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Non si scherza con il fuoco…

By 12 Giugno 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Il tono di avviso per la ricezione di un SMS catturò l’attenzione di Andrea, intento a riordinare gli appunti in vista di quella mattinata di studio. Lesse con disattenzione le parole della sua compagna di classe Caterina, “Arrivo, sono appena scesa dal pulman’, per poi tornare al ben più importante compito precedente. Un pensiero gli balenò nella mente strappandogli un sorriso: ‘Che messaggio inutile… come lei del resto, di che mi stupisco! E poi pullman si scrive con due elle, stupida oca ignorante’.
Pochi minuti, e sentì suonare al citofono. Senza neppure chiedere chi fosse, si limitò a premere il tasto per aprire il portone ed aspettò la sua compagna sulla porta, per renderle più facile identificare l’appartamento.
Vedendola salire le scale, gli venne da pensare che, probabilmente, a lei lui piaceva più di quanto immaginasse. Va bene che era giugno, che alle 10 del mattino il caldo si faceva sentire, ma arrivare ad un incontro di studio con una minigonna giropassera e una maglia talmente scollata da lasciar fuoriuscire parte del tessuto del reggiseno, era davvero eccessivo! Poi parliamo anche di una ragazza ben in carne, con un seno almeno quinta misura e un sedere importante. Nel complesso non era neanche male, ma Andrea proprio non riusciva a farsela piacere, neanche per una botta e via, come i suoi modi da gatta morta, più di una volta, gli avevano fatto intuire che lei non avrebbe disdegnato affatto.
Lui l’aspettava sulla porta, coi suoi pantaloncini ricavati da un vecchio costume a boxer aderente e una canotta sportiva, di quelle da beach volley.
Caterina arrivò al suo cospetto e, sebbene Andrea si fosse scansato per farla passare, lei non rinunciò ad avvicinarsi per salutarlo baciandolo sulle guance e, già che c’era, appoggiargli parte della mercanzia al torace.
Andrea tornò in salotto e prese posto su una delle sedie, indicando a Caterina di sedersi su una qualsiasi delle altre intorno al tavolo. Lei ne prese una, l’avvicinò il più possibile al ragazzo e vi si sedette. Lui, con quel dannato caldo che imperversava e Caterina che, appena arrivata, gli stava già attaccata come una cozza allo scoglio, maledisse dentro di sé il giorno in cui, dispiaciuto per vederla così indietro con la preparazione degli esami di stato, si era detto disponibile ad aiutarla per recuperare. Cacciò via il pensiero, intimando bruscamente a Caterina di iniziare a studiare, così ‘Prima cominciamo e prima finiamo’.
Passò qualche minuto, non più di cinque, e Caterina già interruppe la concentrazione di Andrea raccontandogli che ‘Venendo qui ho incontrato Simone, ti ricordi quello che veniva in classe con noi?’. ‘Direi di si, è stato mio compagno di banco per due anni! M’hai preso per rincoglionito?’. Caterina, per nulla interdetta dall’atteggiamento di Andrea, continuò: ‘Mi ha chiesto dove andassi vestita così e gli ho risposto che venivo da te per studiare italiano e storia. Lui ha riso dicendo che al tuo posto avrebbe preferito studiare anatomia. Che voleva dire secondo te?’. Senza neppure chiedersi se fosse un aneddoto vero o inventato, Andrea tagliò corto: ‘E che ne so io, se lo rivedi chiedilo a lui. Ora continuiamo però!’.
Neanche altri dieci minuti, e Caterina intervenne ancora, ignorando lo sbuffo di impazienza emesso da Andrea al sentire la sua voce. ‘Ma si vede che sotto ho il costume? Tu che dici? Avevo i reggiseno tutti in lavatrice, e quindi ho dovuto rimediare così’. Andrea, senza neanche quasi guardarla: ‘E anche se si dovesse notare, che ti frega? Siamo in estate, tutti vanno in giro in costume!’. ‘A proposito, chissà se ti piace la fantasia che ho scelto. Se vuoi puoi vederlo. Però toglimela tu la maglietta, che io mi vergogno’. Se ad Andrea Caterina non piaceva, probabilmente era anche per la sua totale mancanza di dignità. Apprezzava le donne un po’ remissive, ma dovevano avere anche quel tocco di erotica ingenuità. Caterina, invece, gli sembrava solo una femmina in calore, e il fatto di sapere di poterle fare qualsiasi cosa senza che lei provasse anche solo a contraddirlo una volta, azzerava del tutto ogni tipo di attrattiva che lei potesse suscitare. Le rispose con un freddo ‘Non c’è bisogno, tanto, per come ti sei vestita, si vede anche attraverso la maglia il costume’. Lei, ancora una volta, sembrò non accusare il colpo e, nuovamente, tornarono a studiare.
