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normal life

By 22 Agosto 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

E’ mattina, colazione in pigiama, barba, le mie rughe sono crudeli, riflesse nello specchio mi rammentano i miei imminenti quarantacinque anni. Il letto, invece, rammenta al mondo intero la mia solitudine, single per scelta ‘ degli altri.
Mi vesto senza allegria per un altra giornata in un ufficio dove le soddisfazioni sono miraggi e gli stimoli chimere lontane.
Salgo sulla mia Opel corsa del 1990, un gioiello verde bottiglia che fa girare la testa alle donne che incontro sulla mia strada ‘. Intendiamoci ‘ girano la testa dall’altra parte.

Eh si, oggi mi sono alzato con il piede sbagliato.

In ufficio passo davanti la stanza di Domenica, la nostra segretaria, Dio quanto me la farei, oggi ha indosso un vestito a fiorellini bianco, le arriva poco sopra il ginocchio, due gambe dritte e ben modellate. Entro, ormai sono un mago delle scuse.

‘Ciao Domenica, buongiorno, hai notizie dei documenti che dovevo ricevere via fax da Milano …’

Non ho nessun cliente a Milano, me lo sono inventato di sana pianta, la storia è così credibile che temo un giorno mi chiederanno le fatturazioni, sono sull’orlo del licenziamento, me lo sento.

‘No Mauro, ancora niente …’
Mi guarda con i suoi occhi marroni da cerbiatta, le sue labbra invitanti e poi ‘. la sua scollatura ‘. quella fantastica scollatura da cui si intravedono due seni piccoli (se si può chiamare piccola una terza, io la chiamo benedizione divina ma, oggi non faccio testo) . Annuisco fintamente pensieroso, anche oggi ho ricevuto la mia razione quotidiana di bellezza, la saluto cercando di fissare nella mia mente ogni centimetro di pelle rubato con gli occhi.

La mia scrivania è un delirio, pile di pratiche assicurative da evadere, accendo il computer, vado sul sito più usato dal novanta per cento della popolazione lavorativa che possiede un computer : www.facebook.com. User e password e sono dentro, ho quattromila inviti per farmville ed un altro miliardo di giochini ruba-tempo a cui non do nessuna importanza. Un banner mi dice che hanno scoperto il metodo per farmi allungare il pisello di 12 centimetri ‘ si è sparsa la voce ?

Ieri ho chiesto l’amicizia a dodici sconosciute, ho solo una risposta : Caterina. Dall’unica foto che ha sul suo profilo non capisco se è carina o è uno scaldabagno, voglio essere ottimista, inizio col mandarle un messaggio.

In stanza arriva Martina Lombardi, la vicedirettrice dello studio, Dio quanto me la farei (lo so lo avevo già detto delle segretaria ‘ ma perché limitarsi ad una donna sola ?) .

‘Mauro, la pratica Federici, una settimana fa mi hai detto che era pronta, non l’ho vista …’

Nemmeno buongiorno, che modi ! la pratica la vedo benissimo, è la prima partendo dal fondo nella pila delle pratiche da sbrigare … quella delle pratiche già evase non esiste.

‘Si scusami Martina, l’ho spedita col corriere alla firma del direttore, dovrebbe tornare oggi ‘ appena arriva te la vengo a portare …’

La sua faccia è poco convinta, mi squadra dubbiosa, mi sento come quando la maestra mi interrogava, forse le faccio la giustificazione, falsifico la firma, ovviamente.

‘Va bene, cerca di sbrigarti …’

Se ne va, le mie pupille rimangono appiccicate al suo culo ondeggiante che lascia la stanza creando un vuoto d’aria ‘ quel perfetto cerchio perineale (culo) meriterebbe tutte le attenzioni del mondo, invece la stronza se la fa con il figlio del direttore, un viziatissimo cretino che la tratta di merda, io la farei sentire una regina, osannata e venerata come una dea, sarei disposto a farle la ‘ola’ ogni volta che si spoglia.
Torno al mio lavoro : Caterina, vediamo se mi ha risposto, leggo : ‘Ciao sono contenta della tua richiesta di amicizia, ho trentotto anni, gli amici mi dicono che ne dimostro di meno …’

‘See, perché sono amici tuoi, fammi giudicare a me, se postassi delle foto migliori lo potrei decidere io’.
Oggi sono un poco acido, continuo a leggere : ‘tu cosa fai di bello nella vita, parlami un po’ di te’

Il novantanove per cento dei discorsi via messaggio o chat è sullo stesso tono, si cerca di conoscersi, prima in maniera virtuale credendo di poter scremare l’enorme mare di teste di cazzo che ci sono al mondo, poi se la persona virtuale ti piace acconsenti al primo incontro.
In verità non si screma un bel niente, dall’altra parte ci può essere chiunque, magari ti invaghisci del Marilyn Manson del basso Lazio credendo che sia l’ultimo gioiello umano rimasto sul mercato.

Rispondo al messaggio di Caterina di getto. Sul mio aspetto non posso dire nulla, la foto del mio profilo è vera, è quella scattata in tribunale dalla mia ex pochi minuti prima dell’ufficializzazione del divorzio, in quella foto sono un fiore, ero felice.
Per il resto ovviamente le scrivo che lavoro in un’azienda di cui sono il titolare, mi occupo di import-export (sotto questa definizione ci stanno anche gli spacciatori ma sembra che funzioni molto), sono appena tornato da una vacanza alle Maldive (leggi Ostia o Torvaianica, sul litorale laziale), sono single a causa del tradimento della mia ragazza, ho il cuore a pezzi ed è la prima volta che mi apro offrendo l’amicizia ad una donna che non conosco.

Le scrivo altre due o tre cazzate ed inizio a lavorare la pratica Federici, magari offro un caffè alla Lombardi ‘ magari soffre di amnesia temporanea ed accetta, è una speranza molto remota.

Le ore passano lente, la pratica urgente viene chiusa, il caffè gentilmente rifiutato e la giornata volge al termine.
Dopo essere uscito dall’ufficio passo le tre ore successive chiuso in macchina, imbottigliato in quella prigione a cielo aperto che i romani chiamano ‘grande raccordo anulare’. Ogni tanto miro qualche bella ragazza nella macchina a fianco, mi chiedo perché è così difficile fare amicizia in mezzo al traffico.
Il tempo ci sarebbe : un bel traffic party ogni volta che un non ben identificato testa di cazzo decide di spiattellarsi contro un palo a duecento all’ora creando lo spettacolo per il resto delle teste di cazzo che rallentano a passo d’uomo per studiare i dettagli dell’incidente’ guardo la mia faccia nello specchietto retrovisore ‘ sono acido, è logico, non scopo da mesi.

A casa butto giacca e cravatta sul divano, accendo il Pc, Caterina mi ha risposto, mi lascia il suo numero di cellulare.
Ho paura, i tempi non sono giusti, troppo presto, qual è il motivo ?
Non sono bello, non faccio schifo ma nemmeno sono questo gran fico da telefono al primo scambio di messaggi.
Forse lei è bruttissima e sono la sua ultima spiaggia ‘ certo io non sto messo meglio, cerchiamo di non essere schizzinosi.
Compongo il numero, mi trema la mano ‘ sono emozionato ‘ no, ecco perché tremo, mi sto facendo la pipì sotto. Proprio mentre lo scroscio della pipì, all’impatto con l’acqua nel water, produce quell’effetto sonoro riverberato che si potrebbe sentire anche nella palazzina di fronte, la misteriosa Caterina risponde.

‘Ehm Ciao, sono Mauro ‘ che bello sentire la tua voce …’
Certo non ha nemmeno parlato, però è carina come frase.

‘Ciao, si anche per me, è strano che io ti abbia dato subito il mio numero, ma mi hai dato un senso di fiducia e l’ho fatto ‘ di getto, ecco !’

La sua voce è dolce e squillante, sembra simpatica, mi sento leggermente merda per averle scritto tutte quelle stupidaggini nel messaggio, ma chi immaginava che ci saremmo sentiti così presto. Magari con un po’ più di tempo avrei potuto inventarmi di aver perso tutto ed essere sul lastrico, mi guardo nello specchio del corridoio, buona idea, mentalmente mi complimento con me stesso.

Parliamo del più e del meno, la ragazza è piacevole, ci raccontiamo un po’ di cose di noi, cerco di sorvolare sul mio lavoro ed enfatizzo il mio status di ex-lasciato-da-ragazza-stronza-e -cornificatrice. Alla fine della terza ora di conversazione (dovrò chiedere un prestito per la prossima bolletta) decidiamo di vederci per una pizza.

Troppo in fretta, non sono pronto, sono quasi due anni che non esco con una donna, cerco nella pila dei panni indossati solo una volta una camicia che ricordi vagamente di essere passata sotto un ferro da stiro, indosso i miei jeans preferiti ed un paio di Merrel, la barba mi dà un aspetto vissuto ‘ credo. I capelli sono lunghini ed arruffati, per fortuna il look trasandato casual-spettinato fa molto radical chic, sono passabile.

Prendo la mia fida Opel Corsa, le ho raccontato che la tengo ancora perché è appartenuta al mio povero padre morto durante un volo tra Roma e Cuba. Se lo sapesse mio padre si incazzerebbe, ma a quest’ora si sta facendo la scopetta al circolo degli anziani, per oggi sta tranquillo.

Arrivo all’appuntamento di fronte ad una pizzeria di San Lorenzo, lei non c’è … spero, l’unica donna presente è una virago sessantenne cotonata che fuma nervosa una capri di fronte la porta del locale.

Parcheggio dando due euro all’abusivo che ha già pronto il coltellino con cui squarciare le mie gomme nel caso decidessi di non pagarlo.

Mi accendo una sigaretta una volta arrivato alla pizzeria, la virago se ne è andata si avvicina una ragazza, butto la sigaretta :’Caterina ?’

‘Si ciao’ ci diamo la mano, un po’ imbarazzati, è bassina, bionda con i capelli lunghi, porta degli occhiali con la montatura leggera, indossa una magliettina verde oliva ed una gonna nera stretta e lunga fino al ginocchio, scarpe aperte con tacco leggero, i suoi occhi sono azzurri.

‘Scusami per il ritardo ma ho trovato tutti i semafori rossi’
‘Non ti preoccupare …’ le rispondo io, il suo seno è piccolino, il suo culo è un pò largo, nel complesso è carina, mi aspettavo molto peggio.

Ci sediamo al tavolo, il cameriere è un cafone romanaccio, il suo vocabolario italiano è limitato alle voci presenti sul menù, per il resto ci serve malissimo. Nel compenso la serata è piacevole, Caterina è molto simpatica, quando sorride le si illumina il volto, i suoi occhi sono espressivi, il suo seno, appena accennato nella scollatura della maglietta, è invitante, quando si alza per andare al bagno ondeggia i suoi fianchi armoniosamente mettendo in risalto il suo culone generoso, sorseggio il mio vino, rilassato.

La serata sta volgendo al termine, abbiamo fatto una passeggiata per il quartiere, chiacchierando senza tregua, l’accompagno alla macchina aspettando che metta in moto ma il motore non parte.

‘uff ‘ e domani la macchina mi serviva per il lavoro, peccato che non sei un meccanico …’ mi fa lei.
‘Già, ti do un passaggio a casa se vuoi, che ne dici ?’
‘Ok …’ mi fa lei ‘un po’ sono contenta che la macchina si sia rotta, almeno stiamo ancora insieme ‘.’ fa lei arrossendo.
Io le sorrido.

Metto in moto, nel salire le si alza un po’ la gonna, ha due belle gambe, tornite e morbide, le guardo di sottecchi, imbocco la Salaria, sono le undici di notte.
Siamo sotto il portone della casa di Caterina, una palazzina a tre piani ben curata.
‘Allora ci sentiamo …’ faccio io ‘ sono stato bene stasera …’
‘Sono stata bene anche io …’ fa lei sorridendo ‘vuoi salire un attimo ? Ti offro un caffè …’

Wow, come corre, sono quasi emozionato, non me lo faccio ripetere due volte, la seguo per le scale ammirando il suo fondoschiena, già immagino la mia faccia compressa fra quelle due grosse natiche. Caterina apre la porta di casa, l’appartamento è piccolino ma ben curato, se non fosse per i quadri raffiguranti pagliacci tristi sarebbe meglio.

‘Mettiti sul divano ‘. mi vado a mettere comoda, non sopporto molto i tacchi …arrivo in un attimo’ mi fa lei mentre si sta già togliendo le scarpe.

Mi siedo sul divano, fisso un pagliaccio con in testa un cappello da cowboy, mi interrogo sul significato recondito della frase :’mi vado a mettere comoda’. Già mi immagino corpetto nero di pelle, tacchi vertiginosi e calze a rete, mi eccito, è troppo che non sto con una donna, devo fare qualcosa, sono troppo sensibile.

‘Eccomi qui, caffè ?’

Oh mio dio, di fronte a me c’è una donna vestita con un pigiamone di Hollie Hobbie, ciabattoni di peluche e capelli legati con un elastico, dove cavolo è la regina in guepierre che mi immaginavo.

‘No grazie ” rispondo io, le mie fantasie sessuali si allontanano come una barca alla deriva.

Si siede accanto a me, accovaccia le sue gambe e con le dita mi accarezza i capelli, che faccia la parrucchiera ?

‘Mi piacciono i tuoi capelli ” fa lei con un tono di vece più basso del normale.

Sarà l’astinenza, sarà quel pochino di vino che ho bevuto, sarà che nessuna donna mi tocca da mesi ma il mio guerriero calvo ha un sussulto, mi avvicino a lei, la bacio, lei ricambia con passione, ha un buon odore.

‘Vieni in camera da letto ” mi sussurra.

La seguo, col suo pigiamone slargato e le sue ciabattone mi guida verso la sua stanza, mi siedo sul letto mentre lei mi fa sdraiare e mi dice : ‘ora facciamo un gioco ”.

Che gioco, che vuole fare, no no no, non ho voglia di monopoli e risiko, voglio trombare, ho l’uccello che mi scoppia.
Mi mette una benda sugli occhi, mi spoglia, io tiro un respiro di sollievo, il mio uccello, se avesse la bocca, urlerebbe : ‘si scooooopa’.
Una volta nudo sento il contatto di un metallo freddo sul mio polso, mi sta mettendo delle manette.

‘Mhhhh sei una porcellina allora !!!!’ le dico io sornione.
‘Shhhh ” mi risponde lei.

Sono incatenato al letto, il mio cobra senza capelli è sull’orlo dell’esplosione.

Sento la sua bocca morbida poggiarsi sull’asta del mio uccello, ringrazio dio e mi godo le sue labbra che baciano ogni centimetro del mio sacro tarello.
Ora con la lingua mi sfiora i testicoli, poi sale piano verso la mia cappella, il contatto della sua lingua mi fa morire. Le sue labbra si chiudono, inizia a succhiare mentre la sua testa va su e giù sul mio drago rosa, io ansimo, eccitato, attento a non venire subito.

Ora la sento montare sopra di me, a cavalcioni, il mio corazziere calvo viene avviluppato da un calore indescrivibile, dentro di lei deve avere una fornace, la sua fica accoglie il mio cazzo come una pianta carnivora. Mi toglie la benda, vedo il suo seno piccolo, con capezzoli rosa turgidi ed invitanti. Lei coglie il mio sguardo ed avvicina il suo seno alla mia bocca, succhio avido quei boccioli dolci mentre il mio uccello vive un estasi bollente scivolando morbido nella sua fica calda.

Caterina è fradicia, sento affondare il mio uccello nel burro, lei muove i suoi grossi fianchi lentamente, prima aderisce a me facendo penetrare il mio uccello fino in fondo, poi si alza, altrettanto lentamente, fino alla cappella, poi ricomincia.
Le nostre lingue si muovono forsennate, ci baciamo come due collegiali, avidi dei nostri umori, dei nostri odori.

‘Ti piace ?’ mi sussurra in un orecchio.
‘Da morire ” le rispondo io con un filo di voce.

Mi toglie le manette, vuole che le mie mani percorrano il suo corpo, vuole essere esplorata.
La faccio girare, voglio vederla da dietro, voglio vedere il mio cazzo scivolarle tra le gambe. Le allargo delicatamente con le mani le sua grosse natiche, il piccolo buchino è invitante, morbido, lo tocco con le dita.

‘lì no, non ancora ” mi chiede lei, impaurita.

Con le mani sui fianchi le imprimo il ritmo, sto per venire, sento il mio vulcano pronto ad eruttare. Lei si sfila dal mio cazzo e si accuccia tra le mie gambe prendendolo in bocca, lo muove con la mano e quando sente che sto per venire allarga la bocca e si fa schizzare sulla lingua, io urlo e godo, come non facevo da molto e molto tempo.
Stiamo un po’ a letto, in silenzio, appagati, io le accarezzo i capelli, sono un romantico in fondo.

