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Mio nonno. Tratto da una storia vera

By 19 Settembre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Era uno degli abituali pranzi da mio nonno, ci andavo quasi tutti i giorni dopo la scuola. Ero all’ultimo anno e già assaporavo la libertà dei miei 18 anni appena compiuti.
Bevvi un sorso d’acqua per dissetarmi e iniziai a sentirmi strana. I sensi mi si annebbiarono, mi sentivo d’un tratto stanchissima, la testa pesante, gli occhi che faticavano a rimanere aperti. Crollai addormentata.
Quando mi svegliai ero sul divano. Avevo le membra intorpidite ed ero un po’ intontita. Quando iniziai a chiedermi cosa mi era successo e provai a muovermi mi accorsi di essere immobilizzata, avevo le braccia legate! Quando provai a parlare non riuscii, perchè un cerotto mi copriva la bocca. Terrorizzata mi guardai intorno. Mio nonno era al fondo del divano, davanti alle mie gambe divaricate e lì mi accorsi di essere completamente nuda.
Non capivo, non volevo credere a quello che vedevo. Ero sotto shock.
Lo vidi allungare la mano verso la mia vagina e sentii una delle sue dita che correva lungo le grandi labbra, frugando in cerca dell’apertura, che mai ancora era stata violata. Ero ancora vergine.
Lentamente infilò la punta del suo dito medio, poi sempre di più, fino infondo. Lo muoveva e lo agitava dentro di me, provocando un suono umido che lo faceva eccitare. Guardava fisso quel dito che entrava e usciva, sembrava ipnotizzato.
Dopo un po’ cercò di farsi più spazio per far entrare anche il dito indice. Mi faceva male mentre cercava di passare, insisteva, spingeva, finchè alla fine riuscì a penetrarmi. Sentivo quelle dita che affondavano dentro il mio ventre, ero disgustata, incredula. Speravo fosse solo un incubo, eppure quel dolore bruciante sembrava così reale…
Avvicinò la faccia al mio pube. Mi annusò. Iniziò a leccarmi il clitoride, mentre continuava a lavorarmi con le dita. Le ficcava a fondo nella vagina, le muoveva un po’ poi le tirava fuori e intanto faceva roteare la lingua. C’era un silenzio surreale, violato solo dallo sciacquettare di quelle dita nella mia figa.
Iniziai a sentirmi strana. Quei movimenti, pur nella loro terrificante oscenità, facevano leva su meccanismi biologici antichi e automatici. Mi sentii calda e contro ogni mio volere sentii arrivare l’orgasmo. Cercai di non emettere nemmeno un gemito, ma quando la mia vagina iniziò a contrarsi attorno alle sue dita mio nonno si accorse di quanto stava accadendo. Era molto compiaciuto ‘Vieni gioia, vieni. Vienimi in mano dai. Vieni. Brava, così’. Affondò ancora le dita finchè non ebbi finito, poi le sfilò.
Lo vidi armeggiare con la cerniera e, consapevole di quello che stava per accadere, cercai disperatamente di divincolarmi, di fuggire. No! Non così! Non poteva esssere quella la mia prima volta! No! Ma mi aveva legata troppo bene e non riuscivo assolutamente a muovermi. Ero disperata.
Appoggiò le mani sulle mie ginocchia poi sentii la punta del suo membro premere contro la mia vagina. Era gonfio e caldo. Infilò mezza cappella, insistette, ma non riusciva ad andare avanti, nonostante fossi molto bagnata. Nell’istante in cui capì che ero ancora vergine sembrò perdere la testa. Mi afferrò i glutei per avere una presa migliore, aveva uno sguardo da bestia. Spinse ancora, facendomi male, ma non riusciva ad entrare. Poi lo sentii sussurrare a se stesso ‘No! Cazzo no! Merda…’. Sentii il cazzo schizzarmi di sborra, un po all’ingresso della figa un po’ sulla pancia. Era venuto subito.
