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Racconti Erotici Etero

Nottata alcoolica

By 8 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Schiaccio il pulsante e rimango a guardare quasi morbosamente il mio vomito scendere lungo lo scarico, gorgogliante. Ancora un attimo. Rumore di risucchio. Un secondo solo. Ok. Accumulo un po’di saliva, sputo. Mi siedo un attimo. Mi poggio, solo un secondo. // Esco dal bagno e mi dirigo vacillando verso i lavandini. Davanti a me c’è uno pallido, capelli scuri, occhiaie accennate che mi fissa. Mi chino, passo le mani sotto la fotocellula, mi lavo le mani automaticamente, mi riempio la bocca, sputo. Torno a
osservarmi. Bene, da pallido sto ridiventando rosato. Mi asciugo le mani sotto il getto automatico, respiro, spingo la porta, esco. Davanti a me ci sono quattro chiappe ballonzolanti, poco sopra le schiene nude di due
ragazze, al cui fianco troneggiano i rispettivi accompagnatori. “Bella trovata, mettersi un vestito identico così scollato” penso, mentre frugo con la destra a cercare le mentine e con la sinistra le cicche. Trovo entrambe e le metto in bocca in momenti diversi. Finisco la mentina, avanzando attraverso l’esterno della pista ormai completamente sobrio, la sigaretta
che penzola dalla bocca, spenta. La accendo col mio fido Zippo, unica certezza in questa serata alcoolica che volge ormai altermine. “Mai mischiare vino, birra, Havana e Scivolo in quantità esponenziali” rimugino, mentre mi avvicino ai miei amici. Uno di loro sta parlando con due tipe e mi
indica. Non ho voglia di parlare. Una delle due mi saluta. La conosco?
Sorrido flebilmente, mi porto la Lucky alla bocca e osservo. Biondina, bassina, vestito appariscente, come minimo una terza, viso da topo, mani affilate, gambe da tennista, vita stretta, fianchi normali…fatta apposta per un tipo come Luca. L’altra, quella che mi ha salutato, ha un che di familiare [“Dai, ti aiuto” “No, senti, sto bene, ora vado a casa e mi
disinfetto” “Io abito qui, entra che facciamo in un attimo” “Ahi! Forse è meglio di sì…guarda come sanguina…” “Ok, vieni, poggiati” “Grazie. Io sono Andrea, e tu?” “Cristina. Piano, occhio allo scalino” – “Grazie, credo che regga” “Sì, sembra di sì. Almeno il sangue si è fermato” “Ti credo, mi
hai fasciato mezza gamba!” “Non sono mica un medico! Vuoi qualcosa da bere?
Tè freddo?” “Sì grazie…poi però scappo…” – “Ce la fai?” “Sì, sì, adesso è passato! Grazie di tutto! Ciao!” “Ciao, ci vediamo!”] Che sia lei? Naa, dopo quasi sette anni le persone cambiano…e poi era una bambina…magari è
lei…Si avvicina: “Ciao, io sono Cristina, Luca è mio cugino.Ti va di ballare, mi sto rompendo un sacco e mi ha detto che con te ci si diverte…”. Possibile? Proprio lei? Che culo! Non è nemmeno male…dai, parla! “Ciao, io sono Andrea. Senti…io ti ho già vista…un sacco di tempo fa, tipo sei sette anni fa io sono caduto con la bici di fronte a casa tua e
se non sbaglio tu mi hai fasciato…ti ricordi? Può darsi che mi sbagli…”.
Gelo. Ci sta pensando? Ho detto una fesseria? Me la sono giocata! Ecco, sta per rispondere… “Andrea! E’ vero! Ma come hai fatto a ricordarti? Sì, sì, mi ricordo! Eri tutto insanguinato, mi hai fatto impressione e ho giocato un
po’ al dottore! Mioddio, quanto tempo fa è successo? Giocavo ancora con le Barbie!” “Perchè, non ci giochi più adesso?” “Direi di no, ci sono giochi più diverenti…tipo ballare! Andiamo, dai!” Che tipa! Parla come se avesse una mitraglia in mezzo alle corde vocali e gesticola quando parla. Ora
cammina sculettando davanti a me, con un paio di pantaloni attillati azzurri su camicetta smanicata bianca, sbottonata fino al reggiseno…truccata poco.