Domani è un altro giorno ‘ ci voglio provare con la segretaria.
Mi chiamo Giacomo, ho quarant’anni, una vita tranquilla, sposato con Sara, una donna piacente ma molto chiusa.
Durante le nostre effusioni ho sempre provato a portare mia moglie verso altri lidi, almeno con la fantasia, ma non c’è stato niente da fare. In una realtà dove farsi fare un pompino è un impresa titanica quanto scalare l’Everest in bermuda ed infradito, portare la propria moglie verso lo scambio di coppia, il voyeurismo e il sex parking è una missione impossibile.
E così mi sono costruito una doppia vita fatta di sotterfugi, piccole scuse per motivi di lavoro, cene con gli amici e fantomatiche partite a calcetto che mi hanno permesso di ritagliare qualche serata libera per dare libero sfogo almeno ad una parte delle mie fantasie.
Ho iniziato a frequentare club privè, night club e centri massaggi, tutto alla ricerca di quel piacere proibito, quel pizzicore misto ad un senso di ansia positiva che ti governa quando si fa qualcosa di nascosto ed intrigante.
Eppure anche nei momenti di maggiore soddisfazione la consapevolezza di non poter condividere quelle emozioni con la donna di cui sono innamorato mi lasciava un senso di vuoto.
Un giorno parlando con un tizio in un night club scoprii che lui faceva il corteggiatore compiacente di professione, il ‘bull’ come si dice nel gergo attuale, il che significava che io avevo velleità da ‘cuckold’.
Parlai col tizio, Andrea si chiamava, mi raccontò che lui metteva su internet degli annunci, corredati da foto più o meno esplicite, ed una volta contattato iniziava a corteggiare la lei della coppia fino al suo capitolare.

Era la folgorazione, avrei fatto lo stesso, lui era perfetto, gli avrei fatto conoscere mia moglie, per caso, magari presentandolo come un collega di ufficio, lui avrebbe iniziato a corteggiarla ed alla fine lei gli avrebbe ceduto ‘ doveva cedere.
Solo all’idea il cazzo mi venne duro, la signorina che in quel momento stava facendo il suo show si sedette sulle mie ginocchia dandomi un occhiata di ammirazione per il mio fratello barzotto.

Tornato a casa trovai Sara che dormiva, avevo voglia, mi spogliai e mi misi sotto le lenzuola, era estate, mia moglie dormiva nuda, aderii al suo corpo con il mio, il calore della sua pelle mi fece tornare in tiro, le misi una mano sul fianco, lei si mosse un pochino.
La mia mano scivolò dal suo fianco fino all’inguine, si aprì a carezzare la peluria folta della sua fica, un dito impertinente si insinuò tra le sue gambe, lei si svegliò.

‘Che fai Giacomo ?’.
‘Ho voglia amore’.
‘Lo sai che domani devo andare a lavorare’ rispose lei ingrugnita.
‘Anche io, ma non per questo il mio desiderio cala’.
‘il mio neanche è salito, dormi ti prego’.

Mi aveva bruciato, mi tenni la mia erezione e la mia frustrazione, dormii malissimo e la mattina avevo la carogna addosso, dovevo fare uscire la parte porca di mia moglie, per il mio bene e del mio matrimonio.

All’indomani chiamai Andrea, mi aveva lasciato il suo numero di cellulare.

‘Pronto ciao, sono Giacomo, abbiamo parlato ieri sera’.
‘Ah si, ciao, come va ? Hai deciso ?’.
‘Si, facciamo domani sera, l’indirizzo è via delle camelie 22, citofona all’interno quattro’.

Per tutto il giorno non feci che fantasticare, avvertii mia moglie che un carissimo amico, di cui stranamente non le avevo mai parlato, era tornato in città ed io lo avevo invitato a cena per la sera successiva.

La cena andò benissimo, Sara si era vestita elegante, un bel completo lilla, aderente sul seno e sui fianchi, esaltava la sua femminilità, delle scarpe di vernice bianche con tacco , i suoi capelli erano legati a coda e lasciavano scoperto il bel viso della mia signora.
Sara non era rimasta indifferente alla bellezza di Andrea, era alto, vestito con giacca nera, maglietta grigia e jeans, capelli neri corti ed occhi verdi. Il fisico del mio nuovo migliore amico era asciutto e muscoloso, si teneva in forma.
Mia moglie assunse un tono di voce stridulo mentre gli stringeva la mano, poi iniziò a civettare con lui.
Io ed Andrea ci eravamo accordati su una storia plausibile per giustificare la nostra decennale amicizia e, alla luce di quello che stava accadendo a tavola, funzionava alla grande.

Alla fine della cena ci salutammo, Andrea baciò la mano di mia moglie facendola arrossire, si ripromisero di tenersi in contatto con Facebook attraverso la richiesta di amicizia, il tizio usava il mezzo telematico con perizia ed astuzia.

Il giorno dopo telefonai ad Andrea : ‘ciao come ti è sembrata ?’.
‘Ciao, mi sembra andata bene, ho accettato un quarto d’ora fa la sua richiesta di amicizia, sono le nove del mattino, mi sembra un buon segno’.
‘bene ”, risposi io, ‘ ora che si fa ?’.
‘ora dopo averci chattato un pochino le confesso che è una bellissima donna e che farei pazzie per lei. Di solito dopo un disorientamento iniziale se gli piaci ti ricontattano’.
‘Wow ne hai avute parecchie di esperienze’ esclamai io impressionato.
‘Abbastanza’ rispose lui sicuro, un po’ lo invidiavo.

Trascorsero due giorni senza avere notizie, con Andrea ero rimasto che se ci fossero state novità mi avrebbe contattato lui, il piano era quello di sedurla e poi, quando pronta, coinvolgerla in un gioco a tre.

Il terzo giorno mi arrivò una mms, era di Andrea, lo aprii : era una foto di mia moglie vestita con un body nero, trasparente, senza coppe, con il seno che strabordava sensuale, calze autoreggenti e scarpe nere col tacco, la lingua tra le labbra in una posa da gran puttana.
Il cuore mi batteva a mille, telefonai ad Andrea.

‘Hai visto ? ” mi rispose lui.
‘Si, non ci posso credere, come hai fatto ?’.
‘Credimi, non è così difficile ” mi rispose lui laconico.
‘Come vuoi procedere ” incalzai io, avevo il cazzo teso allo spasimo, immaginai mia moglie scopata da Andrea, stavolta non una fantasia lontana ma un qualcosa che stava per concretizzarsi.
‘Ora cerco di concretizzare il tutto in un incontro, domani sera inventati una scusa, dille che devi restare fuori tutta la notte per lavoro, poi ad un mio sms irrompi in casa e ci scopri in flagrante ”.

Immaginavo la scena, dopo aver finito la telefonata sarei scappato in bagno a tirarmi una sega, stavo per scoppiare.

‘ ‘ poi ”, proseguì lui, ‘ ‘ invece di arrabbiarti gli dirai che vuoi partecipare anche tu, a quel punto il gioco sarà fatto’.

‘Ok, fantastico.’ Risposi io, gongolavo come uno scolaretto.

Contai i minuti fino all’indomani, Sara non fece ovviamente storie per il mio improvviso appuntamento lavorativo, la giornata corse via molto lentamente, occupai il resto del pomeriggio a gironzolare per negozi al centro, il piano prevedeva mi sarebbe arrivato l’avviso verso le ventidue.
Mangiai in un localino vicino il mio ufficio e dopo mi diressi verso casa. Fumai nervosamente una sigaretta dietro l’altra finché il bip del mio telefono non mi fece saltare il cuore in gola, era arrivato il momento da me tanto atteso.

Salii le scale a due a due, sembravo un ventenne innamorato, mancai un paio di volte la toppa della serratura, troppo emozionato.

Entrai e chiamai a gran voce mia moglie, sentii il trambusto nella camera da letto, entrai sbattendo forte la porta contro il muro.
Lei era lì, carponi sul letto, dietro di lei Andrea le teneva i fianchi, il suo bacino incollato alle chiappe di mia moglie, le sue tette ballonzolavano allettanti con i capezzoli turgidi e rossi.

‘Amore io ‘.’ Fece lei sfilandosi da Andrea e scendendo dal letto.
‘Ferma puttana, in casa mia, nel nostro letto ”.
‘Ma tesoro, ti posso spiegare !’ cercò di difendersi mia moglie, la sua faccia era distrutta,.

Dentro di me esultavo, anni ed anni di pompini rifiutati, di dinieghi mal celati dietro falsi mal di testa venivano ora riscattati.

‘Cosa vuoi spiegare puttana, che te la fai col mio migliore amico ? Lo vedo da solo, sei semplicemente una gran zoccola ” le risposi io fintamente indignato.
‘Ti prego perdonami amore ! non so cosa mi sia successo !’.

Lacrime, quelle che le scendevano sulle guance erano lacrime, non ne ero impietosito, anzi, il vederla in quello stato di prostrazione mi eccitò ancora di più.

‘Continua puttana ” le dissi io interrompendola, lei ammutolì.
‘Come ?’.
‘Ho detto continua, continua a farti scopare, fammi vedere quanto sei troia ”.
‘Senti amore, ti ho già detto scusa ma non mi sembra ‘.’.
‘HO DETTO CONTINUA PUTTANA, SE TI PIACE COSì TANTO SCOPATELO DAVANTI I MIEI OCCHI ”.

L’afferrai per i capelli, la portai sul letto e lanciai.

‘Dai continua a scoparla, falla godere ” feci io rivolto ad Andrea, lui sorrise.

Andrea la prese, le entrò dentro, tenendola forte, vedevo le sue dita affondare nei fianchi morbidi e lisci di mia moglie, io mi sedetti sulla poltrona a godermi la scena.
Sara piangeva sommessamente mentre veniva scopata come una cagna sotto i miei occhi.
Io mi avvicinai a lei

‘Che fai piangi ? Anni ed anni di negazioni, quello non si fa, quello non mi va, lì no, lì nemmeno e poi ‘ il primo belloccio che incontri e diventi una puttana ”.

Singhiozzava ora.

‘Ora si fa come dico io e tutte le volte che dico io, altrimenti quella è la porta e te ne puoi anche andare a casa di tua madre ”.

Stavo dando sfogo a tutte le mie frustrazioni.

‘Ora succhiami il cazzo !’ le feci io tirandomi giù pantaloni e mutande, il mio cazzo duro e teso contro le sue labbra.

‘No Giacomo ti prego, non mi fare questo ” mi implorò mentre Andrea continuava a scoparla come se tutto quello che succedeva non lo riguardasse.
‘Zitta ingoiami il cazzo, voglio che te lo fai scivolare tutto in fondo fino in gola ”.

Lei obbedì, ormai vinta, grosse lacrime le scioglievano il trucco intorno agli occhi, ciucciava e piangeva mentre il suo seno ballonzolava al ritmo del movimento con cui Andrea la scopava.

‘Ti piace la mia mogliettina Andrea ?’ chiesi io sarcastico.
‘Una vera troia ” mi rispose lui strizzandomi l’occhio.

La tenevo per i capelli mentre la sua bocca veniva violata dal mio cazzo enormemente duro, stavo godendo, vedere mia moglie trattata come una puttana mi faceva impazzire.
Sara iniziò a muoversi, la sua schiena si arcuava e poi si distendeva, assecondando il movimento di Andrea, la sua lingua si muoveva intorno alla mia cappella, ne saggiava il sapore, poi la bocca tornava ad ingoiare il mio cazzo.

‘Godi puttana ?’

Sara non rispose, un solo mugolio sordo, i suoi occhi fissavano i miei, la sua smorfia di godimento era la risposta alla mia domanda.
Le spinsi la testa ancora più a fondo, sentii la mia cappella arrivarle in gola.
Andrea le dilatava le natiche, le dava dei poderosi schiaffi sulla pelle bianca, lasciandola arrossata laddove l’aveva colpita.
Ad ogni schiaffo Sara mugolava, con il mio cazzo saldamente piantato nella sua bocca da troia.
Le tirai i capelli, le sputai sul viso, sembrava che il suo godimento aumentasse, sembrava che essere trattata come una troia la sciogliesse liberando la sua parte più carnale, nascosta da anni ed anni di false paure ed ipocrisie.

‘Ora ti voglio scopare ” mi sfilai dalla sua bocca, il mio cazzo colava della sua saliva, le sue labbra erano rosso fuoco, i suoi occhi grandi ed imploranti tradivano il godimento che stava provando.
Andrea le porse il cazzo, avvicinandolo alle sue labbra, lei lo accolse con un gemito di gradimento, io guardai estasiato il suo culo nudo ed arrossato, i segni violacei, dove Andrea l’aveva colpita, mi eccitavano, mai avrei immaginato Sara in quelle situazione. poggiai le mie mani sulle sue natiche, le allargai scoprendo il suo fiore scuro, la sua fica era oscenamente larga e bagnata, pronta a ricevere un altro cazzo.
Le entrai dentro, immergendo il mio cazzo in quella fessura calda ed invitante, scivolai morbido dentro di lei, mettere le mani sui suoi fianchi, vedere il suo culo così oscenamente pronto ad essere violato mi fece diventare il cazzo duro come il marmo.
Sara iniziò a muoversi in sincronia con me ed Andrea, leccava e succhiava il suo cazzo come se fosse l’ultima cosa che sarebbe entrata in quella bocca da puttana, lo prendeva in mano, con la lingua percorreva la cappella rossa, scendeva lungo l’asta del suo cazzo e poi risaliva ad ingoiarlo di nuovo.
Il suo culo si muoveva sinuoso, la sua fica avvolgeva il mio cazzo come una guaina calda, la sentivo contrarsi ad ogni mio movimento, i suoi gemiti e mugolii mi facevano uscire di testa.
La afferrai da dietro la nuca, stringendole il collo con la mano, le spinsi la testa verso il cazzo di Andrea, un altro mugolio.

‘Ma quanto stai godendo troia ‘ da oggi in poi sarai la mia puttana, la mia schiava, questo è solo l’inizio, dovrai essere al mio servizio come una brava zoccola ”.

Sara si sfilò il cazzo di Andrea dalla bocca, si girò verso di me, la bocca semi aperta, lorda di saliva, il trucco colante ai bordi degli occhi.

‘Mhhhh si, una schiava, voglio essere una schiava, scopami sempre così, come una troia ‘ dio mio Giacomo ‘ quanto sto godendo ‘ scopami ancora ‘. Daiii daiii’.

Le schizzai nella fica, ormai stavo esplodendo di piacere, Andrea le venne in bocca, vidi lo sperma colarle sul mento mentre lei puliva la cappella con la lingua, il suo culo si muoveva ancora, il suo bacino cercava ancora il contatto con il mio cazzo, la sua fica era fradicia ed arrossata.

Salutammo Andrea che se ne stava andando, lo ringraziai per il suo aiuto, ora mia moglie era pronta ad esaudire le mie fantasie, non era più la compagna scorbutica ed acida di prima, era una complice, una dolce complice con cui gustare i piaceri della vita e del sesso.

‘Credi che a me faccia piacere ? Anche io non mi diverto ‘ è un continuo : non fare questo, non fare quello, ahi li mi fai male , no li no, e su e giù, e che palle !!!’

Quello che parla sono io, Carlo, romano, impiegato al comune ‘ quindi come intuirete non faccio un cazzo. Sono sposato con Maria, vigilessa, stronza, acida, permalosa ‘ ma tanto tanto bella.

Purtroppo, come succede in tanti casi, bellezza non vuol dire sempre: scopate favolose, numeri da circo, prestazioni da applauso etc. etc.

Diciamo che nei miei lunghi tre anni di matrimonio di quest’ultimo mi sono altamente rotto il cazzo.

Eccola, guardatela ! Ora è li seduta sul letto, abbiamo appena fatto l’amore ‘ oddio ‘ l’amore, tutto il mio ardore si è spento in una triste missionaria di cinque minuti scarsi, né un pompino preliminare, né una toccatina alle palle veloce, niente.

E non che io non ci provi :

leccargliela ? ‘no amore mi fa senso !’

ditalino ? ‘ahi, mi fai male ‘ ma hai tagliato le unghie ?’

anale ? ‘ah ah ah !’

Ecco, sono qui, lei è imbronciata perché non è arrivata, ma io non sono nemmeno partito, mi sono smosciato quando, sopra di lei, mi sono accorto che sbirciava i titoli di testa del Messaggero poggiato sul comodino ‘ la pagina sportiva poi ! Non gliene è mai fregato un cazzo del calcio !

Mi guarda, sembra un cocker a cui abbiano rubato la scodella della pappa, è nuda, con quel magnifico seno a coppa di champagne e quei capezzoli così larghi e rosei che ci potresti passare le ferie di agosto.
‘Comunque sei uno stronzo !’ mi dice alzandosi e chiudendosi in bagno’ minchia ha anche il dono della sintesi.

Cosa ci posso fare io, purtroppo appartengo a quella genia di uomini a cui la parte cerebrale del rapporto sessuale piace, anzi, ne è una parte fondamentale. Mi piacerebbe essere un molosso, uno di quei maschioni a cui basta la vista di un unghia e partono a spron battuto, incuranti del pericolo, col loro batacchio infuocato a far scempio di qualunque passera gli passi sotto il naso.

Comunque, a farla breve , sto con quella che a Roma viene comunemente detta una ‘fica di legno’. All’inizio non era così, da fidanzati facevamo scintille, la passione era il nostro collante, poi dopo il matrimonio, l’ardore si è spento, sostituito da una noiosa routine giornaliera che ha smorzato quanto di passionale c’era tra di noi.

Ultimamente ho iniziato a seguirla, pensando che forse la sua scarsa ‘collaborazione’ non fosse altro che l’esistenza di un amante. Quello che ho scoperto durante i miei pedinamenti è ancora peggio : ‘mia moglie è una stronza acida anche sul lavoro.’

