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Momenti di coppia

By 20 Settembre 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

La ragazza era seduta al tavolo del ristorante aspettando che il suo ragazzo finisse con la fan. Sapeva che se la stava scopando nel bagno, se le scopava tutte. Lo conosceva, sapeva non fosse in grado di avere una relazione monogama, ma lo amava. L’aveva condotta in tanti giochi e ogni volta si era sentita amata, lo aveva visto, lo aveva percepito, capito, ma non le bastava. Continuava a sentirsi inferiore alle altre, a pensare che non fosse capace di scopare come piaceva a lui. Era così assorta in queste elucubrazioni che non si accorse del suo ritorno. Quando lo fissò stava mangiando con calma serafica la bistecca, come non fosse accaduto nulla

«Era brava?» a chiunque sarebbe stata evidente la gelosia in quella domanda

«Sei gelosa?» chiese sarcastico
«No!- rispose secca, ma era cosciente fosse una menzogna- Sei tu che ci perdi a lasciarmi»

«Perderesti il miglior sesso della tua vita» ribatté calmo. Si infuriò e si alzò, non sarebbe rimasta lì con lui un minuto di più. Il ragazzo sorrideva mentre prendeva il portafoglio. Non aveva idea del conto, ma non gli importava. Lasciò di più, il resto sarebbe stata mancia, chiamò un cameriere per avvisare e la rincorse. Si stupiva come alla fine fosse sempre lui a correrle dietro, ogni volta. La trovò alla macchina, lo aspettava e lui come idiota ci era caduto, ancora

«Allora? Vale, apri la macchina, forza!»

«Non sai quanto ti detesti ogni volta» sorrise lui consapevole di aver colpito, ma di essere anche stato colpito, come ogni volta.

«Mi avresti colpito duramente» furono le prime parole che pronunciò durante il viaggio mentre guardava fuori dal finestrino le luci avvicinarsi e poi sparire dietro di lei, una sequenza di insegne e colori che continuava ad affascinarla ogni sera

«Sono uscito, no?» rispose dosando le parole. Si rendeva conto che era sul rasoio, ogni frase avrebbe potuto trasformare il tutto in una lite, ma come altre volte, sbagliò.

«Dovrei cancellarti dalla mia vita»

«Conosci le differenze tra te e me, non potresti mai farlo prima di me»

«Ho già cominciato» sentenziò secca. Valerio trasse un profondo respiro e lasciò correre la macchina, mangiò l’asfalto, curva dopo curva fino alla piccola casa isolata nella campagna

