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Racconti di DominazioneRacconti Erotici Etero

memorie di un single; la tardona

By 24 Settembre 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

“E’ domenica mattina si è svegliato già il mercato………..” così recitava una famosa canzone, ma io non andavo al mercato, bensì ad un supermercato per fare un po’ di spesa per casa, ero in compagnia di mio fratello e mia sorella.
Mio fratello si incamminò avanti, mentre io e mia sorella stavamo un paio di centinaia di metri indietro, ad un certo punto della strada mia sorella ricevette una telefonata e se ne andò per i fatti suoi.
Così rimasi solo , davanti a me stavano venendo due donne, una più anziana che a malapena camminava e, davanti a lei una più giovane rispetto alla prima, una di quelle donne che in gergo si chiamano “tardone”, grandi di età, magari zitelle, sgraziate nel vestire.
Le seguii con lo sguardo, fissando la più giovane, la quale appena si accorse che la guardavo abbassò gli occhi.
Ci trovammo così ad appena mezzo metro di distanza l’uno dall’altra, lei alzò la testa e mi guardò, io sussurrai appena:
– Alle cinque qui……..
– Ma……….
– Ho detto alle cinque……. Non mancare.
Detto questo le passai accanto e andai via senza girarmi, i miei fratelli erano arrivati al supermercato e facemmo insieme la spesa.
Trascorsi così la mattinata, tra supermercato e la compagnia dei miei fratelli, tornai a casa verso l’una, pranzai e regolai sul telefono la sveglia verso le quattro e mi misi sul divano a riposare.
Dopo il riposo mi recai al probabile appuntamento, non ero sicuro della presenza della donna ma non avevo nulla da fare e due passi, nel pomeriggio della domenica li avrei comunque fatti.
Arrivai in prossimità dell’appuntamento un decina di minuti prima e mi misi da lontano, non volevo eventualmente farmi trovare già lì, ed ecco che cinque minuti prima delle cinque la vidi venire al luogo dell’appuntamento.
L’eccitazione e l’adrenalina cominciò a circolare nel mio corpo, eccitazione perché già mi pregustavo cosa avrei potuto fare con quella donna, e l’adrenalina perché al tempo stesso non sapevo come mi sarei mosso.
Il fatto che lei avesse accettato l’incontro e, addirittura si era anticipata, mi dava dei segnali precisi, del resto avevo scambiato con lei solo due parole e lei aveva obbedito. Allora decisi di giocarmi la carta della sottomissione, del resto non avevo nulla da perdere, se andava…… bene altrimenti sarei ritornato a casa. Decisi di non farmi vedere e di farla aspettare un po’.
Dopo dieci minuti lei era ancora lì, si guardava intorno nervosamente, vedeva l’orologio, camminava avanti e indietro senza però allontanarsi dal luogo prefissato. Sarei stato curioso di vedere quanto tempo mi avrebbe aspettato, feci passare altri cinque minuti e mi senza farmi vedere mi avvicinai alle sue spalle.
– Come ti chiami ?
Esordii così, senza salutare, con un tono freddo e distaccato, lei alla mia domanda fece un sussulto e quasi balbettando mi rispose :
– Luisa
– Perché stai qui ?
– ….. tu me lo hai chiesto…….. e sono venuta …….
– Cosa ti aspetti da me ?
– Non lo so……. Non so neanche perché sto qui, ma le tue parole mi hanno colpita e ho deciso di accettare quest’incontro.
Durante questo scambio di parole le giravo intorno, osservavo i suoi abiti e mi soffermai più di una volta sul suo culo e sulle sue tette, non lo nascosi, anzi feci in modo che lei se ne accorgesse. E lei se ne accorse ma, ogni volta che incrociavamo gli occhi, lei abbassava lo sguardo a terra.
– Andiamo a prendere un caffè……
– Non posso……. Mia mamma mi aspetta…..
– Non mi interessa……. Ho detto andiamo……..
– Ti prego veramente non posso…….
– Allora ci salutiamo qui……. Ciao
Mi girai e feci due passi, lei dietro di me mormorò :
– Aspetta ……. Non te ne andare…..
– Allora andiamo …….. ma non te lo dirò più ……
– Veramente non posso tardare…… credimi …… però possiamo fare una cosa……
– Cosa vuoi fare ?
– Vieni a casa mia per il caffè ……. Siamo solo io e mia madre, la quale quando è in casa sta sempre a letto, per questo devo ritornare presto, anche se c’è lei la casa è grande e possiamo stare tranquilli.
Queste ultime parole le aveva dette tutte d’un fiato, con un tono quasi supplichevole e tenendo sempre la testa bassa.
– Va bene andiamo …….. dove abiti ?
– Appena girato l’angolo
– Vai avanti tu …….
Infatti appena girato l’angolo, lei aprì un portone e entrammo nel palazzo, andò verso l’ascensore e salimmo al quarto piano. Entrammo in casa e subito una voce la chiamò, era la mamma, la voce veniva dal fondo di un corridoio in cui c’erano diverse stanze, alcune aperte altre chiuse, lei rispose alla mamma e mi fece accomodare nella prima stanza sulla sinistra dove c’era un salone.
– Vengo subito…..
– Ok sto qui
Entrai nel salone, sentivo da lontano le loro voci, si sentiva chiaramente la madre che la rimproverava e lei che si scusava. Dopo un po’ venne da me.
Si scusò per la madre, mi spiegò che era anziana, trascorreva la maggior parte del tempo a letto, raramente usciva da casa, ma solo se era bel tempo e per non più di venti minuti, aveva paura di stare da sola, ma che non dava molte preoccupazioni tranne per, come già detto prima, che non voleva stare da sola in casa, per l’appuntamento si era inventata la scusa di comprare il latte al supermercato, solo così la mamma si era convinta e non aveva fatto storie. Si tranquillizzava solo se lei stava in casa, e bastava che ogni tanto si faceva vedere da lei. Mi disse tutto questo velocemente, come per togliersi un peso e, quando incrociammo gli occhi vidi che una lacrima le scendeva sulla guancia.
– Fammi un caffè
Le mie parole ebbero un effetto strano su di lei, si fermò, mi guardò per un istante e:
– Subito……. O vuoi un tè con biscotti ?
– No ho detto un caffè…..
– Va bene.
Appena uscita mi misi a girare per il salotto, il mobilio era vecchio ma in buone condizioni e, penso che c’era anche qualche buon pezzo di antiquariato, una libreria con libri giuridici e libri vari da classici a moderni, in un angolo un tavolino con due sedie, e su un lato un divano con due poltroncine ed un tavolino basso rettangolare in vetro e metallo, il resto della stanza era arredata con vari mobiletti, alle pareti quadri classici con imponenti cornici.
Feci capolino nel corridoio, sentendo i rumori capii che la cucina era una stanza dopo il salone, la mamma la chiamava dalla sua stanza in fondo al corridoio e lei subito usci dalla cucina. Ritornai nel salone, la sentivo che andava avanti e indietro e, finalmente dopo dieci minuti venne nel salone tenendo in mano un vassoio con una tazza di caffè fumante.
Nel frattempo io mi ero accomodato su una delle poltroncine, lei posò il vassoio sul tavolino in vetro e metallo davanti al divabo, dopo fatto questo restò in piedi davanti al tavolino. Io non le diedi retta e cominciai a girare lo zucchero nel caffè e lentamente iniziai a berlo. Notai sul tavolino una ceneriera ed allora presi il mio astuccio e mi rollai una sigaretta, senza preoccuparmi di chiedere il permesso. Solo allora gli dissi di sedersi.
– Parlami di te
– Cosa vuoi sapere ?
– Tutto da quando sei nata fino ad adesso….
Iniziò a parlare, sempre con la testa bassa, mi sorbii circa mezzora della storia della sua vita. Ogni tanto qualche lacrima faceva capolino sulle guancie.
Alla fine il resoconto era triste, figlia unica, unico comune denominatore della sua vita erano i suoi genitori, prima il padre, morto due anni prima, e poi la madre. Molto possessivi ed egoisti, l’avevano sempre bloccata nella vita, non volevano che uscisse, non accettavano nessuna compagnia, ed anche la sua vita sentimentale era stata bloccata. E lei si era, come valvola di sfogo, buttata nel lavoro, insegnante prima di elementari, medie, poi di superiori e per finire preside di una scuola di ragioneria, era andata in pensione un anno prima, e se fino ad allora il suo sfogo era il lavoro, adesso era intrappolata tutto il giorno in quella casa con la madre che la ossessionava ancora di più. Mi disse che dopo il lavoro tornava a casa ed era succube dei genitori, cucinava per loro, le pulizie e, che da quattro cinque anni, dato che prima il padre e poi la madre ormai vecchi ed acciaccati da varie malattie erano ormai allettati, badava a loro in tutto e per tutto. Anche scendere per comprare qualcosa era un problema, ma lei amava la madre e, lo faceva con tutto il cuore.
Alla fine del racconto scoppiò in un pianto liberatorio, mi fece pena, chissà da quanto tempo teneva tutto dentro, forse o sicuramente ero il primo a cui confessava tutto ciò, dal suo racconto capii che come era succube e sottomessa dai suoi genitori così nel lavoro si distingueva per il suo carattere battagliero, teneva testa agli altri colleghi, agli allievi ed ai genitori, solo nella casa si annullava. La voce della madre la svegliò da questa confessione, si alzò di fretta e mormorando delle scuse andò da lei.
Quando ritornò nel salone non le diedi il tempo di dire niente:
– Vai nella tua camera togliti i vestiti e indossa una vestaglia……
– Ma come ……..
– Da ora in poi farai tutto quello che ti dico……… altrimenti vado via e non mi vedi più …..
Come al solito abbassò gli occhi e uscì dalla stanza.
Rientrò dopo una decina di minuti, rossa in volto e con la testa bassa, arrivata al centro della stanza le dissi di fermarsi e di slacciare la vestaglia, tremando eseguì la mia richiesta. Mi apparve un corpo tonico, armonioso, certo si notavano smagliature e pelle flaccida sotto gli avambracci. Glielo feci notare e mi disse che faceva ginnastica in casa per mantenersi in forma, seguiva dei filmati su youtube. L’intimo che indossava era dozzinale, reggiseno bianco e slip, anzi mutandoni enormi, dai lati degli slip uscivano i peli.
Le feci sganciare il reggiseno da dietro, e le dissi di togliere i mutandoni.
Mi avvicinai a lei, la squadrai per un po’ di tempo, soffermandomi sui seni e sul pube. I seni, almeno una terza misura, li presi con entrambe le mani soppesandoli e schiacciandoli leggermente per capirne la consistenza, erano abbastanza sodi tranne per i capezzoli che guardavano verso il basso, Inizialmente lei cercò di sottrarsi ma, ad un mio sguardo severo lasciò perdere. Poi passai al pube, una foresta……. Peli ricci di colore nero, con qualcuno bianco, ma quello che mi colpii maggiormente era la quantità, un unico tappeto di peli, dai laterali delle grandi labbra fino al pube per poi diradarsi verso l’ombelico. Ridendo feci un commento negativo.
– Certo che per te i centri estetici potrebbero anche chiudere…….
Questa mia frase scatenò in lei un tremore e si fece ancora più rossa, sia in viso che sul petto, e balbettando:
– Non ridere di me, quando lavoravo ancora mi curavo di più ma, adesso ho perso tutto l’interesse ….….. chi mi deve vedere ?
– Non devi curarti per gli altri, ma per te stessa. Da oggi cambierai, portami nella tua stanza da letto…
– Che vuoi fare ?
– Ho detto che devi ubbidirmi e basta.
