, mi fissò con occhi dolcissimi.

 

– A cosa vogliamo brindare?  Chiese sorridendomi.

– Al nostro incontro!  Proposi. Alzammo i calici. Lei raccolse il pacchettino con il mio regalo e scomparve oltre la porta.

– Torno subito!  Poco dopo udii lo scroscio di una doccia poi più nulla.

– Allora, come mi sta?

Trasalii, stavo guardando il paesaggio finendo il mio bicchiere e non l’avevo udita entrare. Gina era lì con la mia sottoveste nera e . . . null’altro!

Era come se fosse nuda! Attraverso i disegni del ricamo vedevo la carne bianca del suo ventre, dei suoi seni. Un capezzolo bruno faceva capolino dai disegni floreali che prendevano tutto il davanti dell’indumento cortissimo, il pube appariva in trasparenza come una macchia più scura, le cosce libere da ogni costrizione erano lunghe, lisce, stupendamente tornite. Si girò per farsi ammirare mostrando oltre il limite dell’oscuro velo, la piega eccitante dell’attaccatura del sedere rotondo.

– Cara, lei é. . . bellissima!

La presi fra le braccia, come in un sogno lei rovesciò la testa all’indietro offrendomi le labbra. La sua bocca si schiuse subito con dolce abbandono alla lingua che osai spingere oltre la barriera dei suoi denti, lei mosse la sua lingua in una lenta carezza prima di imprigionare la mia e aspirarla dolcemente.

 

Entrai subito in erezione, le mie mani scesero lungo la sua schiena, giù fino alle natiche che palpai rudemente attraverso il velo sottile prima di schiacciarla a me per farle sentire tutto il mio desiderio. Con uno sforzo lei staccò la bocca dalla mia e ansimando disse:

– Oh ohhh. . . dunque le faccio questo effetto?

Senza indugiare le sue mani scesero alla mia cintura, le sentii che sbottonavano i miei pantaloni. . .

– Ohh cara . . . aspetta!

Le mani di Gina che già si erano impossessate del pene, alle mie parole si allontanarono, arretrai di un passo e febbrilmente mi spogliai. Quando fui nudo, la donna slacciò le spalline e l’esile indumento scivolo ai suoi piedi, con mossa aggraziata lo raccolse e lo gettò in un angolo.

Rimanemmo a fissarci, il pene non più costretto dagli indumenti si ergeva fieramente, pulsando di eccitazione davanti a tanta bellezza. Il corpo di Gina era stupendo, i seni alti, pieni erano fermi e sormontati da capezzoli bruni che si ergevano in mezzo alle aureole rosa. La vita stretta si allargava nel bacino invitante, il ventre declinava dolcemente terminando nel pube parzialmente coperto da peli castani e ricci, depilati in corrispondenza del sesso che la donna celava serrando le cosce in un inconscio tentativo di difesa.

 

Vedendo che guardavo il basso del suo ventre arrossì, i suoi occhi scesero al mio membro e senza lasciarlo con lo sguardo si allungò sul tappeto aprendo le gambe in un palese invito. Raccolsi un cuscino, lo misi sotto il suo capo poi mi inginocchiai fra quelle meravigliose colonne di carne e lentamente mi chinai sul suo petto.

Trasalì al contatto delle mie labbra. Il seno era caldo, percorsi la mammella di baci leggeri, Gina si inarcò spingendomi un capezzolo in bocca. Lo succhiai lungamente, lo flagellai a colpi di lingua fino a sentirlo teso poi spostai la bocca sull’altro seno facendola sospirare.

– Ohh, cosa mi fai. . .

La sua mano scese al mio ventre, al mio pene, lo percorse lentamente, lo strinse, ne fece scorrere la pelle in una conturbante carezza. Sollevai il capo per ammirare le mammelle luccicanti di saliva che si alzavano e si abbassavano al ritmo del suo desiderio. Gli occhi spalancati, la donna ansimava:

– Ohhh. . . fai presto!