Eccola lì, con la sua uniforme blu, linda e pinta, che fischia a quel delinquente disgraziato che ha superato di un km il limite massimo di velocità ‘ fissato a trenta.

Si, avete capito bene, trenta km orari ‘ a trenta km orari ci va mia nonna a piedi e col bastone.

La mia bellissima vigilessa si avvicina con fare da pantera all’automobilista indisciplinato, lo fa scendere dalla macchina ed io, tra me e me, prego : ‘dio fa si che ora lei lo faccia girare e poi inizi a perquisirlo, fai in modo che lei, arrivata a tastare il pacco di quel malvivente, si inginocchi a fargli un succoso e prelibato pompino davanti a tutti, in mezzo al traffico di via Nazionale.’

Eh si, una delle mie fantasie più porche è quella di vedere la mia bellissima moglie nelle mani di un altro ‘ ve l’ho detto che non faccio un cazzo no ? Ho troppo tempo per fantasticare !

Niente, la stronza gli ha fatto la multa, il delinquente non è incazzato, sarebbe poco, lo vedo risalire in macchina con un calendario in mano mentre scorre tutti i santi bestemmiandoli uno ad uno.

La sera a casa sediamo a tavola per la cena del venerdì, io e Maria ci siamo fidanzati di venerdì ed ogni settimana, il venerdì per l’appunto, prepariamo una cenetta romantica a lume di candela.

Lei mi parla di politica, dei suoi colleghi, del suo comandante che è un raccomandato, di sua sorella che si è comprata una macchina nuova ‘ io invece vorrei tanto carezzarle la mano, sentire le sue dita che si intrecciano alle mie, vorrei bere con lei l’ultimo bicchiere di buon vino ed alzarmi dalla sedia, cingerla da dietro invitandola ad alzarsi, poggiare le mie mani su quei fianchi armoniosi e sollevarle la gonna per scoprire la sue gambe velate dalle autoreggenti che le ho regalato ‘

” hai capito ? gli ha comprato una Golf, ma dove li trova i soldi Ennio, secondo me va a rubare, l’ho sempre detto a mia sorella che quell’Ennio è un tipo poco affidabile. Ti ho detto che oggi un mio collega ha avuto la promozione ?’

E bla bla bla ‘ poi bla bla bla ed infine ‘ bla.

Dopo aver sparecchiato ci sediamo sul divano, c’è ‘porta a porta’ ‘ che culo ! Maria si siede accanto a me, accavalla le gambe, indossa i pantacollant, altro che autoreggenti, è vestita con una gonna jeans ed una maglietta sbrindellata.

Dopo mezz’ora di Bruno vespa i miei coglioni sono sbrindellati come la maglietta di mia moglie, vado a letto a leggere un libro mentre lei resta sul divano. Mi raggiunge un’ora dopo, si spoglia, è fantastica, il suo culo è l’incarnazione della perfezione divina, si sfila i collant, i suoi piedini armoniosi risvegliano il feticista che è in me, li vorrei baciare per poi risalire con la lingua lungo le sue cosce sinuose, gettarmi a capofitto tra le sue gambe abbeverandomi alla fonte del piacere.

La mia fantasia e la conseguente erezione hanno vita breve, lei mi da il bacino della buonanotte, nemmeno avessi quattro anni, e si mette a dormire.

Nel buio medito vendetta, a trentacinque anni non posso continuare così.

Il weekend è passato, tra una cena con i suoceri, una gita al mare ed una fugace scopata canonica con variante : ‘missionaria sul divano che cigola’.

Stamattina la mogliettina fa servizio a Via dei Fori Imperiali, io continuo a spiarla.

Il nuovo sindaco ha resa la via che va dal Colosseo a piazza Venezia area pedonale ma il problema dell’ordine pubblico ora è la presenza massiccia degli abusivi nella zona, ogni duecento metri c’è un extracomunitario con un banchetto di cianfrusaglie : chi vende cover per telefoni, chi magliette firmate ‘GIORGIO ARMARE’ e chi souvenir di Roma fatti in India e provenienti dal Marocco.

La mia dolce metà sta maltrattando un poverino che vende gadget elettronici ‘made in china’, la vedo che lo sgrida severa, fortunatamente per lui è in possesso del permesso di soggiorno ma, intuisco, lo sta mandando a casa con una multa dalla cifra esorbitante.

Maria fa altri duecento metri, tronfia della sua vittoria contro l’illegalità, ferma un bengalese che vende sciarpe e berretti. Già il poverino è sfigato di suo, visto che vende roba di lana in pieno agosto, ma la veemenza con cui viene ripreso da quella vigilessa stronza che è mia moglie non ha niente di umano.

Nel frattempo vedo il marocchino multato qualche minuto prima che si sta sbracciando, incazzato come una biscia, nello spiegare ai suoi amici quello che la vigilessa gli ha fatto.

La mia vendetta si palesa davanti ai miei occhi, chiara, lucida, crudele, rischiosa e ‘ basta ho finito gli aggettivi !!!

Smetto di seguire la stronzetta, la settimana scorre veloce e serena, la passo a preparare il mio piano, ho anche dispensato la mia signora dai suoi obblighi coniugali, lei non ha sentito il desiderio di ricordarmelo.

‘Stasera cucino ed organizzo io ‘.’ Le dico mentre mi vesto.

‘Ah giusto, oggi è venerdì.’ Risponde lei dal bagno.

‘cosa mi prepari ?’

‘è una sorpresa amore, una grossa sorpresa ”

‘va bene.’ Risponde distratta.

Quando esce mi saluta dalla porta e va via.

Oggi ho preso un giorno di malattia ‘ ve l’ho già detto che non faccio un cazzo no ?

Al supermercato compro le verdure che mi serviranno per insaporire il consommé ‘ la zuppa ‘ per noi comuni mortali.

Di secondo a preparerò un trionfo di finocchi su letto di insalata con pepite di formaggio fresco e tondeggiante ‘ insalata di pomodori ricca con due mozzarelline.

E per concludere dolce della nonna, comprato al frigo del Carrefour.

Dopo aver riposto la spesa esco, per la parte più difficile del piano.

Maria suona alla porta, apro, emozionato e nervoso, lei è ancora in divisa.

‘Ciao amore, vado a fare una doccia ”

Scappa veloce, io sistemo le ultime cose sulla tavola, ho scelto un vino speciale , spero faccia il suo effetto.
Maria ha indossato una vestaglietta lilla e degli zoccoletti rosa, struccata è ancora più bella, ammiro i suoi capelli biondi raccolti a coda di cavallo, le sue labbra rosse e seducenti, le scosto la sedia invitandola a sedere, sorride.

‘Mhhh che buon odore, Ohhhh c’è la zuppa ‘ grazie tesoro, la adoro !’

Mai esagerare, se conosci il punto debole colpisci, potevo preparare piatti elaborati, potevo stupire con effetti speciali ma io sono io, non fantascienza.

Le verso il vino nel bicchiere, è talmente rosso e denso che si potrebbe tagliare col coltello. Maria gradisce la zuppa, i suoi versettini compiaciuti aumentano di intensità ad ogni cucchiaiata, io me ne sono versata pochissima, il mio appetito stasera non è di origine culinaria.

‘Amorree è proprio buona questa zuppa ‘ Mhhh ‘. Hi hi hi sei fantastico !’

Osservo mia moglie mangiare di gusto, i suoi occhi verdi persi nell’estasi del cibo, io sorrido, so cosa c’è nella zuppa. Durante la settimana ho fatto visita a Massimo, il pusher del quartiere, gli ho chiesto se aveva qualcosa che poteva essere commestibile ma che avesse anche un effetto secondario dato dalla sua ‘merce’. Il losco figuro mi ha tirato fuori un menù al cui confronto quello del gambero rosso impallidisce.

Alla fine ho optato per un olio all’hashish da mettere nelle pietanze.
Massimo si è raccomandato di metterne poco, io nel piatto di Maria ci ho svuotato la boccetta, ora, mentre lei accosta delicatamente il cucchiaio alla bocca, aspetto l’effetto.
Maria beve con gusto il vino rosso, la zuppa è finita, ora sta gustando l’insalata ricca che le ho preparato. Ride la mia piccola stronza, il vino e l’olio iniziano a fare effetto.

‘tesoro, questa cenetta è stata fantastica, mi sento così leggera ‘ ma sei stato bravissimo ” mi dice mentre si catapulta tutta allegrotta sul divano.

Si siede scompostamente allargando le gambe, non indossa le mutandine, intravedo la sua fichetta rosea ed invitante. Mi siedo accanto a lei, ho già il cazzo dritto, lei accavalla le sue gambe sopra le mie, sembra che la prima parte del piano stia andando bene, Maria sembra sciolta e disinibita, mi bacia il collo, i lobi delle orecchie.

‘Mhhh, tesoro così mi stuzzichi ” le dico.

‘Daai, non fare il ritroso, lo so che ti piace ” mi risponde leccandosi le labbra con la lingua.

Scende con la mano verso la patta dei pantaloni, sembra gradire l’erezione che il suo contatto mi provoca, mi tira giù la zip , lo tira fuori ed inizia a masturbarmi mentre continua a leccarmi il collo.
Risalgo con la mano lungo le sue cosce, le allarga, raggiungo la sua fichetta bagnata, la stuzzico con le dita, lei mugola ‘

‘tesoro cosa mi hai fatto, ho una voglia, mi potresti fare qualsiasi cosa ” mi dice guardandomi con un aria da porca che non le vedevo da anni.

‘Aspetta ho una sorpresa per te ‘ ‘ le dico armeggiando con la mano nel cassettone del divano.

La faccio girare di spalle e le bendo gli occhi con un foulard di seta nero, le bacio il collo mentre lo faccio, lei ripiega la testa da un lato, le piace. Le sfioro il seno attraverso il tessuto della vestaglietta, i suoi capezzoli sono turgidi, li stringo tra le dita, lei inizia a gemere.

‘Alzati ” le ordino.

Lei si alza.

‘Girati e porta le mani dietro la schiena’

Lei si gira, intreccia le mani dietro la schiena.

Prendo le manette dal cassettone, le aggancio ai suoi polsi.

‘Mhhh che fai maiale ?’ miagola lei, eccitata dalla sorpresa.

‘Shhh ‘ ‘ la zittisco, ‘ ‘ ora sei la mia schiava!’

Prendo le forbici dalla cucina, faccio scorrere la lama sulla sua pelle, inizio a tagliare la vestaglia che indossa, il suo respiro aumenta d’intensità quando il metallo freddo la tocca.
E’ nuda, legata, bellissima. La faccio inginocchiare per terra facendole poggiare il corpo sul poggiapiedi morbido di fronte al divano. Da dietro ammiro il suo culo che, in quella posizione, viene offerto oscenamente alla mia vista, mi avvicino al suo volto, mi chino a baciarla, la sua lingua si intreccia alla mia, muove il sedere vogliosa.

Dio benedica il pusher del quartiere.

Mi spoglio, le passo un dito nel solco tra le natiche soffermandomi sul suo buchino grinzoso e morbido.

‘Mhhh Carlo, cosa fai ? non ti approfittare eh !’

La voce tradisce le sue vere emozioni, ora come ora le potrei fare di tutto, lo faccio; mi chino dietro di lei, le allargo le natiche con entrambe le mani, ammiro quello spettacolo di culo, inizio a lapparlo con la lingua, passando dalla sua fichetta al buchino stretto, lo insalivo per bene, ora rimetto il dito, le scivola dentro come nel burro.

‘Ohhhh, amore no dai, non nel culo, lo sai che non mi piace ”

La porca continua a dimenare il culo mentre con le parole cerca di negarmelo, io insisto, lei socchiude gli occhi quando nel culo scivola il secondo dito, vedo il suo buchino cedere dolcemente.

‘Daai Carlo, smettila ” fa lei con una voce così da zoccola che per poco non vango così, senza fare nulla.

Mi alzo, l’afferro per i fianchi e le scivolo nella fica dolcemente attirandola verso di me, geme la puttanella, la mia vigilessa ritrosa ed un pochino stronza sta godendo mentre io la prendo da dietro come una schiava in calore.
Le afferro la coda di cavallo, mentre le tiro i capelli aumento il ritmo del mio bacino, la penetro sempre più profondamente.

‘Dio amore mio, si scopami ora, scopami forte, dai, scopami !’

Ha perso il controllo, i sensi hanno preso il sopravvento sulla sua razionalità, è l’ora di attuare l’ultima parte del piano. Mi sfilo da lei, dolcemente, le sussurro : ‘aspettami qui.’
Mi dirigo in cucina, apro la porta finestra, ad aspettarmi, nascosti dalle tapparelle tirate opportunamente giù, ci sono il marocchino multato da mia moglie e due suoi amici.

Lui si chiama Hatem, ha 27 anni, una laurea in giurisprudenza nel suo paese alto con dei capelli afro molto trendy, gli altri due sono Osama, piccolino e con una pancia a botticella che mi fa tanto ridere e l’ultimo è Abdour, alto serio e taciturno.

I tre avevano riso di gusto alla mia proposta, forse anche prendendomi per il culo, ma come dargli torto : in fondo gli stavo chiedendo di cornificarmi.

Li porto nel salone, facendo attenzione a non far rumore, i tre ragazzi di colore sono nudi. Guardano allucinati la mia signora, legata ed ansimante, col suo culo da puttana pronto per essere preso. Invito Hatem a scoparla, lui afferra Maria e le entra dentro con un colpo di bacino.

‘Ahhh, tesorooo, dioo che bello, sii, mi stai scopando come una vacca ‘ continua sii, sii’

Io sono seduto al tavolo, mi tocco il cazzo godendomi la scena, divertito, eccitato, sorpreso della mia perversione. Gli altri due ragazzi osservano la scena, i loro cazzi sono mostruosamente eretti, vengo distratto da un urlo allucinante, mi giro, vedo mia moglie gridare come un ossessa, muove il culo come a voler fagocitare con la sua fica il cazzo, considerevolmente grosso, di Hatem.
è il momento, silenzioso mi avvicino al viso di mia moglie e la bacio, lei allibisce.

‘MA COSA SUCCEDE ‘ CARLO ?’

‘Shhh piccola mia, questo è un piccolo regalo che il tuo amoruccio ha preparato per te !’

Hatem nel frattempo continua a sbattere mia moglie, sento i colpi sonori del suo bacino, vedo il culo di Maria che continua ad assecondare il movimento del ragazzo, la porca è sorpresa ma sta godendo.

‘AMORE CHE HAI FATTO ‘ CHE HAI COMBINATOOOHHHH’

Hatem ha allargato le natiche di Maria e le ha infilato un pollice nel culo, continua a scoparla guardando estasiato il buchino che le si slarga oscenamente.

‘Goditela amore, stasera è tutta tua !’ dico alla mia dolce signora mentre le poggio sulle labbra il mio cazzo duro.

Lei abbocca al mio cazzo, lo ingoia usando labbra e lingua, lo fa sparire nella bocca, io glielo spingo più che posso fino in gola. Gli altri due, incoraggiati dal mio approccio, iniziano a toccarla, si affiancano a me con i loro cazzo enormi e duri.

Maria inizia a spompinarci a turno, il vederla profanata da quelle verghe nere mi eccita da morire. La sua lingua saetta da una cappella all’altra, ci lecca, ingoia il cazzo per poi farlo uscire dalla sua bocca insalivato e lucido, mugola come una cagna.
Hatem ha poggiato la sua cappella sul buchino bagnato e stretto del culo di mia moglie, la vedo sparire tra le pieghe del suo orifizio anale, lentamente il cazzo nero dell’uomo scompare scivolando dentro di lei.

‘Oddiiioooo ‘.’ Urla, ‘ ‘ nel culo amore, mi sta scopando nel culo ‘lo vedi’ Ahhh !’

L’adoro, si sta godendo la sua prima inculata come una porca, le sbatto il mio cazzo sulle guance, lei tira fuori la lingua, io le schizzo tra le labbra, l’inondo di sborra calda che lei la beve avida. Abdour glielo mette in bocca per intero, quasi soffocandola, lei spalanca la bocca, lo ingoia tutto quel palo di carne, io sono di nuovo duro.
Faccio sfilare Hatem dal culo di mia moglie, la voglio vedere sfondata, Invito Osama che, tra i tre, ha il cazzo più grosso, ad inculare la mia dolce metà.

Osama spinge deciso il suo cazzo equino nel culo grondante di Maria, lei urla incitandolo a spingere di più. Hatem si sfila il preservativo, lo vedo schizzarle in faccia, vedo la sborra colarle dai lati della bocca. Io le do il mio cazzo da succhiare, lei lo ingoia con foga, la benda nera è piena di sperma, il suo viso è pieno di sperma.

‘Vengo ‘ mio dio’ vengoooo ‘. Daiii daiii ‘.’ Urla più forte, i vicini ci applaudiranno domani.

Il cazzo di Osama sta slargando il culo di mia moglie, non contento gli infila le dita insieme al cazzo, slabbrandogli l’orifizio in maniera oscena, Abdour viene copiosamente gettando schizzi caldi nella bocca ingordamente spalancata di Maria, la vedo ingoiare il liquido caldo e vischioso soddisfatta.

‘Mhhhh amore, chi sono questi ?’ mugola come una puttana, ‘ Amoreee mi stanno riempiendo di sborra ‘ è bello amoree, mio dio che porca che sono !’

