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Oltre il tabù

By 15 Aprile 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Nell’estate di qualche anno fa, quando ero diciannovenne, mi capitò l’occasione di passare qualche giorno nella casa al mare di mio zio. Era da qualche tempo che mi chiedeva se avessi voglia di raggiungerlo lì per passare un po’ di tempo insieme, dato che durante l’anno non capitava spesso di vederci.
Siccome mi trovavo a Milano e non ne potevo più dell’afa tipica di questa città in estate, decisi di contattare mio zio e di dirgli che l’avrei raggiunto al più presto. Mio zio aveva al tempo quarantadue anni, portati benissimo e con grande fascino. Da parecchi anni era ormai divorziato da mia zia e viveva dunque molto liberamente, non avendo nemmeno figli.
Nonostante non ci vedessimo molto spesso, il nostro legame era stato sempre molto forte; con lui mi divertivo sempre e tornavo bambina ogni qualvolta ci capitasse di passare una giornata insieme. Mi portava a fare giri in moto, al cinema, e a volte anche a fare scarpinate in montagna (una passione che abbiamo tuttora in comune). Quando lo chiamai quel pomeriggio di Luglio, lo sentii felicissimo per la notizia che gli diedi. Sarei partita dopo due giorni e sarei stata con lui poco più di una settimana, dato che poi mi aspettava una vacanza con amici.

Dopo un viaggio di molte ore in treno, arrivai alla stazione di Vasto, dove mio zio mi aspettava. Non appena scesi dal treno, lo vidi e gli corsi incontro. Gli saltai in braccio e lo abbracciai forte, mentre lui mi stringeva a sé e mi dava un bacio sulla guancia. Il sole aveva abbronzato il suo corpo muscoloso e i suoi occhi azzurri risaltavano ancor di più. Avevo sempre avuto un debole per mio zio, e in quel momento lo trovai ancor più affascinante.
-Finalmente eccoti qui! Hai fatto buon viaggio?- mi chiese, sorridendo con i suoi denti perfetti.
-Sì zio, tutto a posto. Non vedevo l’ora di passare un po’ di tempo con il mio zietto preferito!-.
-Spero che riuscirai a prendere un po’ di colore, sei pallidissima come al solito Morgana-.
-Hai ragione. Beh, cosa aspettiamo allora? Andiamo!-.
Mio zio mi cinse un fianco con il suo braccio e mi condusse alla macchina. Ogni volta che mi stringeva a sé, provavo un brivido. Il viaggio per arrivare alla sua villetta sul mare mi riportò alla mente tutti i posti splendidi di quel luogo, mentre facevo vagare la mente accarezzata dalla brezza marina che filtrava dal finestrino aperto.

Arrivati, mio zio prese la mia valigia e mi fece strada.
-E’ proprio bella come la ricordavo -. La sua casa troneggiava su un piccolo colle cosparso di ulivi, attraverso il quale si giungeva direttamente alla spiaggia. Era un paradiso. Mio zio mi accarezzò la spalla e mi diede un bacio sulla fronte.
-Sono davvero felice di averti un po’ qui con me. Ti ho preparato la mansarda, è tutta per te-.
Salii le scale con mio zio che mi seguiva portando la mia valigia. La gonna corta che portavo gli aveva sicuramente offerto la vista delle mie mutandine ad ogni gradino che salivo. Mi lasciò da sola e tornò al piano di sotto.
Finii di disfare la valigia e di mettermi comoda. Mi spogliai e presi un asciugamano, dirigendomi verso il bagno. Avevo bisogno di rinfrescarmi dopo il viaggio fatto in treno. L’acqua tiepida della doccia sfiorava il mio corpo donandomi una sensazione piacevole di languore, mentre le mie mani passavano su ogni centimetro di pelle per insaponarmi. Improvvisamente, mi attraversò il pensiero delle mani di mio zio al posto delle mie, e arrossii fortemente. Decisi di uscire dalla doccia e di mettermi in costume per andare in spiaggia con mio zio. Scelsi un completino azzurro scuro con i laccetti e lo indossai velocemente.
Quando mio zio arrivò, lo vidi deglutire non appena mi vide. Mi fissò per un istante, rimanendo immobile. Poi se ne rese conto e distolse lo sguardo.
-Zio andiamo in spiaggia? E’ da stamattina che non vedo l’ora! Hai ancora le canoe vero?-.
-Certo! Mi metto il costume e ti raggiungo subito-.
Non appena tornò, lo guardai con aria di sfida. –Facciamo a chi arriva primo?-.
Iniziai a correre e, uscita dalla villa, iniziai a scendere per il sentiero in mezzo agli ulivi. Sentivo mio zio correre dietro di me mentre rideva. Ero come una boccata d’aria fresca per lui.
-Se ti prendo..!-.
-Provaci se ci riesci!-. Ridevo anche io a pieni polmoni, mentre acceleravo ancor di più la corsa.
Arrivata alla spiaggia, mi fermai di colpo. Era una meraviglia. L’acqua cristallina incorniciava la spiaggia fatta di sassi bianchi, aprendosi in una sorta di golfo.
-Bello come sempre, vero?-. Mio zio era alle mie spalle.
-Sì, è davvero stupendo-. Ero ancora a bocca aperta. Una perla.

