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Potere del ricatto

By 16 Giugno 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi chiamo Marco, sono un ingegnere civile da due anni e mezzo e lavoro presso lo studio Arnoldi. Lo studio &egrave composto da una decina di ingegneri e architetti ed &egrave stato fondato più di cinquant’anni fa dall’ingegner Arnoldi padre. Al momento di andare in pensione, l’uomo lasciò tutto in mano all’unico figlio Michele che, a differenza del padre, non aveva alcun interesse per quel lavoro e anzi gestiva lo studio solo per l’enorme giro di soldi che questo aveva. Grazie ad alcuni aiutanti lautamente pagati riusciva a gestire l’impresa e a fare una vita ricchissima.
Altro grande difetto di Michele Arnoldi era la facilità con cui scialacquava i soldi. Almeno una volta l’anno si recava in un concessionario BMW o Mercedes per cambiare auto, villa stupenda e una barca ormeggiata a Nizza. Il suo più grande vizio però fu sicuramente il poker. Lo so per certo perché anche io sono un giocatore e spesso lo incrociavo durante i miei studi nelle sale da poker illegali, quelle in cui girano molti soldi. La differenza &egrave che io sono una sorta di genio, con i soldi raccolti dalle vincite mi pagavo gli studi universitari e l’alloggio a Milano, mentre lui spesso perdeva cifre ingenti e infatti non era raro per la signora Arnoldi trovarsi mezzi mafiosi alla porta di casa per riscuotere.
Tuttavia Michele era davvero ricchissimo e mai fino al mio arrivo aveva mai avuto grane serie.
Riguardo la signora Bianca Arnoldi, questa era una donna bellissima. In gioventù era stata estetista, ma poi sposando un uomo così ricco si rifiutò di sporcarsi ancora le mani e cominciò a godersi la vita. Capelli color castano chiaro tenuti in un caschetto curatissimo dalle parrucchiere della zona e occhiali a completarne il volto. Spesso abbronzata, il suo punto forte era un culo marmoreo che spesso veniva messo in evidenza da tacchi che la facevano diventare molto più alta del suo metro e settanta.
Conoscevo bene la famiglia in quanto ero stato compagno di classe al liceo dell’unica figlia degli Arnoldi, vale a dire Valentina. Valentina aveva chiaramente preso dalla madre la bellezza, non che il padre fosse brutto, ma il culo era bello e sodo come quello di Bianca, il fisico era slanciato ma forse con una punta di carne in più. Non di troppo però, anzi questo fece sì che Valentina fin dai diciotto anni esponesse una terza di seno ben più abbondante della madre. Non portava gli occhiali ma aveva lunghi capelli neri corvini, era la venticinquenne più desiderata della città.
La mia storia inizia tre mesi prima della discussione della tesi di laurea. Stavo facendo una partita a poker e quella sera stavo facendo più soldi del previsto. Infatti mentre normalmente arrivavo al massimo a 10000 euro a serata, quella sera avevo già ampiamente superato i 50000 e il ‘merito’ era in gran parte di Michele che stava perdendo tutte le mani. Alla fine della serata infatti doveva 90000 euro ai giocatori al tavolo e 64000 solo a me.
Il mattino dopo riuscì a rimborsare gli altri creditori ma per mancanza di liquidità dovette trovare un accordo con me. Ci accordammo per la metà entro due mesi e il resto entro la fine dell’anno, in cambio però volevo un posto fisso nel suo studio appena conseguita la laurea e così il mio primo stipendio fu di 3500 euro al mese presso il rinomatissimo studio Arnoldi.
Nel corso dei mesi io e Michele prendemmo maggiore confidenza e cominciammo a uscire insieme dall’ufficio. Così cominciai con lui a frequentare night dopo il lavoro in sua compagnia e a fare qualche tappa in una casa chiusa vicino Milano fatta di escort di alta classe. Inutile dire che continuava ad accumulare debiti sia con me (infatti queste uscite spesso erano pagate da lui per ricompensarmi) sia con altri.
Voglio cominciare raccontando una mia prima particolare vincita. Senza entrare troppo nei dettagli, Michele mi doveva una manciata di migliaia di euro. Il grosso dei suoi soldi era in Svizzera, per cui ci voleva del tempo prima che riuscisse a far uscire tanto denaro insieme. Così dopo un anno di lavoro mi feci più audace nella mie richieste e una volta gli dissi che non avrei fatto casino se avesse convito la segretaria degli uffici a venire a letto con me.