Mi faceva pena, la sua autostima era pressoché inesistente. Allora decisi di cambiare tattica, sicuramente la dominazione, come fino adesso avevo fatto, andava bene, ma così l’avrei finita di distruggere, dovevo usare il bastone e la carota, da un lato la dovevo dominare dall’altro dovevo far salire la sua autostima e liberarla dai problemi che fino adesso l’avevano imprigionata.
La seguii nel corridoio, la sua stanza veniva prima di quella della madre. Si fermò vicino al suo letto, io senza dire niente mi avvicinai ad un cassettone, iniziai ad aprire i vari cassetti, trovando quello della biancheria intima. Non c’erano più di una quindicina di mutande e reggiseni, tutti rigorosamente bianchi ed anonimi. Le dissi di andare in cucina a prendere una busta di plastica, memore di quello che avevo detto prima non disse nulla, dopo un po’ ritornò.
– Butta tutto questo intimo inutile, prendi delle forbicine piccole, quelle che si usano per tagliare le unghie, e poi qual’è il cognome sul citofono ?
Provò a ribattere qualcosa, ma la zittii subito, mi disse il cognome.
– Bene adesso esco, tornerò tra dieci-quindici minuti al massimo, tu nel frattempo vai nel bagno e inizia a tagliarti quanto più pelo puoi tra la figa…….
Alla parola figa lei trasalì e, mi guardò impaurita. Allora mi avvicinai a lei e, poggiando la mano sotto al mento, le alzai la testa:
– Non aver paura, devi fidarti di me ………
A queste parole, tirò un sospiro di sollievo e cominciò a scartare dentro al cassetto. Io invece uscii dalla stanza e dalla casa. Anche se era domenica pomeriggio dei negozi erano aperti, uno in particolare, di una nota casa di intimo. Ad occhio avevo capito le sue misure e presi tre completi intimi, perizoma e reggiseno push-up, uno viola, uno rosso e uno bianco. Molto semplici, l’unica cosa che erano tutte e tre molto striminziti, con la stoffa di uno dei suoi mutandoni se ne sarebbero potuti cucire quattro.
Ritornai a casa sua, la porta d’ingresso era socchiusa, mi stava aspettando nel salone, con la vestaglia chiusa.
– Hai fatto quello che ti ho detto ?
– Si
– Fammi vedere
Mi sedetti su una poltroncina e la feci avvicinare, le aprii la vestaglia. Effettivamente aveva tagliato la maggior parte di pelo, era riuscita quasi a raderlo del tutto ma, certamente con una forbicina per le unghie di più non poteva fare, la feci girare e piegare in avanti, le alzai la vestaglia scoprendo il suo culo, con le mani la costrinsi ad aprire le gambe. C’era ancora molto lavoro da fare, l’ano, così come la zona perianale era ancora piena di pelo, le scostai le grandi labbra dall’attaccatura della coscia e trovai una prateria. Durante questo mio tastare, sfioravo leggermente le labbra della vagina e il clitoride.
Ai miei tocchi lei si muoveva appena, inarcando la schiena e dondolando da una parte all’altra. La feci alzare e andai a prendere il pacchettino con l’intimo.
– Tieni questo è per te
– Cosa è ?
– Aprilo …… e metti tutto sul tavolo
Come una bambina curiosa che ha ricevuto un regalo spacchettò tutto e lo mise sul tavolo. Sgranò gli occhi vedendo i completini.
– Ma non mi andranno mai …..
– Fidati sono della tua misura
– Non ho mai indossato capi come questi …….
– Inizierai da domani …..
– Domani ?
– Si domani, come prima cosa andrai dall’estetista e, ti farai una ceretta integrale, lascia solo una strisciolina di pelo sul pube, poi ti farai una lampada sempre integrale, per prendere un po’ di colorito e, per finire acquisterai altro intimo come questo, a tuo gusto ma, rigorosamente perizoma e push-up. Adesso, giusto per farti vedere come ti stanno prendi uno di questi completini e indossalo.
Non se lo fece ripetere due volte, con gli occhi girava da un completino all’altro, scelse il rosso e davanti a me lo indossò.
– Adesso vai nella tua stanza togliti la vestaglia e guardati allo specchio
Andò e ritornò in poco tempo con solo l’intimo indosso, se prima il suo sguardo era spento ed inespressivo ora sembrava un’altra persona.
– Che ne pensi ?
– Non so mi sento strana……
– Ti devi abituare, se cominci ad usare questo tipo di intimo, dopo non ne potrai più fare a meno.
Era arrivato il momento di andarmene, non volevo darle altre emozioni, doveva avere il tempo di metabolizzare quello che era successo. Mi congedai da lei.
– Ti lascio il mio numero, hai watshApp ?
– Si
– Bene appena hai fatto quello che ti ho detto fammelo sapere, ci vediamo tra un paio di giorni.
Stavamo sull’uscio di casa, mi avvicinai a lei le diedi un bacio sulle labbra ed uscii.

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Il giorno dopo nel tardo pomeriggio, era lunedì, mi arrivò una telefonata, un numero sconosciuto, risposi e dalla voce capii che era lei, parlava a profusione e, la interruppi.
– Ti avevo detto un messaggio e non una telefonata
– Lo so scusami……. Ma non sto capendo più nulla……..
– Per adesso non fa niente ma, la prossima volta che non mi ascolti sarai punita
Allora si calmò e le dissi di continuare, mi raccontò che era riuscita a prendere l’appuntamento dall’estetista per mezzogiorno, prima dell’appuntamento era andata ai negozi di intimo che le avevo detto, e li si era trattenuta per oltre due ore, non si decideva quali comprare, erano tutti belli ed intriganti, alla fine era uscita con una decina di capi tutti diversi tra loro per colore e diversità. Aveva avuto non poche difficoltà per lasciare la madre sola a casa, si era inventata una scusa dicendo di dover andare alla scuola dove lavorava per ritirare dei documenti personali, alla fine era tornata a casa nel primo pomeriggio, aveva sistemato l’intimo nel cassetto e si era fatta una doccia.
– Non mi hai detto della ceretta
– È stato lungo e alcune volte doloroso, non finiva più
– Ti sei vista nello specchio dopo ?
– Si, ho messo l’intimo rosso di nuovo e faceva un altro effetto
– Aspetta che lo dica io ………. Vengo da te verso le diciotto ……… dimenticavo ceno da te
Non aspettai una sua risposta e chiusi la telefonata. Alle diciotto in punto citofonai, avevo preso una bottiglia di vino bianco per la cena. Appena l’ascensore arrivò al piano lei subito aprì la porta di casa e mi fece entrare. Si avvicinò a me e mi baciò sulle labbra. Indossava una tuta leggera.
– Prime regole: 1 sono io che se voglio ti bacio altrimenti non ti permettere
– 2 in casa solo vestaglia o vestito leggero
– 3 niente intimo
– Altre regole verranno man mano ……..
– A proposito……. Secondo come mi va ti tratterò da amante, da allieva, da schiava o come sborratoio personale …………..
Il suo viso che mi aveva accolto in maniera luminosa si rabbuiò, abbassò gli occhi e andò nella sua camera. Carota e bastone, così dovevo trattarla e, col tempo non me ne pentii. Andai nel salone e mi sedetti sulla poltroncina. Sempre con la testa bassa rientrò nella stanza e le dissi di fermarsi davanti a me. Sporgendomi in avanti le sbottonai il vestito che si era messo, una specie di grosso camicione che le arrivava al ginocchio, glielo tolsi completamente gettandolo sul divano. L’iniziai ad osservare facendola girare su se stessa un paio di volte. Tutti quei peli del giorno prima erano scomparsi, il corpo appariva di un colore più rossiccio. Sul pube c’era appena una strisciolina di pelo che partiva dall’attaccatura delle labbra e finiva tre centimetri sopra. Controllai, facendola girare di nuovo ed aprendole i glutei, se anche lì era tutto pulito, le staccai le grandi labbra dalla coscia. Tutto liscio e senza neanche un pelino.
– Va bene così ?
Mormorò con un fil di voce ed impaurita perché aveva parlato.
– Si brava hai fatto fare un ottimo lavoro, per il futuro compra un epilatore che userai quando vedrai i peli crescere e, in ogni caso ogni due settimane vai dall’estetista, mentre per la lampada una volta a settimana se non vai al mare.
Mentre le dicevo queste parole le mie mani le accarezzavano i fianchi e le cosce, passando dall’interno all’esterno delle stesse, inizialmente lei stava ferma ma, intensificandosi i miei massaggi cominciò a muoversi impercettibilmente da un lato all’altro.
– Adesso invece continuiamo con altre cose ……
– Cosa vuoi fare adesso ?
– Siediti sulla poltrona, quanto più sul bordo possibile e allarga le gambe
Così fece, mi inginocchiai davanti a lei e continuai a passarle le mani sulle gambe, le strisciavo in maniera leggera, cambiando continuamente posto, man mano mi avvicinavo sempre di più alla sua fica. Man mano che la massaggiavo la sua fica aumentava di volume, le grandi labbra cominciarono a dividersi e appariva il rosa interno, cominciarono ad uscire le prime gocce di succo. Allora con una mano continuavo ad accarezzarla mentre le dita dell’altra andarono direttamente nello spacco tra le grandi labbra, muovevo le dita su e giù, partendo dall’ano e finendo sul clitoride, mi fermai definitivamente con le dita nella fica e spinsi lentamente il medio dentro di lei che si inarcò e con un sospiro rilasciò l’aria che aveva tenuto dentro. Tentò di fermarmi ma, io la zittii immediatamente. Avvicinai la faccia e con la lingua le andai a lappare la figa, più che lappare, premetti la bocca sul suo sesso lavandomi letteralmente la faccia. Il dito ormai era inserito profondamente dentro di lei, spostai la bocca e con le labbra socchiuse andai direttamente sul clitoride che cominciai ad aspirare mentre con la lingua ci giravo intorno. Lei stava sul bordo del divano, con la schiena inarcata e gli occhi chiusi, ogni tanto cercava di divincolarsi e sottrarsi a tutto questo, mormorava dei no no no senza molta convinzione. Con l’altra mano che, non la massaggiava più mi tolsi prima la camicia e poi scarpe pantalone e slip rimanendo così nudo. Continuava a mormorare parole senza senso ma i suoi no si trasformarono man mano in dei si sempre più accentuati e inarcandosi e tremando sempre di più lanciò un urlo di godimento.
Mi staccai da lei alzandomi, era tutta sudata, il petto si alzava ed abbassava ogni tanto aveva ancora delle piccole scosse per il corpo. Le afferrai le caviglie con una mano portandole verso il suo petto, mi abbassai e indirizzai il cazzo verso la sua fica poggiandolo appena sulla sua apertura, appena realizzò cosa stavo facendo mormorò
– Fai piano è tanto che non lo faccio ……..
Strusciai lentamente la cappella lungo tutto lo spacco per raccogliere quanti più succhi possibili e la portai sull’apertura, piegandomi sulle gambe iniziai a penetrarla, iniziò a fare delle smorfie di dolore, la sentivo stretta. molto stretta. Per arrivare alla penetrazione completa ci misi un po’ di tempo, affondavo per pochi centimetri e poi tornavo indietro, ad ogni affondo guadagnavo qualche centimetro in più, fino a che fui tutto dentro di lei. A questo punto mi fermai con gli affondi e iniziai un movimento circolare del bacino, sentivo man mano le pareti della vagina che si rilassavano e non mi frizionavano, anche dolorosamente il cazzo, anche lei finì di lamentarsi, così iniziai di nuovo a stantuffarla, però sempre lentamente, ogni tanto lo tiravo fuori completamente per poi affondare di nuovo dentro. Mentre la scopavo mi venne un dubbio, dovuto dal fatto che, se ieri vedendola come stava combinata le avrei dato oltre i cinquantacinque anni d’età, oggi tra il cambio intimo, la depilazione e la lampada dimostrava molti anni in meno:
– Hai ancora il ciclo ??