Osama sta per venire, gli do il cambio, scivolo nel buco caldo e slabbrato di mia moglie, sento il suo sfintere stringersi intorno al mio cazzo. Osama le sborra in faccia, ormai ne è ricoperta, si lecca le labbra come un ossessa.

‘Ancora, più sborra, mi piace !’ ormai è senza ritegno.

Io vengo dentro di lei, sborro urlando nel culo profanato di mia moglie, felice ed appagato.

Mi accendo una sigaretta e le levo la benda, alla vista dei tre neri seduti sul divano mia moglie spalanca la bocca.

‘Amore, lui è Hatem, è quello a cui hai fatto la multa qualche giorno fa ”

‘Tu sei pazzo ” mi fa lei, i suoi occhi fissi sui piselli mosci e sgocciolanti dei tre ragazzi, poi fissando seria i loro volti : ‘e voi ‘ questo non conta niente, se vi ribecco a Via dei Fori Imperiali vi rimpatrio !!!’

Ridiamo, io sono raggiante, una delle mie fantasie si è realizzata, tutto è filato liscio, Maria sembra rilassata e felice, intravedo una luce alla fine del tunnel.

DUE MESI DOPO ‘.

Sono sul furgoncino del comune, devo consegnare dei pacchi, quello stronzo del nuovo sindaco ha avuto la malsana idea di farci lavorare sodo, non durerà molto a Roma.
Passo a via dei Fori Imperiali, mi fermo in doppia fila su via Cavour e mi incammino verso il banchetto colorato dalle cover dei telefonini, di Hatem non c’è traccia. Chiedo ad uno dei suoi amici dove posso trovarlo, mi indica la fermata della metro, mi dice che è andato al bagno.

Lo raggiungo, voglio offrirgli un caffè.

Sto per bussare alla porta del bagno degli uomini quando sento una voce conosciuta.

‘Dai sfondami così, si nel culo mi piace ‘tu vieni a farti leccare quel cazzo enorme ‘dai dai dai scopami ”

Apro la porta, mia moglie in ginocchio sul pavimento lurido del bagno si sta facendo inculare da Hatem, un altro nero le sta col cazzo duro davanti il viso, io non ho parole.

Lei mi guarda, colta sul fatto, sorride timida e mi dice : ‘vuoi partecipare amore !’

Entro e chiudo la porta alle mie spalle, sorrido, felice. Farlo o non farlo, chiederlo o non chiederlo, azzardare o tirarsi indietro.
Erano giorni che la domanda mi frullava in testa.
Era ormai da un po’ che fantasticavo con la mia Elena sull’andare ad un club privè per vederla posseduta da un altro. Durante le nostre effusioni la fantasia aveva acuito il piacere portando Elena ad un orgasmo intenso e prolungato. Poi, parlando nel lettone dopo aver fatto l’amore, lei mi aveva fatto una domanda a cui, prima o poi, chi ha questo genere di fantasie deve rispondere :’ ma sei sicuro che se, durante il rapporto, tu mi vedessi godere di più con un altro uomo che con te la cosa ti piacerebbe ?’.
Io in quel momento sfoderai tutti i discorsi triti e ritriti sulla complicità del gesto, sull’unione della coppia in queste situazioni etc. etc. ma il tarlo del dubbio ormai si era insinuato e durante le ore di ufficio non facevo che pensare a alla domanda : ‘lo posso accettare ? Ce la faccio o combino un casino ?’.
Di posti, virtuali e non, dove organizzare la cosa ce n’erano a bizzeffe, siti internet, locali di scambismo, parcheggi all’aperto, cinema fuori mano discreti e ben frequentati. Ormai ero diventato un esperto di termini come :’cuckold’, ‘cruising’, ‘dogging’, ‘swingers’, non avevo che l’imbarazzo della scelta.
Ma prima di tutto dovevo convincere Elena, un conto erano le fantasie, più arduo sarebbe stato trasformarle in realtà. La domanda sarebbe rimasta inevasa fino a data da destinarsi, le mie fantasie premevano nella parte del cervello chiusa a qualsiasi dubbio.
L’occasione di ‘testare’ la troiaggine della mia compagna si presentò in vacanza.
Avevamo organizzato un viaggio a Berlino, l’atmosfera romantica ed il clima caldo di Luglio avevano messo di buon’umore Elena che, essendo pazza e meteoropatica, manifestava il suo benessere con vestitini sgargianti e corti.
Stavamo salendo le scale della metro quando mi accorsi che dietro di lei c’era un gruppetto di ragazzi che parlottava ridendo; stavano guardando il culo abbondante della mia compagna letteralmente nudo, coperto dal minuscolo perizoma dorato, mostrato dalla minuscola gonna del vestitino.
‘Che c’è, cos’è quella faccia ”, mi chiese lei una volta in cima alle scale.
‘Uh uh, niente ”, le risposi cercando di nascondere il bozzo della mia erezione con la macchinetta fotografica.
A pranzo ci sedemmo sui divanetti di uno Starbucks, proprio sotto la torre di Alexanderplatz, io ripensavo alla subitanea erezione avuta al vedere la mia Elena occhieggiata dai ragazzotti.
I turisti andavano e venivano mentre noi consumavamo il nostro abbondante panino pieno di speck e formaggio. Elena sedeva a gambe accavallate, la faccia immersa nella cartina della città, intenta a scegliere il prossimo itinerario che, sicuramente, ci avrebbe portato a piedi a quaranta kilometri da dove eravamo seduti.
Io osservavo i turisti, alcuni lanciavano delle occhiate alle gambe di Elena, notai che ora le aveva leggermente dischiuse, le sue cosce bianche ed abbondanti erano invitanti, i sandali dorati che indossava risaltavano lo smalto scuro delle sue dita eleganti. Le poggiai una mano sulla coscia baciandole il collo.
‘Che fai ?’ mi chiese lei distogliendo lo sguardo dalla cartina.
‘Guarda il turista di fronte a te come ti guarda ‘ non farti accorgere ” le sussurrai io all’orecchio.

Lei sbirciò da un lato della cartina, i suoi capelli corti, castani, le donavano un aspetto giovanile e sbarazzino. Impazzivo per lei, i suoi fianchi sinuosi che scendevano su un culo abbondante e tondo risvegliavano secoli e secoli di ancestrali istinti in cui l’uomo era attratto dalla donna formosa, piena, materna.

‘è verooo ” disse lei tirandomi per il colletto della camicia, ‘mi sta guardando le cosce il maiale ‘.’.
‘Fallo impazzire ” la fomentai io, ‘allargale un pochino, vediamo che fa ”.
Elena acconsentì, dischiuse un altro pochino le gambe, gli occhi del turista brillarono, un sorrisetto sbilenco gli si accennò sulle labbra, si accorse che lo osservavo, Elena fingeva di leggere la cartina.
‘Che fa ?’ mi chiese lei curiosa.
‘Ti sta fotografando facendo finta di nulla ‘.’ le dissi io.
‘Daaaaiiii, che porco ‘.’.
‘Chiamalo scemo, è molto eccitante sai ? Senti ‘.’.
Senza darle il tempo di reagire le portai una mano sopra il mio pacco, vistosamente gonfio.
‘Mhhh ‘ forte ” esclamò lei con quella voce da troia impudica che mi faceva impazzire.

Il turista assisteva alla scena, il dito sul bottone della macchina fotografica tatticamente sistemata sul tavolo rivolta verso di noi.

‘ora lo faccio morire veramente ‘.’ Mi sussurrò Elena, ” aspetta che vado al bagno ”.

La osservai alzarsi, ondeggiare il suo fantastico culo tra la folla e sparire nel bagno delle donne. Tornò dopo cinque minuti e si sedette.

‘Ora guarda ‘ ‘, disse porgendomi il mucchietto appallottolato delle sue mutandine.

Allargò le gambe, le accavallò facendo finta di leggere, le dischiuse nuovamente, il dito del turista sembrava impazzito, lo vidi armeggiare con lo zoom, la stoffa dei suoi pantaloni era tesa all’altezza dell’inguine.
Io mi guardai intorno, la nostra posizione ci permetteva di rimanere un po’ nascosti dagli sguardi delle persone che erano sedute agli altri tavolini, allungai la mano e percorsi l’interno coscia di Elena, incontrai le peluria riccia della sua fica, la carne morbida delle sue grandi labbra, l’umido calore della sua fessura accogliente, lei tirò su la gamba poggiando il tallone sul bordo del divanetto.

‘Sei bagnata ”.
‘Lo so, mi sto eccitando ‘.’.
‘Continuo ?’.
‘Se smetti ti uccido ‘.’.

Continuai a toccarla, attento che nessun’altro all’infuori del turista vedesse cosa stavamo facendo, la fica di Elena era un lago, il suo inguine era umido, gocce di piacere mi bagnavano le dita che, sempre più impertinenti, stuzzicavano il clitoride della mia compagna.

‘Andiamo in albergo ‘.’ Mi chiese lei, il rossore delle sue guance tradiva l’eccitazione.
‘Ok, mi sistemo un po’ e andiamo ” le risposi io cercando di alzarmi senza far vedere la mia erezione.

Lasciai Elena a sistemare la cartina e le altre cose nello zaino e mi diressi verso il turista.

‘Send me the picture at this email address ”, dissi al ragazzo che, spaventato dal mio avvicinarmi, aveva ritratto le dita dal bottoncino della macchina fotografica. Gli scrissi sul tovagliolo il mio indirizzo mail e lo salutai :’ i hope you enjoyed’.
‘You are a lucky man ” mi rispose con un sorriso ed un erezione incontrovertibile nei pantaloni.

Arrivati in albergo ci tuffammo letteralmente sul letto, le mie mani percorrevano febbrili i fianchi di Elena, ci spogliammo completamente, non mi diede il tempo di sfilarmi gli slip, afferrò il mio cazzo e lo diresse tra le sue cosce, entrai dentro di lei, era calda, bagnata, le sue mani si strinsero intorno alle mie spalle.
Spinsi più forte affondando in quel lago di piacere, le nostre lingue si incontravano avide, io afferrai con le mani le sue natiche, le mie mani scendevano verso i suoi piedi, li toccavo, eccitato.

‘Ti voglio sborrare sui piedi amore mio ” le sussurrai all’orecchio prima di morderle il lobo.
‘Siiii, schizzami dove vuoi, scopami come se fossi una cagna ‘.’.
‘Ti piaceva il ragazzo che guardava ?’.
‘siiiii’.
‘Ti saresti fatta scopare da lui ?’
‘Siiii o diooo siiiiii’ rispose lei godendo e contraendosi in preda all’orgasmo.

Io mi sfilai da lei, le porsi il cazzo che lei afferrò con la mano portandoselo verso la bocca, mi inghiottì tutto, muoveva la sua mano mentre la lingua saettava veloce sulla cappella lucida, io le tenevo la testa imprimendole il ritmo.
Al momento di arrivare mi misi ai suoi piedi, lei li unì, le schizzai tra le dita smaltate di nero, getti caldi la raggiunsero sulla pancia, mi sdraiai vicino a lei, stanco e felice.

‘Sei una troia lo sai ?’.
‘Colpa tua ” rise lei accendendosi una sigaretta.
‘hai ragione ‘. Sono io che mi sono toltole mutandine ”.
‘Sai ”, fece lei assorta, ‘forse qui ci riuscirei ”.
‘a fare cosa ?’.
‘a fare quello che mi chiedi sempre ‘ sai il club, un altro ‘ ricordi’.

Mi misi a sedere sul letto.

‘Davvero ?’.
‘Si ”, fece lei senza guardarmi.
‘Ok, penso a tutto io ”, feci tutto eccitato.
‘Va bene, io non voglio sapere niente, organizza stasera ‘. e ‘. ‘.
‘Cosa amore ”.
‘Solo per curiosità, solo a vedere, non ti prometto nient’altro ”.
‘Va bene, non ti preoccupare, solo per passare una serata trasgressiva’.

Non appena Elena fu in bagno accesi il tablet, cercai i club privè nelle vicinanze, ce ne erano quattro, due siti erano in tedesco, gli altri due avevano la scelta della lingua.
Controllai orari e programma dei club, il primo aveva una serata ‘Fisting’, troppo estremo come prima volta, Elena mi avrebbe ucciso a tacchettate, il secondo aveva in programma la ‘Dark Room Night’, perfetto.
Segnai l’indirizzo il telefono ed il nome del locale.
Elena uscì dal bagno, l’asciugamano arrotolato sulla testa, le sue splendide tette e la sua fichetta pelosa erano un regalo per gli occhi e per il cuore, i suoi fianchi prominenti facevano venir voglia di afferrarla.
Lo feci, la catapultai sul letto, nuovamente eccitato, facemmo l’amore sussurrandoci le nostre fantasie, la risposta alla fatidica domanda era vicina.
Cenammo in albergo, non toccammo l’argomento, tutti e due abbastanza nervosi e tesi, cercai di sdrammatizzare ma Elena era un pezzo di ghiaccio.

‘Amore se vuoi non ci andiamo ‘ non ti voglio costringere ” le dissi.
‘Te l’ho chiesto io, sono solo un po’ tesa, stai tranquillo ‘ chiedi il conto, mi voglio andare a preparare ”.

Chiesi il conto, felice della risposta, il dubbio su quello che stavo facendo mi sfiorava solo leggermente, vinto dall’eccitazione.
Tornammo in camera, io optai per un abbigliamento casual, jeans, camicia bianca e giacca, Elena era in bagno da quarantacinque minuti.
Erano le 23 quando uscì dal bagno, indossava il cappotto nero col collo alto, non potevo vedere cosa indossava e lei non mi rispose quando glielo chiesi, potevo soltanto ammirare i suoi splendidi piedi incorniciati da una scarpa altissima nera e calze velate.
Il taxi ci aspettava sotto l’albergo, ci portò a destinazione in cinque minuti, l’ingresso del locale era una porta grigia ed anonima illuminata fievolmente da un neon giallastro, suonai il campanello ed entrammo. Pagammo l’ingresso ridotto per coppie e ci dirigemmo verso il guardaroba.
Una ragazza bionda e bellissima ci fece togliere i soprabiti.
Elena aveva indossato un vestitino nero con delle spalline sottili che scendevano fin sotto le spalle nude, il vestito lasciava scoperta la parte superiore del seno abbondante della mia compagna tanto che si intravedevano le aureole dei capezzoli rosa ed invitanti, il vestitino scendeva dritto per poi piegare delicatamente sui suoi fianchi e finire abbondantemente sopra le sue ginocchia, le scarpe la slanciavano e la mia erezione era un plauso alla sua bellezza.
Entrammo nella sala d’ingresso, ad un lato il bar illuminato da un neon azzurro, al centro la pista da ballo dove altre coppiette stavano ballando al ritmo di una canzone pop, i divanetti alle pareti erano occupati da qualche altra coppia e qualche single che occhieggiava interessato i frequentatori della pista da ballo.
Una rampa di scale con l’indicazione ‘Dark Room’ si apriva dietro la tenda situata alla sinistra del bar. Salimmo, Guardavo il sedere di Elena ondeggiare sulle scale, il filo del perizoma si perdeva tra le sue natiche tonde. Un singolo iniziò a seguirci con discrezione. In cima alle scale c’era un corridoio illuminato di rosso, la ‘Dark room’ era alla fine del corridoio e si apriva come un buco nero di fronte a noi. Elena mi prese per mano, le salette aperte sul corridoio erano aperte, in una scorgemmo una donna alle prese con tre uomini, Elena si fermò a guardare la scena, la sua mano per poco non stritolò le mie dita, io la cinsi da dietro tenendola per i fianchi.

‘Ti piace ?’ le chiesi io.
‘Si ”, rispose secca con un filo di voce, lo sguardo ipnotizzato sulla donna che veniva posseduta simultaneamente davanti e dietro.
‘Voglio bere ‘.’, mi chiese Elena.