Entrammo in acqua e come ogni volta che eravamo stati al mare insieme, iniziammo a giocare come due bambini. Gli salii sulla schiena facendo finta di voler affogarlo, e così lottammo ridendo per molti minuti. Alla fine, esausti, ci spostammo dove riuscivamo a toccare il fondo con i piedi. Mio zio mi guardò e mi tirò a sé, prendendomi in braccio. Strinsi le gambe attorno ai suoi fianchi e rimasi così, mentre con le braccia gli cingevo il collo. Mi strinse il sedere scherzando, come faceva sempre. Quando però i nostri sessi vennero a contatto, entrambi provammo una strana sensazione. Cercai di sviare l’attenzione da quella situazione imbarazzante e riprendemmo a giocare. Ogni volta che i nostri corpi si sfioravano, però, sentivo crescere una strana eccitazione. Venivo sempre più attratta dal fascino di mio zio e dal suo corpo statuario. Chi ci avesse visto da fuori avrebbe potuto pensare che eravamo una coppia, perché nonostante la differenza di età, mio zio sembrava molto più giovane dei suoi quarantadue anni.

Dopo un tempo interminabile, decidemmo di uscire dall’acqua e di sdraiarci e asciugarci al sole. Non avevo portato la crema solare, e quello fu un grave errore. Questo perché invece di rimanere poco sotto i raggi del sole, entrambi ci addormentammo per un’ora. Quando ci svegliammo, mio zio guardò la mia schiena sbarrando gli occhi.
-Oddio Morgana! Ti sei ustionata! Scusami avrei dovuto pensarci, hai una pelle troppo delicata e bianca per stare così tanto al sole!-. Mio zio era terrificato. Sentii il bruciore cominciare a diffondersi su tutta la parte del corpo che era stata esposta al sole. Il dolore era tremendo.
-Non è colpa tua zio, avrei dovuto pensarci io. Andiamo a casa, mi fa molto male-. Ero completamente rossa dietro.

Arrivati in casa, mio zio mi fece stendere a pancia in giù sul suo letto e mi disse di aspettarlo lì. Tornò reggendo una crema post-scottatura in mano.
-Ora ti metto la crema, dimmi se ti faccio male però-.
-Zio il costume mi sta facendo aumentare il bruciore, ti dispiacerebbe slacciarmelo?-. Non avevo scelta, nonostante l’imbarazzo dovevo liberarmi di quell’indumento che mi procurava dolore ogni volta che si muoveva sulla pelle.
-Certo, va bene. Aspetta che faccio piano-. Sentii la sua voce tremare leggermente. Mi slacciò il pezzo di sopra e mi sollevai leggermente per farglielo sfilare da sotto il mio corpo. Le mutandine però mi procuravano un bruciore insopportabile. Mi vergognai moltissimo quando gli chiesi di levarmi anche quelle. Era pur sempre mio zio, da piccola mi aveva vista nuda un sacco di volte. E’ che ora era una situazione diversa, io ero una donna. Titubante, mio zio slacciò il costume con le sue dita virili, e me lo sfilò. Ecco, ora il mio sedere era esposto alla sua vista. Arrossii e girai il volto. Forse non era stata una grande idea. Mio zio ammutolì. Serrai le gambe il più possibile per impedire la vista della mia fighetta, non volevo che la situazione si facesse ancor più imbarazzante.
Senza dire una parola, mio zio prese la crema e iniziò a farla cadere sul mio corpo. La sensazione di freddo mi fece rabbrividire e allora sentii mio zio ridacchiare. Non appena le mani di mio zio sfiorarono la mia pelle, sentii una fitta di dolore attraversarmi il corpo.
-Ahia!-.
-Scusami, cercherò di non farti male. Cerca di rilassarti però Morgana, vedrai che tra poco sentirai sollievo-.

Così fu infatti. Le sue mani accarezzavano leggermente la mia schiena, mentre io mi scioglievo sempre di più sotto il suo tocco. Oramai non sentivo più imbarazzo. Quando mio zio arrivò al sedere, trovai naturale dischiudere le gambe per facilitargli il compito. Non mi resi conto però che così ora la mia fighetta era esposta al suo sguardo. Le mani di mio zio si fermarono sul mio corpo. Alzai leggermente lo sguardo e lo trovai immobile a guardare fra le mie gambe. Arrossii violentemente e cercai di chiudere le gambe. Quando mio zio si riprese e incontrò il mio sguardo, cercò di recuperare la situazione.