Strano. La seguo con meno entusiasmo, tirando l’ultima dolce boccata di Lucky, mentre dò un’occhiata all’orologio che segna l’una e il mio stomaco ormai sgombro protesta, così come comincia a far la testa. Odio scrollarmi di dosso così velocemente l’euforia alcoolica. E facciamoci ‘sti quattro
salti, dai. Mi scrocchio le vertebre del collo e mi preparo a sudare, tirandomi su le maniche e seguendo la piccola crocerossina. “Dio quanto odio le discoteche”, penso, entrando nella saletta commerciale, traboccante di
luci, fumo e decibel. Mi piazzo davanti a lei e mi dimeno con scioltezza, seguendo il ritmo insulso e analizzando chi mi sta di fronte: in quanto donna, si muove ancheggiando, portandosi le braccia sopra la testa, le mani giunte, gli occhi socchiusi, più sexy che mai. Ogni tanto si lecca il labbro

superiore e balla quasi ignorandomi. Ora: le discoteche sono inutili perchè non si può comunicare, la musica fa schifo, il bere costa caro, si trovano tutte le persone che non si vorrebbe mai incontrare e i rappresentanti di ambo i sessi si vestono in maniera oscena. Io sto al gioco, ma cazzo, mi
chiedi di ballare e poi mi ignori? Visibilmente irritato, vengo però smentito subito: mi tocca un po’ qua e un po’ là facendo ondeggiare il seno e la testa, cercando di attirare la mia attenzione. “Questa bisogna farla bere” mi viene in mente, data la sua espansività. Dopo un po’ di movimento e caste toccate varie, la convinco e andiamo a bere qualcosa. Un ACE per me, vista la situazione gastrica, mentre lei ordina un cuba “non tanto forte” che se lo chiedesse a me minimo minimo le sputo in un occhio. Le offro una sigaretta che non accetta, così mentre la infilo in bocca comincio a pensare
che pur essendoci detti meno di dieci parole mi sta già dando ai nervi, con il suo atteggiamento sbarazzino e arrogante al tempo stesso. “Da quanto fumi?” mi chiede, senza por tempo in mezzo. Domanda già di per sè irritante, ma è meglio frenare la maldisposizione. “Da più di quattro anni.” rispondo secco, tenendo per me il -e a te cosa frega?-. “E come hai iniziato?” “Dopo che mi ha lasciato una ragazza, sono semplicemente entrato dal tabaccaio, ho comprato un pacchetto di Marlboro Light, un accendino e i miei candidi
polmoni erano già storia” racconto, tirandomela un po’.”E adesso?” “Adesso cosa?” “Cosa fumi?” “Lucky Strike” “Perchè?” “Perchè sono dolci” “Dolci?”
“Sì, dolci. Presente quando ispiri e poi butti fuori il fumo? Per me il sapore che rimane in bocca è dolce”. Comincia a scocciare. “Posso provare?”
“Se ci tieni…”. Le porgo la sigaretta. La infila tra le labbra, la lascia lì, ispira, tossisce, la prende, me la torna. “Non sono capace…ma non mi sembra granchè dolce.” “Il gusto è soggettivo, ma dovresti tirare bene. Basta che respiri normalmente.” Mi chiede di riprovare. Fa un bel tiro.
