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Racconti di DominazioneRacconti Erotici Etero

Orario d’ufficio.

By 13 Marzo 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Ore 09.20

 

La signorina Dalisi, segretaria personale dell’ingegner Luca Magisti, esponeva il programma della giornata.

– Alle 14,30 c’è la riunione con i tedeschi. Ho già fatto predisporre la sala del secondo piano e le relazioni sono in ordine, stampate, rilegate e pronte da distribuire.-

Decolletè nere, tacco a stiletto. Calze velate color carne, autoreggenti. La balza di pizzo di intuiva appena dall’orlo posteriore della gonna lievemente salito nell’atto di sedersi. Non accavallava le gambe, mai. Intrecciava appena le caviglie serrando delicatamente le ginocchia.

– E’ stato approntato il necessario per la video conferenza, nel caso il presidente non avesse avuto modo di rientrare per tempo. Si collegherà direttamente da Oslo.-

Tailleur sciancrato grigio perla con sottogiacca di raso nero, un accenno di scollatura invitava lo sguardo senza ostentazione. La cartellina dei documenti che teneva in mano leggendo gli appuntamenti nascondeva parte del busto e la curva invitante del seno.

– Martinelli ha allestito la presentazione. Credo stia provandola proprio in questo momento, vuole essere certo che non ci siano inconvenienti tecnici all’ultimo istante. –

Un solitario punto luce appeso sotto l’incavo della gola e cinque piccoli, identici, brillanti. Tre sull’unico anello all’anulare sinistro, due a impreziosire i lobi delle orecchie. I capelli accesi di riflessi ramati erano compostamente raccolti sopra la nuca da cui sfuggivano morbide onde che, inanellandosi, andavano ad incorniciare l’ovale perfetto del viso. La linea metallica squadrata degli occhiali interrompeva la dolcezza dell’insieme dando alla figura una vaga patina da disegno dei fumetti porno.

Troppo silenzio. La segretaria aveva smesso di parlare. Distratto dalle sue osservazioni mentali Luca non se ne era accorto per tempo. Cercando di darsi un tono incrociò lo sguardo ambrato della donna. Lo fissava con sufficienza.

– Come dicevo – riprese lei in tono distaccato – ho preparato il cambio d’abito nell’altra stanza. Abito, camicia e accessori.- Un lampo da sotto le ciglia sull’ultima parola che lui scelse di ignorare.

E’ essenziale che l’incontro con i tedeschi vada bene.- le disse serio – Non ci possiamo permettere errori, di nessun tipo.-

Gli regalò un morbido sorriso dalle labbra color albicocca.

Sono certa che l’ingegner Magisti sarà all’altezza della situazione. Come sempre.-

 

Ore 11.45

 

L’immagine che gli restituiva lo specchio era quella di un giovane dirigente determinato, accattivante e sicuro di sè. Davvero niente male. L’abito blu aveva una linea magnifica e gli stava a pennello.

Era pronto per la riunione, mancava solo un dettaglio. Prese un respiro profondo per sciogliere la tensione e si diresse verso il bagno.

 

La segretaria lo attendeva sulla soglia dell’ufficio.

– Nervoso?-

– Un po’.-

– Qualche prova prima della riunione potrebbe aiutare?-

Le rivolse un’occhiata cauta.

– Non ne sono certo.-

Lei guardò l’orologio.

– Vale la pena di fare un tentativo. Abbiamo un paio d’ore di tempo, propongo di pranzare al Rodrigo e testare la gestione dei momenti più impegnativi.-

Non aveva voglia di immergersi tra la gente, di starsene seduto in una sala affollata con lei prima di una riunione così importante, ma…

– Probabilmente è la cosa più ragionevole da fare.- si arrese.

Un quarto d’ora dopo sedevano entrambi al tavolo del ristorante. Al momento di ordinare Luca ebbe un attimo di incertezza. La voce gli si incrinò mentre veniva scosso da un brivido, con il viso che andava imporporandosi deglutì rapidamente un paio di volte e proseguì l’ordine. L’episodio capitò altre tre volte nel corso del pranzo, ogni volta la signorina Dalisi lo scrutava perplessa ma proseguiva la conversazione senza domande o commenti di sorta. Ripassarono i punti salienti della riunione e tornarono in ufficio.