– Mmmmm No sto in menopausa da almeno quattro anni
Rincuorato da queste sue parole ripresi a scoparla lentamente, quando capii che non sentiva più dolore aumentai il ritmo e dopo poco le sborrai dentro. Alle mie stoccati finali lei rispose inarcando di nuovo il corpo e, quando sentì il mio cazzo profondamente piantato dentro di lei e il caldo del mio seme venne un’altra volta, urlando e dimenandosi tutta.
Rimanemmo in questa posizione per un paio di minuti, uscii da lei, accompagnai le sue gambe poggiandole a terra. Rimasi così, lei seduta ancora sulla poltrona ed io in piedi, il mio cazzo stava cominciando a rammollirsi, sulla punta notai oltre a tracce di sperma anche delle piccole striature di rosso.
Lei stravaccata sulla poltrona, gli occhi chiusi, sempre più sudata e ansimante, le cosce oscenamente aperte, dalla fica cominciò a gocciolare a terra il mio seme con striature rosa. Dal mio borsello presi un pacchetto di fazzolettini, mi inginocchiai di nuovo a terra e le pulii la fica, mi aiutai con le dita per far uscire quanto più seme possibile, lei a questo mio fare aprì gli occhi e mi guardò, occhi stanchi ma soddisfatti. Finii l’opera di pulizia pulendo grossolanamente anche il pavimento, infine usai un ultimo fazzolettino per asciugarmi il cazzo. Mi alzai da terra, poggiai le mani sulle sue spalle mettendola diritta e le avvicinai il cazzo alla bocca, lei si spostò di lato.
– Mi fa schifo ……..
– Devi assaggiare il tuo ed il mio piacere ……..
– Noooo che schifo ………
– Ho detto che devi pulirmelo ………
allora feci forza con la mano sulle guance fino a che per il dolore aprì la bocca e le ficcai il cazzo dentro.
– Puliscimelo forza, deve essere perfettamente pulito
La richiesta e il successivo atto praticato da lei era perfettamente inutile, non serviva a niente, ma come mi ero ripromesso con lei dovevo usare la carota ed il bastone. Ad avallare questo mio ragionamento c’era il dato di fatto che lei non si fermava e non si opponeva. Continuava a tenere in bocca il mio cazzo e non accennava minimamente a fermarsi, anche quando ormai si era ridotto ai minimi termini, la lasciai fare per un altro po’ e spingendola per le spalle mi staccai dalla sua bocca. Mi sorprese quando iniziò a parlare:
– Queste sono le altre cose che dovevamo fare ?
– Si e non sono finite qui…… sarai la mia compagna ed allieva sessuale, vedrai che non te ne pentirai
– Che significa, spiegati meglio…….
– Da come ti comporti ho capito che hai poca esperienza sia di vita che di sesso, allora ti istruirò e ti farò diventare una donna diversa
– Diversa da cosa
– Da tutto quello che sei stata finora……. Ma guardati vesti male…… intimo anni ’70……. Non hai una vita e interessi al di fuori della casa……. E secondo me hai scopato poco o per niente da quanto eri stretta……..
Scoppiò in singhiozzi e piangendo:
– Tu non sai la mia vita cosa è stata finora….. non sai minimamente cosa ho sopportato in questa casa cosa avrei voluto fare ……. Avrei voluto una famiglia…. Dei bambini ………. Tutto questo mi è stato negato……
Le misi una mano sul gomito e la feci alzare, i nostri visi stavano a pochi centimetri l’uno dall’altro, lei mi guardava e singhiozzava, avvicinai la mia bocca alla sua e le ficcai la lingua dentro, sicuramente non si aspettava un gesto del genere e si bloccò smettendo di singhiozzare, aveva la mia lingua che si muoveva nella sua bocca passivamente senza muoversi, poi lentamente la sua lingua si mosse incontrando la mia ed iniziò a giocarci insieme, facevamo a gara ad infilarci quanta più lingua nelle nostre bocche, alla fine di un lungo bacio ci staccammo, lei ansimava come quando aveva goduto ed io stavo di nuovo in erezione, glielo spinsi verso la pancia, lei sentendolo mise una mano intorno al cazzo muovendolo su e giù:
– Abbiamo fatto un’altra cosa……..
– E adesso ne facciamo un’altra……
La spinsi di nuovo sul divano, lei staccò la mano dal cazzo ma, io subito gliela feci rimettere, accompagnandola e facendo capire il movimento che doveva fare, quando raggiunsi il massimo dell’erezione la feci girare ed abbassare il busto avvicinando il mio cazzo alla fica, appena capì si ritrasse e piagnucolando:
– Ti prego basta dentro mi tira tutta e mi fa male…….
– Hai ragione è uscito anche un po’ di sangue…….. per oggi basta così
– Oddio del sangue? devo andare all’ospedale?
– No no tranquilla, per questo ti ho pulito con dei fazzolettini, non è niente di grave, te l’ho detto sei molto stretta e, forzando si è fatta qualche piccola abrasione, se era qualcos’altro avresti sanguinato di più e non si sarebbe fermato il tutto………. Controlla anche tu con la mano…
Detto questo si portò una mano all’inguine e dopo alzandola vide che era sporca ancora di sborra ma, non c’erano tracce di sangue. La girai di nuovo sulla poltrona e si ritrovò col mio cazzo a portata di bocca, la guardai e lei capì, impugnò il cazzo iniziandolo a segare, mi abbassai un po’ e lo poggiai in mezzo ai seni, le presi le mani appoggiandole ai lati dei seni, facendole capire che doveva spingerli verso il centro, mimando il movimento della scopata, lo spingevo ogni tanto più in alto fino a toccarle la bocca che, dopo un po’ si apri accogliendolo a fine corsa dentro. Stavo al limite, avrei voluto sborrarle in bocca ma, mi riservai questo trattamento per una prossima volta, allora arretrai e continuai a scoparle i seni fino a che spruzzai, dopo il primo schizzo alzò di più la testa, gli altri spruzzi le arrivarono sul collo e fin sotto al mento.
Un grosso orologio a pendolo annunciò che si erano fatte le venti, la voce della madre nella stanza la chiamava, lei si alzò e andò da lei, sentivo che parlottavano tra di loro. Venne da me dicendo che prima sarebbe andata in bagno per darsi una sciacquata e che avrebbe portato la cena alla madre, mi disse che se volevo potevo usare il bagno di servizio alla fine del corridoio. Finite queste incombenze, mi vestii e andai in cucina, apparecchiò la tavola e cenammo. La cena fu tranquilla, la trattai come normalmente si tratta un’amica e conversammo di tante cose, seppi ancora altro della sua vita.
Appresi, con stupore la sua età : 53 anni, se me lo avesse detto il giorno prima non ci avrei mai creduto. Ma guardandola adesso, con dei semplici accorgimenti fisici e appagata dal sesso dimostrava addirittura molti anno di meno. Glielo feci notare con delicatezza, e lei arrossii, dal viso si vedeva che era distesa ed appagata. Passai poi ad un argomento più delicato: il sesso e, le sue esperienze sessuali fino al presente.
Incontrai un muro, sbiancò in viso, cambiò espressione e la sua faccia da distesa e rilassata si trasformò in inespressiva e arcigna e si ammutolii. Capii che non era il caso di continuare e dopo un minuto di silenzio dissi :
– Non mi hai fatto vedere i completini………
– Hai ragione ……. Finisci il dolce e andiamo……
Infatti finito il dolce si alzò e prendendomi per mano mi portò nella sua stanza, aprì il cassetto e mise i completini uno dopo l’altro in perfetto ordine sul letto. Ne contai, oltre ai tre che avevo preso io, altri dieci, sempre perizoma e push-up, di tutti i colori, semplici, merlettati, traforati. Ne presi uno di colore nero con dei pizzi sui bordi sia del perizoma che del reggiseno e glielo porsi.
– Che devo fare ?
– Indossalo
– Ora ?
– Se no quando ?
– Ma in casa avevi detto niente intimo ……..
– Le regole le detto io, e se voglio le cambio ……..
Ed aggiunsi:
– Giusto per farti capire, mica perché ti ho fatto godere, ti ho scopato, e stiamo qui a cenare cambia qualcosa, sei e rimani la mia compagna ed allieva sessuale ……..
Per non infierire di più, mi avvicinai a lei e le ficcai, subito contraccambiato, la mia lingua in bocca. Si staccò da me, si tolse il vestitino e, guardandomi indossò il completino. Stava davanti allo specchio dell’armadio e così potevo vederla sia d’avanti che di dietro. Il perizoma si incuneava tra le chiappe perfettamente, dividendole, mentre davanti coprivano e delineavano perfettamente la sua figa, il reggiseno, del tipo push-up valorizzava e risaltava il seno. Effettivamente nel giro di una giornata sembrava avesse perso una decina d’anni di età. Non le dissi questo pensiero, in base alla regola che mi ero dato, non dovevo lodarla troppo. Si era fatta l’ora, pensavo cosa dirle prima di andare via.
– Grazie per la serata ……
– No grazie a te …….. mi hai fatto stare bene……. Mi hai messo a mio agio ……..
– Bene, adesso ti lascio dei compiti da fare per la prossima volta che verrò
– Allora ci vedremo ancora ??
– Sei farai quello che dico io …. Si altrimenti tutto finirà ……
Le diedi appuntamento per il mercoledì successivo. E le domandai a volo:
– Ti sei mai masturbata?
Ero ritornato su un argomento che non le piaceva, la sua smorfia di disappunto lo manifestava, ma la incoraggiai dicendo:
– Lo so, ho capito che non ti piace parlare dei tuoi trascorsi sessuali ma, se non mi accenni almeno qualcosa, non so come posso aiutarti e cosa fare o non fare con te.
Arrossendo e, cacciando qualche lacrima, mi disse che le sue prime esperienze sessuali le aveva avute, come tutti del resto, alle scuole superiori, baci toccatine e petting con un paio di fidanzatini, poi parlando con chiara, una sua cara amica aveva scoperto la masturbazione che, da allora in poi praticava quasi ogni giorno, fino a quando…… qui si interruppe piangendo e singhiozzando…….. si calmò dopo una decina di minuti e:
– Un’estate, stavamo in vacanza, avevo da poco compiuto diciotto anni, avevamo fittato una casa grande al mare per il mese di agosto, con noi c’era anche la famiglia di mio zio, il fratello di mio padre……
Riprese a piangere convulsamente, capii senza che lei continuasse cosa fosse successo.
– Chi è stato ??
Sbarrò gli occhi e, asciugandosi le lacrime con la mano mi rispose che lo zio, da quando era iniziata la vacanza non le toglieva gli occhi da dosso, la circuiva, e la insidiava in continuazione, fino a che un pomeriggio, riuscì nel suo intento, non usò violenza ma approfittando della sua ingenuità e curiosità verso il sesso la sverginò. Aveva provato poco dolore ma, comunque non aveva goduto dell’atto, lo zio aveva solo pensato a se, e ad aggravare la sua prima volta successe anche che aveva sborrato in lei senza nessuna protezione, oltre al pensiero e rimorso di quello che era successo, subentrò anche la paura di una gravidanza, che l’accompagnò per il resto della vacanza e, poi una volta tornata a casa fino all’arrivo del ciclo, che, mai come allora accolse con gioia.
– Che stronzo, vorrei averlo tra le mani adesso ……..
– Non ha fatto una bella fine, il suo, per così dire vizietto per le adolescenti, lo ha fatto prima ripudiare dalla sua famiglia e adesso non so che fine abbia fatto, da allora ho sempre fatto in modo di allontanarlo e, nelle poche riunioni di famiglia, stare lontano e non rimanere sola con lui.
