Skip to main content
Racconti CuckoldRacconti Erotici EteroTrio

Red Piper

By 28 Aprile 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

Il 2008 fu l’anno in cui tornai in Italia, al Politecnico di Milano. Ero stato in Francia per il dottorato e in Nuova Zelanda per una borsa post doc, ma a 32 anni avevo voglia di tornare a casa.
Per questo motivo già da tempo avevo contattato il professor Martini, con cui mi ero laureato e con cui ero rimasto in ottimi rapporti. Sapevo come andavano le cose nell’università italiana, ma sapevo anche che Martini era un personaggio potente e con conoscenze importanti. Per questo motivo non mi stupii quando, sei mesi dopo la mia richiesta, mi aveva proposto di partecipare ad un concorso per un posto da ricercatore a tempo indeterminato nel dipartimento di elettronica. A suo parere avevo buone possibilità di vincerlo e la speranza di diventare professore associato entro pochi anni. Conoscevo l’uomo e sapevo che aspirava a diventare rettore quando il rettore in carica fosse andato in pensione. Questo voleva dire che avevo la certezza di conquistare il posto da ricercatore, e che sarei diventato associato nel momento in cui lui avesse ottenuto il posto tanto agognato.
Avrei preferito che la mia carriera dipendesse dal mio curriculum, indubbiamente valido, ma nel momento in cui avevo deciso di tornare in Italia dovevo sottostare alle regole non scritte del mio Paese.
Come avevo immaginato vinsi il concorso, e a settembre 2008 cominciai il mio nuovo lavoro. Fin dal primo anno mi trovai a dover affiancare all’attività di ricerca quella didattica. Martini mi assegnò due corsi: un corso di analisi matematica nel secondo semestre per gli studenti del primo anno, ed uno dei corsi facoltativi che si tenevano nel primo semestre per gli studenti del secondo anno della laurea magistrale.
L’attività didattica mi piaceva: insegnare ai ragazzi più giovani di me era una sfida affascinante, forse ancora più interessante di quella di ricerca. L’alternanza tra le due attività contribuì a rendere meno monotona la mia attività, e a fine anno ottenni anche dei riscontri. Nelle valutazioni che venivano fatte alla fine di ogni periodo didattico i miei corsi avevano avuto ottime valutazioni dagli studenti, in particolare quello facoltativo che affrontava tematiche piuttosto avanzate.
Iniziai l’anno successivo fortemente motivato. Gli iscritti al corso erano passati da dieci a quindici, di cui quattordici ragazzi. Se anche non fosse stata l’unica ragazza del corso, sarebbe stato impossibile non notare Arianne Fermi. Arianne era figlia di un’attrice marocchina e di un industriale israeliano di origine italiana, e sembrava nata per smentire tutti i luoghi comuni sulle donne iscritte a ingegneria. Non era solo la migliore del corso ed un talento precoce, che a ventidue anni stava per laurearsi con il massimo dei voti. Era anche una ragazza splendida. Alta più di un metro e settanta, le sue origini mediorientali erano evidenti nel colore della pelle, simile all’ocra. Gli occhi erano nerissimi così come i capelli mossi, quasi ricci. Il miscuglio di etnie che l’aveva generata le aveva regalato un volto grazioso e delicato, con un naso sottile e zigomi alti sopra labbra leggermente carnose spesso arricciate come in un broncio seducente. Una bellezza modesta, ricercata. Il suo non era uno di quei volti che ti spingono a fissare una ragazza per ore Sotto gli abiti sempre eleganti si intuivano una vita sottile e un seno generoso. Le gonne sempre lunghe fino al ginocchio rivelavano gambe lunghe e dritte e un culo a mandolino.
Trattandosi di un corso di ingegneria elettronica, la presenza di una bella ragazza non passava inosservata tra i suoi compagni di corso. Tuttavia lei sembrava non accorgersene. Prendeva sempre posto in prima fila e non dava particolare confidenza ai suoi compagni, totalmente dedita alla lezione. Spesso si fermava alla fine della lezione per chiedermi delucidazioni sulle attività di laboratorio o per commentare i risultati. Ogni volta mi ero trovato a fantasticare sulle sue labbra, su quel corpo sinuoso e inaccessibile sia per la differenza di età che per via del mio ruolo. A gennaio 2010 si presentò al primo appello dell’esame, tornando a casa con un 30 e lode.
Il giorno dopo ero nel mio ufficio, completamente impreparato a vedermela comparire davanti. Sentii bussare delicatamente alla porta aperta, e quando aprii gli occhi la vidi sulla soglia, sorridente ed elegante come sempre in un tailleur sportivo.
-E’ permesso?-
Mi alzai e le feci un cenno, invitandola ad entrare.
-Vieni pure Arianne. Siediti. Di cosa hai bisogno? Dopo un esame perfetto come il tuo immagino che tu non sia qui per chiedere chiarimenti.-
La ragazza prese posto di fronte a me. Per un attimo rimase in silenzio, i suoi occhi profondi fissi sulla scrivania.
-No, infatti.-
-Dunque?- Incrociai le dita, fissandola con aria interrogativa.
-In realtà sarei qui per chiederle una tesi. So che &egrave impegnato con il lavoro di ricerca, ma ci terrei molto.-
Spalancai gli occhi per la sorpresa. Era la prima volta che uno studente mi chiedeva la tesi. Non che la materia non fosse interessante’ anzi, dal punto di vista della ricerca ero convinto che il mio fosse uno dei settori più all’avanguardia. Tuttavia era un esame facoltativo ed io solo un ricercatore, una tesi presentata da me era tutt’altro che prestigiosa.
-Mi fa piacere che tu me lo chieda, ma sei sicura? Ho visto il tuo libretto, sei la migliore del tuo anno. Potresti chiedere la tesi a qualunque professore.-
-Lo so, ma ho deciso di chiederla a lei. Mi interessa l’ambito delle sue ricerche, e mi piace il suo modo di presentare la materia. Si vede che lei ama quello che fa. Credo che lei possa insegnarmi più cose di quelle che può insegnarmi qualche vecchio barone.-
Per un attimo vidi un lampo malizioso nel suo sguardo, che però scomparve subito. La sua richiesta mi lusingava e mi intrigava. Arianne era una studentessa brillante, sicuramente avrebbe potuto darmi un grosso aiuto nel mio lavoro. Oltretutto la prospettiva di avere a che fare con lei per tutti i mesi richiesti all’elaborazione e alla stesura della tesi era estremamente piacevole. Naturalmente avevo già preparato un paio di titoli da proporre se qualche studente fosse arrivato a chiedermi di assisterlo per la tesi, ma non pensavo che sarebbe successo.
-Se davvero sei sicura non posso che accettare. Che ne dici se ci rivediamo alla fine di questa sessione per discutere titolo e modalità? Se ben ricordo ti manca ancora un esame..-
Il suo volto fu illuminato da un sorriso radioso.
-Grazie! Le prometto che non se ne pentirà!-

Cominciammo a lavorare assieme all’inizio di marzo del 2010. La tesi per la laurea magistrale richiedeva un lavoro di almeno sei mesi, e non ero intenzionato a fare sconti. Avevo ricavato a Arianne un piccolo spazio nel mio ufficio, dove veniva a lavorare per tre giorni a settimana. Il suo arrivo non passò inosservato nel nostro dipartimento, in cui la presenza femminile era una rarità. Potevo percepire l’invidia di colleghi e professori più anziani, e vedevo gli sguardi che uomini più o meno giovani le rivolgevano quando passava nei corridoi.
Da parte sua sembrava non accorgersi di nulla. Continuava a vestirsi in maniera elegante ma estremamente femminile, mettendo in risalto più che nascondere le linee del suo corpo. Lavorando gomito a gomito cominciammo a conoscerci. Mi raccontò della sua famiglia e dei suoi hobby. Scoprii che parlava in maniera corrente francese, inglese, arabo ed ebraico, oltre che l’italiano. Avevamo in comune la passione per il mare e per gli sport, in particolare per quelli marini. Aveva viaggiato molto al seguito del padre, che si era spostato in diversi Paesi per lavoro. Forse per questo motivo era più matura di quanto dicessero i ventidue anni della sua carta d’identità.
Dopo tre mesi di lavoro si era ormai inserita perfettamente nel dipartimento. Il suo contributo era prezioso, la qualità del suo lavoro molto superiore a quella di un normale tesista. Per questo motivo Martini mi suggerì di farla venire con me ad una conferenza a Firenze in cui avrei dovuto presentare parte del lavoro del gruppo. Avrei dovuto partecipare con il mio mentore, ma lui aveva dovuto rinunciare per un impegno ‘politico’. Mi disse che aveva avuto modo di conoscere le qualità Arianne e che probabilmente dopo la laurea le avremmo proposto un dottorato, quindi sarebbe stato giusto coinvolgerla fin da subito. Soprattutto considerando che parte dei risultati che avremmo presentato erano dovuti al suo lavoro.
Riferii la proposta a Arianne senza troppe aspettative. Era venerdì e la conferenza sarebbe iniziata il lunedì successivo, quindi il preavviso era troppo breve per organizzarsi. Al contrario Arianne accettò con entusiasmo.
Martini aveva prenotato le stanze d’albergo già dalla domenica sera, un piccolo vantaggio della sua posizione di cui per una volta avrebbero goduto due sottoposti. Arrivammo in hotel alle sette e mezza, appena in tempo per sistemarci e cenare nel ristorante dell’albergo.
Martini non aveva badato a spese: l’hotel era un quattro stelle con piscina, e il menu del ristorante era degno di uno chef stellato. Invece di assaggiare qualche piatto elaborato ci accordammo per una fiorentina con patate e verdure, scelta che contribuì ad aumentare la mia stima nei suoi confronti. Accompagnammo la cena con una bottiglia di Bolgheri, un vino che Arianne non conosceva ma a cui fece ampiamente onore.
Mi piaceva la sua compagnia: avrei voluto uscire per fare una passeggiata notturna a Firenze, ma dovevo ultimare gli ultimi ritocchi alla presentazione del giorno successivo. Ordinai un caff&egrave e le dissi le mie intenzioni, scusandomi se non ero di compagnia e promettendole che la sera successiva l’avrei accompagnata. Per un attimo sul suo volto si dipinse un’espressione delusa, ma poi mi sorrise dicendomi che era giusto che pensassi prima al dovere.
La accompagnai alla sua camera e la salutai sulla porta baciandola sulla guancia.

