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Odore di libri, odore di te

By 19 Novembre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

” E mentre il suo seme sgorgava in lei, anche la sua anima sgorgava verso di lei, in un atto creativo che è ben più che procreativo’ e nel finire di leggere la scena dovetti chiudere il romanzo ‘L’amante di Lady Chatterley’. Quella era una lettura per l’intimità della solitudine, ma non avevo resistito, o meglio il mio sesso non aveva resistito a consumare avidamente la storia di questa relazione carnale, istintiva anche al mio posto di receptionist in quella libreria vecchio stile. In orario di apertura. C’è da dire che nel periodo delle edizioni digitali e del possesso, nelle librerie non circola molta gente. Un ragazzo che leggeva accigliato Dostoevskij, due ragazzi che mi avevano chiesto informazioni sulla seconda guerra mondiale che però più che alla ricerca di storia erano intenti a fugaci toccatine in cerca di altro, e una signora nel reparto fotografie sognava a occhi aperti l’Africa. Accavallo le gambe e comincio a strofinarle per dare un po’ di sollievo al mio sesso già umido. Guardo l’orologio: ‘Signori, tra 15 minuti la libreria chiude’. La signora posa il libro di fotografie ed esce, seguita dai ragazzini che hanno lasciato i libri aperti sul tavolo. L’unico rimasto immobile al suo posto è il ragazzo moro. Mi alzo per mettere a posto i libri dei ragazzini, un lavoro in meno per dopo. Per arrivarci devo passare davanti al ragazzo seduto su una bassa poltrona di pelle marrone. Avvicinandomi noto che è proprio un bel ragazzo e ha un odore di maschio. Finisco il lavoro, mentre lancio furtivamente occhiate al bel giovine. Noto che è giunta l’ora di chiudere, il ragazzo non accenna a muoversi. Gli concedo ancora un paio di minuti. ‘Mi scusi, ora dobbiamo proprio chiudere’. Nessuna reazione. Mi alzo e gli tocco la spalla, solida. Fa un salto sulla poltrona e mi guarda stranito. ‘Devo chiudere la libreria’. ‘Chiedo scusa, non mi ero accorto che fosse tardi’. Ha due occhi in cui mi sto perdendo. Posa il libro ed esce. Lo seguo ipnotizzata dal movimento delle sue anche e chiudo la porta. Torno alla poltrona. L’accarezzo. E’ ancora tiepida del suo calore e l’odore della pelle si è mischiato al suo odore creandone uno nuovo che mi stordisce. Mi siedo e mi accorgo che da quella posizione nessuno mi vede dalla porta.

