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Racconti Erotici Etero

PERSONAL TRAINER

By 29 Febbraio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

PERSONAL TRAINER

Ero quasi pronta. Il citofono squillò. ‘Scendi?’. Imperiosa, la voce di Floriana. Con addosso solo la maglietta bianca, con le scarpette da ginnastica in una mano e i fuseaux grigi nell’altra, aprii il cassetto della biancheria intima e cominciai a rovistarci dentro. Niente perizomi, niente slip a taglio vivo: solo imbarazzanti mutandine con l’elastico, che si sarebbe visto sotto il pantalone aderente. Ma dov’era finita tutta la mia roba? Possibile che mamma non avesse fatto la lavatrice? Il citofono squillò di nuovo. Alzai le spalle, poi infilai i fuseaux sportivi direttamente sulla pelle: le mutandine, poi, non erano così necessarie. Infilai al volo le scarpe poi corsi verso la porta. E di corsa scesi. Flo mi aspettava sullo scooter. Mi porse il caso. ‘Fai presto, siamo in ritardo’.
Zigzagando tra le auto, ci immettemmo nel traffico del Lungotevere Flaminio, dirette alla palestra Perfect Body.
Quel giorno avremmo fatto la nostra prima lezione di spinning. Nora, l’amica di Flo che ci aveva fatto conoscere quello sport, ci aveva assicurato che i risultati, sul corpo, erano incredibili: glutei e cosce più sodi in un mese soltanto, e un sacco di fiato in più.
Arrivate in palestra, fummo accolte alla reception da un aitante giovanotto.
Era alto, un fascio di muscoli. Poteva avere una trentina d’anni, e uno sguardo bruciante scurissimo era solo la ‘presentazione’ di un tipo davvero affascinante: capelli rasati, un orecchino sul lobo destro, denti perfetti.
Chiamò, su nostra richiesta, Nora, che a sua volta ci presentò Roberto, l’istruttore di spinning.
Parlammo un po’, e stavamo quasi per entrare nell’aula dove le bici da spinning ci attendevano invitanti, quando, quasi per caso, mi trovai a dire che, pochi mesi fa, avevo subito un intervento sul menisco.
‘Cosa???? E tu vuoi fare spinning? Ma non esiste proprio!’, mi spiegò Roberto. Mi congedò, con gran gentilezza, va detto, invitandomi ad aspettare Floriana nella saletta d’attesa, poi sparì con lei e Nora in palestra.
Il muscoloso giovane che era all’accoglienza e che aveva sentito tutto, propose: ‘Se vuoi ti faccio fare io un po’ di ginnastica dolce, mentre aspetti l’amica tua’.
Accettai. Mi introdusse in una palestra più piccola, ma molto attrezzata. Alla luce dei neon, potei guardarlo meglio. Era bellissimo, davvero. Aveva un viso dolce che contrastava con l’imponenza del suo fisico. Indossava una maglia sportiva grigia, aderente, che evidenziava pettorali e braccia da paura, e un pantalone nero in maglina. Tentai di vedere come stava messo ‘sotto’ al pantalone, ma non c’era modo di veder nulla. Mi parve, però, che lui si accorgesse di dove erano indirizzati i miei occhi.
Cominciammo a far riscaldamento. Piccole corse sul parquet della stanza, movimenti muscolari leggeri, un po’ di stretching. Nel frattempo, lui si presentò: si chiamava Bruno, era un personal trainer di quella struttura.
Poi, il ragazzo si avvicinò alla spalliera. ‘Vieni qua’, mi invitò. Mi prese per la vita e mi fece mettere, in piedi, diritta, a braccia sollevate, con la spalla e la schiena perfettamente attaccate all’attrezzo in legno. Per allineare il mio corpo alla spalliera, mi toccava: le braccia, la vita, le spalle. Sentii l’eccitazione che si impossessava di me. Un paio di volte, per sistemarmi meglio, mi sfiorò i seni, provocando l’immediato rizzarsi dei capezzoli, che cominciarono a far bella mostra di s&egrave, insolenti e presuntuosi come al solito, dal cotone sottile della maglietta.