Ero intento a rileggere per l’ennesima volta la presentazione quando sentii bussare alla porta. Guardando l’orario sul mio portatile vidi che erano le undici, quindi era già più di un’ora che lavoravo.
-Chi &egrave?- Chiesi alzandomi dalla scrivania. Mi bruciavano gli occhi e avevo la testa piena di cifre e di statistiche.
-Sono Arianne.- La voce giovane e musicale mi fece sobbalzare.
Rimasi per qualche secondo immobile, chiedendomi come mai Arianne fosse venuta a bussare alla mia stanza. La situazione rischiava di diventare equivoca, persino sconveniente. Quando alla fine andai ad aprire non mi trovai davanti la ragazza sofisticata e sempre in tailleur che avevo conosciuto in università. Arianne indossava un paio di pantaloni corti che le arrivavano a mezza coscia e una t-shirt bianca, che non lasciava il minimo dubbio sull’assenza del reggiseno. Si era struccata, ed era una di quelle ragazze che senza trucco riescono ad essere ancora più attraenti. Nonostante fosse estremamente sexy il suo volto sembrava quello di un adolescente. E praticamente lo era, mi dissi costringendomi a non guardarle le tette.
-Ciao. Cosa… ti serve qualcosa?-
-Ti ho portato una tisana.- Avevamo iniziato a darci del tu nel momento in cui si era trasferita nel mio ufficio. Solo in quel momento vidi il bollitore che teneva in una mano, all’altezza del fianco. -Stavi ancora lavorando?-
-Sì. In realtà avevo quasi finito, ma la presentazione di domani mi mette un po’ d’ansia.-
Restammo per qualche secondo in silenzio a guardarci, poi lei scoppiò a ridere.
-Pensi di lasciarmi entrare o vuoi che beviamo la tisana qui sulla porta?-
Scossi la testa confuso, spostandomi per lasciarla entrare. Mentre mi passava di fianco aspirai il profumo dei suoi capelli. Sapevano di fresco e di arancia. Appoggiò con cura il bollitore sul tavolino, lontano dal mio portatile, quindi si sedette sul bordo del letto.
Chiusi la porta e la raggiunsi, prendendo due bicchieri dal ripiano vicino al frigo bar. Mentre mi sedevo la guardai. Sembrava tranquilla, per nulla imbarazzata di trovarsi mezza nuda nella mia stanza. Se qualcuno ci avesse scoperti in quel momento avrei rischiato il posto, ma per fortuna non c’era nessuno.
-Sei sempre così agitato prima di una presentazione?- Mi chiese mentre le servivo la tisana.
-In realtà no, &egrave la prima volta che succede. Mi sembra sempre che ci sia qualcosa che non va, qualcosa che deve essere cambiato.-
-Secondo me andrai alla grande… con noi a lezione funzionava. Perch&egrave non fai una prova con me?-
-Vuoi che provi il mio intervento con te?-
-Esatto. Meglio che startene lì a cambiarlo e ricambiarlo fino alle due di questa notte. Ci sono modi più intelligenti di passare il tempo.-
Evitai di incrociare il suo sguardo per evitare di immaginare doppi sensi che sicuramente non erano voluti. Mi alzai dalla sedia e le feci segno di sedersi al mio posto.
-Va bene. Siediti lì e dimmi cosa ne pensi.-
Presi una seconda sedia e mi posizionai di fronte a lei, in modo che entrambi vedessimo lo schermo del portatile. Lanciai la presentazione e cominciai a parlare, enunciando i termini della mia ricerca. Non era un intervento lunghissimo, era previsto che parlassi circa per un quarto d’ora. Mentre parlavo percepivo il suo sguardo su di me, con la coda dell’occhio vedevo il suo petto alzarsi ed abbassarsi con il respiro.
Improvvisamente sentii un piede sfiorarmi la gamba, poco sotto il ginocchio. Spostai la gamba e continuai a parlare pensando ad un colpo involontario, ma dopo qualche secondo il contatto si ripet&egrave. Sentii il suo piede nudo strusciarsi contro il mio polpaccio salendo verso il ginocchio.
Mi bloccai di colpo fissandola.
-Perch&egrave ti sei interrotto?- Mi chiese sorridendo. -Non devi farti distrarre da quello che succede attorno a te, continua.-
Cercai di continuare senza pensare a quello che stava facendo, ma quando sentii il piede appoggiarsi al mio pube non riuscii più a fare finta di nulla.
-Arianne, fermati. Sono un tuo professore, ma sono anche un uomo e tu sei una ragazza stupenda.-
-Cominciavo a pensare che fossi asessuato’ o che non ti piacessero le donne.-
-Certo che mi piacciono, ma non mi porto a letto le mie studentesse.-
La pressione del suo piede sul mio cazzo si fece più decisa. Lo massaggiava con la pianta e con le dita, esperta. Non avevo dubbi che avesse sentito la mia erezione.
-Tra pochi mesi non sarò più una tua studentessa, e non sono una ragazzina che non ha mai scopato. Puoi anche lasciare perdere le seghe mentali sulla mia età. Mi piaci, Giovanni, sono mesi che faccio di tutto per fartelo capire. E credo di non esserti indifferente.-
Non appena ebbe finito di parlare si alzò in piedi. Con un gesto fluido sfilò la t-shirt e la lanciò sul letto. Si fermò di fronte a me con le braccia lungo i fianchi, fissandomi in attesa di una reazione. Scivolai con lo sguardo lungo la vita sottile, il ventre piatto su cui si intravedano gli addominali. Risalii ancora fino ai seni generosi, che sfidavano a fatica la forza di gravità come solo a quell’età può succedere. Doveva portare almeno una terza abbondante, forse una quarta. I capezzoli scuri spuntavano dalle areole larghe come monete da due euro. La tentazione di quel corpo era troppo forte per poter resistere. Sapevo che stavo per fare qualcosa di deontologicamente sbagliato, ma in fondo non sarei stato né il primo né l’ultimo. Pensai alla differenza di età: per certi versi Arianne era ancora un’adolescente, ma entro pochi mesi sarebbe entrata nel mondo del lavoro e sarebbe stata trattata in tutto e per tutto come un’adulta.
Mi alzai in piedi, trovandomi a pochi centimetri da lei. Arrivavo quasi al metro e ottanta e la sua fronte arrivava poco sotto al mio naso. La fissai negli occhi per qualche istante, cercando segni di incertezza che non trovai. Alla fine alzai le mani e le portai sui suoi fianchi, salendo fino a raggiungere i seni. Erano sodi e morbidi come avevo immaginato, pesanti ma sostenuti dalla muscolatura pettorale. Li accarezzai a mani aperte, quindi li strinsi leggermente. Arianne si morse il labbro. I suoi occhi erano lucidi, il respiro rapido. Le piaceva quel tocco, amava sentirsi toccata in quel modo. Li strinsi ulteriormente e lei gemette. Allentai la stretta e portai le dita sui capezzoli. Giocai per qualche istante, quindi li presi tra pollice ed indice e strinsi leggermente ruotandoli. Arianne spalancò la bocca e gemette ancora. La sentii appoggiarsi a me, una mano che raggiungeva il mio pube e lo stringeva con forza.
Volevo ancora giocare ed esplorare il suo corpo prima di arrivare al dunque. Allontanai la sua mano e mi lasciai cadere in ginocchio di fronte a lei. Spostai le mani sui suoi fianchi stringendo l’elastico dei pantaloncini. Restai fermo per qualche istante fissandola, quindi abbassai in un solo colpo pantaloncini e biancheria intima. Arianne alzò prima un piede, poi l’altro permettendomi di sfilarle tutto. Il suo monte di Venere era proprio di fronte al mio volto. I peli pubici erano corti, tagliati a formare un ampio triangolo. Non mi piaceva la depilazione completa vicino al sesso, la consideravo una moda figlia dei film porno. Avvicinai il viso al suo sesso. Aspirai a fondo il profumo della sua eccitazione, forte e acido. Un profumo puro, giovane. Arianne teneva alla sua pulizia: non sentivo altri odori se non quello del detergente e quello del suo lubrificante naturale.
Alzai lo sguardo e lei allargò leggermente le gambe. Sorrisi in risposta mentre portavo le mani sulle sue natiche. I glutei erano tondi, sodi e morbidi. Riuscivo a stringerli ognuno in una mano mentre la attiravo a me. Sfiorai il clitoride con la lingua, una promessa e un assaggio delle mie intenzioni. Subito la sentii inarcarsi e spingere il pube verso di me. Continuai a giocare con il clitoride per qualche secondo, quindi passai alle grandi labbra. La lubrificazione era abbondante, il suo sapore deciso e piacevole. La sentivo gemere mentre la tenevo stretta, le sue mani sulle mie spalle come a reggersi. Mi abbassai ancora e infilai la lingua nel sesso. Cercai di penetrarla più a fondo possibile, per tutta la lunghezza che mi consentiva il mio muscolo. Nel frattempo infilai un dito tra le sue natiche cercando lo sfintere. Non la sentii irrigidirsi, troppo concentrata sul piacere che le regalava la mia lingua. Con l’indice sfiorai il forellino posteriore, lo massaggiai e poi provai a forzarlo. La sentii cedere lentamente, fino a fare entrare la punta del mio dito prima di irrigidirsi. Intuii che il sesso anale non era una novità, ma che era ancora inesperta. Ripresi a leccarla con decisione, lunghi movimenti della lingua dal basso verso l’alto che incrementarono le sue secrezioni. Quando mi alzai in piedi avevo le labbra e le guance umide dei suoi umori. Il suo petto si alzava ed abbassava rapidamente: era arrivata a un passo dall’orgasmo, ma avevo deciso di rimandare quel momento.
Mi chinai per baciarla, chiedendomi come avrebbe reagito. Arianne rispose al bacio portandosi in punta di piedi, una mano dietro il mio collo per tenermi stretto. Ci baciammo a lungo, come due adolescenti alle prime esperienze. Temevo che si sarebbe rifiutata di baciarmi dopo che le avevo praticato sesso orale, ma aveva passato a pieni voti quell’esame. Baciava bene, senza farsi prendere dall’affanno. Quando finalmente ci staccammo avevamo entrambi il fiatone.
-Adesso &egrave il mio turno.-
L’espressione del suo volto mischiava innocenza e malizia. In lei c’era qualcosa dell’adolescente innocente ma al tempo stesso qualcosa di estremamente perverso, e quel gioco di contrasti la rendeva irresistibile. Mi slacciai la camicia mentre lei si occupava dei pantaloni. Lasciai che mi spingesse sul letto e la aiutai a rimuovere pantaloni e boxer. Sorrisi quando la vidi piegare con cura i miei indumenti prima di appoggiarli sulla sedia. Il mio cazzo era dritto come un fuso, in piena erezione da diversi minuti. Si inginocchiò ai miei piedi e lo studiò con cura, accarezzandolo con le due mani. Il suo respiro sulla mia cappella mi faceva rabbrividire.
-Stai cercando di decidere se ti piace?-
-No, quello l’ho già deciso. Mi piace molto: &egrave dritto e largo. Mi piace di più così’ tutti parlano di lunghezza, ma &egrave la larghezza che conta secondo me.-
-Ne hai visti tanti?-
Il suo sorriso malizioso fece scattare il mio cazzo verso l’alto.
-Per questa informazione dovrai aspettare’ Ti dispiace se lo assaggio?-
Senza aspettare la mia risposta lo lasciò scivolare tra le labbra. Lo succhiò lentamente, come per conoscerlo. Mentre si muoveva su e giù la lingua esplorava ogni venatura cospargendolo di saliva. Dopo averlo succhiato per un po’ lo lasciò uscire dalla bocca, percorrendolo con la lingua dalla punta alla base. Dava rapidi colpi e lo leccava. Non si fermò quando arrivò in fondo: scese a leccarmi i testicoli guardandomi negli occhi, come per sfidarmi. Lo riprese in bocca, questa volta succhiandolo con più decisione prima di alzarsi e di raggiungermi sul letto.
-Hai un preservativo?-
Annuii e indicai la valigia. Mentre cercava nel piccolo trolley ammirai il suo corpo. Apprezzavo che me l’avesse chiesto, voleva dire che era attenta alla propria salute. E poi non avrei proprio voluto mettere incinta la prima studentessa a cui avevo assegnato la tesi. Tornò sul letto tenendo in mano la confezione già aperta.
-Te lo metto io.-
Lo estrasse dalla confezione e lo appoggiò sul glande, quindi si abbassò con la bocca. Facendo attenzione a non toccarlo con i denti lo srotolò per tutta la lunghezza del mio cazzo, aiutandosi solo un poco con le mani. Era un trucchetto che avevo già avuto modo di provare, ma mai con una ragazza così giovane.
Quando ebbe finito risalì a cavalcioni su di me, guidando il cazzo verso il suo sesso.
-Ti &egrave piaciuto?-
-Un bel trucchetto, ma immagino che non mi dirai chi te l’ha insegnato.-
-Dovrai impegnarti molto per convincermi a darti queste informazioni, lo sai?-
Si chinò a baciarmi e si lasciò scivolare verso il basso. La sua figa era stretta ma accogliente. Portai le mani dietro la sua schiena, accarezzandola e scendendo verso le natiche mentre ci baciavamo. I movimenti del suo pube erano rotatori, lenti. Con un pizzico di orgoglio compresi che stava cercando di abituarsi alla mia presenza. A poco a poco sentii le pareti vaginali rilassarsi. Arianne si rialzò appoggiando le mani sul mio petto e cavalcandomi. Lo spettacolo del suo volto contratto dal piacere e dei suoi seni che ballavano davanti a me era eccitante. Li afferrai con le mani, palpandoli senza strizzarli. Lei si muoveva con gli occhi chiusi, le labbra semi aperte ansimando per il piacere.
Se non avessi indossato il preservativo sarei sicuramente venuto in un paio di minuti. Invece riuscii a resistere e sentii i suoi movimenti farsi sincopati, perdere il ritmo. Con un ultimo gemito inarcò la schiena e mi piantò le unghie nel petto, mentre sentivo la sua figa contrarsi per l’orgasmo. La guardai godere, mi gustai lo spettacolo del suo corpo sudato che si agitava su di me.
Quando finalmente la sentii rilassarsi la attirai verso di me e la baciai.
-Sei stanca o possiamo andare avanti? Io non sono ancora ko.-
-Sarei una stronza se ti dicessi di fermarci.- Mi baciò, lasciando uscire il mio cazzo e spostandosi al mio fianco. ‘E poi non tutti gli uomini ti regalano un secondo giro, mi conviene approfittare della rarità.-
Le sorrisi e scesi dal letto. La feci stendere supina, le natiche sul bordo del letto. Con le mani le allargai le gambe e le piegai le ginocchia verso il petto, come per un tuffo raggruppato. Reggendomi con le mani sul materasso affondai in lei lentamente. Il suo sguardo adesso era fisso su di me. Mi studiava come prima io avevo studiato lei.
-Te l’avevo detto che avrei avuto da imparare molte cose da te.- Mi disse mentre cominciavo ad accelerare il ritmo.
-Non ci sono professori qui. E’ come fare ricerca, si possono esplorare assieme diverse strade.-
-Sembra interessante…-
Mi chinai a baciarla. Le incertezze di pochi minuti prima erano completamente svanite. Arianne mi faceva impazzire. Non era solo bellissima, forse la ragazza più bella con cui ero stato a letto. Era anche calda e sensuale in un modo che non avrei saputo spiegare. Avevo la sensazione di poter esplorare con lei, di potermi spingere dove non mi ero mai spinto con nessun’altra partner. La scopai con forza, senza più cercare di prolungare l’amplesso. Era già durato abbastanza, ora avevo bisogno di portarlo alla sua conclusione. Ma non volevo farlo in questo modo. Sentii avvicinarsi l’orgasmo assieme al suo. Mi concentrai sul suo piacere, cercando di portarla all’apice prima di me. Il suo corpo rispondeva agli stimoli come uno strumento di precisione. Aveva appena goduto, eppure era già pronta ad un nuovo orgasmo. La portai oltre il limite, quindi uscii da lei e mi sfilai il preservativo salendo sul letto a cavalcioni sul suo petto. Indirizzai la mia sborra sulle sue tette e sul suo collo, guardai il seme formare disegni astratti sulla sua pelle scura. Alcune gocce arrivarono sulle sue labbra, subito leccate dalla lingua. Quando finii rimasi con le ginocchia larghe su di lei e il cazzo in mano, esausto ed estasiato.
-Sei un porco’ potevi avvisarmi.- Mentre lo diceva i suoi occhi sorridevano. Non c’era rabbia, solo soddisfazione per ciò che era appena successo. Con due dita raccolse parte della mia sborra portandosela alle labbra, senza mai smettere di guardarmi.
In quel momento mi resi conto che mi ero innamorato di lei.
Nelle settimane successive la nostra avventura si trasformò in una vera e propria relazione. La difficoltà principale fu tenerla segreta in dipartimento e in università, visto che formalmente Arianne era ancora una mia studentessa e un rapporto tra noi sarebbe stato visto in maniera negativa dalle alte sfere. Più approfondivo la sua conoscenza e più ero convinto di avere trovato la mia anima gemella. Amavo la sua intelligenza viva, la sua semplicità nonostante appartenesse ad una famiglia estremamente ricca.
Mi intrigava quel suo essere al tempo stesso ingenua ed esperta, ragazza della porta accanto e puttana. Le mie ultime relazioni erano state con donne più grandi di me, che ritenevo più aperte mentalmente e più disposte a condividere le reciproche fantasie. Arianne sembrava contraddire quella mia idea. Non avevamo parlato approfonditamente del discorso, ma ero sicuro che in lei ci fossero una curiosità e un desiderio di trasgredire fuori dal comune.
La prima dimostrazione arrivò a ottobre, un paio di settimane dopo la sua laurea. Fino a quel momento ci eravamo frequentati saltuariamente, e mai a casa sua. Dato che il nostro rapporto era segreto non avevamo trascorso le vacanze assieme. Per tutto agosto non ci eravamo visti: lei aveva passato tutto il mese al mare a casa dei suoi genitori a completare la tesi, mentre io nelle due settimane centrali del mese ero stato in montagna a fare lunghe camminate con uno dei miei amici d’infanzia. Anche dopo il suo ritorno ci eravamo sempre visti a casa mia, ma non era mai rimasta a dormire con me. Ogni volta facevamo l’amore e poi restavamo nel letto a parlare, o guardavamo un telefilm nudi nel letto. Il mercoledì dopo la sua festa di laure Arianne mi prese da parte e chiuse la porta dell’ufficio, dicendomi che doveva parlarmi. Aveva appena iniziato il dottorato che le era stato offerto da Martini, e continuavamo a lavorare fianco a fianco. Quando le chiesi che cosa fosse successo mi rispose che i suoi genitori avevano organizzato un weekend nella loro casa in Costa Azzurra, e che si sarebbero portati dietro Jerome, il suo fratello minore. Lei li aveva convinti di dover lavorare, quindi avremmo avuto due giorni interi per stare assieme. Naturalmente accolsi la notizia con piacere, sicuro che il fine settimana sarebbe stato più che interessante.
Il venerdì sera uscimmo tardi dall’ufficio, in modo che nessuno ci vedesse andare via assieme. Ci fermammo a prendere una pizza da asporto e la mangiammo in macchina per evitare che qualcuno ci vedesse assieme in un locale. La casa dei genitori di Arianne era in un palazzo storico a poche centinaia di metri dal castello Sforzesco, un attico che doveva essere costato una cifra spropositata. Mi aveva detto che suo padre aveva ricoperto ruoli dirigenziali in diverse multinazionali, ma non era mai entrata nei dettagli. Mi mostrò le stanze ed i tre bagni, lasciandomi libero di farmi la doccia in quello degli ospiti?
-Non la facciamo assieme?- Le proposi scherzando.
-Un’altra volta, adesso voglio lavarmi prima che inizi la digestione.-
Mi ritirai nel bagno degli ospiti, che era di gran lunga più grande di quello del mio modesto bilocale. Per la prima volta mi rendevo conto di quanto Arianne appartenesse a un ceto sociale completamente diverso dal mio. La cosa aumentava la mia stima nei suoi confronti, visto che il suo comportamento non aveva mai fatto trasparire questa condizione. Uscii per primo dalla doccia e mi guardai attorno mentre aspettavo che finisse di asciugarsi i capelli. La casa era arredata con mobili d’epoca che dovevano valere diverse migliaia di euro. Non ero un esperto d’arte, ma sospettavo che i quadri famosi esposti ai muri fossero imitazioni d’autore, vendute a caro pregio nelle gallerie d’arte. Quando uscì dal bagno mi trovò intento a guardare una serie di foto di famiglia incorniciate sopra uno scrittoio. Suo padre aveva un’aria distinta ed elegante, mentre sua madre era una donna bellissima. Doveva avere quarantacinque anni, ma ne dimostrava dieci di meno.
-Ammiri l’allegra famigliola?-
-Sì. Siete una bella famiglia’ sembrate molto uniti.-
-Per certi versi lo siamo. Per altri &egrave una finzione di mio padre. Avere una famiglia perfetta &egrave utile per i giochetti politici con cui ha sempre fatto carriera’ e non solo quelli politici.-
-Non &egrave la prima volta che parli così di tuo padre, sembra quasi che tu ce l’abbia con lui. Eppure sembra una persona in gamba.-
-Per essere in gamba &egrave in gamba, e fa anche di tutto per nascondere i suoi difetti. Peccato che io li conosca.-
La guardai con aria interrogativa. Non sapevo se indagare oltre o se lasciare cadere il discorso, che sembrava pericoloso. Fu Arianne a togliermi l’imbarazzo della domanda.
-Vuoi davvero capire perché ce l’ho con lui? Perché lo considero un ipocrita?-
-Solo se vuoi dirmelo.-
-Voglio. Stiamo assieme, no? Allora &egrave giusto che tu sappia chi &egrave l’uomo a cui stringerai la mano se mai vi conoscerete. Aspettami in sala.-
Mi accomodai sul divano mentre lei scompariva nello studio del padre. Dopo un paio di minuti tornò portando con sé due contenitori per DVD, ognuno con una sigla stampata sulla copertina. Arianne inserì il primo nel lettore, quindi prese posto accanto a me. Sullo schermo comparve l’immagine di un garage semi buio. Dopo qualche istante comparve una donna vestita solo con della biancheria intima, bendata e condotta da due uomini in doppiopetto. Impiegai qualche secondo per riconoscere la madre di Arianne. La guardai stupito, ma la sua espressione era imperscrutabile.
-Mando avanti un po’.-
Il filmato si spostò avanti di diversi minuti. Adesso la signora Fermi era inginocchiata in mezzo a tre uomini. La sua bocca e le sue mani si alternavano sui tre cazzi, mentre una voce fuori campo la incitava.
-La voce fuori campo &egrave quella di mio padre.-
-Ce l’hai con lui perché gli piace guardare tua madre mentre si fa scopare da altri?-
-No, ognuno ha le sue fantasie. E il sesso di gruppo &egrave una fantasia che capisco. Il problema &egrave che sta facendo scopare sua moglie per ottenere dei vantaggi sul lavoro. Non ti faccio vedere tutto il video, ma quei tre li conosco. Sono stati a cena da noi più di una volta. Uno era un alto dirigente della società per cui lavorava all’epoca, il secondo l’amministratore delegato di una società rivale. Il terzo &egrave un faccendiere, che sembra legato alla criminalità organizzata. Ho visto quando &egrave stato girato questo video: pochi giorni dopo le due aziende hanno annunciato una collaborazione per un appalto, e mio padre poche settimane dopo &egrave stato promosso.
Rimasi in silenzio, chiedendomi se mi stesse dicendo tutto.
-Comunque c’&egrave anche dell’altro.-
Fermò il filmato e sostituì il DVD. Nel nuovo filmato si vedeva una ragazza di circa diciotto anni, intenta a farsi la doccia. La stessa voce di prima la invitò a toccarsi, poi le passò un vibratore dicendole di masturbarsi. La scena cominciava ad eccitarmi mio malgrado. Arianne sembrò accorgersene.
-E’ bella, vero?-
-E’ una ragazza molto attraente. A tuo padre piacciono giovani?-
-Non &egrave solo giovane. Era la mia migliore amica, quando stavo in Israele. Quel porco ha video in cui si scopa una mezza dozzina delle amiche che sono entrate in casa mia dai diciotto anni in poi. L’ho scoperto quando ci siamo trasferiti qui a Milano. Capisci perché ce l’ho con lui?-
-L’hai affrontato?-
-Non avrebbe senso. Non sa che l’ho scoperto, semplicemente da allora evito di fargli conoscere le mie amiche. E cerco di non occuparmi dei suoi affari.-
Mi avvicinai e la abbracciai, cercando di non farle sentire la mia erezione. Quei video mi avevano eccitato, immaginavo Arianne al centro di alcune delle mie fantasie. Mentre la tenevo contro di me la sentii ridere.
-Come tentativo di consolarmi potevi fare di meglio… Non sei molto credibile con il cazzo in tiro.-
-Scusa, Ari…- Mi ero staccato arrossendo, ma lei mi prese il volto tra le mani baciandomi.
-Non devi scusarti. Capisco che tu ti ecciti, mica &egrave colpa tua. Anche a me &egrave capitato di eccitarmi pensando ad alcuni di quei video.-
La guardai inarcando un sopracciglio, sorpreso dall’ammissione.
-Davvero?-
-Sì.- Si morse un labbro in maniera deliziosa. -Penso che sia anche per questo che sono incazzata, perch&egrave mi ritrovo ad eccitarmi guardando mio padre che si scopa le mie amiche, o mia madre che si fa scopare da altri uomini.-
-Hai solo delle fantasie, come tutti. Non devi sentirti in colpa.-
-Non mi sento in colpa, né voglio male a mio padre. Però c’&egrave stato un periodo in cui volevo fargli del male, rovinargli la carriera. Ho iniziato anche a mettere dei miei video su internet.-
-Dei tuoi video su internet?- A vederla a lezione non sembrava assolutamente il tipo da fare una cosa del genere, ma nelle ultime settimane avevo imparato che in lei c’era molto più di quanto apparisse in superficie.
-Non proprio dei video. Mi ero iscritta ad un sito di webcam. Funziona così: quando ti scrivi puoi fare partire una chatroom, dove puoi inserire da uno a tre streaming video, se hai più cam. Puoi ballare, spogliarti, fare sesso… qualunque cosa non sia illegale. Vedi quante persone ti stanno guardando e puoi chattare con loro, in pubblico o privato. Puoi fissare dei blocchi, dei momenti in cui lo streaming si ferma. Per proseguire bisogna pagare da cinque a cinquanta centesimi, scegli tu. Chi paga entro un minuto continua a vedere, gli altri vengono buttati fuori. Per esempio puoi mettere uno di questi blocchi prima di toglierti il reggiseno. In un certo senso la gente pagava per vedermi, era il mio modo di vendicarmi di mio padre.-
La confessione mi stava eccitando. Decisi di indagare più a fondo.
-E quanto tempo fa hai smesso?-
-Quando mi sono resa conto che mi piacevi. Ho pensato che non ne valesse più la pena. Ho ancora l’account attivo, ma non lo uso più da almeno sei mesi.-
-Ti eccitava farlo, o lo facevi solo per fare un dispetto a tuo padre?-
Abbassò lo sguardo, come per decidere se dire la verità.
-All’inizio lo facevo solo per dargli un dispiacere, nel caso che mi avesse scoperta. Quando diventi popolare puoi guadagnare un sacco di soldi, soprattutto se fissi la chat in anticipo così i tuoi fan sanno quando connettersi. Quando lo facevo avevo più di mille utenti collegati, a volte anche molti di più. Puoi immaginare quanto sia facile arrivare a cifre importanti… inserisci tre o quattro blocchi e fai in fretta ad arrivare a quattrocento o cinquecento euro. Ma non mi interessavano i soldi, la mia famiglia mi darebbe qualunque cosa chiedessi. Li ho dati tutti in beneficenza. Mi interessava quello che mi scrivevano, l’idea che ci fossero centinaia di persone in giro per il mondo che aspettavano che mi collegassi per masturbarsi. Ho iniziato spogliandomi, poi ho iniziato a masturbarmi e a giocare con vibratori… mi eccitavo a farlo, godevo ogni volta.- Si bloccò per un attimo, come vergognandosi di quello che aveva appena ammesso. -Perch&egrave mi fai queste domande?
La mia fantasia cominciava a galoppare. Non avevo dubbi che uomini più o meno giovani impazzissero vedendola spogliarsi o masturbarsi, c’erano poche ragazze sensuali come lei.
-Hai ancora l’account per quel sito?-
-Sì, perch&egrave?-
-Ti andrebbe di farlo davanti a me? Solo se vuoi. Voglio vedere come facevi, come ti muovevi… come ti masturbavi davanti alla webcam. Vorrei che tu venissi mentre lo fai, sapendo che io ti guardo.-
Avevo azzardato, ma era un rischio calcolato. C’era il pericolo che Arianne si infuriasse e mi considerasse un pervertito, certo. Ma ero quasi sicuro che non l’avrebbe fatto. Era stata lei a prendere l’iniziativa con me, un ragazzo di undici anni più vecchio. Era stata sempre lei a dirmi che voleva imparare, facendomi capire che potevo rivelarle le mie fantasie. Ed era sempre stata lei ad avere ammesso di eccitarsi esibendosi, in quel gioco che era solo iniziato come una ribellione verso la figura paterna. Restai in silenzio mentre mi fissava con un’espressione assorta, degna di un giocatore di poker. Rimase in silenzio per quasi un minuto, quindi mi sorrise.
-Davvero vuoi che lo faccia?-
-Se ti va, sì.-
-Non sei geloso se mi faccio vedere nuda da altri uomini? Se mi masturbo davanti a loro?-
-Mica lo fai di persona. E poi non vedono il tuo volto, nessuno saprà che sei tu.- La sola idea aveva rinvigorito la mia erezione. Sostenni il suo sguardo mentre mi fissava, e alla fine fu lei ad abbassarlo annuendo e sorridendo.
-Lo sapevo che sei un porco.-
-E’ un sì?-
-Sì. Non mi sono mai masturbata davanti a un mio fidanzato, e farlo davanti a lui e ad altre centinaia di persone &egrave…-
-Eccitante?-
-Molto.-
Ci spostammo nella sua stanza. Mi accomodai sul letto mentre prendeva dall’armadio una videocamera digitale, la fissava su un cavalletto e la collegava al suo portatile.
-Così posso mandare due inquadrature in contemporanea. Vuoi muovere la videocamera?-
-Volentieri. Quando entri in chat scrivi che sei con il tuo fidanzato.-
-Sei un porco. Questo li manderà in visibilio. Adesso devo decidere come vestirmi.-
-Ti aiuto io.-
La raggiunsi accanto alla cabina armadio, scrutando il suo guardaroba. Alla fine scelsi una camicetta bianca leggera, una gonna lunga fino al ginocchio e un completo intimo in pizzo nero formato da reggiseno e perizoma. Arianne prese da un cassetto una maschera veneziana che copriva naso, occhi e capelli. Vidi che ne aveva anche altre, probabilmente nelle diverse esibizioni usava maschere diverse. Come calzatura scelsi un paio si scarpe con tacco dodici, che rendevano il suo corpo snello ancora più slanciato. Le chiesi di mettersi un rossetto scarlatto per completare l’abbigliamento. Quando si fu cambiata il suo aspetto era tremendamente eccitante, sembrava la studentessa di un film porno.
-Vuoi che prenda qualche giochino?- Mi chiese guardandomi con aria maliziosa.
-Che cos’hai?-
-Oh, un bel po’ di roba… Alcuni me li aveva regalati una mia amica, e quando ho attraversato la fase ribelle mi sono ben rifornita.-
Si inginocchiò e prese da sotto al letto un piccolo baule chiuso con un lucchetto. Con una chiave che teneva legata al collo aprì il lucchetto, quindi spalancò il baule. Al suo interno erano contenuti una quindicina di giochi sessuali di diversi tipi: semplici vibratori, dildo a ventosa di diverse dimensioni, palline cinesi, un rabbit per doppia stimolazione, persino un plug anale.
-Però… sei ben fornita!-
-Alcuni non li ho mai usati, o li ho provati solo una volta.-
Sorrisi di fronte al suo evidente imbarazzo, ancora quel suo eccitante mix tra ingenuità e sensualità.
-Se alcuni non li hai mai usati dovremo rimediare, non credi? Altrimenti sarebbe uno spreco.-
-Credo che tu abbia ragione.- Si avvicinò e mi baciò sulle labbra. -Siamo pronti ad iniziare.-
Mi posizionai alle sue spalle mentre accendeva il portatile e apriva il browser, in una connessione privata in modo che il browser non tenesse traccia della sua navigazione. Non garantiva la sicurezza, ma almeno se i suoi genitori avessero aperto la cronologia non avrebbero trovato nulla. Inserì username e password del sito, quindi cliccò sull’icona dell’area personale. Nella pagina erano visualizzate le informazioni anagrafiche che era disposta a condividere con la comunità. Notai che aveva inserito età, nazionalità, altezza, peso e misure. Scrollando la pagina mi mostrò la sezione dove aveva pubblicato le sue fotografie. Ne aveva caricate una decina, in cui compariva vestita, in biancheria intima o in bikini. In ognuna di esse indossava una delle maschere che avevo visto nell’armadio.
Sotto le foto era riportata la lista dei suoi contatti preferiti, e dei contatti che l’avevano inserita tra i loro preferiti. Questa seconda lista conteneva più di cinquemila utenti, a dimostrazione che non aveva esagerato quando aveva parlato di numeri.
-E’ un portale che ha molto successo, ci sono ragazze o ragazzi che hanno molti più follower di me. LA maggior parte sono quelli che fanno sesso live.-
-Tu non lo hai mai fatto?-
-No, ovviamente. Anche se molti dei miei follower mi hanno chiesto di farlo.-
-Non ne dubito. Come fai a pubblicare una nuova chatroom?-
Arianne cliccò su un’icona nella parte superiore del sito, accanto a quella dell’area personale. Subito comparve un menu tramite cui si poteva scegliere diverse opzioni: chatroom pubblica o a inviti, accesso gratuito o a pagamento, tipologia di performance. Selezionò le diverse opzioni, quindi impostò l’orario d’inizio a dieci minuti dopo.
-Di solito inserivo l’avviso il giorno prima. Non so quanta gente guarderà, magari si sono dimenticati di me.-
-Questo lo ritengo difficile. Possiamo parlare mentre sei in chat?-
-Aspetta, collego il computer al televisore. Così vedrai quello che scrivono in chat e quello che rispondo. Tu puoi usare quella lavagnetta per darmi suggerimenti.-
Aspettai che collegasse i due dispositivi, quindi la baciai.
-Sono contento che tu abbia accettato di farlo.-
-E io che tu me lo abbia chiesto. Ora lasciami andare.-
Seduto dietro il cavalletto guardai il televisore, su cui un timer segnava il tempo che mancava prima dell’inizio dello show. A dieci secondi dall’inizio si erano già collegate più di settecento persone. Guardai Arianne, che fissava lo schermo in attesa. Aveva aperto l’ultimo bottone della camicetta in modo da lasciare intravedere la scollatura.
Finalmente un bip segnalò l’inizio della chat.
-Hi guys, did you miss me?- L’inglese di Arianne era perfetto, privo di qualunque accento.
Subito sullo schermo cominciarono a comparire una serie di risposte, dagli utenti più disparati. Un certo Texas72 le chiedeva dove fosse finita, Pierre88 le diceva che si era masturbato decine di volte guardando le sue foto, e così via. Il numero presente in alcuni nickname lasciava intuire la data di nascita: sembrava che gli ammiratori della mia fidanzata andassero dai venti ai sessant’anni.
-I’ve been away for a while.- Rispose Arianne ammiccando -But now I’m back, and I’m here with my boyfriend.-
Un fiume di commenti delusi comparirono sullo schermo. Alcuni utenti mi rivolgevano epiteti come lucky bastard o mi chiedevano di non essere egoista e di non tenermela tutti per me. Ero tentato di avvicinarmi e rispondere, ma lasciai che fosse Arianne a condurre il gioco.
-I know you are disappointed, but I promise I won’t disappear.- Mi guardò come a chiedermi conferma. Annuii lentamente, anche se sapevo che mi stavo impegnando a lasciare che continuasse a esibirsi. -And I have a little gift for you, so that you can forgive me for my long absence.-
Mentre finiva di parlare fece partire Media Player, su cui aveva già caricato una playlist. Subito iniziò una canzone di Enya, dalla classica atmosfera celtic-new age. Arianne si alzò e cominciò a muoversi sensualmente, seguendo il ritmo lento e melodioso della musica. Controllai che la videocamera la inquadrasse correttamente, quindi osservai i commenti entusiasti sulla chat. Man mano che incominciava a slacciare la camicetta gli utenti aumentavano, probabilmente per un effetto passaparola.
Arianne danzava in maniera sensuale, come una professionista. Dopo un minuto di canzone aveva slacciato tutti i bottoni della camicetta, che volò per terra mostrando il suo petto coperto solo dal reggiseno di pizzo. Avevo scelto un modello che non indossava da tempo, quindi i suoi seni sembravano esplodere. La guardai facendole un cenno con il pollice alzato e la invitai a continuare. Lei mi rivolse un cenno impercettibile con la testa, quindi si voltò di schiena. Si chinò in avanti facendo alzare la gonna, mostrando alla videocamera il suo splendido culo.
Sempre danzando abbassò la zip della gonna per poi ancheggiare facendola scivolare a terra. Si avvicinò al portatile leggendo i commenti sempre più entusiasti.
-Do you want to see my boobs?- Chiese portando le tette proprio davanti alla webcam del laptop. -This is my gift, I’ll show and play with them for free.-
Con un gesto fluido portò le mani dietro la schiena e slacciò il reggiseno. Lo tenne fermo per qualche secondo, quindi lo lasciò cadere a terra. I commenti erano diminuiti nonostante gli utenti fossero aumentati, segno che chi la stava guardando probabilmente aveva le mani impegnate. Arianne prese un flacone di crema che aveva appoggiato vicino al laptop e ne versò una buona dose sui seni, cominciando a massaggiarseli al ritmo della musica. Il mio cazzo era tornato a premere contro i jeans. Vedevo i capezzoli dritti comparire e scomparire sotto il movimento delle mani, la patina lucida che ricopriva le tette.
Quando Arianne alzò lo sguardo verso di me mi chiesi se stesse facendo quello spettacolo per me o per sé stessa.
-Did you like it?- Alzò un piede appoggiandolo alla sedia. Portò una mano ad accarezzare il pube sopra il perizoma, quindi si abbassò. -Now if you want more you have to give me a little gift… will you?-
Le sue dita si mossero sulla tastiera impostando il primo blocco. Sul televisore vidi un nuovo conto alla rovescia, mentre il blocco era impostato a dieci centesimi. Sotto all’orologio un contatore segnava il numero di utenti che avevano deciso di pagare. Alla fine del minuto erano ottocentotrentaquattro. Erano poche decine di euro, ma li aveva ottenuti semplicemente promettendo di togliersi il perizoma.
Quando l’immagine ripartì Arianne si era voltata di schiena, le mani appoggiate sulla sedia e le gambe aperte. Zoomai sul suo culo e sul sesso, appena nascosti dal perizoma. Mentre la musica ripartiva si rialzò in piedi, voltandosi di fianco e fissando la videocamera. Ancheggiando iniziò a fare scivolare lentamente il perizoma verso il basso, finch&egrave non arrivò a terra. Spostò una gamba, quindi alzò di scatto l’altra facendo volare il perizoma, che prese al volo prima che cadesse a terra. Tornò alla sedia sedendosi con le braccia appoggiate alla spalliera e muovendo il culo al ritmo della musica. Con un cenno la invitai ad alzarsi, quindi manovrai lo zoom per mostrare prima il suo sesso e poi il culo.
Ancora una volta Arianne tornò al laptop.
-Another little gift to see me fingering, ok?-
Mentre il countdown segnava il tempo si avvicinò e mi baciò.
-Ti stai eccitando, amore mio?-
-Molto. Tu?-
Invece di rispondere mi prese la mano e la portò sul suo sesso. Lo trovai completamente umido, risposta evidente alla mia domanda. Mi baciò ancora una volta, quindi tornò davanti alla scrivania. Spostò la sedia indietro e si sedette con le gambe aperte, appoggiando i talloni al piano della scrivania. Non appena partì il segnale acustico salutò i suoi spettatori, che erano ancora più di ottocento.
-Hi guys… I’m so excited about being watched by you.- Le sue dita iniziarono a muoversi sul sesso, accarezzando le labbra e il clitoride. -Write what you would do if you were here with me, tell me everything you dream!-
Mentre sullo schermo comparivano le peggiori porcate le sue dita iniziarono a esplorare il sesso. Si scopava con due dita, mentre con l’altra mano si accarezzava i seni. I suoi gemiti avevano preso il posto della musica, ormai inutile. Pensavo che non si sarebbe fermata fino all’orgasmo, ma nella sua testa c’erano idee diverse.
-If you want i can use some toys… but this will cost you a little bit more. Please subscribe to next part of the show and tell what you want me to do.-
Armeggiò per qualche istante con il sito, e subito comparve un nuovo countdown con un sondaggio. Chi pagava i venti centesimi per l’iscrizione alla nuova parte del video poteva votare il tipo di sex toy che avrebbe usato: vibratore, dildo vibrante, dildo a ventosa. Osservai il tempo scendere e il numero di iscritti salire. Il prezzo da pagare non era tale da scoraggiare chi era arrivato fino a quel punto. Quasi tutti quelli che avevano pagato i dieci centesimi nelle due interruzioni precedenti pagarono anche questi venti, e si aggiunse qualcuno che non era stato presente. Alla fine il sondaggio fu vinto dal dildo a ventosa. Arianne si avvicinò al letto e ne prese uno scuro, che simulava alla perfezione un cazzo di colore. Si avvicinò ad una piccola cassapanca spostandola verso il centro della stanza, quindi vi posizionò sopra il dildo facendo attenzione che la ventosa aderisse bene alla superficie. La cassapanca era bassa e stretta, le permetteva di salire agevolmente a cavalcioni. Si posizionò in piedi sopra il fallo guardando fisso nella videocamera, quindi si abbassò lentamente. A poco a poco il fallo scivolò dentro di lei, penetrandola completamente. Non mi erano sfuggite le dimensioni del cazzo, che era sensibilmente più lungo del mio. Arianne lo accolse agevolmente, quindi cominciò a muoversi su e giù accarezzandosi i seni. Adesso stava godendo veramente, lo sforzo di muoversi su e giù solo con la forza delle cosce sembrava non pesarle minimamente. Mi aveva raccontato di essere fanatica della palestra, ma non avevo ancora avuto prove della sua preparazione. Immaginai i quasi novecento uomini che la stavano guardando, le loro mani che probabilmente si muovevano rapidamente sui loro cazzi guardandola impalarsi su quel dildo. Arianne ormai era partita per la tangente. I suoi gemiti crebbero d’intensità, e dopo pochi istanti vidi il suo corpo scosso dall’orgasmo.
Mi avvicinai all’armadio, colto da un’ispirazione improvvisa. Presi una maschera e la indossai, quindi mi avvicinai al laptop.
-Hi guys, I’m Arianne’s boyfriend.- Lei alzò la testa, sicuramente chiedendosi cosa avessi in mente -I know you hate me, but maybe I can give you something interesting… do you want to see her blow me? I’m sure you will.-
Inserii un nuovo blocco, e questa volta portai il costo a trenta centesimi.
Mentre il timer ripartiva mi avvicinai a Arianne, ancora ferma sul dildo.
-Spero che non ti dispiaccia.-
-Era il tuo piano fin dall’inizio, vero?-
-No. Me l’hai fatto venire in mente tu quando ti ho vista così presa.-
-Sei un porco. Comunque ci ho pensato anch’io mentre mi toccavo, ma non sapevo come avresti reagito se te lo avessi proposto.-
Il segnale acustico ci avvisò che lo streaming stava per ripartire. Avanzai di un passo portandomi proprio accanto ad Arianne. Le sue mani raggiunsero i miei jeans, aprendoli e liberando il cazzo. Mi assicurai di non essere d’intralcio alla ripresa, quindi le accarezzai un seno mentre si chinava sul mio cazzo. Mi succhiava con foga, completamente impalata su quel dildo che l’aveva fatta godere pochi istanti prima. Era come se stesse facendo sesso con due uomini, una sensazione che immaginavo fosse una novità. Le sue mani si muovevano sullo scroto e sull’asta accelerando il ritmo man mano che sentiva il mio piacere crescere. Quando mi resi conto di non poter più resistere arretrai, dicendole di aprire la bocca. Lasciai che mi masturbasse ancora per qualche secondo, quindi scaricai la mia sborra nella sua bocca spalancata.
Immaginai le centinaia di spettatori che venivano nello stesso momento, imbrattando gli schermi dei loro computer mentre fantasticavano su di lei. Arianne continuò a muovere la mano spremendo le ultime gocce del mio seme, quindi si alzò e si avvicinò al laptop. La guardai accostarsi a bocca aperta alla webcam, quindi chiuderla e deglutire per poi chiudere lo streaming.
-E’ stato fantastico, Giova…- Mi disse avvicinandosi. La attirai a me e la baciai, indifferente al sapore del mio sperma nella sua bocca.
-Anche per me, e se vuoi possiamo rifarlo.-
Lo sguardo che mi rivolse voleva dire che l’avremmo rifatto sicuramente.
-Dove stiamo andando?-
Arianne era riuscita a tenere a freno la curiosità fin troppo a lungo. Le avevo dato istruzioni precise per la serata, senza però dirle dove l’avrei portata. Si era fatta trovare pronta per le otto e mezza precise, come le avevo chiesto. Indossava un vestito rosso da sera estremamente sexy, con una scollatura profonda che mostrava una buona porzione dei suoi seni. Per ripararsi dal fresco della serata di marzo aveva indossato un da mezza stagione, ma dove la stavo portando non ne avrebbe avuto bisogno. Avevo guidato per mezz’ora fino ad uscire dalla città prima che la curiosità prendesse il sopravvento.
-Sei curiosa?-
-Stiamo assieme da quasi nove mesi, sai che lo sono.-
-Ti chiedo di pazientare ancora un po’, mancano una ventina di minuti. Hai mangiato?-
-Sì, una cena leggera. Come mi avevi chiesto. Sai che sei un bastardo? Ti odio quando mi stuzzichi così.-
La guardai con la coda dell’occhio, sapendo che non diceva sul serio. Erano passati oltre quattro mesi dalla serata in cui mi ero fatto fare un pompino davanti alla videocamera. Il nostro rapporto continuava ad essere clandestino, almeno per quanto riguardava l’università. La sua famiglia sapeva vagamente che si frequentava con qualcuno più grande di lei, ma era riuscita a non farli intromettere. Avevamo dato seguito per diverse volte alla nostra intenzione di ripetere l’esperienza. Le prima volte ci eravamo limitati ancora al sesso orale, ma dopo un po’ avevamo deciso di deliziare i suoi followers con due rapporti completi. Avevamo scopato in diverse posizioni, con un numero di visioni sempre maggiore. Il grosso dildo era diventato un compagno fedele di Marianne, che lo usava per giocarci prima e durante l’amplesso.
Non avevo bisogno di essere un fine psicologo per intuire la direzione delle sue fantasie, e quella sera avevo intenzione di scoprire se avesse intenzione di realizzarne almeno una parte. Non sapevo se sarei andato fino in fondo: quello era un terreno inesplorato anche per me, non sapevo come avrei reagito. Continuai a guidare seguendo le indicazioni del navigatore, inoltrandomi sempre di più nella campagna brianzola.
Finalmente svoltai lungo una stradina e mi fermai prima di un cancello, oltre il quale si trovava un grosso fabbricato a due piani. Di fronte al fabbricato erano parcheggiate decine e decine di auto in un parcheggio a due piani, la maggior parte delle quali berline o auto di lusso. Arianne fissò incuriosita le auto e l’insegna del club. Rilesse due volte il nome prima di voltarsi a guardarmi con un’espressione stupita.
-Red piper? Ma &egrave’-
-Sì, &egrave proprio il club di quel filmato.- Non ero sicuro che si sarebbe ricordata quel nome. Lo avevamo visto un mese e mezzo prima, guardando uno dei DVD di suo padre. In quel filmato i suoi genitori erano impegnati in un’orgia in un club, il cui nome era comparso su un muro a metà delle riprese. ‘Mi avevi detto che saresti stata curiosa di vedere che razza di posto fosse, e ho deciso di farti una sorpresa.-
Arianne mi fissò senza parlare. Immaginavo che stesse soppesando le implicazioni della nostra presenza in quel posto. Ero pronto a fare marcia indietro e tornare a casa se me lo avesse chiesto, ma ero sicuro che la sua curiosità avrebbe avuto la meglio.
-Come hai fatto a trovarlo?-
-Non &egrave stato facile, non &egrave il tipo di locale che compare su internet. Me ne ha parlato Lorenzo, lo hai conosciuto a Capodanno. Lui frequenta questo tipo di locali.- Lorenzo era il mio migliore amico, ci conoscevamo dai tempi delle scuole medie e avevamo frequentato il liceo assieme. Anche se ultimamente non ci frequentavamo molto, eravamo come fratelli.
-Che tipo di locali?-
Esitai per un istante prima di rispondere.
-Scambi di coppia, orge, prostituzione di lusso. Suo padre &egrave un pezzo grosso di Mediaset, ho immaginato che il livello dei locali fosse lo stesso di quelli che frequenta tuo padre.-
-A volte mi chiedo se finirai mai di sorprendermi’ i tuoi amici sono tutti maiali come te?-
-Non tutti. La maggior parte sì. Cosa vuoi fare, entriamo a vedere o torniamo a casa? Non sentirti in obbligo se non te la senti.-
-Sei sicuro che ci farebbero entrare?-
-Abbastanza sicuro. Lorenzo mi ha spiegato che si viene ammessi solo su presentazione. Questa sera &egrave al club, mi ha detto di telefonargli nel caso decidessimo di entrare.-
-E se entriamo dobbiamo’-
-No, non siamo costretti a fare nulla. A chi entra per la prima volta viene dato un braccialetto che identifica come visitatore, in modo che i membri del club evitino approcci non espressamente richiesti. Possiamo entrare, guardare e andarcene. Era questa l’idea, no?-
Lei annuì, incerta.
-Sembra che tu sia molto ben informato, per uno che &egrave solo curioso.-
-E’ da un po’ che ci penso, ma ho dovuto aspettare che i tuoi fossero via. Credo che non sia il caso di incontrarli per la prima volta in questo posto.-
-No, credo di no’- Arianne scoppiò a ridere. ‘Dio, credo che a mio padre verrebbe un colpo. D’accordo, entriamo. Voglio vedere che razza di posto &egrave. Però diamo solo un’occhiata e ce ne andiamo.-
Aspettai per un istante lasciandole il tempo di ripensarci, quindi presi lo smartphone e chiamai Lorenzo. Dopo tre squilli mi rispose la voce allegra del mio compagno di banco durante i cinque anni di liceo.
-Ciao Giova! Siete fuori?-
-Ciao Lore, siamo di fronte al cancello.-
-Ok, vengo a prendervi allora. Entrate pure e fermatevi davanti alla sbarra, tanto non vi lasceranno entrare fino al mio arrivo.-
-Grazie, a tra poco.-
Mi voltai verso Arianne, che mi rivolse un sorriso tirato.
-Nervosa?-
-Un po’, ma sono stata io a dirti che mi incuriosisce. Ho bisogno di capire cosa fanno i miei quando vengono in questi posti.-
-D’accordo, ma appena vuoi andare via dimmelo.-
Avviai il motore dell’auto ed avanzai a passo d’uomo fino alla sbarra. La mia Alfa Mito doveva essere di gran lunga l’auto meno costosa di tutto il parcheggio. Subito due energumeni in completo nero si avvicinarono illuminando l’interno dell’auto con una torcia.
-Signori, vi siete persi? Questo &egrave un club privato.- L’uomo parlava con un forte accento slavo, e sembrava che i suoi muscoli dovessero strappare il vestito da un momento all’altro. Cercai di sorridere mentre rispondevo
-Stiamo aspettando un amico.-
-Non credo che il vostro amico sia qui, vi chiedo di fare subito inver’-
-Bosko, &egrave tutto ok, sono miei amici.- Il buttafuori si alzò, volgendo la sua attenzione verso Lorenzo che si avvicinava a lunghi passi. Indossava un abito nero su misura, probabilmente di Armani. I capelli biondi lunghi fino alle spalle ballavano liberi mentre si avvicinava. Mi accorsi che Arianne lo fissava attentamente. Per un attimo provai una fitta di gelosia: Lorenzo non era solo un ricco figlio di papà, era anche un ragazzo dotato di un grande fascino. Non era oggettivamente bello, ma le ragazze erano sempre cadute ai suoi piedi.
-Mi scusi signor Giudici, non pensavo che fossero con lei.-
-Non ti preoccupare. E’ colpa dell’auto, vero? Il mio amico &egrave figlio di un diplomatico americano, un amico personale di Obama. Capisci che sarebbe rischioso muoversi con auto diplomatica e scorta’-
Il buttafuori sembrò impressionato. Mi rivolse un inchino con il capo ed azionò il movimento della sbarra.
-Chiedo scusa signore, non sapevo. Buona serata a lei e alla signora.-
Lorenzo camminò accanto a noi fino al parcheggio. Portai la macchina fino all’angolo più scuro del cortile, quindi uscii e lo abbracciai.
-Figlio di un amico di Obama, vero?-
-E’ la prima cosa che mi &egrave venuta in mente per convincerlo a non fare domande. In realtà siamo amiconi, ma deve pur fare il suo lavoro.-
-Comunque grazie.- Mi spostai di lato e appoggiai una mano sulla schiena di Arianne. ‘Voi vi siete conosciuti a Capodanno, anche se eravamo in mezzo a una cinquantina di persone.-
Lorenzo la fissò intensamente, come se volesse spogliarla. Alla fine le prese la mano e se la portò alle labbra.
-Non potrei mai dimenticare la fidanzata del mio migliore amico, soprattutto se &egrave uno splendore come Arianne. Credo che questa sera susciterai il desiderio di tutti gli uomini presenti al club, Arianne e anche di alcune donne.-
-Grazie Lorenzo.- Rispose Arianne arrossendo. ‘Ma stasera siamo qui solo per guardare’-
-E’ un peccato, un vero peccato. In ogni caso vi farò da Cicerone. Entriamo?-
Oltrepassammo la porta del locale, guardata da altri due buttafuori. Lorenzo ci condusse verso la reception, dove fummo accolti da una ragazza bionda vestita da agente di polizia. Salvo il fatto che gli ultimi bottoni della divisa erano aperti a mostrare i seni ritoccati e che la gonna arrivava a malapena a coprire il sesso.
-Katja, questi sono i due visitatori che aspettavo. E’ la loro prima volta.-
La ragazza ci salutò con un sorriso.
-Benvenuti al Red piper. Lorenzo vi spiegherà tutto, immagino. Questi sono i vostri braccialetti da visitatori: finch&egrave li indosserete i soci sapranno che non dovranno approcciarvi in nessun modo. Posso chiedervi i documenti?-
Arianne mi guardò con gli occhi spalancati.
-Documenti? Lorenzo, mio padre frequenta questo club’-
-So bene chi &egrave tuo padre.- La rassicurò Lorenzo. ‘Non devi preoccuparti, la discrezione del club &egrave totale. E’ capitato che coppie di marito e moglie frequentassero il club all’insaputa l’uno dell’altro, almeno finch&egrave non si sono incontrati. E non sei la prima figlia che viene qui senza il permesso del padre.-
Arianne esitò per un istante, quindi appoggiò il documento sopra il mio. La ragazza li prese e li infilò ognuno in un cassetto contrassegnato con il numero presente sul nostro braccialetto.
-Buon divertimento.-