Quella volta Michele si fece serio e mi chiese se fosse uno scherzo, infatti sapevo benissimo che i due erano amanti e anzi non avevo dubbi che Eleonora fosse stata assunta solo perché si scopava il capo. Però erano diversi mesi che ci provavo con lei e ricevevo picche, così volevo fosse lui a consegnarmela.
Dopo diverse insistenze da parte sua a cambiare idea gli dissi chiaro e tondo che se non l’avesse convita (e soprattutto si fosse convinto lui a cedere) avrei contattato qualcuno per riscuotere, vale a dire che un energumeno palestrato probabilmente l’avrebbe pestato.
Michele cedette e mi disse che ci avrebbe lavorato su. Dopo due giorni mi chiamò e lo raggiunsi nel suo ufficio.
-Senti Marco, riguardo Eleonora volevo dirti che &egrave tutto sistemato. Le ho parlato e domani sera basta che ti fermi fino alle 21 in ufficio. Rimarrete solo più voi due e lei sa già tutto.
Mi congratulai con lui per le sue capacità di persuasione, Eleonora pensavo si sarebbe rifiutata di concedersi a me anche sotto tortura, e gli chiesi cosa avesse fatto per convincerla.
-Niente’ le ho detto che se non l’avesse fatto sarebbe stata licenziata.
-E lei ha accettato subito?
-Se proprio vuoi saperlo no, in compenso non sarà mai più la mia amante per colpa tua.
Mi scappò una risata ma lui rimase serio, questa richiesta l’aveva davvero irritato e ora sapevo che erano solo i suoi debiti verso di me che non gli impedivano di saltarmi addosso. Infatti sono convinto che in fondo amasse veramente quella ragazza sarda di 27 anni, ma io sono per natura un egoista e lui invece solo un figlio di papà viziato che nella sua vita non ha mai dovuto lavorare veramente.
Ci congedammo e io mi diressi nel mio studio. Lavorai fino alle 19, poi, uscendo, passai vicino a Eleonora. Era bellissima, una bionda di un metro e ottantacinque con un fisico da modella. Capelli lunghi che arrivavano a sfiorarle in suo bellissimo culo, gambe perfette e sempre lisce come si notava grazie alle gonne che si metteva. Il seno risaltava pur non essendo più di una terza grazie alla scollatura della camicetta bianca. Era già abbronzatissima pur essendo solo maggio e avrei voluto non dover aspettare ancora un giorno per scoparmela.
Avvicinandomi alzò la testa e mi vide, per un attimo puntò i suoi occhioni verdi su di me, poi li abbassò per rabbia o forse vergogna per cosa la aspettava. Decisi di mettere il coltello nella piaga, mi avvicinai e, visto che non c’era nessuno, le sussurrai: ‘Ti conviene prendere la pillola domani, non credo che mi accontenterò di usare la tua splendida bocca’.
Si girò di colpo e mi diede uno schiaffo, ma subito si rese conto che non era stata una mossa intelligente, così mi chiese scusa, sempre con un’aria sottomessa.
Mi avvicinai maggiormente a lei e le posi una mano sul culo coperto dalla gonna nera. Gli tastai bene la natica mentre le dicevo che non c’era bisogno di scusarsi, si sarebbe già scusata il giorno dopo. Poi me ne andai finalmente a casa.
Il macchina pensavo che Eleonora avrebbe potuto rifiutarsi se avesse voluto, forse un po’ le piacevo. Ripensandoci però era di famiglia povera e quello stipendio così alto le aveva permesso uno stato di vita che una ragazza con un fisico così meritava ma che difficilmente avrebbe raggiunto. Infatti come segretaria era mediocre e più di una persona si lamentava del suo operato.
A casa cercai il profilo instagram di Eleonora per pensare a come avrei potuto farmela. Appena aperta la pagina mi sentii il cazzo indurirsi e ne aveva ragione, era una dea. Mi ritrovai con il pene in mano a segarmi pensando a lei e nei miei pensieri mi figuravo già come l’avrei scopata il giorno successivo. Inutile dire che venni copiosamente una volta, poi decisi che era meglio tenersi per quando sarebbe accaduto di persona.
Il giorno successivo passai da un negozio di sport prima di andare in ufficio, comprai due go-pro, quelle telecamerine che si usano per sport e arrivato in ufficio le sistemai nascoste una dietro la scrivania e una in un angolo di fronte, non sapevo se sarebbe ricapitato, tanto valeva immortalare il momento.
Arrivarono le 19 e alcuni ingegneri cominciavano ad uscire, poi alle 20 era rimasto solo più Michele, fino a che alle 20:50 lo vidi uscire e dirigersi verso Eleonora. Lei non lo degnò di uno sguardo anche se lui era sul punto di dire qualcosa. Dopo essersi bloccato un attimo uscì senza parlare, e allora vidi Eleonora alzarsi e cominciai a sentire i suoi tacchi battere sul pavimento del corridoio.