Poco dopo fu, stavolta, Andrea ad interrompere la sessione: ‘Vado un attimo in bagno, tu rileggi questo paragrafo intanto, che t’ho vista incerta’. Si assentò dalla stanza appena un paio di minuti ma, rientrato in salone, Caterina non c’era più. Si sentì chiamare dalla stanza da letto. Percorse il corridoio e, attraversata la porta, vide Caterina davanti allo specchio con la gonna tirata su fino alla vita a guardarsi le gambe. ‘Che cazzo ci fai qui? Ti avevo detto di ripetere!’. ‘Si, lo so, ma volevo controllare che ieri l’estetista mi avesse fatto bene la ceretta. Prima toccandomi la coscia mi era parso di sentire un peletto. Invece era solo un filo della gonna’. ‘Vabbè, visto che l’emergenza è rientrata, sistemati, ti aspetto di là’. ‘Che fretta c’è? Non sono neanche le undici’, disse Caterina, sedendosi sul letto a gambe larghe, non prima di aver afferrato un orso di peluche dalla scrivania di Andrea. ‘E questo chi è?’. ‘Un peluche che mi han regalato quando ero piccolo, rimettilo a posto e vieni di là ora’. ‘Che bello che è’, Caterina finse di cullarlo, mettendo, in realtà, in atto uno strofinamento del peluche in mezzo alle sue cosce.
Andrea, a quel punto, non ci vide più. Alzando il tono della voce, fino ad allora molto calmo e pacato, si rivolse alla ragazza in maniera, mai come quel momento, esplicita: ‘Ora hai rotto i coglioni Cateri’, la finisci di fare la troia?’. La ragazza, con un ghigno, ‘No. Mi sto divertendo così tanto, anche se non quanto vorrei’. ‘Va bene, mò basta’, disse Andrea, sfilandosi i boxer e facendo saltar fuori un membro di discrete dimensioni seppur non ancora eretto. ‘Se sei venuta a studiare i modi in cui prendere un cazzo invece delle poesie di Pascoli, peggio per te. Oggi ti fotto io e all’esame ti fotterà la commissione, ma in senso molto meno piacevole’.
Caterina non diede peso alle parole di Andrea, ma guardava come ipnotizzata il suo pene, mordendosi il labbro inferiore dopo averlo leccato.
Non oppose la minima resistenza quando lui, in maniera del tutto indelicata, la tirò per un braccio sollevandola dal letto e prese a spogliarla, in piedi, senza troppa grazia. Con una mano sulla schiena le sfilò contemporaneamente maglia e pezzo di sopra del costume. Il suo abbondante seno, per la pressione esercitata dal sollevamento delle coppe, una volta libero ballonzolò su e giù un paio di volte. Poi, le sfilò, in un colpo solo, mutandine e gonna, senza neanche abbassarne la cerniera e causando un lieve strappo in corrispondenza della stessa. Lui era ancora in canotta, mentre Caterina, ormai, completamente nuda.
Come Andrea sospettava, la sua compagna era dotata di un gran bel fisico, il seno grande e sodo, con areole e capezzoli larghi e rosei svettava su un lieve accenno di pancetta. A completare l’opera, un monte di venere peloso come piaceva a lui, circondato da cosce ben tornite che sorreggevano un sedere abbondante ma compatto. I lunghi capelli castani e ricci di Caterina, intanto, scendevano a coprirle, in parte, la zona alta del seno, non impedendo, tuttavia, la visione dei capezzoli.
Senza alcun romanticismo, Andrea mise una mano tra le cosce di Caterina, rilevando come la stessa fosse eccitata per la situazione: ‘Ma sei già bagnata. Neanche t’ho toccata e già stai così?’. Lei annuì a bocca semiaperta, non emettendo alcun suono. ‘Inginocchiati e succhiamelo puttanella, ma vedi di non colare sbroda sul pavimento’, disse, spingendole la testa verso il basso.
Caterina non perse tempo, si inginocchiò ed imboccò per metà il pene di Andrea, sentendolo caldo e ancora morbido nella sua bocca. ‘E’ moscio e non riesci a prenderne in bocca più di metà? Non sei buona neanche a fare pompini’, disse Andrea, ponendo una mano sulla nuca della ragazza e spingendole il suo pene fino in gola. Sapeva di avere un membro imponente e che mai nessuna era riuscita a prenderlo completamente in bocca, neanche quando non era del tutto eretto. Ma voleva dare una lezione a Caterina, umiliarla sul suo stesso terreno, portare allo stremo la sua autostima e vedere se un briciolo di dignità e di amor proprio affiorassero nella sua compagna. E invece nulla. Nonostante il membro di Andrea stesse prendendo vigore nella sua bocca e la stesse quasi soffocando, non faceva altro che respirare in maniera affannata, interrotta, di tanto in tanto, da qualche spasmo e conato. Anzi, una cosa la faceva, si stava lentamente massaggiando la vagina con due dita, e la cosa non sfuggì ad Andrea. Il ragazzo tirò i capelli di Caterina così forte da farla sedere a terra. Il suo membro uscì completamente dalla bocca della compagna, restando legato a lei da un lungo filo di saliva che si spezzò dopo pochi istanti. La ragazza era seduta a terra, nuda, col respiro affannato e la saliva che le colava dalla bocca lungo il mento. Andrea la guardava con aria di sufficienza, mentre lei riprese a toccarsi con lentezza, senza staccare gli occhi da quel pene che fino a poco prima la stava soffocando.
