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Racconti Erotici Etero

Quel locale, quella sera…

By 4 Febbraio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Allora, c’&egrave questo locale di cui non vi dirò nulla, se non che &egrave piccolo, raccolto, ma piuttosto incasinato. Ci si ritrova per stare insieme, le solite cose. Sì, lo so che non si inizia un racconto, per quanto autobiografico, con un ‘allora’, ma datemi tregua, lo sto scrivendo per sfogarmi.

Mi chiamo Elisa, sono di Milano e ho avuto un solo ragazzo fisso nella vita. Se avrete voglia di saperne di più, c’&egrave una confessione qui su Milu che parla del mio rapporto con lui. La mia seconda storia la sto avendo con una ragazza: lei &egrave fantastica, e la amo da morire.

Ma quella sera di gennaio lei non c’era. Ero in questo localino, l’avrete capito, e’ ora provo a raccontarla quella serata, perché ne ho bisogno.

Sono a un tavolo di legno, sapete, quel legno grezzo dei tavolacci dei locali tipo pub (non vi dico che era un pub!), roadhouse e compagnia bella. Alzo la testa e vedo questo tipo. Lo noto perché mi sta evidentemente fissando. Di solito essere fissata mi innervosisce, ma nessuno se n’&egrave accorto, tranne me, e provo una vena di sana vanità. Non sono molto alta, e non ho un gran seno, ma ai ragazzi piaccio abbastanza, anche se la mia fama di verginella (anche se tutti sanno che non lo sono più) scoraggia gli approcci spavaldi.

Questo mi fissa di brutto. Allora decido di giocare. E lo fisso anche io. Sono stronza, lo faccio protetta dallo scudo degli amici che sono con me al tavolo. Nelle due ore successive lui prova a distrarsi, ma ripetutamente torna a fissarmi. Io lo ignoro per lunghi tratti, ma poi lo fisso negli occhi con ostentazione. Mi passo le mani nei capelli, lunghi e lisci, lo guardo e fingo di rosicchiarmi le unghie. Mi diverto proprio’ se quello crolla e prova a venire al mio tavolo, farà la figura del fesso perché nessuno dei miei amici crederà mai neppure lontanamente che io possa averlo provocato.

Un po’ di casino nel locale. Gente che si alza, va e viene. Gente brilla. Lo cerco’ cazzo, se n’&egrave andato! Beh, spero di averlo tirato scemo! E’ tardi, e la coca e la birra fanno effetto, così vado a fare pipì. Fatta (tutta) attraverso il locale insieme alla mia amica M., perché noi ragazze si va sempre a fare pipì insieme, e questo voi maschietti lo sapete bene!

Ma M. me la perdo, perché viene intercettata da un amico che sta andando al bancone. Solo adesso mi accorgo che il tavolo dello sconosciuto con cui ho giocato’ &egrave ancora occupato dai suoi amici. S’erano alzati per fare qualcosa, magari pure loro pipì? Resto un attimo allibita, perché mi rendo conto che lui potrebbe essere ancora lì, ed io sono’ sola. Scruto ma non lo vedo. Mi volto, per vedere se &egrave dietro di me, e il cuore mi si ferma. Lui &egrave lì, ad un metro da me, che mi fissa. Restiamo congelati a guardarci.

Ci sono momenti nella vita in cui si fanno cose che non penseremmo mai di fare. Io ho sempre avuto questo sogno erotico, sapete, del fatto di essere’ stuprata da uno sconosciuto. Ma &egrave solo un sogno, nulla più. Proprio al mio fianco c’&egrave una porta, quelle con scritto ‘accesso solo al personale’. L’ho vista aprire in passato, &egrave una stanza con scaffali. Spingo sulla maniglia e distogliendo lo sguardo da lui entro. Chiudo la porta dopo avere pigiato l’interruttore della luce’ &egrave fioca. Vedo la maniglia abbassarsi e il cuore urla. Non ce la fa a stare chiuso nel torace.

Lui entra, la porta si chiude. Mi guarda impietrito, non &egrave gran che sicuro della situazione. Io mi farei pipì addosso, se non l’avessi appena fatta tutta! E’ alto, sarà almeno 1.80, ma anche 1.85! Ed &egrave grosso in proporzione. Fa uno, due passi, mi &egrave davanti. Si china e stampa le labbra sulle mie’ io rispondo, e lo bacio profondamente. Si schiaccia su di me, ed io mi appoggio agli scaffali. Mi solleva la gonna ed esplora i miei collant’ fruga con le mani e li abbassa’ io lo aiuto, li abbassiamo fino alle ginocchia. Si slaccia la fibbia della cintura, poi (cazzo, ora ansima di brutto) si ferma e mi guarda. Porto le mani sulle sue e continuiamo insieme, &egrave la volta dei bottoni dei jeans.

Hai i boxer’ mi prende le mani, non &egrave molto delicato, e me le porta sull’elastico. E’ un fermo invito ad abbassarli. Sono in apnea, ma lo faccio, li abbasso. Il suo cazzo &egrave gonfio ma non durissimo, punta verso di me’ vedo vene in rilievo e una foresta di peli sopra alle palle. Non c’&egrave tantissima luce, ma si vede bene. Libero dalla stoffa lo vedo alzarsi ed indurirsi, quelle vene mi mozzano il fiato. Il paragone con il mio ex &egrave impietoso, questo &egrave bello grosso!

