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Racconti Erotici Etero

Nella cucina di Emma

By 8 Agosto 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

(Morpheus)

Trovarla non è stato affatto difficile.
Durante le nostre lunghe chiacchierate on-line non ha mai esitato a darmi dettagli su se stessa, sulla sua vita, le sue abitudini, i suoi orari.
Parcheggiato fuori dal vialetto della sua villetta a schiera, le scrivo una mail dal palmare: “Come va? cosa fai? vieni su Msn?”
Ci mette un po’ a rispondere: “Scusa sto facendo una torta, ho le mani piene di farina, non posso venire su Msn.”
Insisto: “Mmmh una torta… me ne offri una fetta?”
Questa volta aspetto di meno, è evidente che ha atteso una risposta: “Se vieni qui puoi prenderti tutti ciò che vuoi :P”
Sorrido, non è nuova a certe provocazioni, lei pensa che non possa succedere niente tra me e lei, dice spesso che mi vede come una specie di divinità e che per quello la sua resterà una fantasia irrealizzabile.
Non sa che gli Dei spesso scendono sulla terra per sedurre le giovani mortali.
Le rispondo: “Ci sto”. Inviando il messaggio praticamente da dietro la sua porta.
Dei cani abbaiano, spero non mi rovinino la sorpresa.
Valuto a spanne il tempo che ha impiegato per leggere e rispondere alla mail precedente e, quando me la figuro pronta a rispondere a questa, appena finito di leggere il mio enigmatico “Ci sto”, suono al campanello.
Sento un “Arrivoooo” come risposta attutita da dietro la porta e, qualche istante dopo, mi arriva una Mail con scritto: “Magari… ma tanto lo so che tu scherzi sempre. Bussano alla porta, sei tu? XD”
Sorrido mentre la leggo e sento la sua presenza dietro la porta che è priva di spioncino perciò si apre appena, per consentirle di vedere chi è.
Ho la testa abbassata mentre fisso il palmare, forse non mi vede proprio chiarissimamente, eppure dopo un minimo di fisiologica esitazione la porta si apre definitivamente, la prima cosa che noto è la sua bocca spalancata in una perfetta O di meraviglia. Sul lato destro delle labbra un piccolo baffo di farina che la fa sembrare ingenua in un modo terribilmente sexy.
-Ciao Emma.- Dico calmo, con una punta di ilarità nella voce.
-M… Mo… mio dio…- Dice, esterrefatta.
-Puoi chiamarmi Morpheus, piccola.- Le dico, quasi ridendo, strappandole un sorriso. -Non mi fai entrare?-
-Ma… ma… certo, accomodati.- Risponde e si fa di lato, lasciandomi passare.
L’ingresso soggiorno è piccolo e luminoso, arredato con gusto certamente da lei, c’è un televisore di fronte ad un divano dall’aria comoda e un tavolino di vetro davanti, mi ricorda il mio soggiorno.
-Prego, accomodati.- Mi dice, indicando il divano.
Le sorrido, la osservo dalla testa ai piedi: Ciabatte inanzi tutto, pantaloni della tuta maglietta, capelli raccolti, niente trucco, il tutto con davanti un grembiule tutto sporco di una gran varietà d’ingredienti. Dopotutto stava cucinando.
-Ma non stavi cucinando? ti tengo compagnia, vuoi?-
-Oh… si. si. certo.- Dice, voltandosi e precedendomi in cucina.
E’ una cucina ampia e spaziosa, con una penisola al centro, su cui sono sparse ciotole e ingredienti e, su un piano di legno, l’impasto della torta, sommerso di farina.
Ci sono gusci d’uova, una densa crema rossa, sicuramente ottenuta dalle stesse bellissime fragole che stanno in un cestino lì di fianco.
-Una crostata?- Azzardo.
-S…si- Risponde, abbassando gli occhi sull’impasto, e ficcandoci entrambe le mani dentro.
-Sembri a disagio, Emma.- Le dico, portandomi lentamente alle sue spalle e poggiando entrambe le mani alla base del suo collo, accennando appena a muovere i pollici.
