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Quel fatto

By 19 Aprile 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Tutti quegli anni a cercare di dimenticare quella cosa. Ed ora eccola qui, davanti a me. La volevo scacciare, dimenticare, uccidere, ma è sempre stata lì nascosta. E ora è qui con me, richiamata da quello che è successo stasera. Come se quello che è successo stasera e quello che è successo allora fossero legati. E in effetti in un certo senso lo sono. E allora scrivo perché se mi rimane dentro impazzisco.
Stasera tornavo dal lavoro con la metro, ed era affollata come sempre. Ero in piedi e mi tenevo alla maniglia. Tutti che ti urtano, ti spingono. Pensavo alla giornata di lavoro. Sono brava nel mio nuovo ruolo. Mi hanno dato la responsabilità per il progetto, un progetto difficile che non assegnerebbero a tutti, e ne sono orgogliosa. Pensavo al budget e ai membri del gruppo’sembrano in gamba, ma ce ne sono un paio che non mi danno molto affidamento. Ho sentito qualcosa sfiorarmi, dietro. Poi mi accorsi che cominciava ad andare avanti e indietro. Pensavo che fosse la borsa di qualcuno, ma poi mi accorsi che era il dito una mano. Non feci nulla. Poi smetterà. Ma non smetteva, forse perché non feci alcuna reazione. Indossavo la gonna elegante, quella nera, fin sotto al ginocchio, ma era abbastanza aderente. Ora potevo sentire tutta la mano sul mio gluteo destro. Il cuore era come impazzito. Cosa dovevo fare? Girarmi di scatto e urlare? Spostarmi? Afferrargli la mano? Mi avrebbero preso per matta? Pensavo, ma intanto non riuscivo a muovermi. La mano prendeva più confidenza, mi accarezzava e poi si mosse anche sull’altro gluteo. Ora mi giro’mi giro e lo insulto’e se insultavo quello sbagliato, magari uno che era lì ma non c’entrava nulla. Mi aggrappo alla maniglia mentre la mano indugia libera sul mio sedere. Il cuore batte all’impazzata. Devo farlo smettere o muovermi di qua. Ma magari non è vero, me lo sto inventando e torno ad avere le allucinazioni come 18 anni fa’18 anni fa’e poi mi prendono per matta. Devo pensare al progetto, al budget’no, ma ora si sta strusciando, lo sento’sento il pene duro pressarmi sui glutei. E’ colpa mia, perché lo lascio fare? Ecco si ferma, ora scendono’scende anche lui’lui chi? Ora c’e’ più spazio. L’aria fresca che entra da fuori mi calma il cuore. Due fermate e scendo. Cammino, l’aria fredda mi fa bene. Voglio ignorarlo ma lo sento. Sento le mutandine sotto i collant che si sono appiccicate. Cammina. Cerco di non pensarci, ma ci penso. Cammina, dritta, non ti fermare. Mi danno fastidio, è come se mi fossi fatta la pipì addosso’cammina, stupida’la pipì, come quando ero bambina e come 18 anni fa’cammina’mi vergogno di me stessa’cammina, non ci pensare’mi basterebbe toccarmi per sciogliere tutto..ma non lo farò, sono forte ora. Non lo faccio, non cedo. Voglio toccarmi ma non lo faccio. E’ stato difficile nascondere tutto a Caterina, ma ce l’ho fatta. Chi sarà stato? O mi sono inventata tutto?
E’ passata quasi una settimana. Una settimana piena di perché. Perché ho lasciato fare quell’uomo sulla metro? Perché non ho reagito come una donna normale, girandomi, insultandolo’Perché invece ero agitata, con il cuore in tumulto e la testa vuota, senza riuscire a pensare a nulla? E perché poi ero così eccitata e bagnata in quel modo? La mia psicologa dice che è troppo tempo che non sto con un uomo. In realtà non sono mai stata con un uomo in modo normale, non ho mai avuto una storia normale. La psicologa dice che devo scrivere per buttare fuori i problemi e vederli in modo più razionale, e lo sto facendo. Ogni giorno sono salita sulla metro e pensavo che sarebbe successo di nuovo, come reagiro’? Non ho raccontato il fatto alla psicologa perché mi vergogno. Eppure dovrei trovare la forza di dirglielo.E dovrei trovare la forza di reagire a quel tipo’reagire, è terapeutico.
Stasera è successo di nuovo e non ho reagito. Chi sarà? Credo che sia qualcuno che va ogni giorno al lavoro, come me. Ho sentito la sua mano passarmi sui glutei e tastarmeli, l’ho lasciato fare. Mi chiedo se è lo stesso uomo dell’altra volta. Oppure un altro che ha visto il fatto l’altra volta e ora ne approfitta lui. Il cuore ancora a mille..il cervello perso’i pensieri muti’ Sento il pene duro spingere tra i glutei, è più audace oggi. Poi una stazione, si stacca. Trovo la forza di girarmi un poco’chi è? Vedo un uomo anziano, un ragazzo giovane, un uomo grasso e robusto, tutti mi danno un’occhiata, non sono mai passata inosservata, ma questo non aiuta. E poi sono ancora sola con la mia vergogna umida tra le gambe. Scendo e stasera non ho resistito. Sono andata nel bagno della stazione, mi sono chiusa’dannati collant’mi sono abbassata le mutandine e mi sono alzata la gonna del tailor. Il mio odore era forte, troppo forte’i miei peli erano appiccicosi’quelle mani erano ancora lì, dietro di me e quel pene spingeva. E’ stato lungo, lungo’il godimento non finiva più. Caterina non c’era stasera, per fortuna. Le mie mani puzzavano e mi sono fatta una lunga doccia. Ho pianto per la tensione.
Stasera vado su internet. Andro’ su un sito per conoscere delle persone La mia psicologa dice che ho bisogno di una storia normale, di un uomo normale, magari un amore’.

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