-Scusa Morgana, non volevo metterti in imbarazzo. Ho solo notato che ti depili la vagina, fai bene a tenerla così, è più igienico-. Dimenticavo di dire che mio zio era un ginecologo, e di fighe come la mia doveva averne viste a centinaia. Nonostante questo, non riuscii a fare a meno di notare l’evidente erezione che veniva evidenziata dal suo costume. Non dissi niente e voltai di nuovo la testa. Quel suo commento mi aveva turbata.
Le sue mani cominciarono ad accarezzarmi le gambe partendo dai piedi. Si mossero dalla caviglia al polpaccio, fin su al ginocchio. Salì verso l’interno coscia e poi si spostò sulle mie natiche. Con mia sorpresa, iniziò a massaggiarmele con vigore. Subito mi irrigidii, ma dopo un po’ quel tocco iniziò a piacermi e lo lasciai fare. Mi stavo eccitando e a darmi piacere era mio zio. Mi sentivo in colpa, sapevo che era una cosa sbagliata, ma il mare e le sue carezze avevano contribuito a sciogliere le mie inibizioni. Aprii nuovamente le gambe. Sentivo il suo sguardo sul mio corpo. Aveva capito che mi stava piacendo. Tornò verso l’interno coscia e ad un certo punto mi sfiorò le labbra della fighetta con un dito. Ebbi un fremito ma non dissi niente. Pensai che fosse successo per sbaglio. Poco dopo, però, sentii nuovamente un dito passare in mezzo all’apertura. Ero terribilmente bagnata, probabilmente i miei umori stavano già toccando le coperte. Mi sentivo in imbarazzo. La mia eccitazione stava salendo sempre di più.
Mio zio mi sussurrò all’orecchio di rilassarmi, ci avrebbe pensato lui. Quando sentii un dito posarsi sulla mia apertura e cominciare a passarci sopra, pensai che fosse troppo. Ero eccitata, sì, ma quella situazione era strana. Intanto il suo dito continuava a separare le labbra della mia fighetta.
-No zio, io non…-.
-Va tutto bene, rilassati dai. E’ un massaggio che ho imparato a fare. Ti sentirai benissimo poi-.
Cercai di sottrarmi al suo dito, ma poi cedetti. Sapevo che quello che stavamo facendo era immorale, lo sapeva anche lui, ma il piacere che stavo provando era di gran lunga maggiore a qualsiasi remora morale.
Quando vide che mi ero abbandonata al suo tocco, mio zio spinse il dito medio dentro la mia fighetta, che in quel momento era piena di umori. Sospirai di piacere a quel contatto. Iniziò a muoverlo dentro e fuori mente con il pollice iniziò a massaggiarmi il clitoride. In quella posizione ero completamente sottomessa a lui.
-Quanto sei bella Morgana. So che stiamo osando, ma non ti resisto, perdonami-. Io ero persa in quel mare di sensazioni. Il ditalino che mi stava facendo mio zio era a dir poco meraviglioso. Gemetti quando inserì un secondo dito dentro di me. Iniziò a muovere le dita velocemente, accompagnato dai miei gemiti sempre più forti.
-Sì zio, continua così..ah!-. Non resistevo più, stavo per venire.
Iniziò a mordermi e a stringermi il sedere con la mano che aveva libera, accecandomi dal piacere. Sentivo la mia fighetta aprirsi alle sue dita, mentre queste mi colpivano il più in fondo possibile facendomi tremare. Ogni affondo mi donava una scossa di piacere.
-Sto venendo, sto venendo!-. Urlai, raggiungendo un orgasmo spettacolare. Mi accasciai inerme sul letto continuando a gemere. I miei umori avevano intriso le coperte.

Mio zio si alzò e corse verso il bagno. Lo sentii mentre si masturbava per liberarsi. Quando tornò, avanzò titubante verso il letto, dove io lo aspettavo. Mi diede un bacio sulla guancia e si girò dall’altra parte. Incominciavo anche io a realizzare cos’era accaduto. Compresi che quella vacanza si sarebbe rivelata molto interessante. Non vedevo l’ora che arrivasse il giorno seguente.

La mattina seguente mi svegliai notando l’assenza di mio zio al mio fianco. Sentii dei rumori dalla cucina e capii che stava preparando qualcosa. Raccogliendo le forze, mi tirai a sedere sul letto e rimasi ferma a gambe incrociate per qualche minuto. Pensai alla sera precedente e subito sentii lo stomaco aggrovigliarsi; un sentimento di imbarazzo e malessere si impadronì di me. Era stata follia, un atto senza alcuna parvenza di ragione. Mi ero abbandonata alle mani di mio zio, mio zio! Ogni attimo che passava contribuiva a farmi sentire peggio. Sarei voluta sparire in quell’istante, ma sapevo che prima o poi avrei dovuto affrontare mio zio. Mi alzai e mi diressi verso il bagno, cercando di guadagnare tempo.

Mi sentivo sporca. Come se avessi compiuto un crimine. Eppure era stato così inaspettato e piacevole che nonostante tutto, non riuscii a non pensare alle sue mani su di me. Tentai di scacciare questi pensieri e di sentirmi in colpa per quello che era successo. Finii di lavarmi sciacquando ogni residuo che potesse ricordare la nottata appena trascorsa.
Tornata in camera, mi accorsi che i miei vestiti erano nella mia camera al piano di sopra e che li avrei potuti raggiungere solo passando per la cucina. Ero nuda e dovevo pensare in fretta. Mio zio aveva sicuramente sentito l’acqua della doccia scorrere. Mi avvicinai al suo armadio e presi una camicia, la più lunga che potessi trovare, e la indossai. Perlomeno riusciva a coprirmi in maniera abbastanza decente.