Avvicinò un suo piede alla vagina della ragazza, scansando la sua mano e inserendoci l’alluce senza troppi complimenti. Lei urlò per la sorpresa. Un urlo roco, breve e che si ripeté pochi secondi dopo, quando Andrea prese a muovere il piede ritmicamente, penetrandola come con un piccolo pene. Caterina si lasciò andare, appoggiando la schiena al comodino e iniziando a gemere oscenamente.
‘Ti piace, puttana?’. ‘Aahh’ si’ aahh’. ‘Ma guardati, basta un dito e perdi la testa. Sei solo una cagna in calore’. ‘Mmhhh’ continua’ si’. ‘Non dirmi quello che devo fare’, disse Andrea, accelerando il ritmo e portando Caterina al limite. Quando si accorse che lei stava per venire, ritrasse il piede. Caterina si sollevò di scatto, fiondandosi con la bocca sul pene di Andrea e portandosi una mano sulla vagina per continuare a masturbarsi. Ma lui le bloccò la testa. ‘Togli quella mano da lì, tu godi quando lo decido io’, intimò.
Caterina era stordita, inginocchiata a terra, con un orgasmo montante che non poteva soddisfare. Andrea la guardava con superiorità, sembrava quasi deriderla con gli occhi.
‘Sdraiati per terra, e tieni le mani sopra la testa’. La ragazza eseguì. Lui le si avvicinò al viso. ‘Apri la bocca’. Appena fatto, vi infilò parte del suo pene, ormai quasi completamente eretto. Solo il glande, che era la porzione che riusciva ad entrare senza forzare la mandibola. Iniziò a muoversi come se le stesse scopando la bocca. I gemiti della ragazza si odevano distintamente, seppur soffocati da quell’ingombrante pezzo di carne che le ostruiva la cavità orale. Si muoveva in maniera sempre più rapida, col pene che gli si gonfiava a vista d’occhio sentendo quel corpo femminile sotto di lui completamente alla sua mercé.
Una volta sul punto di venire, tirò fuori il membro dalla bocca di Caterina, riversandole una quantità abnorme di sperma addosso, tra i capelli, sul viso, sul seno, fino a impiastricciare, con le ultime gocce, i peli del suo monte di venere. Appena terminata l’eiaculazione si alzò, rivolgendosi alla ragazza che lo guardava immobile: ‘Ora ti vesti e ti togli dalle palle. Sei fai la brava e non ti masturbi, domani mattina alle dieci torni qui che ti apro quel bel culo che ti ritrovi’. Caterina, con una voce languida, carica di desiderio gli rispose: ‘Ti prego, non mi lasciare in queste condizioni, fammi venire’. Andrea fu irremovibile: ‘Se vuoi provare il mio cazzo, fai quello che ti dico io. Altrimenti vattene e non farti più vedere’. ‘No’ io… lo voglio’. Rassegnata, Caterina, si alzò chiedendogli: ‘Posso almeno lavarmi?’. ‘Qui no, a casa tua fai quello che ti pare’. ‘Ma dovrò attraversare la città in bus, si nota che sono piena di sperma, mi vedrà un sacco di gente’, disse, in tono piagnucolante. ‘Non essere patetica, cagna. E poi, che male c’è se ti vedono ricoperta di sborra. Non si stupirà nessuno, si vede lontano un miglio che sei in calore. Penseranno che, per tua fortuna, c’è qualcuno che ti spegne i bollori’. Un attimo di silenzio e Caterina replicò: ‘Ma se lo faccio, domani mi fai venire come si deve?’. ‘Vedremo. Tu, intanto, fai come ti ho detto’, aggiunse Andrea, infilandosi i boxer prima di tornare in salone.
Quando Caterina si fu rivestita, attraversando la sala dove fino a poco prima erano immersi nello studio, salutò il suo compagno con un filo di voce, ancora rotta dall’emozione e dalla voglia repressa: ‘Ciao Andrea, ci vediamo domani allora’. Lui, chino sul libro di antologia, rispose senza neppure voltarsi: ‘Chiudi la porta quando esci’.
Caterina, procedendo verso l’uscita, non poté vedere il ghigno dipinto sul volto del suo compagno di classe. Un ghigno che prometteva di dispensare ancora diverse umiliazioni prima di concedere un orgasmo soddisfacente alla sua preda.

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