La sua voce era come un lamento, mi chinai per leccare ancora prima l’una poi l’altra sua mammella quindi spostai lentamente la bocca lungo il dolce declivio del ventre, fino ad immergere la lingua nell’ombelico della donna in estasi.

– Caro. . . ohhh vienimi sopra!

 

Era impaziente, una mano si posò sul mio capo spingendolo verso il suo pube. La mia lingua incontrò i peli ispidi, si fece strada fra di essi scendendo verso il sesso di cui percepivo il profumo eccitante, le mie mani vagavano sul bel corpo scosso da fremiti. Aveva sollevato le gambe per meglio offrirsi alla bocca che ormai aveva raggiunto la sua intimità quando:

– No. . . non così!  Mi respinse quasi brutalmente. La guardai sorpreso, Gina le guance infuocate mi tese le braccia.

– Amore. . . ti voglio dentro!

Mi allungai su di lei, la mia bocca incontrò la sua, si chiuse sulla lingua che lei mi offriva. L’aspirai succhiandola lascivamente mentre lei con entrambe le mani prendeva il pene. . . Percepii contro il glande la ruvidezza dei peli poi la pelle liscia mentre ne guidava l’asta con le dita, quando sentii all’estremità del membro la morbidezza della sua vulva, spinsi e con un colpo di reni scivolai nelle sue carni.

Mi ricevette con un lungo sospiro. Per alcuni istanti rimanemmo immobili, gli occhi verdi fissavano intensamente i miei.

– Ahh che bello! E da tanto che non lo facevo. . .

 

Spinsi la lingua nella sua bocca, la succhiò dolcemente. Il suo corpo si mosse prima lentamente poi prese a ondulare il bacino per strusciarsi al membro che la riempiva. Passai le mani sotto il suo sedere, le mie dita si insinuarono fra le natiche calde, giù, fino a toccare il pene immerso nel suo ventre, risalirono bagnate del suo desidero. . . Accarezzai lentamente il solco aprendo i caldi emisferi, il medio incontrò l’ano contratto.

– Caro. . . cosa vuoi fare?

– Non lo immagini? Mi piace tutto di te. . . voglio tutto!

– Ohhh ti prego. . . no!

Sordo alla sua invocazione spinsi per forzare lo stretto pertugio. Sentendo la resistenza dei muscoli sfinterici arretrai, estrassi lentamente la verga per affondarla di colpo strappando alla bella un gemito di piacere. L’estrassi ancora e giù nel suo ventre e . . . ancora, ancora, Gina si agitava sotto di me sollevando il bacino incontro al pene, i talloni raccolti sotto il sedere, le ginocchia alte, le cosce spalancate al membro che scorreva liberamente nella vagina lubrificata dal suo piacere.

– Ohh sono tua. . . Ohhh fammi godere! Oh il tuo cazzo. . . lo voglio tutto! Ahhh che bello. . . ahhhh. . . 

 

Non si controllava più. Sentendo che aveva rilassato i muscoli, ne approfittai per forzare l’ano e penetrare il suo posteriore, Gina si irrigidì imprigionando il dito nei glutei caldi aumentando la mia libidine. Ritirai a forza il dito e lo immersi nuovamente, si arrese subito lasciandomi padrone di quella parte del suo corpo stupendo.

– Oh amore. . . lo sai che non posso resistere. Puoi farmi quello che vuoi!

Si muoveva, venendo incontro al pene per facilitarne la penetrazione eccitata dal muoversi del dito che affondavo toccando attraverso la parete del suo grembo lo scorrere incessante del membro.

I gemiti della donna divennero un lamento continuo. All’improvviso la vagina si strinse in lunghe contrazioni come a trattenere il membro, dalle sue labbra uscivano parole, incitamenti osceni.

– Ohhh si, lo sento. . . Sono tua. . . Ahhh sfondami!  Anche dietro. . . Oh anche lì voglio il tuo cazzo. . . Si. . . nel culo! Mhhhh. . . dai. . . dai. . .