Seguimmo Lorenzo oltre una porta scorrevole che dava su un ampio salone circolare. Una pista da ballo era circondata da tavolini, dove uomini e donne bevevano cocktail o vino. Alcuni di loro indossavano abiti eleganti, altri capi decisamente sexy o addirittura osceni.
-Questa &egrave la sala principale, dove si trova il bar.- Disse indicandoci il bancone ‘Qui bisogna essere vestiti, in qualunque modo. In questa sala si può bere, parlare, organizzare incontri, ma &egrave proibito qualunque atto sessuale. Da questa sala si accede alle diverse stanze del club, organizzato su quattro piani: due piani interrati, questo e il primo piano. Cosa volete vedere per primo?-
Ci guardammo senza sapere cosa rispondere.
-D’accordo, vi farò io una panoramica. Nel caso trovaste qualcosa di vostro gradimento potete fermarvi, ovviamente.-
Ci condusse verso il fondo della sala, dove un’ampia scalinata e un ascensore conducevano agli altri piani.
-Partiamo dal secondo sotterraneo. O, come lo chiamano alcuni soci, l’inferno. Capirete presto perché.-
Entrammo nell’ascensore e lasciammo che Lorenzo premesse il tasto del secondo piano sotterraneo. Quando la porta si riaprì ci trovammo in un secondo atrio più piccolo, da cui si dipartivano cinque corridoi.
-La struttura di tutti i piani tranne il primo &egrave a stella: dal centro si raggiungono le diverse aree.- Accanto ad ogni corridoio erano indicati i nomi delle zone. ‘Il primo corridoio porta al dungeon: &egrave un labirinto dedicato al sadomaso, tramite cui si arriva a diverse grotte arredate con giochetti piuttosto interessanti. Dimenticavo: non tutte le persone che incontrerete sono soci: ci sono anche dipendenti del club pagati per intrattenere i ricchi soci quando necessario’ come mistress o carcerieri. Siete interessati a vederlo?-
-No, non &egrave il nostro genere.- Guardai con la coda dell’occhio Arianne, che annuì.
-Il secondo corridoio porta alla sala fetish, per gli amanti di lattice e attrezzi particolari, ma immagino che nemmeno questo vi interessi.- Lorenzo ci fece strada verso un terzo corridoio. Oltre una porta si trovava una sala da ballo, ai cui lati si trovavano divanetti dove coppie o terzetti si baciavano o erano impegnati in atti sessuali. Impiegai qualche istante a capire che i membri di ogni coppia o terzetto erano dello stesso sesso. ‘Questa &egrave la sala omo. Per chi &egrave interessato esclusivamente a partner del suo stesso sesso. In altre zone del club &egrave previsto solo il sesso tra uomini e donne, in altri ancora non ci sono vincoli. Arianne, ti scandalizza?-
-No’ E’ un mondo completamente nuovo, strano. Ma non mi scandalizza.-
-Bene, perché siamo appena all’inizio.- Tornammo indietro e imboccammo un altro corridoio. Due ampi tendoni separavano da quelle che sembravano altrettante salette cinematografiche. ‘Questo &egrave il cinema. Due sale, in cui vengono proiettati due film porno diversi in contemporanea. Le poltrone sono abbastanza grandi da accogliere due o tre persone. E’ la sala per chi vuole semplicemente masturbarsi o di chi ha bisogno di un’ispirazione per fare sesso. Personalmente non la trovo particolarmente interessante, &egrave molto più interessante l’ultima sala di questo piano.-
Lo seguimmo lungo l’ultimo corridoio. Una volta oltrepassata la porta ci trovammo in una sala illuminata da luci stroboscopiche, con musica tecno a tutto volume. Al centro della sala si trovavano due gabbie. Nella prima un uomo stava penetrando da dietro una donna. Attorno alla gabbia erano disposti una mezza dozzina di uomini e donne impegnati a incitare e tormentare quelli che si trovavano dentro. Una donna a intervalli regolari spruzzava la coppia con una pompa ad altra pressione, un altro li schiaffeggiava alternativamente sulle natiche. Ad un certo punto un terzo si arrampicò sulla gabbia e rovesciò sulla coppia un secchio di fango, che la donna con la pompa lavò via. Nella seconda gabbia due donne erano inginocchiate, i polsi legati alle sbarre con manette. Un gruppo di uomini e di donne erano impegnati a porgere i loro sessi o a strizzare i seni dell’una o dell’altra.
-Le persone nella gabbia’- La voce di Arianne tremava.
-Sono soci del club.- Confermò Lorenzo. ‘Qui potrai trovare industriali, banchieri, politici. Anche calciatori e uomini o donne dello spettacolo, modelle, cantanti. In realtà in questo piano ci sono soprattutto uomini e donne di potere: sembra che più siano potenti più amino farsi umiliare. Volete fermarvi o passiamo oltre?-
Guardai Arianne, quindi gli indicai di uscire. Ci avviammo verso le scale e salimmo al piano superiore. Ancora una volta ci trovammo in una sala circolare, da cui però si dipartivano quattro corridoi. Lorenzo imboccò il primo, la cui targa indicava PALCO. Ci trovammo in un’ampia sala con musica lounge. Un lato della sala era occupata da un bancone da bar, da cui partiva un palco lungo e stretto che arrivava fino al centro della sala. Sul palco una donna orientale era impegnata con due uomini di colore, che la penetravano nella figa e in bocca Tutto attorno al palco erano disposti tavoli e divanetti, abbastanza lontani tra loro da permettere ai soci di avere la loro privacy. Alcune delle persone sedute sui divani si limitavano a guardare, ma c’erano coppie impegnate in rapporti sessuali. Lo sguardo di Arianne si era fatto attento, e notai i suoi capezzoli premere contro il tessuto.
-Questa &egrave la sala degli spettacoli. Su quel palco circolare.- Ci indicò un altro palco dal lato opposto della sala ‘ci sono gli eventi più particolari che ogni tanto vengono organizzati, come le gang bang o i bukkake. Si rivolse verso Arianne. ‘Sai di cosa si tratta?-
La mia fidanzata arrossì. Il suo sguardo era sempre fisso sui due neri che scopavano l’orientale.
-Ne ho sentito parlare. Immagino che le donne che partecipano a quegli eventi siano professioniste.-
-Ti stupirai ma &egrave il contrario. Tutto ciò che succede qui &egrave coperto dal segreto, ma potrei farti il nome di una famosa showgirl che un paio di volte all’anno si fa organizzare una gang bang con una dozzina di uomini.
Arianne lo fissò incredula. Le strinsi la mano chiedendole con lo sguardo andasse tutto bene e lei annuì.
-Andiamo oltre?-
-Certo.-
Tornammo alla sala circolare e imboccammo un secondo corridoio, indicato con la targa MACHINES. Ci trovammo in una nuova sala grande quanto un garage, al fondo della quale si aprivano quattro stanze più piccole. Al centro del garage si trovavano una decina di aggeggi meccanici, ognuno dei quali dotato di alberi a camme che si concludevano con uno o due falli.
-Questa &egrave la sala delle sex machines.- Spiegò Lorenzo. Da una delle stanze chiuse provenivano il rumore di un motore e gemiti femminili. ‘Immagino vi sia facile capire il funzionamento. Ce n’&egrave per tutti i gusti: per una posizione o per l’altra, con uno o due falli, con velocità fissa o regolabile. I falli di gomma sono intercambiabili, nell’armadio ce n’&egrave una collezione di diverse misure.-
-Sono come dei vibratori all’ennesima potenza.- Commentò Arianna, che fissava le diverse macchine rapita. Lorenzo si accorse del suo interesse.
-Chi li ha provati dice che sono molto meglio. Vuoi provare?-
Arianna mi fissò per un istante, quindi scosse il capo.
-No, siamo qui solo per guardare.-
-Come volete’ in ogni caso potete sempre tornare qui dopo. Passiamo alla prossima sala.-
Il terzo corridoio conduceva a due porte. Su di una era disegnato un fallo, mentre sull’altra compariva una bocca. Lorenzo aprì la seconda e si fece da parte per farci entrare. Ci trovammo in un corridoio a S che proseguiva fino a una svolta, immerso nella penombra. Nella parete che separava i due lati del corridoio erano aperti dei buchi a distanza di un metro e mezzo l’uno dall’altro. Davanti ad uno dei primi buchi era inginocchiata una donna di mezza età, intenta a succhiare il cazzo che spuntava dal buco.
-Questo &egrave il corridoio dei glory hole.- Spiegò Lorenzo. Chi entra dall’altra parte inserisce il cazzo nel buco, chi &egrave da questa parte se ne occupa. Chi &egrave dall’altra parte non conosce né l’identità né il sesso di chi &egrave di qua.-
-Vuoi dire che non puoi sapere se te lo sta succhiando un uomo o una donna?- Arianne sembrava sbalordita.
-Esattamente.-
-E gli uomini lo fanno comunque?-
-Oh, &egrave una parte piuttosto eccitante’ Un paio di mesi fa mi hanno fatto uno dei pompini più straordinari della mia vita. Solo dopo avere ingoiato la mia sborra la persona dall’altra parte mi ha allungato un bigliettino con il suo numero di telefono. Ho poi scoperto che si chiama Kurt e che &egrave un dirigente di Volkswagen che viene spesso in Italia a visitare i concessionari.-
Arianne rise, ma il suo sguardo continuava ad andare verso uno dei buchi, da cui spuntava un altro cazzo.
-Immagino che sia interessante anche per chi sta di qua. Fare un pompino a un uomo senza sapere chi &egrave’ &egrave puro sesso, amore per il cazzo senza interessarsi all’uomo.-
-Non avrei saputo spiegarlo meglio.- Commentò Lorenzo. ‘Scommetto che vorresti provare.-
-Oh, no’ amo Giovanni, lui mi basta e avanza. Forse se fossi single’-
Lorenzo lasciò cadere il discorso, ma quando mi guardò intuii ciò che pensava. Arianne era tentata di provare, e l’idea di vederle succhiare il cazzo di uno sconosciuto mi eccitava. Non sarebbe stato un tradimento, in fondo’ era come quando succhiava il dildo mentre io la scopavo davanti alla webcam.
Il quarto corridoio portava a un’evoluzione del glory hole. Erano usa serie di stanze o di gabbiotti che simulavano diverse situazioni. I muri delle stanze avevano dei fermi che consentivano di aprire più di un glory hole. C’era un locale simile ai gabinetti di un locale, con la tazza e un buco su ognuna delle pareti. C’erano stanze con sgabelli o lettini, in cui la donna o l’uomo poteva fare sesso con il partner e nel frattempo dedicarsi a uno più sconosciuti.
Quando risalimmo al primo piano sentivo i pantaloni tesi per l’erezione. Lorenzo ci condusse per un istante all’esterno, dove una piscina con una copertura mobile consentiva di fare sesso nell’acqua.
Quando rientrammo ci portò lungo un secondo corridoio, al termine del quale si aprivano tre porte. Una era chiusa a chiave, e dall’interno proveniva rumore di acqua che scorreva. Lorenzo aprì la seconda mostrandoci un box di quattro metri per quattro con uno scarico al centro. Dentro un armadio si trovavano imbuti, tubi di gomma e contenitori.
-Questo &egrave per gli amanti del pissing o della golden shower.-
Arianne lo guardò stupita. ‘Ovvero? E’ quello che penso?-
-Sì. Consiste nell’urinare addosso o farsi urinare addosso dal partner. O, in alcuni casi, dai partner. Magari anche facendo sesso. E’ piuttosto forte da vedere, ma anche eccitante.-
-E’ umiliante’-
-E’ proprio per questo che molte donne e anche alcuni uomini si eccitano.-
Mentre ci spostavamo verso l’area successiva Arianne si strinse a me.
-Ti stai eccitando?-
-Molto. E tu?-
Lei non rispose, non ce n’era bisogno. Il corridoio successivo portava ad una zona su cui si aprivano diverse stanze, arredate con un letto king size e diverse poltrone. Lorenzo ci portò davanti ad una delle stanze. Una grande vetrata consentiva di vedere all’interno: uomini e donne erano avvinghiati in una vera e propria orgia, che fissammo a lungo come ipnotizzati. Fu Lorenzo a riscuoterci.
-E’ possibile anche rendere opaca la vetrata, se si desidera la privacy.-
Ci spostammo verso l’ultimo corridoio, che dava su una porta metallica.
-Che cos’&egrave questo?- Chiesi incuriosito.
-E’ la dark room. Ci sono due porte come questa e la seconda si apre solo quando si &egrave chiusa la prima. Serve per mantenere il buio assoluto nella sala. Lì dentro si fa sesso completamente alla cieca, affidandosi agli altri sensi. Può capitare di trovarsi improvvisamente a succhiare un cazzo mentre si penetra qualcuno, o a leccare una figa in cui si sta muovendo un sesso. Se non siete bisessuali meglio non entrare qui dentro.-
Arianne fece un passo avanti.
-Non si vede nulla?-
-C’&egrave il buio assoluto. All’inizio &egrave una sensazione strana, ma poi si viene presi nel vortice. Tutto ciò che si percepisce &egrave l’odore del sesso e i gemiti delle persone.-
-Tu ci sei stato.-
-Più di una volta. La cosa eccitante &egrave che non ci sono persone. Ci sono solo tette, culi, fighe, cazzi, bocche’ mani che ti toccano o ti penetrano. Quando esci non sai con chi hai fatto quello che hai fatto.-
Le pupille di Arianne erano dilatate. La capivo, anche io ero eccitato per la descrizione di Lorenzo. Mentre salivamo al piano superiore il mio amico si avvicinò parlandomi nell’orecchio.
-Le hai raccontato di quando a quindici anni ci succhiavamo il cazzo a vicenda?-
-No. Non so se &egrave il caso che lo sappia.-
-Secondo me puoi raccontarglielo. E’ inesperta, ma si vede che &egrave interessata. E’ proprio figlia di suo padre.-
Quando arrivammo al primo piano ci fermò.
-Ragazzi, scusatemi ma tra cinque minuti ho appuntamento con una mia amica’ Vi descrivo brevemente cosa potrete trovare qui sopra. Prima di tutto ci sono un po’ di stanze in cui si può fare sesso. Non sono grandi, al massimo per quattro persone. Alcune sono chiuse, altre permettono a chi ama farsi guardare di avere un pubblico. Da quella parte invece c’&egrave il trans lounge bar, per chi &egrave interessato ai transessuali. L’ultimo corridoio invece &egrave il reverse glory hole. E’ come il corridoio sotto, ma al contrario. Ci sono diverse postazioni, che permettono alle donne di esporsi solo dalla vita in giù. Sono diverse anche le postazioni. A novanta, sdraiate sulla schiena, eccetera.. gli uomini che entrano nel corridoio possono fare quello che vogliono. E ovviamente nessuno vede in faccia chi si sta scopando o da chi si sta facendo scopare. Avete qualche domanda?-
Io scossi il capo. Arianne si morse il labbro prima di parlare.
-Possiamo girare liberamente?-
-Certo, potete andare ovunque. Potete anche partecipare, se vi stancate di guardare. Tenete però sempre in vista il braccialetto in modo che sappiano che siete visitatori.-
Si avvicinò e mi abbracciò, quindi fece lo stesso con Arianne. Mentre la baciava sulle guance notai che esitava più del necessario contro il suo corpo. Alla fine lo guardammo allontanarsi.
-Vuoi andare a casa?- Le chiesi quando Lorenzo fu scomparso.
-In questo momento vorrei solo trovare una stanza e fare l’amore con te. Ho voglia di scopare, questo giro mi ha eccitata. Non voglio che pensi male di me, ma’-
-Non penso male di te, sono eccitato anche io. Vieni.-
La presi per mano e la guidai verso le scale. Lei mi chiese dove stessimo andando, visto che le stanze erano al primo piano. Io le dissi solo di fidarsi di me. Avevo avuto un’idea, un’ispirazione del momento. Forse a mente fredda non avrei fatto la stessa scelta, ma in quel momento non pensavo alle conseguenze.
La portai al primo seminterrato, quindi imboccai con decisione uno dei corridoi. Aprii una delle porte socchiuse e la feci entrare, quindi chiusi la porta alle nostre spalle. La stanza era lunga circa due metri e larga una e mezzo. Un letto con un materasso lucido e pulito occupava la maggior parte della superficie. All’incrocio di due pareti si trovavano tre buchi circolari di una decina di centimetri di diametro, chiusi come i bersagli del biathlon. Due si trovavano sulla parete alla nostra destra, uno su quella di fronte a noi.
La attirai a me e la baciai, abbassandole le spalline.
-Cosa vuoi fare?- Mi chiese staccandosi dal bacio.
-Ho pensato a quello che dicevi prima sul glory hole. Ho visto come desideravi provare.-
-Gio, non ti tradirei mai’-
-Non &egrave proprio un tradimento, no? Lo hai detto tu: non sai chi c’&egrave dall’altra parte, non ti interessa. In fondo &egrave come quando succhi il cazzo di gomma mentre scopiamo.-
Lei sorrise.
-So che ti eccita quando lo faccio.-
-Esatto, e qui sarebbe la stessa cosa. Sto impazzendo anch’io dalla voglia, Ari. Possiamo aprire uno di quei buchi e vedere che succede.-
-Ma non &egrave la stessa cosa’ quello sarebbe un cazzo vero.-
-E non sarebbe molto più eccitante?-
Non aveva bisogno di rispondere. Sapevo che desiderava farlo, ma aveva paura di ciò che avrei pensato di lei.
-Davvero non sei geloso?-
-Lo facessi a qualcuno che ti piace morirei dalla gelosia, ma così no. Anzi, solo l’idea mi eccita.-
-Però la prossima volta lo farai tu’ e io starò a guardarti mentre qualcuno dall’altra parte ti fa un pompino, va bene?-
Ci baciammo nuovamente, spogliandoci alla cieca. Il suo corpo era caldo e fremeva sotto le mie dita, segno della sua eccitazione. Lasciò che la liberassi dei vestiti, quindi si inginocchiò ai miei piedi. Aprì la bocca e imboccò il mio cazzo, succhiandolo con forza come se volesse strapparmi l’anima. La lasciai fare, quindi la aiutai a rialzarsi e a stendersi sul lettino. Lei mi guardò per un’ultima volta, quindi con un dito aprì il fermo di uno dei buchi e lasciò scivolare via la copertura. Aspettai per qualche secondo, quindi scivolai sul letto affondando il volto tra le sue cosce. La succhiai dolcemente, alzando ogni tanto lo sguardo per vedere se fosse comparso qualcosa. Arianne gemeva, ma i suoi occhi erano fissi sul buco. Cominciavo a pensare che non sarebbe successo nulla quando dal buco sbucò un cazzo. Aveva un colore scuro, come se il proprietario fosse un mulatto o un mediorientale. Nonostante fosse appena barzotto le dimensioni sembravano promettenti. Marianne mi fissò per un attimo sorridendo, come per sfidarmi. Se volevo fermarla era quello il momento, invece annuii e spinsi nuovamente la lingua sul suo clitoride. La vidi gemere e spostarsi alla ceca, allungando una mano verso quel cazzo. Le sue dita lo avvolsero, muovendosi e avvicinandolo alla bocca. Il tocco della sua lingua lo fece reagire subito. A poco a poco lo vidi inturgidirsi, prendere consistenza fino ad arrivare alla piena erezione. Era un cazzo discreto, più lungo del mio anche se abbastanza sottile. Arianne lo guardava come in adorazione, leccandolo e baciandolo mentre lo masturbava.
Mi alzi e la aiutai a girarsi, mettendosi carponi. Non appena la penetrai la sua bocca scivolò sul cazzo. La scopai lentamente, guardando le labbra salire e scendere su quel membro sconosciuto. Gli stava riservando un pompino sontuoso, la sua lingua guizzava sulla cappella scura e il risucchio della sua bocca si udiva nitidamente. Aumentai man mano il ritmo, cercando di portarla più vicino possibile all’orgasmo. Quando la sentii pronta uscii da lei. La penetrai con due dita inumidendole con i suoi umori, quindi le spostai verso lo sfintere. Arianne abbandonò il cazzo per un istante e si girò verso di me, fissandomi con gli occhi lucidi per l’eccitazione.
-Sei un porco!-
Il mio indice scivolò agevolmente nel suo ano. Cominciava a essere più allenata a quella penetrazione, anche se era ancora una pratica che mi concedeva raramente. La lasciai abituare al mio indice, quindi lo estrassi ed infilai assieme indice e medio. Questa volta gemette, mentre le dita incontravano maggiore difficoltà. Spinse indietro il culo per facilitare la penetrazione, e nel frattempo spostò una mano aprendo un secondo buco.
Mi bloccai per un istante, sorpreso per l’iniziativa. Non le bastava un cazzo da succhiare, voleva provarne anche un secondo mentre la inculavo. Dopo pochi secondi venne esaudita: dal secondo buco apparve un altro cazzo, questa volta già eretto. Un cazzo chiaro, raggrinzito, probabilmente di un uomo anziano. Arianne spostò la bocca sul secondo cazzo, mentre masturbava il primo gemendo rumorosamente.
Era troppo per continuare a giocare. Mi spostai sopra di lei, un ginocchio sul materasso e l’altro sollevato puntellandomi con il piede. Indossai frettolosamente un preservativo e appoggiai la cappella allo sfintere, cominciando a spingere. Penetrai a poco a poco, sentendo i suoi gemiti di dolore e piacere strozzati dai due cazzi su cui si alternava. Le mani si muovevano rapide sui due membri: voleva farli godere, voleva la loro sborra. Mi chiesi se li avrebbe lasciati venire in bocca o se si sarebbe limitata a farli eiaculare sul suo volto. Aumentai la profondità e la velocità delle spinte, sentendo il suo ano abituarsi alla mia presenza. Il lubrificante del preservativo aiutava la presentazione, si era sempre rifiutata di farlo senza. La sentii irrigidirsi e vidi la sua bocca stringersi sul secondo cazzo. Rimase immobile per diversi secondi, scossa solo dai miei colpi rapidi. Compresi che stava ingoiando la sborra dell’uomo, che stava bevendo il seme dello sconosciuto. Quando si spostò il cazzo si ritrasse dal buco, soddisfatto. Accelerai il ritmo, deciso a concludere. Portai una mano sul suo sesso masturbandola: sapevo che era vicino all’orgasmo, conoscevo le reazioni del suo corpo. La vidi tenere in bocca la cappella del secondo uomo masturbandolo freneticamente. Lo sconosciuto venne per primo. La sentii ingoiare rumorosamente, gemendo per il piacere che stava sentendo arrivare. Le mie dita la portarono all’orgasmo, quindi mi sfilai e gettai via il preservativo eiaculandole sulla schiena. Era stato un orgasmo fortissimo, quasi doloroso. Restai per diversi secondi con gli occhi chiusi, la mano stretta sul cazzo che pulsava.
Quando li riaprii la vidi voltata verso di me, una goccia di sborra che era scappata dall’angolo del labbro. I suoi occhi erano lucidi, la pelle scura ricoperta da una patina di sudore.
Ci guardammo a lungo prima di abbracciarci e di baciarci. Cercai la sua lingua e la succhiai. Non mi interessava se aveva appena bevuto gli orgasmi di due uomini, volevo solo farle capire quanto la amavo e quanto era stato eccitante ciò che avevamo appena fatto.
-Ti amo Gio. Grazie per questo’ &egrave stato sconvolgente, incredibile.-
La baciai ancora, scendendo lungo il collo fino ai seni. Lei mi prese il volto tra le mani costringendomi a guardarla.
-Dimmi che mi ami ancora, che non mi disprezzi per quello che ho fatto.-
-Ti amo Ari. E’ stato straordinario anche per me! Però non deve diventare un’abitudine, d’accordo?-
Lei annuì con poca convinzione, quindi mi attirò a sé appoggiando la testa sulla mia spalla.
Restammo a lungo abbracciati sul materasso prima di uscire. La serata al Red piper non sembrava avere lasciato strascichi evidenti sul nostro rapporto. Arianne non aveva più parlato di ciò che era successo, né aveva manifestato l’intenzione di tornarci. In realtà ero io a rimuginare. Vederla succhiare i cazzi dei due sconosciuti mi aveva eccitato in modo imprevisto. Continuavo a non considerarlo un tradimento: in fondo la mia fidanzata non sapeva nulla di quei due uomini, non poteva essere attratta da loro né desiderare rivederli. Ma mi chiedevo quanto tempo sarebbe passato prima che mi chiedesse di tornare al club.
Personalmente desideravo che me lo chiedesse. Avevo riaperto la porta su un mondo che avevo solo sfiorato in precedenza, e quello che avevo visto mi era piaciuto. Ero innamorato di Arianne e sapevo di essere fortunato a stare con una ragazza così intelligente e al tempo stesso così bella, ma l’istinto da cacciatore della specie umana mi faceva provare il desiderio di avere altre donne. Ne avevo viste molte nella serata al red piper. Donne affascinanti, coetanee di Arianne o donne più mature di me. Avrei voluto esplorare le sensazioni che mi poteva regalare la donna che avevamo visto nel corridoio del glory hole, immergermi nell’esperienza della dark room, e molto altro che non avevo il coraggio di ammettere.
Avevo preferito non parlarne con lei, temendo che si sentisse sminuita dalle mie fantasie. In fondo era una ragazza giovane che stava con un uomo più grande di lei, sapere che desideravo altre donne avrebbe potuto minare la sua autostima. Decisi di accantonare quei desideri mettendoli nel cassetto delle fantasie irrealizzabili, convinto che sarebbe stato pericoloso assecondarli. Apparentemente però il destino aveva deciso che le cose andassero diversamente, e me lo dimostrò un paio di mesi dopo

Avevamo deciso di approfittare del ponte del 2 giugno per una vacanza al mare. Tra l’altro cadeva vicino al nostro anniversario, quindi era come un piccolo festeggiamento anticipato. Pochi giorni dopo la nostra avventura nel club prenotammo un campeggio in Croazia, un’offerta comprensiva di volo e traghetto trovata su un sito di viaggi. Il sito del campeggio era solo in croato e tedesco ma il prezzo era particolarmente vantaggioso e il sito serio, quindi avevamo prenotato senza preoccuparci troppo.
Fu solo al nostro arrivo al campeggio che ci accorgemmo che le cose non erano proprio come ce le aspettavamo.
L’isola su cui si trovava era bellissima, dalla strada si intravedeva l’estremità di una spiaggia ampia e riparata. La ragazza alla reception indossava una polo bianca con il logo del campeggio, e ci diede il benvenuto in un ottimo inglese. Mentre controllava e registrava i documenti la porta della reception si aprì ed entrò un uomo sulla sessantina completamente nudo. L’uomo ci salutò con un cenno della testa e si rivolse in tedesco alla ragazza della reception, che gli rispose senza turbarsi per la sua assenza di vestiti.
Io mi voltai verso Arianne, che mi fissava con aria stupita e divertita allo stesso tempo. Quando l’uomo uscì dalla reception mi rivolsi alla ragazza dietro al bancone parlando in inglese.
-Scusi signorina, ma chi &egrave quel signore?-
-Il signore che &egrave appena uscito? E’ uno dei nostri ospiti abituali, perché?-
-Così, mi chiedevo’ gira sempre nudo?-
-Naturalmente. Come tutti.- Probabilmente notò la mia espressione stupita, perché alzò gli occhi dalla tastiera su cui stava digitando i nostri dati e ci fissò. ‘Sapete che questo &egrave un campeggio nudista, vero?-
Mi voltai verso Arianne, che scoppiò a ridere. Nella fretta di prenotare non ci eravamo accorti che ci trovavamo in un campeggio nudista. Arrossi di colpo, chiedendomi come uscire da quella situazione. La ragazza comprese il mio imbarazzo e sorrise.
-Se &egrave un problema posso prenotare per voi in un’altra struttura. Però il campeggio più vicino &egrave su un’altra isola, e il primo traghetto &egrave domani mattina. Volete che chiami?-
-Aspetti un attimo.- Mi avvicinai ad Arianne, attirandola verso l’uscita. ‘Cosa facciamo?-
Lei alzò le spalle, cercando di smettere di ridere.
-Dovevi vedere la tua espressione quando ha detto che questo &egrave un campeggio nudista’-
-Piantala. Le chiediamo di prenotare nell’altro campeggio? Vorrebbe dire perdere mezza giornata all’andata e mezza al ritorno.-
-Ci rovinerebbe un po’ la vacanza. Tu sei mai stato in un campeggio nudista?-
-Io no. Per me possiamo anche rimanere, &egrave una cosa nuova…-
-Anche per me possiamo rimanere. Sarà un po’ imbarazzante all’inizio, ma non ho voglia di rimettermi in viaggio. Sicuro che non ti dia fastidio che mi faccia vedere nuda davanti a tutti?-
-No, penso di no’ Qui in fondo saranno tutti nudi, no?-
Lei mi baciò. ‘Basta che tu non guardi troppo le altre donne, altrimenti te lo stacco a morsi.-

Un addetto del campeggio ci condusse al bungalow che avevamo prenotato. Mentre camminavamo per il campeggio mi guardai attorno. La struttura era molto bella, una folta pineta la riparava dalla vista di chi si trovava all’esterno. I servizi sembravano nuovi e ben tenuti, così come le strutture per la ristorazione e il divertimento. Gli ospiti erano di tutte le età, ma mi stupii di vedere molti giovani, compresi alcuni adolescenti che si muovevano nudi per il campeggio senza imbarazzo.
Quando finalmente arrivammo al bungalow Arianne mi baciò.
-Sai una cosa? Credo che potrebbe essere divertente.-
-Forse per te’ tu non hai un pisello da tenere a bada. Mica posso andare in giro per la spiaggia tutto il giorno con il cazzo duro.-
-In effetti no, mi dispiacerebbe dovertelo tagliare.- Sentii la sua mano appoggiarsi sui pantaloni, le dita armeggiare sulla lampo. ‘Forse devo fare qualcosa per calmarlo, che ne dici?-
Chiusi gli occhi mentre scivolava in ginocchio di fronte a me. Appoggiai la mano sulla sua testa, accarezzandole i capelli mentre la bocca si muoveva rapida sul mio cazzo. Non avevo mai conosciuto una ragazza che amasse quanto lei il sesso orale. Quando mi succhiava sembrava che lo facesse per il suo piacere personale, non solo per fare godere me. Forse era veramente così, conclusi pensando ai due sconosciuti che aveva spompinato al club. Un paio di minuti dopo stavo eiaculando nella sua bocca, pronta ad ingoiare il mio sperma.