«Vai dal tuo cavallo, io ti raggiungo a letto» Michela sapeva riconoscere i sintomi dell’incazzatura, ma non le interessava. Non voleva perderlo, ma era certo di spuntarla.
E così mentre la ragazza osservava il suo amato animale, lui si sedette nella sua poltrona estraendo la bottiglia di whisky scozzese, lo versò e si perse in quelle riflessioni che tanto amava e odiava. Ogni volta costruiva film, discorsi, decisioni, mai che qualcuno dei suoi pensieri si avverasse davvero. Ora, per esempio, sapeva che probabilmente sarebbe dovuto andare a recuperarla dalla stalla, che si sarebbe addormentata lì come ogni volta, che si sentiva più amata dal suo cavallo che da lui. Sbagliò, come tante altre volte.
Michela era in casa, si stava spogliando e pensava a quanto avesse voluto una cena diversa con lei protagonista e non una stupida fan morta di cazzo. Si guardò allo specchio con indosso solo il completino, si sentiva bellissima e sapeva di esserlo. Sapeva che la trovava bellissima, ma sapeva che non avrebbe mai saputo dire di no ad una fan che sbavava per il suo cazzo. Lui era così, quel lato a volte le piaceva, ma altre volte non riusciva proprio a sopportarlo. Era così arrabbiata che si dimenticò anche del piccolo plug anale che aveva dentro, ormai il suo culo era così abituato che lei neanche si accorgeva di portarlo, ma ogni volta che le mani di Valerio correvano lì, improvvise scosse elettriche le ricordavano non solo la presenza dell’oggetto nel suo culo, ma come lui ci sapesse giocare benissimo. Si sdraiò e si tiro sopra di sé il leggere lenzuolo per ripararsi dai piccoli spifferi che ogni tanto arrivavano dalla porta.
Valerio posò il bicchiere, ormai vuoto, e si allentò ancora la camicia, detestava quando le loro cene finivano in quel modo. Per lui il tutto era solo un antipasto, con le altre non riusciva a venire, ma si guardava bene dal dirglielo. La conosceva, sapeva quanto aver un potere così grande su di lui l’avrebbe resa forte ed era convinto di non avere lo stesso potere. Rimuginava su ogni singolo fatto, su ogni singolo aspetto ed era sempre più convinto di aver concluso male la serata. Si sentiva un Re in quelle occasioni, riusciva sempre a creare qualcosa di bello, per poi rovinarlo in una frazione di secondo. Si presentò in camera con la camicia aperta, si slacciò la cintura con i soliti gesti rumorosi, ma Michela non gli prestò attenzione. Come poteva? Stava dormendo beata. Si spogliò sconfitto, conscio di aver sbagliato e consapevole che avrebbe dovuto dimostrarle ancora una volta la sua forza. Scostò il lenzuolo e la vide. Il sexy completino incorniciava quel corpo che lo aveva sempre attratto e a cui non riusciva a resistere. Lanciò via il sottile velo che la copriva e l’attirò a sé per le gambe mentre sbrigativo le sfilava le mutandine

«Che cavolo…» protestò Michela prima di vedere il suo fidanzato sopra di sé, quasi mastodontico nella sua posizione. Si sentiva piccola al suo confronto, quasi impotente e si paralizzò, si bloccò del tutto.
Valerio non se ne interessò e la rigirò. La ragazza si aspettava che entrasse in lei con rudezza, quasi che la stuprasse, ma si fermò. Cominciò a leccarla, ad accenderla come solo lui sapeva e poteva fare, il corpo di Michela rispondeva, la mente si scioglieva dietro quell’ennesima dimostrazione di forza e rispetto insieme. I primi gemiti le scapparono di bocca, incapace di trattenerli, il piacere cresceva e non poteva nasconderlo

«Chiara, entra!» ordinò all’improvviso il ragazzo tirando su la fidanzata perché guardasse la porta e vedesse entrare la stessa fan che tanto aveva odiato al ristorante. Era nuda, completamente nuda e portava uno strapon in mano,  ma non sembrava per lei. Si fermò e lo porse delicatamente a Michela che fissò interrogativa il fidanzato

«Ma…»

«Lei è per te, falla tua! Voglio che soffra, che capisca chi c’è nel mio cuore e perché lei è solo una nullità» le disse tutto d’un fiato. Michela raccolse lo strapon e lo infilò. Chiara l’attendeva appoggiata la muro, dove con la sua altezza avrebbe potuto imporre la sua forza, ma si sorprese del sentire la forte mano maschile prenderla e sbatterla sul letto. La ragazza sorrise a quel gesto dolce e rude, senza curarsi di altro penetrò la rivale, spinse con tutte le sue forze e la scopò mentre Valerio assisteva in piedi, appoggiato alla porta, a quella monta così selvaggia e delicata allo stesso tempo

«Credevi sarebbe potuto essere tuo, eh? Insulsa puttanella!» la insultò Michela

«No! Ancora!» cercò di rispondere Chiara annegando nel piacere dell’esser dominata

«Lo sapevi, eh?» la sbeffeggò ancora rallentando i colpi

«È tuo! Ma fammi godere, ti prego!»

