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Racconti Erotici EteroTrio

Parti invertite

By 4 Aprile 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

Sono stata una stupida e l’avevo fatta grossa nel farmi trovare a letto con un amico che mi piaceva e mi aveva fatto arrapare lì sul momento. Quell’uomo mi aveva intrigato e mi sono lasciata andare nella spirale del sesso a cui a volte non so resistere. Il fatto è accaduto in primavera ed ora era autunno. Tutta l’estate l’ho passata senza un fidanzato stabile e mi sono accompagnata a degli amoretti del tipo mordi e fuggi che mi hanno dato dei piacerei fugaci ma in fondo nella mia mente c’era sempre lui.
Il fattaccio l’ho compiuto una sera di fine estate quando Matteo mi ha sorpresa con il cazzo nella figa. Io non l’avevo neanche visto perché gli davo le spalle. In quel momento stavo cavalcando con grande goduria di tutti e due Piero.
Matteo sul momento mi ha fatto una scenata e mi ha urlato che ero una troia ed una puttana ed anche altre cose. Sì, era vero, lo riconosco ma alla voglia di fare sesso quando mi prende non so resistere.
Forse lui non avrebbe voluto trovare ma sono stata io a farlo per essere libera dopo tre anni con lui in cui ci siamo amati ed abbiamo scopato come ricci.
Sul momento mi ha preso lo sconforto. In Matteo ci credevo e speravo di fare una vita felice insieme a lui ma poi è subentrata la felicità di non avere più legami con lui. Mi era dispiaciuto che fosse andata a finire in quel modo, ma non sul momento non potevo fare altrimenti. Quando si tratta di questioni di cuore e di sesso io sono spontanea e ed immediata, non riesco a fare calcoli e studiare le situazioni: un ragazzo mi piace e melo faccio. Non ho mai imparato a essere calcolatrice; agisco d’istinto e do credito al primo impulso, pazienza se poi prendo delle fregature, l’importante è non avere rimpianti.
Ciò era accaduto anche con quell’uomo con cui Matteo mi ha trovata accoppiata, era successo anche con tanti altri ragazzi con cui mi sono fatta delle scopatine e con cui mi sono solo sgrillettata davanti a loro.
Con Matteo c’è stato molto di più, prova ne sia che il legame è durato poco più di tre anni. Lui per me è stato più di un fidanzato. Oltre alla grande intesa sessuale io e lui abbiamo avuto in comune interessi, hobby e passioni. Con lui ho potuto viaggiaàre molto visitando città, musei e conoscere molte persone. Mi ha fatto conoscere l’arte del ‘500 fiorentino fino all’arte moderna e non solo. Infatti mi ha introdotto alla conoscenza, comprensione e mi ha fatto apprezzare molti musicisti jazz e la musica contemporanea di cui apprezzavo solo alcuni generi.
Ero talmente unita a lui che, quando avevo del tempo libero, lo aiutavo nella gestione di un ristorante su una spiaggiaà sarda facendo la cameriera o svolgendo tutti quei lavoretti di cui c’è bisogno in un ristorante stagionale sul mare.
Nel ristorante di Matteo ho conosciuto un professore universitario ormai in pensione di una città del nord Italia che aveva una bella villa non lontano e che nel periodo estivo passava da quelle parti non meno di due mesi. Lui era scapolo e viveva solo. Tutte le sere veniva a cenare al ristorante spesso portandosi dietro una schiera di amici quasi sempre coetanei. Quando cenava da solo chiedeva di sedermi con lui per fare due chiacchiere per fargli compagnia “Non mi piace mangiaàre da solo” diceva.
Per me era una felicità unica accontentarlo con molto piacere sincero. Infatti, nonostante la differenza di età, era un uomo davvero interessante, molto raffinato ed elegante, inoltre aveva una cultura che a me sembrava sterminata ma allo stesso tempo era di una semplicità e di una simpatia sorprendente. Lui con me si apriva come un libro e mi raccontava della sua vita così in breve tempo sono riuscita a sapere tutto di lui. Ho anche scoperto che era l’ultimo discendente di una famiglia che arricchitasi con il commercio di materiali non ferrosi durante e dopo l’ultima guerra.
Il suo nome era Paolo e mi ha detto di essersi disinteressato all’attività paterna ed aveva sfruttato l’occasione di poter fare carriera universitaria dedicandosi all’insegnamento. Durante gli studi, con le risorse finanziarie ereditate, aveva viaggiaàto per tutto il mondo acquisendo un’esperienza unica dovuta alla conoscenza di uomini e donne di tutte le razze, vedendo tante di quelle cose che erano difficili da immaginare ma che lui con la sua dialettica riusciva a far sognare l’ascoltatore.
Lui mi ha raccontato molti fatti, aneddoti e descritto monumenti ed usanze. Io l’ascoltavo tra una portata e l’altra, tra un sorso di vino rosso e l’altro, rendendomi sempre sorridente, sempre vivace e mi lasciavo coinvolgere in ogni suo racconto.
Ciò che mi sorprendeva, ma non mi faceva venire sospetti, era che un uomo con quella cultura e conoscenze avesse vissuto da scapolo.
Gli chiesi il perché e lui, con la solita dovizia di particolari, mi ha risposto che nessuna donna era mai stata capace di attirarlo.
Quelle parole le ha pronunciate tenendo lo sguardo fisso nei miei occhi facendomi arrossire.
Quello sguardo condito da quelle parole mi hanno colpita ed anche conquistata.
All’inizio non me ne sono resa conto. Vedevo in lui, data l’età, più un nonno che un possibile amante. A me non era venuto neanche lontanamente quel pensiero ma lui con abilità ha saputo attrarmi e in meno di due settimane sono andata a letto con lui. L’incredibile era accaduto. Io mi sono sentita attratta da Paolo e non me ne sono neanche accorta, il suo fascino magnetico era troppo forte per resistergli ed è anche vero che io a quel tipo di sensazioni cedevo facilmente.
Siamo stati amanti per tutta l’estate e proprio negli ultimi due giorni di vacanza ci ha sorpresi Matteo.
Paolo voleva che andassi con lui nel nord Italia dove abitava e stavo per farlo ma avevo delle difficoltà a dirlo a Matteo che era ignaro della tresca.
Io ero così attratta da lui che non sono riuscita dirgli di no.
Volevo rompere con Matteo raccontandogli della storia tra me e Paolo la stessa sera in cui Paolo mi ha fatto la proposta. Pensavo di farlo quando il ristorante era ormai deserto con le luci basse.
Già lo immaginavo distrutto ma ero determinata nella mia decisione. Invece Matteo è entrato in casa dove abitavamo insieme e mi ha sorpreso a scopare con Paolo. Era l’unica volta che Paolo era venuto a casa mia ed è stata fatale.
Il giorno successivo mi sono trasferita con Paolo nella sua bellissima casa piena di fotografie, oggetti di tante nazioni e culture, ricordi provenienti da tutti i suoi viaggi ed esperienze di vita passate.
In quella città ed in quella casa, la vita scorreva felice e spensierata, fino a quando ho ricevuto una lettera.
La mia è stata una grande sorpresa nel ricevere una lettera. Non credevo ai miei occhi. Si trattava di una lettera di carta scritta con una penna e sembrava come proveniente da un’epoca passata dato che da circa venti anni è considerata demodé. Quella busta era indirizzata a me. Ero emozionata nel tenerla in mano e non sapevo che aspettarmi nel leggerla; sono andata a vedere la firma ed era quella di Matteo. Allora ho capito che lui era perfettamente coerente alla sua mentalità e modo di vivere.
Era passato più di un anno e l’estate non siamo andati con Paolo a passare le vacanze in Sardegna ma siamo andati in oriente dove ho fatto altre esperienze anche sessuali con l’approvazione del mio nuovo compagno.
Quando ho ricevuto la lettera erano passati più di 18 mesi e mi ero quasi completamente dimenticata di Matteo. Per me sembrava un’esperienza mai vissuta e mi chiedevo, pe altro raramente, come avessi potuto convivere con Marco così tanto. Lui era ormai un ricordo lontano ed il tempo me l’aveva fatto dimenticare alla svelta. In fin dei conti ero felice e soddisfatta pienamente e non cercavo nessun altro, eppure tra me e Paolo c’era una notevole differenza di età.