Le go pro erano accese dalle 20:30, così quando lei entrò mi feci trovare seduto alla scrivania con i piedi sul tavolo.
-Eccomi’
-Vedo con piacere che ti sei presentata, sapevo che ci tenevi a questo lavoro.
Non rispondeva, allora le dissi avvicinarsi. Stando seduto le toccai i fianchi e con una mano le palpai un seno da sopra la camicetta, poi le dissi di abbassarsi e le nostre lingue si avvolsero in un bacio.
-Spogliati.
La vidi armeggiare con i bottoni della camicia e pian piano adagiarla su una sedia lì vicino. Poi senza alzare lo sguardo fu il turno della gonna nera. Abbassò la zip e rimase con il perizoma e il reggiseno di pizzo nero.
Poi alzò lo sguardo come a chiedere conferma di continuare, ma le dissi di tenere solo il perizoma e di avvicinarsi ancora a me. Lei si tolse il reggiseno mentre io mi alzavo e, dopo aver poggiato entrambe le mani sul suo splendido seno per tastarne la ‘qualità’ le dissi di inginocchiarsi e farmi un pompino.
Si abbassò e si mise in ginocchio, poi con le mani mi slacciò la cintura e poi la zip dei pantaloni, infine i boxer. Me li abbassò e mi fece alzare i piedi per togliermi definitivamente tutto, così rimasi solo con indosso la camicia. Appoggiò tutto sul tavolo e io mi tolsi anche la camicia.
Il mio cazzo svettava, ero parecchio eccitato. Da nuda era ancora più bella, inoltre in quella posizione potevo ammirare il suo seno star su senza reggiseno, infatti era perfettamente sodo oltre che morbido (come avevo avuto modo di toccare prima). Poi il suo culo’ dall’alto lo ammiravo estasiato, sembrava disegnato e soltanto la prospettiva di metterglielo in bocca mi impediva di montarla subito.
Sentii le sue mani poggiarsi sul cazzo e iniziare una lenta sega, poi la punta della lingua andò a inumidire la cappella, per poi far sì che la sua bocca avvolgesse per intero il mio cazzo. Notai che nonostante i miei 23 cm riusciva a farlo entrare tutto, evidentemente era allenata.
Nella bocca lo massaggiava con la lingua e se lo faceva scorrere sull’interno guancia, ogni tanto lo faceva uscire e ci sputava sopra per poi riinfilarselo in bocca. Lo faceva talmente bene che mi stupiva il fatto che lo facesse per forza, sembrava nata per quello. Nell’ufficio si sentivano solo i miei versi di godimento e il rumore che il cazzo insalivato faceva sulla sua bocca e con le sue labbra. Nonostante i peli andò anche con la bocca sotto le mie palle e dal basso succhiava anche quelle, ormai ero sul punto di venire, così le afferrai i lunghi capelli e glieli tenni come una coda, poi le diedi un ritmo poi aggressivo.
Inizialmente era più lento, poi aumentai l’andatura anche spingendo con il cazzo, così che anche per lei fu più difficile tenere la bocca chiusa. Allora aprì la bocca e il mio cazzo entrava e usciva come da un buco, la cosa mi eccitava e venni quando di colpo chiuse la bocca e succhiò fortissimo nonostante la mia andatura. Le venni in gola spingendo in profondità il cazzo e lei prontamente ingoiò tutto.
Allora mi lascia cadere sulla sedia e mi rilassai un attimo. Lei da inginocchiata si alzò e prendendo il mio cazzo in mano mi chiese se fossi soddisfatto, probabilmente pensava di essersela cavata con un pompino (memorabile peraltro), ma fece una smorfia di sorpresa quando lo vide ridiventare duro entro pochi secondi.
-Adesso mi riprendo un attimo, nel frattempo voglio che ti togli il perizoma e ti metti a gambe aperte sulla scrivania.
Lei prontamente lo fece e ammirai per la prima volta la sua fighetta depilata. Con la mano andai a toccarla, era morbidissima, poi le diedi una penna e le ordinai di masturbarsi di fronte a me.
Cominciò accostandosela, poi la vidi entrare e uscire facendo dei cerchi all’interno della vagina. Ignorava che proprio di fronte a lei ci fosse una telecamera che riprendeva tutto e forse proprio per questa faceva gemiti e movimenti che la facevano sembrare proprio una troia. Pensai che lo facesse solo per finta per eccitarmi, infatti simulò un orgasmo, ma in fondo non mi importava che venisse veramente, il suo corpo in mostra e i suoi atteggiamenti da troia mi eccitavano ed era questo che volevo.