«Sì, è mio! E tu non lo farai venire mai più!» urlò rabbiosa. A quelle parole il ragazzo capì come fosse il momento di allontanarsi e silenzioso uscì dalla porta

«Non è venuto! Viene solo con te! Sììì!» urlò venendo Chiara. Michela rimase immobile e scioccata da quella rivelazione. Chiara si raggomitolò su sé stessa mentre la ragazza uscì dalla camera, non le importava più della fan. Percorse la casa alla ricerca di Valerio e lo trovò sulla sua poltrona con un altro bicchiere di Whisky in mano

«Primo?» chiese

«Secondo.- rispose lui senza girarsi- Togliti lo strapon prima di avvicinarti» scherzò. Se lo tolse senza fiatare e lo lasciò cadere rumorosamente a terra. Girò intorno alla poltrona, si issò su di lui e lo fissò negli occhi iniziando una lenta sega

«Perché?»

«Perché le altre non le amo. Possono scopare bene quanto vogliono, ma non riesco a venire» ammise sconsolato

«Era così duro con lei?»

«Forse» rispose laconico. Si penetrò da sola lasciandosi scappare un gemito

«Scopami» le afferrò il culo e la spinse su e giù osservando il grosso seno ballare nonostante il reggiseno. Alzò lo sguardo a fissarla e non resistette, strinse con forza e si alzò. Le braccia sotto le gambe, la tenne ferma mentre il suo cazzo entrava ed usciva. Ruvido, violento, rabbioso

«Ci saranno volte più porche…volte più dolci…ma sarà sempre fare l’amore»disse lei rilasciando in poco tempo la tensione accumulata in un potente orgasmo

La mattina si svegliò nella stalla, un lenzuolo a coprire il suo corpo, dei vestiti poggiati poco più in là e un piccolo bigliettino

“Una goccia in mezzo al mare. Tu non sei altro che questo, ma nonostante tutto riconoscerei quella goccia anche fossi lontano miglia. Sarà una bella giornata, vai a cavalcare. Hai ancora più di 48 ore prima che tu mi cancelli e mi basteranno cinque minuti per dimostrarti che non possiamo cancellarci davvero”

L’autobus è appena arrivato, sono sceso con la valigia. È piena notte, mi chiedo chi me l’abbia fatto fare ad arrivare a questo orario. Uso il cellulare come una torcia e mi incammino per il sentiero, sì, chiamarla strada sarebbe troppo. Arrivo al sovrappasso e finalmente ritrovo l’asfalto, ma niente marciapiede. Spero ardentemente che le macchine vadano piano perché mi tocca camminare al bordo strada, non spengo la torcia, mi interessa segnalare la mia posizione, senza lampioni è un miracolo essere visti. Superato il ponte mi avvio verso la salita e all’altro bordo della strada noto una ragazza con un cane. La mia ragazza.

«Chi può essere in giro a quest’ora?» domando retoricamente

«Ma ciao!» mi fa attraversando per venirmi incontro. Mi si avvicina e mi abbraccia per staccarsi subito con l’idea di prendere la strada verso casa. Non mi sta bene, l’afferrò e la bacio. Assaporo le sue labbra, gioco con la sua lingua. Sono vorace, ma non rabbioso, ho solo voglia di lei. Di toccarla, di stringerla, di accarezzarla, di perdermi nel suoi occhi marroni che mi stanno stregando. La valigia scorre verso il basso, la sento con il piede, ma non mi interessa, la posso recuperare più tardi. Mi stacco ed è ancora tutto lì, la valigia e anche il cane che ci guarda divertito. Credo proprio di avere gli occhi scintillanti, ma mi rendo conto che i suoi non sono da meno. Ci incamminiamo verso casa
«Mi accechi con quella torcia«