Le sue parole mi facevano impazzire, fui tentato di metterla subito alla prova ma non ne ebbi il tempo. Sentii attorno al membro gli spasimi del suo orgasmo mentre il bel corpo sobbalzava sollevandomi, la penetrai furiosamente ma quando il piacere cominciava ad impossessarsi di me, Gina venne in una moltitudine di piccole grida.

– Ah. . . ahhh. . . prendimi! Mhhh. . . amore, fai forte! Ohhh vengo. . . ahhh. . . ahhh. . . Ahhhhh! ! !

 

Le contrazioni della vagina si acquietarono lentamente continuando per lungo tempo a farsi sentire attorno al membro, poi cessarono. Le mani di Gina accarezzavano dolcemente la mia schiena, sentivo il suo cuore che batteva. Finalmente aprì gli occhi.

– Oh amore, é stato bello godere con te! Ma. . . e tu?

Io ero pago di aver assistito al suo piacere, quando glielo dissi, lei coprì il mio viso di baci sussurrando:

– Caro. . . non ho potuto resistere, avevo tanta voglia che se mi baciavi fra le gambe. . . sarei venuta nella tua bocca!

– Perché non mi hai lasciato fare, avrei bevuto il tuo piacere!

– Oh. . . La vidi arrossire, mi ritirai da lei e mi alzai invitandola a fare altrettanto. Ora che era rilassata appariva ai miei occhi ancora più bella e desiderabile. Gina vedendo il mio pene più rigido che mai mi venne incontro e lo prese nelle sue mani.

– Amore mio, oh deve godere anche lei! Venga. . . mi piace averlo dentro anche così. . . purché lei goda!

Stava per allungarsi di nuovo, la fermai e la baciai replicando:

– No, la prego. . . posso aspettare se mi concede di amarla ancora.

Sorrise felice poi tenendomi per mano mi condusse nel bagno, scostò il nylon della doccia, aprì il rubinetto e mi volle accanto a se. Aspettò che il getto tiepido fluisse sul suo corpo, prese la saponetta e me la porse. Lasciò che l’insaponassi tutta non trascurando nessuna parte del suo corpo statuario.

 

Oh la desideravo, era soda e . . . Rise sentendosi palpare i seni, il ventre. . . Aprì le cosce alla mia mano, alle dita che si insinuavano nel taglio della sua vulva mentre l’altra mia mano insaponava il bel sedere infilandosi fra le natiche, lasciò che le mie dita passassero lungo il solco accarezzando la rosa dell’ano.

– Ti piace così tanto? Prendilo. . . é tuo se vuoi!

Si voltò offrendomi la vista della groppa coperta di schiuma, allungò le mani all’indietro, trovò il pene. . . Trasalì sentendolo così rigido, lo attirò contro le sue rotondità guidandolo alla cieca fra le natiche, incollai il petto alla sua schiena baciando la bella nuca, le mie mani afferrarono i seni durissimi che schiacciai fino a farla gemere mentre stretto fra le sue natiche sentivo il calore dell’ano che mi offriva.

– Oh cosa aspetti. . . Prendimi subito. . . cosi! Lo voglio sai?

Afferrandosi con le mani al rubinetto della doccia si chinò arretrando, divaricò le gambe protendendo il posteriore contro il membro in una posa oscena per chiunque ma non per me. Mi ero sollevato e guardavo ancora incredulo l’asta puntata fra le natiche della bella che aspettava trattenendo il fiato. Pregustando la vittoria, passai più volte la cappella nel solco liscio di schiuma, strusciandola nel dolce avvallamento, Gina ansimando voltò il capo impaziente.

– Amore, sono pronta!

Respirai lungamente, le mie mani passarono un’ultima volta sul corpo levigato, scesero lungo i seni, il ventre, le cosce tese, ne fecero il giro risalendo il deretano che stavo per violare. Giunto alle anche, respirai lungamente e . . . spinsi.

