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MORTIMER

By 25 Marzo 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Mortimer la incontro tutti i pomeriggi in treno.

Una stanga di femmina biondiccia, smilza e strapallida, con gli occhi di vetro azzurro e la faccia a teschio da morta.
Mortimer , appunto.

La schizofrenia mi obbliga a dare un soprannome a tutti.
Un rito sfibrante, faticoso.

Certo che lei.. lei è il top per il mio disturbo. Una pratica di facile disbrigo.

Quella bruttezza senza appello né possibilità di grazia alcuna, mi fa uscire di testa.

La sua indifferenza ostinata nel portare assurde minigonne su quelle due stecche storte e quei tacchi a stiletto poi, troppo alti, a peggiorare il tutto.

Parte il treno e lei incastra la sua figura nel sedile, si avvolge in un cupo silenzio.

Pensate sia rassegnata agli sfottò dei maschi ? Credete la tocchino gli sguardi infastiditi di chi non trova altro posto libero se non di fianco a lei e deve ridurre la propria seduta ai minimi termini?

No, non esiste. Troppo facile. Lei combatte.

Mostra le ginocchia ossute, brutto spettacolo che spunta da costosi stivaloni in pelle. Indossa imperterrita fascinosi micro cappottini, che aderiscono senza garbo al suo corpo-scheletro-attaccapanni.

E ti guarda, fisso. Ti fa paura.
Sta zitta e ti impone i suoi occhi vetrosi, opachi, come a dirti :’Che m’importa , ridi pure, tu e quella puttana di madre natura. La mia fica vale più di tutte le altre.’

Ed io la desidero, quella tua fica, Mortimer.

Io, ometto del cazzo,cesso, nano, come mi disse un giorno una tipa che volevo abbordare ad un happy hour.
Io, che da allora non ne ho più il coraggio. Non ho il tuo coraggio.
Forse per questo.

Forse perché sono piccolo, microbico di fronte a te immensa, vorrei spingere il mio piccolo cazzo di ometto nella tua enorme, brutta fica.

Vorrei sentirti finalmente parlare, urlare, delirare, vedere la tua faccia smorta sotto di me che si storce e sfigura in smorfie fino a diventare più brutta ancora, brutta da farmi paura.

Vorrei eccitarti, palparti. Schiacciare e leccare quelle piccole sacche di seno, mentre premo e premo ancora , su e giù, contro quei fianchi secchi e dritti. Farti venire a ripetizione, come una puttana vogliosa. Scopare cavalcandoti, in un amplesso spaccaossa.

Vorrei che la tua bocca, larga e sgraziata, impastata del rossetto più volgare, si impegnasse a succhiarmelo godendone fino a sazietà.

E se anche tu davvero fossi una strega, un diavolo oppure un orrido mostro-zombie, vorrei discendere con te nel più oscuro degli abissi, stringerti le manacce secche e ricoprirle di baci.

T’amo.

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