La lettera in un attimo mi ha riportato alla mente ogni istante di quella bellissima relazione.
Matteo aveva scritto le parole in modo semplice non dimostrando rancore e mi chiedeva se il 21 marzo seguente fossi stata disponibile ad un incontro perché sarebbe stato felice di rivedermi seduti a cena ad un tavolo del suo ristorante, solamente io e lui per parlare un po’ come due vecchi amici.
Le ultime parole mi hanno fatto piacere e significavano che aveva accettato la il fatto che avessi un altro amore. Pensavo anche che lui avesse un’altra ragazza e che di conseguenza non stava soffrendo per la nostra separazione.
Della lettera ne ho fatto partecipe Paolo a cui ho chiesto consiglio. Ero molto l’indecisa sull’opportunità di andare all’incontro e lui sempre di grandi vedute aperte mi ha consigliato di accettare. L’incontro era un piccolo avvenimento, un gesto semplice ma per Matteo era un riconoscimento per ciò che mi aveva dato in tre anni. Paolo mi ha convinto dicendomi che dopotutto si trattava solo di una cena con una persona che conoscevo e che sicuramente non ci sarebbero state conseguenze nel nostro rapporto.
Ho risposto alla lettera con una mia, confermando l’appuntamento. Per l’occasione ho prenotato i voli di andata e ritorno e la sera prefissata mi sono presentata al ristorante.
Erano passati solo mesi ma sembrava trascorsa una vita intera. Mi sembrava tutto così irreale come se conoscessi solo superficialmente quel locale dove invece avevo vissuto intensamente. In realtà il locale era stato rinnovato ma alcune cose erano state lasciate così come le avevo conosciute.
All’ora prevista con mille pensieri in testa mi sono trovata a varcare quella porta a vetri colorati sotto un arco di pietra a vista sotto cui ero entrata tante volte con il mazzo di chiavi.
Quella sera, invece, sono entrata come un ospite, un cliente qualunque.
La porta non si apriva ma era necessario suonare e ciò mi ha meravigliato; mi sono data una spiegazione pensando alla posizione del locale lontano da centri abitati ed anche sul mare.
Ho atteso qualche attimo ed ho sentito qualcuno che si avvicinava alla porta dell’interno che poi ha ruotato la chiave nella serratura ed infine la porta si è aperta lentamente.
Era Matteo. Com’era cambiato! Il suo sguardo, il suo volto! Era veramente diverso. Non avrei mai supposto che il suo aspetto potesse cambiare così tanto, mi anche venuto il dubbio che fossi io a non averlo mai visto tanto diverso.
Era un po’ emaciato con le borse sotto gli occhi, il viso sembrava gonfio ed arrossato, mi è sembrato molto sciupato. Non era mai stato magro, anzi! La tradizione dei cuochi vuole che abbiano un po’ di pancetta ma lui era ulteriormente appesantito.
In frazioni di attimo mi sono passate tante idee in testa e temevo che mi accogliesse male oppure che mi trattasse da puttana, invece “Ciao Michela!” detto con un bel sorriso “Sei sempre bellissima!”
Queste sue parole mi hanno rassicurato e la tensione che avevo prima di avvicinarmi all’ingresso del ristorante è scomparsa e mi dicevo che lui non era cambiato.
Ho risposto “Grazie! Sei sempre gentilissimo! Ti trovo bene. Mi fa piacere vederti”
Ma lui ha subito risposto in modo totalmente opposto al mio gradimento ridendo “Non è vero, sei sempre la solita bugiaàrda! Dai, non stare sulla porta, entra! Dammi il soprabito!”
Entrai come mi aveva chiesto e mi sfilai il soprabito mostrando un abitino che evidenziava il mio corpo; non usavo più leggings o pantaloni di solito neri, stavolta avevo un vestitino corto tutto pizzi a mezza coscia, tacchi alti da 10 centimetri, capelli lunghi curati, unghie delle mani e piedi ben laccate in rosso in tono con le labbra.
Ero contenta di vederlo constatando che la sua vivacità non era venuta a mancare.
Mi ero presentata a quell’appuntamento preoccupata di trovarmi davanti un ex fidanzato depresso e rancoroso, invece quell’accoglienza tutt’altro che triste mi aveva sollevato il morale.
Mi ha aiutato a levarlo ponendosi alle mie spalle e lo ha appeso all’attaccapanni.
“Vieni con me, ho preparato un tavolo nella saletta piccola” e appoggiaàndomi con delicatezza una mano sulle spalle mi ha sospinto in quella direzione.
La scena mi si è presentata in tutta la sua eleganza!
Ero ormai abituata all’eleganza e la signorilità e questa era una scena degna di uno spettacolo: aveva preparato il tavolo con il servizio più bello e per tutta la sala una decina di candelabri illuminavano l’ambiente con la sola luce delle candele.
Era bellissimo. La scena era romanticissima ed era chiaro che stava cercando di riconquistarmi ma il mio pensiero fino a quel momento era per Paolo.
Lì per lì sono rimasta a bocca aperta.
Matteo in fatto di gusti e scenografia aveva fatto dei balzi in avanti.
Matteo rideva del mio stupore.
“Ma non dovevi!” sono a malapena riuscita a pronunciare.
“Ma sì, figurati! Dovevo eccome! Dopotutto sei l’ospite più illustre che potessi avere”
Il suo viso sorridente mi ha messo di buon umore e gli ho risposto “Sei sempre il solito! Matteo, grazie di cuore!”
“Non c’è di ché! E’ da un po’ che volevo rivederti. Mi è mancata molto la tua compagnia”
Lo ascoltavo con attenzione come non mi era mai capitato da quando ci eravamo innamorati cercando di capire quale fosse la sua intenzione anche se già l’immaginavo ma mi ero riproposta di resistere.
“Anche a me” gli ho detto e facevo di tutto affinché la conversazione cadesse nei ricordi ed in argomenti imbarazzanti dato che ero stata colta in flagrante a scopare ed ho sviato il discorso chiedendo “Dai, dimmi un po’: che mi hai preparato di buono?”
“Sorpresa! Se devi andare in bagno vai ora,. Io intanto vado in cucina“
Ho approfittato dell’invito e della sua assenza e sono andata in bagno. Ne ho approfittato per mandare un messaggio a Paolo per rassicurarlo che fino a quel momento non era accaduto niente di nuovo.
Al ritorno al tavolo ho trovato Matteo che m’aspettava con un carrello pieno di antipasti di mare ed in un altro c’era una montagna di ostriche. Lui sapeva che erano una mia golosità. Per guardare con meraviglia ciò che lui aveva preparato sono rimasta i piedi inchinata per osservare meglio quelle prelibatezze e mi è venuto da esclamare “Sei impazzito!? Questa cena ti sarà costata una fortuna!”
“Dai, piantala! Guarda che mi offendo! Tu sai bene cosa penso del denaro! Quindi siediti, e fatti servire”
Ero felice che lui avesse pensato ai miei gusti d a ciò che ritenevo migliore nei pasti.
Ridevamo felici entrambe senza un vero motivo ma solo per la consapevolezza di esserci ritrovati affini e in sintonia come un tempo. Tutto era perfetto e si preannunciava una bella serata.
“Come vino avrei pensato di iniziare con un vermentino della costa occidentale dell’isola. E’ un nuovo vino che a me piace e lo trovo molto adatto ai piatti di mare per antipasto, poi vediamo”
Come potevo rifiutare? Non c’era motivo e poi lui era orgoglioso di mostrarmi che la cena in mio esclusivo onore.
Quel vino lo conoscevo perché me lo aveva fatto assaggiaàre proprio Paolo al termine della stagione estiva dell’anno precedente ed in questa occasione ho fatto finta di non conoscerlo. Era un vermentino unico nel suo genere e mi era piaciuto moltissimo tanto che lo ritenevo tra i miei preferiti. Matteo ne ha versato la giùsta quantità del suo e del mio bicchiere ed abbiamo fatto il primo brindisi di cui chiesi il motivo.
“A cosa?”
 E lui meravigliato e leggermente scosso “Come a cosa? A noi due, no!”
“Allora a noi due!” gli feci eco ed abbiamo fatto tintinnare i bicchieri.
Come cuoco Matteo era davvero un fenomeno!
Finiti gli antipasti lui è andato in cucina. Il ristorante era deserto e quindi era riservato solo a noi due.