Ero sollevata, mi avrebbe slegata, mi sarei rivestita e tutto sarebbe finito lì, così pensai quando mi si avvicinò. Mi strappò via il cerotto. Senza dirmi una parola mi afferrò la mandibola e mi forzò ad aprire la bocca, poi mi infilò dentro il suo uccello, ancora gocciolante di sperma. Stavo per vomitare. Con una mano mi teneva ferma la testa mentre lo faceva entrare e uscire dalla mia bocca, mentre con l’altra mano mi toccava il seno e mi strizzava i capezzoli.
Quando fu di nuovo in erezione lo sfilò dalle labbra e mi rimise il cerotto, deciso a fottermi.
Mi spalancò le gambe, mi afferrò i glutei, appoggiò la punta alla mia vagina e poi diede un deciso colpo di reni. Mi lacerò, strappandomi un gemito di dolore. Mi aveva sverginata.
Mi penetrò con violenza, infilando il suo cazzo dentro di me fino in fondo. Mi sentivo bruciare di dolore, mentre i suoi testicoli battevano contro il mio ano.
Mi fotteva quasi con rabbia, grugnendo ad ogni affondo, mentre piangevo.
Sembrò rallentare. Mi si gelò il sangue quando lo sentii dire ‘Adesso ti riempio di sborra… si… ti vengo dentro… ti riempio…’ Ancora cercai di divincolarmi. NO! NO! ‘Sborro! Sborro!!’ Lo sentii schizzare dentro di me, riempiendomi tutta del suo sperma, pompando ancora per svuotarsi fino all’ultima goccia. Mi diede un ultimo affondo, poi lo tirò fuori soddisfatto. Sentii fiotti di liquido caldo e appiccicaticcio colarmi fuori dalla vagina piena.
Guardai il suo pene: era ammosciato, sporco di sperma e sangue.
Volevo solo morire ma lui non aveva ancora finito con me. Cosa voleva ancora??
Volle che glielo succhiassi ancora. Di nuovo quel disgustoso sapore di sborra in bocca. Ma non voleva venirmi in bocca, voleva solo che glielo facessi rizzare ancora. Quando fu bello gonfio tornò ad afferrarmi le gambe. Mi piegò le ginocchia sul ventre. Pensai volesse scoparmi di nuovo, farsi un altro giro.
Ma la punta del suo cazzo premeva nel posto sbagliato! Che voleva fare? Lo sentivo premere contro il mio ano. Ingenua e inconsapevole non sapevo che quello fosse un altro modo in cui si poteva fare, un altro buco da violare. Iniziai a capire solo quando iniziò a far entrare la cappella. Era un dolore immane, insopportabile.
Piangevo e cercavo di urlare, di divincolarmi, senza riuscirci.
Entrava sempre di più, finchè non l’ebbe infilato tutto. Quando lo tirò indietro fu quasi peggio. Iniziò a fottermi, prima piano, poi con sempre maggiore energia.
Mi infilò due dita nella figa e cominciò a fottermi anche da lì. Mi sentivo piena, dolorante, eppure qualcosa nelle mie sensazioni stava cambiando. Non provavo più tanto dolore. Con stupore sentii l’eccitazione che saliva e mi ritrovai a volerne di più di quel cazzo nel culo e di quelle dita nella figa.
Quando iniziò a sentire la mia vagina che gli si contraeva intorno alle dita venne anche lui, con un ruggito animale. Mentre ero preda dell’orgasmo sentivo il retto che mi si riempiva di sperma. Il suo uccello schizzava fiotti di sborra dentro di me. La figa piena, il culo pieno… ebbi un altro orgasmo. Il nonno saggiamente continuò a pompare finchè non ebbi finito di contorcermi di piacere.
Si rivestì e mi slegò. ‘Alzati dal divano, che lo stai imbrattando tutto’ mi disse ‘Non credo ti convenga raccontare quello che è successo, visto che hai goduto come una vera maiala’.