Mugola un istante. -E’ che… non me lo sarei mai aspettato..- Dice.
-Non mi fai assaggiare una di quelle fragole?- Chiedo e lei si volta un momento, mi guarda negli occhi, sorride e si morde il labbro inferiore, poi allunga una mano ed afferra una delle fragole, io non muovo le mani dalle sue spalle e allora è lei a portarmela alla bocca, circondo con le labbra le sue dita e succhiandole prendo la fragola, che è deliziosamente zuccherina.
Al contatto delle mie labbra con le sue dita Emma rabbrividisce e ricomincia a mordersi le sue. Per un attimo sembra sul punto di dire o fare qualcosa ma poi desiste e torna a voltarsi verso l’impasto.
Mentre lei impasta la torta io eseguo più o meno lo stesso movimento sulle sue spalle, sciogliendo la sua tensione, poi avvicino la bocca al suo orecchio.
-Se sono inopportuno dimmelo, posso andare se ti metto a disagio.- Sussurro.
-NO!- Geme, come se avessi proposto una cosa inumana. -Ti prego… resta.- Aggiunge.
Le mie mani girano attorno alle spalle, scivolano sulle scapole e si infilano sotto le sue braccia, le punte delle dita sfiorano i suoi seni.
-Fermami se non vuoi.- Le soffio nell’orecchio mentre le mie mani avanzano lentamente sulle sue tette, non indossa reggiseno e la maglietta non è in grado di negarmi la splendida morbidezza del suo petto. I due indici, inevitabilmente, trovano i capezzoli, dritti fino allo spasmo e ci si piazzano sopra, a quel punto stringo le mani, strizzandole le tette.
Sospira ad occhi chiusi, senza smettere di impastare.
La mia mano destra abbandona malvolentieri il suo seno e comincia a scendere, passando dal suo addome al fianco e da lì al sedere, accarezzandolo lievemente, per poi risalire sul fianco ma questa volta sotto la maglietta.
Si sentono nell’aria solo i rumori dei nostri respiri e delle sue mani che impastano meccanicamente.
Le dita giocano qualche momento con l’ombelico e poi si fermano a ridosso dell’elastico della tuta.
Le lascio un paio di secondi per dire qualcosa ma non lo fa ed allora continuo con la mia caccia al tesoro. Scivolo lentamente sul suo inguine, seguendo la curva morbida del monte di venere. Sotto i polpastrelli avverto un piccolo praticello di peli corti e curati, un attimo dopo il medio le sfiora il clitoride.
-Ooh… N..no… ti prego… se fai così io… io…- Geme, mentre le gambe smettono di reggerla e il suo corpo si adagia sul mio che lo sostiene senza fatica.
-Tu cosa?- Chiedo con le dita immobili.
-P… perdo il controllo.- Risponde.
-Benissimo.- Dico e mando avanti la mano, strofinandola sulle sue grandi labbra schiuse, avverto il calore umido del suo fiore, lei trema, le mordo l’orecchio e piego ad uncino il dito medio.
-Ohhhhhh Sì- Irrompe, inarcando la schiena e voltandosi per baciarmi.
Mentre le nostre lingue giocano, le mie dita frugano oscenamente la sua intimità.
Alterno indice, medio ed anulare dentro di lei, inzuppando letteralmente le dita nei suoi succhi così, quando di colpo le tolgo la mano dalla tuta, le tre dita luccicano dei suoi umori. Le annuso intensamente e poi metto la mano sopra la sua che sta impastando sempre più lentamente la torta.
-Aggiungiamo un aroma…- Le dico -Verrà fuori la torta più buona del mondo.-
Ora, mentre l’aiuto ad impastare, è la mano sinistra a scendere verso la sua figa.
La trovo se possibile ancora più bagnata di prima, ora lei aiuta i miei movimenti muovendo il bacino, strofinando letteralmente il culo sulla mia erezione, che spinge contro gli indumenti e che io spingo in avanti per fargliela avvertire chiaramente.
Impasto insieme a lei con una mano e con l’altra la masturbo, le alterno di continuo, aromatizzando la torta coi suoi succhi e imbrattandole, ne sono certo, la figa di farina e pastafrolla.