Per preparare la pasta ai ricci di mare è andato in cucina e l’ho seguito per non restare da sola lì impalata a fare la mummia sulla sedia.
E’ stato bello ritornare in quella cucina così ordinata, pulita, satura di profumi stupendi emanati da tutte le padelle e pentole sui fornelli in cui c’erano tanti cibi speciali.
“Ma quanta roba hai preparato?”
“Tu puoi mangiaàre ciò che vuoi, non sei come me! Anche se mangi molto sei sempre bellissima, invece io, come sai bene, ingrasso anche se non mangio!”
Ero lì con lui e non ho potuto fare a meno di aiutarlo come a sdebitarmi di ciò che aveva preparato. Ho condito la pasta e impattarla. Lui mentre sistemavo le bavette è andato a prendere una bottiglia di cannonau dell’Ogliastra che sarebbe durata fino a fine pasto.
A quel punto ci siamo fermati un attimo di mangiaàre ed abbiamo parlato di come si era trasformata la clientela e di come Matteo ha dovuto evolvere il locale.
“Cosa preferisci di dolce?”
“Dolce? Noo! Anche quello!  No, no, non ce la faccio più! Ma mi vedi? Sembro incinta di tre mesi!”
“Non ti preoccupare, non c’è fretta. Avvicino qui il carrello termico e quando ne abbiamo voglia….” E  terminando la frase si è allontanato per ritornare con uno splendido carrello pieno di torte, budini, panne cote ed un cesto di frutta multicolore.
“Vorresti una sebadas. Che ne dici?”
Nella mano reggeva una bottiglia di vino spumante di alta classe del nord Sardegna.
“posso riempirti il calice?”
“Sì grazie. Di quel vino sì. E’ ottimo ma non metterne molto. Lo sai che è forte e poi …..”
Matteo ha riempito due flûte ed ha poggiaàto la bottiglia sul tavolo sedendosi.
A quel punto abbiamo iniziato a parlare iniziando da argomenti futili che avrebbero portato a parlare di noi due e del tempo passato insieme andando a rinverdire i momenti più salienti della nostra passata convivenza.
La conversazione si era messa su un piano di allegria ricordano e tra i ricordi facevamo battute, scherzetti ed anche sciocchezze.
Ciò che mi ha meravigliato è stato il comportamento di Matteo che continuava a bere senza sosta. Per era una sorpresa forse effetto della separazione brusca ed anche effetto del tradimento. Lui solitamente non beveva molto.
“Da quando è che bevi così tanto?”
A questa domanda non mi ha dato risposta ma ha fatto lui una domanda “Perché? Si festeggiaà, no? “ e giù un altro sorso di vino.
Al termine della cena ero felice e ridevo ma mi ero anche accorta che Matteo diventava sempre più ubriaco e ciò mi faceva ridere; non l’avevo mai visto in quelle condizioni. Mi dispiaceva e non volevo che diventasse un ubriacone per colpa mia.
Il vino faceva anche un altro effetto e mi ha costretto ad andare in bagno un attimo per rinfrescarmi un po’ e per fare la pipì. Al ritorno lui mi ha guardata da lontano seguendo i miei passi ed appena seduta sedermi mi ha fissato seriamente in un modo strano, direi ironico.
Incuriosita e sorridente gli ho chiesto “Che ho di buffo? Sono vestita male?“ ma lui non ha risposto alla mia domanda diretta ed ha posto un’altra domanda in tono sarcastico “Stai sempre con quell’uomo?”
“Ma dai! Ancora questa storia! Non ti è passata vero? Non iniziare per favore!“
“A fare cosa? Ti ho fatto solo una domanda, tutto qua!”
“Mi sa che hai bevuto troppo!” e dopo un attimo ho proseguito “Comunque se proprio lo vuoi sapere, sì. Sto sempre con lui, sì e sono felice”
Quelle mie parole, invece di chiudere lì l’argomento lo hanno fatto ridere. Ho pensato che il vino bevuto in quantità stesse facendo il suo effetto.
“E tu saresti anche felice?”
Io un po’ indispettita gli ho chiesto “Adesso mi dici cos’è che ti fa così ridere così tanto?”
“Niente! E’ che ti immagino andare a letto con lui e dargli prima la pastiglia per farlo addrizzare e (questo è ciò che mi fa ridere veramente) aspettarne l’effetto!“ detto ridendo sonoramente.
“Sei proprio una testa di cazzo! Che cazzo hai da ridere, stronzo! Se proprio lo vuoi sapere il Viagra funziona veramente ed è perciò che mi soddisfa che tu ne dica!”
Con questa battuta avevo cercato di mettere la conversazione sul ridere ma ero sempre stizzita.
Quel suo comportamento mi ha veramente infastidito. Ma come si permetteva di mettermi in imbarazzo? Testa di cazzo! Se al tempo in cui stavamo insieme mi avesse scopato come fa Paolo ora non mi sarei certo data ad un altro!
A ripensarci potevo anche lasciarlo lì come uno stronzo ma c’era qualcosa che mi tratteneva lì. Poteva essere la sicurezza di sé, quel sarcasmo a suo modo intrigante.
Non riuscivo a capire bene cosa provassi in quel momento ma Matteo continuava ad esercitare una certa attrazione su di me, in particolare dopo la sontuosa cena che aveva preparato per me.
Però lui è stato tanto bravo a capirmi ed alla fine mi sono lasciata coinvolgere dalla sua ilarità senza un motivo preciso, non sapevo proprio il perché, ma a pensare all’immagine di me stessa, neppure trentenne alle prese con un vecchietto settantenne con il suo cazzo flaccido, ho visto il lato grottesco della situazione con Paolo. Tra l’altro che Paolo avesse problemi di erezione era vero e se non interveniva il Viagra, o farmaci simili, era capitato spesso che tra di noi non ci fossero rapporti sessuali a causa della sua mancata erezione.
Comunque l’immaginare una ragazza vogliosa a letto con un vecchietto con il cazzo moscio, invece che farmi arrabbiare ridevo pure io; le risate di Matteo mi coinvolgevano.
Le risate e le spiritosaggini però non toccavano il resto della mia vita con il mio maturo amante. Infatti con Paolo la vita era stupenda, non sentivo la mancanza di nulla della mia vita precedente.
Ora però il fatto di essere in Sardegna davanti al mare, seduti davanti a quel tavolo, da soli io e Matte con il ristorante tutto per noi senza inservienti, a quell’ora della notte mi ha fatto riscoprire una freschezza e una voglia di divertirmi che nel periodo senza Matteo avevo messo a tacere e che ora lui aveva con maestria riportato a galla insieme alla sua esuberanza.
Era affiorata la felicità ed il piacere spensierato della gioventù, insieme alla gioia di trovarsi fra persone che si conoscono e che sanno come rendere gli altri allegri.
Matteo ha proseguito con le sue battute “Un giorno o l’altro lo fai morire il poveretto! Ma ti rendi conto? Lo potresti portare all’infarto con i tuoi giochi sessuali! A meno che tu non sia cambiata!”
“Io, no! Non posso cambiare!” e giù un’altra risata.
La replica di Matteo “Allora il cuore non gli reggerà a lungo, stai tranquilla. Ti vorrò vedere vedova a trent’anni se continui a montarlo instancabilmente come sai fare tu!”
“dai non essere imbecille! Abbi un po’ di rispetto per lui! Mica sono una ninfomane!”
“Chi tu? Anche peggio! Tu non resisti a certe cose!”
“A che cosa alludi caro mio? Non vorrai mica dire ….” Ed ho interrotto la frase perché Matteo si è levato dalla sedia per dire “A questo!” e si è aperto i pantaloni abbassandoli insieme ai boxer mostrandomi penzoloni il suo bel cazzo da me conosciuto e provato del piacere che dà.
Io davanti al sesso non resisto ed in particolare se è il cazzo di Matteo che mi è entrato per poco più di tre anni.
A quella vista mi ha preso una vampata di calore.
Ero dibattuta tra il pensiero di essere fedele al mio amore Paolo e darmi al mio ex pensando che forse anche io avevo bevuto troppo.
Ho provato a dire imbarazzata “Che stupido che sei! Dai, rivestiti!”