Quando sentii che il mio cazzo era ritornato pronto mi alzai dalla poltrona e le andai più vicino toccandole la figa, notai che era più umida, ‘le troietta si &egrave eccitata un po’, meglio, così almeno non mi sembrerà di scopare un pezzo di legno’.
Accostai il cazzo alla sua fessura e prendendola per i fianchi le entrai dentro, lei sopra la scrivania e io in piedi che la montavo. Non mi sbagliavo, infatti la sua vagina si era inumidita e entrai facilmente, era ancora un po’ stretta nonostante le scopate di Michele, in che mi diede da pensare che era meno dotato di me. Avevo le sue gambe sulle mie spalle mentre la prendevo, il rumore dei miei fianchi che sbattevano contro i suoi si confondevano con il mio respiro e i suoi gemiti, stavolta chiaramente reali. Con una mano le afferrai una tetta che ballava per colpa dei miei colpi, ormai godeva ed era chiaro. Ripensai se venirle dentro come pensare all’inizio, poi però decisi di chiudere in bellezza.
Mi abbassai su di lei e la presi in braccio baciandole il collo, poi una volta in piedi la girai e la misi a 90 gradi.
-Sei vergine nel culo?
-No’
-Certo che sei proprio un puttanone allora, ti meriti solo di essere scopata da tutto l’ufficio!
Poi puntai il mio cazzo lubrificato dai suoi umori sul suo buchino e cominciai a spingere.
-Ahi! Entra piano ti prego’ così mi fai male!
-Vorrai dire che ti allargherò di più il culo troietta!- le dissi mentre ormai il mio cazzo era entrato tutto e emetteva urletti di dolore ‘adesso voglio che mi dici che ti piace.
-Si’ Si Marco mi piace! Hai un gran cazzone, scopami, scopami!- Ormai non aveva neanche più dolore, le dilatavo lo sfintere e godeva, ebbe anche un orgasmo, emise un urlo liberatorio mentre la inculavo con le dita nella vagina a masturbarla e sentì il suo succo uscire.
-Troia godi veramente! Ti meriteresti di essere scopata da tutto l’ufficio!
-Si sono troia, mi piace il cazzo, ne voglio tanto! Scopami e fammi scopare da tutti! Sono la tua cagna!
Dicendomi così non riuscivo più a tenermi, così sentii il secondo fiotto di sperma arrivare al cazzo e svuotarsi nell’intestino della bella Eleonora. Quando sentì l’intestino inondato di sperma anche la segretaria venne una seconda volta, così che, esausti, ci accasciammo l’uno sull’altra sulla scrivania.
Dopo un minuto di respiri affannati cercai i miei vestiti e passai ad Eleonora i suoi. Ci rivestimmo in silenzio, poi aspettai che la ragazza fosse pronta e quando fummo vicini alla porta (e vicini a una telecamera) le chiesi se le fosse piaciuto e di rispondere sinceramente.
-Marco, risponderò sinceramente- poi un attimo di silenzio -si.
E poi uscì via.
Aspettai che attraversasse la porta di ingresso agli uffici, poi spensi le telecamere e le misi in borsa.
Era stata una scopata memorabile, Eleonora era bellissima e porca, inoltre l’averla sottomessa aveva aumentato l’eccitazione di entrambi. Mi riproposi di scoparla ancora, non frattempo però si dissi che era bastato poco ad incastrare Michele, forse in futuro, con debiti maggiori, l’uomo avrebbe potuto vendere anche più della sua amante, forse, mi dissi, avrebbe anche potuto vendere la sua stessa famiglia.
Dopo la mia scopata con Eleonora, la bella sarda inviò il curriculum a diversi altri studi milanesi. Venne assunta dopo qualche mese da un rinomato avvocato e con il passare delle settimane divenne anche la fidanzata ufficiale del cinquantenne. Michele accusò il colpo e la nuova segretaria (un’anziana e acida donna) dimostrò che almeno al lavoro voleva essere senza distrazioni per qualche tempo.
Ad ogni modo non approfittai più di Eleonora, il giorno successivo alla nostra avventura mi guardai il filmato constatando quanto fosse venuto bene, poi però lo riposi in cassaforte e non ne feci più alcun uso.
Le mie attenzioni furono in quel periodo della mia vita tutte per un’unica donna. Non era né una ballerina né una prostituta delle case che frequentavo, a dirla tutta in quel periodo non ebbi bisogno né delle une né delle altre.