«La tengo bassa, ma non la spengo. La strada non mi ispira fiducia- qualche minuto e compaiono i primi lampioni- Ora la posso spegnere»
La salita è lunga, chiacchieriamo e riesco anche ad indicare la direzione sbagliata. Fortuna che Michela ha preso i riferimenti, fosse per me finiremmo finiti in qualche stradina del cazzo sperduti in mezzo al nulla.
Del cazzo…in effetti ho il cazzo in tiro da quando l’ho vista. È normale, no? È la mia ragazza, dopotutto. Prendiamo la piccola a sinistra che esce dalla strada principale, restiamo di nuovo senza luce. Accendo di nuovo la torcia, il mio cellulare è ai limiti della batteria, ma non mi importa. Può anche morire ormai, non devo comunicare con nessuno. Non esisto più per nessuno, oltre la persona che ho affianco

«Mi ciechi con quella luce»

«Mi piace sapere dove metto i piedi…e anche il cazzo» lancio l’amo

«Ah davvero?- mi canzona lei- Ma non sei stanco?»

«Mai abbastanza per te»

«Ah ah ah» ride sarcastica. Apre la porta rossa, sembra un garage più che una casa, ora capisco tante delle cose che mi ha raccontato. Un passo e la vedo sprofondare sotto di me, resto in silenzio e lo sguardo mi cade in basso, ha inciampato nel rialzo della porta. Capisco io che non conosco la casa, ma lei? La mia mente è pervasa dai pensieri. Posso essere stato io la causa della sua distrazione?
Saliamo le ultime scale e non resisto, le colpisco una chiappa 

«Eh già!»

«Scusa, non ho resistito» mi guarda sorridendo. Se l’aspettava, ma non potevo farci nulla. Apre la porta ed entriamo

«Ikary! Ikary!» chiama la piccola gatta, ma nessuna traccia.

«Dalle tempo, si abituerà con calma»

«Ma Charlie si è già abituato»

«Ti ho baciata davanti a Charlie appena ti ho visto, se è per questo»

«Che cane di merda!» adoro quando ha le sue uscite così istintive e volgari. Poso la borsa, lei posa il mio computer, il mio oggetto più prezioso(senza non potrei scrivere), e ci appoggiamo sul divano. Nonostante le quasi undici ore di viaggio non sono stanco, ho dormito due ore, una per ogni viaggio in aereo, ma mi sento invincibile, potrei smuovere montagne. Sarà la sua presenza, ma sto benissimo, come fossi stato messo sotto carica.

Restiamo sul divano e mi avvicino a lei, poggio dolcemente le labbra su di lei mentre mi avvicino con il corpo. Ho paura si ritragga, che il suo passato la blocchi, ma non avviene. Mi cerca, mi vuole, è frenetica anche lei, anche se diversa da me. Io sono vorace, voglio tutto, lei cerca cosa precise. Le sue mani indugiano sul mio volto, lo accarezzano, lo memorizzano. Sono a torso nudo, ma lei non mi tocca. Mi sento come se le facessi paura, come se fossi di troppo così vicino. Resto in attesa, ma dopo poco è lei a baciarmi. Mi travolge, mi rendo conto che sono lì per un motivo semplice e limpido: scoparla.
Mi dedico a lei, la spoglio, assaporo il suo corpo, l’avvicino, i nostri corpi aderiscono, il divano è praticamente smontato, ma non mi importa, non importa neanche a lei.
La porto su di me, è sopra di me, mi cavalca, si struscia. So quello che vuole, lo voglio anche io, ma non c’è fretta. Sono calmo, so cosa sta per accadere e mi piace. È il momento di passare oltre, il momento che spetta a me, devo prendere il controllo. La sdraio, mi chino su di lei, ho sempre amato leccarla e non c’è modo migliore di dimostrarle il mio amore. La vedo contorcersi, capisco che le piace, ma c’è altro, qualcosa che non riesco a decifrare. Mi allontana un attimo e mi chiama a sé, vuole altro. Non aspettavo altro, purtroppo non tutti i passi spettano a me, e sono felice. Non si è bloccata come aveva sempre temuto