Andai tremando verso la cucina, sentendo il cuore accelerare i suoi battiti ad ogni passo. Ero terrorizzata. Non sapevo cosa dire, né cosa fare o pensare. Una totale confusione mi annebbiava la mente. Quando mi sentì arrivare, mio zio si girò e accennò un sorriso. L’imbarazzo della situazione era palpabile.
-Morgana siediti per favore, dobbiamo parlare-. Il suo tono era un misto fra arrabbiato e dispiaciuto. Decisi di sedermi su una sedia intorno al grande piano in marmo della cucina.

-Quello che è successo ieri sera non dovrà succedere mai più, credo che tu l’abbia capito. Mi dispiace per come mi sono comportato, sono stato schifoso e per questo credo che sia meglio che tu torni a Milano-.

Disse questo come una fucilata. Le sue parole mi lasciarono sconvolta. Sapevo che quello che diceva era vero, eppure non volevo accettare la situazione che si era venuta a creare.
-Zio per favore non dire così. Abbiamo sbagliato, lo abbiamo fatto insieme. So che ora è tutto strano, ma è un errore che non capiterà più. Vorrei stare qui ancora, godiamoci questa vacanza e lasciamoci alle spalle questo episodio, no? Siamo entrambi adulti e vaccinati, affrontiamo la cosa da tali-. Abbozzai un sorriso, cercando di incontrare il suo. La sua espressione era contrita, pensosa. Iniziavo a sentirmi peggio.
-Va bene, cerchiamo di dimenticarci quello che è successo. Accetta ancora le mie scuse-. Tirai un sospiro di sollievo, fortunatamente la tensione che si era creata in quella stanza iniziava a diminuire.

Durante la giornata mio zio si fece vedere il meno possibile, apparendo solo quando era ora di preparare il pranzo o la cena. Di notte lo salutai dopo essere stata fino a tardi sulla spiaggia per raccogliere i miei pensieri. Salii nella mia camera e mi addormentai quasi subito, sperando che anche mio zio riuscisse a fare lo stesso. Mi sentivo meglio, avevo deciso di non pensare davvero più all’accaduto.

Il giorno seguente, però, iniziò in un modo differente. Mi alzai dal letto e dopo essermi rinfrescata, scesi al piano di sotto dove mio zio mi attendeva già sveglio. Mi guardò e mi sorrise. Un sorriso vero, pieno. Mi sentii sollevata, probabilmente anche lui aveva resettato la mente.
-Ti ho preparato la colazione-. Mi porse dei pancakes con sopra confettura di limoni, che adoravo. Mio zio era un cuoco piuttosto bravo. Ringraziai e mi misi a mangiare di gusto mentre osservavo le sue mosse. Si mise di fianco a me bevendo da una tazza del caffè. Rimanemmo in silenzio per un po’, dopodiché mio zio mi chiese se avessi voglia di un giro in canoa. Ovviamente accettai con entusiasmo, adoravo attraversare il mare su quella piccola imbarcazione; fin da piccola associavo il venire a visitare mio zio a Vasto con un’uscita in canoa insieme.

Prendemmo le canoe dal ripostiglio che mio zio aveva vicino alla spiaggia, nascosto fra gli ulivi, e ci dirigemmo verso l’acqua. Fu davvero una mattinata piacevole, in cui ci sfidammo in gare di velocità e ci godemmo il mare come non mai. Il nostro umore si era decisamente sollevato. Quando uscimmo dall’acqua, non mi sentivo più le braccia. Avevamo remato per più di un’ora e ci eravamo stancati moltissimo. Per qualche ora riposammo dunque sulla spiaggia, questa volta armati di crema protettiva che mi spalmai da sola, pur con qualche difficoltà per raggiungere la schiena.
Prima di tornare in casa, però, ci rituffammo in acqua prima di salire per il pranzo. Scherzammo giocando a schizzarci con spruzzi d’acqua e ridemmo di gusto. Finalmente era tutto tornato alla normalità. O così pensavo.
Ben presto iniziammo ad avvicinarci e, fra uno scherzo e l’altro, mi ritrovai avvinghiata al corpo di mio zio, che mi sosteneva abbracciandomi. L’acqua ci arrivava fino al torace. Ci guardammo negli occhi quando il mio sesso andò a premere contro quello di mio zio. Nonostante l’acqua fredda, sentivo chiaramente la sua eccitazione separata solamente dal costume dalla mia fighetta. Rimasi immobile, aspettando che fosse lui a muoversi. Fece scivolare le sue mani dai miei fianchi fino al mio sedere, e mentre mi spingeva con forza verso di sé, mi diede un bacio sul collo. Io non sapevo cosa fare. Sentivo il suo cazzo e cominciavo ad eccitarmi. La sua bocca sul mio collo mi stava facendo rabbrividire. Mi leccava la pelle che poi chiudeva in un bacio. La situazione era alquanto inaspettata e avevo paura che sarebbe sfociata in un nuovo silenzio colpevole. Rimasi ferma e lo lasciai fare, quando ad un certo punto mi mise giù e, evitando il mio sguardo, mi disse che sarebbe stato meglio uscire dall’acqua.