Ero andato con Michele ad una delle feste più esclusive di Milano, era inizio maggio e il locale aprì la parte estiva organizzando una festa all’aperto. Il clima era fresco ma l’eleganza degli invitati garantiva una cosa di classe. Avevo appena ritirato un vestito da Armani e colsi l’occasione per indossarlo. Credevo di poter essere tra i più eleganti, ma sottovalutavo la festa: gli uomini erano tutti impeccabili con vestiti di alta sartoria mentre le donne sembravano appena uscite da sfilate e, inutile dirlo, erano bellissime.
Tra queste ce n’era una che attirò la mia attenzione fin dal primo momento. Alta 1:70 ma con vistosi tacchi, vestito color argento che la copriva fino alle cosce’ abbondanti ma non come il suo seno. Tempo dopo scoprii essere una terza abbondante ma era il diametro a farlo sembrare enorme. Il suo sguardo si posò su di me e mi sentii per la prima volta nella mia vita timido. Ancora di più quando mi sorrise sorseggiando dello champagne.
Michele era vicino a me e si accorse della scena.
-Marco guarda che quella ti ha puntato! eheh non sembra niente male!
Capelli color mogano lunghi e mossi, mi ci volle un’ora di occhiate fugaci e un Negroni di ottima fattura per trovare il coraggio di avvicinarmi. Stavamo entrambi ordinando un drink al barman quando ci trovammo vicini al bancone.
-Mi chiedevo che scusa avrebbe trovato per avvicinarsi a me- disse la ragazza.
-Come scusi?
-Non faccia il finto tonto galantuomo, lo vedo bene che &egrave da almeno un’ora che mi segue con lo sguardo.
-Mi scusi, io’ non volevo importunarla- ero veramente impacciato, la situazione mi imbarazzava, sentivo andate perse tutte le mie abituali sicurezze con quella donna.
-Ahahahah mi scusi non pensavo di crearle tutto questo impaccio con una battuta, comunque io sono Cristina, potremmo anche darci del Tu.
Da quel momento tornai in me, la serata divenne tutta per Cristina, io che avevo forzato Eleonora a prostituirsi ora ero su un divano con la bella ragazza formosa che parlava di qualsiasi cosa affascinandomi e divertendomi su tutto. Conobbi per la prima volta l’amore.
Erano ormai le due passate e la serata proseguiva sempre tra me e lei, senza altri a disturbarci sul divanetto. Il mio occhio cadeva sulla sua scollatura e d’altra parte era impossibile che non accadesse visto il seno enorme che nascondeva. Pensavo di essere stato discreto, ma evidentemente lei se n’era accorta, infatti mi chiese come se nulla fosse se mi piacesse il suo seno. Mi sentii nuovamente in imbarazzo e mi scusai, le dissi però che sicuramente non passava inosservato.
-Beh però anche le mie gambe non sono male’ – e dicendo ne allungò una di fronte a sé stendendola, i miei occhi erano fissi su quelle cosce ‘ ahahaha, ma sei proprio perso di me eh? Non credevo di fare tutto questo effetto su un uomo.
-Beh Cristina, tu fai finta di non saperlo, ma sei di una bellezza unica.
-Dici sul serio?- Appoggiò il gomito allo schienale e adagiò la sua testa su di esso, ora il suo seno era più in mostra e sentivo il cazzo pulsare sotto i pantaloni. Non riuscivo più a trattenermi e le dissi che mai mi ero sentito così bene con una donna e l’imbarazzo che avevo era una cosa nuova per me.
Lei mi sorrise e mi specchiai nei sui occhi marroni. Era molto truccata ma in maniera impeccabile, avrei dato tutti i miei soldi per poterla baciare in quel momento, solo adagiare le mie labbra sulle sue, nulla di più per tutti i miei soldi. Lei abbassò lo sguardo e notò che all’altezza del mio pube c’era un evidente rigonfiamento, me ne accorsi e cercai di sistemarmi, lei rise ed era ancora più bella. Poi si alzò e senza guardarmi si avvicinò al mio orecchio e mi disse solo una parola ‘Seguimi’.
Mi alzai di corsa e la seguii, le avanzava armoniosa e potevo ammirare i suoi fianchi avanzare tra le persone ancora presenti, la vidi entrare e dirigersi verso una scala. Poi cominciò con i gradini e a questo punto cominciò a salire con calma’ come a provocarmi e a mostrarmi ulteriormente le sue curve’
Poi arrivò al primo piano e la vidi dirigersi verso una porta su cui era affissa una scritta: ‘Toilet’, prima di aprire si girò e mi guardò sorridendo, poi aprì la porta ed entrò con me subito dietro. Entrai e mi trovai in un salotto più che un bagno, alla sinistra c’era un lungo specchio di almeno cinque metri con di fronte tre-quattro lavandini inframezzati da piani di marmo. Il resto del bagno era diviso da porte spesse di legno tutte chiuse. Mi girai e chiusi a chiave la porta principale, poi mi girai e trovai quella bellissima donna a sistemarsi il trucco davanti allo specchio.