 

Ore 14.20

 

I tedeschi sembravano avere un’aria più gioviale del previsto. La sala riunioni era impeccabile, le copie della relazione attendevano diligentemente ordinate sul grande tavolo, Martinelli aveva sistemato tutto per il suo intervento e il presidente era già collegato in videoconferenza. La tensione tuttavia non abbandonava l’ingegner Magisti, mentre tutti prendevano posto i suoi occhi indagarono il volto inespressivo della sua segretaria che ricambiò lo sguardo senza tradire emozione alcuna.

La riunione era partita bene, nessun intoppo tecnico, gli interlocutori attenti ed interessati, una manifesta soddisfazione traspariva dal volto del presidente sul monitor. Tutto perfetto, poi il viso dell’ingegnere si accese colto da un diffuso rossore mentre un nuovo brivido lo scuoteva facendolo trasalire. Finì velocemente così come era arrivato e solo un paio di persone parvero notarlo, tutti gli altri erano intenti a seguire la presentazione di Martinelli.

Quarantacinque minuti dall’inizio, un nuovo brivido scuoteva Luca sulla sedia, più lungo stavolta, più persistente. Il respiro diventò affannoso, fortunatamente non spettava a lui parlare in quel momento ma questo nuovo “attacco” non passò inosservato. La segretaria lo scrutava, solo l’arco perplesso di un sopracciglio turbava la sua serafica espressione. Anche quel brivido passò, ma ormai la quiete interiore dell’ingegnere era irreparabilmente compromessa. Tra breve sarebbe nuovamente toccato a lui prendere la parola.

Accadde mentre illustrava uno dei punti più significativi del contratto. Una nuova scossa che attraversava tutto il corpo fino al cervello. La voce incrinata, i muscoli che si irrigidivano, il fiato che faticava a risalire dai polmoni. Non smetteva, proseguiva ad intermittenza. Calore. Brivido. Il sangue che pulsava forte alle tempie. Fastidio e una sensazione di insidioso piacere si incrociavano rimbalzando nella sua testa confondendolo, costringendolo ad una guerra su due fronti, panico da un lato, imbarazzante eccitazione dall’altro. Sì, si stava decisamente eccitando ed era la parte peggiore della situazione.

Proseguì nel suo intervento cercando di ostentare una calma che non possedeva, ma l’aspetto sconvolto del suo viso lo tradì.

– Si sente bene?- chiese uno dei tedeschi.

– Come? Sì, sì, non è nulla.-

– Possiamo fare una pausa se crede.- disse quello premurosamente.

Negli occhi della segretaria incrociati per un istante scorse un’apparente aria di biasimo.

– La ringrazio, ma non è assolutamente necessario, sembra peggio di quello che è. Le garantisco che stò bene.-

Prese un respiro e continuò consapevole del sorrisetto compiaciuto della donna. L’attacco andò scemando per tornare solo un’altra volta verso la conclusione della riunione. L’ultimo e il più intenso di tutti, ma l’ingegner Magisti aveva imparato a contenerlo, solo un lieve rossore e il cambiamento di respiro sfuggivano al suo autocontrollo.

L’incontro con i tedeschi fu un vero successo e portò alla chiusura dell’agognato contratto con soddisfazione del presidente, dei collaboratori, dei tedeschi stessi e dell’ingegnere. Un’ombra di imbarazzo al momento di alzarsi per prendere congedo e poi solo il riflesso del suo trionfo negli occhi compiaciuti della signorina Dalisi.

 

Ore 17.13

 

Semisdraiata sulla scrivania, ora a ginocchia spalancate, con la gola esposta e le labbra schiuse nella posa del piacere, la segretaria sospirava. Tra le sue cosce la testa bruna dell’ingegner Magisti si muoveva ritmicamente.