Dopo quel rapido pompino ci dedicammo una rapida doccia, quindi ci dirigemmo verso la spiaggia. Arianne aveva indossato solo un leggero prendisole, sembrava sentirsi piuttosto a suo agio senza vestiti. Io al contrario mi sentivo in imbarazzo. Nel tragitto tra il bungalow e la spiaggia mi coprii il pube con il telo mare che avevo portato. Non appena arrivammo alla spiaggia mi buttai in acqua, nuotando fino al largo e restando in acqua per quasi un’ora prima di tornare indietro. Arianne mi seguì per circa mezz’ora, quindi decise di ritornare sul bagnasciuga a prendere il sole.
Quando tornai dove avevamo lasciato i teli la trovai stesa a pancia in su, le gambe socchiuse che lasciavano intravedere le labbra vaginali. Mi sentì arrivare, e sollevò gli occhiali da sole sorridendomi.
-E’ andata bene la nuotata?-
-Molto.- Mi chinai accanto a lei e la baciai. Le spalmai la crema solare sulla schiena e restammo seduti a chiacchierare e guardare il mare. La spiaggia non era affollata, i teli e gli ombrelloni erano a una discreta distanza gli uni dagli altri. I nostri vicini erano una coppia di sessant’anni piuttosto corpulenta, due inglesi che non ci degnarono di uno sguardo. La loro presenza contribuì a diminuire il mio imbarazzo: era facile guardare i loro corpi nudi senza vedere stimoli sessuali, non erano decisamente una tentazione. Cercai di concentrare la mia attenzione su di loro, evitando di fissare le ragazze o le donne che passavano davanti a noi passeggiando sul bagnasciuga.
Nonostante i miei tentativi non riuscii ad ignorare la bionda mozzafiato che passò di fronte a noi. Era la tipica bellezza teutonica: lunghi capelli biondo platino, occhi azzurri e pelle chiara. La sua pelle leggermente abbronzata era ricoperta di goccioline d’acqua, segno che era appena uscita dall’acqua. I capezzoli chiari erano eretti per il freddo, rendendo ancora più eccitanti i seni di media misura, perfetti. Mentre ci oltrepassava sculettando non riuscii a fare a meno di fissarla, chiedendomi se l’uomo accanto a lei fosse il marito o il padre. La ragazza doveva avere meno di trent’anni, mentre l’uomo con i baffi e il cranio rasato che le camminava accanto doveva averne almeno quindici minuti in più. Dovevano essersi accorti del mio sguardo, perché passando si voltarono a fissarmi e sorrisero. Abbassai lo sguardo imbarazzato, sicuro di avere appena fatto una figuraccia.
-Ti stai rifacendo gli occhi, amore?-
Mi voltai verso Arianne, che mi fissava con un sorriso tagliente.
-No, figurati’ mi chiedevo solo se fossero padre e figlia o una coppia.-
-Davvero? Guarda che non c’&egrave nulla di male, so riconoscere anch’io una bella ragazza quando la vedo, e quella &egrave una specie di modella. Comunque secondo me sono una coppia.-
-Ma avrà vent’anni più di lei’-
-Non ti hanno mai detto che l’amore non ha età?- Rise e mi baciò sulle labbra. ‘E poi lui &egrave più vecchio di lei, ma penso abbia molto da offrire.-
-Cosa vuoi dire?-
-Probabilmente eri troppo concentrato a guardarle il culo e non te ne sei accorto, ma lui aveva un battacchio notevole.-
Lasciai cadere il discorso e mi coricai a leggere un libro, ma la mia immaginazione correva alla coppia. Mezz’ora dopo li vidi tornare, camminando mano nella mano. Cercando di non farmi notare guardai tra le gambe dell’uomo, e devo ammettere che Arianne aveva ragione. Anche a riposo il cazzo del tedesco era impressionante. Quando guardai verso Arianne lei mi sorrise, mostrandomi la lingua.
-Se non la smetti di guardarli ci manderanno via.- Mi sussurrò ridendo. ‘Almeno fai come me, che ho gli occhiali a specchio.-
Stavo per risponderle a tono, quando mi accorsi che i due avevano cambiato direzione avvicinandosi a noi. Quando furono a pochi passi di distanza la ragazza ci sorrise e si rivolse a noi in inglese.
-Ciao ragazzi. Siete nuovi, vero?-
-Ciao.- Risposi io cercando di coprirmi. ‘Sì, siamo nuovi’ come fai a saperlo?-
I due si guardarono e risero, una risata leggera.
-Scusate. Si vede subito che &egrave la prima volta. Siete molto imbarazzati, soprattutto tu.-
-Sì, &egrave la prima volta che veniamo in un campeggio nudista.- Rispose Arianne. ‘Non volevamo fissarvi.-
-Non preoccupatevi, ci siamo passati tutti. Le prime volte &egrave assolutamente normale. Possiamo sederci? Parlare con qualcuno può togliervi un po’ di imbarazzo. Io sono Inga e lui &egrave Bastian, mio marito.-
Li ringraziammo e ci spostammo facendo loro spazio. Erano entrambi di Monaco, ma trascorrevano all’estero buona parte del loro anno. Inga aveva ventotto anni, aveva lavorato come modella fino a venticinque anni per poi aprire un blog sulla cucina italiana. Non ci disse quanto le fruttasse il blog, ma sembrava evidente che non avessero particolare bisogno di denaro. Bastian infatti era uno scrittore piuttosto affermato in Germania, scriveva romanzi e sceneggiature per fiction televisive. Ci dissero che praticavano il naturismo da diversi anni: Bastian da quando aveva vent’anni, mentre Inga aveva iniziato fin da piccola con i suoi genitori.
-In Germania &egrave considerato più normale che da voi.- Ci spiegò vedendo il nostro stupore. ‘Capita spesso di vedere famiglie con figli piccoli o adolescenti, da noi il nudo non &egrave considerato qualcosa di peccaminoso.-
Chiacchierammo per un po’, quindi ci tuffammo in acqua per fare un bagno. Inga era più socievole e spigliata, le piaceva raccontare di sé e di suo marito. Bastian invece era più taciturno, ma erano entrambi simpatici e di compagnia. Quando il sole iniziò a tramontare ci dirigemmo verso i bungalow.
I nostri nuovi amici ci proposero di cenare assieme. Conoscevano un ristorante fuori dal campeggio dove si mangiava dell’ottimo pesce, potevano telefonare e prenotare per quattro. Li ringraziammo per l’offerta e accettammo. Era chiaro che avevano proposto di uscire per farci sentire più a nostro agio: immaginavano che dopo una giornata tra i nudisti ci facesse piacere trovarci in mezzo a gente vestita.
-In realtà al ristorante del campeggio non si può entrare nudi, motivi igienici.- Spiegò Bastian mentre guidava la sua BMW verso il ristorante. ‘Ma nel posto dove vi portiamo c’&egrave una magnifica vista sul mare.-

Il ristorante effettivamente era in un posto magnifico, in cima a un promontorio da cui si godeva di una vista a duecentosettanta gradi sul mare. Mangiammo pesce bevendo più di un litro e mezzo di vino bianco, che rese l’atmosfera della cena ancora più allegra. Sia Inga che Arianne si erano vestite in maniera sexy ma informale. Erano spettacolari una accanto all’altra, i volti arrossati per il sole e per l’alcol.
Dopo la cena seguimmo i nostri ospiti lungo un sentiero che dal ristorante portava ad una spiaggetta minuscola e riparata, da cui non si vedeva nulla se non gli scogli e il mare. Bastian aveva chiesto in prestito delle stuoie al ristorante, per sederci e guardare il mare e le stelle.
-E’ veramente magnifico.- Commentò Arianne stringendomi la mano.
-Lo so, veniamo qui tutti gli anni.- Rispose Inga affondando i piedi nudi nell’acqua. ‘E qui l’acqua &egrave calda, ci deve essere una specie di sorgente sotterranea’ non ho mai scoperto perché. Facciamo il bagno?-
Senza aspettare la nostra risposta si spogliò e si tuffò in acqua. Bastian ci fece l’occhiolino e seguì l’esempio della moglie. Io e Arianne esitammo per qualche secondo, quindi ci spogliammo e li raggiungemmo in acqua.
Quello che aveva detto Inga era vero: l’acqua in quel punto aveva una temperatura piacevole. Era come una piscina naturale, protetta dalle correnti che potevano raffreddarla.
Nuotammo per un quarto d’ora, quindi io e Bastian tornammo sulla spiaggia mentre le due ragazze si arrampicavano su uno scoglio. Bastian mi diede una pacca sulla spalla, sorridendo.
-Allora? Come vi state trovando?-
-Molto bene, grazie a voi. In realtà siamo capitati qui per caso, non sapevamo che fosse un campeggio nudista.-
-Davvero?- Bastian rise. ‘Ecco perché eravate così spaesati’ &egrave stata Inga a dirmi di venire a parlarvi. E’ sempre lei a prendere queste iniziative.-
-Sembra una donna in gamba, sicura di sé.-
-Lo &egrave. Tu le piaci, Giovanni. Siamo sposati da cinque anni, so bene quando &egrave attratta da un uomo.-
Continuai a fissare il mare, imbarazzato. Temevo che l’uomo stesse preparando una scenata di gelosia, ma lo vidi sorridere.
-Non ti preoccupare, non sono geloso. Viaggiamo molto, e ci capita spesso di conoscere coppie interessanti. Quando incontriamo coppie come voi ci piace condividere tutto.-
Mi voltai a guardarlo e aggrottai le sopracciglia.
-Siete’ scambisti?-
-A volte, quando ne vale la pena. E con voi lo faremmo volentieri. Ho visto come la guardavi oggi, credo che ti piaccia’ non &egrave vero?-
Ero sbalordito, non sapevo cosa rispondere. Certo, desideravo Inga, ma non avrei mai pensato di trovarmi in quella situazione. Mi tornarono in mente i pensieri che avevo avuto dopo la serata al Red piper, le fantasie sulle altre donne. Ma un conto era infilare il cazzo in un buco e farlo succhiare da una sconosciuta, altro discorso fare sesso con un’altra donna davanti ad Arianne.
-E’ una donna molto bella.-
-Anche la tua fidanzata lo &egrave. E credo che abbia capito che piaci a Inga. Le donne sentono queste cose. Non vogliamo forzarvi, sappiate solo che ci farebbe piacere condividere anche questo con due ragazzi come voi.-
Rimasi per un paio di minuti in silenzio, pensando alle implicazioni delle sue parole.
-Forse sarei interessato’ ma non credo che Arianne la vedrebbe nello stesso modo.-
-Chissà, a volte le donne ci stupiscono. Arianne mi sembra una ragazza sveglia e curiosa. Comunque se non vi va amici come prima.-
Lasciai cadere il discorso, anche perché le ragazze stavano tornando verso di noi. Arianne si stese accanto a me, mentre Inga faceva lo stesso accanto al marito. In quella spiaggia non c’era alcuna traccia di rumori di attività umane, l’unico suono che si sentiva era quello delle onde sul bagnasciuga o contro gli scogli. Mi girai verso Arianne e la baciai accarezzandole il fianco. Le sue labbra risposero prontamente al bacio, cercando le mie con avidità.
Accanto a noi Inga e Bastian stavano facendo lo stesso, la mano di lei scorreva lentamente sul cazzo ormai eretto. Era veramente enorme, uno dei più grossi che avessi visto nella mia vita. Non passò molto tempo prima che la valchiria si chinasse sul membro del marito prendendolo in bocca.
Arianne allontanò il volto dal mio, gli occhi fissi sulla coppia a meno di un metro da noi.
-Vuoi che torniamo alla macchina?- Le chiesi sussurrandole nell’orecchio.
Lei si limitò a scuotere il capo. Tornò a baciarmi, cercando con la mano il mio cazzo che trovò già duro.
-Ti eccita, vero?-
Invece di rispondere portai una mano tra le sue cosce. Le mie dita scivolarono facilmente nel suo sesso umido, facendola sospirare. Era eccitante toccarci in quel modo accanto ai due tedeschi, soprattutto dopo la conversazione con Bastian. Un gemito di Inga ci fece voltare verso la coppia. La bionda era salita a cavalcioni sul marito e si era impalata. Osservai il grosso palo di carne scomparire nel suo ventre mentre la giovane iniziava una danza sensuale. Le mani dell’uomo erano strette sui suoi seni, le dita chiuse sui capezzoli.
Guardai Arianne, che fissava la scena rapita. La sua mano continuava a muoversi sul mio cazzo, come meccanicamente. Finalmente si voltò verso di me e mi appoggiò una mano sul petto, spingendomi a terra. Senza smettere di guardare la coppia accanto a noi salì su di me e guidò il cazzo dentro di sé. Era pronta ad accogliermi, bagnata come mai era stata senza preliminari. Le abbracciai e la strinsi forte assecondando i suoi movimenti. Mi baciò ancora con un senso di urgenza, come se stessi per partire per un lungo viaggio. I nostri sospiri si unirono a quelli di Inga e Bastian in un crescendo che superò il rumore delle onde.
Arrivammo all’orgasmo assieme, i movimenti dei nostri corpi perfettamente sincronizzati. La strinsi con forza tenendola stretta mentre il suo orgasmo amplificava il mio, come una risonanza. Continuai a tenerla abbracciata a lungo, senza dire nulla. Sentivo il suo petto premere contro il mio al ritmo affannato del respiro, i capezzoli rigidi spingere contro il mio petto. Quando mi voltai verso i nostri amici vidi che ci stavano guardando. Inga giocava con il sesso del marito che aveva perso parte dell’erezione, ma era ancora impressionante. Quando vide che la guardavo mi rivolse un sorriso sensuale.
-Siete veramente una bella coppia, lo sapete? Si vede che vi amate.- Arianne voltò la testa verso di loro, guardandoli con gli occhi socchiusi. ‘Arianne, mi piacerebbe molto fare l’amore con il tuo fidanzato. E anche a Bastian piacerebbe molto farlo con te.-
L’assurdità della situazione mi fece quasi scoppiare a ridere. Aveva parlato di scambiarci come se stesse proponendo di andare a giocare a tennis assieme. Compresi che per lei era una cosa naturale, che non c’era malizia nella sua proposta. Sentì il corpo di Arianne irrigidirsi.
-Non saresti gelosa?- La voce della mia fidanzata era bassa, quasi un sussurro.
-No, perché so che mi ama e mi fido di lui. So che tu gli piaci e lo ecciti come Giovanni mi piace ed eccita me, ma so che non ci sarebbe nulla di più. Ammetto che mi eccita vederlo fare l’amore con un’altra ragazza, se so che &egrave un gesto di complicità tra di noi e non un tradimento. Non ve lo proporremmo se non ci fosse questa sintonia con voi.-
Arianne si voltò a guardarmi. Il mio cazzo ebbe un sussulto dentro di lei, il pensiero di ciò che forse stava per succedere mi stava eccitando.
-Vuoi farlo? Questa volta spetta a te decidere.-
La fissai negli occhi, consapevole della responsabilità che mi aveva lasciato. Non avevo bisogno di chiederle se volesse farlo, la luce nel suo sguardo mi diceva quanto lo desiderava. Avrei potuto tirarmi indietro, sapevo che avrebbe accettato la mia decisione senza lamentarsi. Ma non ero sicuro di volerlo fare. L’idea di vederla scopare con Bastian risvegliava in me una gelosia che non avevo mai provato, ma al tempo stesso mi eccitava. Ricordavo quello che avevo provato al club. Questo sarebbe stato molto più forte, avrebbe fatto sesso con un uomo molto più vecchio di me e dotato di un arnese enorme. Furono proprio questi ultimi due punti a farmi decidere. Volevo vedere fin dove si sarebbe spinta, volevo vederla godere con un uomo dell’età di suo padre.
La guardai e annuii.
-Ti amo, Ari.-
-Lo so.- Le sue labbra sfiorarono le mie. ‘Ti amo anch’io, follemente.-
Si sfilò da me, accovacciandosi sulla stuoia. Inga e Bastian si avvicinarono. L’uomo la prese per mano, aiutandola ad alzarsi e cingendola con le sue braccia. Vidi il corpo dell’uomo aderire al suo, le labbra unirsi in un bacio prima indeciso e poi appassionato. Mi alzai a mia volta raggiungendo Inga.
-Sei geloso?- Mi chiese mentre guidava le mie mani sul suo corpo.
-Un po’.-
-Allora cerchiamo di fare qualcosa che ti faccia pensare ad altro’-
Si accostò a me baciandomi. La sua lingua guizzò nella mia bocca, le labbra che succhiavano le mie mentre i denti le mordicchiavano delicatamente. Una mano strinse con forza il mio cazzo mentre l’altra era forte sul mio collo, come a tenermi stretto e concentrato su di lei. Alzai le mani portandole sui suoi seni. Le lasciai vagare sul suo corpo, esplorando la pelle sudata e insabbiata. Baciai il suo collo assaporando il sale rimasto dal bagno, scesi a leccare i capezzoli turgidi mentre le dita giocavano con il mio scroto.
Accanto a noi Bastian aveva fatto stendere Arianne su una stuoia, le gambe spalancate. Lo vidi abbassare il volto tra le sue gambe, stringerle i seni mentre la lingua e la bocca scivolavano sul suo sesso. La mia fidanzata cercò di trattenersi per pochi secondi, poi si lasciò andare a gemiti inequivocabili.
Inga si lasciò cadere verso il basso. Subito sentii le sue labbra avvolgere il mio cazzo che aveva perso l’erezione. La sua bocca era straordinaria, ancora meglio di quella di Arianne. Il mio cazzo ritorno in pochi secondi duro come il marmo. Mentre me lo succhiava non avevo perso di vista Arianne per un solo istante. Bastian la stava ancora leccando, un dito infilato profondamente nel suo culo. Finalmente si alzò, spostandosi a cavalcioni del suo petto e porgendole il membro. Arianne mi guardò solo per un istante, poi aprì la bocca e lasciò che l’uomo la penetrasse. Con una mano sulla sua nuca cominciò a scoparla in bocca, lentamente ma affondando sempre più verso la sua gola. Non credevo che potesse penetrarla così a fondo, ma Arianne sembrava volerlo ingoiare completamente.
Mi accorsi che Inga mi stava guardando, in attesa. Compresi che si aspettava che prendessi l’iniziativa, che dimostrassi che ne era valsa la pena. Mi inginocchiai di fronte a lei e la baciai. Cercando di ignorare ciò che succedeva accanto a noi la rovesciai a terra, buttandomi sulla sua figa completamente depilata. La mia lingua sfiorò il suo clitoride, giocò col bottoncino aumentando a poco a poco la pressione. Il riscontro dei suoi gemiti mi diede coraggio. Scesi con la lingua sulla sua vulva, succhiai i suoi umori mischiati con lo sperma di Bastian, quel gusto che avevo assaporato molti anni prima quando da adolescente con Lorenzo eravamo andati alla scoperti dei rispettivi corpi. Alzai per un istante lo sguardo vedendo che Bastian aveva affondato il cazzo tra le tette di Arianne, che stringeva i morbidi globi attorno a quell’obelisco che si muoveva rapido. Per un attimo provai invidia per il tedesco: non l’avevamo mai fatto in quel modo, ma dall’espressione dell’uomo doveva essere estremamente piacevole.
-Smettila di guardare lei!-
La voce di Inga mi fece tornare in me. Mi guardava con un sorriso malizioso, la schiena inarcata per offrirmi il pube in un’offerta irresistibile. Era quello che avevo desiderato fin dal primo momento in cui l’avevo vista passare. Mi stesi su di lei e la penetrai di colpo, senza alcuna dolcezza. Il gemito di dolore fu accompagnato da un’espressione soddisfatta. Non potevo vantare le dimensioni di suo marito, ma sapevo come fare godere una donna. Mentre iniziavo a muovermi dentro di lei vidi Bastian spostarsi ed arretrare, quindi penetrare Arianne.
La mia ragazza rispose con un vero e proprio urlo. Non era pronta ad accogliere un cazzo di quelle dimensioni. L’eccitazione e la lubrificazione della precedente scopata avevano agevolato la penetrazione, ma la lunghezza e il diametro di Bastian erano sopra la media. Sentii le dita di Inga piantarsi nella mia schiena. Aumentai il ritmo e la baciai. Leccai la sua lingua ed il palato, giocando come due adolescenti che limonano per la prima volta. Sentivo il suo corpo fremere sotto i miei colpi, muoversi assecondando il mio ritmo e contrarre i muscoli vaginali per accrescere il mio e il suo piacere. I suoi gemiti erano sovrastati dalle urla di Arianne. Inizialmente urla di dolore, poi gemiti e incitamenti. Pregava Bastian di fermarsi, ma il tono della sua voce diceva il contrario. Improvvisamente gli inviti a fermarsi mutarono in richieste di continuare, di sfondarla. Accentuai il ritmo, deciso a fare venire Inga come suo marito stava facendo venire Arianne. Lei mi incitava con lo sguardo, mi incoraggiava con il linguaggio del corpo. Le nostre quattro voci si unirono in un concerto il cui tema era il piacere. Vennero per prime le due ragazze, i nostri orgasmi ritardati da quelli che avevamo raggiunto pochi minuti prima. Mentre il loro piacere cominciava a diventare un piacevole languore sborrammo nei loro corpi, unendo i nostri semi nei loro sessi come a suggellare la nostra amicizia. Alla fine ci accasciammo esausti gli uni accanto agli altri, accarezzandoci e baciandoci a lungo a vicenda prima di ritornare alla macchina.

Quando finalmente fummo soli nel bungalow ci infilammo nella doccia, lavandoci a lungo a vicenda senza parlare per poi infilarci nel letto. Solo dopo esserci messi nel letto parlammo di ciò che era successo.
-Ti &egrave piaciuto?- Mi chiese Arianne, il corpo stretto contro il mio come per impedirmi di scappare.
-Molto, sì… a te?-
-Ho ancora male. E’ stato bello. Ho goduto. Ma un cazzo così &egrave troppo grosso. Preferisco il tuo, largo ma senza essere mostruoso.-
-Mi fa piacere. Immaginavo che dopo essere stata con lui avresti fatto confronti, ma avevo paura fossero a mio sfavore.-
Lei mi accarezzò il volto e mi baciò.
-Non scherzare, amore. Quello che c’&egrave stato &egrave stato intenso, incredibile… ma &egrave stato solo sesso. Bastian &egrave simpatico, ma per lui non provo assolutamente nulla. Spero che rimaniamo amici con lui e Inga, però se non li vedessimo mai più non patirei.-
-Ti ha eccitato farlo con un uomo così vecchio?-
-Sì. Mentre mi scopava pensavo che aveva una manciata di anni meno di mio padre. E’ stato questo a farmi godere. Questo e vedere te che scopavi Inga, anche se un po’ ero gelosa. Lei &egrave bellissima, e ha solo cinque anni meno di te.-
-Adesso sei tu che non devi dire cavolate. E’ vero che &egrave bellissima, e scopa anche alla grande. Ma non farei mai cambio. Probabilmente scoperei di nuovo con lei se capitasse l’occasione, ma solo se ci fossi anche tu. Magari potreste divertirvi assieme… ho l’impressione che le ragazze non le dispiacciano.-
-Sei proprio un porco, lo sai?-
Ci addormentammo abbracciati, risvegliandoci nella stessa posizione. Nei giorni successivi l’esperienza della sera precedente rimase un’una tantum. Inga e Bastian ci portarono a visitare l’isola e rimasero con noi per i due giorni successivi, poi partirono per un’altra tappa del loro viaggio lasciandoci indirizzi email e numeri di telefono.
Non avevo dubbi che prima o poi li avremmo rivisti.
In poco più di tre mesi settimane io e Arianne avevamo rotto più tabù di quanti molte coppie ne rompessero in un’intera vita. Eravamo entrambi consapevoli che quelle esperienze rischiavano di destabilizzarci, che il nostro amore rischiava di bruciarsi.
Fu Lorenzo a portare nel nostro rapporto la stabilità che ci mancava. Dopo la serata al Red piper avevamo ripreso a frequentarci con continuità, da soli o con Arianne. Lui era gentile con lei, e Arianne lo trovava simpatico. Mi rendevo conto che era attratta da lui, ma qualunque donna lo sarebbe stata.
Ci venne naturale confidargli le nostre esperienze, parlare con lui dei nostri dubbi e delle nostre sensazioni. Lorenzo si dimostrò un buon ascoltatore, e ci consigliò di non esagerare ma di fare ciò che ci sentivamo. Ci raccontò anche alcune delle sue esperienze, storie che io conoscevo ma che per Arianne erano nuove. Le vacanze estive passarono senza particolari scossoni. Lorenzo era partito per un viaggio nel Sud Est asiatico, quindi per un mese e mezzo non lo incontrammo.
Al suo ritorno ci invitò a trascorrere un fine settimana assieme nella sua casa a Monterosso, uno dei comuni delle Cinque terre. La nostra estate era stata tranquilla: avevamo ripetuto l’esperienza della vacanza in un campeggio nudista, ma questa volta non avevamo incontrato nessuno come Inga e Bastian. Ci sentivamo sempre più a nostro agio senza vestiti: mi piaceva vedere gli sguardi che gli uomini rivolgevano ad Arianne, e lei non si risentiva per gli sguardi che io rivolgevo ad altre donne.
Arrivammo a Monterosso il venerdì sera. La casa di Lorenzo era una graziosa villetta appena fuori dal paese, lontano dalla calca dei turisti. Aveva preparato il tavolo per la cena sul terrazzo da cui vedeva il mare. Ci servì un’ottima cena di pesce accompagnata da vino bianco ghiacciato, quindi ci spostammo su dei divanetti a chiacchierare. Eravamo tutti piuttosto brilli, e i discorsi si spostarono presto sull’argomento sesso.
Arianne era particolarmente curiosa di conoscere le esperienze che il mio amico aveva vissuto nel club. Dopo quella prima volta non ci eravamo più tornati, ma entrambi avevamo fantasticato su ciò che era successo qualche mese prima.
-Allora, Lore.- Chiese Arianne dopo avere buttato giù l’ennesimo bicchiere di limoncello. ‘Tra tutte le stanze del club qual &egrave quella che ti eccita di più? Quella in cui ti sei fatto le migliori scopate?-
Il mio amico non si stupì per la domanda diretta di Arianne. Ormai tra noi non c’erano barriere, parlavamo senza nasconderci nulla e senza preoccuparci di utilizzare un linguaggio edulcorato.
-Ce ne sono molte. Le salette delle orge sono piuttosto interessanti. Anche le stanze sadomaso, come sapete io ho un debole per le dominatrici’ ma forse le migliori scopate le ho fatte nella dark room. L’impossibilità di vedere i partner mi ha sempre fatto impazzire.-
Arianne si soffermò per un istante a pensare. Lorenzo aveva già fatto trapelare la sua bisessualità, ma la mia fidanzata non aveva mai voluto approfondire l’argomento.
-La dark room’ hai fatto sesso sia con uomini che con donne lì dentro?-
-Certo. Ti sconvolge?-
-No. B&egrave, un po” non hai l’aria di un uomo a cui piacciono gli altri uomini’-
Lorenzo scoppiò a ridere.
-Ah no? E come sono gli uomini a cui piacciono gli altri uomini? Pensi che si vestano tutti da donna o si comportino come checche?-
-No, certo che no! E da quando’-
-Da un sacco di anni. Le prime esperienze con ragazzi sono state al liceo, e non ho mai smesso. Certo, sono sempre stato fidanzato con donne, ma ogni tanto non mi dispiace un bel ragazzo.-
Arianne si voltò a guardarmi. Avevo cercato di bloccare Lorenzo, ma l’alcol e la convivialità avevano fatto la frittata. Ignorai lo sguardo della mia fidanzata, versandomi un altro bicchiere di limoncello.
-Dal liceo dici?- La sua voce era bassa. ‘Mi avete sempre raccontato di essere stati inseparabili in quegli anni. E’ con Giovanni che hai avuto le tue prime esperienze omosessuali?-
-Arianna, lascia stare’ siamo tutti brilli.-
-No, Giova, voglio saperlo. Non vi giudico, anche io da adolescente mi toccavo con la mia migliore amica. E non mi limitavo a quello.-
La guardai stupito, e lei sorrise maliziosa.
-Non te l’ho mai detto perch&egrave non abbiamo mai parlato delle nostre esperienze passate, ma &egrave successo un sacco di volte. Allora?-
Io e Lorenzo ci guardammo per qualche secondo, quindi annuimmo.
-Lo sapevo! E cosa facevate?-
-All’inizio ci toccavamo solo.- Risposi io. ‘Poi abbiamo iniziato a masturbarci a vicenda, e poi a succhiarci.-
-Giovanni mi ha fatto il mio primo pompino con ingoio, e viceversa.-
Arianne sembrava stupita, ma non sconvolta.
-E vi siete mai’ inculati?-
-E’ successo, più avanti.-
-E come mai avete smesso?-
Mi strinsi nelle spalle. Ormai avevamo parlato di tutto, non aveva più senso nascondere le cose.
-Non c’&egrave un vero e proprio motivo. Sono iniziate le prime storie serie con le ragazze. Spesso quando uno dei due era libero l’altro era fidanzato’ in qualche modo non &egrave più successo. L’ultima volta credo che sia successo una mezza dozzina di anni fa.-
-E vi piacerebbe rifarlo?-
La fissammo in silenzio. La t-shirt che indossava era tesa in corrispondenza dei capezzoli. Lorenzo si sporse in avanti, appoggiando il bicchiere sul tavolino.
-Arianne, dove stai cercando di arrivare?-
-Mi piacerebbe vedervi.- Disse lei arrossendo. ‘Sono curiosa, tutto qui. La maggior parte delle ragazze non amano vedere due uomini che si baciano o si succhiano il cazzo, ma io l’ho sempre trovato eccitante. Confesso di avere guardato più di una volta video porno su internet in cui due ragazzi lo fanno. Voi l’avete già fatto, siete amici’ credo che non vi dispiacerebbe rifarlo. Io non sarei gelosa se lo facessi con lui, Giovanni.-
Mi voltai verso Lorenzo, che però alzò le spalle.
-Non guardare me, &egrave la tua fidanzata che lo chiede’ Per me va bene, anche perché immagino che Arianne non si accontenterebbe di guardare. Dovete essere voi a decidere.-
Arianne nel frattempo si era stretta a me, sul divano su cui eravamo appoggiati. Sentii la sua mano appoggiarsi sul mio pube e le labbra sfiorarmi l’orecchio.
-Mi sembra che a qualcuno qui nei pantaloni l’idea non dispiaccia’-
Mi accarezzò il sesso attraverso i pantaloni, quindi infilò la mano sotto i boxer e lo strinse. Mi voltai verso di lei e le alzai il volto, baciandola. Infilai una mano sotto la maglietta e sfiorai un capezzolo, dritto come un chiodo. Era veramente eccitata, l’idea di vedermi con un altro uomo la faceva impazzire.
Ormai la sua mano aveva liberato il mio cazzo e lo segava rapidamente. Con la coda dell’occhio guardai Lorenzo, che si accarezzava guardandoci.
-Lorenzo, perché non vieni a sederti vicino al tuo amico?-
Il mio amico mi guardò e rise.
-Sembra che Arianne abbia deciso che questa serata deve essere piccante’ ma vi avviso, se inizio non mi fermo.-
Sapevo cosa voleva dire. Non servivano poteri paranormali per capire che era attratto da Arianne, lo erano la maggior parte degli uomini che la vedevano. Stranamente l’idea che la mia ragazza gli facesse un pompino, o addirittura si facesse scopare, non mi infastidiva.
Con un cenno lo invitai accanto a noi. Lorenzo prese posto accanto a me, e subito avvicinò il volto accanto al mio baciandomi. Arianne ci fissò affascinata mentre univamo le nostre bocche, quindi si abbassò sul mio cazzo e cominciò a succhiarlo. Stava dedicando al pompino una passione ancora superiore al solito, evidentemente eccitata vedendo il suo ragazzo con un altro uomo.
-Adesso tocca a te, Lorenzo. Fammi vedere come fai.-
Si rialzò, sempre tenendo il cazzo con la mano. Lorenzo esitò solo per un istante, quindi si chinò verso il basso. Sospirai mentre la sua bocca avvolgeva il mio cazzo. Succhiava in una maniera completamente diversa rispetto ad Arianne, una maniera che avevo imparato a conoscere. La sua bocca era più grande, la lingua più larga e forte. La baciai e le infilai una mano sotto la maglietta, sollevandola e scoprendole le tette.
Era Arianne a guidare il gioco. Dopo un paio di minuti lo fermò e gli fece cenno di alzarsi.
-Adesso tocca a te, amore.-
Lorenzo si abbassò i pantaloni e i boxer. Il suo cazzo era più lungo del mio, leggermente curvo verso il basso e con la pelle che copriva completamente la cappella. Guardai un’ultima volta Arianne per capire se veramente voleva che lo facessi. Il suo sguardo era deciso, eccitato. Aprii la bocca e mi spinsi in avanti. Subito la mia lingua percepì quel gusto che era stato così familiare, ma che ormai da quasi dieci anni non sentivo più. Lo succhiai lentamente, riprendendo confidenza con il cazzo del mio amico. Con due dita tirai indietro la pelle e leccai la cappella, quindi scesi a leccargli i coglioni.
-Ci sai fare amore mio. Sei quasi più bravo di me.-
Le sorrisi. Guardava il cazzo di Lorenzo con un’espressione di desiderio, era chiaro che mi invidiava. Lo lasciai uscire dalle labbra e lo indirizzai verso di lei.
-Lasciamo giudicare a Lorenzo, no?-
Arianne non se lo fece ripetere. Subito si lanciò sul cazzo umido della mia saliva, succhiandolo rumorosamente con gli occhi chiusi. Con una mano masturbavo Lorenzo, mentre con l’altra accarezzavo il corpo della mia ragazza. Lorenzo lasciava fare, in piedi con gli occhi chiusi. Ormai avevamo oltrepassato il punto di non ritorno, tanto valeva proseguire.
-Ragazzi, ci spostiamo dentro?-