Eccola alzarsi e prendermi per mano. Mi conduce nella stanza che ci ospiterà, che sarà la nostra alcova per i prossimi giorni.
Si sdraia sul letto e io salgo anche io, mi sdraio sopra di lei, le riempio la vista ed entro in lei, bagnata all’inverosimile, che mi accoglie con gioia. Sento la sua fica aprirsi al mio passaggio, allargarsi

«È grosso davvero» mi beo delle sue parole. Non posso fare altro che essere felice e continuare con più voglia, con più cattiveria, con più determinazione.
Ben presto abbandoniamo la posizione più classica per provare piccole varianti, la sento muoversi e scuotersi sotto i miei colpi, ma non riesco a farla venire. Mi monta sopra alla ricerca dell’agognato piacere, ma è solo dopo, quando diventiamo più animaleschi che troviamo la nostra dimensione.
A pecora, mentre la schiaccio e le stringo la gola. In quel momento siamo noi due: animali, violenti, dominatore e dominata, troia e padrone, innamorato e stronza. Siamo noi in tutti i nostri modi e in tutta la nostra violenza.
Esco e rientro, cambiando buco. La differenza la sento, cosciente di quello che sta accadendo, ma la sua reazione mi stupisce

«Credo di aver sbagliato buco»

«È il buco giusto» quelle quattro parole mi danno una grande scarica e continuo nella mia azione. La mia troia mi dimostra chi è. Spingo e spingo e la sento godere. La sento andare oltre quella soglia del piacere, la sento caricarsi di scosse, ma non smetto. La sua naturalezza, la sua ricettività mi fanno dubitare delle mie azioni, di aver davvero sbagliato buco, ma non mi importa. Voglio farla godere e la sento fremere sotto di me, non smetto di spingere, sempre più forte, la sento come fosse al limite. Voglio vederla quando gode. Esco e mi accorgo di aver davvero sbagliato buco e capisco una cosa: la mia ragazza è tanto ricettiva di culo quanto di figa. Mi sento l’uomo più fortunato del mondo e comprendo che devo farle provare un grande orgasmo. La spingo giù, mi guarda vogliosa, prendo le game e le appoggio sulle mie spalle, la schiaccio, la rendo inerme, le stringo la gola con le mani, la soffoco, vedo i suoi occhi perdersi. Ogni colpo la scuote, la accende di più e non smetto. Si muove, è frenetica, fino a venire con uno scatto improvviso restando senza fiato. La libero allentando la presa e mi placo, adesso è mia. 

Sapete perché so che è mia? Perché mentre scrivo mi sta succhiando il cazzo, dopotutto una brava troia deve sempre soddisfare il suo padrone, no?
Fortuna che le donne non sono tutte insignificanti Puttane.

Un soleggiato pomeriggio fuori dalle finestre. Una luce leggera penetrava dalle ampie finestre e i due ragazzi erano distesi sul letto a discutere

«Che vediamo?»

«Basta che non sia un porno per donne»

«Troppo noiosi?» rise lei

«No, è che non sono porno, che cazzo!» rispose lui fintamente spazientito. Lei ridacchiò divertita sfogliando la pagina dei video

«Non ho idee» si lamentò

«Dai, ora te ne metto uno io. Vediamo se ti piace» e fece partire un video di cui aveva riconosciuto gli attori. Le immagini iniziarono a scorrergli davanti. Una donna dominata in tutto e per tutto con modi rudi da un giovane attore

«Ma sono immagini a scatti, è troppo breve»

«Ma il genere ti piace» ribatté lui giocando con l’orecchio di Michela

«Sì» ammise lei piena di brividi. Valerio si spostò strusciandosi su di lei allungandosi verso il computer. Un’idea gli era balenata in mente, un’idea tanto spudorata quanto imbarazzante. Aprì il famoso sito Brazzers e lo spulciò alla ricerca di un video preciso. Tempo pochi secondi e lo aveva caricato in streaming

«Questo ti piacerà. Vuoi che ti dica un po’ la storia?» mentre parlava riprese la sua posizione sopra di lei appoggiando il cazzo sul culo di lei