Scendemmo nuovamente di sotto, sui divanetti qualcuno aveva approcciato una coppia, il marito teneva la mano della sua signora mentre lei, a gambe larghe si godeva le mani sapienti di un single seduto al suo fianco. L’uomo che le teneva la mano le sussurrava qualcosa all’orecchio mentre lei, con gli occhi chiusi tastava il gonfiore irriverente del ragazzo che la stava masturbando di fronte a tutti. In un altro angolo una donna mora era inginocchiata su un divanetto mentre un ragazzo di almeno vent’anni la prendeva da dietro, la gonna alzata e le calze a rete spiccavano sulla sua carnagione chiara. Un uomo, seduto a fianco della donna, si masturbava, evidentemente il marito.
Vedere la scena mi ripropose il dubbio amletico che riaffiorava di tanto in tanto nella testa :’ cosa farei io in quella situazione?’.
Lasciai il pensiero cadere inascoltato, buttai giù il gin tonic tutto di un fiato seguito da Elena. Nel giro di un quarto d’ora eravamo brilli, allegrotti e più sciolti di prima. Il single che ci seguiva continuava a sorridermi, io gli feci un cenno con la testa ma non lo invitai ad avvicinarsi. Salimmo nuovamente le scale, meno tesi ma più barcollanti a causa dell’alcol.
La stanza dove prima c’era la donna ora era vuota, quella a fianco ospitava una signora di una cinquantina d’anni, formosa, che si intratteneva con un giovanotto, la signora aveva il cazzo del ragazzo ben piantato in bocca e lo spompinava avidamente infilandoselo tutto tra le labbra fino a farlo sparire completamente.
Più avanti c’era una stanzetta con un lettino bianco, sopra adagiata una ragazza bionda che a turno si stava facendo scopare da quattro persone, i suoi seni enormi ballonzolavano ad ogni colpo di bacino degli uomini, Elena rimase a guardare, io dietro di lei le sollevai un lembo della gonna, scoprendo le sue natiche. Iniziai ad accarezzarla, lei sporse il bacino all’infuori, io feci un cenno al ragazzo che ci seguiva di avvicinarsi. Il ragazzo posò delicatamente la mano sul culo di Elena , lei si girò verso di me con un espressione spaventata quando si accorse che la mano che la toccava non era la mia. La baciai cercando di rassicurarla. Lei acconsentì al contatto, il ragazzo la carezzava sempre più intimamente, le scostò il filo del perizoma, le sue dita sfiorarono il piccolo fiore scuro del suo culo, Elena fremette e chiuse gli occhi.
‘Andiamo avanti ” mi sussurrò.
Io gentilmente feci allontanare il ragazzo che ci fece passare per poi accodarsi a noi di nuovo.
Arrivammo davanti la Dark Room, entrammo, faceva caldo, non era completamente buio, una luce diffusa illuminava le forme delle persone che erano nella stanza enorme. Ci fermammo al centro, sentivo la presenza di tre o quattro persone intorno a noi. Ne vedevo i contorni ma non il viso. Sentii che delle mani iniziavano a toccare la mia compagna, Elena teneva forte la mia mano, si abbracciò a me mentre altre mani la frugavano, da dietro, coperte dalla semioscurità. Elena iniziò a mugolare, qualcuno la stava masturbando, la sentii allargare le gambe per farlo entrare meglio. Il mio cuore batteva forte, qualcuno stava toccando la mia compagna facendola godere e quel qualcuno non ero io, la mia eccitazione era grande quanto la mia paura. Elena mi toccava il cazzo, poi spostava le mani, sapevo che in quel momento stava toccando quello di qualcun altro. Un altro gemito, altre mani. Avevo perso il conto di quante persone fossero intorno a noi. Nella penombra scorsi un’altra coppia alle prese con le stesse attenzioni che stavamo ricevendo. Vedevo la donna dell’altro uomo china con la gonna tirata su mentre qualcuno di indistinto la scopava da dietro.

‘Mhhhhhhh’, fece Elena.
‘Cosa amore, ti piace ?’.
‘Mhhhhh mi stanno mettendo le dita nel culo amore mio ? Possono ?’.
‘Certo tesoro, lasciali fare se ti piace ‘.’.

Senza rispondere vidi le mani di Elena scendere a tirarsi su la gonna, poi si chinò per facilitare le persone intorno a noi ad abusare del suo corpo. Le mani di Elena si muovevano, stava masturbando due uomini, la sentivo gemere, la sua bocca mi mordicchiava il cazzo attraverso la stoffa dei jeans.
Elena mi afferrò per la mano mi trascinò fuori dalla stanza. Alla luce vidi il suo bel volto paonazzo per l’eccitazione, tre uomini ci seguirono, uno aveva ancora il cazzo fuori dalla patta dei pantaloni.

Elena guardò in direzione della stanzetta vuota sulla destra, io annuii spaventato, quello che avevo sempre sognato si stava avverando.
Entrammo, la stanza aveva un letto rotondo enorme al centro, intorno al letto, adagiati alle pareti divanetti a due posti di colore rosso, uno schermo trasmetteva un film porno.
Elena si inginocchiò sul letto sfilandosi il vestito, restò solo con le calze autoreggenti e le scarpe. I tre uomini si spogliarono in silenzio, io sedetti su un divanetto, Elena mi chiamò, mi voleva vicino. Il primo uomo si inginocchiò dietro di lei, l’afferrò per i fianchi, lei mi guardò negli occhi, eccitata ed ansiosa.
‘Ti amo ” le dissi guardandola negli occhi.
‘Anch’io ” mi rispose lei sussultando e gridando quando l’uomo affondò dentro di lei.

Gli altri presenti nella stanza montarono sul lettone rosso, la mia mano teneva quella della mia compagna, lei prese in bocca un altro uomo, vedevo la sua bocca deformarsi all’ingresso della grossa cappella tra le sue labbra, lui le spingeva il cazzo fino in fondo per poi estrarlo lentamente. L’altro uomo le si affiancò dall’altro lato, lei iniziò a succhiarli alternandosi tra l’uno e l’altro. Quello che la scopava spingeva sempre più violentemente tenendola ben ferma per i fianchi.
Io avevo il cazzo che mi scoppiava. Il primo si sfilò da lei e si tolse il preservativo inondandole la schiena di sborra, Elena gridava in preda al godimento.
Si sdraiò allargando le gambe, pronta ad accogliere un altro uomo, questi si avvicinò, scivolò dentro di lei, io iniziai a masturbarmi mentre vedevo al mia campagna con le gambe larghe che si faceva scopare da uno sconosciuto, un altro le sbatteva il cazzo sulle labbra, sul viso.

‘Mhhhh godo amore mio, mi stanno facendo godere questi maiali ‘.’.

Gli uomini non capivano l’italiano, meglio. Io mi masturbavo come un quindicenne, la scena era troppo eccitante, il viso bellissimo di Elena era trasfigurato dal godimento.
L’uomo che scopava Elena si stese sul lettone e la fece montare cavalcioni su di lui, lei gli si avvinghiò sporgendo il culo verso l’altro che le poggiò il cazzo duro sul buchino tra le natiche. Lo vidi spingere ed entrare lentamente nel culo di lei, che gridò come un ossessa. Io mi alzai, il ruolo di guardone inerme non faceva per me, il cazzo mi scoppiava, entrai tra le labbra della mia compagna che ora gemeva piena di cazzi in ogni suo buco. Amavo vederla scopata come una cagna, godevo nel vederla sbattuta da due uomini, godevo sapendo che non ero solo io a darle piacere. La sensazione di spiarla, l’emozione di vederla come se io fossi uno spettatore del suo godimento mi faceva impazzire.
Le vennero entrambi sul seno, inondandola di sperma bollente e denso, io le fiottai in bocca tutto il mio godimento, lei tremava succube dell’orgasmo profondo che pervadeva ogni fibra del suo corpo.
Gli uomini si rivestirono e ci salutarono, noi restammo abbracciati nella stanza per altri dieci minuti, in silenzio, a coccolarci.
Lei mi guardò negli occhi :’è stato bello, ma amo solo te ”.
‘Tesoro, non c’era bisogno di dirlo, lo so ”.
‘Come lo sai ?’ si alzò con l’aria scocciata, ‘sei così sicuro di te ?’.
‘no, lo spero ” risposi io.
Ci mettemmo a ridere, ci rivestimmo e restammo tutta la notte al club, le stanzette al piano di sopra ci videro protagonisti altre due volte, uscimmo dal locale alle sei del mattino, appagati, stanchi e più innamorati di prima.q95;
Quei maledetti mi avevano incastrato. Era iniziata come una normale serata tra amici, una birra al bar e poi il Merlo che esclama :’E se organizziamo una partitina a poker ?’

Carlo e il Cicoria annuiscono, illuminati dall’idea grandiosa del Merlo, nei loro piccoli cervelletti si accende una luce verde, il via libera ad un’altra notte di cazzeggio, un’altra scusa per fuggire alla noia mortale di una vita vissuta in un quartiere dormitorio di Roma.

‘Va bene ‘ ‘, dico io, ” dove si va ?’

‘A casa tua, abiti qui sopra ” risponde il Merlo, agitando la sua pappagorgia enorme che lo fa sembrare un pellicano che ha appena fatto il pieno di pesce.

‘Cazzo dici ‘ a casa c’è Elisa, stai a vedere che ora gli imbocco di notte con tre depravati al seguito ”

‘E daje ‘ nun te fa pregà, nun sta a fa sempre er solito signorino.’

Li odio e li amo allo stesso tempo, siamo cresciuti insieme in un quartiere difficile, non ci siamo mai persi, anche se la vita con noi è stata ‘diversamente generosa.’

Ci scoliamo l’ultima birra, alticci ci avviamo verso il mio appartamento, cinque piani a piedi che, a noi grandi sportivi, campioni di bocce e freccette, ci fanno srotolare la lingua come dei cani che abbiano corso ininterrottamente per tutto il parco.

Stremati arriviamo alla porta di ingresso, a fatica becco la toppa della serratura, ne vedo due, troppe birre, barcollo nell’appartamento, seguito dai miei loschi amici.

Carlo inciampa sul tavolino dell’ingresso, bestemmio in tutte le lingue conosciute maledicendo il giorno che l’ho incontrato.

Se ci fosse una musica che accompagna la tua vita come una colonna sonora in questo momento sarebbe quello dello ‘squalo’, Elisa, mia moglie, appare come per magia sullo sfondo del corridoio, braccia incrociate e sguardo assonnato ma con vaghe sfumature di incazzatura imminente.

‘Cazzo fai ?’ mi apostrofa mentre io mi dirigo verso di lei scodinzolante, è incazzata nera, evidentemente era nel pieno del settimo sonno, quello che :’se mi svegli muori!’

‘Dai non fare così, oggi tocca a me ospitare la partita di carte, lo sai che di solito andiamo a casa di Cicoria.

Elisa mi guarda incarognita, poi si dirige verso i miei amici, realizzo in quel preciso momento che è seminuda, indossa una t-shirt con scollatura a v, i suoi seni enormi si incontrano al centro di quella v risucchiando tutto il mondo esterno catapultando le pupille in un orgia di morbida attrazione tettonica. La guardo di spalle, il suo culo abbondante e sodo è coperto da un minuscolo filo di cotone nero che le sparisce tra le natiche, rendendole ancora più tonde ed invitanti.

I miei amici, sulla porta non riescono a chiudere la bocca, conoscono Elisa da quando siamo bambini, durante l’adolescenza tutti ci hanno in qualche modo provato, io ne ero uscito vincitore arrivando all’altare invidiato da tutti i mandrilli del quartiere.

Elisa è bella, prorompente, come si dice a Roma :’nà gran fica’, i capelli castani, a caschetto, incorniciano due occhi verdi e grandi, concludono il quadretto un grazioso nasino all’insù ed una bocca in cui ti ci potresti perdere, carnosa, rossa, larga, come piace a me.

Superati i convenevoli di rito, archiviati i mugugni di Elisa, tirate fuori dal frigo le sei confezioni di birra irlandese, sistemiamo il tavolo, prendiamo le carte, accendiamo le sigarette e ci sediamo pronti all’ennesima partita di poker notturna.

L’unico essere umano che ha un lavoro, nella stanza èmia moglie, infermiera, per fortuna domani inizia il lavoro alle dieci, altrimenti non sarei sopravvissuto.

‘Che ci giochiamo, io nun c’ho una lira ” esordisce il Merlo.

‘Mejo, stamo nell’euro da un po’ ” risponde il cicoria, ”sei fuori corso ”

Ridacchiamo mentre io mescolo il mazzo.

‘Giocatevi i vestiti ” ci interrompe Elisa, è in piedi, poggiata allo stipite della porta cha dà sul salone, i miei amici si girano, è automatico che gli si apra la bocca ogni volta che posano gli occhi sulla mia consorte.

‘Noooo, il Merlo nudo noooo !’ scherza Carlo.

Guardo mia moglie, guardo i miei amici, guardo dentro me stesso, un lampo porcino passa, inosservato, nel mio sguardo.

‘Gioca anche tu allora ”, dico io rivolto a mia moglie.

Lei mi fulmina, con gli occhi mi spara un :’Che cazzo dici ?’

Io la guardo di rimando con aria di sfida, sono un porco, il vederla desiderata mi eccita, la mia parte Voyeuristica ha il sopravvento sul mio amor proprio. Sono sempre stato attratto dalle situazioni torbide, già quando eravamo fidanzati e si doveva scegliere un posto dove posteggiare per poi farci le ‘coccole’, cercavo sempre un luogo frequentato da guardoni, mi eccitava l’idea che qualcuno ci spiasse, l’idea che qualcuno si eccitasse a vedere la mia fidanzata nuda.

Avevo gettato il guanto di sfida, ignaro di come sarebbe finita. Elisa sorregge il mio sguardo, afferra una sedia con piglio deciso e si siede tra il Cicoria e Carlo, i suoi seni ondeggiano in un movimento tellurico che scuoterebbe il cazzo più dormiglione.

Dò le carte, in silenzio guardiamo la mano d’entrata, vedo il Merlo che sorride, apre di una maglietta, io rilancio la mia, con l’aggiunta di un calzino.

‘Vedo il tuo calzino e rilancio del mio perizoma ” esclama Elisa.

Il silenzio cala sul tavolo, sguardi interrogativi viaggiano tra i presenti, pensieri inespressi ed inesprimibili affollano le deboli menti limitate di noi giocatori notturni.

Il Merlo si lecca i baffi, vede la puntata, io passo, voglio capire fin dove arriva mia moglie, gli altri buttano le carte sul tavolo, curiosi di come si concluderà la mano.

Il Merlo scopre le carte, un full di donne.

‘Peccato ”, gongola mia moglie, ”full di kappa.’

La delusione è palpabile, vedo Carlo che maledice in silenzio il merlo, reo di avergli fatto perdere l’occasione di ammirare la topa di mia moglie.

Lei mi guarda, leggo nei suoi occhi un chiaro messaggio :’ora sono cazzi tuoi ‘ debosciato’

Inizia la seconda mano, dalle facce degli astanti si intuisce che sono tutti soddisfatti, io cambio una carta, tento di sposare la doppia coppia ai re, mia moglie è servita, il Merlo ne cambia due, Carlo è servito, il Cicoria impiega più del necessario a parlare, studia le carte come se si trattasse di un complesso manuale di ingegneria genetica, sta chiedendo troppo al suo neurone.

‘E dajeeee !’ urla Carlo.

Cicoria cambia tre carte.

Il merlo, con il torso scoperto e la sua enorme pancia poggiata sul bordo del tavolo punta i pantaloni, noi altri le magliette, ciascuno al tavolo prega che Il merlo vinca, lo spettacolo di lui in mutande non è la massima aspirazione della serata.

Vince il Merlo, a turno ci sfiliamo le magliette fino a che tocca a mia moglie.

Elisa, sorridendo sorniona, si alza, si sfila la maglietta, rimane in reggiseno e perizoma. Il povero reggiseno stenta a contenere i due seni prorompenti, i miei amici non riescono a chiudere la bocca, sindrome da paresi collettiva indotta.

La birra inizia a fare effetto, a turno ci alziamo per andare al bagno, Carlo si alza, alto e dinoccolato sembra una stampella. Sentiamo lo scroscio della pipì, la porta del bagno è rotta, lo vediamo di fronte al water, gambe larghe posizione eretta, sguardo assorto come se si trovasse di fronte ad un capolavoro del Louvre. Elisa beve un altro sorso di birra, le sue labbra carnose si attaccano sensuali al collo umido della bottiglia, invidiata in quel momento da tutti gli uomini seduti al tavolo; si alza, sculettando si avvia verso il bagno dove Carlo sta sgrullando il suo uccello come se tenesse in mano una canna da pesca.

‘Hai finito, devo pisciare anche io !’ esclama mia moglie.

Carlo rimane con l’uccello in mano, guarda interdetto mia moglie, perde qualsiasi uso proprio della parola.

‘Fla..la’blg’hlei’ sbiascica il mio amico, in un dialetto sconosciuto che deve essere Klingoniano Arcaico.

‘Seee, vabbèèè’, fa mia moglie, mentre con passo deciso si va a sedere sulla tazza spostando con la mano Carlo che, con l’uccello ormai incollato nella mano, rimane fermo proprio di fronte a mia moglie che sta facendo pipì.

Noi, rimasti seduti al tavolo, guardiamo la scena come se fossimo al cinema, manca il tizio dei popcorn.

Il cazzo di Carlo è all’altezza del viso di Elisa, lei lo fissa, guarda in alto verso il mio amico e dice :’Complimenti ‘ è ancora moscio ?’

Carlo imbarazzato mi guarda, come a scusarsi e lo rimette dentro. Tutti noi vediamo Elisa alzarsi dal water, rimettersi su le mutandine e tornare a sedersi avendo ben cura di ondeggiare deliziosamente le sue tette sode.

‘Continuiamo ” esordisce decisa.

Mia moglie perde un’altra mano, Carlo è riuscito a rilanciare due volte, un bel colore è mostrato sul tavolo da gioco, vittorioso sul tris di donne di Elisa.

‘Mutandine e reggiseno allora !’ dice mia moglie, mentre pone i suoi ultimi indumenti sul tavolo.

Distribuiamo le carte, il Cicoria, spavaldo punta i suoi pantaloni, io Carlo ed il Merlo passiamo, il Cicoria non bluffa mai.

‘Un pompino ”

Vedo le facce dei miei amici sbiancare, sui loro volti lo stupore dei tre pastorelli di fronte la madonna di Fatima, il Cicoria annuisce e cala sul tavolo un poker di otto.

Elisa sorride, mi guarda, fa spostare il Cicoria con la sedia, gli tira giù la zip ed estrae il suo cazzo nodoso dai pantaloni, ci gioca con la mano, mi guarda, io la guardo ed annuisco, eccitato.