Dopo un infinità di passaggi Emma è sfinita, è alle soglie di un intenso orgasmo ma non riesce ad arrivarci perché la tengo sempre sul limite. Di colpo smette di impastare, si piega sul piani, affondando gli avanbracci nell’impasto, sporgendo il culo in fuori, spingendolo contro il mio inguine.
-Ti prego Morph.. ti prego… scopami!- Dice e, senza farmelo ripetere infilo i pollici nell’elastico della tuta e glie la abbasso fino alle ginocchia.
Così mi ritrovo col viso a pochi centimetri dalla sua figa e non resisto alla tentazione di assaggiarla, mentre mi slaccio convulsamente i pantaloni.
Sa di femmina e di dolce, succosa e incredibilmente gustosa da leccare. Decido di soffermarmi qualche momento in più e, afferrandola per i fianchi, spingo la faccia contro di lei, muovendo freneticamente la lingua e stimolandola anche col naso e con la barba di un giorno, poi aggiungo anche le dita.
-Oh Dio….. Sìììììììììììììììììì- Strilla lei, mentre rotea il bacino in preda all’orgasmo che finalmente le si libera dentro.
Non le do tregua, continuo a leccare, a mordere, a giocare dentro di lei con le dita e i suoi gemiti non accennano minimamente a diminuire.
Di colpo si irrigidisce quasi impercettibilmente, si volta.
-Devo….. metterla…. in…. frigo.- Dice, riferendosi all’impasto, strappandomi un sorriso, la sua lucidità è completamente andata se pensa all’impasto in questo momento, oppure spera di guadagnare un momento di tregua, perciò annuisco ma mentre lei si sposta, apre il frigo e ripone la terrina, le mie mani restano incollate al suo corpo, alla sua figa.
Infine la prendo da dietro, tirandola a me dai seni, la rimetto nell’identica posizione che aveva appena abbandonato e sono pronto a proseguire.
Quando, alla fine, mi metto in piedi dietro di lei, si ferma un momento, in trepidante attesa.
E’ solo un lunghissimo attimo, poi la penetro.
-Sì! Sì! Siiiiiiiiii.- Grida appena sono completamente dentro di lei. Sto fermo lì qualche momento e poi comincio a scoparla, sul serio.

(Emma)

Ho voglia pasticciare, crostata, ma con cosa? Fragole, si… marmellata di fragole.
Taglio la metà delle fragole a pezzetti, le metto in pentola con lo zucchero, a fiamma vivace, le altre le lascio sopra il tavolo.
Quando cucino la mia mente è assolutamente libera.
Mentre la marmellata sobbolle apro il pc, controllo la posta, controllo la mail di ‘Emma scrittrice’, rispondo ai commenti.
Apro il frigo, prendo le uova, il burro, il limone… apro il pensile, prendo la farina, lo zucchero.
Appoggio la spianatoia sul tavolo, faccio la fontana con la farina, un pizzico di sale, al centro il burro, lo zucchero, le uova e una spruzzata di limone.
Mi sono scordata di controllare la mail personale. Do un occhiata, un messaggio di mia sorella e’ uno di Morph, di qualche minuto prima, che dice: “Come va? cosa fai? vieni su Msn?” guardo la spianatoia, vorrei tanto dirgli di si, ma la pasta frolla è sensibile al calore e perciò non posso, gli rispondo: “Scusa sto facendo una torta, non posso venire su Msn.”
Faccio la prova piattino, la densità è giusta, verso la marmellata in una terrina di vetro a raffreddare.
Vado ad impastare, uso solo la mano destra, arriva un’altra mail, corro subito a vedere, è lui:
“Mmmh una torta… me ne offri una fetta?” Scrive.
“Se vieni qui puoi prenderti tutti ciò che vuoi :P” Digito con la mano sinistra.
Ritorno alla mia pasta frolla, continuo a pensare a lui, che strano, di solito sono io a stressare lui con mille mail, probabilmente è al lavoro e sta cazzeggiando.
Sento dei passi sul ghiaino, i cani abbaiare, sono persa nell’immaginare cosa stia facendo il mio Dio.