«Lo conosci?» chiese lei maliziosa

«Sì, lo ammetto. E sono convinto che ti piacerà. La storia è che lei ha fatto in modo che la sorella lasciasse il tipo. E lui si incazza»

«Davvero? E che farà?» chiese divertita strusciando il culo contro il cazzo del ragazzo

«Quello che vorrei fare io a te, nel modo in cui lo vorrei fare» la imbeccò Valerio tenendo a freno i suoi istinti

«Davvero?» lo provocò

«Sì, davvero.- e le afferrò i capelli arrabbiato e stizzito per la provocazione- Se fai così finisce che questo culo te lo rompo davvero e in maniera non molto gentile»

«Oh, quello aggressivo»

«Guarda il video» la invitò mordicchiandole dolcemente il collo. L’incipit di narrazione era terminato e l’attore stava procedendo a sculacciare in maniera molto rumorosa e vistosa la ragazza che, ovviamente, gemeva di piacere. Tempo di fissare la scena nella mente e i due erano passati ad un pompino violento con la poverina che subiva gli affondi del cazzo di lui dentro la propria gola. Valerio si stava eccitando in maniera evidente e Michela lo provocava sempre più alla ricerca di una reazione animalesca che stava imparando a conoscere sempre più.
Stavano osservando entrambi i due attori passare alla penetrazione, violenta come il pompino

«Ti piacerebbe?» ruppe il silenzio il ragazzo

«Sì, ma qualcuno è sempre così dolce» disse lei con una finta voce mielosa. Lo stava provocando in maniera sempre più decisa, consapevole che lui avrebbe reagito alla lunga. Non sapeva, solo, se sarebbe stata in grado di reggerlo

«Non chiedermi di essere così aggressivo, lo sai che finisce male, dopo»

«Ah, ma davvero?» provocò senza guardarlo mentre la piccola attrice finiva inculata

«Lo sai che il tuo culo diventerebbe così?»

«Lo sai che mi piacerebbe?» ribatté sicura di sé
«Sei una stronza, una grandissima stronza!» replicò afferrandola per i capelli. Gli venne istintivo portarle una mano alla gola, strinse e la sollevò di peso portandola verso il bordo del letto 

«Fammi un pompino» la voce piatta di chi non accetta rifiuti

«E se io non volessi?» Valerio strinse di più la morsa, la alzò leggermente, si chinò e, a pochi centimetri dal viso, le disse scandendo con cura le parole 

«Fammi un pompino, ora!» lei non replicò ed appena lui avvicinò il cazzo apri la bocca per accoglierlo. Era eccitata, molto eccitata, si sentiva dominata ogni volta che lui agiva in quel modo. Si sentiva la sua troia, di sua proprietà, non sarebbe voluta essere con nessun altro in quel preciso momento, voleva solo il suo cazzo. Michela non fece in tempo a iniziare il pompino che Valerio aveva ripreso il controllo della situazione. Le bloccò la testa con le mani, in maniera violenta e le cominciò a spingere il cazzo in gola.

Avevano avuto, ancora, poche possibilità per poter far pratica l’uno del corpo dell’altro, ma era stato abbastanza perché il ragazzo non si facesse scrupoli. Affondò, lentamente ma inesorabilmente, il cazzo dentro la sua gola fino a quando sentì le labbra di lei contro le palle e il pube. Pochi secondi e si sfilò osservandola tossire, il tempo di riprendere fiato ed era di nuovo dentro di lei, affondando nella sua gola. La vedeva boccheggiare, cercare aria, ma non le importava. Non gliene fregava nulla, voleva solo arrivare in fondo alla sua gola, aprirgliela con il suo cazzo, vederla sbavare mentre si dannava per prenderlo tutto. Sentiva i rumori del risucchio, lo eccitavano sempre più.
Michela si sentiva soggiogata, in pieno potere del suo padrone, lo venerava, lo amava, lo succhiava e accoglieva nella sua gola. Non avrebbe voluto altro che farlo venire, sentirlo schizzare nella sua gola, essere la prima a farlo venire con un pompino. La saliva le colava ovunque, il grosso era fra le tette, mentre lui le sbatteva con rabbia il cazzo sulla faccia e sulla lingua protesa ad accoglierlo ancora.
Si sentiva usata, ma ne era felice. In quel momento si sentiva solo un buco in cui far sborrare il suo signore ed era felice di essere usata.