Tornammo in casa e, come se non fosse successo niente, preparammo il pranzo. Ancora ricordo nitidamente l’imbarazzo che provavo per la mia eccitazione, ma non riuscivo a fare a meno di sentirmi coinvolta dalla situazione. Chiaramente piacevo a mio zio, ma lui era bloccato e si sentiva in colpa per questo. Decisi che la prossima mossa toccava a me, e che quella sera avrei osato. Non mi importava più nulla del pudore e dalla parentela che ci legava, quello che sapevo con chiarezza era che volevo godermi appieno quella settimana.

La giornata trascorse tranquilla finché non si fece tardi. Eravamo sul terrazzo della casa, comodi su sdraio a goderci il panorama e la tranquillità di quella notte, accarezzati da una piacevole brezza estiva.
Dopo quello che sembrò un tempo infinito in cui ero riuscita ad appacificare i pensieri che mi attraversavano la mente, ci alzammo per andare a dormire. Mio zio mi diede un bacio sulla fronte e mi salutò, dirigendosi verso la sua camera.
Mentre salivo le scale per raggiungere la mia, però, decisi che quella sera non l’avrei passata da sola. Mi diressi verso il cassetto della biancheria e mi congratulai con me stessa per aver portato dell’intimo piuttosto sexy con me. Mi piaceva moltissimo collezionare completini. Ne indossai uno nero con mutandine di pizzo traforato, che non lasciavano molto all’immaginazione. Mi rinfrescai in bagno e sciolsi i miei capelli rossi sulle spalle tornate di quel bianco lattiginoso che caratterizzava il mio incarnato.
Scesi le scale con le gambe che mi tremavano, ma prima di aprire la porta della camera di mio zio raccolsi tutto il coraggio che avevo. Lo volevo, ne ero certa.

Aprii la porta e mi ritrovai nella penombra. Mio zio era già nel letto, voltato su un fianco. Quando sentì la porta che si apriva, si girò verso di me con espressione incredula.
-Morgana! Cosa c’è?-. Non sapevo cosa rispondere, quindi decisi di non parlare. Mi sentivo in imbarazzo, ma cercai di avvicinarmi al letto il più sensualmente possibile, non ascoltando i pensieri che si stavano accavallando a gran velocità nella mia mente. Mio zio rimase immobile fino a quando salii sul letto.
-Morgana io credo che tu debba tornare nel tuo letto-. La sua voce tradiva la sua eccitazione. Lo sentivo, anche lui lo voleva, ma aveva paura delle sue azioni e delle conseguenze che ne sarebbero derivate. Nel frattempo si era alzato e appoggiato allo schienale del letto, senza staccarmi gli occhi di dosso.
Salii a cavalcioni su di lui, continuando a guardarlo negli occhi. Ora i nostri due sessi erano nuovamente a contatto, separati solamente da una stoffa leggera. Vidi che mio zio era nudo e questo contribuì a fare accrescere la mia eccitazione. Presi le sue mani e le misi sul mio seno, mentre lui mi guardava rapito e confuso da quello che stava succedendo. Quando raggiunse i miei seni, dopo poco li strinse leggermente e sospirò.

-Andremo all’inferno, lo sai-. Mi disse, facendomi ridere. Scesi verso la sua bocca con il mio viso e finalmente sentii le sue labbra contro le mie. Inspirando con forza portò una mano sulla mia nuca e una sul mio sedere, iniziando a baciarmi e a farsi spazio con la sua lingua fresca fra le mie labbra, mentre mi stringeva possessivamente a sé. Stavo impazzendo, il suo tocco virile mi faceva impazzire. Ricordo benissimo come mi fece perdere la testa quando con una mano mi slacciò il reggiseno e subito dopo con la bocca iniziò a leccarmi un capezzolo, stringendolo e mordendolo. Gemetti e questo lo fece impazzire, sentii chiaramente una spinta provenire dal suo cazzo duro, che era ancora sotto le coperte. Con un colpo di reni mi fece girare e mi portò sotto di lui, mentre io mi sentivo euforica e non riuscivo a smettere di sorridere. Riprese a succhiare e mordere i miei seni facendomi bagnare moltissimo fra le gambe. Vidi il suo cazzo per la prima volta e gemetti per l’effetto che mi fece quando lo appoggiò, di marmo, fra le mie cosce. Da quello che ero riuscita ad intravedere in quell’attimo, era bello grosso. Intanto alla bocca aveva aggiunto le mani, con cui mi torturava i capezzoli facendomi impazzire di piacere. Gemevo e più lo facevo, più lo sentivo eccitarsi.
Lo scostai da me e lo feci stendere sul letto, riportandomi su di lui. Con una scia di baci che partiva dal suo torace, scesi fino al suo cazzo. Era ancora più bello di quello che pensassi. Mio zio ha un cazzo da far perdere la testa. Quando dischiusi le labbra e le avvolsi sulla punta pulsante del suo cazzo, sentii mio zio gemere.