Nuova mail… Suona il campanello.
-Arrivo!- Strillo ma chi se ne frega della porta, la precedenza va alla mail, ovvio, spero sia Morph.
E’ lui. Leggo: ‘Ci sto’
Gli rispondo subito: “Magari… tanto lo so che è impossibile. Bussano alla porta, sei tu? XD”.
Apro la porta, guardo quello sconosciuto, penso a perché ho lasciato il cancello aperto.
-Ciao Emma.- Dice con tono ironico.
Lo guardo -M… Mo… mio DIO…- riesco a dire, quasi svengo, mi darei due sberle per svegliarmi.
-Puoi chiamarmi Morpheus, piccola.- che dolce, gli sorrido -Non mi fai entrare?-
-Prego, accomodati.- gli dico indicando il divano.
Il divano, quel divano, dove ho scritto le innumerevoli mail, dove ho passato ore con lui su MSN, dove leggo i suoi racconti, dove ho scoperto l’effetto devastante che hanno le sue parole sul mio corpo.
Le ore passate a leggere tutti i suoi racconti, anche più di una volta, quando parola dopo parola l’eccitazione saliva, quando mi imponevo di arrivare alla fine mantenendo una finta attenzione alle parole da lui scritte.
-Ma non stavi cucinando? Ti tengo compagnia, vuoi?- Mi chiede e io torno alla realtà, lui ora è qui, se sto sognando non svegliatemi.
Lui è il mio mentore, il mio Dio, l’uomo che mi ha regalato più orgasmi di qualsiasi altro e senza mai essere presente.
Scusate se è poco.
Ritorno alla mia povera pasta frolla. Lui indovina che sto preparando una crostata anche se non sembra molto convinto di quello che ha appena detto.
Mi metto ad impastare, ORRORE, uno scempio, dovrei metterla in frigo ma, non sapendo che fare, impasto con entrambe le mani.
Si avvicina.
-Sembri a disagio, Emma.- Sento le sue mani, le SUE divine mani sul mio collo, chiudo gli occhi. Quelle sapienti mani che ho desiderato tanto, le ho immaginate talmente tante volte, mi sfugge un mugolio
-E’ che… non me lo sarei mai aspettato…- Gli dico.
Una parte di me vorrebbe calmarsi, sostenere una conversazione decente, l’altra invece vorrebbe essere presa e scopata subito. Tanto lo sappiamo entrambi che lui è qui per questo ‘Se vieni qui, puoi fare di me ciò che vuoi’ gliel’ho detto migliaia di volte, ed ora lui è qui.
Mi chiede una fragola, mi giro, lo guardo, comincio a mordermi il labbro con nervosismo, pulisco con la spatola la mano dall’impasto, prendo una fragola, gliela porgo, sento le SUE divine labbra sulle mie dita. Vorrei, baciarlo, ma… Riprendo a mordermi il labbro, quasi fino a farmi male.
Aggiungo altra farina e del lievito in polvere, cercando di limitare i danni all’impasto, mi rimetto ad impastare. Lui fa lo stesso con me, mi sento come la pasta frolla, mi sto sciogliendo sotto le sue mani come il burro sotto le mie.
-Se sono inopportuno dimmelo, posso andare se ti metto a disagio.- Mi sussurra all’orecchio
-NO!…Ti prego… Resta.- Gli dico, ‘non puoi andartene, non ora che sei qui’ penso.
Sciolgo in nodo sul grembiule, chiudo gli occhi mentre le sue mani scivolano sotto le mie braccia, sotto il grembiule, sopra la maglia che non nasconde i capezzoli turgidi, le sue dita mi sfiora i seni poi li prende tra le mani, li stringe, sospiro.
Una mano scende sul fianco, sul culo, sorrido… so che lo adora.
Continuo ad impastare anche se non ha più senso quello che sto facendo a quell’impasto.
Le sue mani sotto la mia maglia si fermano sull’elastico del pantaloncini, attimi interminabili, la voglia che ho di lui aumenta ancora.