Continuò dicendo che, anche la masturbazione quotidiana, che prima praticava con piacere, si era interrotta, non riusciva più a godere come prima, anzi non godeva affatto, negli occhi aveva sempre il viso dello zio che stava sopra di lei e si bloccava. Tutto questo lo aveva accolto con terrore, aveva paura di non essere normale, anzi di non ritornare ad essere come prima, come quando si eccitava nel doposcuola con i maschietti e poi correva a casa a masturbarsi nel letto o nel bagno. Traumatizzata da tutto questo iniziò l’ultimo anno delle superiori ma, non riusciva ad avvicinarsi a nessun ragazzo, l’unica che sapeva cosa fosse successo era la sua amica chiara che, vedendo il suo stato di frustrazione aumentare giorno dopo giorno, pensò bene di aiutarla.
– E chi se l’aspettava……. Anche esperienze lesbiche…….
– Non è andata come pensi …….
– E come è andata ??
Un pomeriggio stavano sole a casa, aveva avuto una crisi di pianto e stava abbracciata a chiara che, la consolava e le accarezzava i capelli, senza sapere come e perché le loro labbra si erano avvicinate e, poi, fattesi coraggio si erano baciate. Sentiva crescere in lei l’eccitazione, ritornavano le vecchie sensazioni di benessere fisico, tra le gambe sentiva di nuovo l’umidiccio dei mesi passati. Contenta per quella riscoperta continuò a baciare chiara, mentre, le loro mani andavano alle rispettive passere per toccarsi. Vennero tutte due quasi contemporaneamente, soffocando il loro orgasmo nell’ennesimo bacio. Da quel pomeriggio in poi continuò a masturbarsi, nella sua mente riviveva quel episodio con chiara e non vedeva più lo zio che si accaniva sopra di lei. Dopo quel fatidico pomeriggio, tra lei e chiara c’erano stati altri momenti come quello ma, ribadendolo fortemente, tranne per i baci, non si erano mai toccate l’un l’altra.
– E poi ?? …….. penso che avevi almeno diciannove anni …….. da allora fino a oggi ??
– Niente di che, altri fidanzati, ma non riuscivo a lasciarmi andare completamente, alcuni erano bravi e ci sapevano fare, altri no. Con quelli più esperti riuscivo ad eccitarmi ed anche a godere un paio di volte nei preliminari, ma tutto si bloccava quando tentavamo la penetrazione, certo qualcuno è anche riuscito a farla ma, io ho sempre provando dolore e non ho mai goduto. Alla fine, presa dagli studi dal lavoro e dai miei genitori molto possessivi non ho avuto più delle storie. Durante gli anni del lavoro e fino alla pensione, solo un collega mi ha colpito maggiormente, tra di noi poteva nascere qualcosa, sentivo per lui un trasporto particolare ma, era sposato e non mi andava di rovinare una famiglia.
Ero certo che ero il solo che conoscesse la sua storia, sul viso le lacrime si erano asciugate e, non mostrava segno di piangere ancora, si era tolto un peso dallo stomaco, certo le era costato molto, confidare certi segreti intimi non è mai facile, e soprattutto arrivare alla sua età portandosi un fardello del genere senza poterlo condividere con qualcuno. Mi fece per un attimo pena, per quello che aveva passato ma, un sorriso si disegnò sulla mia faccia, sorridevo perché ero contento, contento di ciò che le avevo fatto confessare, sicuramente non lo avrebbe mai cancellato ma, certamente sarebbe convissuta meglio con quei ricordi. Lei accortasi del mio sorriso rabbuiò il viso e:
– Stai ridendo di me ………
Le dissi ciò che stavo pensando e perché sorridevo. Ascoltò le mie parole facendo uscire qualche lacrima ancora e poi mi strinse forte a sé.
– Bene riprendiamo da dove eravamo rimasti …….. da oggi la riprenderai la masturbazione, considerala una medicina, mattina, mezzogiorno, sera……. Anzi basta solo la mattina e la sera. A letto solo con la vestaglia e senza intimo, ti toccherai, andando a stuzzicare la vagina, inserisci almeno un dito dentro, fino a godere prima di addormentarti e, la mattina, andrai prima in bagno a fare pipì, poi tornerai nel letto, senza lavarti, e ti masturberai, lecca le dita, inserendole nella tua bocca, sia prima che dopo averti masturbata, imparerai in questo modo a sentire e conoscere il tuo sapore, masturbandoti con continuità la tua fica comincerà di nuovo ad essere elastica e a secernere i suoi umori e non proverai più dolore. Quando ti masturbi pensa a me o ai baci con chiara o a quello che vuoi, prova gradatamente ad inserire un dito anche nel culo, che è una delle prossime cose che faremo…….
Alle mie ultime parole, riferite al culo, trasalii e mi guardò impaurita.
– Non guardarmi così ……… ho detto che mi devi ubbidire, oggi hai provato del dolore scopandoti in fica, sentirai anche dolore quando ti scoperò il culo ……… ma ti assicuro che ti farò provare delle belle sensazioni ……… cosa ti ho detto ieri ? che ti devi fidare di me …….. e non te ne pentirai …… come non te ne sei pentita oggi …….. a proposito solo per curiosità, con chiara come è finita ?
– Come finiscono le amicizie delle superiori, se non fai gli stessi studi finisci col diradare i rapporti fino a quando non cessano del tutto….. certo ci siamo sentiti fino a pochi anni fa, anche perché lei vive in un’altra città…….
– Peccato sono sicuro che sarebbe bello per te sentirla e raccontarle questo …………
Detto questo uscii dalla stanza dirigendomi verso la porta di casa, mi girai ci scambiammo un ultimo bacio e andai via.

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Il mercoledì non andai da lei, così come anche il giovedì. Non volevo darle tutto per scontato, il venerdì mattina le mandai un semplice messaggio: “hai fatto i compiti” e lei mi rispose di si. Dopo un paio d’ore le inviai un altro messaggio “e stamattina ?” , “fatto” rispose. Allora le scrissi “masturbati da adesso in poi ogni ora, cerca ogni cosa in casa che assomigli ad un cazzo e, infilalo dentro di te”. Lei poco dopo rispose “ok”.
Prima delle diciotto citofonai. Mi aprii quasi subito, aveva una faccia sconvolta, indossava una specie di t-shirt lunga fino al ginocchio, malferma sulle gambe e tutta sudata.
– Ti vedo un po’ sconvolta……
– E si sto godendo da mezzogiorno ininterrottamente……..
– Brava vedo che hai imparato ad ascoltarmi ………
– Si l’ho fatto per te ……..
– Bene …….. fammi vedere quello che hai usato……..
Girò la testa verso il tavolo. Sopra un piccolo asciugamano erano allineati alcuni oggetti, c’erano due spazzole per capelli, un mestolo, uno evidenziatore di quelli grossi, e una carota. Notai che erano disposti in ordine crescente, man mano la circonferenza aumentava, si iniziava con la carota, lunga una decina di centimetri di forma conica, la punta come un dito mignolo e poi aumentava gradatamente verso la base. Affianco all’asciugamano c’era un bicchiere mezzo pieno di acqua colorata di bianco.
Il mestolo era di legno, sicuramente ulivo, affusolato e quasi piatto nell’impugnatura, che era ancora bagnata. L’evidenziatore era lungo all’incirca dieci centimetri, in plastica di forma ovale, era uno di quei evidenziatori con la punta doppia con una circonferenza di almeno quattro centimetri, a differenza degli altri oggetti le due estremità erano piatte. Le spazzole erano il piatto forte, una di forma cilindrica e tutta colorata, con delle asperità nel manico per facilitare l’impugnatura mentre l’altra era ovale di colore nero, larga al centro quanto un bicchierino di plastica per il caffè.
Presi questi oggetti ad uno a uno, le spazzole erano ancora umide, e nelle asperità del manico si intravvedevano delle scaglie biancastre, stesso alone bianco stava sul mestolo, l’evidenziatore invece era quasi pulito. La carota fu quella che mi colpì di più, non aveva più il suo colore naturale, il fusto era tutto rappreso di muco bianco.
– Dimmi come hai usato questi oggetti …….
Con difficoltà iniziò a parlare.
– Ho perso un po’ di tempo a cercare quello che potevo utilizzare, anche perché tutto quello che trovavo o era piccolo o molto grande, oppure per motivi di igiene, alla fine mi sono decisa per questi. Mi sono messa sul letto, ho cominciato con la carota, ho tentato di inserirla ma ero ancora secca, quindi ho preso un bicchiere con dell’acqua, la bagnavo e tentavo di inserirla, fino a che ci sono riuscita, penso che l’acqua sia stata di fondamentale importanza.
Ecco perchè i vari strumenti usati erano rappresi di muco e di scaglie biancastre, l’acqua aveva diluito i suoi succhi interni che poi successivamente si erano rappresi. Ed anche l’acqua del bicchiere aveva assorbito e diluito i suoi umori diventando come un latte di mandorla.
– Aperto il varco con la carota sono passata man mano ad usare gli altri, e come vedi aumentavo sempre di più la larghezza, solo l’evidenziatore mi ha dato più fastidio, la piattezza della base creava difficoltà e dolore nell’inserimento, il mestolo non ha fatto altro che continuare il lavoro della carota……… ma la maggiore soddisfazione l’ho provata con le spazzole, anzi con quella nera mi sono data da fare……. Raggiungendo la maggior parte degli orgasmi. E poi alla fine la carota……
– Che hai fatto con la carota ?
– Vedi la punta ? è sottile……. Insieme alla spazzola nera l’ho usata per solleticarmi l’ano…….. ma poi non so come mentre stavo godendo con il manico della spazzola in me l’ho infilata un po’ dentro…….. ma subito l’ho tolta…… non sia mai si spezzava……
– Ottimo stai diventando una brava allieva …….. adesso fammi vedere la fica…….
Detto questo la girai, le feci piegare il busto ed allargare le gambe e, mi inginocchiai. Le labbra erano gonfie e umide, tutta la zona del sesso era piena di umori, si intravedevano delle striscioline di muco che erano colate sulle gambe, la sua fica era aperta, la carne rosa della vagina si vedeva in ogni dettaglio, anche la rosellina anale era umida e leggermente aperta.
– Siediti sul divano e apri le gambe ………
Fece ciò che avevo chiesto. Nel frattempo mi ero alzato andando a prendere sul tavolo gli oggetti, avvolgendoli con l’asciugamano a mò di pacchettino, lo posai a terra e lo aprii mettendo gli oggetti in ordine di grandezza.
– Che vuoi fare ??
– Li hai provati tu …….. adesso voglio provarli anch’io ……..
– No ti prego non c’è la faccio più …….. sono esausta ……..