Era vero. Avevo goduto. No, non avrei mai potuto raccontare quello che era successo. E così è stato, almeno fino ad oggi.
Erano passati alcuni mesi dalla scopata con mio nonno e tutto era ripreso un po’ come prima, inizialmente con molto imbarazzo da parte mia, poi con sempre più naturalezza. Avevo preferito far finta che nulla fosse accaduto e col suo atteggiamento pensavo che anche lui volesse fare lo stesso.
Un giorno dopo la scuola, arrivando a casa per pranzare da lui, trovai uno dei suoi amici del bar, l’avevo visto spesso, anche se non ricordavo il suo nome, e qualche volta era venuto a pranzo dal nonno, quindi non ci feci molto caso.
Verso metà del secondo mi sembrò che qualcosa mi sfuggisse nei loro discorsi. Sembrava si scambiassero battute che non afferravo, si lanciavano sguardi e poi sghignazzavano.
Iniziai a sentirmi strana, una strana stanchezza improvvisa che mi ricordava qualcosa di imprecisato. Quando mi accorsi cosa stava accadendo era troppo tardi, ero già addormentata.
Mi risvegliai sul divano, legata e imbavagliata, completamente nuda. Esattamente come la prima volta ero terrorizzata e sotto shock.
L’amico del nonno era al mio fianco, mi stava palpando i seni, mentre il nonno aveva già infilato le dita a fondo nella mia vagina e le stava muovendo dentro di me.
Si accorsero che ero sveglia.
L’uomo accanto a me smanettò con la lampo per sfilare fuori dai pantaloni il suo grosso pene moscio. Mi strappò il cerotto che avevo sulla bocca e mi forzò ad aprirla, per infilarlo dentro. Aveva una puzza disgustosa, ma non ebbi tempo per pensarci perchè quando me lo ficcò in gola a momenti mi fece soffocare. Era un membro lungo e spesso. Mentre lo agitava nella mia bocca lo sentii gonfiarsi sempre di più.
Il nonno intanto aveva iniziato a darsi da fare anche con la lingua, mentre continuava a ficcarmi dentro le dita. Lui stava zitto, ma l’altro no. Continuava a dirmi cose tipo ‘Brava, brava troietta… si, succhialo bene… dai puttanella, fammi godere, ciuccialo per bene’
Quando il suo cazzo fu bene eretto disse al nonno di fargli spazio che voleva la mia figa. Mi allargò le gambe e si mise in posizione, puntandomi contro quel grosso membro. Infilò a fatica la punta della cappella nella mia fessura ancora stretta e iniziò a spingere ‘Che bella fighetta stretta… Mmmm… voglio sfondarti… adesso te lo ficco tutto dentro, voglio farti urlare… si, sei proprio una bella troietta’. Spinse più forte. Mi faceva male, ma non potevo urlare perchè il nonno mi premeva la mano sulla bocca.
Perse la pazienza, mi strinse i fianchi e con un colpo deciso e dolorosissimo mi penetrò in profondità. Il suo lungo cazzo batteva contro l’utero, unendo dolore al dolore. Cominciò a scoparmi violentemente, strappandomi gemiti ad ogni colpo, mentre il nonno mi aveva infilato il suo pene in bocca per farsi fare un pompino. Mi sentivo umiliata e spaventata.
L’uomo che mi stava scopando aumentò il ritmo, io sentii che stava per concludere. Riversò in me abbondanti fiotti di sperma, che mi riempirono completamente la vagina. Quando il membro dentro di me fu finalmente vuoto e sgonfio lo sfilò fuori, per lasciare il posto a quello del nonno e si avvicinò alla mia bocca, per farselo pulire.