Scende piano fino a sfiorare il clitoride, le mie mani affondano nella pasta mi appoggio al tavolo, divarico le gambe che mi reggono a fatica.
-Ooh… N..no!…non così, ti prego… no ‘ altrimenti io… io…- gemo
Le sue dita si fermano -Tu cosa?- mi chiede.
-P… perdo ‘…il controllo.- Rispondo.
-Benissimo.- Dice.
Mentre le sue dita si insinuano dentro di me, mi morde l’orecchio -Ohhhhhh Siiiii- Mi lascio sfuggire, mentre mi volto con le labbra socchiuse cercando le sue.
Un brivido mi pervade la schiena quando la mia lingua tocca la sua, mentre le sue abili dita giocano dentro di me, vorrei protestare quando di colpo le toglie, appoggiando la mano che mi dava tanto piacere sopra la mia, che continua a lavorare l’impasto sempre più lentamente.
-Aggiungiamo un aroma… Verrà fuori la torta più buona del mondo.- Dice.
Gli sorrido, mentre ma sua mano impasta con la mia, l’altra invece va a tormentare nuovamente la mia figa.
Naturalmente struscio il culo sul suo cazzo, avverto la sua eccitazione, lo voglio, lo voglio così tanto, assecondo i movimenti delle sue dita con il bacino.
Toglie la mano dall’impasto mi accarezza il fianco prima di sostituirla a quella che mi sta facendo eccitare in modo straordinario, che ora va ad impastare con le mie.
Scambia le mani più volte, impiastricciandomi la figa di pasta frolla, una dolce, dolcissima tortura.
Le sue grandi mani, i tocchi vigorosi e decisi mi fanno impazzire, impazzire di piacere.
Sempre più eccitata, alle soglie dell’orgasmo, più di una volta, impossibile da raggiungere perché lui decide di fermarsi e sostituire la mano tutte le volte che sto per lasciarmi andare.
Non ne posso più, non può giocare così con me. Le mie mani si fermano, appoggio gli avambracci sul tavolo, spingo indietro il bacino, premendo con decisione il culo sul suo cazzo. Lo voglio.
-Ti prego Morph.. ti prego… Scopami!- Imploro.
Immediatamente sento le sue mani afferrare l’elastico dei pantaloncini, abbassarli fino alle ginocchia, per poi lasciarli cadere. Le sue labbra mi baciano e mordicchiano i glutei, mentre sento scivolare i suoi pantaloni sul pavimento.
Mi sorprende quando sento la sua lingua, calda, umida, dentro di me, le sue mani afferrarmi i fianchi per farla entrare completamente, il naso e il leggero velo di barba che si sfregano su di me rendono il tutto straordinario.
Una mano resta sul mio fianco, l’altra va a giocare con il clitoride mi accarezza piano, mentre mordicchia i glutei, sento la sua lingua lungo il solco delle natiche, la sua barba ruvida sulla pelle.
Quando le sue abili dita ritornano dentro la mia figa, tocco dopo tocco, attimo dopo attimo la tensione accumulata in questi mesi, la voglia di lui, quella tremenda voglia che ho da tanto, troppo tempo, si trasforma in piacere sempre più intenso, calore che si sprigiona dal mio addome a tutto il corpo. -Ohhhh Dio ‘… Siiiiii- grido, mentre le mie forze vengono meno, mi appoggio completamente al tavolo.
Lui continua a non darmi tregua, le sue mani e la sua lingua percorrono completamente il mio corpo, alterna fugaci baci a dolci morsi, la mia eccitazione non accenna a sparire.
Cerco di compattare ciò che rimane della pasta frolla il meglio possibile, la metto su un piatto e mi giro verso di lui.
-Devo….. metterla…. in…. frigo.- Dico, lui annuisce, ma non smette di torturarmi, mentre apro il frigo che è alla sua destra, appoggio il piatto sul primo ripiano.
Le sue mani mi afferrano i seni e mi riportano nella stessa posizione di prima, con le mani appoggiate al tavolo le cosce aperte, potrebbe fare di me ciò che vuole, anche se mi sembra che il suo unico intento sia quello di farmi godere fino allo sfinimento.