-Sai Marco, non sono abituata a farmi seguire in una stanza da una persona che conosco da appena qualche ora- mi disse lei leggermente curva davanti allo specchio senza staccare gli occhi da esso ‘non vorrei pensassi che sia una facile- allora con una matita per gli occhi in mano si girò verso di me sorridendomi. Dio quanto era bella!
Mi avvicinai a lei, ammiravo il suo profilo, gambe lisce e sinuose che arrivavano fino ai fianchi abbondanti ma non grossi, poi la vita si stringeva e arrivava fino al suo strabiliante seno’ ero in una stanza chiusa a chiave con lei e non mi sembrava vero. Arrivato all’altezza dello specchio in cui c’era lei mi avvicinai e le misi una mano sulla vita con leggerezza mentre la guardavo attraverso lo specchio.
-Posso sempre andare via se non ti fidi- le dissi con rinnovata fiducia. Lei alzò lo sguardo e finalmente posò il trucco, non ne aveva bisogno, era impeccabilmente perfetto nonostante la serata fosse alla fine. Si mise dritta e dandomi le spalle afferrò le mie mani portandosele all’altezza dello stomaco. Così facendo mi avvicinai ancora a lei e il mio cazzo ormai eretto appoggiava sul suo culo.
-Sento che non hai perso l’eccitazione’- staccò le mie mani da lei e le fece alzare arrivando fino al seno. Come sentii il contatto avvolsi le sue tette con entrambe le mani andando a stringerle con ingordigia scoprendo anche quanto fossero sode ma soprattutto sentendo che non c’era alcun tessuto tra il vestito e la sua pelle.
Si voltò velocemente e con le mani mi afferrò il viso portando le mie labbra a ridosso delle sue, entrai con la lingua e sentii la sua bocca avvolgente e delicata. La pelle del viso era asciutta e mentre ci baciavamo come due innamorati andai con le mani a prenderla per i fianchi per toccare meglio anche quelli. Lei con una mano mi stringeva i capelli mentre con l’altra stringeva in un pugno la mia camicia, si stava eccitando come me.
La sollevai dai fianchi e la feci sedere sul lavandino, nel frattempo una spallina del vestito era caduta e con la bocca scesi a baciarle il lungo collo per poi posare le mie labbra più in basso, facendo in modo che il vestito cadesse e scoprisse un suo seno e lasciando l’altro semiscoperto. Con le mani le afferrai i seni e provai a mettermi un capezzolo in bocca mentre lei con entrambe le mani mi premeva la nuca, come a volermi spingere ulteriormente su di sé. Le baciai e leccai le stupende tette per diversi minuti alternando baci leggeri a morsetti che la facevano emettere gemiti meno contenuti, poi con una mano toccai le cosce e cominciai a percorrerle con calma’ salivo piano e arrivai fino all’interno coscia, poi quando fui ormai a metà coscia staccai la mia bocca dal suo seno ma tenendo lo sguardo basso’ Rimasi fermo due secondi, poi, sentendo che non faceva alcuna resistenza alzai ulteriormente la mano’ fino ad arrivare alla sua vagina, che trovai bagnata.
Al contatto delle mie dita allargò di più le gambe e con le labbra riafferrò la mia bocca. Ci baciavamo e le nostre lingue erano nella bocca dell’altro mentre con due dita le esploravo la vagina accuratamente depilata e liscia, causandole movimenti come a mimare un atto sessuale.
Decisi di farla godere messa così, seduta sul piano di marmo, così mi inginocchiai e le tirai su leggermente il vestito facendo in modo che la mia lingua arrivasse a toccarle il clitoride. Cominciai dando leccate proprio al clitoride, poi entrai e feci dei cerchi come a volerla allargare’ cambiavo direzione improvvisamente e ogni volta entravo di più con la lingua, poi una volta in profondità la sbattevo sulle pareti. Lei apprezzava molto visto che ormai godeva anche con versi più chiari e con una mano in spingeva la testa, poi sentii sempre più calore arrivare sulla mia lingua, fino a quando non mi alzò tirando leggermente i capelli e mi baciò mentre con due dita ancora dentro la vagina la sentivo venire.
Non perse un attimo e scese dal piano di marmo ma continuando a dare la schiena allo specchio slacciò la mia cintura e in un colpo solo abbassò slip e pantaloni. Il mio cazzo svettava e già da qualche minuto inumidiva i miei slip.