Ci liberammo degli ultimi vestiti mentre ci dirigevamo verso la stanza di Lorenzo, abbandonandoli lungo il percorso. Subito ci buttammo sul letto, abbracciandoci e baciandoci. Le mani di ognuno esploravano i corpi degli altri due, le bocche e le lingue si incrociavano. Abbassando lo sguardo vidi Lorenzo infilare due dita nella figa di Arianne, che aveva le mani strette sui nostri due cazzi. La stesi sul letto e mi adagiai tra le sue gambe. Il suo sesso era fradicio, pieno di umori. La leccai con foga, mentre Lorenzo si inginocchiava al suo fianco e le porgeva il cazzo.
Il mio amico si lasciò succhiare a lungo, quindi si avvicinò a me. Subito abbandonai Arianne dedicandomi a lui. Lo succhiavo con il gusto della mia ragazza ancora in bocca, un’esperienza nuova ed eccitante.
-Vi dispiace occuparvi anche un po’ di me?-
Arianne ci guardava toccandosi tra le gambe. Conoscevo quell’espressione, era lo sguardo che aveva quando voleva scopare. Mi spostai su di lei e la penetrai di colpo. Scivolai dentro di lei come una lama rovente nel burro, scopandola con foga. Lorenzo si inginocchiò accanto a noi, porgendo il cazzo ora a me ora a lei. Le nostre lingue si incontravano sulla cappella violacea, ci baciavamo regalando al nostro amico il massimo piacere. Sentivo che se avessi continuato così sarei venuto rapidamente, ma non era ancora il momento. Mi sfilai da Arianne e mi spostai di lato.
-Amore, ti dispiace se Lorenzo mi dà il cambio?-
Lo sguardo che Arianne mi rivolse era colmo di gratitudine. Lorenzo aspettò un istante, guardandomi come per assicurarsi che fossi convinto.
-Se lei vuole fai pure, tanto ormai con te stiamo condividendo tutto.-
Questa volta il mio amico non se lo fece ripetere. Porse la mano ad Arianne, aiutandola ad alzarsi e mettersi in piedi di fronte al letto con le mani appoggiate sul materasso. Usando il cazzo come un pennello lo strusciò contro la sua vulva, quindi affondò in lei scopandola da dietro. Rimasi fermo a guardarli, accarezzandomi e lasciando allontanarsi l’orgasmo. I gemiti di Arianne cominciarono a crescere d’intensità sotto i colpi decisi e ritmati del mio amico. Lorenzo la scopava senza fretta, forte dell’esperienza conquistata sul campo con decine di amanti. Finalmente la sentii godere. Lanciò un urlo acuto e alzò la testa, guardandomi mentre incitava il mio amico a venirle dentro. La scena mi provocò una fitta di piacere. Non c’era gelosia nei confronti di Lorenzo, il nostro rapporto non lo permetteva.
Pensavo che Lorenzo volesse venirle dentro, invece lo vidi sfilarsi.
Si spostò di fronte a me e si inginocchiò succhiandomi il cazzo per qualche secondo, quindi si alzò parlandomi nell’orecchio.
-Le facciamo provare una doppia?-
L’idea non mi era passata per la mente, ma mi eccitava. Non era la prima volta: era già successo anni, prima quando un’amica di letto di Lorenzo aveva voluto provare una doppia penetrazione e lui l’aveva proposto a me. Questa volta però era diverso: quella volta l’avevamo fatto con una sconosciuta, mentre di fronte a noi c’era la mia ragazza. Tuttavia l’idea di vederla presa in mezzo a noi, posseduta davanti e dietro in contemporanea, mi faceva impazzire.
-Ok, però dietro sto io’ quella &egrave l’unica cosa che non voglio che facciano gli altri.-
-Come vuoi tu, fratello mio. Se non te la senti lasciamo perdere.-
-No, voglio farlo.-
-Voi due’ cosa state confabulando?-
Arianne si era voltata verso di noi, stesa sul letto con le gambe spalancate.
-Amore, vogliamo farti provare una cosa’ una sorpresa. Se ti va.-
-Giova, sai che mi fido di te. Tutto quello che volete.-
Annuii e la raggiunsi sul letto, assieme a Lorenzo. Il mio amico si stese sul letto e ci dedicammo per qualche secondo al suo cazzo leccandolo e succhiandolo assieme, quindi la aiutai a salire su di lui e impalarsi. Restai a guardarla per qualche istante muoversi su di lui, le mani di Lorenzo strette sulle sue tette. Mi avvicinai e le porsi il cazzo, lasciando che lo inumidisse ben bene. Quando ritenni che fosse pronta mi spostai alle sue spalle, accarezzandole le natiche e sfiorando con il medio lo sfintere. La sentii gemere, mentre Lorenzo la attirava a sé e la baciava allargandole le natiche con le mani. Il suo ano era davanti a me, esposto e pronto ad essere violato. Mi chinai in avanti e lo leccai, forzandolo leggermente con la lingua.
-Ricorda il preservativo.- La sentii dire sospirando. Incrociai lo sguardo stupito di Lorenzo e alzai le spalle.
-Lì dietro lo vuole solo con il preservativo.-
-Davvero?- Lorenzo scoppiò a ridere. ‘Guarda che ti perdi il meglio’-
-Può darsi, ma o così o niente.-
Nel frattempo avevo preso dai pantaloni un preservativo e l’avevo indossato. Lo passai sulle sue natiche per farle sentire che l’avevo indossato, quindi accostai il cazzo allo sfintere.
-Fate piano, per favore-
La sua voce era spaventata. Lorenzo le accarezzò i capelli e la baciò profondamente. Lei rispose al bacio, rifugiandosi nella bocca del mio amico come in previsione del dolore che temeva di provare. Cominciai a spingere lentamente, facendole sentire il mio cazzo che si aggiungeva a quello dell’amico. Sentii il corpo sotto il mio irrigidirsi e fremere. Da mugulii che provenivano dalla sua bocca intuii che trovava piacevole la penetrazione. Quando fui completamente affondato in lei mi bloccai, lasciandole prendere confidenza con la sensazione.
-Come ti senti?-
-Piena.- Disse con voce roca. ‘Meravigliosamente piena. Brucia un po’, ma non ho mai provato nulla del genere. Ho paura che quando inizierete a muovermi mi farà male, ma voglio farlo.-
-Faremo piano, non ti preoccupare.-
Lei annuì e baciò nuovamente Lorenzo.
Mi mossi indietro, uscendo quasi dal suo culo. Subito spinsi nuovamente in avanti, affondando ancora dentro di lei. Nel frattempo Lorenzo la aiutava a muoversi su di lei, in modo che i nostri cazzi avanzassero e arretrassero alternativamente dai suoi due buchi. Il suo corpo a poco a poco iniziò a rilassarsi, abbandonò la bocca di Lorenzo per incitarci a continuare.
-Sì, fottetemi assieme! Siete due porci, prima vi succhiate e poi mi fottete assieme!-
Eravamo entrambi fuori controllo. Sia io che Lorenzo ormai volevamo solo arrivare alla fine. La sentimmo venire, e subito dopo vidi Lorenzo chiudere gli occhi. Attraverso il corpo di Arianne sentii il suo cazzo contrarsi e spruzzare il seme dentro la mia ragazza. Era troppo: uscii e mi sfilai il preservativo mentre sentivo l’orgasmo arrivare. Mi spinsi in avanti mentre cominciavo a schizzare, sborrando sui loro due volti avvinghiati in un ultimo bacio per poi accasciarmi nuovamente sul letto.

Solo dopo diversi minuti Lorenzo si alzò dirigendosi in bagno per farsi una doccia. Accarezzai il volto di Arianne, che mi fissava con un sorriso incerto.
-Sei geloso per quello che &egrave successo?-
-No, non di lui. Ti &egrave piaciuto?-
-Non hai idea’ sia quello che avete fatto voi prima che quando mi avete scopata assieme. Mi piace farlo con voi due, sai? Mi piace farlo tutti e tre assieme, ognuno che lo fa con gli altri due.-
-Possiamo ripeterlo, anche a me &egrave piaciuto farlo con Lorenzo.-
-Davvero? La prossima volta vorrei vedervi fare altro. Mi piacerebbe che tu fottessi lui, o che lui fottesse te’ e poi che mi fottiate.-
La guardai stupito. Lei si morse il labbro, temendo di essere andata troppo oltre.
-Non ti preoccupare Ari, anche io lo voglio. Però ti chiedo solo un favore.-
-Tutto quello che vuoi. Oggi mi hai dato più di quello che avrei mai osato chiederti.-
-Possiamo farlo, con lui o altre volte come con Bastian e Inga. Non c’&egrave problema, però vorrei che una cosa fosse dedicata solo a me.-
-Parli del mio culetto?-
-Esatto. So che &egrave stupido, ma’-
Lei mi bloccò baciandomi.
-Non &egrave stupido se lo vuoi. Va bene, ti prometto che solo tu potrai incularmi, va bene?-
Risposi al bacio, soddisfatto della sua promessa. Lorenzo era rimasto decisamente sorpreso dall’evoluzione che aveva preso il rapporto con il suo amico Giovanni e con Arianne. Conosceva bene Giovanni, sapeva quanto la sua mente fosse fantasiosa e pronta a sperimentare quando si trattava di sesso. In fondo lo aveva vissuto in prima persona quando erano due liceali. Tuttavia era sempre stato anche estremamente geloso e possessivo nei confronti delle sue fidanzate: le esperienze a tre o in gruppo non avevano mai visto partecipare ragazze con cui lui era coinvolto sentimentalmente.
Proprio per questo era rimasto stupito di essere coinvolto in quello che in pochi mesi era diventato un vero e proprio triangolo. In realtà la gerarchia era chiara: il fidanzato di Arianne era Giovanni, poteva scopare con lei solo durante le serate a tre e il sesso anale era off limits. Gli dispiaceva non potere godere dello splendido culetto di Arianne, ma era un compromesso accettabile. Rimaneva comunque qualcosa di diverso rispetto all’amico che aveva imparato a conoscere.
Anche Arianne era stata una sorpresa. Non era solo una ragazza bellissima, di quelle ragazze che più le guardi più ti accorgi che sono attraenti. Era anche intelligente, e decisamente portata per una sessualità aperta e disinibita. Non ne aveva mai parlato con gli amici, ma Lorenzo aveva avuto a che fare diverse volte con suo padre. Arianne era decisamente la figlia del Fermi che conosceva. Se non fosse stata fidanzata con il suo migliore amico ci avrebbe fatto più di un pensierino, ma l’amicizia veniva prima di tutto. In realtà gli andava bene lasciare le cose come stavano. In quel periodo era impegnato in due relazioni di trombamicizia con donne piuttosto fantasiose, e si accontentava di passare una serata ‘alternativa’ con Giovanni ed Arianna una o due volte al mese. Si vedevano più spesso, ma la maggior parte delle volte andavano semplicemente a cena assieme o al cinema.

A marzo del 2012 i suoi pensieri su Arianne trovarono una prima conferma. Si trovava ad una festa di matrimonio in un castello della bassa lombarda. Il figlio di amici di famiglia di cui conosceva a malapena il nome si sposava con un’insignificante figlia di papà. Aveva intravisto i Fermi durante la cerimonia civile e scambiato un cenno di saluto con Fabio, ma non aveva visto Arianne. Pertanto fu una sorpresa trovarsela di fronte al tavolo degli aperitivi.
-Ciao Lorenzo.- Lo salutò sorridendo.
Si avvicinò e lo baciò sulle guance. Il vestito castigato mostrava poco o nulla del suo corpo, ma mentre lo salutava notò più di uno sguardo posarsi sul suo culo.
-Ciao Ari. Anche tu qui?-
-Purtroppo devo. Se non fossi venuta sarebbe stata una lotta in famiglia.-
-Per me &egrave lo stesso. Almeno Giova si &egrave risparmiato questa rottura di coglioni. I tuoi ignorano sempre chi sia il tuo nuovo ragazzo?-
-Finch&egrave posso non ho intenzione di presentarlo in famiglia.- Si bloccò e si morse un labbro. ‘A proposito di Giova, dopo vorrei parlarti di lui. Adesso devo fare i giri di saluti, poi pensi di potermi dedicare cinque minuti?-
-Molto volentieri.-
Lo baciò ancora sulla guancia e si allontanò per salutare persone che conosceva appena. Lorenzo conosceva quel gioco, era lo stesso che i suoi genitori lo obbligavano a giocare in quelle occasioni. Si domandò di cosa volesse parlargli, ma l’arrivo improvviso di una cugina dello sposo lo strappò a quelle riflessioni.
Si ritrovarono alla fine del pasto, dopo il taglio della torta. Lorenzo la guidò al primo piano del castello, in una sala non dedicata al ricevimento.
-Di cosa volevi parlarmi?-
-In realtà non &egrave nulla di cui preoccuparsi, ma avrei bisogno del tuo aiuto per fare una cosa per lui.-
-Molto volentieri, se posso.-
-Grazie. Immagino che ti ricordi che tra un paio di settimane sarà il suo compleanno.-
-Certo, il 28.-
-Sì. Ebbene, io volevo fare a Giovanni una sorpresa speciale’ qualcosa di piccante.-
Lorenzo la guardò scuotendo il capo ammirato per l’idea.
-Siano benedette le ragazze come te! A cosa pensavi?-
-Mi ha sempre manifestato la fantasia di vedermi fare sesso con un’altra ragazza, e possibilmente partecipare.-
-E per te &egrave un problema?-
-No, per nulla! Insomma’ l’ho già fatto con altre ragazze quando ero al liceo, ma &egrave passato qualche anno dall’ultima volta. E non saprei chi coinvolgere. Vorrei trovare una ragazza che mi piaccia e che piaccia anche a lui, però non saprei proprio a chi chiederlo. Con nessuna delle amiche che ho trovato qui a Milano sono abbastanza in confidenza da proporre una cosa del genere.-
-Ho capito. Vorresti che ti presentassi qualche ragazza da coinvolgere in questa sorpresa?-
-So che tu hai diverse amanti. Forse conosci una ragazza che possa piacergli e che sia bisessuale. Ultimamente la sua fantasia sono le ragazze orientali.-
Lorenzo si accarezzò il mento riflettendo sulle sue parole. Era piacevolmente stupito dal suo gesto: pochissime ragazze della sua età avrebbero anche solo pensato di organizzare al proprio fidanzato una sorpresa del genere, e anche poche donne più mature di lei.
-Forse conosco una ragazza che fa al caso vostro. Come vuoi organizzarlo?-
-Aspetta, ho un’altra richiesta.-
-Dimmi.-
-Prima dell’anniversario vorrei farlo con lei una volta. Solo per essere sicura che ci sia feeling: se arriviamo al dunque e io non piaccio a lei o lei non piace a me roviniamo tutto. E poi sono diversi anni che non vado con una ragazza, ho bisogno di un po’ di ripasso.-
Il sorriso innocente con cui aveva detto le ultime frasi era profondamente eccitante. Lorenzo annuì sorridendo.
-Non dovrebbe esserci problema. Stasera chiamo Yumiko: &egrave una ragazza di ventotto anni metà giapponese e metà italiana con cui mi frequento ogni tanto. So per certo che &egrave bisessuale, e sono sicuro che piacerà a entrambi. E’ piuttosto disinibita, ha anche girato un film porno dopo essere stata convinta personalmente da un famoso regista.-
-Non vedo l’ora di conoscerla. Grazie, Lore.-