Sbuffa dal naso e dalla bocca. Me la torna soddisfatta. E’ uno spettacolo tra il comico e il sensuale. Mi sento superiore, è una bella sensazione. “Un po’ dolce sembra. E’ che non sono abituata.” sentenzia, sorseggiando il cuba. Il mio ACE fa schifo, ho bisogno di alcool. Lo butto giù e ordino un
Havana. Lo vuole anche lei. Parliamo del più e del meno, della scuola, della famiglia, della tivù, della droga…Insomma, dopo un cuba, un Havana e uno scivolo lei è molto più sciolta, mentre io mi sono tenuto stretto il primo Havana per gestire meglio la situazione. E’ ora di mandare in circolo il sangue colmo di alcool. La trascino a ballare, mi segue ondeggiante ma lucida. Si muove meglio di prima e sentendomela addosso penso che forse ho esagerato. Non ho mai fatto una cosa del genere e mi sembra meschina. Volevo
scherzare con lei, dopotutto l’ho anche giudicata male a priori, mentre ora la mia opinione su di lei è radicalmente cambiata: in due parole Sono Pentito. Balliamo ancora e più freneticamente, mentre lei mi abbraccia, si struscia, poggia la testa sulla mia spalla. Cosa devo fare? Mi vergogno, ma
la desidero. E’ sensuale in un modo tutto suo. Mi fa segno di uscire. La seguo un po’ spaesato. Si poggia al muro, mi prende le guance, mi schiocca un bacio. Sorpreso, la scanso. E’ lucidissima, altrochè. Avvicina la bocca al mio orecchio, mi sussurra un semplice “Mi piaci”, io giro di poco la
testa e mi ritrovo la sua lingua in bocca. La cingo, le stuzzico i fianchi, continuo a baciarla. Le palpo il culo sodo, lei geme un po’, continua a mulinare la lingua. Tutto troppo in fretta. Non sono per niente a mio agio. I miei pensieri rendono ovattata la musica, mi sento soffocare. Mi stacco.
“Senti, io…mi spiace…” farfuglio. “Che c’è? Non mi sembrava di farti così schifo! Mi hai detto che non sei impegnato e che vuoi divertirti…” mi dice lei, meravigliata. No, è che non so che fare in questi momenti. “No, è che non sono abituato a questo genere di cose”. Ecco. Tanto spavaldo prima, con il tuo “facciamola bere”, e poi esci fuori con queste minchiate. Ma divertiti sul serio e fattela! E’ lei che lo vuole e tu non ti tiri indietro, o no? “Scusa. Anche tu mi piaci. Il fatto è che…” mi interrompe con un bacio sul collo. Toccato il tasto magico, ha aperto la botola della mia eccitazione. Godo di quelle labbra, di quella lingua che mi assapora piano piano, pronto a ricambiare. Il suo collo è piccolo, profumato…Anche a lei è evidente che piace essere baciata in quel punto, a giudicare dalla stretta delle sue mani. Finisce lì per ora, e usciamo. Ci scambiamo ancora qualche battuta ballando, dove approfitto per tastare ancora un pochino la
consistenza del suo corpo. Sodo veramente, non c’è che dire…Adesso spero in un dopo-disco altrettanto allettante, anche perchè lasciarmi così con quattro baci sarebbe come mangiare solo il cono lasciando tutto il gelato
dentro…Finalmente, salutati i nostri amici e sorbitomi anche il “Trattamela bene, la cugina” di Luca, il mio cervello frulla a tutta velocità: dove portarla? Stupirla o incantarla? Sono le tre, magari deve tornare a casa. “C’è tempo per un fuori programma o devi essere a casa presto?” ironizzo speranzoso. “Vada per il fuori programma…” sussurra lei
incuriosita. Saliamo in macchina e bendico il papà per avermi dato la sua.
Nella Panda sarebbe stato un po’ scomodo aprire il tettuccio, dato che avrei dovuto fare un buco con la flex. E poi i sedili non sono così reclinabili.
Parto alla volta del monticello dove ho intenzione di dirigermi per guardare le stelle. Arriviamo, e accantono l’idea del tettuccio. La faccio scendere e ci distendiamo sul cofano, sopra un plaid. La notte è qusi sgombra da nubi, e le stelle si vedono in tutta la loro bellezza. Lei conosce un sacco di
costellazioni che non ho mai sentito nominare e io la osservo di fianco a me, l’indice proteso verso la volta celeste, un lembo della camicetta a scoprire un pezzetto di reggiseno, il chiarore stellare sul suo viso. Mi avvicino, la eclisso e le do un bacio. Lo sbonk della lamiera piegata mi ricorda che certe cose su un cofano non si possono fare, così siamo costretti a ripiegare all’interno, col tettuccio aperto…Lei non oppone
resistenza e si lascia sbottonare la camicia con noncuranza, mentre cerca con una mano il mio pube. Sono costretto ad abbassarle solamente il reggiseno nero e constatare che non c’è bisogno del mio intervento per inturgidirle ulteriormente i capezzoli. La sua mano intanto incontra la mia all’altezza dell’ombelico, in un gioco che porta a sbottonare i pantaloni di lei e a far sì che entrambe le nostre mani si infilino nelle sue mutandine.