Lui se ne accorse, eccome, ma fece finta di nulla. Proseguimmo i nostri esercizi. Era competente e molto paziente. Mi fece fare diversi esercizi per potenziare l’articolazione del ginocchio. Io eseguivo, ma il suo tocco, l’odore del suo sudore, la sua voce calda, erano per me un afrodisiaco delizioso, e ogni volta che per un motivo o per l’altro toccavo le sue braccia, diventavo più calda. Ad un certo punto, eravamo l’una di fronte all’altro, seduti per terra, a gambe aperte, e ci flettevamo verso il pavimento. Lui mi fissò tra le cosce e guardò. Guardai anch’io: ero bagnatissima. Il tessuto grigio del mio fuseaux era impregnato dei miei umori.
Bruno guardava ipnotizzato. Poi, silenziosamente, si alzò e andò a chiudere a chiave la porta della piccola palestra. Deglutii, eccitata. Si avvicinò a me, mi fece alzare, mi sfilò rapidamente la maglia, il reggiseno di microfibra bianca, i fuseaux. Rimasi completamente nuda, se non per le calze e le scarpe da ginnastica.
Bruno mi spinse verso la spalliera e mi rimise nella posizione di prima: aderente ad essa, in piedi e a braccia sollevate. Ero immobile, più eccitata che mai. Mi bloccò le mani schiacciandole con le sue, e cominciò a leccarmi i capezzoli. Prima dolcemente, solo con la punta della lingua; poi sempre più voluttuoso, prendendo l’areola completamente in bocca, leccando avidamente. I miei capezzoli erano così rigidi e tesi da farmi male. E soprattutto, volevo che Bruno mi toccasse anche il sesso. Glielo dissi. ‘Toccami più giù’, implorai. Non rispose. Proseguì invece a tormentare il mio seno, lasciandomi le mani ma raccomandandomi di non muoverle. Le strinsi intorno ad una sbarra della spalliera. Bruno mi prese i seni con entrambe le mani e cominciò un massaggio delizioso, circolare, morbido. Stuzzicante da morire. Toccò e leccò e strinse, fino a portarmi in uno stato di eccitazione che non avrei mai creduto possibile, solo per esser stata toccata sul seno. Cominciai a contrarre la vagina internamente, da sola, immaginando di aver qualcosa dentro. Ero come legata alla spalliera con corde invisibili, così, quando sentii l’orgasmo arrivare, mi contorsi rimanendo in piedi, a braccia sollevate, stringendo freneticamente la sbarra di legno tra le mani. Bruno ridacchiò. ‘Siamo un po’ arrapate, eh?’. Feci sì con la testa, ancora sospirando per l’orgasmo, e lui mi chiese di rimanere com’ero. Le mani e le braccia mi facevano male, adesso, e avrei voluto staccarle da quella posizione, ma Bruno ora, stava scendendo verso il mio ombelico con la lingua, e non osai muovermi.
Quando giunse al sesso, si fermò, indeciso sul da farsi. Poi mi fece salire sul secondo gradino della spalliera, e mi allargò le gambe, premendo le ginocchia con delicatezza. ‘Sali ancora’, mi sussurrò nell’orecchio, e io ubbidii, arrampicandomi sul terzo gradino. ‘Continua, più su’, mi chiese Bruno. Lo feci ancora, e ancora, sentendomi sempre più bagnata. Ero al sesto gradino, ora, e la mia vulva era scoperta, a sua disposizione. Avevo le cosce completamente divaricate. I miei umori colavano. E lui mi guardava. Si chinò verso il mio sesso e lo allargò con due dita, fissandolo. Poi prese a masturbarmi, ipnotizzato dal suo dito nodoso che entrava ed usciva da quella caverna pelosa. Mi stava di fronte e io ero apertissima, e questo gli dava una visione completa, un po’ oscena. Quando si piegò su di me, ero bollente, pulsante, e la sua lingua nella fica mi diede un orgasmo immediato, che mi lasciò quasi insoddisfatta. Glielo dissi. ‘Scopami, ti prego. Ho goduto subito’. Si mise a ridere e poi disse: ‘Non ti fai problemi a chiedere, vero?’. Risi anche io e risposi che sì, non mi facevo problemi, che il cazzo mi piaceva e che il suo lo volevo da morire.