Però quel cazzo lo conoscevo bene. Quel cazzo lo avevo maneggiato e per tre anni me ne aveva fatte di tutti i colori ma non è che fossi rimasta inerte, anche io a lui.
Ora era davanti a me, moscio, ma bello tozzo, la pelle del prepuzio arricciata a coprire il glande, le palle enormi e depilate come suo uso.
“Che intendi fare facendolo vedere?” ho chiesto cercando di sembrare più indignata possibile ben sapendo di non essere credibile. Matteo mi conosceva fin troppo bene ed il periodo lontano da lui non mi aveva cambiata; era nella mia natura.
“Dai, toccalo!”
Allora mi sono levata anche io dalla sedia mettendomi in piedi davanti a lui “Forse è meglio se me ne vado! E’ tardi ed abbiamo bevuto un po’ troppo, non ti sembra? E poi …”
Era una scusa perché già tra le gambe stava accadendo qualcosa che conoscevo fin troppo bene.
Lui non mi ha fatto finire la frase, si è avvicinato a me, mi ha poggiato una mano sella guancia d ha avvicinato le sue labbra alle mie.
“Dai! Sei proprio matto! Che fai, dai? Ora basta!”
Ma non ci sono state altre parole. La sua bocca appena aperta si è unita alla mia avvolgendomi le labbra con una morbidezza umida e calda dandomi un bacio appassionato proprio il bacio di due amanti di lunga data che non si vedevano da moltissimo tempo. Quel bacio mi ha scaldato il cuore.
Se all’inizio avevo cercato di sfuggirgli, ora lo abbracciavo. Ho portato una mano sulla sua nuca fra i suoi capelli per avvicinarlo ancor più me in modo che non mi sfuggisse e la mia lingua si potesse spingere nella sua bocca molto passionale.
Matteo mi ha abbracciato forte nella vita e mi ha sollevato da terra tenendomi unita a lui in quel bacio e depositandomi su un tavolo vicino a quello dove avevano cenato. Ha tentato di sbottonarmi la camicetta ed io sono rimasta ferma a guardarlo mentre la apriva.
Ero incantata, forse paralizzata, non sapevo che fare, dovevo decidere ancora una volta se resistere ancora o concedermi a lui interamente.
Sia io che lui eravamo ubriachi. Lui mi appariva goffo ed avrei voluto rifiutarlo ma allo stesso tempo i ricordi di un passato non tanto lontano affioravano e facevano di tutto per convincermi a lasciarmi andare.
“Sei sempre la solita troia, lo sapevo!” mentre mi sfilava e liberava dal reggiseno.
“Pensavi che fossi diversa dopo questi mesi lontano da te? Pensavi che fossi diventata casta?” ho risposto confusa dal vino.
“No, certo che no! Come potresti cambiare? Tu sei tu e non puoi cambiare!”
E si abbassò andando a riempirsi la bocca con la mia mammella destra che teneva nel palmo della mano. Vedere e sentire nuovamente la sua lingua leccarmi l’areola scura, il mio capezzolo turgido è stata pura libidine.
Se avessi avuto ancora dei dubbi, questo gesto li ha fugati.
Ora stavo godendo del sesso fatto con lui così come lo avevo fatto l’anno prima con Paolo. Ancora una volta mi rendevo conto che non c’era nulla di male a godere ancora con lui. Ma non era lui Matteo ma mi sarei comportata così anche con un altro uomo in una situazione simile. Dopotutto sono una donna libera, ho diritto e voglia di godere.
Ho inarcato la schiena e reclinato la testa all’indietro per offrirmi “Dai, succhiami i capezzoli!”
Lui ha esaudito il desiderio ed io in qualche modo cercavo di afferrare quel cazzo ancora moscio che oscillava ad ogni suo movimento.
Nel prenderlo in mano mi sono sentita realizzata; avevo impiegato molti mesi ma alla fine eccolo qui ancora con me. Avevo ancora una volta una sensazione fantastica data da quel palo di carne palpitante, calda e morbida.
In pochi istanti con me distesa sul tavolo, si è denudato completamente levando anche pantaloni e boxer rimanendo completamente nudo davanti ai miei occhi.
Senza parlare sono rimasta distesa sul piano del tavolo ed ho sollevato le gambe per aria, lui ha capito al volo quali fossero le mie intenzioni. Mi ha aperto la zip della gonna e con un unico movimento mi l’ha sfilata insieme al perizoma lasciandomi con la figa all’aria davanti ai suoi occhi che brillavano.
“Sei bellissima” è riuscito a dire sorridendo “Mi è sempre piaciuta la tua figa depilata!” e si è chinato sulla figa per baciarla.
Per essere sincera non mi aspettavo tanta delicatezza da parte sua.
Ho così potuto godermi la sensazione delle sue labbra posarsi sul mio clitoride ed anche il brivido che è salito lungo la colonna vertebrale nonché il turbine di sensazioni e mugolii quando la sua lingua si appoggiata nel solco fra le grandi labbra che ho percepito schiudersi.
La sua lingua le ha aperte e le umettate di saliva facendosi largo più volte fino ad entrare nella mia segreta intimità. La sua lingua bagnata non trovava difficoltà a scivolarmi dentro.
Presa dal piacere di sentirlo in me, ho allungato una mano e l’ho posata sulla testa perché accadesse ciò che era successo prima con la testa: tenerlo attaccato a me a succhiarmi. Quel gesto aveva anche l’altro significato indirizzato a lui: mi piaci e voglio che continui.
Perché lui restasse attaccato a me a succhiare ho fatto pressione sulla sua nuca e l’ho spinto  in basso contro la figa. Al mio gesto la sua lingua si è mossa impazzita dentro di me; una sensazione ed un piacere unico e particolare!
Matteo mi teneva per i fianchi poggiando il suo petto sulle cosce nude. Le mie gambe erano aperte, spalancate perché potesse raccogliere meglio il nettare nella mia figa.
Io non ero cambiata neanche nei gusti e lui si basava su ciò che aveva fatto e per come mi conosceva prima che mi scoprisse scopando Paolo.
improvvisamente si è staccato da me, si è sollevato e si avvicinato al mio viso. Ho visto le sue labbra lucide dei miei umori ed emanava profumo di figa: la mia. Ci siamo baciati appassionatamente e mi ha versato il sapore del mio fiore nella mia bocca che non aspettava altro.
Era come se non volessimo più staccarci da quel bacio che sembrava durare un’eternità mentre lui, ancora in piedi, esplorava la mia figa con le sue dita affusolate. Mentre le nostre lingue si intrecciavano, con la mano sinistra mi accarezzava la fronte ed i capelli e con le dita della destra mi faceva sgrillettava velocemente.
Ero talmente eccitata che mi dimenavo e staccandomi per un attimo dalle sue labbra ho avuto il tempo di dire “Fammi godere!”
E lui “Dimmi la verità, ti mancava questo?”
Non potevo mentire, non ne ero in condizione “Si, mi mancava moltissimo. Sei tu che mi mancavi tantissimo!”
In realtà non avevo mai provato la sua mancanza ma ora che la nostra passione era di nuovo esplosa mi rendevo conto che era un qualcosa di cui non avrei mai potuto fare a meno. Con Paolo c’era un altro tipo di rapporto civile e non è che non ci fosse intesa sessuale essendo alla sua età molto più virile di molti ragazzi con cui era stata.
Con Paolo i nostri accoppiamenti erano più dolci e soft e non c’era niente di violento di forte dove lui faceva la parte del maschio che vuole dimostrare alla femmina la sua potenza.
Ora che si stavano svolgendo i preliminari di una nuova scopata con un ex sentivo rinascere le sensazioni forti che in quel momento scoprivo di non aver avuto in quei mesi ed era ciò che volevo riprovare. Volevo di nuovo godere, godere come una troia perché così sentivo di potermi dare tutta per tutto e l’ho pregato di scoparmi ma lui “Aspetta un attimo! Non aver fretta! Ho aspettato così tanto!”
Matteo si è avvicinato a me che ero stesa sul tavolo. Il suo cazzo non erezione arrivava giusto giusto all’altezza della bocca; era ancora flaccido, ma non a riposo, in una via di mezzo come se stesse per drizzarsi da un momento all’altro. Con tutto il vino che aveva bevuto era comprensibile che ci volesse del tempo e che avrei dovuto darmi da fare anche io impegnandomi a drizzarlo.