Il tessuto sottile dell’intimo era ormai zuppo degli umori di lei da un lato e della saliva di lui dall’altro che andavano incontrandosi attraverso il velo di stoffa. Luca si interruppe per sfilagliele. Nell’istante in cui la sua bocca si appoggiò sul sesso nudo di lei la segretaria si abbandonò ad un lussurioso mugolio. Era lucida, bagnata e bollente.

Giocava con quelle labbra segrete baciandole, succhiandole, leccandole, percorrendole per poi affondare in profondità e subito fuggire a stuzzicare il fulcro del suo piacere con un fremito in punta di lingua. Il godimento che le dava la faceva contorcere e gemere piano. La segretaria lo afferò per i capelli spingendolo a premere forte contro il suo pube mentre lui si aggrappava alle sue cosce spalancate affondando le dita nella tenera carne. Dopo un po’ l’ingegnere la sentì vibrare, la mano che annaspava frenetica sulla sua nuca e gli ansimi trattenuti che la scuotevano. Una piccola fontanella di umori bollenti si riversò tra le sue labbra mentre l’orgasmo si impadroniva di lei lasciandola riversa sul piano della scrivania in cerca d’aria.

Asciugandosi la bocca la contemplò un istante nell’abbandono post-estasi. Le guance imporporate sulla pelle candida, gli occhi luminosi le labbra accese, tumide ed era lui l’artefice di quella visione. Ne era orgoglioso ed eccitato anche.

– Direi che ora tocca a me festeggiare la chiusura del contratto.- le disse con la voce arrochita dalla voglia.

– Più che giusto.-

La donna si risollevò, concentrò uno sguardo vorace sulla linea di quella bocca che le aveva regalato tanto piacere, ne saggiò la consistenza con la punta di un dito prima di attirarlo a sè per baciarlo con foga. Luca ricambiò con trasporto approfittandone per palparle un seno rotondo attraverso la seta nera che lo ricopriva.

Infilando le mani affusolate sotto le spalle della giacca lei lo aiutò a liberarsene in un unico movimento scivolato. Da qualche mese aveva preso l’abitudine di non restare mai senza, non capitava di vederlo in maniche di camicia neppure ai collaboratori più datati o nei momenti più informali. Certo l’aria condizionata non rendeva necessario spogliarsi ma la cosa era comunque parsa bizzarra. I dipendenti tuttavia avevano liquidato quella stranezza come la prova che le posizioni di potere, alla lunga, danno alla testa, non avrebbero certo potuto immaginare fosse una scelta di ordine pratico. Giustificare le due piccole protuberanze del pircing ai capezzoli, così visibili sotto la stoffa fine della camicia, sarebbe stato complicato. Cosa poteva dire, che la sua segretaria voleva così? Che per lei si era fatto forare i capezzoli, perchè le piaceva, come ora, mettergli a nudo il petto andando a tormentare con piccoli colpi di lingua uno degli anellini metallici mandandolo letteralmente fuori di testa?

Lei prese fra i denti l’acciaio del piccolo gioiello, allacciando le gambe attorno alle sue gli affondò le unghie nelle natiche. Denti e unghie, come un felino che abbatte la preda e Luca, come una preda, gemette nell’agonia dei sensi. La bocca della segretaria tornò a catturare la sua forzandola con impeto ad aprirsi. Baciandolo sciolse il nodo della cravatta sfilandola con lentezza e, sempre avvinghiata a lui, gli passò le braccia dietro la schiena. In un istante, senza smettere di infilargli la lingua in bocca, era riuscita a legargli i polsi con la cravatta assicurandoli alla cintura. Doveva avere una discreta esperienza con certe pratiche sospettò l’ingegnere.

La camicia ormai era completamente aperta. Prese ad accarezzarlo facendo scivolare le dita sulla sua schiena e risalendo lungo il fianco con le unghie che disegnavano brividi inarrestabili. Avanti e indietro, ogni volta qualche millimetro più a destra o sinistra del percorso precedente. Poi giù ad afferrare un gluteo per attirarlo verso di sè, bacino contro bacino, la gamba di lei ad infilarsi tra le sue, la coscia che giocherellava con la sua erezione attraverso il tessuto dei pantaloni saggiandone la durezza.