Il ragazzo si ritrasse improvvisamente, la prese per la gola e i capelli e la sbatte sul letto a pancia in giù, la invitò a guardare il porno, ad osservare come la piccola attrice veniva inculata in maniera rude

«Ora tocca a te» le disse profetico e senza attendere altro le entrò in culo. Una forte sensazione di dolore colpì Michela che con una faccia dolorante si scostò per sottrarsi alla penetrazione

«Fa male» piagnucolò dolorante

«Lo hai voluto tu» rispose Valerio freddo. Si chinò, prima che lei potesse rispondere, a leccarle con furia l’ano. La sua unica intenzione era sfondarle il culo, farla sentire ancora più sua. Ci sputò, lo penetrò con le dita, la preparò con stizza, con rabbia. Si alzò dietro di lei, si sputò in mano, bagnandoci il cazzo, e la penetrò di nuovo. Con un colpo secco le entrò nuovamente in culo, sfondandola.
Michela si ritrovò a benedirlo, non desiderava altro che essere presa con quella forza, con quell’irruenza.
Fu una scopata violenta, rapida, animalesca. Si provocarono di continuo, lei usava la parole e lo stimolava a essere più violento, lui le tirava i capelli e la teneva per la gola

«Lo sai che non me ne frega nulla del tuo orgasmo, adesso?» le disse stranamente calmo

«Sì, lo so. Vieni!» lo incitò lei adorante

«Ti inondo il culo!» le urlò all’orecchio subito prima di crollare su di lei, come svuotato da un peso. Il video porno finiva davanti ai loro occhi ancora sconvolti dalla brutalità dell’amplesso.

 

Sono ad un McDonald e la guardo che si riposa sul computer, non posso fare altro che avere un sorriso d’ebete sul volto. Sapete una cosa? Se non fossi in me stesso al momento, mi prenderei a ceffoni da solo. Motivo? Sono un fottuto rincoglionito di merda!

 

Ebbene sì, sono un rincoglionito per amore! Guardo questa ragazza e ripenso a quando scrivevo a Tenerife del nostro primo incontro mentre mi succhiava il cazzo, ripenso al primo giorno vicini, si fa per dire, sono sempre 60km di distanza, ma devo ammetterlo, ripenso sopratutto ad altri momenti. Non fatevi illusione, c’entra sempre il sesso. Eh sì, non cambio, resto sempre il solito pervertito. 

 

Ripenso a quel giorno all’outlet mentre tornavamo alla macchina e lei si ferma, si struscia come una gattina e mi dice:

«Sai che ho tutta la tua sborra che mi scivola giù dal culo?»  Ebbene, nonostante le ore di sesso precedenti, avevo il cazzo di nuovo in erezione. E ora, mentre siamo al McDonald, devo mettere le gambe in una scomodissima posizione yoga. Non fraintendetemi, ci sto spesso, ma di certo non è la posizione in cui il sangue scorre meglio, ma è anche l’unica che permette di nascondere bene il cazzo. Ripenso per pochi secondi a quei momenti e non posso fare altro che avere il cazzo duro, non posso fare altro che immaginarmela a pecora su questo tavolo mentre la scopo e lo staff del McDonald faccia il tifo. 