Si mette in piedi dietro di me, le sue mani mi afferrano i fianchi, restiamo immobili entrambi, per un infinito attimo.
Sento il suo sesso entrare piano, il movimento lento mi permette di apprezzare ogni millimetro del suo divino membro, che ho tanto desiderato quanto adorato.
Gemo quando è completamente dentro di me, inarco la schiena, alzo la testa, socchiudo gli occhi, mi inumidisco le labbra, spingo ancora di più il bacino indietro, lui si ferma per qualche secondo.
Istintivamente comincio a muovermi avanti e indietro lentamente, lui asseconda i miei movimenti, assaporo completamente ogni sensazione regalatami.
Le sue dita affondano nei miei fianchi, gestisce lui la situazione, con colpi decisi, profondi. Le sue mani che scorrono sul mio profilo, fino ad arrivare ai seni, stringe i capezzoli tra le dita, per poi scendere con i pollici lungo la spina dorsale, tra le natiche.
Volto lo sguardo, i suoi occhi incontrano i miei, le sue dita penetrano il mio culo con decisione, mi mordo le labbra, sa che mi piace da morire.
-Ti ho mai detto che hai un bel culo?- Dice
-Non l’hai mai detto.- Mento, cercando di restare seria.
La risposta reale la conosciamo entrambi, ‘migliaia di volte’.
-Allora te lo dico adesso, hai un culo fantastico!- Sorride.
Nonostante l’abbia detto così tante volte mi fa sempre lo stesso effetto, innesca in me quella voglia completa che ho di lui, solo che questa volta non sono le mie mani o il mio vibratore ad essere nel mio culo, ma finalmente le sue. Anche se ora non mi bastano, io voglio di più e lui lo sa.
Si sporge sul tavolo, appoggiando tutto il suo gigantesco corpo al mio, afferra il burro, tremo, il momento è alla fine arrivato.
La sua mano va ad accarezzare il clitoride, subito dopo le sue dita vanno a sostituire il cazzo che scivola fuori dalla mia figa.
Sento due noci di burro sciogliersi nel calore che emana il mio culetto, lui si sta spalmando per bene il cazzo con lo stesso burro, lo appoggia, lo fa scorrere lungo il solco tra le natiche, si ferma e infine lo punta delicatamente prima di forzare la muscolatura anale, trattengo il respiro, un colpo secco, deciso, ed è completamente dentro di me.
Si ferma un attimo, gemo quando comincia a muoversi piano, alterna movimenti lenti a violenti, poi nuovamente con dolcezza portandomi a vette di piacere mai immaginate, mentre le sue dita mantengono costante la mia eccitazione.
I miei gemiti si sommano ai suoi, risuonando nella stanza, travolti da un vortice di passione irrefrenabile, la voglia, il desiderio di godere aumenta progressivamente ad ogni affondo, che sfocia nel mio piacere nello stesso momento in cui il suo si riversa in me.
Le mie gambe e le mie braccia cedono, mi accascio sulla tavola stremata, lui toglie le dita dalla mia figa, gli afferro il suo polso e le porto alle mie labbra, lecco, succhio, faccio scorrere sulla lingua un dito alla volta, cercando il suo sguardo.
Mentre il ritmo del respiro torna normale resto immobile ad ammirarlo, inebriata dal suo profumo di vero uomo, avrei bisogno di una doccia, ma non voglio togliere il suo odore dalla mia pelle.
Si siede accanto a me mentre riprendo la pasta frolla, accendo il forno, per poi ritornargli accanto a stendere l’impasto, con le mani mi sfiora le cosce, gli sorrido
-Devo finire la torta.- Dico.
Adagio la pasta frolla nello stampo, verso la marmellata di fragole e decoro la superficie con le tradizionali strisce. La metto in forno, lo guardo.
-Non è mai stato così difficile preparare una crostata.- Gli sorrido e gli mostro la lingua.
Mi avvicino prelevo un po’ di marmellata che è rimasta sul contenitore, porto le dita alla sua bocca, che succhia avidamente ‘Allora che ne dici della Nutella?’ gli chiedo.
-Deliziosa.- Risponde.

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