Luca Magisti sentiva il desiderio salire, il respiro diventava più affannoso e il sangue pompare forte nelle tempie. Se non fosse stato legato le avrebbe strappato i vestiti di dosso e l’avrebbe presa con furia, ma era lei ad avere le mani libere e sapeva bene come usarle. Passò a strizzagli leggermente un capezzolo trafitto tra pollice e indice creando continue scosse elettriche a mezza strada tra piacere e dolore. Con l’altra mano prese possesso del suo membro tastandolo ritmicamente.

– Tiralo fuori.- ansimò eccitato.

Ma lei aveva progetti differenti.

– Non è necessario.- gli sussurrò all’orecchio.

La segretaria abbandonò il pircing sul suo petto per recuperare qualcosa nella tasca del tailleur. Gli percorreva il padiglione con la lingua insinuandola all’interno proprio mentre le sue dita incontravano il minuscolo telecomando nero avviandolo. L’ingegner Magisti spalancò la bocca senza fiato sentendo ripartire la vibrazione del piccolo ovulo profondamente inserito nel suo retto. Come al ristorante prima e poi in sala riunioni, l’iniziale sensazione di fastidio si trasformava in ondate di piacere che gli percorrevano il corpo colpendo dritte il cervello. La mano della donna sul suo sesso rigido proseguiva una stimolante masturbazione mentre, messo da parte il telecomando, tornava a stuzzicare le zone più sensibili del suo torace.

– Mmmhh! Non smettere…non smettere…- gemette.

Tranquillo, non ne ho intenzione. –

Le mani di lei, la sua lingua nell’orecchio, le vibrazioni che insistevano dentro di lui, non c’era una sola parte del suo corpo che non fosse in preda al fremito del desiderio. Strinse la gamba della segretaria tra le cosce, unica parte su cui aveva padronanza di movimento per afferrarla. Pulsazioni sempre più forti nella sua testa, nel suo petto e nei suoi pantaloni dove il suo membro invocava libertà, poi il delirio. Un fuoco bagnato che trascinava tutto fuori in ripetuti schizzi densi, la stoffa dei boxer che si impregnava.

– Ummhhhaahhh vvengo!-

Lei soffocò prontamente i suoi gemiti col palmo della mano.

– Scccc, piano o ti sentiranno dall’ufficio accanto.- lo ammonì ridendo.

Ma l’ingegner Magisti era completamente perso nel vortice del suo orgasmo, trascinato alla deriva dal tumulto dei sensi non aveva e non voleva avere la lucidità necessaria per preoccuparsi di alcunchè. Quando la calma tornò a schiarirgli la mente si staccò da lei per riprendere fiato. Raddrizzandosi una smorfia di fastidio gli sfiorò i lineamenti.

– Potresti…- disse alla donna accennando col capo al telecomando nero.

– E’ vero, me ne stavo dimenticando.- sorrise la segretaria.

La vibrazione ora solo irritante dentro di lui cessò.

– Meglio?-

– Meglio.- confermò l’ingegnere rilassandosi.

Si sentiva pervadere da quel sano torpore che subentra all’appagamento, ma non era il caso di abbandonarcisi troppo, erano pur sempre al lavoro, qualcuno avrebbe potuto cercarlo. La segretaria sembrò giungere alla sua stessa conclusione.

– Ora dovresti proprio cambiarti.- gli disse osservando divertita la macchia scura che andava allargandosi sulla patta dei pantaloni blu.

Scese agile dal piano della scrivania, recuperò il perizoma, si risistemò il tailleur portandosi alle sue spalle per liberargli i polsi.

– Continua così e, prima o poi, potrei decidere di dartela.- sussurrò gettandogli con noncuranza la cravatta stropicciata al collo.

“Magari” pensò l’ingegner Magisti mentre la guardava uscire dall’ufficio. Infondo erano solo diciotto mesi che aspettava quel momento.

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