Era eccitato, ora riuscivo a vedevo il suo pene rigido che premeva contro la stoffa dei pantaloni neri. Si allontanò un attimo ed andò ad aprire un armadietto a muro, sul fondo della stanza. Ne prese un pacco di profilattici. Lo vidi tirar fuori il cazzo, accarezzarselo un po’, infilarci la protezione di lattice. E sentii che mi stavo eccitando di nuovo. Bruno mi invitò a raggiungerlo. Quando gli fui accanto, mi sollevò e mi fece stendere su una lunghissima trave. ‘Se riesci a toccare le due estremità, con mani e piedi ‘ mormorò ‘ allunghi i muscoli con gran facilità. Prova’.
Nuda, con la fica gocciolante, piena di desiderio, provai. E riuscii: i miei piedi erano dalla parte inferiore della trave, le mani sfioravano la punta superiore. ‘Bravissima ‘ mi disse Bruno ‘ meriti un premio’. Si stese su di me, ancora allungata sulla trave, e mi aprì le gambe. ‘Poggia i piedi a terra’, suggerì. Appena lo feci, mi penetrò, entrandomi dentro senza ostacoli. Io mi sentii esaltata dalla presenza di quel cazzo enorme dentro. Era delizioso. Cominciò a scoparmi da grande esperto, ruotando il pene nella mia vagina, sollevandomi ogni tanto i fianchi, solleticandomi i capezzoli con la lingua. Aveva gli occhi chiusi e mugolava, mentre io sentivo il fuoco che mi invadeva i lombi. Ero in estasi. Bruno ora mi penetrava a fondo, ora diminuiva l’intensità dei colpi per giocare con la parte anteriore della mia vagina. Ogni tanto, infilava una mano tra il suo corpo ed il mio, per stuzzicarmi il clitoride. Io ero bagnata, vogliosa, piena di lui. Volevo godere insieme continuare quella fantastica scopata. Scivolosa, smaniosa, la mia fica pulsava e stringeva il bel cazzo di Bruno. L’orgasmo arrivò improvviso, travolgente, mentre la mia testa si muoveva come animata da una forza incontrollata, sbattendo contro la trave.
Quando io ebbi finito di godere, Bruno si prese il suo piacere, stringendomi le natiche tra le mani e sbattendomi con più forza. Godette gridando e ansimando. Dopo la scopata. Si alzò; lo vidi sfilarsi il preservativo e gettarlo in un cestino.
Io mi rivestii frettolosamente, anche perché l’ora di spinning di Flo stava per finire. Bruno mi indicò un bagno, dove andai a sciacquarmi il viso per non sembrare troppo stravolta. Ebbi appena il tempo di ricompormi, che la mia amica spuntò dalla palestra più grande.
‘Andiamo?’, mi chiese, mettendosi il borsone sulla spalla.
‘Pronta!’, risposi, tutta felice.
‘Sei allegra’, commentò lei.
‘Sì, sono allegra ‘ risposi ‘ un personal trainer, un certo Bruno, si &egrave occupato di me e mi ha fatto fate un po’ di esercizi. Sai, allungamenti, stretching, spalliera’.le solite cose’.
Mentre raggiungevamo l’uscita della palestra, Bruno uscì da un spogliatoio. Quando mi passò vicino, sentii il suo odore maschio, che ora conoscevo, e un brivido mi fece sussultare. Lo guardai e gli sorrisi. Lui mi fece l’occhiolino e raggiunse la sua postazione, alla reception.

Gioialuna

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