 Comunque sono riuscita a prenderlo in mano scappellandolo un paio di volte.
Aveva un profumo leggermente pungente piacevole che mi ha riempito le narici. Quel profumo mi ha ricordato le tante scopate fatte con lui ed anche quella fatta sulla spiaggia, di notte, con un altro ragazzo che non ho mai più visto.
Il cazzo di Matteo me l’ho messo in bocca tenendolo tra le labbra e giocando con la lingua mentre pensavo che in generale il cazzo è un giocattolo meraviglioso.
Appena lui ha sentito che il suo sesso era tra le mie labbra ha esclamato “Brava, succhiamelo un po’!”
Non era un obbligo dirlo e neanche una necessità ma la sua richiesta l’ho subito esaudita facendo il vuoto in bocca e poi scivolando su e giù, scappellandolo fino in fondo per poi ricoprirlo con la lingua.
“Si, così! Brava! Sei sempre più troia! Quell’uomo ti ha reso più troia di prima!”
Quando sto facendo sesso se mi danno della troia non capisco più niente, impazzisco e mi comporto così; mi eccita tantissimo sentirmi dare della troia. Non ho mai avuto occasione, ma forse riuscirei ad avere un orgasmo al solo sentirmi dare della troia.
Non era ancora turgido m stava lentamente gonfiandosi e ciò mi permetteva di poterlo ingoiare fin all’attaccatura dei coglioni e di conseguenza prenderlo dentro fino alla mia gola, poi lo estraevo.
Ad un tratto Matteo ha allungato un braccio verso il carello della frutta ed ha preso una banana non tanto matura. Era chiaro cosa avesse in mente. Mi mostrava la banana dicendo e sorridendo “E’ pur sempre il frutto dell’amore, no?”
Poco dopo ho percepito il contatto della buccia liscia che scorreva sulla mia mia figa un paio di volte, poi l’ha avvicinata alla sua bocca e l’ha insalivata. Subito dopo ho sentito quel frutto esotico puntato sull’entrata ed ho avvertito una leggera spinta perché l’entrata non era facile. Infatti la teneva in una posizione non corretta. Per facilitargli il compito ho allungato il braccio ed impugnandola con una mano l’ho indirizzata all’ingresso della figa iniziando l’introduzione.
I movimenti che facevo erano delicati perché quel frutto era tozzo e non paragonabile al cazzo di Matteo anche se lui l’aveva insalivata bene. Lentamente l’ho fatta scivolare dentro per metà della lunghezza.
“Mmmm, Michela mi fai impazzire a vederti piena così!”
Io ero presa dalla libidine e dalla voglia di essere scopata in ogni caso, quindi anche una banana poteva far sì che mi portasse all’orgasmo facendomi venire urlando.
Allora l’ho incitato “Dai, scopami!”
Più porca di così non potevo essere. Mi piaceva esserlo.
Ma la bocca non l’ho lasciata libera per molto tempo; ho riafferrato quel cazzo che si era inturgidito e che dalle pulsazioni contro le labbra capivo che si sarebbe indurito ancora.
Matteo invece si è dedicato a far scorrere dentro e fuori quel frutto giallo, duro e fresco ma così largo da stirarmi tutta la pelle della figa e consentire la visione ed il titillamento del clito.
Presa dalla frenesia ogni tanto estraevo il cazzo dalla bocca e lo incitavo a continuare.
“Ti piace?”
“Sì, sìììì, continua! Non smettere. Ho voglia di venire”
Più andavamo avanti nel nostro gioco più quella banana entrava in profondità ma si stava anche asciugando nonostante la mia ampia lubrificazione vaginale.
Invece di chiedergli di smettere l’ho invitato a lubrificarla e lui prendendo dal tavolo la bottiglia dell’olio di oliva ha fatto colare l’olio sulla mia figa per poi riprendere a sfondarmi.
Ora la penetrazione era tutta un’altra cosa: la banana scivolava su e giù come un burro.
Allo stesso tempo anche il mio lavoro di bocca aveva dato dei risultati ed il suo cazzo era ormai in tiro, il glande mi riempiva la bocca e batteva contro il palato ma ero così presa dalla pienezza che la banana mi dava nella figa che il piacere di averlo in bocca perdeva il confronto.
Incitandolo a proseguire mi sono inarcata portando la testa all’indietro anche puntando i piedi ed arcuando anche le gambe per portare il bacino e la figa verso l’alto mostrandola ed offrendola.
Matteo sapeva cosa stava per accadere: mi stavo preparando a raggiungere l’orgasmo.
La frequenza delle penetrazioni è aumentata e quella banana mi penetrava a fondo. Le labbra si sono scaldate e colavano tanti succhi. Tutto ciò accompagnato da urla e, mugolii, sospiri e incitamenti nonché a descrizioni di ciò che sentivo mi ha portato ad avere l’orgasmo che mi ha fatto esplodere.
L’ultimo così intenso l’ho avuto proprio con Matteo la mattina presto del giorno in cui poi lui i scoprì con il cazzo di Paolo nella figa.
L’orgasmo avuto è stato immenso. Ho avuto una sensazione di intenso piacere che dalla vulva mi è salita allo stomaco, fino al seno, ai capezzoli, alla bocca facendomela aprire per lanciare un urlo pazzesco ed infine è arrivato al cervello lasciandomi stordita in un mare di goduria in cui ci si perde.
In quel momento per trarre il massimo piacere avevo bloccato con la mano ogni movimento per trattenere la banana dentro come se fosse un cazzo che mi dava l’orgasmo. Poi non capendo più niente l’ho io stessa estratta e l’ho fatta cadere di fianco al mio corpo.
Quando mi sono ripresa mi sono ritrovata coricata con gambe e braccia penzoloni, invece Matteo era seduto sulla sedia e sorrideva.
Era da un’eternità che non godevo in quel modo. Ho provato una sensazione favolosa e terribile che dopo avermi squassato il corpo, mi ha lasciato stravolta e sudata.
“Non hai idea di quanto amo queste tette” sono state le parole che mi hanno risvegliato dal torpore insieme alle dita di una mano che si sono posate sulle mie non grosse mammelle per accarezzarmi un capezzolo diventato duro.
“E tu non hai idea di quanto mi hai fatto godere”
Lui ha replicato soddisfatto “Allora ho fatto bene ad invitarti!”
Guardando verso il basso ho visto che avevo lasciato il lavoro a metà.
Era il momento di portarlo a termine.
“Ciao, cicciolino!” parlando al cazzo di Matteo come se potesse ascoltarmi “Ahi visto cosa ha fatto il tuo padrone? Se non avesse bevuto così tanto al posto di quella banana ci saresti stato tu!”
Matteo se la rideva ma era ben vigile, altro che ubriaco!
“Dai, dai! Se vuoi sei ancora capace a farmelo drizzare! Non mi sembri tanto invecchiata pur scopando con quel professore!”
Prontamente ho ribattuto “Tutt’altro, mio caro! Guarda che lui non ha solo il Viagra per averlo dritto!” e così dicendo l’ho afferrato sentendolo caldo, anzi bollente.
Era l’effetto dello spettacolo che avevo offerto.
“Sai, pensavo ….” Ha detto Matteo assumendo una posa di riflessione “Che ne diresti se quella banana la usassimo da un’altra parte?”
Mi sono allarmata sollevandomi puntando i gomiti sul tavolo “Che intendi dire? Non vorrai forse infilarmela nel culo?! E’ enorme! Mi romperà e poi?”
“Tranquilla, non voglio aprirti in due! Aspetta!”
In un baleno ha afferrato la banana e l’ha sbucciata “Vedi? Non è poi così grossa! Ora somiglia al mio cicciolino!”
Con la mano gli scappellavo lentamente il glande e avvertivo l’inturgidimento del cazzo.
Lui invece si è messo tra le mie gambe, me le ha sollevate ed io ho portato le ginocchia in grembo intuendo le sue intenzioni. Si stava avverando ciò che avevo supposto.
Ho sentito la banana appoggiarsi al mio buchetto del culo. Era fresca e morbida.
“Sporcaccione! Ti sembra il caso di incularmi con una banana? E’ vero che è da tanto che non ci giocavo ma ora tu …. Ohhh ….. sìììhhh ….. che belloo!”
Matteo in tono un po’ rancoroso e sarcastico “Il tuo vecchietto non ti scopa nel culo, vero?”