Elisa apre la sua bocca, si lecca le labbra con la lingua, vedo il cazzo del mio amico inturgidirsi e poi sparire, ingoiato fino in fondo da mia moglie, la vedo muovere la testa su e giù, senza aiutarsi con le mani. Il Cicoria la guarda ipnotizzato, lei alza lo sguardo continuando il pompino, un espressione da zoccola come mai le avevo visto.

Il Merlo e Carlo si stanno scambiando le carte, gli chiedo curioso :’Che fate ?’

‘Ci giochiamo il prossimo turno ”, mi rispondono come se fosse la cosa più normale del mondo infilare il proprio uccella tra le labbra di mia moglie.

‘Per me potete unirvi anche ora ‘ vedo che Elisa gradisce ” rispondo io fissando mia moglie. Ho il cazzo che scoppia, lei mi guarda mentre ingoia il cazzo del mio amico, le vedo le labbra umide di saliva, la sua mano tra le cosce si muove lenta, si sta masturbando la cagna.

Il Merlo e Carlo si tirano giù i pantaloni. Merlo ha un cazzo spropositato, largo come una lattina di coca cola e lungo, leggermente puntato verso il basso. I due si chinano su mia moglie, intenta a leccare l’asta tesa del Cicoria che, nel frattempo, le sta spingendo la testa fino a fargli ingoiare il cazzo in fondo la gola.

I tre si alzano in piedi, accerchiando la mia splendida moglie, io sono col mio uccello in mano che mi masturbo eccitato, e dire che la serata era iniziata moscia.

Elisa in ginocchio spompina a turno i tre, il cazzo mostruoso del Merlo viene trangugiato a fatica dalla bocca larga ed oscena della mia signora, lui spinge, lei singulta, riempita da quel palo di carne viva. Carlo le sbatte violentemente il cazzo sulle tette, spinge la sua cappella dura sui capezzoli di mia moglie, li vedi inumiditi dai liquidi che lordano l’uccello nodoso del mio amico.

Il Cicoria si sputa sul cazzo, si inginocchia dietro mia moglie, le entra nella fica iniziando a muoversi, vedo il suo culo sporgersi in avanti, il buco del culo fa capolino dalle natiche generose ad ogni movimento del suo bacino.

‘Dai ”, lo incita lei, eccitata e zoccola, ”scopami forte, fammelo sentire il tuo cazzo ”

‘Ti piace ?’ dice Elisa rivolta verso di me, ‘Ti eccita vedermi usata come una puttana ?’

‘Si amore mio ”, le rispondo io mentre continuo a masturbarmi.

Le attenzioni del Merlo si concentrano sul culo di mia moglie, lo slappa con la lingua, inginocchiato su di lei come a pregare una dea. Il Merlo le allarga le natiche, scopre il suo buco di culo grinzoso ed invitante, ci infila un dito, saggia l’elasticità del suo sfintere.

Il Cicoria continua a scoparla, estasiato da quello che il suo grosso amico sta facendo al suo culo. Carlo le tiene la testa, la scopa in bocca muovendo il bacino, lei lo guarda, lui la schiaffeggia per poi sbatterle il cazzo duro sulle guancia arrossata.

Mia moglie adora essere maltrattata durante il rapporto, vedo crescere la sua eccitazione.

‘Sbattimelo forte sulla lingua ”, gli ordina, guardandolo come una forsennata maiala affamata di cazzo.

Carlo afferra il suo cazzo e lo sbatte ferocemente sulla lingua di Elisa, sento il rumore sordo dei colpi mentre lei co la bocca oscenamente spalancata attende che il mio amico la colpisca di nuovo.

Il Merlo ha il cazzo teso allo spasmo, si dà il cambio col Cicoria che dedica le sue attenzioni sul seno di Elisa.

La sento strillare quando il Merlo la penetra, il suo enorme cazzo entra interamente dentro di lei allargandole la fica, sta sbrodando a terra, vedo le sue gocce calde cadere sul pavimento formando una piccola pozza di puro piacere.

‘Diooo Mioooo è grosssooooo ‘ cazzo quanto mi sfonda, spingilo porco, spingilo a fondo ”

Elisa urla, gode, si dimena. Io ho il cazzo che sta per scoppiare. La fanno alzare, il Merlo vuole passare al suo secondo canale. La mettono poggiata a novanta gradi sul tavolino, la testa spinta giù da Carlo, fino a farle toccare il legno, il cazzo piantato in quella bocca da puttana che lecca e succhia come una gran troia.

Il Merlo le sta leccando il culo, con le sue dita tozze prepara il suo buchino all’entrata di quel grosso bastone che ha tra le gambe.

Elisa gira la testa per un attimo e mi chiede :’vuoi che mi inculino ?’

Ansima, la voce rotta dal godimento, gli occhi ridotti a due fessure arse dalla passione.

‘Rompetegli il culo, fatele male alla mia zoccola ” li incito io.

Il Merlo si alza, prende il suo cazzo e lo poggia sullo sfintere umido e goloso della mia signora, mi alzo, voglio vederla.

La cappella smisurata del mio grasso amico slabbra lentamente il buchino di mia moglie, lo vedo fare resistenza per poi cedere e lasciare entrare quel cazzo enorme.

‘Ahiiiiiii ‘ cazzo che grosso ‘. Mi apriiiii !’

Elisa urla mentre viene tenuta a bada dagli altri due che, con i loro cazzi tesi, le offrono l’occasione di usare la bocca in tutt’altro modo. Lei li ingoia, a stento riesce a trattenere la foga dei due che spingono talmente in fondo alla gola da farla gorgogliare di saliva e liquidi odorosi.

La mia signora, col viso lordo e colante di saliva incita il Merlo a sfondarle il culo, lui le tiene con i suoi grossi pollici il culo ben dilatato, in modo di godersi lo spettacolo del suo buco slargato e fradicio.

Il Merlo le sborra dentro, vedo il culo di mia moglie fiottare fuori dal suo buco dilatato lo sperma denso del mio amico. Carlo abbandona la bocca di Elisa per prendere il posto del Merlo.

‘Ahhhh, siiii, scopatemi ancora, ho ancora voglia ‘ non smettete, non smetteteeee’

Mia moglie è senza freni, viene impalata a turno dai miei amici, nel culo, nella fica, più volte.

Il Merlo prende una bottiglia vuota di birra, me la porge e dice :’La signora merita anche questo ‘ divertiti ”

Elisa ormai è persa in un delirio di orgasmi e sperma, le vedo colare il liquido vischioso dal culo, dalla fica, le poggio la parte larga della bottiglia tra le natiche, la faccio bagnare dai liquidi che le lordano il culo ormai slabbrato, spingo.

‘Maiale, porco, bravo, infilami la bottiglia nel culo ‘ spaccamelo ‘ dai sono una puttana ‘. Sono una vacca !’

Io non ce la faccio più, infilo il mio cazzo nel culo generoso della mia signora, mentre la inculo, sguazzando tra i liquidi dei miei amici, vedo Elisa che accoglie tra le labbra lo schizzo di urina calda che il Merlo le sta indirizzando tra le labbra. La porca si sta facendo pisciare in bocca, le cola lungo il collo, le lorda il seno. Carlo e Cicoria si uniscono al Merlo, pisciano in faccia a mia moglie, le offrono i cazzi luridi che lei non esita ad accogliere tra le labbra da vacca.

Sborro.

Le sborro nel culo godendo come non mai, mi sfilo dallo sfintere dilatato della mia zoccola, le sbatto il cazzo sulle natiche lucide di sperma ed umori. I mei amici continuano a schizzarle addosso per poi finire sfiniti sul divano.

Qualche giorno dopo rientro a casa, sfinito dalla giornata di dura ricerca di lavoro, Elisa mi aspetta sul divano, nuda, con le gambe larghe, sulle poltroncine sono seduti il Merlo e Carlo, fumano come se fossero a casa loro.

Elisa mi mostra un mazzo di carte e dice : ‘Giochiamo ?’

Io sorrido mentre chiudo la porta.
Io lo avevo detto a mia moglie, l’idea di un negozio di erboristeria in una delle periferie più degradate di Roma non era stato quel gran colpo di genio che lei credeva.
Dopo pochi mesi era stata costretta a chiudere, tanto la stronza aveva intestato tutto a mio nome, anche i soldi dell’investimento iniziale erano stati abbondantemente prelevati dal mio conto.

Ora sono immobile dinanzi alla mia cassetta postale, in mano la maledetta cartella esattoriale di Equitalia, puntuale come la morte, quindicimila euro di mancati versamenti, maledetti loro, mia moglie e tutti i suoi parenti prossimi in ordine alfabetico, sul conto ho a malapena trecento euro.

La stronza non è in casa, sicuramente è in giro per negozi a cercare di mandarmi sul lastrico con i suoi acquisti firmati ed i suoi investimenti del cazzo.

Dopo circa due ore si presenta in casa con le mani piene di pacchi e pacchetti, la sua unica fortuna è quella di essere una gran fica.

Patrizia è mora, capelli lunghi color nero corvino, due occhi scuri resi ancora più attraenti dal trucco marcato. Le sue labbra pronunciate assumono la forma di un cuore quando mi sorride. Indossa un tubino nero, microscopico che fa si che le sue tette enormi strabordino dal decolté eccessivo e che il suo culo, fasciato dal tessuto elastico, non lasci nulla all’immaginazione.

‘Patrizia ”, grido a mia moglie sventolando il fogliaccio infame che svuoterà una parte del mio conto in banca, ‘ ‘ ma che cazzo hai fatto ‘ ci sono arrivati quindicimila euro di cartella per le tasse non pagate ‘ ma non hai fatto i versamenti quando ti ho fatto il bonifico ?’

Patrizia mi guarda perplessa, come se fossi un aborigeno che le sta parlando in dialetto burundi pechinese arcaico, strabuzza gli occhi e dice : ‘hiiii, mi sono dimenticata ‘ quel giorno mi ha chiamato Fiammetta e mi ha tenuto al telefono per tre ore perché il suo parrucchiere le ha fatto male ”’

Io la guardo, nella mia testa ho già azionato il telecomando mentale che inibisce l’audio, vedo solo la stupenda bocca di mia moglie muoversi senza udire nulla, muovo la testa su è giù ogni tanto, annuendo, come quei cagnolini che sono sul retro delle macchine.

Il giorno dopo sono davanti al cancello di Equitalia, sono fortunato, davanti a me ci sono solo cinquanta persone, un povero cristo ci fornisce un bigliettino con il numeretto; intendiamoci, non è un numero ufficiale, è una sorta di difesa per evitare che una volta aperti i cancelli ci sia una rissa tra noi poveri tartassati dello stato, io comunque il mio coltello a serramanico lo tengo in tasca.

Dopo quattro ore di attesa vengo finalmente chiamato, entro, il tizio alla scrivania è la controfigura brutta di Alvaro Vitali, il suo riporto copre a malapena un enorme testa tonda e bitorzoluta, si alza dalla sedia sfoggiando il suo metro e cinquanta abbondante di statura.

Mi siedo e gli illustro le mie rimostranze relativo all’eccessiva mora arrivatami a fronte di soli cinquemila euro di debito.

L’ometto che ho di fronte mi guarda con sufficienza, per lui avere il potere deve essere un orgasmo continuo, una rivincita eterna dopo un infanzia evidentemente passata ad ingoiare prese per il culo a causa del suo aspetto.

‘Non ci possiamo fare niente mio caro signore ‘ ‘, esordisce unendo le mani dinanzi al volto ed assumendo un ghigno beffardo, ”una volta che le arriva la cartella può solo contestarla, anni ed anni ed anni ed anni ”

Se dice un’altra volta anni giuro a me stesso che mi alzo e lo abbasso un altra quindicina di centimetri.

” e dopo gli anni può anche perdere la causa ed essere costretto a pagare un ulteriore mora ‘ e le spese processuali’.’

Fregato.

” quindi mio caro signore mi mostri il suo codice fiscale e vediamo come procedere ad una rateizzazione del suo debito ”

Tiro fuori il mio portafogli, il codice fiscale plastificato è appiccicato al cuoio a causa del calore delle mie chiappe, arrossate dall’inculata economica che sto subendo.
Mentre armeggio con il tesserino il mostriciattolo di fronte si mostra stranamente interessato dalla foto di mia moglie in bikini, che fa capolino dallo scomparto trasparente del portafogli.

‘E’ sua figlia ?’, mi chiede sorridendo col suo ghigno viscido.

‘Si certo ‘ l’ho concepita a tre anni con la mia compagna dell’asilo nido ”, rispondo acido mentre la tesserina rimane aggrappata al portafogli con le unghie e con i denti, ‘ ‘ è mia moglie e siamo coetanei.’

‘Lei è tanto spiritoso, lodevole vista la situazione. Riguardando bene la cartella forse va riconteggiato anche l’interesse passivo sulla fruttifericità attiva delle more neutre nella percentuale del centoventi per mille fratto due ” risponde beffardo l’ominide stercopiteco.

‘Mi scusi, sono nervoso ”

Il nano Equitaliota mi squadra, non parla. Mi osserva in silenzio congiungendo le mani dinanzi al viso, pensa, si passa la lingua tra le labbra. Ho un conato di vomito.

‘ci sarebbe una soluzione ” afferma.

‘Una soluzione a cosa ?’

‘Alla sua situazione, mi pare di capire che al momento ‘ ehm ‘ non ha liquidità’

‘Le pare bene ”

‘Allora facciamo così, mi inviti a cena ‘ anzi, invitatemi a cena lei e la sua bella signora e vediamo come si può fare, magari un paio di trucchetti e la cartella potrebbe essere anche prescritta, una cambio data lì, un omissis di là ‘ sa come funziona no ?’

Io penso che non so un cazzo e penso pure che l’invertebrato monotricotico che mi siede di fronte è un gran porco, logicamente tengo i miei pensieri per me cercando di mostrare il mio falso sorriso migliore.
‘Certo, quando vogliamo fare ?’

‘Stasera.’ Sentenzia l’ominide molluscoide.

Non batto ciglio, ci salutiamo con una stretta di mano, il suo palmo è appiccicaticcio, gli scrivo su un biglietto il mio indirizzo e lascio la stanza, corro in bagno a lavarmi le mani maledicendo il fatto di non avere con me l’acido muriatico per eliminare qualsiasi traccia dell’unto lasciatomi dal bacarozzo diversamente alto.

Tornato a casa trovo Patrizia in salone, indossa una sottoveste nera trasparente e tacchi alti, è chinata, intenta a cercare qualcosa nei cassetti del comò. Guardo sognante il suo culo perfetto, il filo del perizoma le sparisce tra le natiche formando un magico connubio tra il chiaro e lo scuro che mi fa drizzare il cazzo nei pantaloni in un trionfo estatico di beatitudine.

‘Com’è andata ?’, mi chiede Patrizia girandosi verso di me.

‘Bah ‘ ancora non lo so, l’ometto di Equitalia si è autoinvitato a cena dopo aver visto la tua foto ”

‘Davvero ? E come mai ?’

‘Secondo me ha delle idee ‘ un po’ strane ‘ comunque mi ha parlato di un accordo ‘ di uno stratagemma per non pagare ‘ sembrava molto losco ”

‘Abbiamo i soldi ?’, mi chiede Patrizia sedendosi sul divano ed accavallando le sue gambe tornite e sexy.

‘No tesoro, siamo rimasti a secco, se non entra la prossima fattura a fine mese siamo nella merda ”

‘Mhmh, capisco ‘ quindi ‘ devo essere carina con lui ?’

‘Molto carina ”

‘Come quella volta con il dirigente comunale ?’, chiede lei con la voce leggermente più bassa.

Tempo fa in un momento di crisi economica fummo costretti a sottostare ad un ricatto del responsabile comunale, a causa di un permesso di agibilità. Ricordo ancora con goduria mia moglie china fra le sue gambe che leccava il cazzo all’uomo mentre lui firmava il permesso.

‘Credo di si ”

Patrizia sorride, ho sempre avuto il dubbio che quella volta le sia piaciuto spompinare il dirigente. Si alza, la seguo con lo sguardo, non le dico che stavolta l’uomo di turno non è piacente come il dirigente comunale, voglio gustarmi la sua faccia stasera quando alla porta si presenterà il triceratopo allupato nano, in qualche modo dovrò pur vendicarmi per la costante emorragia economica.

Sono le sette, mia moglie è in cucina, l’odore che viene dal forno è invitante, ha preparato arrosto con patate. Io ho messo in frigo due bottiglie di vino rosso, la tavola in salotto è apparecchiata. Patrizia indossa un vestitino bianco, corto ed aderente, delle scarpe nere con tacco vertiginoso ed un perizoma nero che si intravede chiaramente quando si volta di spalle.

Il campanello suona, vado ad aprire la porta, sull’uscio il pappatacio australe mi sorride con i suoi denti sparsi a caso, mi porge un cartone di tavernello, io lo guardo con l’intenzione di mandarlo a fare in culo ma poi mi trattengo e lo invito ad entrare.

Mia moglie gli si fa incontro porgendogli la mano, tempestata dai brillanti dei numerosi anelli comprati con la mia carta di credito, ormai ridotta a puro oggetto ornamentale.

Il laido le bacia la mano, vedo le sue labbra carnose e spropositate lasciare una sottile sbavatura sulle dita della mia signora, inorridisco. Patrizia mi guarda con un espressione tra il divertito e lo spaventato.