Lei con una mano lo segò una volta, poi con le labbra si adagiò lentamente e sempre con calma iniziò a fare su e giù con la bocca. Non c’era niente di animalesco nel suo pompino, lo leccava e lo stimolava come se il suo obbiettivo fosse farmi godere, non farmi venire. Ci riusciva, nonostante la forte eccitazione non venivo perché sapeva come regolare l’andatura anche se faticavo non poco quando con la punta della lingua lo faceva uscire e lo teneva alto come un cagnolino che voglia far vedere l’osso al padrone. Solo che invece del cagnolino c’era il suo stupendo viso, ancora truccato e abbronzato.
Furono dieci minuti in cui mi sentivo morire dall’eccitazione, avevo questa bellissima ragazza davanti che capiva ogni singolo momento cosa volessi, tanto che decise da sola quando fu ora di finire esattamente mentre pensavo che volevo avere di più.
Si alzò e si girò verso lo specchio, con una mano teneva il mio cazzo e lo avvicinò all’ingresso della vagina, poi le afferrai i fianchi ed entrai. Emise subito un forte gemito quando lo infilai tutto per la prima volta, la scopavo e la vedevo dallo specchio mentre gemeva tenendosi a malapena con le braccia al piano di marmo. Occhi semichiusi e viso contrassegnato da godimento, aveva il vestito tirato su per permettermi di prenderla da dietro ed entrambe le spalline ormai cadute, così che dallo specchio vedevo il suo seno ballare al ritmo dei miei colpi a volte veloci e decisi e a volte dolci.
La prendevo in tutti i modi, tenendomi anche io al piano e baciandole o mordendole il collo oppure con una mano le stringevo forte una tetta, facendole emettere gridolini ogni volta che stringevo troppo forte. Era troppo bella e dopo una quindicina di minuti lei venne una seconda volta causandomi una reazione immediata. Lei se ne accorse a mi disse di uscire, come un automa obbedii, come tirai fuori il cazzo le mantenendo le stesse posizioni lo prese in mano e cominciò una velocissima sega che mi fede venire sul piano di marmo.
Poi si girò e ci baciammo come due innamorati. Pian piano ci sistemammo e lei mi invitò a passare la notte a casa sua, così ritornammo in sala solo per un momento perché poi salì sulla mia auto e andai da lei.
Inutile dilungami ora su come scopammo ancora quella notte, era un sesso diverso da tutti quelli che avevo fatto in precedenza. Se un’altra donna mi avesse detto di non venirle dentro mi sarei rifiutato e l’avrei dominata inondandole comunque l’utero, ma con lei era diverso. Ad ogni modo nei giorni successivi mi fece venire anche dentro di sé grazie alla pillola, mi disse solo che quella sera era la prima e voleva conoscermi meglio.
Con il tempo diventammo a tutti gli effetti una coppia e i frutti del mio lavoro erano tutti per lei, al punto che dopo quattro mesi le dissi di venire a vivere da me. Naturalmente accettò e la mia vita era cambiata, giocavo anche molto meno a poker, i soldi e il potere non erano più il mio unico obiettivo.
Ricordo ancora la prima volta che venne in ufficio da me, era metà mattina di luglio, lei non lavorava perché era ricca di famiglia, così passò dallo studio a salutarmi. Non so se lo fece apposta per farsi guardare ma indossò un bellissimo vestito rosso che risaltava ogni cosa di lei, tutti gli sguardi erano per lei. Entrò nel mio ufficio e subito dopo avermi salutato chiuse a chiave la porta facendomi capire le sue intenzioni, abbassò le tendine dal lato che dava sugli altri uffici e in un baleno iniziò a cavalcarmi sopra la poltrona.
Il mio era vero amore e, ne sono certo, anche il suo.
Un anno dopo il nostro incontro seppi che Michele aveva un appuntamento importante con alcuni investitori, come sempre facevo per essere un passo avanti a tutti, sistemai delle piccole telecamerine nel suo ufficio in modo da poter recuperare il filmato il giorno successivo e avere le informazioni che mi servivano.
Infatti il giorno dopo aspettai che tutti se ne andassero e recuperai il filmato. Andai a casa e siccome ero solo perché alla mattina Cristina era partita per una due giorni termale con le sue amiche guardai il filmato dalla tv al plasma del salotto.