– Mettiti comoda e allarga le gambe ho detto ……… fai come ho detto e non replicare ……
A questa mio ordine perentorio fece come avevo ordinato, spinse il culo sul bordo del divano e allargò le gambe più che poteva. Rispetto a prima, quando l’avevo vista da dietro, la sua figa adesso mi apparve in tutta la sua bellezza, vedendola da dietro era comunque chiusa anche se le gambe erano divaricate, adesso invece con le gambe allargate si apriva perfettamente. Le labbra, gonfie e umide sporgevano al di fuori, al contrasto del loro colore scuro si opponeva il rosa chiaro dell’interno, con le piccole labbra di un rosa più acceso, l’ingresso della vagina leggermente aperta, nell’alto si vedeva il buchino dell’uretra, al culmine delle piccole labbra iniziava il clitoride, usciva fuori come un piccolo pene, col suo tronco il glande ed il prepuzio. Lo trovai già gonfio e sporgente. La carne si mostrava spugnata, come se fosse stata immersa in acqua per molto tempo, luccicava di umori, anche l’interno coscia ne era intriso, con le dita andai a toccare la zona resa scivolosa dagli umori. Partii dall’ano muovendo il dito circolarmente tutt’intorno, risalii lentamente strisciando il dito sul perineo, girai intorno tra le grandi labbra e l’interno coscia, ritornai nel basso dell’apertura vaginale, risalendo un poco introdussi il dito nella vagina che, forse perché sottile o perché intriso dagli umori scivolò facilmente per tutta la sua lunghezza. A questa mia introduzione lei non fece una piega, il mio dito ballava dentro di lei, tanto che, una volta arrivato in fondo mi divertii a muoverlo circolarmente accarezzando le pareti vaginali. Sfilai il dito e andai ad ispezionare il resto. Giocai per un bel po’ di minuti col suo sesso poi passai agli oggetti. Presi per prima la carota ed il mestolo, erano i più sottili e lunghi, volevo vedere fino a che lunghezza le entravano. Come accennato prima la carota lunga una decina di centimetri era di forma conica, la punta sottile come la punta del mignolo si andava ad ingrossare gradatamente verso il bulbo grosso come una noce. Il mestolo lungo una quindicina di centimetri invece era spesso come una penna e uguale per tutta la sua lunghezza. Agguantai il mestolo per la parte piatta e poggiai la punta all’imboccatura della vagina, e poi lo spinsi lentamente dentro di lei. A questa introduzione lei non disse niente ma allargò ancora di più le gambe, a metà lunghezza sentivo che toccavo qualcosa all’interno non riuscendo più ad entrare, feci un altro paio di tentativi ma, dei suoi mugolii di dolore mi fecero desistere. Sfilai il mestolo e presi la carota, la sua forma conica, mentre entrava andava ad allargare le pareti vaginali, questa introduzione fu accompagnata da lei con sospiri e movimenti del bacino e delle gambe. A differenza del mestolo la carota entrò quasi del tutto in lei, mi trovai sempre di fronte a qualcosa che impediva l’ulteriore avanzamento, ruotando e spingendo con delicatezza guadagnai altri centimetri fino a che il bulbo non si trovò poggiato all’ingresso dell’apertura.
A differenza del mestolo, lei a questa introduzione iniziò a lamentarsi e a dimenarsi con le anche, tanto che dovetti metterle una mano sul ventre per farla stare ferma.
– Ahia …….. che mi stai facendo??
– Sto provando gli oggetti ……. Te l’ho detto ……
– Ma fino e dove sei entrato ?? è la prima volta che sento qualcosa fino a lì ……
Allora sfilai di poco la carota e la spinsi di nuovo in avanti, sentivo che la punta si fermava su un ostacolo e poi con fatica continuava ad entrare strofinando sulle pareti.
– Secondo me ho passato la cervice e sto quasi nell’utero.
– Ma sei pazzo…….
– Perché ?? ti sto facendo male ??
– No male no ma, solo un fastidio ……… ma …….. ho paura ……
– Tranquilla la carota è liscia e non può farti alcun danno ……. Del resto anche nelle visite ginecologiche il dottore arriva fino a lì e anche oltre ……
– Si si però ti prego toglila ………
Mi accontentai del risultato ottenuto e gliela sfilai. Vide che prendevo l’evidenziatore e fece di no con la testa ma io, portando il dito sulla mia bocca le feci cenno di stare zitta. Raccontandomi le sue introduzioni con quegli oggetti mi aveva detto che l’evidenziatore le aveva procurato dolore. L’oggetto in questione era un semplice evidenziatore da ufficio, di forma schiacciata ovale, sia il cappuccio che la base erano piatte e solo il cappuccio aveva delle piccole asperità. Lo presi per il cappuccio e lo indirizzai verso la vagina, tenendolo in forma verticale come la vagina, capii perché forse le aveva procurato dolore, essendo piatto aveva bisogno di una buona lubrificazione e divaricazione della figa cosa, che adesso c’era, infatti lo spinsi agevolmente dentro senza darle troppo fastidio, anche questo oggetto era più o meno lungo dieci centimetri, lo inserii dentro di lei come una moneta in un juke-box e, infatti dopo un po’ la sentivo sospirare e mugolare sommessamente, ultimai questo mio giocare ruotando l’evidenziatore dentro di lei. Sfilai anche quest’oggetto da lei e presi contemporaneamente la spazzola nera e di nuovo la carota, scartai la spazzola colorata, stavo incominciando a stancarmi di quel gioco e sentivo tra le gambe una forte erezione, tanto che prima di prendere questi ultimi due oggetti mi ero spogliato completamente.
Non andai tanto per il sottile con la spazzola, appena varcata la soglia della vagina, spinsi di colpo dentro di lei il manico fino all’inizio della spazzola. Inarcò il busto in avanti lanciando un urlo e, subito ricadde all’indietro ansimando. La scopavo col manico muovendolo leggermente, ad ogni intrusione, dal basso della vagina usciva qualche goccia di succo, che colava fino all’ano, allora bagnai tutt’intorno la punta della carota e la feci scivolare nel suo buchetto grinzoso. Si gettò di nuovo in avanti sbarrò gli occhi puntandoli verso l’alto, si lasciò cadere di nuovo sulla spalliera del divano boccheggiando.
– Ti prego non resisto più ……….
– Ok basta …….
Sfilai definitivamente i due oggetti dal suo corpo e mi alzai. Adesso toccava a me, la feci alzare, era molle nelle gambe, non reagiva, sembrava una marionetta nelle mie mani, allora la girai, spinsi il suo busto quanto più potevo verso il basso, con due piccoli colpi del piede le allargai le gambe, la feci appoggiare le mani sul divano e la penetrai. Nel giro di neanche due minuti le riversai dentro la mia sborra. La sentii meno stretta e scivolai meglio dentro di lei, la sua vagina era scivolosa e calda ma, comunque mi avvolgeva come un guanto, le masturbazioni a cui si era sottoposta avevano facilitato il compito.
Provata da questa improvvisa scopata si lasciò cadere lentamente a terra su un tappeto davanti al tavolino, in posizione supina, con le gambe oscenamente aperte. Mi inginocchiai accanto a lei e misi la mano direttamente fra le sue gambe, due dita si intrufolarono nella sua vagina raccogliendo la mia sborra, con le dita gliela spalmai sul clitoride e sulla strisciolina di pelo rimasta. Sempre raccogliendo altra sborra scesi verso il perineo spalmandola intorno all’ano, che penetrai con la prima falange del dito medio. Feci questa operazione un paio di volte, spalmando tutta la zona, alla fine ne raccolsi le ultime gocce e mi fermai sul clitoride dove iniziai a masturbarla.
– Fermati…… non c’è la faccio più……… sono distrutta……
– Ti sei masturbata tanto oggi ed io non c’ero…….. adesso voglio vedere come godi….
Tolsi il dito dal clitoride ne aggiunsi un altro vicino e la penetrai, le mie dita non facevano il movimento di entrata uscita classico ma si fermarono all’interno verso l’alto del pube, muovevo solo le nocche, le piegavo e le distendevo lentamente verso l’alto.
Lei scuoteva la testa da un lato all’altro mormorando di smetterla, che era stanca, si sentiva di svenire ed altre cose di questo genere ma, contemporaneamente muoveva le gambe ed inarcava il bacino per venire incontro alla mia mano. Quando capii che stava al culmine avvicinai la bocca al clitoride lo aspirai e diedi un piccolo morso. Dovetti metterle una mano sulla bocca, perché lanciò uno strillo disumano. L’orgasmo o, meglio gli orgasmi che ebbe, durarono una decina di secondi, accompagnati da un tremolio e sussulto di tutto il corpo. La lasciai a smaltire il piacere con calma sul tappeto e mi accomodai sulla poltrona. Appena cominciai a vedere che il respiro si era regolarizzato mi avvicinai a lei, la feci alzare e l’adagiai sul divano di lungo, le misi uno dei cuscini sotto la testa. Durante questo tempo lei aveva gli occhi chiusi, di tanto in tanto li riapriva e mi guardava, aveva gli occhi rigati da lacrime e disse:
– Grazie……..
– Adesso riposati ne hai bisogno ……… io vado……. Ti chiamo e ci vediamo al più presto….
– A proposito continua con la masturbazione, ma non esagerare……..
Le diedi un bacio sulla fronte e andai via.
Venne la domenica, finalmente una bella giornata, decisi di andare al mare dove mi trattenni fino alle sedici, mentre stavo tornando a casa ricevetti un suo messaggio, voleva sapere se ci vedevamo nel pomeriggio. Risposi con un secco si senza dare orario. Me la presi con calma, una doccia, mangiai qualcosa e verso le diciotto andai da lei. Non entrai neanche in casa che le dissi:
– Ti avevo detto di aspettare che io mi facessi vivo ? o no ?
Non le diedi il tempo di rispondere che la trascinai nel salone la spinsi sul divano le aprii la vestaglia, mi abbassai i pantaloncini e tenendola la bocca aperta le misi il cazzo in bocca. Premendole la testa sul mio pube. Inizialmente, dato le dimensioni le fu facile tenerlo tutto in bocca, ma poi il calore della sua bocca e la lingua che solleticava, cominciarono a farlo indurire così che ergendosi le usciva dalla bocca. Ma io non contento continuavo a trattenerla e a premere la mano sulla nuca, cominciò a tossire e ad avere conati di vomito e dei grugniti lamentosi. Allora mi fermai un po’.
– Respira col naso …….
E diedi un’altra spinta. Delle lacrime scendevano sulle guance, allora tirandola per i capelli la feci arretrare, per poi darle un’altra spinta, ancora indietro e ancora avanti, il naso stava a pochi centimetri dal mio pube, aveva gli occhi arrossati, della saliva usciva dai lati della bocca colando sui seni e fermandosi sulle gambe.
– Ti sto scopando la bocca …….. e tra poco ti sborrerò in gola ……..
Alle mie parole alzò gli occhi, rossi e lucidi di pianto, cercava pietà, forse voleva che mi fermassi o che almeno non fossi così brutale, ma il bastone esigeva il suo tributo, dopo forse la davo la carota. I suoi seni e le gambe erano pieni di saliva, le schiaffeggiavo piano i seni facendoli dondolare e sobbalzare e, mi pulivo le mani sporche di saliva sui suoi fianchi, ogni tanto lo toglievo dalla sua bocca per farla respirare meglio per un po’ ma, poi implacabilmente ricominciavo. Ed ogni volta che ricominciavo lei si lamentava di meno. Ormai non le spingevo più la testa, aveva messo le mani dietro al mio culo ed era lei a farsi scendere sempre più il cazzo in gola.
Avevo ragione ad usare il ”bastone e la carota” , le piaceva essere sottomessa, usata, questo la eccitava. Infatti aveva allargato le gambe e intrufolato un dito dentro di se. Con una manata le spostai il braccio.
– Chi ti ha detto che puoi godere ?
– Allora non sono stato chiaro ?
Le rimisi la mano dietro la nuca e con cattiveria la spinsi contro di me, strabuzzò gli occhi ed ebbe dei conati di vomito. Lo tolsi dalla bocca. La spinsi meglio sul divano facendola poggiare con le spalle, salii anch’io sul divano con le game aperte sulle sue chiuse. Mi trovai col cazzo all’altezza della sua bocca e glielo spinsi dentro bloccandole le spalle con le mani, iniziai così a scoparla come se fossi stato in un altro posto, dovevo stare attento a non esagerare, potevo correre effettivamente il rischio di soffocarla. Lei ormai subiva passivamente questo trattamento, con gli occhi chiusi e le braccia abbandonate di lato, ad ogni mio affondo nella bocca rispondeva con un grugnito. Nel giro di qualche minuto sborrai nella sua bocca. Appena iniziai a spruzzare dentro di lei sbarrò gli occhi e poi li chiuse aspettando che finissi.