Quella sera stessa iniziò ad organizzare l’incontro. Non aveva dubbi che Yumiko avrebbe accettato: era una vera bomba e amava fare sesso sia con uomini che con donne. Era più di un’amica per lui, non stavano assieme solo perché nessuno di loro due era portato per un rapporto esclusivo.
Quando la chiamò e le mostrai una foto di Giovanni e Arianne la ragazza accettò subito. Mandò immediatamente un messaggio ad Arianne per avvisarla e per darle la data dell’appuntamento. Per comodità aveva deciso di mettere a disposizione la sua casa: nelle due settimane successive i genitori di Arianne non avevano viaggi in programma, e Yumiko viveva con una coinquilina.
L’appuntamento era per un giovedì sera, ad una settimana dal compleanno di Giovanni.
Yumiko fu la prima ad arrivare. Lorenzo era sicuro che Arianne l’avrebbe trovata irresistibile. Non era alta: arrivava appena a un metro e cinquantacinque, ma il suo corpo aveva tutte le curve al punto giusto. La sua pelle aveva il color porcellana delle donne del Sol Levante. I capelli erano neri e lisci, gli occhi leggermente a mandorla dello stesso colore. I suoi lineamenti orientali erano addolciti dall’ascendenza italiana, dando al suo volto un’aria esotica che mi faceva rizzare il cazzo solo a guardarla. Portava una seconda abbondante, i capezzoli chiari erano bucati da due piercing a forma di freccia. Il pezzo forte però era il culo: un delizioso culetto a mandolino che potevi quasi stringere con una mano. Indossava un vestito rosso con un’ampia scollatura sulla schiena, come se si stesse presentando ad un appuntamento.
-Ciao Yumiko, grazie di essere venuta.- Le disse dopo averla baciata sulle labbra.
-Sai che per te ci sono sempre, soprattutto se si tratta di divertirmi con una ragazza così carina. E anche il ragazzo non &egrave male. Davvero sono il tuo migliore amico e la sua fidanzata?-
-Sì, lui per me &egrave come un fratello.-
-E lei? Te la sei scopata?-
Lorenzo sorrise di fronte al sorriso malizioso dell’amica.
-Solo con lui presente. Ogni tanto ci divertiamo in tre, lui &egrave il primo a cui ho succhiato il cazzo.-
-Oh, un bel triangolo’ sarà eccitante giocare con loro.-
Arianne arrivò poco più di dieci minuti dopo. Sotto la giacca invernale indossava un maglione a collo alto e un paio di jeans attillati a vita bassa. Lorenzo la aiutò a sfilarsi la giacca e la presentò all’amica. Dallo sguardo che si erano rivolte era sicuro che fosse scattata la scintilla.
-Ari, lei &egrave la mia amica Yumiko’ Yumiko, Arianne.-
-Ciao Yumiko.- Arianne era decisamente imbarazzata, probabilmente perché sapeva che Yumiko era lì quella sera per fare sesso con lei. Si avvicinò tendendole la mano, ma lei la sorprese prendendole il volto tra le mani e baciandola. Arianne si irrigidì per un istante, quindi rispose al bacio. Quando Yumiko si tirò indietro Arianne aveva il volto paonazzo.
-Non &egrave meglio salutarci così?- Le chiese l’orientale leccandosi le labbra.
-Decisamente’ vai subito al sodo.-
-Sono fatta così. Mi piaci, Arianne. Credo proprio che ci divertiremo stasera.-
-Lo spero. Anche tu mi piaci.-
Si avvicinò e la baciò di nuovo. Questa volta le mani di Yumiko si infilarono sotto il maglione di Arianne, che rispose con un sospiro. Lorenzo le guardò baciarsi per qualche istante, quindi si spostò in cucina prendendo dal frigorifero una bottiglia di Champagne.
-Ragazze, se volete bere qualcosa ho messo il nettare in fresco. Sapete dov’&egrave la camera, io posso aspettare qui guardando la televisione’ o anche uscire, se preferite avere più intimità.-
-Per quanto mi riguarda puoi anche guardarci.- Disse Yumiko accarezzando Arianne. ‘Che ne dici? Dopotutto ti ha già vista nuda, e può darci un giudizio sullo spettacolino. Così quando replicheremo davanti al tuo fidanzato saremo sicure dell’effetto.-
Lo sguardo che Arianne gli rivolse era pieno di incertezza. Lorenzo sapeva cosa stava pensando la ragazza: avevano fatto sesso diverse volte, ma sempre con Giovanni presente. Fare qualunque cosa in sua assenza sarebbe stato come un tradimento.
-Ari, devi decidere tu. Per me non &egrave un problema restare. Cazzo, solo un pazzo si rifiuterebbe di guardare voi due mentre fate sesso. Però capisco che ti faccia scrupoli.-
-No.- Disse lei dopo avere pensato ancora per qualche secondo. ‘In fondo lo sto facendo per lui. E so che voi due vi siete visti un paio di volte senza di me’ però solo guardare, ok?-
-Tranquillo Lore, dopo ci penserò io a te.-
Le ultime parole di Yumiko convinsero entrambi. Brindarono tutti assieme al compleanno di Giovanni e svuotarono i calici, quindi si spostarono nella camera da letto di Lorenzo.
Il giovane prese posto comodamente su una sedia mentre Yumiko prendeva l’iniziativa. Nonostante fosse di almeno dieci centimetri più bassa di Arianne, era lei a guidare il gioco. Le appoggiò una mano sulla nuca attirandola verso di sé e baciandola profondamente. Continuarono a baciarsi per diversi minuti, i corpi premuti uno contro l’altro. Una mano di Yumiko era scivolata sotto il maglione di Arianne, mentre lei la accarezzava da sopra il vestito. Finalmente si allontanarono, la ragazza di Giovanni con le guance paonazze.
Yumiko le sorrise e cominciò ad alzare il maglione.
-Questo non serve, no?-
Arianne alzò le braccia aiutandola a sfilarlo. Yumiko accarezzò i globi morbidi e i capezzoli scuri con le due mani, guardandola negli occhi. Quando sfiorò i capezzoli con le unghie lunghe laccate di rosso Arianne si morse il labbro.
-Ti piace fartele strizzare, vero?-
-Sì’-
Yumiko le strinse, quindi scese con le mani lungo i fianchi e cominciò a slacciare i pantaloni. Pochi secondi dopo Arianne era completamente nuda di fronte a lei, una mano pudicamente sul sesso. La giapponese le sorrise e le appoggiò le mani sui fianchi.
-Mi aiuti tu a spogliarmi?-
Senza lasciarle il tempo di rispondere scese a leccarle un capezzolo. Arianne era ancora intimidita, ma la sua eccitazione era evidente. Scostò le bretelle del vestito di Yumiko e lo fece scivolare verso il basso. Come al solito non portava reggiseno, e per l’occasione aveva indossato autoreggenti e un perizoma minuscolo. Guidò la mano di Arianne a scostare il tessuto, quindi prese le dita e se le portò alla bocca. Arianne sorrise e si chinò a leccarle i capezzoli. Yumiko sospirò quando sentì la lingua giocare con piercing, mentre le dita di Arianne cercavano di fare scivolare verso il basso il perizoma.
Lorenzo cominciava ad essere eccitato dallo spettacolo. Gli dispiaceva non poter partecipare, non avere l’occasione di godere di quelle due bellezze. Sapeva che alla fine avrebbe avuto l’occasione di scopare con Yumiko, ma Arianne lo attirava in un modo particolare. Come gli era successo diverse volte negli ultimi mesi, si trovò a rimpiangere che fosse la fidanzata del suo migliore amico
La giapponese intanto aveva fatto stendere Arianne sul letto e si era stesa a sua volta su di lei. La posizione era perfettamente simmetrica: il volto di Yumiko tra le cosce di Arianne, che si trovava il sesso della giapponese proprio di fronte al volto. Nonostante fosse fuori allenamento non ebbe bisogno di indicazioni: subito cominciò a leccare Yumiko, che ammiccò a Lorenzo prima di leccarla a sua volta. Il giovane conosceva bene le capacità orali della sua amica: più di una delle amanti comuni l’avevano definita la migliore leccafighe che avessero mai incontrato. Le reazioni di Arianne sembravano confermare la fama, ma anche la ragazza di Giovanni sembrava cavarsela bene.
Più di una volta infatti vide Yumiko interrompersi e mordersi le labbra, titillando con le dita il clitoride della sua amante. Incapace di restare seduto a guardare sulla sedia Lorenzo si alzò e girò attorno alle ragazze. Si soffermò con lo sguardo sui loro sessi, sui volti arrossati coperti dei rispettivi umori.
Entrambe si stavano dedicando anima e corpo al piacere dell’altra, e dopo pochi minuti Arianne inarcò la schiena e premette con forza il volto della giapponese sul suo sesso. I gemiti del suo orgasmo furono soffocati dalla figa di Yumiko, che a sua volta venne rapidamente.
Il cazzo di Lorenzo ormai era gonfio come una zampogna. Se solo avesse potuto si sarebbe gettato sul letto, ma riuscì a trattenersi. Le due ragazze continuarono a baciarsi le cosce e il pube per diversi minuti, quindi Yumiko si voltò verso Arianne.
-Lorenzo mi ha detto che sei fuori allenamento, ma non si direbbe.-
-Era da anni che non lo facevo, davvero’ ma tu sei una cosa incredibile, nessuno mi ha mai leccato la figa così.-
-Grazie.- Yumiko la baciò. La lingua entrò per più di metà nella bocca di Arianne, che la succhiò voracemente ‘Ti va di provare un’altra cosa? Il tuo ragazzo impazzirà.-
-Se me lo dici tu ci credo.-
Lorenzo si accomodò sulla sedia slacciandosi i pantaloni. Sospettava di conoscere le intenzioni di Yumiko: la sua passione per il sesso estremo era nota a chiunque la conoscesse, e loro due erano particolarmente intimi.
-Stenditi sul letto e chiudi gli occhi.-
Arianne obbedì. Si mise supina, la testa contro il bordo del letto e le gambe spalancate. Yumiko si inginocchiò tra le sue gambe, iniziando a leccare delicatamente il clitoride mentre le infilava un dito nella figa umida.
-Oh sì! La tua lingua mi fa impazzire.-
Lorenzo abbassò lentamente i boxer e cominciò a menarsi lentamente. Quando Arianne lo vide gli rivolse un sorriso.
-Sei un porco come il tuo amico.-
Yumiko nel frattempo aveva unito un secondo dito. Muoveva le dita lentamente, in senso rotatorio come per saggiare l’elasticità della sua figa. Dopo un paio di minuti estrasse le dita, quindi avvicinò indice medio e anulare e cominciò a spingere. Arianne sospirò, ma la sua figa accolse le tre dita senza difficoltà. La lingua della giapponese continuava a roteare sul suo clitoride, mischiando le sensazioni e amplificandole. La pelle scura di Arianne era lucida per il sudore, il suo pube si muoveva circolarmente come durante un amplesso.
Yumiko si fermò, estraendo le dita umide. Unì le quattro dite puntandole sul sesso di Arianne e cominciò a spingerle dentro.
-Rilassati adesso, sarà un attimo.-
Gli occhi di Arianne continuavano ad essere fissi su quelli di Lorenzo. A poco a poco il suo sesso si dilatò sotto la pressione delle dita di Yumiko: prima le quattro dita unite scomparvero dentro di lei fino alle nocche, poi la giapponese spostò il pollice contro il palmo. Riprese a spingere lentamente ma inesorabilmente, e la mano entrò fino al polso. La testa di Arianne si alzò di scatto. Non credeva a quello che era appena successo, Yumiko le aveva appena infilato una mano nella figa e la stava muovendo. Dall’espressione del suo volto doveva provare una miriade di sensazioni: sorpresa, paura ma anche piacere.
-Cosa stai facendo?-
-Rilassati, chiudi gli occhi e abbandonati.-
La mano di Yumiko iniziò a muoversi avanti e indietro. Arianne continuò a guardarla solo per qualche secondo, poi si abbandonò sul materasso con gli occhi persi all’indietro.
-Oh cazzo’ cazzo’ sì, continua’ fottimi così. Sì!-
Yumiko la stava fottendo rapidamente con la mano. I suoi gemiti crebbero d’intensità fino a diventare urla di piacere quando venne. Il suo corpo si mosse a scatti, come in preda a convulsioni. Yumiko continuò a muovere la mano nel suo sesso finch&egrave non la sentì rilassarsi, quindi la estrasse e la mostrò a Lorenzo: fino a metà avambraccio era lucida per gli umori di Arianne, che giaceva sul letto con i capelli sul volto.
Il giovane si avvicinò ad Arianne e le accarezzò il volto.
-Va tutto bene?-
Lei si scostò i capelli dal viso e lo fissò, gli occhi allucinati. In quel momento la trovò di una bellezza quasi dolorosa, avrebbe voluto baciarla.
-Sì cazzo’ &egrave stata una cosa incredibile, un orgasmo pazzesco. Yumi, mi hai distrutta. Non &egrave che adesso la figa mi rimarrà dilatata?-
-Considera che da lì può uscire un bambino.- Rispose la giapponese ridendo. ‘La mia mano &egrave molto più piccola. Certo, &egrave meglio non farlo tutti i giorni, ma se lo fai una volta ogni tanto non succederà nulla.-
-Bene. Sono veramente devastata’ sono sicura che Giovanni impazzirà. Lorenzo, grazie!-
-E di che? E’ stato uno spettacolo fantastico, peccato solo non aver potuto partecipare.-
Arianne si girò su un fianco allungando una mano verso il suo cazzo. Lorenzo rabbrividì mentre le dita sottili muovevano lentamente la pelle su e giù.
-Yumiko &egrave in credito di un orgasmo, credo che sarà ben lieta di aiutarti con questa erezione. Lo farei io, ma’-
-Ma non &egrave il caso, lo so.-
-Però se volete posso aiutarvi.-
Lorenzo la fissò, chiedendosi cosa avrebbe detto se non l’avesse interrotta. Stava per dire che non poteva scopare con lui perché non c’era Giovanni, o solo perché era stravolta dopo i due orgasmi procurati da Yumiko? Se non fosse stata così stanca avrebbe superato quella linea sottile? Lorenzo cercò di allontanare la domanda, soprattutto perché non voleva chiedersi cosa avrebbe fatto se lei fosse stata disponibile.
Le sue riflessioni furono fermate da Yumiko, che si era inginocchiata accanto ad Arianne e gli aveva preso in bocca il cazzo. Le sue abilità orali erano notevoli con entrambi i sessi, in pochi secondi il suo pompino lo rapì completamente
-Yumi, se continui così ti sborro in bocca’ non che non mi vada, ma avevo altre idee.-
La giapponese fece uscire il cazzo dalla bocca con una schioccò, quindi lo guardò maliziosamente.
-Se ti conosco bene le tue idee riguardano il mio culo.-
-Nessuna mi conosce meglio di te.-
Yumiko si spostò mettendosi carponi sul letto, appoggiata con i gomiti.
-Arianne, ti dispiacerebbe leccarmi la figa mentre Lorenzo mi incula?-
Arianne trasalì per un istante, quindi si stese prona sotto la giapponese in modo da trovarsi con il volto sotto il suo sesso. Lorenzo osservò per qualche istante la lingua giocare con il clitoride di Yumiko, quindi si avvicinò. Con due dita massaggiò le grandi labbra e la penetrò, inumidendole ben bene con i suoi umori. Dopo averle lubrificate le tirò fuori e le accostò allo sfintere. Fu sufficiente una leggera spinta perché il muscolo allenato si dilatasse e le risucchiasse. Il suo culo era stretto ma elastico. Lo lubrificò con i suoi stessi umori, aiutato dalla lingua di Arianne, quindi si accinse a sostituire le dita con il cazzo.
-Lo fai senza preservativo?-
La voce di Arianne era sorpresa.
-Certo cara.- Rispose Yumiko ‘Se gli fai mettere il goldone ti perdi il meglio.-
Arianne non rispose, ma Lorenzo sentì la sua lingua sfiorargli i testicoli prima di tornare a dedicarsi al clitoride di Yumiko. Appoggiai la cappella allo sfintere e spinse. Il suo cazzo entrò senza difficoltà, stretto e massaggiato dal culo della trombamica. La prese per i fianchi e cominciò a spingere, eccitato per lo spettacolo che aveva appena visto. Conosceva perfettamente il suo corpo, sapeva bene qual era il ritmo e l’intensità che gradiva. Dopo poche decine di secondi la sentì gemere, il piacere amplificato dal lavoro di lingua di Arianne. Aumentò gradualmente l’intensità e l’ampiezza dei colpi, spingendo sempre più forte ogni volta. La lingua di Arianne sfiorava i suoi testicoli sempre più spesso, solleticandoli in una maniera che gli stava facendo perdere completamente il controllo. Un movimento troppo ampio fece scivolare fuori il suo cazzo. Subito sentì la bocca calda di Arianne avvolgerlo e succhiarlo. Durò pochissimi secondi, poi la ragazza lo indirizzò nuovamente verso il culo di Yumiko.
Lorenzo era stupito da quel comportamento. Era stato solo un gesto dovuto all’eccitazione del momento, o c’era altro? Sapeva di non potersi permettere quei pensieri sulla ragazza del suo migliore amico, quindi si concentrò sulla ragazza che stava inculando. Accelerò il ritmo dei colpi, percependo che Yumiko era arrivata al capolinea. Pochi secondi dopo sentì il suo corpo contrarsi, i muscoli rettali stringersi sul suo cazzo in maniera quasi dolorosa. Era troppo per resistere. Trattenne il respiro e spinse ancora una manciata di volte, quindi uscì di colpo mentre dal suo cazzo eruttava un fiume di sborra. Sborrò senza controllo. Il seme si sparse sul culo e sul petto di Arianne. Quando Yumiko si spostò vide che uno schizzo aveva anche raggiunto il volto acqua e sapone della ragazza di Giovanni, che lo fissava sorridendo.
-Tu e il tuo amico avete proprio la mania di sborrarci addosso’ cosa ci trovate di così divertente?-
Per un attimo Lorenzo temette che si fosse arrabbiata. Fu solo un istante, poi Arianne cominciò ad accarezzarsi spalmandosi sensualmente la sborra sulla pelle liscia e morbida. Yumiko la raggiunse baciandola e leccando il seme dalle sue dita.
-Ragazze, per quanto mi riguarda la prova generale &egrave stata un successo.- Disse Lorenzo alzandosi e chiudendosi in bagno. Mentre si lavava rifletteva sul comportamento di Arianne. In fondo non aveva fatto chissà che cosa: lo aveva solo masturbato per qualche secondo e gli succhiato un po’ il cazzo, poteva starci nell’eccitazione del momento. Accantonò subito il pensiero: Arianne amava Giovanni e Giovanni amava lei, tra loro non c’erano problemi che giustificassero timori. Era una brava ragazza. Le piaceva scopare, ma non avrebbe mai tradito la sua fiducia.
Poco più di un’ora dopo, quando Arianne si fu rivestita e fu uscita dal suo appartamento, il bel corpo della giapponese gli fece dimenticare quei pensieri.
Arianne era già stata nell’ufficio di Sebastiano Martini, all’ultimo piano del vecchio edificio del dipartimento di elettronica. Era stata lì quando aveva firmato la lettera per la borsa di dottorato, pochi mesi prima.
Da quando stava con Giovanni aveva visto l’uomo diverse volte, visto che il gruppo di lavoro di Giovanni era alle dirette dipendenze di quello che era accreditato come il prossimo rettore. Nonostante la loro relazione andasse avanti da quasi due anni erano riusciti a tenerla nascosta all’interno del dipartimento. Il pensiero la fece sorridere per un istante: poche settimane prima avevano festeggiato il compleanno di Giovanni al Red Piper. La sorpresa che aveva preparato assieme a Lorenzo e Yumiko era stata un completo successo: Giovanni aveva strabuzzato gli occhi quando l’aveva vista prima leccarsi la figa con Yumiko, poi farsi scopare dalla mano della giapponese.
Le aveva scopate entrambe a lungo, poi aveva lasciato che Lorenzo facesse lo stesso. Il contesto del club aveva aggiunto un tocco di pepe a una serata eccezionale, forse la più eccitante da quando si erano conosciuti.
Si fermò davanti alla porta dell’ufficio di Martini. L’uomo la metteva a disagio: quando aveva avuto a che fare con lui era sempre stato gentile, ma c’era qualcosa in lui che la turbava. Non era l’aspetto fisico, per quanto Martini fosse un uomo particolare. Era alto più di un metro e novanta, con un fisico corpulento e una leggera somiglianza con l’attore Vincent D’Onofrio. Aveva il fascino e la sicurezza degli uomini che sanno di poter esercitare il potere, ma non era il suo potere a turbarla. Anche se l’uomo non aveva mai accennato all’argomento, Arianne sospettava che sapesse di lei e di Giovanni.
Bussò leggermente alla porta, chiedendosi come mai l’uomo l’avesse convocata. Giovanni era a Palermo per una conferenza, e lei non riusciva a togliersi la sensazione che Martini l’avesse convocata quel giorno proprio per l’assenza del suo fidanzato.
-Avanti.- La voce bassa, leggermente roca di Martini le annunciò che presto avrebbe avuto la risposta alle sue domande.
-Buongiorno professor Martini.- Disse entrando. Esitò per un attimo davanti alla porta, chiedendosi se dovesse lasciarla aperta. Il professore le fece un cenno con la mano.
-Buongiorno Arianne. Chiudi pure, meglio che la nostra conversazione rimanga riservata.-
Arianne obbedì, quindi si accomodò sulla sedia di fronte alla scrivania dell’uomo. Martini osservò ancora per qualche secondo lo schermo del suo portatile, quindi si volse verso di lei con un sorriso. Lo sguardo dell’uomo la fece sentire nuda. Aveva indossato un tailleur sportivo composto da una giacca scura ed una gonna al ginocchio. Sotto indossava una camicetta bianca e intimo chiaro, con calze autoreggenti e scarpe con un tacco da sei centimetri.
-Allora, Arianne. Ti trovi bene da noi?-
-Certo professor Martini, altrimenti non avrei accettato il posto per il dottorato.-
-Giusto. Mi sembra che con Giovanni vi troviate bene, vero?-
Arianne cercò di sostenere lo sguardo dell’uomo. Gli occhi blu davano l’impressione di poter leggere nella sua anima.
-Sì, Giovanni &egrave un insegnante molto capace. Anche i suoi studenti sono entusiasti.-
-Lo so, lo so’ E’ stato un ottimo acquisto, l’ho voluto personalmente. Lo sai che a luglio &egrave previsto un concorso per un posto da professore associato, vero?-
-Sì, ho visto il bando.-
-Immagino che Giovanni abbia intenzione di partecipare. Ne sai qualcosa?-
-Credo di sì. Voleva parlarne con lei.-
-Farebbe bene a farlo, senza dubbio. Forse non lo sa, ma sono molto amico di uno dei professori che comporranno la commissione, io stesso ho aiutato un suo protetto a diventare associato all’università di Bologna. Potrei mettere una buona parola per lui, sai come funzionano questi concorsi’-
Arianne era confusa. Non riusciva a capire perché l’uomo l’avesse convocata per parlare di Giovanni. Sapeva che teneva molto a quel posto, ma sapeva anche che disperava di ottenerlo già con il concorso di quell’anno.
-Professore, scusi se sono sfacciata ma non capisco perché ne stia parlando con me.-
Il sorriso di Martini si allargò.
-Mia cara, sei una ragazza intelligente, una delle menti più brillanti del dipartimento. Ti dispiace se parliamo in maniera diretta?-
-Certo che no.-
-Molto bene. So benissimo della relazione tra te e Giovanni. Lo so da quando siete tornati da Firenze.-
Arianne si sentì avvampare.
-Noi’ non facciamo nulla di male.-
-Certo che no. Alcuni disapproverebbero una relazione nata mentre tu eri solo una sua tesista, ma ormai siete entrambi membri del dipartimento. E devo dirti che la voce che voi siate più che semplici colleghi si &egrave sparsa.-
-E’ per questo che mi ha convocata.
-No. Come ho detto, per me non fate nulla di male, e potreste uscire allo scoperto. E non ho intenzione di rimproverarvi nemmeno per le vostre serate al Red piper.-
Questa volta Arianne sentì un colpo al cuore. Guardò l’uomo senza parlare, chiedendosi come facesse a saperlo.
-Se ti stai chiedendo come faccio a saperlo, la risposta &egrave la più semplice. Sono anche io socio. Vi ho visti il mese scorso con il vostro amico e la ragazza giapponese. Non so cosa abbiate fatto, ma posso immaginare. Era un’occasione particolare?-
-Era’ il compleanno di Giovanni.-
-Un ottimo festeggiamento, se posso esprimere il mio parere. Devo dire che mi ha fatto piacere sapere dei vostri passatempi, ti rende più facile aiutare Giovanni.-
-In che senso?-
-E’ semplice. Per conquistare il posto Giovanni ha bisogno del mio aiuto. Io sono disposto ad aiutarlo, ma voglio che tu mi convinca.-
-Che cosa’ che cosa vorrebbe da me?-
-Voglio che tu faccia ciò che ti dico. Immagino che tu ti renda conto di essere oggetto del desiderio di tutti i maschi del dipartimento. Ebbene, io sono abituato ad ottenere quello che desidero.-
Arianne prese un respiro, incredula per la situazione in cui si trovava.
-Mi sta dicendo che aiuterà Giovanni se io farò sesso con lei?-
-Non proprio. Non voglio svuotarmi le palle come un ventenne, voglio giocare con te. E non solo una volta.-
-E se mi rifiutassi?-
-Giovanni non avrà il posto. Rimarrà un ricercatore per tutta la vita, passando da un contratto a termine all’altro. Non lo manderò via, se &egrave quello di cui hai paura. Mi limiterò a rovinargli la carriera.-
L’uomo si appoggiò allo schienale della sedia, le mani incrociate sulla pancia. Aveva detto ciò che doveva dire, adesso toccava a lei. Era lei ad avere in mano la carriera di Giovanni, da lei dipendeva la sua felicità. Però per renderlo felice avrebbe dovuto tradirlo, avrebbe dovuto acconsentire a giocare con quell’uomo. Si domandò che cosa intendesse Martini quando parlava di giocare. Suo malgrado era incuriosita: l’uomo aveva ammesso di frequentare il club, che tipo di perversioni poteva avere un uomo come lui? Per un attimo lo immaginò nudo, sopra di lei. L’idea di quel corpo imponente sul suo la fece rabbrividire. Martini aveva un anno più di suo padre, non era mai stata con un uomo così vecchio. Ma quella era una delle sue fantasie ricorrenti: ricordava le sensazioni provate facendosi scopare da Bastian, che tuttavia aveva quasi dieci anni meno di Martini.
Si rese conto che stava veramente prendendo in considerazione la proposta, che aveva già pensato di accettarla invece di uscire da lì sbattendo la porta.
-Se dovessi accettare, e non dico che lo farò’ se dovessi accettare, come faccio a sapere che Giovanni non saprà nulla e che lei manterrà la sua promessa?-
-Sarei stupido a non mantenerla. Se Giovanni venisse a saperlo perderei uno dei miei migliori collaboratori, e se non rispettassi la mia promessa tu non avresti più motivo di continuare a giocare con me. Come ti ho detto, non mi accontento di un’una tantum.-
-Che cosa vorrebbe che facessi?-
-Questo lo scoprirai man mano. Fa parte del gioco. Posso però dirti che sono sicuro che lo troverai piacevole. Ho capito come sei fatta: hai paura di tradire Giovanni, ma allo stesso tempo ti eccita farlo. E questa situazione ti dà tutti gli alibi: non lo hai deciso tu, sei stata costretta per aiutarlo’ &egrave vero o no che questo ti eccita?-
Arianne rimase in silenzio. Non aveva bisogno di parlare, aveva detto tutto Martini. Era vero che desiderava altri uomini. Lorenzo, per esempio, o Bastian. Però si limitava a fantasticare su di loro, convinta che facesse parte dei pro e dei contro delle relazioni esclusive. O quasi esclusive, si disse pensando a tutte le volte che avevano coinvolto altre persone.
Rimasero in silenzio per diversi minuti, quindi Arianne scosse la testa.
-Spero di non dovermene pentire.-
-Non succederà mia cara, te lo assicuro. Non sono abituato a deludere le donne. Alzati e togliti quella giacca.-
Arianne si voltò verso la porta.
-Posso chiudere a chiave?-
-No. Fa parte del gioco.-
Il tono non ammetteva repliche. Arianne si alzò in piedi e si sfilò la giacca, appoggiandola allo schienale della sedia.
-Spingi il petto in avanti e inspira a fondo.-
Arianne obbedì. Il petto si alzò gonfiando la camicetta come se dovesse esplodere.
-Molto bene. Che taglia porti di reggiseno?-
-Una terza, coppa D.-
-Naturale?-
-Certo!-
Martini sorrise come un rapace.
-Fammi vedere.-
Dopo un secondo di esitazione Arianne cominciò a slacciare i bottoni della camicetta. Quando fu completamente aperta si fermò, nella vana speranza che l’uomo si accontentasse.
-Non fare la stupida. Sai cosa intendo quando dico ‘Fammi vedere’.-
Arianne sospirò. Sapeva che non sarebbe bastato. Sfilò la camicia appoggiandola sulla giacca, quindi portò le mani alle spalle per slacciare i ganci del reggiseno. Con un movimento fluido lo sfilò, restando a petto nudo davanti all’uomo.
-Soddisfatto?-
Cercava di mantenere la dignità, ma i capezzoli cominciavano ad inturgidirsi. Essere così esposta allo sguardo dell’uomo e ai suoi voleri la stava eccitando.
-Molto. Hai due tette notevoli. Ti piace fartele toccare?-
-Sì.-
-Fartele baciare, farti succhiare i capezzoli?-
-Sì.-
-Ti piace farteli stringere fino a farti male, vero?-
Arianne annuì. L’uomo sembrò momentaneamente soddisfatto.
-Molto bene. Da adesso in poi però voglio che tu mi risponda chiamandomi sempre ‘signore’, d’accordo?-
-Sì, signore.-
-Brava. Stai entrando nella parte, e sembra che la cosa non ti dispiaccia. Adesso voglio che tu faccia un’altra cosa. Togliti le mutande, o quello che porti sotto la gonna.-
Arianne esitò per un attimo. Sapeva che poteva rifiutarsi, che poteva rivestirsi e andarsene e tutto sarebbe finito. Se lo avesse fatto Giovanni non avrebbe avuto il posto, ma era sicura che non avrebbe voluto ottenerlo così. Avrebbe dovuto rinunciare alla carriera, ma potevano andarsene entrambi in un’altra università, magari all’estero. Eppure c’era qualcosa che le impediva di farlo. Martini iniziò a tamburellare con le dita sulla scrivania, impaziente. Sapeva che non era il caso di farlo arrabbiare. Alzò lentamente la gonna e infilò le mani sotto, quindi si abbassò portando verso il basso il perizoma. Si rialzò tenendolo in mano, chiedendosi cosa avrebbe dovuto fare.
-Dammelo. Voglio sentire il tuo odore.-
-Sì signore.-
Si avvicinò a Martini e gli porse il perizoma. L’uomo lo prese e se lo portò alle narici, inspirando profondamente.
-Hai un buon profumo. Sai di pulito, ma sento anche altro’ sei eccitata, vero cagna?-
L’insulto la colpì come uno schiaffo. Giovanni non l’aveva mai insultata, era sempre stato dolce anche quando lei aveva scopato con Bastian o con Lorenzo. Quell’insulto però la faceva sentire sporca, come aveva voluto sentirsi quando aveva iniziato ad esibirsi per fare dispetto a suo padre. Era quello che si meritava l’uomo che si era scopato le sue amiche: sua figlia si stava facendo trattare come una cagna da un uomo di trent’anni più vecchio.
-Sì signore.-
-Bene, dimostramelo. Siediti e appoggia le caviglie alla scrivania, le gambe larghe. Voglio vedere bene la tua figa aperta.-
Arianne sentì un brivido di eccitazione. Mentre si avvicinava alla sedia lo sguardo dell’uomo era fisso su di lei, il sorriso ironico dipinto sul suo volto. Sollevò la gonna e si adagiò sulla sedia, scivolando verso il basso e appoggiando i piedi sulla scrivania. Aspettò per un istante, quindi allargò le gambe fino a 120 gradi. Il suo sesso era esposto all’uomo, il corpo coperto solo dalla gonna, dalle autoreggenti e dalle scarpe.
Si sentiva esposta ed umiliata, ma quelle sensazioni non facevano che alimentare la sua eccitazione. Martini la fissò a lungo senza parlare. Prese un sigaro dalla scrivania, tagliò la punta e lo accese, in spregio alle norme contro il fumo. Le stava manifestando il suo potere: in quell’ufficio poteva fare quello che voleva, e lei doveva rispettare le regole del gioco. Dopo avere dato una boccata si sporse in avanti.
-Dimmi cosa facevate tu e Giovanni al Red piper. Era la prima volta che ci andavate?-
-No, signore. Ci eravamo già stati.-
-Raccontami tutto, ma intanto gioca con questo. Fammi vedere come godi.-
Martini aprì un cassetto della scrivania e ne estrasse un Rabbit. La testa era dotata di protuberanze irregolari studiate per accentuare la stimolazione delle pareti vaginali ed era montata su una testina in grado di imprimere movimenti rotatori e piccole spinte. La seconda testina era studiata appositamente per la stimolazione del clitoride. Arianne allungò la mano e lo prese. Non lo aveva mai usato, ma il funzionamento era intuitivo.
Senza che Martini le dicesse cosa fare avvicinò il vibratore al sesso e lo fece scivolare per buona parte all’interno. Aspettò per qualche secondo, quindi lo accese. Subito le rotazioni e le spinte stimolarono la sua vagina, mentre la testina vibrante massaggiava il clitoride. Spalancò la bocca per la sorpresa: quel gioco era molto migliore di qualunque vibratore avesse provato in precedenza.
-Racconta mentre ti masturbi, troia.-
Arianne rispose senza pensare. Cominciò a raccontare tutto quello che avevano fatto lei e Giovanni, dalla prima esibizione in webcam al festeggiamento per l’anniversario. Man mano che raccontava sentiva il piacere crescere: se inizialmente voleva solo compiacere Martini, dopo pochi minuti la mano muoveva il Rabbit autonomamente, con il preciso obiettivo di raggiungere l’orgasmo. Arrivata alla fine del racconto chiuse gli occhi e spinse a fondo il vibratore. Subito il suo corpo fu percorso da una scarica di piacere. Gemette con le labbra serrate, mentre dal suo ventre si espandevano ondate di piacere.
-Stai godendo’ Godi masturbandoti mentre racconti quanto sei troia al capo del tuo fidanzato.-
Lei annuì, incapace di obiettare alle parole dell’uomo. Spense il dispositivo lasciandolo affondato nella figa e respirando affannosamente, scossa da quell’orgasmo.
Quando riaprì gli occhi Martini era in piedi di fronte a lei, con una reflex digitale in mano.
-Signore, no’ questo no.-
-Stai zitta, troia. Devo assicurarmi che non ti tirerai indietro: adesso farò un bel po’ di foto al tuo corpo nudo, mentre tieni quel gioco ben piantato nella tua figa. E tu le prossime volte farai quello che ti dico, altrimenti le foto arriveranno in forma anonima a Giovanni. Hai capito?-
-Sì signore.-
Nei minuti successivi l’uomo la fotografò da ogni inquadratura. Si soffermò sui particolari del suo corpo e del suo volto, scattando almeno un centinaio di fotografie. Arianne eseguì passiva i suoi ordini, ma esibirsi e umiliarsi in quel modo le regalava un sottile piacere. Quando ebbe finito tornò a sedersi sulla poltrona.
-Bene, adesso vieni a sederti qui sulle mie gambe.-
Arianne obbedì, prendendo posto sulle gambe unite dell’uomo. Subito le mani enormi le accarezzarono la pelle dei fianchi, facendole venire la pelle d’oca.
-Giovanni &egrave fortunato con una ragazza come te. Non ti preoccupare, non ho intenzione di rovinare la vostra relazione. Quando lui sarà in città tu farai la fidanzatina fedele, ma quando lui non ci sarà sarai mia. Obbedirai alle mie regole e farai tutto quello che ti dico. D’accordo?-
-Sì, signore.-
-Nei giorni in cui lui sarà via verrai con reggicalze, calze a rete e tacco dodici, senza biancheria intima. Chiaro?-
-Sì, signore. Come vuole lei.-
-Molto bene. Sei stata una cagnetta obbediente, quindi puoi avere il tuo premio. Aprimi i pantaloni e succhiami un po’ il cazzo.-
Sapeva che sarebbe arrivato quel momento e una parte di lei lo desiderava. Essere in balia di quell’individuo la eccitava. Ormai non poteva più tirarsi indietro: se si fosse rifiutata di fare ciò che le chiedeva avrebbe dovuto rinunciare a Giovanni, l’unico modo di tenerlo con sé era tradirlo. Eppure quel tradimento le provocava un sottile piacere, il brivido del proibito. Non era più solo per punire suo padre, facendosi scopare da un uomo vecchio come lui. Era molto di più, l’esplorazione di un universo che con Giovanni fino a quel momento aveva solamente sfiorato.
Si inginocchiò ai piedi di Martini. Con gesti rapidi slacciò la cintura e i pantaloni, abbassandoli fino alle caviglie. Gli slip erano tesi dal cazzo, un cazzo sorprendente. Aveva pensato che un uomo di quella mole e dell’età di Martini avrebbe avuto un pene minuscolo, ma il suo cazzo era grosso quasi quanto quello di Bastian. Chiuse la mano attorno all’asta, muovendo leggermente le dita mentre fissava la grossa cappella violacea. Era lungo più di una sua spanna, e largo più di tre dita affiancate. Lo masturbò con calma, accarezzando i testicoli con la mano per poi scendere a baciare la punta. Baciò la cappella con cura, alternando piccoli baci a rapidi colpi di lingua. Il gusto era eccitante, il gusto di un maschio maturo. Dopo avere percorso tutta la lunghezza con la lingua tornò verso l’altro e lo imboccò. Subito sentì la mano di Martini appoggiarsi sulla nuca e spingerla verso il basso. Continuò a spingerla finch&egrave non sentì la cappella premere verso la gola. Cercò di fermarsi, ma l’uomo non la lasciava.
-Ingoialo. Il mio cazzo non può essere troppo grosso per una troia come te.-
Trattenne a stento un conato di vomito. Cominciò a gemere con le lacrime agli occhi, spingendo con le mani per allontanarsi. Martini le tenne la testa ferma e spinse con il pube verso l’alto affondando ancora più profondamente nella sua gola. Ancora una volta sentì un conato di vomito, che miracolosamente riuscì a trattenere. Finalmente l’uomo la lasciò andare. Si tirò indietro, il volto rigato dalle lacrime.
-Perché fai questo?-
-Ricorda le regole quando ti rivolgi a me.-
Arianne prese un profondo respiro, cercando di ricomporsi.
-Perché fa così, signore? Ho obbedito finora.-
-Ti sto educando. Ti ho mostrato che sei in grado di prendermi tutto il cazzo in gola, se solo vuoi farlo. Per adesso va bene così, ma arriverai a farlo senza difficoltà ogni volta che te lo chiederò. Dovresti ringraziarmi, ti sto insegnando qualcosa che potrai fare con Giovanni.-
-Io’ grazie, signore.-
Il gesto di sottomissione le era venuto spontaneo e le aveva provocato un brivido di eccitazione. Vide un sorriso vittorioso sulle labbra dell’uomo, che annuì soddisfatto.
-Brava. Adesso succhiamelo ancora un po’.-
Questa volta Martini la lasciò fare. Arianne si impegnò a fondo nel pompino, stimolandolo con la lingua e succhiando nei modi che Giovanni apprezzava maggiormente. Dopo un paio di minuti l’uomo la fermò, accarezzandole la guancia come per premiarla.
-Sei molto brava. Si vede che ti piace succhiare cazzi. Adesso fammi vedere come ti piace prenderli.-
-Signore, la prego’-
-Non fare finta di non volerlo. Quando hai accettato sapevi bene cosa avrei voluto. Però sarai tu a farlo. Io starò fermo, non farò nulla per forzarti. Questa volta devi essere tu a dimostrarmi la tua disponibilità.-
Arianne si alzò in piedi. Guardò il cazzo enorme, umido della sua saliva. La grossa cappella puntava verso l’alto, invitante. Martini aveva ragione: desiderava sentirlo dentro, lo aveva desiderato dal momento in cui aveva visto quel cazzo. Aveva protestato solo per procurarsi un alibi, per provare a convincersi che non lo faceva per il suo piacere. Ma sapeva bene che non era vero. Certo, lo faceva per Giovanni, ma sapeva che avrebbe goduto e che non sarebbe più stata capace di tornare indietro.
Si avvicinò alla sedia, allargando le gambe di Martini. Si voltò di spalle e sollevò la gonna con una mano, mentre con l’altra impugnava il cazzo. Spinse le natiche all’indietro finch&egrave non sentì la grossa cappella contro la vulva. Il contatto la fece sospirare. Pregustava le sensazioni che avrebbe provato. Ricordava il misto di piacere e dolore che aveva provato scopando con Bastian. Sul momento aveva pensato che non avrebbe più voluto riprovare quelle sensazioni, ma adesso le bramava. Il dolore era la giusta punizione per il suo tradimento, per il piacere che provava a farsi scopare da Martini. E sapeva che quella punizione, quel senso di colpa avrebbero fatto lievitare il suo piacere.
Si lasciò scivolare verso il basso, stringendo i denti mentre il grosso sesso si faceva strada nel suo ventre. Quando lo sentì completamente dentro di sé appoggiò le mani al bordo della scrivania. Cominciò a muoversi sull’uomo, assaporando le sensazioni che arrivavano dalla figa in fiamme. Sentì le mani di Martini stringersi sui suoi seni, palparli e soppesarli per poi stringere con forza i capezzoli. Si morse le labbra per trattenere un urlo e aumentò il ritmo. Sentiva i polpacci e le cosce indurirsi mentre il suo ventre si scioglieva. Le pareti vaginali dilatate dolorosamente dal membro, premio e punizione che la stava portando all’orgasmo.
Lo sentì arrivare, montare inesorabile per poi esplodere. Spalancò la bocca, e solo la mano di Martini premuta sulle sue labbra le impedì di urlare. Sentì l’uomo sollevarsi dalla sedia e spingere con forza, affondare ancora più profondamente in lei con una serie di colpi rapidi che le regalarono una serie di sensazioni. Alla fine si sentì invadere da una sensazione di calore. Comprese che l’uomo le stava eiaculando dentro, senza preoccuparsi della sua eventuale fertilità. Si abbandonò contro il suo corpo lasciando che continuasse a scoparla, a spingere il suo seme rovente sempre più a fondo.
L’orgasmo sembrò durare in eterno, poi finalmente scemò. Rimase appoggiata al ventre dell’uomo, retta dalle mani e dalle braccia forte, la nuca appoggiata alla sua spalla. Quando sentì le mani di Martini spingerla verso l’alto si alzò a fatica, appoggiandosi alla scrivania. Sentì un rivolo di sborra fluire dal sesso lungo la coscia. Aveva l’impressione che la sborrata fosse stata straordinariamente abbondante, si sentiva piena come raramente le era successo. Quando si voltò vide che l’uomo le porgeva una salvietta.
-Pulisciti le cosce, poi rivestiti. Voglio che tu lo tenga dentro mentre lavori.-
-Uscirà comunque. Imbratterà tutto il perizoma.-
-Così quando arriverai a casa e ti spoglierai ripenserai a quello che &egrave successo.- Notò che non l’aveva rimproverata per non averlo chiamato ‘signore’. In quel momento non ce n’era più bisogno. ‘Sei stata brava, non ti pentirai della sua scelta.-

Per tutto il resto del pomeriggio Arianne si sentì sporca. Aveva tradito Giovanni e aveva goduto, la scusa di averlo fatto per lui non era una giustificazione sufficiente. Non vedeva l’ora di andare a casa e lavarsi via la sensazione delle mani di Martini, del corpo dell’uomo contro il suo. Sentì lo sperma dell’uomo fluire fuori dal suo sesso e seccarsi sul perizoma, un ricordo costante di ciò che era successo.
Una volta a casa si precipitò nella doccia, spogliandosi ancora prima di arrivare in bagno. Rimase a lungo sotto il getto bollente, piangendo per il senso di colpa. Non riusciva a non ripensare a ciò che era successo. Avrebbe dovuto ricordarlo con orrore, ma riusciva a pensare solo al piacere che aveva provato. Finalmente prese il flacone del doccia schiuma e cominciò a insaponarsi. Si lavò con cura tutto il corpo, lasciando per ultimo il sesso. Massaggiò le labbra e il monte di Venere con il detergente intimo. Con gli occhi chiusi sfiorò il clitoride. Le immagini di Martini tornarono prepotentemente davanti agli occhi, come un film. Portò due dita verso il sesso, spingendole dentro per lavare via ogni residuo di sperma. Prendeva la pillola, ma l’uomo non lo sapeva e non se ne era preoccupato. Continuò a muovere le dita all’interno, sentendo montare un nuovo piacere. Non stava più cercando di lavarsi, si stava masturbando freneticamente. Si abbandonò in ginocchio nella doccia, il corpo scosso da un nuovo orgasmo.