Ci sediamo a tavola.

‘Ha avuto difficoltà a trovare la strada ?’, chiedo io al patchwork umano che siede alla tavola.

‘No, conosco bene la zona, veniamo a noi : ho analizzato la sua situazione e le posso dire che c’è margine ”

‘Margine ?’, chiedo io, cadendo dal pero.

”si, è possibile registrare la sua cartella con data anteriore in modo da far risultare una notifica prescritta ai sensi dell’articolo 23/13 della legge di stabilità temporanea del 2014/06′

Io guardo perplesso l’essere mono-nucleotide che muove le labbra non capendo assolutamente nulla di quello che sta dicendo. Mia moglie si alza dalla tavola e si china a fianco dell’uomo versandogli del vino nel bicchiere, lui si lecca le labbra lumando il culo invitante della mia signora che, in quella posizione, forma un cerchio perfetto che nemmeno il compasso più preciso potrebbe disegnare.

‘Capisco ‘ ‘, rispondo io mentre osservo l’omuncolo avvicinare la sua mano sulla coscia di Patrizia cercando di valutare la sua reazione.

Mia moglie non si scompone, l’uomo incoraggiato dalla finta indifferenze della mia signora si fa più audace, fa salire la mano lentamente fino a poggiarla sulla natica sensuale di Patrizia.

‘Quindi ”, prosegue lui mentre mia mogli torna a sedere al suo posto, ‘ ‘ credo che se sarete gentili con me tutto si potrà risolvere nel giro di poche ore ”

L’ometto mi guardo furbescamente, io accenno ad un ‘si’ appena percettibile con la testa mentre rivolgo il mio sguardo a Patrizia che, intuendo il mio pensiero, tira un lungo sospiro rassegnato e si alza, muovendosi sinuosa verso il nano maialesco.

Bevo tutto di un sorso il vino rosso dal bicchiere, ho bisogno di stordirmi, Patrizia si inginocchia e scompare sotto il tavolo, sento il rumore della zip dei pantaloni che viene tirata giù poi un urlo di stupore mi fa trasalire :’Mio dio ‘. CHE CAZZOOO !!!!’.

Mi alzo allarmato, giro intorno al tavolo mi chino e vedo mia moglie che in mano tiene un cazzo di proporzioni mai viste prima, mi guarda con un aria interrogativa, il nano cazzuto mi guarda beffardo e soddisfatto, afferra la testa della mia signora e l’accompagna verso il suo obelisco di carne.

Le labbra carnose di mia moglie si allargano per accogliere la cappella gigantesca dell’uomo, vedo la sua lingua lambire l’asta dura e nodosa bagnandola abbondantemente.

Io rimango estasiato nel vedere la mia porca succhiare l’uccello spropositato dell’uomo quando qualcuno suona al campanello, mia moglie si alza prontamente mentre l’uomo fatica a rimettere a posto il suo pacco.
Apro la porta, due finanzieri mi guardano con piglio severo e mi chiedono :’è qui Astolfo Brachini ?’

‘Chi ?’

‘Astolfo Brachini, impiegato dirigenziale Equitalia ‘.’

‘Ahhh ‘ il nano ? Si è qui, prego ‘ che succede ?’

I due finanzieri non rispondono, si intrufolano in casa, si dirigono verso il salotto. Nel frattempo mia moglie e il cercopiteco si sono seduti sul divano. Patrizia siede con le gambe accavallate, le sue cosce nude ed invitanti, il seno stretto nel vestitino bianco attira gli sguardi dei finanzieri che stentano a staccarle gli occhi di dosso.

‘Quindi ?’, chiedo io ai due nuovi arrivati che sostano nel mio salotto senza nessuna ragione apparente.

‘Quindi cosa ?’, mi risponde uno come se fossi un intruso.

‘In cosa possiamo aiutarvi ”, chiedo cercando di dissimulare la mia irritazione.

‘Ahhh, si ”, inizia uno dei finanzieri, ‘ ‘ siamo qui per arrestare Astolfo Brachini per corruzione e falsificazione di atti giudiziari, è lei ?’

‘No, non sono io, ve l’ho detto prima, è lui ”, dico indicando il nano maialoide che siede accanto alla mia bella signora.

L’impiegato si alza con tutta la possanza del suo metro e cinquanta, sorride ai finanzieri ed esclama :’ Signori, che brutta parola, arrestare ! Qui siamo tra gentiluomini, tutto si aggiusta, non c’è nessun crimine, magari una svista, magari una disattenzione che credo si possa risolvere tra amici quali siamo ‘.’

I finanzieri non rispondono, i loro occhi sono fissi sulla mia signora che, lusingata dalle loro attenzioni, sorride maliziosa lanciandomi una sguardo fugace.

‘signori, accomodatevi, vi porto qualcosa di fresco ‘ gradite ?’ chiede mia moglie alzandosi dal divano con il vestitino tirato su che le scopre il bordo delle natiche ammalianti. I finanzieri acconsentono e si mettono a sedere sul divano.

Patrizia torna in salotto portando lo spumante preso dal frigo e versandolo nei fl’te di cristallo, chinandosi le sue natiche rimangono scoperte, mostrate con malizia agli uomini che siedono comodamente. Mia moglie serve lo spumante e torna verso il tavolino, mi strizza l’occhio, l’espressione del suo viso è di quelle che tradiscono un eccitazione crescente, si abbassa mostrando nuovamente il suo culo, con la mano si tira su la gonna lasciando senza fiato i laidi che siedono sul divano, inizia ad ondeggiare i fianchi in una danza sensuale, monta in ginocchio sul tavolino, scosta il filo del perizoma, si afferra le natiche allargandole ed esibendo spudoratamente il suo buchino grinzoso e scuro.

Io mi siedo al tavolo, ammirando la mia maiala mentre irretisce i loschi figuri istituzionali, la vedo girarsi ed allargare le gambe, le mutandine sottili scompaiono tra le grandi labbra della fica accuratamente depilata ed eccitante. Patrizia si tira giù il vestitino scoprendo i seni, un finanziere si è tirato fuori il cazzo e si sta masturbando.

Suona di nuovo il campanello.

‘Ma che cazzo, che succede oggi, nemmeno fossimo alla stazione Termini ”

Apro la porta, due carabinieri si palesano davanti ai mei occhi.

‘Ma oggi c’è la parata delle forze dell’ordine sul pianerottolo ?’, gli chiedo io rassegnato.

‘Cosa ? E’ lei Astolfo Brachini ?’ rispondono i due militari.

‘No, ma so dov’è, venghino, entrino, si accomodino ‘ ve lo mostro ”

I due carabinieri arrivano in salotto, mia moglie ed i tre uomini si sono ricomposti, con il dito indico lo scarafaggio cazzuto che siede a fianco a mia moglie tenendogli la mano unta sulla coscia come se fosse una cosa ormai sua.

‘Astolfo Brachini, lei è in arresto per ordine della procura di Peschiarola Bassa per concorso in circonvenzione di incapace e truffa aggravata ”

Lo scorfano uccellato si alza, la scena che si presenta ai miei occhi mi dà quel senso sereno di dejà vu, invita i carabinieri a stare calmi, gli paventa un ritorno economico-sessuale, dove la parte sessuale è a carico di mia moglie, li invita a sedersi mentre prende la mano di Patrizia e la invita a continuare.

Io rassegnato mi siedo nuovamente mentre mia moglie ripete lo show per i nuovi arrivati, si denuda lentamente, scoprendo piano il suo corpo eccitante, si avvicina al divano, si gira, si piega in avanti, mani ansiose percorrono le sue cosce lisce e vellutate, le dita degli uomini iniziano a scostare quel poco di tessuto che le è rimasto addosso, si infilano malandrine nei suoi pertugi caldi.

Il viso di Patrizia si scioglie in un espressione di godimento, sente dentro di se le dita degli uomini che frugano nei suoi umori caldi e bagnati, si piega di più, per offrire meglio agli astanti le sue grazie. Uno dei finanzieri le allarga le natiche, con la lingua le inizia a leccare la fica, bagnandola abbondantemente. Uno dei carabinieri si alza e porge il suo uccello duro alle labbra di Patrizia che le allarga, ingoiandolo lentamente, iniziando a pompare con la bocca su e giù tra mugolii e gemiti.

Il nano cazzuto le struscia il suo arnese enorme sul seno scoperto, la sua cappella lucida lascia un rivolo umido sul capezzolo eccitato della mia signora, lui lo raccoglie con le dita e gliele infila in bocca mentre è già piena dal cazzo del carabiniere.

Gli uomini fanno inginocchiare mia moglie sul divano, il finanziere smette di leccarle il culo, si tira fuori il cazzo e lo infila lentamente nella sua fica bagnata. Patrizia urla dal godimento, le sue labbra si poggiano sulle cappella bagnata del nano impiegatizio, le allarga a dismisura facendo scivolare nella sua bocca quel grosso tronco venoso e pulsante.

Un carabiniere monta in piedi sul divano, allarga le natiche di Patrizia sputandole sul culo, poggia la cappella tesa all’ingresso del suo buchino e spinge con forza facendoglielo entrare nel culo per tutta la sua lunghezza. Mia moglie si muove come un ossessa, la bocca piena della carne calda del cazzo taurino del nano, il suo bacino aderisce alle spinte poderose degli uomini che la stanno scopando da dietro come una cagna in calore.
Vedo gli esponenti delle forze dell’ordine scopare a turno mia moglie, la fanno girare, lei monta su un finanziere facendosi scivolare nell’ano slargato il suo cazzo duro, allarga le gambe, uno dei carabinieri le entra nella fica, sento lo sciacquettìo della sua asta che penetra tra le sue grandi labbra bagnate degli umori, copiosi e caldi, che le colano tra le cosce.

Il carabiniere estrae i suo cazzo dal culo di mia moglie, godo nel vedere ilò suo culo orrendamente dilatato e pulsante, lo schizzo di sperma le cola tra le natiche, le scivola nell’orifizio invitante. Il nano di Equitalia si afferra il cazzo, si mette dietro mia moglie, si afferra il cazzo mostruoso tra le mani.

‘Me lo vuoi mettere nel culo ?’, chiede mia moglie girandosi verso l’ometto, la sua voce è calda, bassa, eccitante.

‘Certo mia cara ‘ lo vuoi ?’, risponde il nano cazzuto.

‘Mhhhh ‘ è grosso ‘ così il culo me lo apri !’

‘E tu te lo vuoi fare aprire puttana ?’, risponde il nano.

‘Mhhhhh ‘ si aprimi come una cagna ‘.’, risponde la mia signora con una voce da puttana eccitata mentre sporge il bacino mostrando all’uomo il suo orifizio anale pronto per essere allargato da quel cazzo enorme.

Io impazzisco nel sentire il dialogo tra i due, godo nel vedere la mia signora trattata come una lurida troia.

Il nano poggia la sua enorme cappella sul buchino largo di Patrizia, spinge lentamente, l’asta enorme penetra tra le sue natiche allargandole piano piano l’anello elastico e bagnato del suo culo, spinge, mia moglie urla in un misto tra dolore e godimento.

‘Daiiii ‘ spingi ancora un po’ ‘ me lo stai riempendo di cazzo ”, urla Patrizia.

Il nano obbedisce, spinge tenendole le natiche allargate con le mani, vedo sparire nel buco del culo di Patrizia quel palo di carne abnorme, lo vedo uscire piano dal suo orifizio slabbrato lurido di umori per poi scivolare nuovamente dentro di lei.

‘Dioooooooo ‘.. siiiii ‘.. daiiiiii ‘.. sfondami ‘.’, gode urlando la mia signora, la sua bocca viene tappata dal cazzo di uno dei finanzieri che le fa scivolare fino in gola il suo uccello duro, lo estrae lordo di saliva, glielo sbatte sulla lingua e sulle labbra e poi le sborra in gola con un getto caldo e vischioso.

‘Guarda la puttana come beve la sborra ”, esclama il finanziere rivolto al suo collega che, eccitato dalla vista della sborra che cola copiosa dalle labbra di Patrizia, le schizza sul viso tirandole i capelli e sbattendole la cappella dura sul viso.

Gli uomini si alternano tra le labbra di mia moglie, il suo viso è interamente coperto di sperma caldo, le cola sul collo, sul seno. Dietro di lei l’impiegato di Equitalia continua a sfonderle il culo, il suo palo le slabbra l’ano con foga.

‘Diooo ‘ VENGOOOOO ‘.. si ‘ si ‘ ancora ”, urla mia moglie colta dagli spasmi dell’orgasmo.

L’uomo le sborra nel culo mentre continua ad incularla, lo sperma le cola tra le cosce. Patrizia si sdraia a pancia in giù sul divano, esausta, coperta di sperma.
Gli uomini si rivestono, in silenzio. I finanzieri vanno verso il nano, che si sta ancora infilando i pantaloni.

‘Signor Brachini, per il momento chiudiamo un occhio ‘ ma stia attento la prossima volta !’, esclama uno dei due, poi si rivolge verso di me e dice :’Complimenti ‘ una splendida troia ‘ nel caso le servisse un favore ‘ questo è il mio bigliettino’

Uno dei carabinieri mi ripete più o meno la stessa solfa, rimaniamo in salotto io il nano e mia moglie.

‘Mio caro signore, direi che la sua pratica è archiviata, mi unisco anche io alle stimate forze dell’ordine nel porgerle i miei più sentiti ringraziamenti e complimenti, mai nella vita ho goduto così tanto ‘ alla prossima’

Io gli stringo la mano e penso :’alla prossima il cazzo ‘ spero di non vederti mai più brutto figlio di puttana !’

Lo saluto cordialmente e lo accompagno all’uscita. Vado da mia moglie, mi siedo vicino a lei, la bacio, sa di sperma, le mie dita scivolano nel suo culo largo e colmo di sborra calda, mi eccito. Le sue mani mi tirano giù la zip, mi tira fuori l cazzo ‘. Ora è il mio turno.
L’incubo di ogni inquilino, il terrore di qualunque essere umano, la paura atavica che ti sveglia la notte e ti fa sudare freddo maledicendo la giornata che ti aspetta ‘ la riunione di condominio.

E’ mattina mi sveglio fradicio ed incazzato, mia moglie Elena dorme ancora al mio fianco, mi alzo, il mio pensiero va alla riunione di questa sera, settanta inquilini incazzati, intransigenti, pronti a polemizzare su qualunque cosa, ucciderei qualcuno piuttosto che andarci.

Purtroppo alla mia stronzissima moglie l’idea di andare al mio posto non le passa nemmeno per l’anticamera del cervello, al mio ennesimo tentativo di coinvolgerla lei risponde con il più classico dei sorrisi, quello che ti prende per il culo e ti fa sentire un coglione.

Passa la giornata, faccio le mie consuete due ore di traffico durante il rientro dall’ufficio per arrivare in tempo in tempo alla riunione.

La realtà supera di gran lunga qualsiasi idea che un essere umano si può fare su una situazione del genere, vecchiette che tirano i loro bastoni alla volta dell’amministratore, uomini che piangono in silenzio mentre le loro mogli inveiscono verso gli altri condomini con un linguaggio che nemmeno nelle peggiori periferie di Calcutta viene utilizzato.

Alla fine di tre estenuanti ore, dopo aver chiamato per quattro volte consecutive polizia carabinieri e guardia di finanza, si delibera l’avvio dei lavori per la ristrutturazione della facciata della palazzina.

Torno a casa pensando al salasso economico che lo scherzetto mi verrà a costare, apro la porta e mia moglie mi accoglie in accappatoio, il suo sorriso da troia mi fa apparire meno pesante la giornata che volge al termine. Chiudo la porta, le slaccio la cinta dell’accappatoio scoprendo i suoi seni morbidi ed invitanti, la mia bocca aderisce a ventosa al suo capezzolo, lei mi abbranca e mi porta sul letto, si spoglia, non posso fare a meno di benedire Dio per averle donato quel culo magnifico, generoso e tondo, che ora mi sta offrendo in ginocchio sul letto.

Afferro Elena per i fianchi, le entro dentro gemendo mentre il mio cazzo viene avvolto dal calore della sua fica profumata. Le afferro i capelli lunghi e neri mentre la cavalco, le piace essere dominata a letto, me ne accorgo da come dischiude le sue labbra carnose e sensuali. Le sborro copiosamente nella fica continuando a muovermi dentro di lei godendomi i suoi spasmi di piacere.

Passa un mese, le impalcature, per i lavori di rifacimento della facciata, circondano completamente la palazzina dove viviamo. Sono seduto in studio, davanti al computer, oggi lavoro da casa insieme a mia moglie, abbiamo un agenzia di viaggi e molte volte ci evitiamo la traversata in macchina, quando è possibile gestire l’ufficio in remoto.

Mentre sono al telefono il battito degli operai che stanno lavorando sulle impalcature mi penetra nel cervello, il mio mal di testa mattutino diventa insopportabile. Vado in cucina, per prepararmi un analgesico, quando si affaccia alla finestra un uomo in tuta da lavoro, grosso e biondo, che mi parla con uno strano accento.

‘Zignore pozzo prendere dell’acqua ‘ zcuzi ”

Porgo il bicchiere dell’acqua all’energumeno mentre in cucina arriva mia moglie, indossa una camicetta leggera e trasparente su short corti ed attillati, gli occhi dell’energumeno strabuzzano alla vista della mia signora.