Mi sfilai dalla sua bocca mettendomi di lato, si voleva alzare, forse per andare nel bagno per sputare e sciacquarsi la bocca ma, io glielo impedii.
Le tappai la bocca con la mano, mettendole il palmo sulle labbra e stringendole leggermente. Nello stesso tempo l’altra mano corse verso le sue gambe che allargai, la penetrai con due dita e iniziai a masturbarla furiosamente. Lei si portò sul bordo del divano inarcando la schiena e alzando la testa verso l’alto, la bocca chiusa dalla mia mano non le permetteva di parlare ma, solo di mugolare, respirava affannosamente dal naso.
– Adesso tocca a te……… Lo so non puoi parlare hai la bocca piena …… te ne vorresti liberare……. Ma penso che le cose non andranno così………..
Suo malgrado dovette accettare la mia masturbazione, e in poco tempo con un mugolio sordo annunciò il suo orgasmo, appena capii che era al limite, le tolsi la mano dalla bocca e stringendo le guance gliela aprii, alzandole la testa, vedevo in fondo alla gola il mio seme. Ne approfittò per prendere aria e urlare il suo orgasmo e, contemporaneamente ingoiò il mio seme con un gorgoglio. Staccai le mani da lei che si lasciò cadere di lato sul divano.
Che spettacolo, tutta sudata, i capelli scarmigliati, i seni e la pancia sporco di umori, misti tra sudore, saliva e sperma che le era colato dagli angoli della bocca, ogni tanto faceva qualche piccolo colpo di tosse, segno che qualcosa le era andato di traverso nella gola.
– Ecco abbiamo fatto un’altra cosa nuova …….. forse non ti è piaciuta molto …… ma in ogni cosa c’è un lato positivo e uno negativo …….. e bisogna accettarle entrambe ………
Non mi rispose, nè io aspettavo una sua risposta, allora feci una cosa che la sconvolse perché sbarrò gli occhi, alla fine delle mie parole le ficcai la lingua in bocca, dandole un bacio fortissimo, non mi importava che la sua bocca sapesse di sperma, che le sue labbra fossero sporche di saliva ed appiccicose. Continuò a tenere gli occhi sbarrati fino alla fine del mio bacio che peraltro accettò e accompagnò fino alla fine.
La lasciai stordita e confusa sul divano, raccolsi i miei vestiti e, indossateli me ne andai.

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Un paio di giorni dopo, ritornai a casa dopo l’ufficio, avevo un appuntamento con imma verso le sedici e trenta (vedi racconto biancheria intima).
Poco prima delle diciassette mi bussò alla porta che, prontamente aprii.
– Vado di fretta, non posso trattenermi per più di dieci minuti, il dentista mi ha anticipato l’appuntamento di giovedì ad oggi e devo proprio scappare però …….
Detto questo si inginocchiò davanti a me e mi abbassò i pantaloni e slip e me lo prese in bocca.
Una dote di imma era quella che si era specializzata nei pompini, aveva scoperto che gli piacevano molto farli, e poteva dedicarci il tempo che voleva, ci metteva molto o poco. Mi spiego meglio, li faceva mettendoci passione, non li faceva perché costretta o per ricambiare il piacere avuto, ma proprio per passione. Ci sono state delle volte che mi ha spompinato per oltre mezzora, rallentando appena capiva che stavo per venire per poi iniziare da capo, mi spugnava letteralmente il cazzo. Altre volte invece era più veloce e mi faceva venire nel giro di qualche minuto. Non aveva mai un modo fisso di farli, passava dalla leccata all’asta e palle al risucchio veloce in bocca. Ogni volta aggiungeva qualche cosa di nuovo. Fra le mie partner occasionali o fisse era senza dubbio la numero uno in materia di pompini.
Quel giorno era uno di quelli con pompino veloce, infatti iniziò un lavoro congiunto di mani e bocca, con una mano mi segava con l’altro massaggiava le palle. Il cazzo in bocca, non profondamente ma imboccato poco dopo il glande, contemporaneamente aspirava, girava la lingua intorno e mi segava.
Infatti dopo pochissimo esplosi nella sua bocca. Si alzò di corsa e andò in bagno, la seguii ancora col cazzo in tiro. Sputò nel lavabo, dalla borsetta prese uno spazzolino per i denti, se li lavò accuratamente e, sempre dalla borsetta una caramella a menta e, il rossetto. Mi stupii che avesse sputato lo sperma, lei capii e disse:
– Vado dal dentista …… sai che imbarazzo ……… sicuramente dall’alito e da qualche rimasuglio avrebbe capito ………
Le feci un occhiolino, un bacio sulla guancia, vidi come al solito se nel palazzo usciva o entrava qualcuno e la feci andare via.
Quando mi faceva questi pompini veloci, il mio cazzo stentava ad ammosciarsi, restava per molto tempo ancora duro, la cappella restava gonfia e di colore paonazzo. Stavo in casa col cazzo all’aria. Avevo goduto da poco ma non ero soddisfatto, il fatto di essere stato passivo, di aver subito quel pompino senza aver fatto niente a imma mi aveva lasciato interdetto ed ancora eccitato. Allora presi una decisione, andai in bagno feci un veloce bidè, mi aggiustai i vestiti ed uscii.
Dopo neanche dieci minuti stavo davanti a luisa, gli occhi bassi, ogni tanto mi guardava con aria sospettosa, l’ultima volta l’avevo si fatta godere ma anche maltrattata, secondo me cercava di capire come mi sarei comportato con lei. Come le avevo ordinato non parlava. Feci un passo verso di lei e l’abbracciai, restò per un po’ rigida ma, alle mie prime carezze sui fianchi cominciò a sciogliersi, le alzai il mento con la mano e iniziai a baciarla. Con molta passione rispose subito al mio bacio. Mi staccai da lei e prendendola per una mano ci incamminammo verso la sua stanza.
Ci fermammo davanti al letto, iniziai a spogliarla, aveva preso l’abitudine, da me suggerita di indossare in casa solo un tuta o una vestaglia rimanendo nuda sotto e, infatti bastò sciogliere la cintura della vestaglia per farla apparire davanti a me nuda completamente. Mi allontanai da lei e restai a fissarla, dopo un po’ le dissi:
– Che aspetti ……..
– Che devo fare ?
– Spogliami ……..
Si abbassò e mi tolse prima una scarpa e poi l’altra, poi mi slacciò la cintura, sbottonò i pantaloni abbassandoli fino alle caviglie, mi alzò prima una gamba e poi l’altra sfilandoli, si mise eretta e iniziò con la camicia, un bottone dopo l’altro, si mise alle mie spalle e la sfilò. Tornò di nuovo davanti a me e mettendomi le mani sui fianchi mi fece scendere gli slip fino a terra, mi fece alzare prima un piede e poi l’altro sfilandomi i calzini. Fece tutto questo lentamente, ogni capo che toglieva, lo ripiegava e lo metteva su una sedia, in modo ordinato.
Finita questa operazione, mi sembrò quasi un rituale, si alzò e si mise davanti a me avvicinandosi pian piano, allora l’abbracciai di nuovo stringendola a me. Non iniziammo a baciarci subito, ma bensì iniziammo a strofinare i nostri corpi l’uno contro l’altro, del resto da quando avevamo iniziato a vederci non era ancora successo che stessimo nudi tutti e due completamente, pelle contro pelle. Come un segnale prestabilito le nostre bocche, come stavamo facendo i nostri corpi si cercarono e si unirono. La sentivo vibrare contro di me, se le nostre bocche si staccavano per un po’ per prendere aria, la sentivo ansimare e mugolare, allora la baciavo sul collo e sulla scapola. La mia erezione cominciò a farsi sentire e a dar fastidio tra i nostri corpi, mi portai alle sue spalle abbracciandola da dietro, feci scivolare il mio cazzo tra i glutei, non volevo penetrarla, ma semplicemente farglielo sentire, mimai il movimento della scopata, strofinandolo nel suo spacco, sentivo le sue gambe che si stingevano ed allargavano massaggiandomi il cazzo, una mano la mantenevo sul ventre, mentre con l’altra cominciai a giocare con i suoi seni alternativamente, la mia bocca correva da un lato all’altro del collo. La mano sul ventre cominciò a scendere verso giù, la trovai bagnata ed aperta, come già avevo sentito sul mio cazzo.
La lasciai tremante e mi adagiai al centro del letto, si girò ed a un mio cenno di invito mi raggiunse sul letto, sdraiandosi al mio fianco. Le passai un braccio sotto la testa e, facendo forza con l’altro la portai sopra di me.
– Scopati da sola …..
– Mi devo masturbare ???
– No, alza il busto, inginocchia le gambe ai lati e mettilo dentro …….
Mi guardò per un po’, come per realizzare e capire cosa avessi detto, poi spostò prima una gamba e poi l’altra si erse col busto e restò ferma. Io impugnai il cazzo e lo posizionai verso l’alto, alzai il bacino e muovendolo con la mano glielo passai per tutto lo spacco, ritornai giù e mi fermai. Allora prese coraggio, tolse la mia mano lo impugnò e continuò a muoverlo lei, si fermò all’ingresso della sua apertura e lentamente muovendo anche il bacino in senso rotatorio iniziò a farlo entrare, come sentì che si era imboccato iniziò a scendere verso il basso, più che una penetrazione in linea retta diventò una danza, roteava il bacino e scendeva, dato che lo fece lentamente sentivo sulle pareti del mio cazzo le sue pieghe interne e come man mano le superavo. Allargando al massimo le gambe lo prese fino alla fine.
Il suo busto durante tutto ciò, stava piegato verso di me, ma, con la fine della penetrazione, si erse mettendosi ad angolo retto col mio corpo. Poggiò le mani sul mio petto ed iniziò un movimento sussultorio, che io accompagnavo da sotto contrastando le sue spinte, stava iniziando a godere, i suoi movimenti cominciarono a diventare scomposti, faceva fatica a mantenere la posizione eretta, allora la tirai verso di me, le feci distendere le gambe e dissi:
– Adesso mi sto immobile ……. Continua da sola …… non cercare la profondità ……. Ma dove hai più sensazioni …..
– Come devo fare ??
– Non c’è una regola fissa ….. senti il tuo corpo e assecondalo …….
Allora distesa su di me, cominciò a muoversi, alternava la velocità, prima lentamente poi più veloce, si penetrava fino in fondo e poi alzando il culo per pochi centimetri, capii che aveva trovato la posizione, quando dopo diversi tentativi fece sempre lo stesso, cioè non si penetrava completamente ma tenendolo dentro per almeno cinque centimetri, e si muoveva in questo arco di spazio, intensificò il movimento, ansimando sempre di più. Io come le avevo detto stavo immobile avevo messo le mani dietro la testa, quando capii che stava all’apice cominciai a morderle e slinguare l’orecchio, questo le diede il colpo di grazia, in un attimo di lucidità sussurrò
– Vieni anche tu ….. ti prego……
Diede altri quattro o cinque affondi e si mise ad urlare. Non si fermò all’orgasmo ma continuò a scoparmi, allora iniziai a spingere il bacino in alto verso di lei, i nostri bacini si scontravano facendo il rumore di uno schiaffo, e subito dopo lanciando uno strillo anch’io le riversai dentro la mia sborra, che lei accolse dentro di se avendo un altro orgasmo o, forse era ancora quello di prima che non si era fermato per niente.