“No! A lui non piace” ho risposto vergognandomi un po’
“Che fesso! Se sapesse…!!” ed in quell’istante Matteo mi ha penetrato con un dito ed ha proseguito “Però la colpa è la tua. Se non te ne fossi andata, adesso avresti il buco bello largo anche se non ci credo. Ho l’impressione che hai continuato a sfondartelo mentre ti sgrilletti, vero?”
Intanto lui aveva già messo dentro un altro dito; ora avevo l’indice e medio. Me li faceva entrare di colpo facilitato dall’abbondante olio che aveva fatto colare. A quell’introduzione non ho saputo trattenermi dall’urlare!
Ma lui per niente impressionato e dandomi l’idea che gli piacesse violentarmi “Allora? Dimmelo, è vero?
“Sì, sì, sììì, è vero!!” ho urlato.
“Vedi che ti conosco!” e le dita sono entrate ma non sono uscite perché le ha fatte ruotare all’interno.
“Dai Matteo, non farmi aspettare! Scopami, ti prego!”
“Aspetta! Ti metto la banana!” e le dita le ha sostituite con la banana senza aspettare che i muscoli dello sfintere si richiudessero. Ero tesa perché sapevo, per averlo provato altre volte ma non con Matteo, che ci sarebbero stati dei dolori. Ho avvertito il momento in cui ha appoggiato la banana al buco, l’ho sentita puntare, spingere forte, entrare, ed anche la rottura del frutto che aveva la polpa troppo morbido per resistere al serraggio.
Ma Matteo continuava a spingerla dentro e quando è entrata per una decina di centimetri è riuscito a farla scivolare dentro e fuori. Infine l’ha sfilata per portarla sulle mie labbra facendolo scivolare in bocca, mimando un pompino. Era un po’ maciullata ed un bel pezzo doveva esser rimasto dentro il mio intestino.
Aveva un gusto fastidioso misto di acre e dolce, ma in quel momento non capivo più niente ed accettavo tutto da lui.
Che porco il mio Matteo! Da quando stavamo insieme sapeva quanto mi eccitasse unire il sesso alla cucina, ma mai avrei potuto pensare una scena del genere.
“Sei pronta troietta?”
“Sì, scopami, scopami nel culo, dai! Ti voglio tutto dentro!”
Lui si è posizionato di fronte tra le mie gambe mentre io tenevo ancora le ginocchia appoggiate sul petto.
Matteo ha fatto colare un po’ d’olio sul cazzo, poi, finalmente, l’ho sentito puntare sulla mia rosellina posteriore spingendo leggermente, ma non bastava. Allora ha portato il suo peso in avanti in modo che lo sentissi contro i miei glutei e questa volta l’ho sentito entrare.
All’inizio, soprattutto dopo un lungo periodo di astinenza di rapporti anali, l’inizio è sempre piuttosto doloroso ed è stato logico che fossi tesa ed ho stretto i denti in attesa di sentire le prime fitte di dolore.
Matteo mi conosceva bene, anche se aveva bevuto ha usato delicatezza nei movimenti. Appena ha sentito il cazzo poggiarsi sullo sfintere mi è sembrato che sia restato fermo per almeno un minuto. In realtà era entrato per un paio di centimetri nelle mie viscere ma poi è rimasto immobile godendosi le mie pulsazioni impazzite che stringevano il suo sesso.
Lui aspettava un mio segnale per incominciare a montarmi.
“Spingi!” gli ho detto mormorando ed il suo glande, con la pressione di tutto il suo peso di maschio, si ha fatto largo nel mio intestino che lo aspettava.
Così quella lancia di carne turgida mi scivolava nelle viscere.
E’ vero, mi faceva male, ma sapevo che a quel lieve dolore composto da fitte che sarebbero passate rapidamente, sarebbe subentrato un grandissimo piacere ed allora ho stretto i pugni, sopportando e l’ho lasciato fare affinché mi inculasse.
Dopo le prime fitte tutta l’asta è entrata in me. Ho sentito allargarsi lo sfintere e far spazio a quella rotonda morbidezza per stringersi di nuovo su quel muscolo che mi arrivava fino in fondo. Quando Matteo era tutto completamente dentro ho stretto l’ano e lui si è fermato per godermi.
Debbo confessare che aveva ragione lui. Come avevo potuto rinunciare ad un piacere simile, a una situazione che sa di animalesco ma che è estremamente sensuale?
Avevo fatto altre volte, poche per la verità, sesso anale ma ogni volta non avevo apprezzato l’accoppiamento. Forse il maschio che mi aveva inculato non era esperto. Matteo invece lo era, eccome!
Il mio ex dimostrava molta abilità nell’accoppiarsi a me in quel modo: entrava di poco, poi scivolava in dietro e ritornava avanti poi, quando le carni si ammorbidivano, ritornava alla carica continuando così per un paio di minuti. La lentezza della penetrazione era veramente piacevole ed il dolore fisico si è trasformato in calore iniziando a fare effetto recependo scivolarmi dentro più delle carezze che mi dava.
Quando ho sentito che le sue palle hanno battuto contro le natiche, allora ho capito che di più non poteva materialmente entrare: era arrivato fino in fondo e lo apprezzavo perché nonostante avesse un cazzo notevole era stato capace da non farmi male.
A quel punto non si poteva dire che ero ancora stretta ma ben dilatata e capace di prenderlo tutto in me.
Lui lo estraeva piano, arrivando fin quasi all’uscita, dove l’anello dello sfintere cercava di espellerlo, poi sempre più veloce, gradualmente, entrava ed io dicevo “Ecco, ecco! Bravo! Così lo volevo! Dai, dai! Sbattimi! Sìììhhh”!
Lui non fiatava e mi scopava come un toro. Ad ogni colpo un poco di crema umida colava fuori dal buco del culo accompagnandola con un rumore simili a piccole pernacchie, ma questo, che ora con lui non mi imbarazzava, anzi rendeva la scena ancor più erotica.
Di colpo si è fermato. Pensavo stesse per venire.
Ima lui mi ha guardato negli occhi tenendo il cazzo tutto nella mia profondità “Pensavi che finisca subito?”
“Certo che no! Lo sai che non son per le sveltine”
Matteo si ha fatto una risatina ed è uscito.
Ho sentito qualcosa che usciva da dentro me: era un getto di crema biancastra con dei pezzi che era uscita dall’ano spandendosi sulla tovaglia per poi finire sul pavimento. Era la polpa della banana che era rimasta nel culo e con la monta si era tutta spappolata. Insieme alla polpa bianca c’erano anche le mie secrezione intime.
“Dai, spingila fuori. Spingi come se fossi sul WC, dai!”
Non l’avevo mai visto nella vita passata insieme così rude ed io sotto l’effetto del sesso dentro di me non avevo più una mia volontà e facevo ciò che lui mi diceva. Così ho spinto con la pancia come se dovessi evacuare. Quell’azione mi ha dato la sensazione di avere un corpo morbido nel retto ed avevo paura di fare qualcosa di sporco ma nonostante tutto mi son fatta coraggio, ho fatto un profondo respiro ed ho spinto forte.
Lo sforza ha avuto successo: una parte della banana si sé staccata dall’ano già slabbrato ed è caduta a terra creando una macchia non certo pulita e Matteo guardando la scena ha subito esclamato “Ora è proprio vero che sei una troia!”
Un secondo dopo mi ha preso per i fianchi e l’ho visto fare qualcosa tra le mie gambe che tenevo sempre per aria sostenute da lui. Il tempo di un attimo e la sua cappella scivolava dentro di me, nel culo, iniziando un’ultima cavalcata.
Ero vogliosa ed in calore.
Ho portato una mano fra le gambe sulla figa, ho aperto le grandi labbra ed h cercato il clitoride menandolo con vigore. Dandomi un piacere solitario che si sommava a quello dovuto al cazzo in culo.
Ero troia e volevo esserselo nel migliore dei modi.
Il sudore dei nostri corpi accoppiati ed il mix di olio ed altri liquidi mi teneva bagnato il pube emanando un forte odore per nulla sgradevole.
I colpi che mi dava Matteo ora erano davvero terribili ma erano come piacevano a me. Lui sapeva che il dolore di una penetrazione violenta mi hanno sempre fatto impazzire.