Elena accortasi della presenza estranea esce immediatamente dalla cucina mentre l’operaio non le stacca gli occhi dal culo, poi mi guarda sorridendomi porgendomi il bicchiere vuoto e guardandomi come un ipotetico cornuto che, con una tale moglie, non può che venire tradito ogni giorno del calendario ‘ festivi compresi.

Passano i giorni, i lavori proseguono, gli operai sono fermi al nono piano, il nostro. L’appartamento ha finestre molto grandi, io e mia moglie siamo seduti sul divano : io col portatile ed Elena con il tablet.

Guardo di sottecchi mia moglie, dal giorno in cui l’energumeno biondo mi ha chiesto l’acqua sembra che lei durante il giorno prediliga un abbigliamento molto leggero, fuori è inverno ma i nostri riscaldamenti portano il ferragosto in casa tutto l’anno.

Davanti il finestrone del salotto ci sono tre operai, uno di loro è il biondo moldavo dell’altro giorno, insieme a lui c’è un uomo calvo, molto alto e con la carnagione leggermente scura, il terzo è un italiano, basso e dal forte accento calabrese.

Mia moglie alza lo sguardo dal tablet.

Vedo gli uomini fuori che parlottano tra di loro mentre ogni tanto occhieggiano la mia signora.

Elena si alza, indossa un gonnellino nero cortissimo ed una canottiera larga che praticamente le lascia il seno scoperto quasi completamente, si gira, dando le spalle alla finestra, si china a sbattere la seduta del divano con l’intento di levare la polvere.

‘Uff ”, sbuffa la mia signora, ” possibile che Irina non abbaia ancora capito che il divano va spolverato ?’

Vedo gli operai fuori la finestra che si interrompono, mia moglie chinata sta mettendo in mostra il suo culo tondo ed abbondante, dal divano lo posso vedere completamente esposto, con il filino del perizoma che le sparisce, complice, tra quelle natiche bianche e generose.

‘Mhhh ‘ tesoro ? Tutto bene ? Non ti danno fastidio questi operai sempre fuori dalle finestre ?’

‘No ”, mi risponde lei con l’aria di chi è stato colto leggermente in fallo, ‘ ‘ pensa che nemmeno me ne accorgo ‘ sono abituata ormai ”, risponde Elena mentre si rimette seduta sul divano, avendo cura di rimanere a cosce aperte, a mostrare le sue mutandine trasparenti che lasciano intravedere le labbra della fica, morbide e depilate.

Ritorno al mio lavoro mentre nel mio cervello si fa sempre più insistente e consistente una realtà quasi inarrestabile, una consapevolezza brillante e lucida, un epifania improvvisa che mi fa partire un brivido dalla nuca, percorre la mia spina dorsale per poi arrivare diretto al mio nervo penino facendomi drizzare il cazzo e portandomi a guardare la mia signora con un misto di rabbia ed amore assoluto.

Io ed Elena abbiamo sempre fantasticato sull’idea di come sarebbe eccitante vederla scopata da un altro, la fantasia in questione aveva sempre il potere di acuire la nostra eccitazione portandola su un piano più torbido ed osceno; ora guardo la mia dolce metà, la vedo che ammicca verso gli uomini, sorniona, sorride timidamente mentre gli mostra il suo fisico da zoccola. Ho il cazzo che mi scoppia nei pantaloni.

Nei giorni seguenti cerco di restare a lavorare in casa, con Elena. L’agenzia riesce ad andare avanti tranquillamente con i nostri due collaboratori in sede. Un chiodo fisso mi si pianta nel cervello e passo le ore a delineare un piano di azione per portare mia moglie al punto di non ritorno.

E’ la tarda mattinata di un giovedì invernale ed assolato, l’aria a Roma è tersa, i lavori fuori dalle nostre finestre proseguono, gli operai continuano ad aggirarsi nei dintorni delle finestre dove soggiorna mia moglie. Alzo la temperatura dei riscaldamenti di dieci gradi, alla faccia di quello stronzo del prefetto di Roma che l’ha fissata a diciotto. Elena è seduta al tavolo con indosso una maglietta ed un pantacollant bianco, attillato e trasparente, che lascia intravedere il suo minuscolo perizoma nero.

‘Ohiii, che caldo tesoro !’, mi dice Elena mentre si sfila la maglietta restando col reggiseno a fascia bianco.

‘Dici ?’, rispondo io incredulo, ‘ Strano, vado a controllare il termostato ”

Mi alzo, esco dal salotto, mi nascondo facendo un po’ di rumore, fingendo che io stia armeggiando con il regolatore della temperatura.

Vedo Elena che si alza, si inginocchia sulla sedia, il suo seno messo in bella mostra dalla fascia attillata, il suo culo offerto impunemente alla vista dei tre operai che, senza alcuna vergogna, fissano mia moglie dalla finestra commentando tra di loro.

Elena gira leggermente la testa, i tre cercano di darsi un contegno, lei si gira, sorride e sporge di più il culo. Ho il cazzo che mi scoppia nei pantaloni, quella troia di mia moglie sta zoccoleggiando con gli operai mentre io sono a casa. Con una scusa esco di casa, vado al bar, bevo due campari, quasi d’un fiato, sto per uscire quando mi giro di nuovo e ne ordino altri due, ho bisogno di una leggera spinta per andare avanti nel mio piano.

Cerco di entrare in casa senza far rumore, il salotto è vuoto. Quatto quatto vado verso la cucina. Mia moglie è chinata, la testa infilata nel frigo, evidentemente in cerca dell’arca di Indiana Jones visto il tempo infinito che sta impiegando la sua ricerca. Nel frattempo i tre operai si sono astutamente spostati a ridosso della finestra che dà sulla cucina e ridacchiano godendosi quel culo inebriante offerto gratuitamente al pubblico godimento.

‘Cara che cerchi ?’

‘Le zucchine ‘ non avevi sistemato tu la spesa ?’, mi risponde Elena, leggermente imbarazzata quando si accorge del mio ritorno.

Io le risponderei che tre zucchine sono belle e pronte fuori dalla finestra ma mi sembra un approccio poco professionale al mio tentativo di diventare cornuto. Mi avvicino a lei, le sfioro le natiche per poi baciarla sul collo.

‘Daiii, non siamo soli !’, mi dice lei indicando con lo sguardo la finestra occupata dai tre uomini.

‘Perché ‘ non ti eccita un po’ ? Non stuzzica il tuo esibizionismo ?’, le sussurro all’orecchio, ‘ ‘ora ti metto alla prova ‘ esaudiamo un po’ le tue fantasie !’

Mi stacco da mia moglie, vado verso la finestra, sento Elena che dice a voce alta :’Marioooo, che stai facendo, fermati subito o io ”.’

Troppo tardi, io apro la finestra ed invito i tre operai ad entrare con la scusa di offrirgli il caffè. I tre entrano, scavalcando la finestra, gli presento mia moglie, loro le stringono la mano, leggermente intimiditi, li invito a sedersi al tavolo della cucina.

‘Cara, prepari un buon caffè a questi signori ? Ne hanno bisogno visto il grosso lavoro che stanno facendo ”

Mia moglie mi guarda furibonda, si gira stizzosa verso la macchina del caffè ed inizia a preparare. Mentre è girata vedo il biondo enorme che le continua a fissare il culo, io lo guardo, sorrido alzando le sopracciglia.

Il caffè è pronto, mia moglie lo serve agli uomini chinandosi e mettendo in mostra il suo decolté invitante, la zoccola fa tanto la schizzinosa ma non ci ha minimamente pensato a coprirsi. Elena si avvicina a me, si china e mi bisbiglia all’orecchio :’Stronzo!’

‘Siete sposati ?’

Tutti e tre annuiscono mentre sorseggiano i loro caffè, fanno i complimenti alla mia signora che risponde sorridendo. Elena fa la timida ma io intravedo il compiacimento che prova nel vedersi fissata da quei tre maschi nerboruti.

‘Vado un attimo in bagno ”, dice lei alzandosi e dirigendosi verso la porta, i tre uomini le fissano il culo che ondeggia stretto nei pantacollant.

Io mi alzo, guardo i tre operai serio e dico :’tra cinque minuti venite in bagno, senza pantaloni ”

Li lascio seduti, leggermente perplessi, vado verso il bagno, busso. Apro la porta, mia moglie è seduta sul bordo della vasca, le mani incrociate sul petto, si alza e viene verso di me.

‘Sei uno stronzo ”, mi dice abbracciandomi, la sua voce è fintamente arrabbiata. Io rispondo all’abbraccio, le infilo le mani nei pantacollant, le scosto il perizoma, le mie dita si intrufolano tra le labbra invitanti della sua fica.

‘Davvero ‘ però sei fradicia, come mai ?’

‘Dove sono ‘ loro ?’, mi chiede Elena.

‘Li ho lasciati in cucina a bere il caffè, sembrano tipi a posto ‘ hai visto il biondo ? è enorme ” , la incito io, la mia mano continua a muoversi nella sua fica, lei aderisce a me assecondando il movimento delle dita.

‘Mhhh, secondo me è quello alto che ce l’ha più grosso ”, mi sussurra, mentre allarga le gambe permettendomi di infilarle due dita nella fica bagnata.

Le prendo il viso, la bacio, la faccio inginocchiare mentre mi sbottono i pantaloni, lei mi guarda e dice :’Ma gli operai, sono ancora in cucina ”

‘Dai, finiranno il caffè e torneranno al lavoro ”, le rispondo io.

Vedo le labbra di mia moglie accogliere il mia cazzo duro, le tengo la testa mentre mi godo il movimento della sua lingua sulla mia cappella.

‘Ti saresti fatta scopare da quei tre, eh ? Guarda che ho visto come facevi la troia questi giorni, ti eccita vero ?’

‘Mhmh ‘ si è vero ”, risponde lei tenendomi il cazzo in mano, muovendolo lentamente, mentre mi guarda con i suoi occhioni da puttana in calore.

Si apre la porta del bagno, i tre operai entrano, tutti e tre con i cazzi duri e tesi in bella mostra.

Elena rimane interdetta, in ginocchio, con il mio cazzo in mano.

‘Era ora ”, esclamo io facendogli il cenno di avvicinarsi.

‘Cristiano ‘ che stai facendo ?’

‘Shhhh ‘ è sempre stato il tuo sogno no ? Approfittane ”

Elena rimane immobile, mi guarda dal basso, ancora il mio cazzo duro tra le mani, invito il biondo ad avvicinarsi a noi, guardo mia moglie e gli indico il cazzo dell’uomo, teso, vicino alle sue labbra, lei mi sussurra ancora la parola che finisce per :’ ‘onzo’, alza le sopracciglia in un gesto di sfida, volge il suo viso verso il cazzo del biondo, lo vedo scivolare tra le sue labbra, sparire nella sua bocca mentre io le spingo la testa a farglielo ingoiare di più.

Mi allontano dalla scena, invito gli altri due ad avvicinarsi ad Elena, quando il calvo le porge un cazzo taurino, largo come una lattina di coca, mia moglie mi guarda come a dire che lei se ne intende di cazzi e che già aveva intuito chi fosse il più dotato.

Mi poggio al lavandino, guardo mia moglie spompinare a turno i tre operai, le sue labbra si chiudono su quelle grosse mazze nodose, succhia avida iniziando a gemere, la sua mano percorre febbrile la pelle tesa di ciascuno di quei cazzi, lecca come una troia il cazzo dell’uomo calvo.

I tre la fanno alzare, le sfilano i pantacollant, le tolgono il reggiseno e le mutandine lasciandola completamente nuda, la sua fica cola calda, le labbra prominenti della sua fica gocciano tiepida tra le sue cosce.

Continua a succhiare ed a masturbare i tre uomini, loro le spingono le loro aste enormi fino in gola, le loro verghe sono lucide di salive, le loro cappelle gonfie e dure le penetrano in bocca per poi spingere forte fino a farle mancare il fiato.

‘Alla zoccola piace il gioco duro ‘ osate ”, li incito io, poi mi rivolgo a mia moglie e le dico :’Ti piace zoccola ? Digli che ti piace essere trattata da cagna ‘ anzi ‘ voglio che glielo chiedi ”

Elena si libera la bocca dai cazzi, ansima, eccitata, persa nel godimento.

‘Trattatemi da vacca ‘ fatemi male porci ”, inizia a chiedere mia moglie mentre si alza e si gira chinandosi ed offrendogli la vista del suo culo fantastico.

‘Scopatemi ”, continua la troia, ” scopatemi davanti quel cornuto di mio marito !’.

Il biondo le afferra le natiche, le allarga mostrando ai suoi colleghi il buco del culo grinzoso ed invitante, si china iniziando ad infilarle la lingua in entrambi gli orifizi.

Elena grida dal piacere, l’italiano le infila in bocca il suo cazzo nodoso, tenendola per i capelli, il calvo le afferra il seno e sbatte forte la sua cappella sulla pelle morbida e bianca.

‘Oh cazzo che bello, continua, fammi male al seno, sbatti forte il tuo cazzo ”, urla mia moglie.

Io continuo a masturbarmi. L’uomo italiano si rivolge a me e dice :’tua moglie è una gran puttana, lo sai cornuto ? Guarda come me lo ciuccia, le entra tutto in gola ‘ ti piace eh ?’

‘Ora si ‘Ora lo so ”, rispondo io, felice in cuor mio di essere chiamato cornuto.

Il biondo si prende il cazzo in mano, con l’altra allarga le cosce di mia moglie, le entra nella fica lentamente, vedo Elena strabuzzare gli occhi quando l’uomo inizia a spingere dentro di lei facendola sussultare ad ogni affondo.

Il calvo le allarga con le mani le natiche, sputa sul suo culo, con le dita inizia ad allargarle il buchino stretto. L’italiano sta letteralmente sfondando la gola di Elena, spinge forte, poi pian piano sfila il suo uccello madido di saliva, lentamente. Vedo la bocca di mia moglie sbafata e bagnata dal misto di saliva e sperma, i suoi occhi imploranti che guardano l’uomo mentre ansima riprendendo fiato.

‘Cornuto ‘ vuoi che continuo ?’, mi apostrofa l’italiano.

‘Certo ”, rispondo io.

L’uomo tira forte i capelli di mia moglie facendola avvicinare di forza al suo uccello, spinge di nuovo, la coglie un conato di vomito, lui continua tappandole il naso e facendole ingoiare quell’asta dura di carne pulsante e fradicia. Da dietro il biondo continua a spingere con foga dentro Elena, il calvo le sta allargando lo sfintere con le dita sputandole nell’orifizio anale orrendamente dilatato.

‘Cazzo se godo, lo vedi cornuto ? ‘ Mi stanno scopando come una cagna, mi montano come una vacca ‘ mi sento così troia !’, mi urla Elena girandosi verso di me con il volto trasfigurato dal godimento.

Sistemo i tappetini del bagno in modo di preparare una sorta di campo da battaglia, morbido e confortevole. Gli uomini fanno sdraiare a pancia in su mia moglie, il calvo le allarga le cosce sprofondandole nella fica fradicia di umori, Elena urla di piacere, gli altri due le torturano i capezzoli con le mani, mentre a turno continuano a sfondarle la bocca da puttana. L’italiano le sborra tra le labbra, la vedo leccare avida ogni goccia del liquido caldo dell’uomo.

Il calvo le solleva il bacino con forza, si sfila dalla sua fica grondante e punta la sua cappella gonfia all’imbocco del suo buco del culo.

‘Ora la inculo questa troia ‘vuoi cornuto ? Lo vuoi vedere il culo della tua donna aperto da un vero cazzo ?’, esclama rivolto verso di me.

Io annuisco, rapito dalla scena fantastica a cui sto assistendo.

Vedo il calvo spingere, entrare tra le natiche abbondanti della mia signora, vedo lei inarcarsi e gemere , riempita nel culo da quel cazzo enorme. Prendo il mio telefonino, inizio a riprendere la scena. Il biondo schizza sul viso di Elena, fiotti caldi le colano sugli occhi, sul naso, sul collo, lei raccoglie lo sperma con le dita e se le porta in bocca.

‘La zoccola beve proprio tutto ”, ridacchia il calvo, mentre le apre oscenamente il buco del culo ad ogni suo movimento.

‘Il cornuto filma ”, continua, ‘ ‘ se la sta godendo come un matto !’

Il calvo la fa girare, il culo all’insù, lo allarga con le mani, le entra dentro slabbrandole l’orifizio, rivoli di umori caldi le fuoriescono dal buco dilatato, colandole sulle gambe. L’uomo spinge, urla fino a fiottarle nell’intestino il suo seme caldo e denso.

Io infilo il mio cazzo tra le labbra di Elena, le inondo la gola, la costringo ad ingoiare mentre lei urla e si contorce in preda all’ennesimo orgasmo.

Il tempo di riprendere fiato e congediamo i tre uomini. Facciamo una doccia, in silenzio, accarezzandoci come due innamorati, sazi ed appagati.

A distanza di qualche giorno continuiamo a tenere chiuse le finestre e le tende di casa nostra, fra poco i lavori termineranno. Noi siamo sempre più in sintonia : la sera spulciamo i giornali di annunci, stiamo cercando un bull, un amante fisso, un uomo possa scopare mia moglie in mia presenza. La nostra complicità è al massimo e non potrò mai ringraziare abbastanza la fatidica e magica Riunione di Condominio.

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