 

Che poi, quale altra ragazza ti direbbe che lei è per la coppia aperta in favore dell’uomo? Un sogno! Il problema è che non l’ho colto. Vedete? Sono proprio un rincoglionito. La ragazza che amo mi dice che posso scopare con altri e io non so nemmeno dire sì per quanto la amo. Si può essere più rincoglioniti? Avete ragione, si può seguire Temptaion Island XD

 

La verità è che mentre io sono qui a fissarla la mia mente non può fare altro che vagare ai momenti brutti. I momenti in cui mi dimostro un fidanzato di merda incapace di farla stare bene, ai momenti in cui la faccio sentire non considerata e in cui non le do le giuste attenzioni. Non posso fare altro che pensare a quei momenti, a quei comportamenti perché dopotutto se lei è ancora al mio fianco non è per meriti miei, ma perché ha un’altissima soglia di sopportazione. 

 

Oh, non fraintendetemi non voglio fare la vittima per ricevere complimenti, ma ogni giorno penso a come starebbe con qualcun altro, magari qualcuno con più tatto, delicatezza e attenzioni di me. Penso ai momenti in cui sono riuscito a farla stare bene, a farla sentire sulla Luna come dice lei e mi chiedo come ho fatto XD A voi non capita mai?

 

A chi, tra donne e uomini, non capita di sentirsi incapace di far stare il proprio partner? Eppure, non si può fare altro che andare avanti perché indietro non possiamo tornare, quindi testa bassa e lavorare. E nei momenti in cui sta andando tutto male, come adesso, che possiamo fare? Beh, nel mio caso posso prendere il mio Mac pensare a quello che è per me e buttare su carta, ops foglio elettronico, ogni cosa che mi passi per la testa. Della serie: adesso dovrei passare dall’altro lato invece di girare il collo come un idiota. È andata a prendere un panino e non la vedo più, ma non voglio che possa leggere prima che finisca. Che finisca cosa? Tutto. 

 

Questo racconto, questo gioco, questo momento, questo attimo di pura e sconfinata sincerità dove un ragazzo prende coraggio e guarda la sua ragazza sconsolata, annoiata e stanca e prova a regalarle una cosa che non è mai riuscito a dare ad altre, la sua scrittura più sincera e libera. Niente filtri, niente elaborazione, niente correzioni. Verrà uno schifo ne sono certo, ma d’altronde non sono mica Dante che scrive fantastici sonetti o Shakespaere così bravo da divenire il bardo di un’intera nazione.

Io sono io, con tanti errori, il cazzo duro solo a guardarla e un amore stupido e sconfinato e la vedo rassettare questo tavolo mentre non riesco a staccare gli occhi dal foglio. Oh, quante strozzate avrà già letto? Non lo so, ma so che è una ragazza di una dolcezza unica e non posso che essere fortunato solo ad averla.

 

Sapete che ho 4 progetti aperti? Uno su wattpad, una serie nata per gioco tra noi due, uno totalmente personale, sarebbe un romanzo puramente psicologico, e ben due racconti su Milu, uno di un lettore che me lo chiese oltre un anno fa, ma a cui ancora non sono riuscito a dare seguito pur avendo deciso di farlo da tantissimo tempo. Sapete il motivo? Beh, lo stesso per cui sono un fidanzato di merda. Sono incapace di concludere le cose, tenere la concentrazione e questo crea numerosi litigi, discussioni ed ogni volta so che ha ragione, ma alcune non riesco a trattenermi e mi inalbero pure. Insomma sono una frana totale che si chiede: ma come fa a stare con me?

 

La risposta? Ah, non lo so. Magari me la da dopo aver letto. Magari la terrà per sé e io impazzirò. Ecco è successo un’altra volta, lei parlava e io troppo concentrato a fissare questo schermo, non sono riuscito a cogliere le sue parole. 

 

Nanerottola, mia mordicchia dai denti affilati, mia flagellatrice dalle unghie affilate, io ti amo. Il problema è che sono un pessimo fidanzato. Ora lo sanno tutti, ma sanno anche un’altra cosa. Io sono tuo. 

 

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