Il nonno era più bravo, si sentiva che ci sapeva fare di più. Mentre lo metteva dentro e lo tirava fuori mi strofinava il clitoride e mi strizzava i capezzoli. Come la prima volta mi stupii sentendo salire l’eccitazione. Iniziai a mugolare, ma questa volta non per il dolore. In preda al piacere succhiavo avidamente il cazzone che avevo in bocca, tanto che tornò duro. Poi venni. La mia vagina iniziò a contrarsi sul cazzo di mio nonno, mentre anche lui veniva ‘Si! Vieni gioia! Dai che ti riempio tutta di sborra, dai! Si… sborro, sborro… Ti riempio tutta… Mmmm, godo…’ Lo sentivo schizzarmi dentro, mentre lo spingeva più in fondo, per farmelo sentire tutto.
Ero spossata.
L’amico del nonno che adesso ce l’aveva duro però non aveva intenzione di finire la festa. ‘Voglio provare il suo bel culetto. Voglio vedere se è così stretto come dicevi al bar’. Cosa? No! Avevo paura. Si, mi era piaciuto alla fine, ma era stato così doloroso e il suo pene era così grosso, non volevo! Ma il nonno fece segno di si con la testa ‘Aspetta però, anche io voglio divertirmi ancora. Fammelo diventare duro, bella gioia’
Me lo infilò di nuovo in bocca. Avevo succhiato talmente tanto che mi sentivo la mascella indolenzita, ma non potevo tirarmi indietro, erano loro che comandavano. Mentre spompinavo mio nonno quell’altro mi succhiava i capezzoli e mi toccava la figa, per tenersi in tiro.
Quando mio nonno fu pronto mi tirarono su dal divano. Lui si sdraiò al mio posto, poi mi fecero sdraiare su di lui, faccia a faccia, mentre l’altro si mise dietro.
Il nonno mi infilò la lingua in bocca per impedirmi di urlare, mi mise una mano sulla tetta e spinse il suo cazzo nella mia figa, iniziando a scoparmi. L’altro cominciò a spingere la cappella contro il mio ano, cercando di farsi spazio. Mi faceva male, tanto tanto male. Sentivo il mio buchino aprirsi e lacerarsi, nel tentativo di far passare quel cazzo enorme. Faceva piano, ma era comunque un’immane sofferenza. Lo infilò tutto, si, fino in fondo.
Come era accaduto la prima volta la strana sensazione di avere la figa e il culo pieni mi fece fibrillare, tanto che quasi il dolore non lo sentivo più.
Mi fottevano ritmicamente. Il nonno gli disse di continuare ‘Dai che sta godendo, guarda che vacca. Lo sapesse sua madre quanto le piace nel culo. Dai, spaccala, spingi più forte che la facciamo venire come una puttana’
Ero eccitatissima. Ne volevo di più. Inaspettatamente sentii la mia voce che sussurrava ‘Ancora… vengo… godo… sto venendo… aaahhhh!’ e mio nonno ‘Eccola… vieni vieni gioia! Uhh…vengo anche io… sto sborrando…’ e l’altro ‘Si! Ti riempio il culo di sborra! Ti sfondo! Sborro!! Si!! Fino all’ultima goccia puttana!’.
Un altro orgasmo! Venivo ancora… come stavo godendo… ‘Non smettere! Ficcamelo dentro ancora! Vengo ancora! Ahh! Più forte!’ Con quel poco di erezione che ancora aveva il nonno cercò di accontentarmi, ficcandomelo dentro più a fondo che poteva, con energia, per farmi godere.
Stavo ancora vibrando quando sfilarono i loro cazzi dai miei buchi. Mi lasciarono gocciolante sul divano, mentre cercavo di riprendermi. Ero piena del loro sperma, mi facevo schifo per come avevo di nuovo goduto.
Mentre mi rivestivo in silenzio sentii l’amico del nonno che gli diceva compiaciuto ‘Avevi ragione, è proprio una gran puttana.’
Era la festa del mio 19esimo compleanno, e tutta la famiglia era riunita per festeggiare.