La sentii rilassarsi, se prima era tutta contratta nello sforzo della scopata, adesso stava rilassata e morbida addosso a me. Durante la scopata le sue mani si puntellavano ai lati del mio corpo. Ad uno spettatore sarebbe apparsa una scena così delineata: io disteso, le sue gambe ai lati delle mie, il suo busto alzato a formare una “y” , le braccia distese con le mani sul letto per mantenersi in quella posizione. Dopo i nostri due urli di godimento si era lasciata andare su di me, incuneando la testa al lato destro del mio collo. Mi svegliò una sensazione di bagnato tra le gambe, un suo movimento aveva fatto uscire il cazzo ormai moscio da dentro di lei e, lo sperma e le sue secrezioni colavano fuori, realizzai cosa stava succedendo e, fregandomene mi addormentai di nuovo. Aprii gli occhi, non ricordavo quanto avevo dormito, a poco a poco ricordai cosa era successo, la stanza, tranne che per una lampada accesa sul comodino, era al buio. Stavo completamente nudo sul letto, lei non c’era, nell’aria si sentiva un profumo che veniva dalla cucina.
Dei passi nel corridoio mi fecero aprire gli occhi, era lei che entrava nella stanza, li chiusi subito ed aspettai. Sentii poggiare qualcosa sul letto, poi si sedette anche lei, la sentivo solo muoversi ed armeggiare con qualcosa, simulando dei leggeri spostamenti dovuti al sonno girai la testa di lato verso di lei e riuscii ad aprire leggermente un solo occhio.
Indossava la vestaglia di prima e sotto era rimasta nuda, su un angolo del letto aveva poggiato una bacinella con sotto un asciugamano, in mano aveva una spugnetta e nell’altra un asciugamani. Immerse la spugna nella bacinella, la strizzò e cominciò a passarmela sul pube. L´acqua era tiepida, il suo tocco leggero. Strofinò per un bel pò sul pube, era lì che si era depositato la maggior parte delle nostre secrezioni e, dato che, non ne avevo idea, ma era passato un bel pò di tempo, si erano seccate. L´operazione fu abbastanza facile, anche perché usavo tenere il pube depilato. Passò poi al mio cazzo, prese la punta con le dita e alzandolo cominciò a pulirlo intorno, poi si dedicò alle palle, finita questa operazione abbassò la testa portandola vicino al pube, pensai volesse prenderlo in bocca, invece accostò il naso e cominciò ad annusare tutta la zona.
Si alzò prese tutto l´armamentario dal letto ed uscì, dal rumore dell´acqua capii che era andata nel bagno, ritornò dopo pochi minuti, a questo punto era inutile continuare a sbirciare, chiusi gli occhi e la lasciai fare. Continuò il lavoro che aveva iniziato e, dopo essersi assicurata che tutto era pulito, impugnò il cazzo e cominciò a passare la lingua intorno alla cappella.
Io stavo al gioco, fingendo sempre di dormire facevo solo dei piccoli movimenti col corpo, ad un certo punto mi girai su un lato mettendomi in posizione fetale, lei senza scoraggiarsi, alzò la mia gamba e si intrufolò fra le mie gambe. Dato che aveva le mani impegnate a mantenermi le gambe, la sua bocca andò direttamente sul cazzo, imboccandolo per una buona parte.
Decisi di giocare un po’ con lei, muovendomi un po’ le strinsi la testa fra le gambe, mugolò e tentò di divincolarsi, ma io spostai la gamba e mi misi in posizione supina, con le gambe aperte, stette un paio di minuti ferma, ero sicuro che aveva alzato la testa e mi stava guardando, allora continuando nel gioco feci finta di russare, a bassa voce esclamò:
– Cazzo sei proprio partito………
Mettendosi di traverso al mio corpo impugnò il cazzo e ci mise la bocca sopra. Anche lei stava giocando con me, iniziò un pompino lento, si stava proprio gustando il mio cazzo, non costretta da me a farlo, si sentiva libera di fare ciò che voleva, sicuramente voleva farlo durare a lungo. Dato che era certa che dormissi profondamente non mi guardava più, allora approfittai per girare la testa di lato, opposta al suo corpo e sbirciai. Di traverso al mio corpo stava a quattro zampe, una mano a mantenersi sul letto e l’altra fra la base del cazzo e le palle, con il pollice intorno alla base ed il resto delle dita che avvolgevano le palle massaggiandole delicatamente. Allargò la bocca più che poteva e lentamente scendeva e saliva, le labbra formavano una “O” perfetta, non strisciavano con forza sull’asta ma, le accarezzavano con dolcezza, a questo si univa il calore delle stesse.
Quando aveva iniziato la sua opera di pulizia, il mio cazzo era ai minimi termini, successivamente aveva ripreso un pò di vigore, adesso invece con l’opera delle sue labbra e della mano, si stava indurendo completamente. Il risultato era che più continuava più non riusciva a tenerlo dentro la bocca, raggiunsi la massima erezione con lei che si fermò con le labbra appena al di sotto della mia cappella. Fattasi coraggio ogni tanto riusciva ad arrivare per più della metà, ma poi ritornava indietro. In un affondo più lungo del solito, se lo tolse di bocca velocemente e tossì, aveva gli occhi rossi e dei rivoli di saliva le correvano ai lati della bocca. Chiusi gli occhi e mi gustai il suo lavoro, facevo uno sforzo non indifferente per restare quanto più fermo possibile. Non sentivo segnali di una mia imminente eiaculazione, però decisi comunque di fermarla, la volevo scopare di nuovo.
La lasciai lavorare per meno di un minuto ancora poi, ad un sua risalita dal cazzo le misi velocemente la mano sulla testa artigliandole i capelli e per tre volte consecutivamente la spinsi quanto più giù potevo. Dopo la terza spinta, tirandola per i capelli la rovesciai sul letto, le fui sopra e dissi:
– Mettilo dentro….
– Ahiaiaiiaiaa ecchecazzo……
Tossiva e tratteneva dei conati di vomito, delle lacrime le rigavano le guance andando a mischiarsi alla saliva che le usciva dalla bocca, incorniciava tutto questo la sua faccia rossa e gli occhi gonfi di lacrime, mi dava dei pugni sulla schiena, ma riuscii a bloccarle le mani.
– Mettilo dentro ho detto……
Mi guardava con aria di odio, ormai il mio cazzo era alla massima durezza e glielo feci sentire strusciandoglielo prima sulla pancia e poi tra le gambe.
– Allora ?? ti muovi ??
Sempre col suo sguardo che, adesso era diventato di sfida, insinuò la mano tra i nostri corpi e agguantato il cazzo se lo posizionò all’ingresso della sua apertura, appena con la punta del cazzo percepii che ci stavo diedi un colpo di reni fortissimo e le arrivai fino in fondo. Diede un urlo e girò la testa verso dietro con la bocca aperta a cercare aria. Il suo urlo era stato più di sorpresa che di dolore, infatti entrai in lei con faciltà, la sua vagina aveva mantenuto una buona lubrificazione e certamente il pompino che avevo interrotto aveva contribuito a questo. Cominciai a scoparla ad un ritmo sostenuto, uscendo quasi del tutto da lei per poi riaffondare dentro. Al rumore dei nostri inguini che si scontravano faceva eco lei, piccoli urletti di dolore, o sorpresa, o forse la sensazione di sentirmi profondamente dentro di lei. A questo si aggiungeva il suo seno che mantenuto a mala pena dalla vestaglia sobbalzava avanti e indietro a seconda se mi ritiravo o spingevo. Ormai si era calmata e, accettava senza più mugolare il mio ritmo sostenuto, allora presi le mani e portai le sue braccia verso l’alto. Intrecciai le mie mani con le sue e mi distesi completamente su di lei.
Cambiai ritmo, anche perché la posizione non era adatta. Aiutato dalle mani intrecciate con le sue passai da un movimento sussultorio ad ondulatorio, praticamente, sempre piantato dentro di lei mi muovevo in orizzontale, sicuramente il mio pube così facendo solleticava la sua clitoride, ed il mio petto strusciava sui suoi seni. Se io facevo forza con le mani lei invece accompagnava il mio movimento con le gambe alzandole di poco e, con i talloni si muoveva in orizzontale, col mio movimento al contrario alternativamente strusciavamo tra di noi.
Ricordate il trait d’union alla base di questa vicenda? La carota e il bastone. Ecco io non lo dimenticavo, freddamente mi ero imposto di seguire questo filo logico, non so il perché ma lo ritenevo, alla luce della persona che avevo sotto di me in quel momento, il più semplice ed efficace. Questa divagazione mi portò in quel momento a cercare di regalare a Luisa uno orgasmo memorabile, in modo che, se prima usandole violenza, quando mi spompinava avevo usato, per così dire, il “bastone”, adesso avrei usato la “carota”.
Allora usai tutte le tecniche che conoscevo per eccitarla sempre di più, calai la testa verso i suoi seni e, alternativamente le succhiavo prima un capezzolo e poi l’altro, affondai la testa nel suo collo e, quando sentii che stava per godere le feci un succhiotto, lasciandole un segno che sarebbe durato per diversi giorni. Si usano tanti termini per descrivere quando un uomo o una donna raggiungono l’apice del piacere, tra questi termini c’é : venire. Ecco nell’orgasmo che Luisa stava raggiungendo, venire è forse il termine più appropriato. Lei “Venne” in tutti i sensi, con tutto il suo corpo, la sua fu quasi un esplosione, non si dimenò molto o fece urla disumane, ma, per tremolio del corpo e durata, durò almeno una quindicina di secondi, durante i quali dimenava la testa ai lati del corpo, la alzava, la batteva sul letto, avvinghiò le mie gambe con le sue, quasi a non volermi far uscire fuori, disintrecciò le nostre mani, portando le sue sul mio culo stringendolo e affondando le unghie dentro. Solo nell’ultimo spasmo di piacere alzò la testa dal letto e con gli occhi sbarrati e la bocca spalancata lanciò un urlo, il suo corpo fino allora contratto dai nervi e dai muscoli si rilassò, le braccia ritornarono sul letto, così come le gambe e la testa. Non volevo gravare ancora di più sul suo corpo, così mi sfilai coricandomi affianco a lei.
Restai qualche minuto per prendere aria e riposarmi. Il suo respiro inizialmente affannoso si acquietò e si calmò. Il suo corpo adesso si distendeva affianco al mio, goccioline di sudore imperlavano il ventre ed i seni, le più voluminose correvano lungo i fianchi finendo sul letto, non potevo non fissarla tra le gambe, il suo sesso era oscenamente aperto e tutto luccicante di umori, mi acquattai fra le sue gambe e rimirai da vicino la sua vagina, sembrava effettivamente una farfalla, le ali erano le grandi labbra, il clitoride sembrava la testolina di una farfalla, il suo sesso era lievitato, lo avevo visto a riposo, per così dire, invece adesso appariva gonfio, sporgendo anche in fuori, allora con pollice e indice andai a stringere le grandi labbra ed ecco che dalla vagina uscì del liquido lattiginoso, non molto in effetti da ipotizzare uno squirting, ma comunque segno di una grande eccitazione, non potevo rischiare che ci addormentassimo un’altra volta, così avvicinai le mie labbra alle sue e la baciai, lei come sentii le mie labbra si riscosse e aprii gli occhi guardandomi intensamente, rispose al mio bacio e mi abbracciò, così facendo sentiva la mia erezione ancora presente, si staccò dal bacio e guardando in basso mormorò:
– C’è qualcosa che non ho finito vero ??
Gli feci un cenno affermativo con la testa. Fu lei allora che mi spinse supino sul letto e, mettendosi come prima si apprestò a continuare il lavoro da lei iniziato. Ma prima di iniziare guardandomi disse:
– Ti prego non fare lo scherzetto di prima …..