Per farlo stare più comodo ho poggiato una coscia sul piano del tavolo pensando che così avrei potuto sentire meglio dentro di me il cazzo scorrere sotto la pelle al di là del setto separatore tra il retto e la vagina. Quel cazzo era grosso e duro e sembrava volesse squarciarmi tutta ed anche salire nelle budella.
Ora mi sentivo libera di dire ciò che volevo non capendo più niente drogata di sesso.
Potevo solo urlare a voce alta “Si, dai, dai! Sfondami! Sono la tua troia. Trattami da troia! Voglio diventare la tua puttana! Dammi il cazzo fino in pancia! Riempimi!”
Matteo non si faceva desiderare e io me mi sgrillettavo come una pazza.
La mia figa non ce la faceva più tanto era infiammata.
Sentivo che stavo per venire una seconda volta.
La penetrazione di quell’asta di carne ed il movimento fatto iniziava a darmi un po’ di fastidio ma non potevo farci nulla e mi piaceva. Sentivo un prurito ed un formicolio. Per stringerlo ancora di più e portarlo più velocemente all’orgasmo ho poggiato una gamba a terra. In quella posizione la penetrazione era po’ meno dolorosa e allo stesso tempo a ogni suo affondo il clitoride veniva stiracchiato verso il basso.
Matteo era meraviglioso; me lo sentivo dentro salire nelle profondità e il mio incitamento continuava “Sì, sì! Dai! Ti prego tesoro, dammelo tutto!”
Non so quando ma finalmente ho avuto una scossa elettrica che mi ha fatto vibrare e fare dei gesti scomposti sia con le gambe che con la testa ed anche con le braccia. Ho inarcato il busto porgendo le tette alla sua bocca ed è arrivato potente come una furia il secondo orgasmo.
In quel momento “Dai, dai! Ancora!” mentre una fitta di piacere si impadroniva di me partendo dal ventre. Quell’orgasmo mi coinvolto tantissimo stordendomi terribilmente. In quel momento a causa delle scariche di adrenalina mi sono irrigidita incredibilmente ed in quei momenti anche lo sfintere si è stretto creando una morsa in cui veniva preso il cazzo di Matteo che a quel punto era più in là del punto di non ritorno e non riusciva più a trattenersi.
L’ho visto aprire la bocca, fermarsi con il cazzo dentro di me, irrigidirsi ed arcuarsi tenendomi stretta con le mani sui fianchi ed urlare un grugnito prettamente maschile che ha accompagnato una vera eruzione di sborra che mi ha riempito il culo.
Ho avvertito chiaramente il getto caldo schizzare dentro; non è stato solo uno schizzo ma ben quattro e poi ci sono stati i suoi ultimi colpi, gli ultimi fuochi ed infine staccarsi da me ed uscire facendo rilassare lo sfintere.
Matteo è caduto esausto sulla sedia senza più forze.
Il mio ano slabbrato ha fatto una sonora scorreggia a che ha generato la fuoriuscita di un getto di sborra densa, bianca e di tutto ciò che ancora non ero riuscita ad espellere prima che lui mi montasse. Poi, anche io distrutta dagli avvenimenti, mi sono asciata cadere sul tavolo voltandomi e restando supina a gambe aperte.
I nostri respiri ancora affannosi rimbombavano nel silenzio.
Su quel tavolo ora mi rendevo conto di stare scomoda ed anche Matteo, su quella sedia, lo era più di me ma eravamo così stanchi e spossati da non aver neanche la forza di metterci più comodi.
Il tempo ci stava riportando alla realtà e se non avevo alcuna intenzione di muovermi, la mia mente era viva, mentre la carica di adrenalina scemava.
Ero soddisfattissima dell’esperienza fatta.
Pensavo che la vita è proprio strana ed imprevedibile: ci eravamo dovuti lasciare per raggiungere certe vette di piacere.
Il lasciare Matteo non è stato facile ma tutti e due eravamo ora d’accordo che io tornassi a vivere con Paolo. Pensavo molto all’accoppiamento con Matteo. Non avevo voluto dormire da lui e lui non mi ha chiesto di farlo. Io non me la sentivo ancora, non sapevo cosa avrei fatto in futuro, ma per ora non potevo abbandonare così bruscamente Paolo però senza quell’invito mi sentivo una puttana e stranamente ne ero felice.
L’indomani l’ho passato nella villa al mare di Paolo non lontano dal ristorante ma di Matteo nessuna traccia se non nei miei pensieri.
L’indomani sera ho preso un aeroplano e sono tornata a casa da dove ero partita.
Quando sono arrivata ho indossato il pigiama e mi sono diretta in camera. Paolo era a letto ed i miei movimenti lo avevano svegliato.
“Ciao tesoro, che ora è?”
Non avevo voglia di parlargli ma non ne ho potuto fare a meno “Tardi, tesoro. Il viaggio è andato bene”
Aspettavo che lui mi chiedesse qualcosa ma sul momento ha sorvolato chiedendo delle condizioni della villa a cui ho risposto vagamente.
Non avevo voglia di parlargli, non me la sentivo e pesavo che magari dopo una bella dormita avrei visto le cose in modo diverso.
Sotto le coperte mi sono avvicinata a Poalo per dargli il solito bacio della buonanotte e poi mi sono voltata dall’altra parte.
Paolo ha allungato una mano e dalla schiena l’ha fatta scivolare dentro i pantaloni andando lentamente ad accarezzarmi tra i glutei e proseguendo in quel solco fino a raggiungere quello umido della figa per raggiungere il mio clito ancora infiammato attardandosi a titillarlo. Era ancora arrossato ma voglioso di essere stimolato nonostante due notti prima fosse stato straziato.
Paolo da grande intenditore di donne, nel silenzio della stanza buia, se ne è uscito con un sussurro “Potevi dirmelo che ti piace prenderlo nel culo, tesoro! Vado a prenderti un po’ di crema, altrimenti domani ti brucerà molto di più!”
Quella frase mi ha fulminata. Non me l’aspettavo.
Nei giorni seguenti, appena l’infiammazione ed i doloretti sono diminuiti, mi sono fatta inculare anche da lui e ne è rimasto felicemente impressionato perché mi sono comportata da troia come con Matteo.
Mentre mi montava pensavo al mio ex e non a chi era dentro ma a Paolo non l’ho mai detto.
Dal momento del ritorno dalla Sardegna è apparso un nuovo Paolo.
Nei giorni seguenti mi ha fatto delle proposte strane a cui nei primi giorni no davo una risposta e mi chiedevo quale fosse il fine ultimo.
Una mattina, verso le 10, mi ha chiesto di spogliarmi e di accoppiarci.
Era una richiesta lecita e lo abbiamo fatto. Lui mi ha chiavata sia davanti che dietro e ne ero contentissima avendo avuto un orgasmo fortissimo entrambe.
Ma alla sera, dopo cena, mi ha chiesto con il suo modo parlare ammaliante, di farlo in presenza di una terza persona.
Non so cosa mi ha preso ma ho approvato l’idea.
E’ intanto arrivata l’estate e fino ad allora lo spettatore non l’avevamo trovato ma il progetto che ci fosse e che ci fotografasse rimaneva sempre nei nostri pensieri.
Arrivata la fine di giugno siamo andati in Sardegna nella villa di Paolo.
Dopo tre giorni che eravamo lì una mattina presto stavo aspettando l’arrivo di Paolo dalla rituale camminata quando suonano alla porta e vado ad aprire felice come non lo ero da giorni. apro la porta e lì davanti a me con un fantastico sorriso mi ritrovo Matteo. Lo faccio entrare, mi bacia con passione e mi trascina sul lettone facendo l’amore dolcemente. Lo guardo, sorrido e mi sento la sua cagna.
Faccio il giro del letto e inizio a baciarglielo finché non si drizza. Lui mi accarezza la testa ed inizio a succhiarglielo pero mentre lo faccio mi sento triste dentro: io non sono cosi troia come lui crede. E’ lui che mi ha trasformata così. Mi viene voglia di ribellarmi ma ho paura che poi lo sappia Paolo ed ho anche paura delle ripercussioni così continuo a succhiarglielo finché non mi riempie la bocca di sborra “ti piace la colazione?”.
Questo fatto avrebbe dovuto umiliarmi ed invece è un modo nuovo per farmi sentire felice.