Poco prima della torta mi recai un secondo in bagno.
Quando aprii la porta per uscire mi si parò davanti il nonno. Lo guardai con aria interrogativa.
Mi diede una spinta e mi costrinse a rientrare in bagno, chiuse la porta alle sue spalle e si mise la chiave in tasca. ‘Beh? Non lo vuoi il tuo regalo di compleanno?’ Feci finta di non capire e cercai di raggiungere la porta, ma lui mi spinse di nuovo indietro ‘Dove credi di andare? Vuoi chiamare aiuto forse? Vuoi che raccontiamo a tutti che porca sei stata l’altra volta?’
Ero ammutolita. Cosa credeva di fare con una folla di parenti assiepati nell’altra stanza?
‘Sfilati le mutandine. In fretta che abbiamo solo qualche minuto prima che si chiedano dove siamo. Sbrigati!’ Mi fissava severamente. Capii che non avevo scelta. Mi tolsi le mutandine, mentre lui si slacciava i pantaloni.
‘Chinati e succhiamelo’. Mi mise la mano sulla spalla e mi forzò ad accovacciarmi, poi mi prese la testa tra le mani e la spinse contro il suo cazzo. Iniziai a leccarlo e a ciucciarlo ‘Brava, sei migliorata’ Incoraggiata da quel complimento decisi che potevo fare ancora meglio. Lo presi in mano e leccai il bordo della cappella, poi il buchino in cima, poi lo infilai in bocca e succhiai. Divenne subito duro.
Mi fece alzare e mi girò, per farmi appoggiare le mani sul davanzale. Mi afferrò la coscia ed alzò la mia gamba, poi avvicinò il suo membro. Quando lo infilò ero già tutta fradicia.
Da quella posizione poteva toccarmi le tette e strofinarmi il clitoride mentre mi fotteva.
Lo spingeva dentro lentamente, fino in fondo, poi lo tirava indietro e lo spingeva dentro ancora. Mi stava facendo impazzire.
Mugolavo ‘Smettila cretina! Vuoi che ci sentano? Non fare la troia proprio adesso’. Stavo godendo tantissimo, non riuscivo a stare in silenzio.
Accelerò un po’, mentre mi strizzava i capezzoli. Mi incalzò con parole proibite, sussurrandomele all’orecchio, parole che mi ricordavano quando ero bambina ‘Dai piccola del nonno, fai la brava… sei la gioia del nonno… si, brava così… sei la mia preferita… sei la mia bambina… brava’ era tutto così sconcio, tutto così proibito ‘Si, vienimi sul cazzo gioia… dai, fammi sentire come godi… sei la mia puttanella preferita… si, sei la mia cocca, la mia bimba… Vieni gioia mia, vienimi sul cazzo’
E da brava bambina venni. Venni con un orgasmo che mi squassò completamente ‘Si nonno, vengo… ooohhh… si, vengo… sono la tua puttana… godo… dai, ancora…’ Mi tenne su mentre mi si piegavano le ginocchia, continuava a fottermi, lo spingeva dentro in modo energico adesso, per strapparmi un altro orgasmo ‘Vengo ancora… vengo ancora… scopami nonno, scopami… spingilo dentro… vengo… Godo godo…’
Continuò finchè non ebbi finito ‘Adesso chinati qui, che festeggio io’
Senza più forze mi accucciai davanti a lui, con il viso di fronte al suo pene Lo prese in mano e iniziò a menarselo. Vidi la sborra mentre usciva dal cazzo e mi finiva in faccia, sui capelli, sugli occhi, in bocca, nella scollatura. Ne aveva davvero tanta in quelle palle e me la schizzò addosso fino all’ultima goccia. Poi se lo fece pulire.
Mi lasciò così, in bagno, imbrattata da capo a piedi del suo sperma, senza mutante, esausta, mentre gli altri di là si chiedevano dove accidenti fosse la festeggiata

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