Nella sua villetta fuori città Sebastiano Martini spense il computer. Aveva appena riguardato le foto di Arianne Fermi, il ricordo del pomeriggio lo aveva appagato. Allacciò la vestaglia e si versò un bicchiere di scotch, alzando il bicchiere in un immaginario brindisi. Un nuovo gioco era appena iniziato, e prometteva di essere entusiasmante. Per oltre un mese Arianne non ebbe più notizie di Martini. Nei primi giorni fu dura: continuava a ricordare il modo in cui l’uomo l’aveva costretta a concedersi a lui, il ricatto e il piacere che aveva provato. Ogni volta che lo vedeva nei corridoi si sentiva avvampare: aveva paura che da un momento all’altro potesse tirare fuori le sue foto e sputtanarla davanti a tutti. Nei primi giorni faceva fatica a guardare in faccia Giovanni, come se il suo fidanzato potesse leggerle negli occhi il suo tradimento.
Tuttavia non successe nulla del genere. Martini si comportava come al solito: quando si incontravano la salutava con cortesia e le chiedeva del suo lavoro, senza fare la bench&egrave minima allusione al loro accordo. Giovanni dal canto suo era sempre premuroso e affettuoso. Si era stupito del suo cattivo umore nei primi giorni, ma lo aveva attribuito a problemi in famiglia. Arianne glielo aveva lasciato credere. Una sera dopo avere fatto l’amore gli aveva chiesto se intendesse parlare con Martini per il concorso. Lui le aveva risposto che erano rimasti d’accordo per parlarne a fine maggio. Era anche riuscita a fargli annullare la partecipazione ad una conferenza a cui avrebbe dovuto presenziare a metà maggio. Non voleva essere lasciata sola: ricordava il suo accordo con Martini, e sperava che l’uomo l’avrebbe lasciata stare fintanto che Giovanni fosse stato in città.
Era convinta che, se fosse riuscita a ritardare a sufficienza il momento in cui Martini l’avrebbe avuta a sua disposizione, l’uomo avrebbe rinunciato alle sue pretese su di lei. In cuor suo temeva che fosse un’illusione, e ne ebbe la conferma quando vide Giovanni entrare nel suo ufficio.
-Ciao amore.- Gli disse alzandosi e baciandolo. Erano usciti allo scoperto e avevano ufficializzato il loro rapporto. In realtà molti nel dipartimento sapevano già, quindi non era stata una grande rivelazione.
-Ciao Ari, devo dirti una cosa.-
-Dimmi. C’&egrave qualche problema?-
-In un certo senso. Ricordi quella conferenza a cui avrei dovuto partecipare domani e dopodomani? Avevo convinto Gabriele Vettori ad andare al posto mio, ma si &egrave ammalato.-
Le parole del suo fidanzato la fecero sbiancare.
-Devi’ devi andare tu?-
-Ho appena parlato con Martini. Parto domani mattina alle cinque, tornerò la sera successiva ben oltre la mezzanotte. Questo vuol dire che domani dovrai andare tu a presentare a Martini la relazione mensile. Ho cercato di dirgli che non potevo andare alla conferenza perché avevamo questo appuntamento, ma mi ha detto espressamente che sei perfettamente in grado di farla tu. Mi dispiace, so che mi avevi chiesto di non andare’-
Arianne aveva ormai smesso di ascoltare. Sperava di avere ingannato Martini, ma quell’uomo aveva costruito la sua carriera sugli intrallazzi e sui giochi politici. Non poteva essere stato lui a fare ammalare il collega di Giovanni, ma aveva senza dubbio colto la palla al balzo. E la richiesta che fosse lei a presentargli la relazione era un chiaro messaggio: c’erano colleghi più esperti di lei nel gruppo di lavoro, anche se meno in gamba. Martini aveva voluto dirle che non aveva dimenticato il loro accordo, che il giorno successivo la aspettava per riscuotere ciò che gli spettava.
-Cara, non stai bene? Mi dispiace, ma non posso proprio dire di no.-
-Non ti preoccupare Gio.- Gli disse lei sforzandosi di sorridere. ‘Sono solo due giorni, e nemmeno interi. In fondo abbiamo passato periodi più lunghi senza vederci.-
-Sei sicura? Posso provare a inventarmi un malessere.-
-No. Anzi, sono stata egoista a chiederti di non andare, so quanto &egrave esigente il grande capo.-
-Già. Martini mi ha preso in simpatia, ma se lo deludessi le mie speranze di diventare professore andrebbero a farsi fottere.-
Arianne si allungò verso di lui e lo baciò sulle labbra.
-E allora non deluderlo. Mi sono innamorata di te anche per la passione che metti nel tuo lavoro, ricordalo.-

Quella sera rimase fino a tarda notte nel letto senza riuscire a prendere sonno. La consapevolezza che il giorno dopo avrebbe visto Martini e sarebbe stata in sua balia le aveva risvegliato un mare di emozioni. Lo sconforto per non essere riuscita a evitarlo, per avere visto i suoi piani sfumare. I sensi di colpa perché probabilmente avrebbe nuovamente tradito Giovanni. Il senso di solitudine dovuto all’impossibilità di condividere quel segreto con qualcun altro: non poteva parlarne a nessuno, nessuno l’avrebbe capita. Mentre cercava invano di prendere sonno le tornarono davanti agli occhi le immagini di Martini, del suo cazzo enorme. Poteva quasi vederlo davanti a lei, poteva quasi sentirlo soffocarla e poi scivolare nel suo sesso. Maledisse il suo stesso corpo, le sue reazioni: se non avesse goduto, se non avesse provato un piacere così intenso sarebbe stato più facile.
Eppure anche in quel momento le era bastato pensare a quelle sensazioni per bagnarsi.
Il mattino dopo si alzò prima del solito. Si lavò con cura e si truccò. Mentre lo faceva si disse che era per mostrare dignità a Martini, per non fargli vedere che l’aveva sconfitta mandando Giovanni in trasferta. Impiegò diverso tempo per scegliere l’abbigliamento. Alla fine optò per una gonna più corta del solito, appena sopra il ginocchio, e un top attillato. Non aveva dimenticato l’ordine dell’uomo, di presentarsi senza biancheria intima e con le autoreggenti. Per un attimo fu tentata di mandarlo al diavolo e di fare di testa. Lasciò nel cassetto le calze e indossò un paio di mutandine di pizzo. Era già sulla porta quando le venne in mente che l’uomo avrebbe potuto infuriarsi e mandare le sue foto a Giovanni. A malincuore tornò in casa, si sfilò le mutandine e indosso un paio di autoreggenti abbastanza leggere per la giornata di maggio. Completò il tutto con un paio di scarpe aperte con il tacco dodici, come le aveva ordinato Martini.
Era la prima volta che usciva di casa senza intimo. La sensazione dell’aria sul sesso nudo la fece rabbrividire: a quell’ora il vento era ancora fresco, e soffiava sulla sua figa solleticandola. Quando arrivò all’università il suo sesso era umido per quella stimolazione inattesa.
L’appuntamento con Martini era fissato per le quattro del pomeriggio. Nelle ore che la separavano dall’incontro riuscì a malapena a lavorare, completamente incapace di concentrarsi. Per tutto il tempo si chiese che cose avrebbe voluto da lei Martini quel giorno. Essere all’oscuro delle intenzioni dell’uomo era un supplizio, un’incognita che la portava a immaginarsi le pratiche più turpi. Quei pensieri la spaventavano: una parte di lei era curiosa di sapere cosa avrebbe fatto l’uomo, fremeva per l’attesa.
Quando finalmente si alzò per raggiungere l’ufficio all’ultimo piano le gambe le tremavano. Mentre aspettava l’ascensore abbassò il bordo della gonna, come se chiunque potesse accorgersi che sotto era nuda. Arrivata al piano dovette trattenersi dal correre, nonostante il tacco vertiginoso.
-Entra pure, Marianne.-
La voce dell’uomo rispose in maniera secca appena bussò alla porta. Entrò nella stanza e chiuse la porta dietro di sé, salutando educatamente l’uomo che faceva il bello e il cattivo tempo nel dipartimento. Martini non rispose, un pessimo segno. Arianne si avvicinò alla scrivania e aspettò in piedi che l’uomo la degnasse di uno sguardo.
Il professore aspettò quasi cinque minuti prima di alzare finalmente gli occhi verso di lei. Lo sguardo che le rivolse non prometteva nulla di buono.
-Tu ti credi furba, Arianne?-
-Mi scusi, signore?- La domanda l’aveva colta di sorpresa.
-Ti ho chiesto se ti credi furba. Credo che sia così, visto che pensavi di fregarmi. Io ho cercato di aiutarti, dicendoti che saresti stata a mia disposizione solo in assenza di Giovanni, e tu hai cercato di convincerlo ad annullare la sua trasferta. Evidentemente pensavi di essere più intelligente di me, mi sembra chiaro.-
Arianne sbiancò. L’uomo aveva saputo delle sue intenzioni e se l’era presa. Se avesse deciso di fare avere le foto a Giovanni per lei sarebbe stata la fine.
-Signore, non &egrave così’-
-Ah no?-
-Se l’ho offesa mi dispiace, me ne scuso. E’ vero, ho chiesto a Giovanni di non andare via. Ma l’ho fatto perché avrei sentito la sua mancanza, non volevo mancarle di rispetto.-
L’uomo la fissò dubbioso, massaggiandosi il mento. Quando finalmente si alzò Arianne sentì un brivido di paura.
-Voglio crederti.- Disse l’uomo girando attorno alla scrivania. ‘Ma prima voglio vedere se hai rispettato le regole. Chinati in avanti, faccia e busto sulla mia scrivania.-
Arianne sapeva di essere sull’orlo del precipizio. Martini non scherzava, glielo stava dimostrando con il suo atteggiamento: se non lo avesse assecondato avrebbe fatto ciò che le aveva promesso. Si chinò in avanti, appoggiando prima il busto e poi il volto sulla scrivania, le mani larghe accanto alle spalle.
Sentì il professore avvicinarsi e sollevarle la gonna fino ai fianchi. Le mani dell’uomo si mossero sulle sue cosce, sfiorando il bordo delle calze a rete a sfiorandole il sesso nudo. Arianne trattenne il respiro: il contatto era piacevole, le mani enormi la facevano fantasticare suo malgrado. Si vedeva palpata da quelle mani, vedeva le grosse dita profanarle il sesso con forza. Scacciò il pensiero. Quell’uomo stava abusando di lei, la stava obbligando a tradire il suo amore.
-Bene, almeno le regole le hai rispettate. Per questa volta sei perdonata, però dovrò punirti. Sei d’accordo di meritare una punizione?-
-Io’ sì, signore. Me la merito.- L’idea di essere punita le aveva seccato la gola. Da quanti anni non era punita dai suoi genitori? Ed era sicura che la punizione che le avrebbe impartito Martini sarebbe stata di un genere completamente diverso. Sentì l’uomo allontanarsi, per tornare qualche secondo dopo. Si stava chiedendo perché si fosse allontanato quando sentì uno schiaffo improvviso sulla natica. No, non era stato uno schiaffo. Martini l’aveva colpita con qualcosa di diverso, di duro ma flessibile. Arianne visualizzò un listello di legno che aveva visto entrando, come un righello spesso mezzo centimetro, largo una mezza dozzina e lungo mezzo metro. Il colpo le strappò un urlo. Sentì subito un forte bruciore sulla natica colpita, un dolore che le fece lacrimare gli occhi.
-Zitta, cagna! Mentre ti punisco devi stare in silenzio. Per la tua arroganza sono dodici colpi, ma ad ogni urlo ne aggiungo la metà.-
Il secondo colpo raggiunse la seconda natica. Arianne riuscì a non urlare, stringendo i denti e cercando di gridare dentro la sua mente. Martini aspettò qualche secondo, quindi continuò a colpirla. Uno, due, altri dieci colpi la raggiunsero in sequenza. Quando finì Arianne stava piangendo. Sentiva le natiche bruciare come se fossero state su una stufa rovente, era sicura che le sarebbero rimasti i segni per giorni. Tuttavia una parte di lei si rammaricò che fosse finita. L’uomo le aveva impartito una lezione, le aveva mostrato che era lui a comandare e che lei doveva sottomettersi. Sentì due grosse dita avvicinarsi al sesso, strusciando contro le grandi labbra.
-Lo sapevo.- Martini spinse con forza le dita nel suo sesso. Questa volta le sfuggì un gemito. ‘Ti &egrave piaciuto farti punire, la tua figa &egrave bagnata come quella di una cagna in calore. Alzati e guardami.-
Arianne si alzò e si girò verso l’uomo che la superava di tutta la testa. Alzò lo sguardo a fatica, vergognandosi per la reazione del suo corpo. Non doveva andare così, doveva essere difficile e doloroso come uno stupro. Martini la attirò a sé per baciarla. Sentendo le labbra dell’uomo sulle sue Arianne si ritrasse, ma subito venne colpita da uno schiaffo.
-Se ti bacio non devi tirarti indietro, puttana. Ti sto facendo una concessione, gli uomini come me non baciano le puttane. Dovresti ringraziarmi.-
Arianne ricacciò indietro le lacrime che le stavano allagando gli occhi.
-Mi dispiace signore. Non ero’ non ero pronta.-
-Quando sei con me devi essere pronta a soddisfarmi. Adesso togliti quel top e inginocchiati.-
Obbediente si tolse il top, mostrando all’uomo il suo petto nudo. Rimase immobile mentre l’uomo le soppesava i seni come mele al mercato, quindi si inginocchiò.
-Toglimi le scarpe e i pantaloni. Questa volta voglio essere comodo mentre mi succhi il cazzo.-
Arianne annuì il silenzio. Una dopo l’altra slacciò le scarpe e le sfilò, quindi fece lo stesso con i pantaloni e gli slip. Il membro di Martini era imponente anche a riposo. Guardandolo provò una fitta di desiderio, che ricacciò subito nel profondo della sua mente.
-Succhialo. Fallo diventare duro.-
Arrianne obbedì in silenzio, ormai arrendevole. Lo aveva già fatto, poteva gestirlo. Non era molto diverso da quando al club aveva succhiato degli sconosciuti attraverso il glory hole. Chiuse gli occhi e socchiuse le labbra, spalancandole man mano che il sesso flaccido entrava. Cominciò a muovere la lingua, le mani intente ad accarezzare i testicoli e le natiche dell’uomo. A poco a poco sentì il cazzo prendere consistenza, inturgidirsi ed ergersi nella sua maestosità. Come nell’incontro precedente sentì la mano di Martini appoggiarsi sulla sua nuca e premere. Questa volta sapeva cosa aspettarsi: cercò di rilassare la gola e di lasciare entrare il cazzo in profondità. Riuscì solo in parte. Lo sentì affondare più della volta precedente, ma ad un certo punto il suo petto venne scosso da un nuovo conato.
Il professore la tenne ferma ancora per qualche secondo, quindi la lasciò andare. Si tirò indietro tossendo. Sentiva la gola bruciare ed era delusa per non essere riuscita nel suo intento. Temeva che Martini si adirasse, ma questa volta la voce dell’uomo era calma.
-Non ti preoccupare se non ci riesci subito, presto sarai in grado di ingoiarlo tutto’ e anche di ingoiare cazzi più grandi del mio. Comunque sei stata brava.-
-Grazie signore, ho fatto del mio meglio.-
-Lo so. E adesso avrai l’occasione di dimostrarmelo. Seguimi.-
Martini si spostò verso un divano dal lato opposto della stanza. Le indicò di fermarsi in ginocchio di fronte a lui, quindi si stese in diagonale. Un piede era appoggiato sul divano, l’altro sul tavolino. Il grosso sedere dell’uomo sporgeva dal cuscino, mentre il membro svettava come un obelisco sotto il ventre flaccido.
-Leccami il cazzo e i coglioni, prendili in bocca. Fai piano, non devo sentire i denti.-
Arianne si avvicinò a quattro zampe. Percorse lentamente l’asta scendendo dalla cappella, quindi si dedicò ai testicoli pelosi. Si sorprese della propria obbedienza. Era troppo remissiva, troppo pronta ad entrare nel ruolo della schiava. Ma in fondo non poteva fare altro. Amava Giovanni, e se lui avesse scoperto che lo tradiva ne avrebbe sofferto troppo. Sentì la mano di Martini spingerle la testa verso il basso.
-Leccami il culo. E’ così che si fa carriera qui, no? Solo che tu non lo farai metaforicamente.-
Si oppose alla spinta solo per un istante, poi cedette. La sola idea la disgustava, ma le conseguenze di un suo rifiuto erano troppo gravi. Scese con la lingua dai testicoli lungo il perineo, quindi chiuse gli occhi e la affondò tra le natiche dell’uomo. Allargò i glutei con le mani mentre la lingua sfiorava lo sfintere. La mosse come un pennello, leccandola rapidamente.
-Leccalo bene. Sei brava’ non lo hai mai fatto al suo fidanzato? Faglielo quando torna, andrà in visibilio e ti scoperà come non hai mai fatto.-
A quelle parole aumentò l’intensità delle leccate. Appiattiva la lingua contro il muscolo e la muoveva verso l’alto. Forse avrebbe dovuto veramente farlo a Giovanni. Non sembrava così terribile, e Martini sembrava apprezzarlo veramente. Sarebbe andata avanti all’infinito se il professore non l’avesse fermata.
Le braccia forti la sollevarono e la accompagnarono verso la scrivania.
-Mettiti nella stessa posizione di prima, meriti un premio.-
Arianne sentì lo stomaco stringersi. Obbedì all’uomo affondando la testa tra le mani. La superficie ruvida della scrivania premeva contro i capezzoli turgidi facendola sospirare.
-Signore, la prego.- Piagnucolò temendo quello che sarebbe successo. ‘Non mi colpisca di nuovo. Già così mi rimarrà il segno, non so come farò a farmi vedere da Giovanni. Sto facendo tutto quello che mi ha chiesto.-
Una mano le accarezzò le natiche, strappandole un gemito di dolore.
-Non ti rimarrà il segno. Al massimo per un paio di giorni, se quando arrivi ci metti impacchi di ghiaccio e spalmi crema idratante. Comunque non voglio colpirti. Ti ho parlato di un premio, e sono sincero.-
Arianne sentì le mani dell’uomo divaricarle le natiche, quindi qualcosa di umido sfiorare il sesso. Comprese che l’uomo la stava leccando. La sua lingua era larga e decisa, si muoveva con la sicurezza dettata da anni e anni di esperienza. Dopo pochi secondi si ritrovò a gemere per il piacere che le stava regalando quella stimolazione inattesa. Non si aspettava che Martini le avrebbe praticato sesso orale. Fino a quel momento aveva pensato solo al proprio piacere, usandola come una schiava. Eppure con la lingua ci sapeva fare, la sua bravura era paragonabile a quella di Yumiko. Sentì la lingua salire verso lo sfintere, mentre un dito la penetrava ed un altro giocava con il clitoride. Adesso ansimava liberamente, incapace di nascondere il piacere che stava provando. Improvvisamente la pressione di un oggetto freddo e duro sullo sfintere la fece irrigidire. Arianne impiegò qualche secondo per capire che si trattava di un plug anale.
Sospirò e cercò di rilassarsi. Dunque era questa la nuova umiliazione che voleva infliggerle l’uomo. Lo sentì entrare a poco a poco. Le sembrava enorme, nel punto più largo ben più grande del cazzo di Giovanni. Mentre dilatava il suo sfintere gemette, serrando le labbra per non lamentarsi. Finalmente la parte più larga superò il muscolo. Sentì lo sfintere richiudersi attorno al plug, ormai completamente dentro di lei fatta eccezione per l’impugnatura. Il bruciore era ancora forte, ma la sensazione era piacevole.
-Voglio che tu lo tenga ben inserito fino a quando non arriverai a casa. E la prossima volta che ci vedremo dovrai averlo, d’accordo?-
-D’accordo signore.-
-Adesso alzati e togliti la gonna.-
Arianne obbedì. Alzandosi in piedi i muscoli rettali si strinsero contro il plug, accentuando il dolore ma provocandole allo stesso tempo una fitta di piacere. Aprì la zip della gonna e la lasciò cadere a terra, quindi si spostò di lato. Era completamente nuda davanti all’uomo, fatta eccezione per le scarpe.
-Sei veramente magnifica.- Le disse l’uomo accarezzandole il petto e scendendo fino all’inguine. ‘Una magnifica troia. Tu non credi di esserlo, ma prima o poi ne prenderai atto.-
-Io sono innamorata di Giovanni, signore.-
-Certo, ma questo non ti impedisce di godere mentre ti fai sbattere dal suo amico’ o da me.-
Arianne abbassò la testa e rimase in silenzio. Era vero, ma non poteva dargli ragione. In fondo quando aveva fatto sesso con Lorenzo lo aveva fatto con Giovanni presente. E anche con Martini aveva goduto, ma era stata costretta a fare sesso con lui’ era stata tradita dal suo corpo.
Guidata dalle mani di Martini arretrò verso la scrivania. L’uomo la sollevò come una bambola di pezza facendola sedere sul piano di legno, quindi le aprì le gambe. Con due dita le accarezzò il sesso. Il sorriso che le rivolse quando si rese conto che era già pronta per essere penetrata le fece venire voglia di piangere. Chiuse gli occhi mentre l’uomo appoggiava il cazzo eretto alla sua vulva e lo sfregava sulla fessura.
-Guardami mentre ti scopo.-
Arianne aprì gli occhi. Martini la prese per i fianchi e affondò con un colpo deciso, che le mozzò il fiato. La doppia stimolazione la faceva sentire come quando aveva provato la doppia penetrazione con Giovanni e Lorenzo, ma il cazzo di Martini era molto più grosso di quello di Lorenzo e il plug più largo di quello del suo fidanzato. Gli affondi arrivavano in rapida successione, profondi e violenti. Cercò di concentrarsi sul dolore che le aveva provocato il listello, di pensare ai momenti più tristi della sua vita. Fu tutto inutile: il suo corpo reagiva autonomamente, guidato da qualcosa che giaceva nel suo subconscio. Socchiuse la bocca, vinta dal bisogno di manifestare il piacere che stava provando. Martini la fissava sorridendo, le mani strette sul suo corpo. Ad ogni affondo adesso rispondeva un gemito di intensità sempre maggiore. Alla fine Arianne si lasciò andare. Si abbandonò all’orgasmo, piantando le unghie nelle spalle dell’uomo che la stava scopando e appoggiando la testa al suo petto. Rimase inerte mentre l’uomo continuava a fotterla con forza, instancabile, finch&egrave non lo sentì ancora una volta scaricarsi dentro di lei. L’eiaculazione le regalò un secondo orgasmo, più dolce ma non meno piacevole. Gemette con la bocca premuta contro la spalla del professore, aggrappata come un naufrago ad un salvagente.
Quando lo sentì sfilarsi abbassò lo sguardo. Non voleva vedere il suo sguardo vittorioso, la consapevolezza di averla sconfitta ancora una volta, forse definitivamente.
-Puliscimi il cazzo, poi puoi rivestirti.-
Scivolò giù dalla scrivania e si inginocchiò ai suoi piedi. Meccanicamente gli prese il cazzo in bocca, ripulendolo dallo sperma misto alle sue secrezioni vaginali. I due sapori mischiati erano inebrianti, quando si rialzò sentiva la testa girare.

Arrivata a casa salutò a malapena la sua famiglia. Si chiuse in bagno ed estrasse dall’ano il plug, che aveva tenuto dentro di sé per quasi due ore. Quando sentì lo sfintere dilatarsi ed il senso di vuoto provò un nuovo tipo di piacere che la sorprese. Si lavò a lungo. Lasciò che le lacrime si mischiassero all’acqua che lavava via il sudore e l’odore di Martini. Quando uscì si spalmò le natiche con la crema idratante. Al contatto con le sue mani sentiva la pelle bruciare. Il segno sarebbe rimasto per più di due giorni, ne era sicura. Avrebbe dovuto inventare una scusa per non vedere Giovanni, una menzogna per salvaguardare il loro rapporto. Il viaggio fino a Roma era stato comodo, ma Giovanni scese dal treno di cattivo umore. Non amava i cambiamenti di programma, e il modo in cui era maturato quel viaggio era decisamente fastidioso. Partecipare a quel congresso era un’opportunità: avrebbe avuto modo di vedere di persona diverse delle persone che all’estero svolgevano ricerche simili alle sue. Avrebbe mentito se avesse detto che gli dispiaceva essere lì.
Tuttavia aveva deciso di rinunciare per restare con Arianne e gli dispiaceva essere stato costretto a rimangiarsi la parola data. Sperava che non glielo avrebbe fatto pesare al suo ritorno. Fino a quel momento il loro rapporto era stato privo di grosse discussioni. Svolgevano lo stesso lavoro, quindi ognuno dei due comprendeva le esigenze dell’altro. Ma ora stava entrando in un momento decisivo della sua carriera. Per questo stava intensificando i sforzi, anche se voleva dire ridurre il tempo dedicato al rapporto di coppia. Era sicuro che Arianne lo avrebbe capito: nel momento in cui avesse ottenuto ciò a cui ambiva avrebbero avuto più tempo da passare assieme.
La amava profondamente e la desiderava, ma aveva paura che il loro rapporto diventasse troppo estremo. Nell’ultimo periodo aveva riflettuto sulle esperienze che avevano vissuto assieme. Erano state eccitanti, ma cominciava a pensare ad Arianne come alla sua possibile compagna per la vita e non era sicuro di volere una compagna troppo libertina. Vedere la madre dei suoi figli impegnata in rapporti con sconosciuti non era al primo posto tra le sue aspettative per il matrimonio. Certo, le serate con Lorenzo erano un altro discorso. E probabilmente anche qualche visita sporadica al Red Piper sarebbe stata accettabile. Purch&egrave ci si limitasse a pratiche soft, come nel corridoio dei glory hole. Almeno per il momento non voleva che le cose andassero oltre.