Sapete la vanità? Vederlo indurirsi così a causa mia &egrave motivo di grande vanità! E’ forte e mi solleva, io afferro il suo coso duro come un osso e lo guido in mezzo alle mie gambe, lui scosta le mutandine, senza togliermele. Lo posiziono nel punto giusto e allo stesso tempo mi apro le labbra, piccole e grandi. Lui’ spinge forte. Alla prima spinta non entra e io tiro un ‘auuh!’. Alla seconda mi sfonda. Tiro un urletto, metà di sorpresa e metà di dolore. I primi colpi sono faticosi, io mi muovo per mettermi nella posizione più comoda per’ ricevere quel cazzo bello e grande e duro che si fa sentire parecchio! Alla fine mi ritrovo in punta di piedi appoggiata sopra alle sue scarpe. Lo abbraccio e mi tengo sollevata, poi tuffo il viso tra la sua spalla e il suo collo e mi abbandono a lui.

Mi tiene per i fianchi, perlopiù, e ansima. Più ansima e più mi eccito. Ora non fa male per niente, entra ed esce con forza, ed io sto bene. Mi piace. Dio se mi piace.

Ansimo anche io, ostento i miei gemiti nelle sue orecchie, voglio che sappia bene che sto da dio e che sono sua. Mi trovo a pensare, ad un certo punto’ ‘ora si ferma, mi gira e mi fa vedere chi comanda’ mi prende il culetto ed io non ci posso fare un cazzo’. Per un attimo lo credo davvero, lo desidero così tanto’ desidero questa cosa come l’aria che respiro.

Ma lui non lo sa, e io non glielo dico, perché sono una codarda. Tutt’altro, ora lui accelera scomposto. Cazzo se accelera, che colpi mi tira! Vengo sotto i suoi colpi. Ho un orgasmo stellare, &egrave l’interstellar degli orgasmi. Per non gridare affondo la faccia nella sua spalla e non trovo di meglio che affondarci i denti. Lui mi prende i capelli e tira per staccarmi (sì, credo di avergli lasciato un bel segno) ma io non mollo e mordo. Quando finalmente il mio corpo mi dà tregua mi affloscio e capisco che qualcosa non va’ lui &egrave scomposto e finalmente capisco cosa biascica, dice ‘dai cazzo non ti voglio venire dentrooo!’. Mi spavento e sto per staccarmi ma lui &egrave fuori controllo, mi stattona i capelli così forte che volo all’indietro e picchio la testa contro una mensola. Lui fa un salto all’indietro con il cazzo tesissimo e tutto pieno di umori.

Mentre la nuca mi si stampa contro la mensola di legno vedo il suo salto e il suo cazzo teso, e mentre gli occhi mi si riempiono di lacrime vedo lo schizzo di roba bianca che parte verso il soffitto. Per puro istinto mi schiaccio all’indietro e già vedo quel getto che mi finisce nei capelli, o peggio nei vestiti! Invece, mi passa davanti al naso e scende giù, allargandosi bianco e denso sulla punta del mio stivale sinistro. Vedo altri due getti più corti, che fanno una scia di gocce sul pavimento, poi il resto cola giù, davanti a lui.

Siamo di fronte, a bocca aperta. Abbiamo il respiro da asmatici. Il suo cazzo &egrave lì, si sgonfia piano piano’ cola sperma’ mi viene in mente un’immagine che ho visto, di una ragazza che lo succhia a un uomo prendendolo da sotto, come un vitellino che succhia le mammelle della mucca. Penso ad inginocchiarmi’ a prenderlo in bocca a quel modo, a mungerlo. Ma sono una codarda, e resto a fissarlo. Anzi, ho pure la simpatica idea di portarmi le mani sulla nuca e gemere (ho già il bozzo!).

Lui fa gli occhi da baccalà e si risveglia dal torpore. ‘Cazzo cazzo’, dice. Tira su boxer e jeans, si sistema ed esce dalla stanza. Gli uomini sono davvero dei coglioni’

Io sistemo le mutandine e riporto al loro posto i miei collant pesanti. Liscio la gonna e, testa dolente (e figa dolente) a parte &egrave tutto come prima. Giuro che al primo passo barcollo. Mi appoggio e tiro un bel respiro’ devo pulire lo stivale. Sollevo la gamba sinistra e appoggio il mio piede sinistro su uno scaffale il più in alto possibile. Mi guardo intorno cercando qualcosa per pulire’ poi faccio la mia ultima splendida follia. Mi abbasso e lecco la punta dello stivale, pulendolo tutto.

Mi giro, vedo le grosse gocce sul pavimento sporco e quasi mi spiace che non sia una bella superficie pulita, altrimenti… Mi lecco le labbra ed esco dalla stanza. Al mio tavolo mi chiedono dove cazzo fossi finita. Dico che ho avuto un’emergenza in bagno, roba da ragazze! Tutti ci credono. Faccio finta di nulla, lo vedo uscire, e sulla porta vedo che si gira e mi guarda un’ultima volta.

Di quella sera mi resta lo sgomento per la facilità con cui mi sono fatta entrare dentro un perfetto sconosciuto, senza precauzioni, e che solo perché LUI ci ha pensato non ho rischiato la gravidanza. Mi sento una zoccola! E’ bastata un’opportunità, e mi sono fatta scopare da un tizio qualunque solo perché era alto e carino, e se avesse avuto iniziativa gli avrei dato pure il culo e la bocca! E di certo, se avesse aperto la porta e chiamato gli amici, avrei dato tutto pure a loro.
Beh, come disse Arrow a Flash’ ‘COOL!’.

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