Feci andare avanti il filmato fino all’incontro e mi segnai tutti i passaggi principali dell’offerta della cordata cinese. In questi casi poi cancellavo sempre il filmato senza continuare, della vita in ufficio di Michele non mi fregava nulla, anche perché era un incapace. Quella sera però non sapevo come mai ma sentii di dover continuare a guardare. Feci andare avanti il filmato con una velocità che mi permettesse di vedere chi entrava ed usciva, fino a quando non furono le 21 nel filmato e notai che stranamente Michele rimaneva seduto. Allora rimisi la velocità normale per capire di cosa si stesse occupando, pochi secondi dopo vidi una ragazza entrare nell’ufficio: era Cristina.
Mi aveva detto che andava in palestra e infatti arrivò con pantacollant e una canottiera bianca che lasciava un’ampia scollatura. Non riuscii a capacitarmi cosa facesse Cristina nell’ufficio di Michele a quell’ora fino a quando non li vidi baciarsi e cominciare quello che ovviamente era sesso. Vidi Cristina abbassarsi e prenderlo in bocca, poi essere scopata sul divano ed infine inculata. Michele le venne anche in viso.
Mi ritrovai a piangere, ero sicuro di amare quella donna e di essere ricambiato. Mi aprii una bottiglia di vodka e mi ubriacai, ebbi la tentazione di chiamarla ma non avrei avuto niente da dire.
Passai la notte ad ubriacarmi, poi al mattino dopo presi una giornata di ferie e aspettai senza mangiare seduto sul divano, fino a quando, alle 22:35 Cristina varcò la porta di casa.
Mi salutò come sempre con gioia e venne a darmi un bacio, poi mi chiese cos’avessi e se avessi visto un fantasma. In tutta risposta la presi con forza e le tirai giù i pantaloni.
-Amore ma cosa fai? Adesso non ho voglia!
-Me ne sbatto i coglioni che non hai voglia!- e le strappai le mutandine, poi adagiai il cazzo sul suo buchino anale e cominciai a forzarla senza che lei lo volesse.
La scopai come un animale sul pavimento tenendole le mani, poi le venni dentro.
Mi alzai e lei piangendo mi chiese cosa le avessi fatto e perché era stata trattata così. Per tutta risposta feci partire il pezzo di video in cui veniva scopata da Michele e lì capì tutto.
Pianse ancora e mi disse che mi doveva delle spiegazioni, io le dissi solo di fare le valigie ed andarsene, poi mi diressi al piano superiore e chiusi a chiave la porta di collegamento. Passai la notte nel letto insonne con lei a bussare forte e piangere.
Alle cinque di mattina per sfinimento le aprii e le dissi di sedersi, aveva dieci minuti per darmi le sue spiegazioni, poi sarebbe dovuta sparire dalla mia vita.
Lei si sedette e piangendo mi raccontò tutto, del fatto che scopava con quell’uomo da due mesi ma che non era per piacere, lei amava me con tutto il cuore e non desiderava altro al mondo. Mi spiegò che Michele era a conoscenza del suo segreto che mai mi aveva rivelato per non perdermi. I dieci minuti divennero venti e poi un’ora.
Piangendo come mai l’avevo vista fare mi rivelò che per due anni la sua famiglia l’aveva rinnegata lasciandola senza soldi. Non sapendo di che vivere era andata a Roma a vendere il suo corpo in una casa chiusa, di fatto la ragazza che amavo era stata una prostituta. Poi suo padre era morto e la madre le aveva ridato tutto ciò che le apparteneva ridandole una vita dignitosa.
Michele in qualche modo era venuto a saperlo e da due mesi la ricattava dicendole che mi avrebbe rivelato tutto e che così facendo lei avrebbe perso il mio amore. All’inizio doveva essere solo una scopata, però lui non la smetteva di alzare la posta ed era finita a fare quello che avevo visto. Piangeva a dirotto ora, però le chiesi solo una cosa:
-Cristina guardami- le presi la testa e misi i miei occhi davanti ai suoi ‘mi ami?
-con tutto il cuore Marco! Scusami!
Ci abbracciammo, poi le preparai la vasca e la lasciai fare un bagno. Nel frattempo mi feci una doccia anche io e poi ci coricammo. Lei si addormentò tra le mie braccia ma io per la seconda notte non dormii. Decisi che avrei fatto pagare a Michele questa ferita con tutti gli interessi possibili, dal giorno successivo mi sarei messo a giocare a poker con più frequenza e con tutto me stesso.
Dopo poche ore preparai una mail di dimissioni e lui provò a chiamare prima me poi Cristina che gli disse che avevo scoperto tutto ma che io la amavo. Una settimana dopo mi arrivò una liquidazione sproporzionata e mi aprii uno studio mio. Michele pensava di essersela cavata così, ma non immaginava cosa lo aspettava.

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