-Cazzo Morgana!-. Si abbandonò con la testa all’indietro e si portò un braccio sugli occhi, cercando di non imprecare. Ridacchiai mentre con la mano destra afferravo il cazzo alla base e iniziavo a succhiarlo su e giù. Mi piaceva da impazzire, aveva un gusto inebriante. Dopo un po’ riuscii a prenderlo del tutto in bocca, iniziando a pomparlo come una forsennata. Mio zio emise un suono strozzato non appena aumentai il ritmo e mi mise una mano sulla testa, spingendomi la bocca sulla sua asta di carne dura come il marmo. Ero fradicia fra le gambe, eccitata fino al parossismo. Continuai a leccarlo per tutta la lunghezza, infilando la lingua nella fessura sulla punta e ricominciando a succhiargli la cappella. Lo sentivo in mio potere.
Quando mancava poco all’orgasmo, mio zio mi bloccò. Si alzò e mi fece stendere sotto di lui, guardandomi negli occhi con aria seria. Afferrò l’elastico delle mie mutandine e lentamente le sfilò via. Ora ero totalmente nuda sotto i suoi occhi. Mi guardò e poi scese con il viso fra le mie gambe. Quando sentii la sua lingua toccare le mie labbra, mi sentii esplodere. Ero un lago, dal quale mio zio si stava abbeverando. Con la lingua piatta mi leccava l’apertura velocemente, mentre con il pollice della mano destra mi stimolava il clitoride. Subito dopo inserì la lingua nella mia fighetta in profondità, strappandomi un urletto che lo fece aumentare il ritmo. Sentire mio zio che mi leccava e mordeva le labbra della mia fighetta mi portò all’orgasmo, un orgasmo stupendo, che urlai a pieni polmoni, accasciandomi poi fra le lenzuola.

Quando mi ripresi, mio zio portò i gomiti al lato del mio viso e si posizionò fra le mie gambe. Lo guardai mentre sentivo la punta del suo stupendo cazzo avvicinarsi all’entrata della mia fighetta. Lo prese con una mano e lo strusciò sopra, separandomi le grandi labbra con esso. Quel contatto mi fece arrivare scariche elettriche di piacere direttamente al cervello. Mi baciò e mentre lo faceva, mi penetrò con un colpo. Sbarrai gli occhi. Ero letteralmente senza fiato. Il suo cazzo mi riempiva alla perfezione, fino in fondo all’utero. Lo sentivo dentro di me e non feci in tempo ad abituarmici che mio zio cominciò a pompare forsennatamente dentro di me. Gemevo come non mai, non capivo più niente. Portai le mie gambe dietro la schiena di mio zio, puntellandomi con i talloni sulle sue natiche per far sì che le spinte fossero il più profonde possibili.
Mi baciava, mi mordeva, mi leccava. Mi strinsi a lui più che potevo, mentre sentivo il suo fiato caldo nell’incavo del mio collo. Nessun pensiero ci attraversava la mente, volevamo solamente godere dei nostri corpi. Il suo cazzo mi stava trapanando la fighetta, la apriva e la squarciava come un coltello che entra nella sua guaina. Godevo come una porca mentre le sue spinte si facevano sempre più forti. Lo incitavo a scoparmi violentemente, lo volevo dentro a più non posso. Sentivo la cappella sbattere fino in fondo, facendomi quasi male per la forza dei colpi che mi assestava. Venni urlando nuovamente il mio piacere, quando la mia vista si appannò e iniziai a sentire scosse di piacere che mi fecero tremare sotto il suo corpo. Ansimai mentre mio zio mi baciava l’incavo del collo e mi accarezzava un fianco.
Riprese subito a scoparmi con forza nella mia fighetta lubrificata dagli abbondanti umori che avevo prodotto. Il suo cazzo andava su e giù e affondava come nel burro. Lo accoglievo come la migliore delle amanti, mentre godevo e godevo.
-Sto venendo!-. La voce roca di mio zio mi riportò alla realtà.
-Vienimi dentro, prendo la pillola!-. Questa mia affermazione fece impazzire di piacere mio zio, che iniziò a spingere come un forsennato squarciandomi la figa. La sua forza era così eccitante, le sue mani le sentivo dappertutto sul mio corpo. Venne poco dopo inondandomi di sperma, esplose letteralmente dentro di me. Ero esausta ma appagata come non mai. Rimase sopra di me, stendendosi sul mio corpo e baciandomi dolcemente. Avevamo goduto come porci l’uno dell’altra. Ero felicissima, mi sentivo benissimo.
Dopo un po’ mio zio si scostò da me e mi si mise di fianco, dandomi un ultimo bacio e addormentandosi dopo poco. Anche io mi addormentai, mentre ancora sentivo pulsare la mia fighetta dopo l’amplesso.

(CONTINUA)
Mi sentivo bene. Mi trovavo nel letto, le lenzuola attorcigliate attorno al mio corpo. Dalla finestra filtrava un debole fascio di luce che rischiarava la stanza, permettendomi di osservare il corpo di mio zio e il suo volto girato verso di me.
Ora lo vedevo in modo diverso, come un partner con cui avevo passato una notte fantastica. Era sicuramente una situazione strana, che mai avevo pensato si potesse presentare nella mia vita. Io e mio zio. Una follia. Eppure vedere come il suo torace si alzava e abbassava seguendo il suo respiro, come la luce disegnava i contorni del suo viso mettendo in risalto la sua mascella, non poteva far altro che risvegliare i miei sensi e la mia eccitazione.
Mi avvicinai a lui e mi accoccolai al suo fianco, sentendo che iniziava a svegliarsi. Con un braccio mi strinse a sé, mentre rimaneva in uno stato di dormiveglia. Mi piaceva la sensazione, la mia schiena contro il suo petto e il suo viso nell’incavo del mio collo. Incominciò a posare dei baci delicati vicino al mio orecchio, scendendo verso il collo e poi continuando sulla spalla. Dei piccoli brividi mi attraversavano la schiena, mentre rimanevo ferma a godermi quelle piccole attenzioni.
Una sua mano mi strinse un seno mentre al posto dei baci si erano sostituiti dei morsi che ora mi dava sul collo, risvegliando ancor di più la mia voglia di lui.
-Buongiorno- dissi sorridendo, mentre mi giravo verso di lui per guardarlo negli occhi.
-Buongiorno Morgana- rispose mio zio, spostandomi una ciocca di capelli dal viso e dandomi un bacio sulle labbra.

