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Pausa caffè

By 25 Novembre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Tutto é successo venerdì mattina, verso le 10 esco dall’ufficio per andare in posta, invio la corrispondenza e tornando mi fermo a bere un caffè da Francesca, le solite due chiacchiere di rito poi di volata alla toilette. Ho addosso quella sensazione di essere spiata che mi accompagna quando mi spoglio nei luoghi pubblici, spesso però la cosa è accompagnata da un certo piacere come in questo caso. Sono seduta sul water e di fronte a me ho la porta quando in un lampo mi accorgo di una cosa a cui non avevo mai fatto caso, la serratura del bagno crea una spioncino ora che è stata sostituita da un chiavistello poco sopra e dalla mia posizione posso vedere le ombre di chi sta fuori. Curioso visto che il bagno si trova al termine di un corridoio. A no aspetta… Il magazzino del bar è proprio qui accanto, magari è Francesca, di certo lei non spierà. La mia mano si muove comunque in automatico è quel desiderio di orgasmo che mi sale all’improvviso proprio nei momenti meno opportuni, dove o quando non posso. Il solo contatto del mio dito con la pelle glabra e liscia della mia passerina mi provoca un sussulto, un brivido mi percorre la schiena, ora non riesco più a smettere, ad un tratto mi ricordo dello spioncino: “oddio, un’occhio” penso dentro di me, la mia mano non si ferma ho passato il punto del non ritorno, comincio a tremare come quando da bimba con i miei andavo in montagna a sciare e la mattina per la fretta di veder la neve spalancavo la finestra dell’albergo ancora in pigiama. Riapro gli occhi appagata, eccitata e spaventata, ho quasi paura di guardare verso la porta… Non c’è più nessuno, mi vesto di fretta ed esco dal bagno, non so se guardare Francesca come se niente fosse o con complicità, poi mi accorgo che la porta del magazzino è socchiusa, la tentazione è forte, do una sbirciata. I ruoli si sono capovolti ora sono io a spiare qualcuno, è un uomo, di spalle, non vedo cosa sta facendo ma posso intuirlo, il bar intanto si é riempito, posso sentire Francesca intenta a servire caffè, poi la voce di una ragazza che chiede di andare al bagno, succede tutto in un lampo e la curiosità di sapere chi si é gustato lo spettacolino supera il buonsenso, mi fiondo nel magazzino e chiudo la porta dietro di me. 

“Cazzo!” esclama l’uomo cercando di ricomporsi, non mi é per niente sconosciuto 

“Signor Vidale…” sono un po’ intontita é il padre di Francesca, l’ultima persona a cui avevo pensato, lo guardo e posso notare la sua erezione ancora in bella vista sotto il velluto beige dei pantaloni

“io non…é colpa vostra andate in giro mezze nude cosa deve far un pover’uomo?” 

“ma signor Vidale mi spiava dalla serratura! Certo che ero nuda!” dentro di me avanzano cattivi pensieri…

“ti prego non dirlo a mia figlia, non mi parlerebbe più lei non capisce cosa significa essere vedovo e vedermi ronzare attorno tutte le sue amiche che fanno battutine dalla mattina alla sera”

“almeno ha finito quello che stava facendo?” faccio un passo verso di lui che arrossisce in modo vistoso

“non…ma, dai ora vattene ti prego…” inizia un’arrampicata sugli specchi

“glielo chiedo perché io ho finito…” mi sono istintivamente inumidita le labbra, certo che quando mi ci metto mi comporto proprio da troia…

“ti prego sono in imbarazzo…” come se dal colore del suo viso non me ne fossi accorta… Mi avvicino ancora, sono a meno di un metro da lui, ora sta tremando e io non voglio essere un’amichetta della figlia su cui farsi seghe, una delle tante… Allungo una mano verso il suo pacco mentre lui con la schiena allo scaffale delle bibite non può indietreggiare

“facciamo che le do un aiutino e poi ci dimentichiamo di tutto” Apre la bocca come per parlare ma non escono suoni è pietrificato, sollevo leggermente la maglia e mi accorgo che nella fretta non si é nemmeno chiuso i pantaloni, la mia manina scivola tra la lampo e i cotone dei suoi boxer, ha un sussulto…

“non vuole mica tornare così di la da Francy no? E poi se la sentiamo arrivare possiamo sempre dire di esserci fermati a fare due chiacchiere…” così dicendo riesco con un po’ di fatica a estrarlo anche dai boxer e comincio un lento su e giù, lui continua a sembrare in trance… Allungo la mano, lo avvolgo e scendo a carezzargli le palle, grosse dure e avvolte da una folta peluria grigia, lo vedo deglutire a fatica, poi con le dita torno ad avvolgere il suo cazzo appena sotto la cappella e accelero leggermente.

“com’é signor Vidale? Va bene?” glielo chiedo con gli occhietti da cerbiatta mentre lo guardo fisso in viso   

“…sei…bravissima…” comincia ad ansimare e allunga una mano a sfiorarmi un seno

“non fa complimenti eh?” ormai ha gli occhi iniettati di sangue guarda dritto verso la manina ventenne che lo sta segando e intanto impasta il mio piccolo seno attraverso la maglia attillata. Sento il cazzo che si irrigidisce, la vena pulsare, questo é il momento di portare a termine il giochino… Mentre continuo la mia sega passo un dito sulla cappella poi accelero e con l’altra mano vado a ripararmi dalla schizzo, copioso come potevo immaginare. Lui si getta con la schiena contro lo scaffale mentre quasi mi provoca dolore quando agguanta il mio capezzolo e gli da una strizzata, mi ha riempito la manina di sperma e ora mi porge uno straccio per pulirmi, poi mi accorgo che qualche goccia e’ rimasta sull’altra mano e mi gioco l’ultima pugnalata, l’avvicino alla bocca e gli passo lenta la lingua sopra mentre lo guardo negli occhi…lo lascio così, attonito, forse la spiata, forse la sega o forse la leccatina allo sperma ma lui non esprime emozioni é solo basito mentre cerca di ricomporsi senza riuscirci veramente.

“arrivederci signor Vidale” lo dico alzando la voce per giustificare quei pochi minuti passati in magazzino poi gli strizzo l’occhio e corro verso l’uscita, dove incontro la figlia

“ma quanto sei stata in bagno??”

“sono rimasta a fare due parole con tuo papà!”

“una volta le mie amiche venivano al bar per chiacchierare con me! Chissà che gli fai alle donne tu” rivolta verso il padre che intanto ci aveva raggiunto al bancone

“eh…sapessi!” aggiungo io con un po’ di malizia mentre il padre diventava di un colore indefinibile

“Amelia!!!” un gesto con la mano di Francesca a salutarmi chiude la breve parentesi giornaliera. 

 

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