– No no starò buono……. Ma tu cerca di fare meglio …..
– In che senso ??
– Ingoialo quanto più puoi……
– Non ti prometto niente, mi dà fastidio giù in gola …….
– Va bene, non ti forzerò, ma tu provaci lo stesso……
Allora si posizionò fra le mie gambe a gattoni, mise di nuovo la mano intorno al cazzo, col palmo che andava ad agguantava le palle, ed il pollice e l’indice stretti sulla base del cazzo, stringendo ed allargando il palmo massaggiava le palle le quali così facendo si spostavano in ogni direzione, contemporaneamente la sua bocca aveva imboccato l´asta per un paio di centimetri. Il modo con cui lo teneva fra le labbra era favoloso, le sue labbra morbide avvolgevano la mia cappella delicatamente, senza stringere e trasmettendomi il loro calore. Dopo un paio di minuti sentii il calore della sua bocca più in basso dell´asta, alzando la testa vidi che era scesa ad imboccare di più l´asta, in un affondo era arrivata quasi a metà, ma subito dopo, si staccò completamente ansimando e respirando convulsamente.
– Brava……. Però ti ripeto quello che ti ho detto l’altra volta che l’hai preso in bocca
– Quale?
– Non trattenere il fiato quando scendi, respira col naso e scendi poco alla volta così ti abitui
Mi guardò con un´aria di chi avesse avuto una illuminazione improvvisa. E così fece, superò senza problemi la metà dell´asta, rimase in quella misura per un pò di tempo.
– Coraggio, sei bravissima ed impari presto, sono certo che puoi fare di meglio ……..
Inorgoglita da questa mie parole, accettò la sfida. Imboccando di nuovo il cazzo non perse tempo a rifare i passaggi di prima, ma scese di colpo a metà asta e, fermandosi e respirando col naso iniziò a guadagnare altri centimetri. Imparava presto, così facendo si fermò a trequarti d´asta, sono sicuro che avrebbe continuato, ma dei conati di vomito la fecero tossire, e si tolse da me.
– Scusa ma di più non c´è la faccio, mi viene da vomitare…….
– Hei non scusarti, sei stata bravissima, visto che è la tua seconda penetrazione profonda , col tempo sono sicuro che riuscirai a far di meglio, e poi fare questo deve essere un piacere per te, se devi soffrire o sentirti male, non va bene……
Detto questo l´attirai a me e le diedi un casto bacio sulle labbra ma, lei ne approfittò subito per intrufolare la lingua nella mia bocca. Ci scambiammo dei baci roventi per un paio di minuti, staccandoci ogni tanto per respirare, in questo scambio di baci la sua mano era rimasta attaccata al mio cazzo, però non massaggiando le palle, ma era risalita impugnando l´asta e masturbandomi velocemente, sentivo che stavo per godere, allora approfittando che ci eravamo staccati ancora una volta per respirare, con la mano le spinsi la testa verso il basso, lei guardandomi fece una risatina e andò dove volevo.
Riposizionò la mano intorno alle palle e, subito imboccò fino alla metà la mia asta. Avevo capito che quella era una misura che le piaceva, era la profondità della sua bocca, oltre le causava fastidio. Aggiunse una cosa nuova, la sua lingua che, all´inizio di questo pompino era rimasta ferma, adesso girava intorno alla mia cappella. A questo aggiunse anche un saliscendi della bocca, sempre parlando in termini di asta e profondità, risaliva per un paio di centimetri e poi si fermava alla metà. Tutto questo lo vedevo con i miei occhi ma, approssimandomi all´orgasmo poggiai la testa sul letto e chiusi gli occhi.
Sentivo lo sperma risalire dai coglioni, emettevo dei grugniti, lei accortosi che stavo venendo fermò il saliscendi facendo solo guizzare la lingua intorno alla cappella, al mio primo schizzo sussultò ma, senza fermarsi continuò il gioco di lingua arretrando un poco con la bocca, accompagnò e terminò la mia goduta segandomi con la mano. Serrò le labbra intorno all’asta e se la sfilò da bocca lentamente, arrivata alla punta le chiuse. Alzando la testa mi guardò negli occhi, dal movimento della gola vedevo che stava inghiottendo il mio seme.
– È strano …….
– Cosa è strano
– Il tuo seme, l’altra volta che mi sei arrivato in bocca era più denso ……… corposo come una crema, adesso invece era molto liquido, quasi come acqua ……. È scivolato giù facilmente, l’altra volta ho dovuto mandarla giù in due o tre volte e, mi era rimasto ancora nella bocca che, ho sentito pastosa per un bel pò, oggi invece è come se avessi bevuto dell’acqua calda salata ……
– Per forza è la ……….
– Cosa ………
La frase si strozzò nella mia bocca, era la terza volta che arrivavo in quel pomeriggio, per forza il seme era acquoso, prima il pompino con Imma, poi la scopata con lei e per finire ancora un pompino con lei. Era normale che fosse acquoso, non mi andava di confessare l’incontro con Imma, e replicai mentendo e dicendo un mucchio di sciocchezze:
– La seconda sborrata in genere è meno corposa e carica della prima, poi dipende da diversi fattori, l’età, l’intervallo fra le due, poi non c’è una vera e propria regola, è come viene …… come le palle fanno il loro lavoro ……. Comunque sia andata, sei stata brava.
– Grazie, ed ho notato un’altra differenza …….. però stavolta in me …..
– Quale differenza …….
– La prima volta ho sofferto, l’ho sentita come una violenza, non l’accettavo, anche perché prima di allora l’avevo fatto poche volte e, non come con te, nel senso che davo dei veloci baci e lo imboccavo appena, invece adesso ……..
– Adesso ??
– Mi è piaciuto ……….. si mi è piaciuto farlo, sentirlo in bocca, quando guizzava ai miei colpi di lingua e, poi quando si è irrigidito ancora di più e ha sputato il suo seme ……..
– Vedo che hai capito da sola ……
– Capito cosa ???
– Nel sesso non si deve essere egoisti, per fare del buon sesso non serve prestanza fisica, luogo e cose varie, serve non essere egoisti, serve pensare prima all’altrui piacere e poi al proprio, dare piacere è in se stesso un piacere ……….. vuoi una prova ??
– Si ……
La feci distendere di nuovo accanto a me e, andai con la mano direttamente fra le sue gambe, scendendo dal pube fino al suo spacco che, trovai intriso di umori.
– Senti come sei bagnata ?? Dandomi piacere ti sei a tua volta eccitata …….
– Ma io non pensavo ad eccitarmi ……
– Tu no ma, il tuo cervello si e, poi il tuo corpo ha risposto di conseguenza …… se ti va posso continuare …..
– Cosa vuoi continuare …..
– Questo ………
Risalii con la mano dallo spacco e, poggiai la punta del medio sul clitoride iniziando un movimento circolare intorno ad esso. Inarcò il bacino spingendolo in avanti. Non aspettai il suo assenso alla mia richiesta di continuare, mi mossi verso il basso, accucciandomi fra le gambe, la faccia a pochi centimetri dalla sua figa, il movimento circolare sul clitoride era molto lento e costante, la figa era gonfia, dietro le grandi labbra aperte si vedevano chiaramente le piccole labbra e lo spacco della vagina con l’uretra in alto. Non mi sfuggì l’ano, con un aureola scura intorno, i bordi raggrinziti ma, senza traccia di emorroidi, fui tentato di spingere un po’ il dito in esso ma, mi riservai la cosa per dopo. In breve tempo il movimento sul clitoride diede i suoi frutti, ammirai la rosellina anale e tutta la sua figa che si muoveva , andando a spingersi all’infuori, negli spasmi dell’orgasmo che, a differenza degli altri avuti in giornata fu, accompagnato solo da un corto ansimare e da un semplice “si si si si “ dalla bocca. Dalla base dello spacco vaginale colavano degli umori, anch’essi abbastanza liquidi, come me anche lei non ne aveva più, che scesero verso l’ano bagnandolo tutto, allora bagnai la falange con quel liquido e lo spalmai intorno all’ano ed infine lo introdussi dentro, . Lei che si era acquietata dopo l’orgasmo si inarcò di nuovo farfugliando dei “no no no”. Allora pensai di lasciarla stare, sfilai il dito e massaggiai circolarmente l’ano per una manciata di secondi ancora, dopodichè mi sdraiai accanto a lei che, subito ne approfittò abbracciandomi e mettendo una gamba di traverso sulle mie.
Un trillo, come di una sveglia ci destò dal torpore post-orgasmico, alzandosi di colpo andò verso la cucina. Ritornò poco dopo.
– La pasta, ho fatto in tempo …….
– La pasta ???
– Si, mentre tu riposavi prima ho fatto un sughetto di pesce e, ho messo a cuocere la pasta, menomale che ho messo anche il timer, se no dovevo buttare tutto …… ma alzati, e vieni a mangiare ……. Non so tu ma io ho una fame che mangerei un bue …….
Scherzando misi le mani tra le gambe e, coprendomi l’uccello e le palle dissi:
– Effettivamente è meglio che facciamo presto se no …… (guardandomi fra le gambe)
– Ahahahahaha poi se lo mangio come faccio ??
Lasciandomi interdetto con quella risposta si girò uscendo dalla stanza, mi preoccupai di mettermi qualcosa addosso ma, vedendola uscire nuda come l’aveva fatta mamma, non me ne preoccupai. Cenammo così, nudi, approfittando del fatto che faceva ancora caldo. Mangiammo in cucina, su un tavolino quadrato, approfittando mentre ero appisolato aveva cucinato e, fatto altre faccende, la tavola era aggiustata di tutto punto, stoviglie semplici ma carine, un vinello bianco e del pane a legna fresco. Cenare così, vicini, e nudi faceva il suo effetto ma, la cosa strana fu che, tranne poche volte, non fissavo i suoi seni che a volte ballavano di qua e di la o si poggiavano sul tavolo, ma fissavo lei. Il viso era felice e rilassato, anche se delle occhiaie contornavano gli occhi. Parlammo di vari argomenti. Diversi sbadigli da parte di entrambi ci fecero capire che era il momento di accomiatarsi. Tra il sesso la cena e discorsi vari si erano fatte quasi le undici di sera. Improvvisamente mi disse:
– E se resti qui a dormire stanotte …… ??
Inconsciamente era ciò che volevo, non mi andava di vestirmi ed andare a casa, anche se abbastanza vicina, ero stanco, provato dalle fatiche amorose, insomma volevo sono sdraiarmi subito in un letto, un divano o per terra e dormire ma, comunque non volevo dare per scontato la cosa.
– Non so se sia una buona idea …….
– Dai …….. adesso ti fai una doccia, domani mattina ti alzi presto, e vai a lavoro …….
Rifiutai un altro paio di volte e, poi, accettai. Si alzò tutta contenta dalla tavola e uscì dalla cacina ritornò dopo pochi minuti e, mi porse un pantoloncino e una maglietta a maniche corte, nelle mano aveva anche uno spazzolino da denti ancora imballato ed un accappatoio.
– Mentre metto a posto in cucina puoi andare in bagno …….
– Non sia mai ……. Ti aiuto così facciamo più presto …….
Sbarazzammo la tavola, i piatti, pentole e bicchieri nella lavostoviglie che avviò, uscimmo insieme dalla cucina, mi indirizzò nel bagno principale, mentre lei andò in quello della madre. Ci ritrovammo dopo un quarto d’ora nella sua stanza da letto, puliti e profumati di doccia tutti e due, ci sdraiammo sul letto, lei si accostò a me passando un braccio dietro la mia testa e mettendo di nuovo la gamba di traverso sulle mie, solo il tempo di un paio di baci e carezze e tutti e due crollammo in un sonno profondo.

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