Complice il profumo di libri, complice anche la luce soffusa, non mi accorgo di avere divaricato un po’ le gambe e la mano sta risalendo lungo i collant. Chiudo gli occhi e sprofondo ancora nella poltrona. Mi tolgo i collant e le mutandine umide. Mi slaccio anche la camicetta e faccio uscire i seni dal reggiseno. I capezzoli sono già turgidi. Mi inumidisco le dita con la saliva e scendo a trastullarmi i capezzoli, mi accarezzo i seni, li stringo, tiro i capezzoli immaginandomi di avere le sue dita, la sua lingua su di me. Sento gocce di umori che si insinuano nei miei riccioli. Abbandono i seni e arrivo sotto la gonna. Con due dita mi allargo le grandi labbra e tengo aperto il mio sesso. Con l’altra mano lo percorro per tutta la sua lunghezza, dal buchino posteriore al clitoride già gonfio. Mi mordo il labbro inferiore quando lo raggiungo, lo stuzzico e ho un fremito lungo le cosce. Penso al ragazzo che è uscito, penso che sia ritornato e si sia spogliato. Lo immagino statuario, nudo con un pene turgido dalla cappella rossa pronta a farmi godere. Vorrei assaggiarlo. Leccando la poltrona, entro decisa con un dito nella mia vagina. Lo ritraggo tenendo il dito arcuato e con il polpastrello premo sui muscoli vaginali che si contraggono. Continuo con questo ritmo lento, languido. Penso a lui, penso che sia il mio Mr. Darcy. Un dito ormai non mi basta più, devo infilarmi anche il secondo ed aumentare il ritmo. Fuori e dentro. Ho dei brividi che mi arrivano alla nuca. Le dita dei piedi si arricciano. Dentro e ancora fuori. L’immagine di lui non è più statuaria, si avvicina e mi fissa negli occhi. Lui è il mio Conte Vronskij. Ho il respiro corto. Il mio bacino si muove a ritmo delle dita, si fondono. Non so più se sono le mie dita a masturbarmi o se mi sto scopando le mie dita. Sento un calore che mi pervade. Ormai è arrivato di fronte a me. Se allungo le dita posso sfiorarlo nella mia mente, ma non ci riesco con le mani impegnate. La frustrazione mi porta al limite. Devo aggiungere il terzo dito e accelerare ulteriormente i movimenti. Lui è il mio Heathcliff ora. Sento il piacere avvicinarsi, ma non voglio che finisca presto, quasi come un autopunizione lo ricaccio indietro. E’ doloroso, ma continuo a non lasciarlo andare. Il movimento della mia mano è fuori controllo, mi incomincia a far male il polso e con ciò la mia eccitazione non fa che aumentare. L’orgasmo spinge e le mie dita lo ricacciano dentro. E’ una battaglia. L’orgasmo vince e vengo con un urlo soffocato. Mi manca il respiro. Stacco la schiena dalla poltrona e trattengo le dita al mio interno. L’orgasmo è talmente violento che cado in ginocchio. Tra le mie dita scorrono i miei umori. La mia vagina contratta non lascia uscire le mie dita. Passa un’eternità, o così pare, e il mio corpo si rilassa. Sono spossata. La sua immagine è svanita nell’esplosione del piacere. Mi rimetto in piedi un po’ barcollante, mi sistemo e mi rinfilo le mutandine. Appena il tessuto tocca il mio sesso ancora gonfio sento bussare in modo deciso alla porta.
Continua’
Ho le guance in fiamme, gli occhi lucidi e le labbra gonfie. Nonostante l’aspetto trasandato vado alla porta ad aprire. Con mia sorpresa è il ragazzo moro della poltrona. La mia fantasia. Ho sgranato ancora gli occhi, incapace di controllarmi. Perché ho aperto? ‘Mi scusi, ero qui prima, mi sono accorto di non avere più il portafoglio, posso entrare per vedere se l’ho perso qui?’ Farlo addirittura entrare? ‘C-c-certo, entri pure’, mi discosto dalla porta e gli lascio lo spazio per entrare. Meccanicamente chiudo la porta a chiave e subito me ne pento, chissà cosa penserà; ma il suo sguardo è impenetrabile. Nell’aria c’è odore di sesso. Forse è solo la mia impressione. Lo seguo con gli occhi, si avvicina proprio alla poltrona. Si guarda attorno e si abbassa. ‘Ah eccolo, era finito sotto’ allunga il braccio e tira fuori il portafoglio e’i miei collant! Arrossisco all’inverosimile. Me li ero tolti per il piacevole interludio e me li ero dimenticati. ‘Questi devono essere suoi, suppongo’. Lo raggiungo per riprendermeli e sbrigare la faccenda rapidamente così da poter starmene in imbarazzo per i fatti miei. Ma quando gli sono di fronte, lui porta i collant al viso e respira profondamente. ‘Odore di eccitazione, sono sfrontato se dico grazie a me?’ Se prima ero imbarazzata, ora sto scavando per poter andare più in basso. Ma più mi imbarazzavo più mi eccitavo, fino a che l’eccitazione supera l’imbarazzo scacciandolo. Gli strappo via i collant dal suo viso e lo bacio. E’ un bacio languido, morbido. La mia lingua esplora la sua bocca, ogni angolo. Il mio corpo è tutto a contatto con il suo, ogni parte di me lo desidera. Anche il suo corpo mi desidera, dato il rigonfiamento che incomincia a strusciarsi sul mio bacino. Ho le sue mani sul mio seno, il tocco è leggero, quasi impercettibile, poi si fa più profondo e imprime la sua impronta sulla camicetta. Anche con il tessuto di mezzo sente che si è inturgidito. Gli mordo il labbro inferiore mentre mi stacco da lui. Voglio sentire la sua pelle, odorarla, gustarla. Ci togliamo in fretta i vestiti rimanendo in intimo. Subito le nostre mani sono sui nostri corpi in esplorazione. I nostri corpi reagiscono al tocco vibrando. Un dialogo molto piacevole. Mi siedo sulla poltrona e mi ritrovo, volutamente, con il viso davanti al suo bacino. La fantasia non mi basta più ora che ce l’ho tra le mani in carne e ossa. Lentamente faccio scendere i suoi boxer scoprendo il suo sesso già duro, lungo e discretamente largo. Supera ogni mia fantasia. Lo voglio toccare.