Non c’era bisogno di parlare, di cercare di dare un senso a quello che era successo. Eravamo entrambi consapevoli del gesto che avevamo compiuto, della barriera che avevamo oltrepassato. Non ci vergognavamo, stavamo bene lì, in quel momento, in quella stanza. Non mi sarei mai più voluta alzare. Mio zio era uno degli uomini più belli che avessi mai visto, e pensare che una ragazza come me lo potesse far eccitare e desiderare il mio corpo mi donava un piacere indescrivibile. Sapevo bene che dopo il divorzio da mia zia non era rimasto con le mani in mano, ma in quel periodo eravamo entrambi single. Non mi aspettavo che nascesse una relazione, sarebbe stata una cosa fin troppo folle e impossibile da affrontare, quindi decisi di godermi quei giorni appieno per poi mettere il cuore in pace e tornare alla vita di sempre. Probabilmente anche mio zio pensava la stessa cosa, e a me stava bene così.

Eravamo ancora nudi dalla notte precedente, e fra le mie gambe rimanevano tracce del suo seme. Mentre pensavo a questo, mio zio mise una mano fra le mie gambe da sotto le coperte e mi trovò già leggermente bagnata. Giocò un po’ con un dito sulla mia apertura, facendomi sospirare ogni volta che mi aspettavo che l’avrebbe messo dentro e invece lo allontanava, facendomi impazzire. Quando sentì che ormai ero un lago, mi infilò dentro due dita di colpo strappandomi un gemito. Le tenne ferme guardandomi negli occhi e riprendendo a baciarmi. Ero in uno stato di eccitazione febbrile. Incominciai a muovermi su quelle dita ma subito venni bloccata da mio zio.
-Resta ferma, non ti muovere- era un ordine. Stavo impazzendo, mentre dalla mia fighetta continuavano ad uscire umori. Volevo che mi facesse un ditalino, volevo sentire quelle dita muoversi dentro di me come un cazzo. Protestai gemendo mentre la sua bocca si era spostata su un mio capezzolo, iniziando a torturarlo e morderlo delicatamente. Pensavo continuamente alle sue dita dentro di me e di come desideravo muovermi su di esse. Rimanere ferma fu un’impresa. Dopo avermi succhiato entrambi i capezzoli, mio zio cominciò a muovere le sue dita dentro di me, mentre finalmente io cominciavo a godere anche nella fighetta. In quella posizione poteva muoverle solo avanti e indietro, provocandomi una sensazione di piacere indescrivibile. Sentivo i suoi polpastrelli incurvarsi e muoversi dentro di me, mentre i miei gemiti si susseguivano sempre più forti. Strinsi una mia mano sulla sua spalla e mi spinsi il più possibile verso di lui, alzando la gamba e permettendogli di penetrare più a fondo dentro di me. Nessuno di noi due distoglieva lo sguardo, voleva guardarmi mentre mi dava piacere. Prima di farmi raggiungere l’orgasmo, però, si fermò. Lo guardai sconvolta dal piacere e turbata per l’interruzione.