 

Sentendo la forza del membro contro la sua intimità, si irrigidì sulle gambe spingendo anch’essa, mosse le anche ondulando lascivamente, spinsi ancora e con gioia perversa sentii le sue carni cedere, aprirsi. La sua testa scattò all’indietro mentre la sua voce si alzò incitandomi.

– Ahhh. . . sta entrando! Ohhh lo sento. . . Mhhh dai, infilalo tutto!

Malgrado le sue parole, strinse i muscoli appena capì che il pene varcando il delicato pertugio lo aveva allargato ben oltre la sua immaginazione procurandole se non dolore, una meraviglia che espresse con parole mozze.

– Ahhh amore! Volevo provare. . . Ohh é. . . grosso e così duro. . . Mhhh. . . mi piace! Ora. . . lo voglio tutto!

Temendo di farle male aspettai. Il glande aveva ormai superato la barriera dell’ano che chiuso alla sua base lo stringeva nel suo anello. La baciai alla base del collo, poi quando la sentii rilassarsi spinsi e con un solo colpo lo immersi fino in fondo al suo stupendo deretano.

– Ohh Gina. . . hai un culo irresistibile, sei meravigliosa!

Gia stavo arretrando estraendo la verga fin quasi a farla uscire completamente poi infoiato dal lungo lamento la affondai nelle sue natiche e . . . ancora, ancora, inebriato dal calore del suo corpo. Ad ogni colpo di reni la donna sobbalzava emettendo grida eccitate, imparò subito a rimanere rilassata lasciando che il membro scorresse liberamente nell’ano aperto.

 

La penetravo con piacere perverso ansimando sul suo collo, leccandolo avidamente, a tratti lei stringeva i muscoli imprigionandomi dentro di se poi li rilassava di colpo, allora la penetravo con foga rinnovata. Dal pene sentivo il godimento salire, salire. . . Ora si muoveva tutta, veniva incontro al membro, spingeva incollandosi al mio ventre per sentirlo tutto dentro poi si ritraeva stringendo i muscoli sotto la cappella per trattenerlo emettendo un gridolino quando lo ricacciavo fino in fondo alle sue stupende natiche.

– Ohhh amore, é. . . grosso! Ma mi piace. . . Dimmi, godi caro?

– Oh si, si. . . mi fai godere! Ohhh che bello. . . godo amore, e tu?

Non rispose ma continuò quel meraviglioso movimento delle anche, avanti e indietro incontro al membro. ‘Shlac shliac’ faceva il mio ventre urtando il suo sedere, continuai a penetrarla con esclamazioni rauche mentre il piacere stava per travolgermi. Gina se ne accorse, voltò la testa: 

– Oh caro! Stai per venire vero? Oh godi amore. . . fammi sentire i tuoi schizzi. . . riempimi il culo!

Ancora pochi colpi e mi sarei scaricato irrorandola del mio sperma. Improvvisamente mi fermai e uscii dal bel culo, Gina aspettava con il sedere proteso e l’ano aperto come se contenesse ancora il mio membro, volse il capo e mi rivolse un’occhiataccia, lei stessa afferrò la verga e la presentò al pertugio in attesa e con un solo colpo di reni si infilzò lei stessa.

– Dai . . . oh dai. . . inculami. . . fino in fondo. . . mhhh si. . . si . . .siiiiii!!!!!

L’afferrai alle anche e con immenso piacere presi a scorrere sempre più rapidamente sbattendo il membro quasi brutalmente nell’ano che mi aveva così generosamente donato. Urlò Gina alla mia irruenza cercando anche di sottrarsi sfilandosi, ma la trattenevo e infoiato come un mandrillo mi accanii sordo alle sue grida e infine schizzai il mio godimento scaricando nelle sue viscere getti bollenti dello sperma troppo a lungo trattenuto.

Continua

 

jadisanatole@hotmail.com

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