Faccio scorrere un dito dalla cappella alla base del pene, lo impugno e inizio una lenta masturbazione. Lo sento gemere, ma vuole di più, voglio di più. Ritorno in cima e scopro ulteriormente la cappella rossa e pulsante. Vi appoggio la lingua e inizio a rotearla, la faccio scorrere fino alla base e di nuovo in su. Ora che è insalivato bene, apro la bocca e lo faccio scomparire centimetro dopo centimetro nella mia bocca. Mi riempie in men che non si dica, ma continuo il movimento. Mi è arrivato in gola e arrivo fino alla fine della lunga asta. Le mie mutandine sono già piene dei miei umori. Lo estraggo e mi sento vuota. E’ lì, lucido di saliva e più grosso di prima. Mi ci fiondo di nuovo, do piccoli colpi di lingua, lo succhio. Continuo con il mio lavoro e un calore mi pervade il basso ventre. La mia mano si infila nelle mie mutandine e comincia a giocare con il clitoride. Il piacere che ora sale mi spinge a leccare, succhiare, muovermi più velocemente. Voglio farlo venire, ma lui non è dello stesso avviso perché insinua una mano nei capelli e ferma il mio movimento. Sono delusa. Mi fa alzare e mi porta contro lo scaffale di libri dove mi appoggia rudemente. Mi toglie il reggiseno e prende in bocca un capezzolo succhiandolo. E’ così sensibile che mi sfugge subito un gemito di piacere. Continua a giocarci alternando piccoli morsi a leccate. Anche l’altro capezzolo deve subire lo stesso trattamento. Sono al limite della sopportazione, lo voglio dentro. Adesso. Lo capisce e si stacca dal mio seno. Si inginocchia e fa cadere l’ultima barriera. Ora siamo entrambi nudi, manca solo l’ultimo atto. Insinua un dito nel mio sesso e lo inserisce tra le grandi labbra. Sono talmente eccitata che scivola senza problemi, vi inserisce anche il secondo con lo stesso risultato. E’ soddisfatto. Estrae le dita e se le lecca. Si alza in piedi ed anche lui cede, non resiste più; il suo pene è talmente duro che freme, la sua cappella è di un rosso scuro. Lo impugna e lo direziona verso la mia vagina. Per facilitargli il compito porto un piede sul ripiano più basso dello scaffale. Finalmente la sua cappella si insinua tra i miei riccioli ed entra deciso, senza ostacoli.

Continua’
E’ una sensazione stupenda, il ricordo delle mie dita non sono niente in confronto. Lo estrae per metà e rientra vorace. Ci baciamo. Le mie mani accarezzano i suoi addominali e i suoi pettorali, ogni tanto mi fermo a giocare con i suoi capezzoli. Le sue mani sono scese sul mio didietro. Lo spreme, lo allarga, non lo vuole mollare. Intanto il ritmo del suo bacino è ancora lento, mi fa sentire ogni centimetro del suo membro. Mi sta cuocendo a fuoco lento e questo mi fa impazzire. Ogni tanto fa un affondo più rude, ma poi ritorna al ritmo solito e la mia frustrazione cresce. Con le mani scendo dai fianchi al suo fondoschiena marmoreo, afferro le natiche e, mentre con il bacino mi avvicino a lui, cerco di fargli aumentare il ritmo. Lui non mi lascia fare, vuole condurre lui il gioco. Porto le mani sulla sua schiena e lo graffio; cerco di non dimostrargli che mi sta piacendo ma non ci riesco, ho dei brividi che mi percorrono e non posso fare altro che gemere. Ha capito di aver vinto e aumenta il ritmo, spinge più in profondità. Sento le copertine dei libri sui reni ad ogni colpo. Ora il suo pene entra ed esce completamente e io accompagno il movimento con il mio corpo. E’ una danza armoniosa. A ogni colpo, il mio corpo ha un sussulto che si ripercuote sullo scaffale. Sento dei libri cadere. Il piacere per me è vicino, lo sento che lentamente sale e mi arriva in gola traducendosi in un lungo gemito liberatorio. Lui continua a muoversi ampliando il mio piacere. Mentre mi riprendo dal mio primo orgasmo, mi stacca dallo scaffale e mi solleva di peso. Istintivamente aggancio le gambe dietro la sua schiena. Mi porta al tavolo della libreria, si siede e si stende sulla schiena. Il tutto sempre con il suo membro infilato dentro. Ora sono io a cavalcioni su di lui. Incomincio a muovermi languidamente ancora sotto effetto dell’orgasmo di prima. Le sue mani mi accarezzano le cosce e le natiche. Aumento il ritmo e mi afferro i seni. Incomincio a giocarci, li premo, mi tiro i capezzoli. Ha uno sguardo estasiato e, come se fosse possibile, sento il suo pene ancora più grosso e più duro di prima dentro di me. Lo spettacolino gli sta piacendo. Sempre a ritmo costante faccio scendere una mano sul mio ventre e arrivo al clitoride. Mi masturbo mentre mi scopo lui. La presa sulle mie natiche si fa più decisa, il secondo spettacolino lo ha avvicinato al piacere. Porto le mani sui suoi pettorali come punto d’appoggio per aumentare ulteriormente il ritmo. Ora anche il suo bacino si muove con il mio. Mette le mani sui miei fianchi. ‘Sto venendo’ e così dicendo mi blocca e sparge dentro di me il suo caldo seme. Stiamo ansimando e siamo sfiniti ma soprattutto appagati. Lo sfilo da me e mi stendo accanto a lui. Un po’ del suo liquido caldo mi sta scendendo lungo la coscia. Lo raccolgo con le dita e me le metto in bocca assaggiando il suo sapore.

Continua’

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