-Vieni, andiamo a farci una doccia- mio zio mi prese per mano mentre io ridacchiavo seguendolo. ‘Bel culo’ pensai, mentre lui mi camminava davanti. Peccato che fosse mio zio.
Aprì l’acqua sotto la doccia, e subito dopo mi strinse a sé. Mi avvinghiai al suo corpo mentre il nostro gioco di lingue incominciava. I nostri sessi a contatto mi facevano tremare fra le sue braccia, mentre le sue mani vagavano sul mio corpo.
Entrammo nella doccia e lui mi premette il corpo contro la parete. Il marmo freddo mi fece sussultare, ma presto venni riscaldata dal getto d’acqua e dal corpo di mio zio, che aderiva alla perfezione al mio. Il mio seno premeva contro il suo torace e mi sentivo terribilmente eccitata.
Sentii le sue mani stringermi il culo e subito dopo, con mia sorpresa, mio zio mi sollevò e mi fece avvinghiare le gambe ai suoi fianchi tenendomi in alto e contro la parete. Avevo paura di cadere, ma quella posizione era tremendamente eccitante. Con un colpo di reni mi penetrò, facendomi spalancare la bocca dallo stupore per la forza con cui il suo cazzo era arrivato in fondo al mio utero. Iniziò a spingere mentre ad ogni spinta gemeva insieme a me. Appoggiai la testa al marmo offrendogli il mio seno da mordere, succhiare e torturare mentre ad ogni spinta il nostro equilibrio si faceva precario. Mi stava letteralmente sbattendo contro la parete della doccia, spingendo come un toro. Gemevo e urlavo dal piacere e mi godevo il suo cazzo affondo dopo affondo, mentre il sesso che stavamo consumando diventava sempre più animalesco. Mio zio mi mordeva il seno, il collo, le labbra. Non resistetti. Venni con una forza incredibile, gemendo per il piacere mentre mi si annebbiava la vista. Le sue mani mi stringevano ancora e mi tenevano sollevata. Sentivo che di lì a poco sarebbe venuto. Il suo cazzo era un palo di marmo dentro la mia carne, dove affondava come un coltello nel burro. Vederlo così eccitato grazie a me mi faceva impazzire, lo sentivo in mio potere e il fatto che stavamo facendo qualcosa di ‘proibito’ rendeva il tutto più piccante.
Con un ultimo affondo che mi tolse il respiro, mio zio venne dentro di me riempiendomi la figa di sborra. Mi lasciò a terra e, affaticato, si appoggiò con la testa sulla parete della doccia. Sentivo ancora le gambe che mi tremavano, ma mi misi dietro di lui e lo abbracciai, facendo aderire il mio seno alla sua schiena. Rimanemmo così, mentre lo baciavo seguendo la spina dorsale, salendo e scendendo più volte.

Ci asciugammo e, dopo esserci vestiti con le prime cose che avevamo trovato sparse per la camera, facemmo colazione sulla terrazza della casa. Ci guardavamo negli occhi e mi sentivo una gran porca, lo guardavo maliziosa mentre lui accennava un sorriso con il suo sguardo penetrante.
Dopo esserci infilati il costume, andammo in spiaggia. Non c’era nessuno, eravamo solo noi e il mare. Guardai mio zio e, mettendomi davanti a lui, mi slacciai il costume, sia sopra che sotto, facendo cadere i due pezzi ai miei piedi. Lui mi guardava evidentemente eccitato, si godeva lo spettacolino mentre le sue mani andavano a togliere anche il suo costume. Che cazzo, che cazzo meraviglioso. Mi gettai subito in ginocchio davanti a lui, ritrovandomi quel suo bastone davanti agli occhi. In un attimo era già sparito per metà nella mia bocca, mentre mio zio reclinò la testa all’indietro imprecando con un ‘Cazzo Morgana!’.
Mi piaceva il sapore, averlo in bocca e leccarlo dappertutto, facendolo scivolare sulla mia lingua per poi succhiare la cappella pulsante. Lo presi tutto dentro quasi soffocandomi per quanto era grosso, continuando poi a pomparlo nella mia bocca. La situazione mi faceva impazzire, lo sentivo crescere mentre continuavo il pompino succhiando sempre di più quel cazzo meraviglioso. Gli accarezzai le palle mentre con l’altra mano lo segavo, aspettando che venisse per raccogliere in bocca il suo seme. Quando arrivò, uno schizzo mi colpì sulla guancia mentre il resto lo bevvi avidamente, ripulendolo poi con cura. Mio zio era rimasto a guardare la scena e il suo volto era stravolto dal piacere. Soddisfatta, mi alzai e lo presi per mano, andando verso l’acqua.
Non ci volle molto prima che i nostri sessi venissero di nuovo a contatto, mentre io rimanevo aggrappata a lui con il suo cazzo nella figa, che pompava a più non posso. Era instancabile. Probabilmente era da tempo che non scopava più con una ragazza come me, e questo contribuiva ad incrementare il suo piacere.
-Non immagini quanto mi ecciti- mi disse all’orecchio, mentre io spingevo verso di lui il mio sesso per aumentare il ritmo. Le sue mani mi tenevano spalancato il culo, stringendolo e afferrandolo per spingersi più fortemente dentro di me. Ero stremata, accasciata su di lui mentre ormai la mia fighetta era in fiamme. Ad un certo punto sentii un suo dito penetrarmi nel culo, e feci un balzo.
-No, lì no- dissi, con la voce storpiata per il piacere della scopata. Non volevo dargli anche il culo, anche perché l’ultima volta che avevo provato a prenderlo lì il mio ex mi aveva fatto malissimo. Mio zio mi guardò in volto e capì che ero seria, dunque levò il dito. Questo, però, lo fece eccitare ancor di più e dopo qualche colpo mi ritrovai nuovamente il suo seme dentro di me.

Quella giornata fu spettacolare. Una serie di scopate una meglio dell’altra. Sperimentammo ogni superficie della casa, fregandocene del resto e godendoci ogni attimo. Ogni giorno ci amavamo, godendo del corpo dell’altro facendone un tempio da venerare in ogni sua parte. Mio zio aveva un modo di fare che non lasciava scampo, ti catturava come se avesse avuto una rete invisibile. Non era possibile resistergli. Mi donai completamente a lui, mi lasciai guidare nel sesso da un uomo maturo che sapeva come far godere una donna fino a farla impazzire di piacere.
Sapevamo però che una volta finita quella settimana magica, tutto doveva finire. Era giusto così. Non mi scorderò mai quei giorni e il piacere che provai.

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