La peluria mi solletica il dorso della mano mentre le nostre lingue si intrecciano. Anche la mia camicia viene sbottonata e poco dopo la punta della sua lingua mi stuzzica i capezzoli…poco più in basso le nostre mani sempre unite si sfregano lentamente tra le labbra, calde ma non ancora umide. Il tutto avviene senza gemiti, avvolto dai soli schiocchi e fruscii che i nostri corpi provocano. I nostri petti caldi si incontrano, i suoi capezzoli sfregano la mia pelle, i seni sodi premono contro di me. Il suo clitoride si bea dello sfregamento di entrambi, le labbra cominciano a lubrificarsi. I movimenti si fanno più istintivi e affannosi, mentre il
sedile scricchiola sotto il nostro peso. D’un tratto le mani si slegano, per un istante i nostri volti si fissano, poi si allontano, poi i miei occhi si posano sulla sua vagina, il mio naso aspira l’odore del sesso e poco dopo la
mia lingua saetta tra quei lembi di pelle, il volto solleticato dai ciuffetti di pelo. Lei sottolinea con garbo il mio cunnilingus, inspirando ed espirando a fondo. Aumento la velocità, complice la sua mano, e lei viene con un sospiro e un piccolo gemito. La bambina d’un tempo non mi offre più
il tè freddo, non mi cura più fasciandomi, non mi porta più in casa sua. Ho ricambiato io il favore. Questo penso mentre risalgo il suo corpo, tra la depressione dell’ombelico e la risalita del seno, per poi raggiungere la sua bocca vogliosa. Non è le mie labbra che vuole però. Risalito io, scende lei,
percorrendo il mio corpo al contrario, slacciandomi i pantaloni, sfilandomi quanto basta i boxer, iniziando la danza…Probabilmente non è la prima volta che lo fa, me ne accorgo dalle piccole finezze, come fermarsi ogni tanto e circumnavigare il glande con la lingua, prima di continuare con lena…Vengo senza infamia nè lode, gratificato. Ancora una volta. Sono eccitatissimo. Mi tiro giù i pantaloni, abbasso un po’ di più i suoi, piano piano glielo infilo dentro. Lei geme. Mi accascio su di lei pompando sempre più velocemente. Come faccio ad averlo ancora duro? Ci baciamo, io le palpo
le tette, intanto mi muovo dentro di lei. Sembra avere mille mani, sembra che io abbia mille mani. L’immagine di lei si decuplica, mi sembra di essere
in un caleidoscopio. Non sento più alcun suono, solo battiti lontani. Lei è ancora davanti a me, si accende una luce… probabilmente sto per venire.
All’improvvis Oh! Oh! Oh!//
“Oh Andrea, cazzo, dove cazzo eri finito? Sono le due, è un’ora che ti cerchiamo! Ma guarda te! Addormentarsi in cesso! Sei sbronzo duro! E noi a cercarti…pensa, abbiamo anche pensato che te ne fossi andato con qualche bella figa…Mai che ti capiti eh? Per forza, in quelle condizioni…Che schifo! Dai, ripigliati, che andiamo a casa.
Sì, sì, ce le ho le cicche. Anche tu ce le hai. Son lì, in tasca, combini ad accendertela? Occhio a non far cadere lo Zippo nel buco…
Sì, è accesa.
Sì, sei lucido. Lucidissimo, ci si può specchiare sulla tua faccia.
So che ti fa cagare la discoteca.
No, non è che fa male la roba che ti danno, è che ti sei bevuto una caraffa intera. Ti muovi? Basta cazzeggiare, dai. Cammina. Su. Dai che ce la fai. Occhio a non cadere. Vuoi che ti regga?
Sì, sì, non sei un impedito.
No, io sono Luca. Giulio e Robi son fuori. Aspettano me e te, che come due coglioni stiamo cazzeggiando in un cesso.
No, mi sa che non guidi tu.
Cristina chi?
Oh, sbronzone, io non ho cugine, mi sa che hai sognato.
Sì, era molto figa, certo.
Dai, spicciati, alcolizzato.
E non vomitarmi in macchina…”

“Vaffanculo, Luca”.

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