“Oggi non ti scopo, mi dovresti offrire un caffè e poi vestiti così mi accompagni al ristorante”
Mi sono alzata ed in cucina ho preparato alla macchinetta il caffe.
Al ritorno mi chiede di stendermi sul tavolo per ricordare l’ultima scopata, o meglio l’inculata, che Matteo mi ha fatto qualche mese prima.
Al sentire che vuole fare di nuovo sesso non capisco più niente e mi sistemo sul tavolo per farmela leccare, cosa che lui fa velocemente. Poi prende il caffe senza nemmeno sedersi e mi lascia libera di andare a vestirmi. Avevo preparato sul letto una camicetta bianca e un completo blu giacca e gonna cortissima alla marinara stile yacht club. Infilo la gonna rimanendo senza perizoma, anche perché da quando mi sento una puttana Paolo mi vuole sempre pronta e non ne ho più. Mi sistemo trucco ed i capelli ed esco. Matteo è già in auto e mi dà l’idea che ora sia lui il mio padrone perché a lui cedo con una facilità incredibile. L’incontro con lui avuto meno di un’ora pima mi sembra un sogno e mi ha scombussolata. Salgo in auto e rimaniamo entrambe in silenzio per tutto il percorso. Arrivati al ristorante mi viene da salutarlo con “A più tardi mio signore” e lui mi risponde “Verro a prenderti. Ho una sorpresa” e scendiamo dall’a sua auto.
Mi chiedo che tipo di sorpresa può farmi ed immagino un qualche tipo di gioco a base di sesso estremo. La giornata passa in fretta ed alle sette di sera sono davanti a casa di Paolo ad attenderlo e la sorpresa è che Matteo invece della solita auto arriva in taxi “Sali, andiamo ad una cena. Paolo è là che ci aspetta”
Rassicurata dalle sue parole mi siedo accanto a lui e dato che siamo in presenza del tassista si comporta come se fossimo una coppia dandomi un bacio appassionato e mettendomi un braccio sulla spalla.
Con lui in quell’abitacolo mi rilasso convinta che non farà niente di sconveniente, ma m’illudevo.
Appena allontanati dalla villa mi slaccia la camicetta ed io istintivamente cerco di fermarlo “Che fai? vuoi rovinare tutto? fino ad ora ti sei comportato bene. Sono con te solo per premiarti, ma se fai la stronzo posso cambiare idea!”  e lascio andare la sua mano che riprende a slacciarmi la camicetta scoprendomi le tette e stimolando il capezzolo con due dita. Il tassista intanto si godeva lo spettacolo ed io mi vergognavo mortalmente.
Matteo non contento inizia a leccare l’altro capezzolo e s’interrompe solo per dire al tassista “fai il giro lungo cosi ti godi lo spettacolo e io mi diletto un po’ con la mia troietta”
Al termine del giro arriviamo in una casa dove Paolo ci aspettava.
Lì abbiamo cenato tutti insieme ma ciò che mi meravigliava era l’assenza dei padroni di casa.
Ciò mi meravigliava ma non mi preoccupava perché ho pensato fossero amici di Paolo che in quel momento potevano anche ssere a passeggiare al porto turistico.
Matteo in un’assenza momentanea di Paolo mi ha messo una mano in mezzo alle gambe e infilato due dita nella fica “Fammi sentire come gode una cagna”.
Quella penetrazione mi ha messo in calore e mi sono lasciata andare al piacere pensando che anche questa volta potrò godere.
Cerco di non pensare a Paolo e mi lascio andare mentre cerco d’accontentare Matteo che smette di masturbarmi, si apre i pantaloni e dice “Fai vedere a Paolo quanto sei brava a succhiarlo”.
Mentre mi accomodo per poter soddisfare la richiesta vedo che Paolo si sistema in una poltrona del patio per godersi lo spettacolo.
Inizio a leccare la cappella Matteo iniziando dalla punta, gli giro intorno e poi comincio a succhiarlo.
Matteo rivolto al mio nuovo compagno gli dice “Non immagini quanto sia brava, non sai cosa ti perdi!”
Paolo visibilmente eccitato ha risposto “Preferisco che me lo succhi mentre mi fa una spagnola. Con quelle belle tette potrebbe farlo, non pensi?”
Era una chiara richiesta e Matteo immediatamente mi lascia e mi invita “Fai come ti dice, succhialo mentre ti scopa le tette”
Paolo si accomoda e mi metto il suo cazzo eretto sotto l’effetto del Viagra in mezzo alle mammelle che muovo su e giù leccandogli la cappella ed a tratti prendendolo tutto in bocca fino a fargli raggiungere l’orgasmo.
Matteo si era spogliato completamente ed osservava compiaciuto con il cazzo eretto.
“La cosa migliore di lei è che gli piace ingoiare. Non tutte lo fanno!” ha detto rivolto a Paolo che ha accennato un sì con la testa
“Michela, fai vedere qualcosa di più al tuo compagno. Siediti sulle sue gambe ed infilatelo dentro!”
Ad accoppiamento terminato mi sono ritrovata con le spalle appoggia alla spalliera della poltrona con le tette che ballonzolavano ad ogni colpo.
Matteo non resistendo più a quella visione ha preso a farsi una sontuosa sega ed a parlare “ha delle belle tette vero? Che ne dici Paolo?”
E Paolo per conferma “Fantastiche direi!”
Ero terrorizzata all’idea che mi chiedessero di fare qualcosa in tre e morivo dalla vergona all’idea che qualcuno da fuori potesse vederci.
Era già troppo essere seminuda davanti a loro due mentre venivo scopata.
Raggiunto l’orgasmo pensavo avessimo finito ma m’illudevo.
“Paolo, pensavo che potremmo fare un affare”
Qelle parole mi hanno messo paura. Pensavo che mi avrebbero obbligata ad avere rapporti con altre persone.
“Ti piacerebbe vedere come si masturba? Ha una bella figa” ha detto Paolo a Matteo.
“Ok , si può fare”  e Paolo con un cenno della testa mi ha fatto capire che dovevo dare inizio alla mia masturbazione.
Non capivo più niente e non volevo lasciare che interrompessero il gioco senza che io fossi venuta.
Per stare alle loro volontà ho tirato su la mini gonna, allargato le gambe per mettere bene in mostra la figa che al sole mattutino sembrava più bella e liscia che mai ed ho iniziaito a stimolare il clitoride per poi  scendere a penetrarmi con le dita.
Vedevo chiaramente i due miei amanti gradivano lo spettacolo.
Ho aumentato sempre di più il movimento della mano e quando finalmente ho raggiunto l’orgasmo mi sono rilassata e poi, dopo essermi pulita e sistemata ho aggiustato i capelli per andare al ristorante di Matteo.
Lì abbiamo fatto una cena bella.
I due pur avendo bevuto non mi hanno chiamato né troia né tanto meno cagna ed in apparenza poteva sembrare una vera cena romantica. Matteo è arrivato a regalarmi delle rose.
Ritornata a casa con Paolo mi ha fatto fare, dopo essermi spogliata, una doccia senza la sua presenza che nei mesi precedenti era assidua.
Ho sfruttato ogni secondo di quella doccia.
Uscita dal bagno Paolo mi ha chiesto di sdraiarmi accanto a lui. Ero pronta alla solita sveltina in cui lui mi chiavava avanti e poi lo appoggiava dietro.
Era sua abitudine poi dormire invece mi ha abbracciato e si è addormentato.
Mi sono così resa conto di sentirmi strana.
Ero entrata nella routine e di certo non mi aspettavo una giornata del genere.
Forse qualcosa stava cambiando.
Ora mi aspetto che Paolo mi chieda di farmi scopare da un altro.
Questo non lo farò perché il mio padrone è Matteo; ebbene sì, lui è il mio padrone e mi sto abituando ad essere sua.
Le parti da quel giorno si sono invertite.
Ora è Matteo il mio amante segreto che mi chiava anche quando Paolo a casa non c’è.
Non vorrei che ci sorprendesse mentre lui mi scopa proprio mentre ho il suo cazzo nel culo.
A questa situazione mi sto abituando e penso che se continua così entro l’estate mi darò da un altro maschio scelta da Matteo.
Lui sapeva che ero troia, lo ha poi scoperto anche Paolo. Io sono un po’ diversa: sto diventando una puttana.

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