Mentre il tassinaro lo portava all’hotel inviò un paio di messaggi ad Arianne. L’avrebbe chiamata più tardi, dopo avere cenato. La stanza era comoda e confortevole, prenotata dagli organizzatori del congresso. Dopo essersi lavato e cambiato scese nel ristorante dell’hotel. Guardandosi attorno vide alcuni volti conosciuti, ricercatori stranieri che a quell’ora erano già alla fine della loro cena.
Li salutò con un cenno, rimandando la conversazione al giorno successivo. Non voleva che i colleghi gli mettessero fretta durante la sua cena, e non era dell’umore di fare conversazione. Stava scrutando il menu quando intravide una figura fermarsi di fronte al suo tavolo. Aveva la sensazione di avere già visto quelle gambe lunghe e lisce, così come il vitino delicato.
-Posso sedermi qui con lei, dottor Anselmi?-
Anche se non la sentiva da quasi cinque anni riconobbe subito la voce roca e sensuale, con un leggero accento portoghese. Alzando lo sguardo si trovò davanti una giovane mulatta dai lineamenti decisi ma armoniosi. La bocca piccola e carnosa era socchiusa in un sorriso irriverente. I capelli castani erano tagliati cortissimi, evidenziando il volto mozzafiato e gli occhi verdi. Un abito bianco evidenziava il corpo da pin up e la carnagione scura.
-Ciao Juliana, non pensavo che avresti partecipato anche tu.-
La giovane inarcò un sopracciglio con aria dubbiosa.
-Non avresti potuto saperlo, visto che non ti fai sentire da cinque anni. Allora, posso sedermi?-
-Fai pure.-
La giovane prese posto sorridendo a un cameriere, che subito accorse ad apparecchiarle il posto. Giovanni notò che il ragazzo approfittò della posizione per sbirciare più di una volta le gambe e la scollatura della bella mulatta.
-Vedo che non hai perso l’abitudine di fare rizzare il cazzo agli uomini.- Le disse quando il cameriere si fu allontanato.
Juliana si strinse nelle spalle, come se fosse un discorso insignificante.
-Ce l’hai ancora con me, Giovanni?-
-Ormai &egrave passato.-
Si erano conosciuti in Nuova Zelanda, dove Juliana era approdata dopo avere conseguito il dottorato con il professor Martini. Aveva due anni meno di Giovanni, ma i loro percorsi erano simili e si erano ritrovati a lavorare assieme. Juliana aveva fatto girare la testa a diversi uomini nel dipartimento, e Giovanni aveva avuto modo di sperimentare il suo stile di vita libertino. A Juliana piaceva scopare, e non ne faceva un mistero. Non faceva preferenze tra uomini e donne, e gradiva avere più di un partner. Erano stati a letto diverse volte, avevano anche partecipato ad orge prima che il loro rapporto cominciasse a diventare qualcosa di diverso.
Continuava a scopare con altre persone, ma quando si vedevano loro due le serate erano speciali. Giovanni stava cominciando a pensare che potesse nascere una relazione, ma un giorno improvvisamente Juliana scomparve. Lo chiamò dall’aeroporto dicendogli che aveva accettato un’offerta negli Stati Uniti, ad Harvard. Dopo quella chiamata non aveva più risposto alle sue telefonate, ma Giovanni aveva saputo che si era sposata con un pezzo grosso della prestigiosa università americana.
-Sei sicuro? Mi hanno detto che sei stato male quando me ne sono andata.-
-Che cosa ti aspettavi? Ero innamorato di te, pensavo che tra noi potesse essere diverso… te ne sei andata senza dirmi nulla, senza darmi una spiegazione. Mi hai solo detto che era un’occasione irripetibile.-
-La verità &egrave che ero spaventata. Non ero pronta per una relazione vera.-
-Volevi essere libera di scopare con chi volevi?-
-Sai che non &egrave solo quello. E’ solo che… ho avuto paura e ho sentito il bisogno di scappare.-
-Ormai comunque &egrave passato. Ci siamo entrambi costruiti una vita. Ho saputo che ti sei sposata.-
-Sì, ma abbiamo divorziato dopo due anni. Adesso da due anni sto in Inghilterra. Ho una relazione, ma &egrave un uomo sposato.-
-L’ideale per poter scopare con chi vuoi.-
-Una volta la cosa non ti scandalizzava. Tu invece? Ho saputo che stai con una tua studentessa. Un astro nascente del dipartimento.-
-Non &egrave più una mia studentessa. Comunque come fai a saperlo?-
-Sono sempre in contatto con Martini. Alla fine &egrave stato il mio mentore, come lo &egrave per te. E’ bella?-
La conversazione fu interrotta dall’arrivo di un cameriere. Giovanni ordinò distrattamente, concentrato sulla sua vecchia amante. Con il passare degli anni la sua bellezza era diventata più matura, più consapevole. I suoi movimenti erano studiati per sedurre chiunque la stesse guardando. Il cameriere fu costretto a chiedergli di ripetere l’ordinazione, troppo concentrato sulla sensuale brasiliana per sentirlo.
-Allora? Parlami di lei.- Gli disse la donna quando il cameriere si fu allontanato.
-E’ magnifica. E’ stata lei a farsi avanti, io non avrei mai osato.-
-Già, non ti ci vedo nei panni del professore che si scopa le sue allieve. E a letto? E’ abbastanza porca per uno come te?-
Per un attimo pensò di non rispondere, ma era difficile negarle qualcosa.
-E’ brava e le piace. Ed &egrave molto fantasiosa, anche se ha alcune fisse.-
-Per esempio?-
-Il sesso anale le piace, ma vuole farlo solo con il preservativo.-
-E’ un peccato’ ricordo bene quanto ti piaceva sborrarmi nel culo.-
-Piantala, Juliana. In ogni caso mi va bene così. Sto pensando di chiederle di sposarmi, e non voglio che la futura moglie dei miei figli sia una puttana.-
-Allora &egrave una cosa seria’ Mi fa piacere per te, anche se non mi sembri così convinto.-
-Cosa vuoi dire?-
-Che sei come molti uomini che ho conosciuto. Volete una donna che soddisfi tutte le vostre perversioni, ma al tempo stesso la donna che sposano deve essere una specie di santa.
-Non si può avere tutto nella vita.-
-Già’ Ma &egrave per questo che molti si trovano un’amante. Julian, il mio amante, &egrave così. Con me può fare le cose che a sua moglie non chiederebbe mai. Eppure sono convinta che molte di queste lei gliele concederebbe più che volentieri. Tu l’hai mai tradita, Giovanni?-
Giovanni scosse il capo.
-Non lo farei mai.-
Il sorriso che lei gli rivolse era carico di malizia.
-Certo, tu non sei quel tipo di uomo’-
Per tutta la cena conversarono ricordando i tempi passati. Parlarono delle persone che avevano conosciuto, degli amici che ancora sentivano o che avevano perso di vista. Giovanni non riusciva a staccare lo sguardo da lei. La bellezza di Juliana era magnetica. Gli occhi avevano qualcosa di magico e di seducente, la bocca sensuale gli ricordava i loro baci, la scollatura generosa attirava il suo sguardo a intervalli regolari.
Quando finalmente si alzarono Juliana lo prese a braccetto, premendogli il seno sul braccio. Quel contatto gli risvegliò i ricordi dei loro amplessi. Ricordava perfettamente la forma dei seni, il colore dei capezzoli, il sapore della sua eccitazione.
-Andiamo a fare una passeggiata e a bere qualcosa?-
Annuì senza parlare. Sicuramente era meglio uscire, se fossero rimasti in hotel avrebbe rischiato di commettere una sciocchezza. Era inutile fingere con sé stesso: era ancora attratto da Juliana, rivederla aveva fatto riaffiorare il vecchio desiderio. Dopotutto non aveva mai conosciuto una donna come lei. Era straordinariamente puttana, ma era anche una donna di un’intelligenza fuori dal comune. Per alcuni aspetti lei e Arianne si assomigliavano molto.
Il pensiero della sua fidanzata gli provocò un senso di colpa. Gli aveva chiesto di stare a casa con lei, e lui adesso era con una sua vecchia fiammo. No, Juliana non era solo una vecchia fiamma. Era stato il suo grande amore, prima di incontrare Arianne. La donna che era stata la sua concubina, la sua amante, la donna che aveva sperato diventasse la sua fidanzata. La donna che lo aveva reso suo schiavo e poi gli aveva spezzato il cuore.
Camminarono per le strade del centro facendosi strada tra i turisti che ogni giorno dell’anno affollavano la capitale. Sembravano una coppia di giovani sposi in luna di miele. Juliana si muoveva con disinvoltura per le strade della città.
-Sembra che tu conosca molto bene Roma.-
-Ci vengo spesso. Per lavoro, o con l’uomo di cui sono amante. Ha certi affari qui, e ama unire l’utile al dilettevole. Mi pago io i viaggi. Faccio la ricercatrice, non la mantenuta.-
Aveva aggiunto le ultime parole notando l’occhiata che le aveva rivolto. Era sempre stata così. Ribadiva sempre che scopava per piacere, mai per soldi. Certo, gli uomini potenti la attiravano, ma ribadiva sempre che i cazzi non hanno portafogli.
Lo fermò davanti all’ingresso di un locale, un club.
-Entriamo qui.-
Il buttafuori all’ingresso rispose con un cenno del capo al suo saluto e le aprì la porta. Lo aveva chiamato per nome, quindi doveva frequentare spesso quel locale. All’interno vennero accolti dalla melodia jazz di un sassofono. Suo padre era stato un grande appassionato di jazz, quindi Giovanni sapeva distinguere un buon musicista da uno mediocre. Quello che stava suonando era dannatamente in gamba. Al termine dell’assolo entrarono in azione gli altri strumenti della band. Oltre alla batteria riconobbe un contrabbasso, un pianoforte e un banjo.
-Che posto &egrave questo?-
-Non &egrave conosciuto perché &egrave esclusivo, ma &egrave uno dei migliori club di Roma. All’ingresso ci hanno fatti entrare perché io e Jordan veniamo spesso qui. Le band che suonano dal vivo sono di altissimo livello, e al piano superiore ci sono delle stanze per chi vuole intrattenersi.-
Giovanni finse di non notare lo sguardo malizioso che gli aveva rivolto Juliana. Per un attimo si domandò se non avesse fatto la scelta sbagliata decidendo di passare la serata con lei, ma l’arrivo di un cameriere in camicia bianca e papillon lo strappò ai suoi pensieri. Il ragazzo li condusse a un tavolo d’angolo su cui erano già posizionati due menu.
-Sappiamo già cosa bere.- Gli disse Juliana trattenendolo. ‘Io prendo una cachaca, il mio accompagnatore un bicchiere di Porto Tawny invecchiato vent’anni.-
Il ragazzo prese nota e si allontanò.
-Ricordi i miei gusti.- Commentò Giovanni.
-Ricordo tutto di te. Se pensi che non mi importasse nulla di noi non hai capito nulla. Qui hanno un Porto notevole, si riforniscono direttamente da una delle migliori cantine.-
Quando il cameriere tornò con i due bicchieri Giovanni si trovò a concordare con lei. Brindarono sfiorandosi i bicchieri, quindi assaporò l’aroma del vino liquoroso. Ancora prima di assaggiarlo seppe che si trattava di una grande bottiglia. Juliana lo guardò bere con il mento appoggiato sulle mani, aspettando un commento.
-E’ straordinario.-
-Lo sai che non ti ho mai deluso. Balliamo?-
La band aveva abbandonato i ritmi jazz per passare a un repertorio più ballabile. Già un paio di coppie di mezza età si erano alzate per raggiungere la pista, e altrettante si stavano accingendo a fare lo stesso. Fissò Juliana che gli tendeva la mano, in attesa. Pensò ad Arianne sola a casa.
-Ti ho chiesto di ballare, non di scoparmi.- Ancora una volta la brasiliana aveva intuito i suoi pensieri. Lo conosceva come nessun altro, anche se erano passati anni dall’ultima volta che si erano visti. ‘La tua bella non si offenderà di certo, soprattutto se eviterai di dirglielo.-
Di sicuro non glielo avrebbe detto. No, non poteva dirle che l’aveva abbandonata e che era pure andato a ballare con una donna bella quanto lei, se non addirittura più bella. Però non poteva rifiutarsi, non era mai riuscito a negare nulla a Juliana. Prese la mano e si alzò, avviandosi con lei verso la pista. Mentre la prendeva tra le sue braccia un uomo sulla sessantina vestito con un elegante abito nero gli rivolse uno sguardo colmo di invidia. Sentì i seni di Juliana appoggiarsi al suo petto. Appoggiò una mano poco sopra le natiche della bella brasiliana, mentre con l’altra cingeva la piccola mano di lei. Cominciarono a muoversi lentamente, al ritmo della musica. Lo sguardo di Juliana era fisso nei suoi occhi, le labbra socchiuse. Il corpo della donna era incollato al suo. Percepiva il suo respiro, i muscoli sodi delle cosce. Pensò a quel corpo magnifico che molte volte l’aveva fatto sognare, immaginò di passare le mani sul suo ventre e di sfiorare i seni piccoli e deliziosi. La reazione tra le sue gambe fu immediata. Cercò di trattenersi, ma ormai Juliana si era accorta della sua erezione. Le sue labbra si chiusero disegnando un sorriso malizioso.
-Mi fa piacere notare che non sei cambiato.- Premette ancora di più il corpo contro il suo, strusciandosi contro l’erezione. Quando alzò il volto verso il suo con le labbra socchiuse Giovanni si sentì mancare. Aveva desiderato per anni che tornasse, pensando a lei ogni sera. Anche quando andava con altre donne era lei che vedeva. Lei che immaginava. Tutto era cambiato quando Arianne era entrata nella sua stanza di albergo, ma ora lei non c’era. Incapace di resistere chinò la testa verso il basso sfiorando quelle labbra. Il bacio gli diede una scarica di energia. Strinse Juliana a sé, premendo il cazzo duro come l’acciaio contro il suo ventre mentre le loro lingue si cercavano. I sensi di colpa furono spazzati via mentre una mano della brasiliana gli accarezzava la nuca.
Avrebbe voluto scoparla lì, sulla pista. Aveva bisogno di possederla, di averla un’ultima volta prima di tornare da Arianne.
-Vieni, andiamo al piano di sopra.- Le pupille di Juliana erano dilatate. Lo desiderava tanto quanto lui voleva lei. Si lasciò condurre verso le scale, seguendola con una mano sul suo fianco. Imboccarono un corridoio su cui si aprivano diverse stanze e si infilarono nella prima porta aperta. Subito Giovanni spinse Juliana contro la porta, baciandola. La brasiliana rispose al bacio, le mani sulle sue guance ad accarezzargli la barba. Giovanni le sollevò il vestito infilando le mani sotto il perizoma. Strinse con forza le natiche sollevandola e premendo il pube contro di lei. Aveva completamente perso la testa, tutto quello che voleva era affondare in lei.
Sentì le piccole dita slacciargli la cintura e il bottone dei pantaloni, la mano avvolgere il suo cazzo duro come il marmo. Sospirò mentre Juliana lo segava succhiandogli la lingua. Con una mano afferrò il bordo del perizoma e tirò fino a strapparlo. La brasiliana gemette. Non era nuova a quegli atteggiamenti, aveva sempre amato il sesso duro.
-Scopami, Anselmi!-
La sollevò prendendola per le natiche e fu in lei. La penetrò con un senso di urgenza, senza smettere di baciarla. Lei aveva il vestito sollevato fino alla vita, lui i pantaloni abbassati alle ginocchia. Sentì un gusto metallico in bocca e si rese conto che Juliana gli aveva morso un labbro fino a farlo sanguinare. Le abbassò il vestito e le prese in mano una tetta, strizzando il capezzolo finch&egrave non la sentì gemere. I suoi colpi si fecero frenetici, i muscoli pelvici della brasiliana lo portavano rapidamente all’orgasmo. Con un ultimo colpo si piantò profondamente in lei e cominciò a eiaculare nel suo sesso. La sentì venire, sentì il corpo di lei contrarsi ad ogni nuovo affondo. Spinse con forza, come se volesse iniettarle la sborra direttamente in gola.
Alla fine si appoggiò alla porta. Erano entrambi esausti, Juliana aveva appoggiato un piede a terra ma lo teneva stretto dentro di sé.
-Scopi sempre da dio, lo sai?-
Lui non rispose, in bilico tra i sensi di colpa e l’eccitazione. Juliana si scostò, lasciandolo scivolare fuori.
-Senti, Juliana’ &egrave stato incredibile ma’-
Lei lo baciò, bloccandolo.
-Non dire nulla, lo so. Sei fidanzato e il passato non può tornare. Però ormai siamo qui, facciamo sì che ne sia valsa la pena.-
Senza dire niente si lasciò scivolare verso il basso e fece scomparire il cazzo nella sua bocca. Se qualche istante prima aveva pensato di fermarla, in quel momento le buone intenzioni svanirono miseramente. Chiuse gli occhi godendosi quelle labbra meravigliose, la bocca calda e delicata. Sentì il cazzo affondare nella bocca fino in fondo. Abbassando lo sguardo vide il naso di Juliana premuto contro la sua pancia. Si era appena ripreso da un orgasmo, altrimenti il tocco della lingua sui testicoli lo avrebbe fatto venire. Juliana rimase in quella posizione per un tempo che gli parve infinito, muovendo la lingua sui suoi coglioni mentre teneva il cazzo profondamente affondato in gola. Quando finalmente si ritrasse il cazzo era lucido per la saliva che gli ricopriva. Juliana gli fece l’occhiolino e gli baciò la cappella.
-Sono sicura di sapere quello che vuoi fare.- Si alzò in piedi e si sfilò il vestito. Sotto non indossava reggiseno, quindi rimase completamente nuda. Salì a carponi sul letto dandogli le spalle e si allargò oscenamente le natiche, fissandolo in attesa. Era quello che Giovanni aveva sognato fin dal primo momento. Le era sempre piaciuto scopare con lei, ma godere nel suo culo strepitoso era un’esperienza che non avrebbe mai dimenticato. E soprattutto era un’esperienza che Arianne si ostinava ancora a negargli. Si spogliò lentamente, cercando invano la forza per resistere a quella tentazione.
‘Ormai l’ho tradita. Dopo oggi non succederà mai più, ma cosa cambia se oggi lo faccio una o due volte?’
Salì sul letto inginocchiandosi alle spalle di Juliana. Dalla figa aperta colava il suo sperma mischiato alle secrezioni della brasiliana. Si chinò in avanti baciandole le natiche, quindi scese verso il sesso. Leccò il suo stesso seme mentre le mani tenevano le natiche divaricate. Spostò la lingua verso l’alto sfiorando il piccolo forellino. Inumidì lo sfintere, quindi spinse con forza la lingua cercando di violare il muscolo. Il cazzo gli faceva male per quanto era duro. Continuò a leccarla finch&egrave non la sentì gemere, quindi la penetrò con un dito. Lo mosse nel suo culo rapidamente. Sapeva che era abituata a farsi prendere così, non poteva essere cambiata nell’ultimo periodo. Tuttavia voleva prolungare quel momento, visto che sarebbe stato unico. Si prese tutto il tempo per eccitarla e per rendere elastico l’ano, quindi si alzò e puntò il cazzo contro il suo buco più segreto.
-Sfondami, Anselmi. Fottimi il culo senza pietà.-
Esaudì la richiesta con un colpo deciso. Sentì lo sfintere dilatarsi mentre il cazzo entrava con forza, fino in fondo. Juliana urlò e spinse indietro. Aveva perso il conto delle volte in cui l’aveva inculata o aveva visto altri uomini farlo. Si appoggiò sul suo corpo e le strinse i seni per spingere più a fondo. Juliana alzò la testa girandosi per baciarlo. Le loro bocche si sfiorarono per un istante, poi riprese a muoversi dentro di lei come un martello pneumatico. Questa volta durò più a lungo. Era già venuto pochi minuti prima, era perfettamente in grado di controllarsi.
Abbassò una mano fino al clitoride, gratificandola con un dito mentre la inculava. Juliana non era nuova agli orgasmi anali, ma un piccolo aiuto non le avrebbe fatto male. Una contrazione più forte sul suo cazzo gli confermò la sua ipotesi. I loro corpi continuarono a muoversi, uniti e incollati l’uno all’altro. La sentì fremere per l’orgasmo e continuò a muoversi, senza darle tregua. Cominciava a sentire i muscoli delle gambe duri, sapeva che il giorno dopo si sarebbe svegliato dolorante.
Con una mano le accarezzò la schiena, baciandole la spina dorsale. Leccò il sudore che gli aveva bagnato le labbra, il sapore del sesso e del piacere.
-Juliana, ti sto per sborrare dentro.-
Lei annuì, troppo presa dalla cavalcata per rispondere. Sapeva che anche lei era al limite, si rese conto con orgoglio che a breve le avrebbe regalato il terzo orgasmo in meno di mezz’ora. Si puntellò sulle ginocchia e accelerò il ritmo. La sentì contrarre il retto e perse il controllo. I due orgasmi si fusero insieme ai loro respiri. Rimase con il cazzo affondato dentro di lei, godendosi il massaggio dei suoi muscoli rettali.
-Mi sei mancato da morire, Giovanni.-
La baciò su una spalla sfilandosi da lei.
-Mi sei mancata da morire anche tu, ma ormai la mia vita &egrave cambiata.-
Lei rotolò su sé stessa fino a guardarlo.
-Sei sicuro?-
Per un attimo Giovanni si sentì perso. Per un attimo pensò di abbandonare tutto ciò che aveva costruito nell’ultimo anno e mezzo con Arianne. Poi ricordò che lei lo aveva già distrutto una volta. Che era inaffidabile, sempre pronta ad aprire le gambe davanti a chiunque la attraesse. La amava ancora, come amava Arianne, ma con lei non c’era futuro.
-Sicurissimo. E’ stato bello, Juliana. Ma ormai il passato &egrave passato.-
Lei lo fissò a lungo prima di annuire.
-Ti rispetto per questo, e spero che tu sia felice. Ma se dovessi cambiare idea sappi che per te la mia porta sarà sempre aperta.-
Si tirò sul letto e lo baciò sulle labbra. Giovanni rispose al bacio, promettendosi che dopo quel congresso non l’avrebbe mai più rivista.
I segni della punizione di Martini rimasero impressi sul suo corpo per cinque giorni. Arianne riuscì ad evitare che in quel lasso di tempo Giovanni la vedesse nuda. Voleva fare l’amore con lui, ma se avesse visto i segni avrebbe fatto domande a cui lei non avrebbe potuto rispondere.
L’unico aspetto positivo era che Giovanni non aveva in previsione altri viaggi per più di un mese. Aveva paura delle sensazioni che provava quando era con Martini. Dopo i loro incontri sentiva sempre un misto di disgusto, rabbia e impotenza, come era giusto che fosse. Ma mentre era con lui non riusciva a provare le stesse sensazioni: entrambe le volte aveva goduto nonostante fosse stata umiliata. Anzi, forse proprio per quello.
Nel frattempo il comportamento di Giovanni era cambiato. Era sempre più preso dalle sue ricerche, e quando si vedevano aveva un atteggiamento misterioso. Anche sessualmente il loro rapporto era cambiato. Continuavano a vedersi con Lorenzo, e talvolta anche con Yumiko. Tuttavia Giovanni non le proponeva più di esibirsi assieme in webcam, e dopo la sua festa di compleanno non erano più andati al club.
Arianne non sapeva come interpretare questi cambiamenti: certo, si avvicinavano ai due anni di relazione ed era normale che la passione del primo periodo diminuisse, ma avevano sempre desiderato sperimentare assieme. E, proprio adesso che era costretta a sottostare alle fantasie di Martini, questo cambiamento del suo fidanzato la spaventava.
Era assorta in quel tipo di pensieri quando Martini la convocò. Era appena iniziato giugno, quindi i suoi abiti si erano fatti più leggeri e la percentuale di pelle scoperta era aumentata. Arianne entrò nell’ufficio dell’uomo chiedendosi che cosa volesse. Aveva sempre mantenuto la sua parola, non aveva mai cercato di approfittare di lei con Giovanni presente. La convocazione non era così strana, in fondo. Era pur sempre il loro capo, anche se a giorni poteva essere nominato come nuovo rettore.
Quando entrò nel suo ufficio l’uomo sembrava allegro.
-Vieni, Arianne, siediti! Gradisci un pasticcino?-
Sulla scrivania infatti era posto un vassoio colmo di pasticcini di diverso tipo. Arianne ne prese uno e si sedette di fronte all’uomo, fissandolo con espressione interrogativa.-
-Di cosa mi voleva parlare?-
-Volevo darti una notizia in anteprima. A breve il vostro gruppo non dovrà più rispondere a me dei suoi risultati. Mi hanno appena ufficializzato la nomina a rettore.-
-Congratulazioni, professore! Sono felice per lei.-
-Naturalmente tu e Giovanni rimarrete comunque i miei preferiti. Spenderò la mia influenza per garantirgli il posto da associato, come ho avuto modo di dirgli questa mattina. Credo che abbia intenzione di portarti a cena fuori per festeggiare, questa sera.-
-E’ un’ottima notizia.-
-Come vedi mantengo sempre le mie promesse. Non dimenticarlo. Sono davvero dalla vostra parte, per quanto tu ti ostini a pensare il contrario.-
Arianne non rispose. Come poteva essere sincero, se l’aveva costretta a tradire Giovanni per ben due volte? Eppure era costretta ad ammettere che entrambe le volte aveva provato piacere. Forse quell’uomo pensava veramente di essere nel giusto. In ogni caso era un’idea assurda.
-Non ti preoccupare, non ti ho chiamata per venire meno alla mia promessa. Voglio dirti che ho intenzione che sia tu ad accompagnarmi alla conferenza a Sophia Antipolis tra due settimane.-
-Io? Ma’ perché?- Sophia Antipolis era un polo tecnologico di altissimo livello nell’entroterra tra Cannes e Nizza. Ogni anno si teneva una tre giorni di conferenze in cui le università di tutta Europa esponevano i progetti più all’avanguardia.
-Perché te lo meriti. Il tuo lavoro sta portando grandi progressi alla nostra ricerca. Ti anticipo che, con la promozione, Giovanni potrebbe essere spostato ad un altro dipartimento. Formalmente non puoi essere tu il capo del gruppo di lavoro perché sei solo una dottoranda, ma credo che tu abbia una marcia in più rispetto agli altri.-
-Non so che dire’ grazie. Sono veramente lusingata.-
-Bene. Andremo in macchina, arrivare da quelle parti in treno o in aereo &egrave un inferno, e dopo la conferenza ho intenzione di fermarmi da un amico a Cannes. Ti porterò all’aeroporto più vicino, così potrai imbarcarti direttamente per Milano.-
Arianne lo ringraziò nuovamente. In fondo Martini sembrava veramente tenere a loro. Era già sulla porta quando si sentì chiamare.
-Arianne, una cosa’ Naturalmente durante il viaggio valgono le solite regole sull’abbigliamento.-
Le parole la colpirono come uno schiaffo. Rimase a fissare l’uomo per qualche secondo, quindi abbassò la testa.
-Naturalmente signore, grazie ancora.-

Il giorno della partenza si preparò con cura. Aveva scelto una gonna a pieghe decisamente corta, ed una camicetta leggerissima indossata senza reggiseno. Le scarpe con il tacco vertiginoso e le calze autoreggenti la facevano sembrare una passeggiatrice. Guardandosi allo specchio si disse che avrebbe dovuto vestirsi in maniera meno provocante, sembrava quasi che volesse istigare Martini ad abusare di lei. Alla fine aveva liquidato la faccenda dicendo che il prossimo rettore non aveva bisogno di essere istigato, e che così almeno avrebbe viaggiato comoda.
Quella notte aveva fatto fatica a prendere sonno. Negli ultimi giorni Giovanni era stato particolarmente assente e avevano fatto l’amore solo una volta, rapidamente. Per la prima volta dopo molti mesi Arianne si rendeva conto di essere sessualmente insoddisfatta. Non da Giovanni, continuava a desiderarlo. Però avrebbe voluto che lui le dedicasse più tempo, che avesse più tempo per fare l’amore con lei. Prima di prendere sonno si era trovata a pensare con amarezza che questo viaggio arrivava al momento giusto: al suo ritorno non si sarebbe più sentita insoddisfatta, ne era certa.
Quel pensiero la faceva sentire colpevole: se Giovanni la trascurava era perché era troppo preso dal lavoro e dallo studio per il concorso, sarebbe stato suo dovere sostenerlo invece di tradirlo. Prima di addormentarsi si giustificò con sé stessa dicendosi che non aveva scelta, che non era una decisione in suo potere. Sapeva che era una giustificazione valida per le sue azioni, non per il piacere che provava. Ma sapeva anche che quella era la realtà: doveva fare ciò che le diceva Martini, che le piacesse o meno non poteva evitarlo.
Il rettore in pectore passò a prenderla a metà mattina. Arianne aveva preferito evitare di andare in facoltà, in modo da evitare che Giovanni vedesse il suo abbigliamento. Martini la aiutò a caricare il bagaglio sul suo Porsche Cayenne e le aprì la portiera, come un perfetto cavaliere.
Al primo semaforo però chiarì subito come sarebbe proseguito il viaggio.
-Da questo momento valgono le solite regole. Finch&egrave non arriviamo a destinazione chiamami Signore, intesi?-
-Sì signore.-
-Bene. Adesso fammi vedere se sei vestita correttamente.-
Arianne si guardò attorno. Non dubitò nemmeno per un istante delle intenzioni dell’uomo. Voleva metterla alla prova, vedere se era pronta ad obbedire anche in mezzo al traffico. Prese un sospiro e sollevò la gonna, mostrando il sesso nudo.
-Molto bene.- Rispose lui accarezzandole rapidamente la leggera peluria. ‘Il plug?-
-E’ dentro, signore.-
-Toglilo. Non voglio certo che ti ritrovi con il culo sfondato.-
-Adesso, signore?- Mentre parlava si rese conto dell’inutilità della domanda.
-E quando, stasera? Siamo appena partiti, mica posso fermarti per farti cercare un bagno.-
Sapeva di poterlo contraddire. Si girò su un fianco, cercando di non farsi vedere da chi stava fuori dalla macchina, e lentamente estrasse il plug dal suo ano. Lo mostrò all’uomo, che sorrise soddisfatto.
Per la prima parte del viaggio parlarono di lavoro. Martini si comportava come se niente fosse, come se pochi minuti prima non l’avesse costretta a fargli vedere il suo sesso nudo. Intorno all’una si fermarono a Imperia, in un ristorante dove l’uomo era conosciuto. Arianne si sentiva a disagio sapendo di essere quasi completamente nuda. Non indossava né mutande né reggiseno, le sembrava di essere esposta agli sguardi di tutti i commensali.
Dopo una breve sosta ripartirono verso la Francia. Subito dopo il confine Martini prese la via dell’entroterra, dicendo che preferiva evitare il traffico della litoranea. La strada si allontanava e si avvicinava al mare: in alcuni punti attraversava il bosco, in altri li portava ad alture da cui si vedeva direttamente il mare.
Avevano ripreso il viaggio da poco più di un’ora quando Arianne non riuscì più a trattenersi.
-Dovrei andare in bagno, signore.- Era stata stupida. Aveva utilizzato il bagno del ristorante appena erano arrivati, ma non aveva fatto un secondo giro prima di ripartire.
-Non puoi resistere? Mancano meno di due ore all’arrivo.-
-Tra due ore me la sarò già fatta addosso, signore. Potremmo fermarci in un bar nel prossimo paese.-
-Su questa strada non ci sono paesi per un bel po’. Ma visto che non sei in grado di trattenerti troverò qualcosa.-
Dopo una manciata di chilometri videro il segnale di un’area di sosta. Era poco più di una piazzola ai margini di un bosco, con un fabbricato a un piano dove dovevano esserci i bagni. Nella piazzola era presente solo una vecchia Peugeot, che sembrava essere lì da chissà quanto tempo.
-Deve essere un cacciatore di funghi. Questi boschi ne sono pieni.-
Uscirono assieme dall’auto dirigendosi verso la casupola. Era un fabbricato quadrato dotato di una porta metallica arrugginita, che però era chiusa.
-Qui non c’&egrave nessun bagno, signore.-
-Sembra di no. Però se ti scappa troverai comunque il modo di farlo. Vieni, andiamo dietro il fabbricato.-
Arianne lo seguì dietro il piccolo edificio.
-Dovrei farla qui, signore?-
-Accovacciati lì contro il muro, così le macchine che passeranno dalla strada non ti vedranno.-
Arianne si spostò dove l’uomo le aveva indicato. Non era la classica figlia di papà, era abituata a campeggiare e le era già capitato di dover urinare in posti poco comodi.
-Può girarsi, signore?-
-No, voglio vederti mentre pisci. Lo trovo molto eccitante.-
Era inutile discutere, e il bisogno di svuotarsi era troppo impellente. Si accovacciò e sollevò la gonna fino alla vita, mostrando all’uomo il suo pube nudo. Si lasciò andare cercando di dirigere il getto lontano dalle sue scarpe. Nemmeno Giovanni l’aveva mai guardata mentre urinava. Da adulta l’aveva sempre considerata una cosa troppo intima per farla davanti a qualcuno, fosse anche la sua migliore amica. Eppure lo sguardo di Martini la eccitava. Si sentiva nuda. Non solo fisicamente, era come se gli stesse facendo vedere una delle parti più intime di sé.
Quando ebbe finito l’uomo si avvicinò, porgendole un fazzolettino.
Lo ringraziò con un cenno del capo e portò la mano tra le cosce, asciugandosi. Quando rialzò lo sguardo vide che Martini si era abbassato i pantaloni. Il suo cazzo quasi eretto puntava verso di lei.
-Te l’ho detto che mi avrebbe eccitato guardarti pisciare. Succhiamelo.-
-Ma signore, se qualcuno ci vedesse’-
-Hai un motivo in più per fare in fretta. Muoviti.-
Il cazzo era proprio di fronte a lei, invitante. Pensò a quante volte negli ultimi giorni aveva desiderato di poter toccare quello di suo marito, di poterlo baciare e sentirlo dentro di sé. Si chinò in avanti aprendo la bocca. Ormai conosceva bene l’odore e il sapore di quel cazzo, un aroma che la eccitava. Avvolse l’asta con la mano e cominciò a muoverla rapidamente, mentre la sua bocca si concentrava sulla cappella. Sperava di farlo venire rapidamente per togliersi da quella situazione, ma Martini aveva altre idee.
-Alzati.- Le disse sfilandosi dalla sua bocca. ‘Voglio scoparti.-
Si alzò senza protestare. Se anche lo avesse fatto non avrebbe cambiato il risultato finale, avrebbe solo fatto arrabbiare il futuro rettore. Inoltre il suo sesso reclamava quella penetrazione. Si rifiutava di ammetterlo, ma sentiva la figa pronta ad accoglierlo. Si alzò in piedi e si appoggiò con la schiena al muro. Martini le sollevò una gamba e appoggiò il cazzo alla fessura, spingendolo dentro.
-Oh’-
Questa volta non era riuscita a trattenersi. Incrociò per un istante lo sguardo di Martini, notando il suo solito sorriso vittorioso. Si accorse che non le importava: voleva solo che facesse quello che doveva fare e che finisse in fretta. Si aggrappò alle spalle forti mentre sentiva i colpi accelerare.
-Sì, signore’ fai in fretta, vienimi dentro.-
Lo aveva detto per assecondarlo, per eccitarlo in modo che durasse di meno. Ma nel suo intimo si chiedeva se non lo pensasse veramente, se quell’incitamento non fosse sincero. Martini la stava scopando da un paio di minuti quando sentirono il rumore di passi.
-Buongiorno, signori.- La voce impastata aveva parlato in francese. Martini si fermò dentro di lei, voltandosi verso la direzione da cui era arrivata la voce. L’uomo doveva essere il cercatore di funghi proprietario della Peugeot. Doveva avere una sessantina d’anni, era alto e magro come un chiodo. Portava la barba grigia lunga di tre giorni, ed indossava abiti adatti ad una camminata nei boschi. ‘Non volevo spaventarvi. Vi ho visti uscendo dal bosco e mi sono fermato. Vi ho salutati perché eravate troppo assorti per notarmi. Me ne vado subito, devo solo raggiungere la macchina.-
-Le chiedo scusa.- Disse Martini senza sfilarsi da lei. ‘Ho raccolto questa ragazza che faceva l’autostop, e solo quando era già in macchina mi ha detto di essere una prostituta. Purtroppo la carne &egrave debole, e ho deciso di approfittarne.-
L’uomo gli rivolse un sorriso sdentato.
-Con una ragazza così avrei ceduto alla tentazione anch’io, glielo assicuro. Ho quasi sessantacinque anni, ma funziona ancora tutto come si deve.-
Arianne era allibita. Martini stava facendo conversazione con l’uomo che li aveva visti, e aveva pure osato dire che era una prostituta. Si chiese dove volesse arrivare. Forse era solo un’altra umiliazione, un altro modo per farle capire che lui comandava. Per un istante sorrise, pensando al dispiacere che avrebbe dato a suo padre se veramente si fosse prostituita.
Il professore si sfilò da lei voltandosi verso l’uomo.
-Perché non ne approfitta? Offro io, una così &egrave in grado di soddisfarci entrambi.-
L’uomo spalancò gli occhi. Si accarezzò la patta grattandosi la nuca.
-Dice davvero?-
-Certo. In fondo lei &egrave stato gentile, avrebbe potuto scacciarci o chiamare la polizia.-
-In tal caso accetto. Poso i funghi e piscio, poi vi raggiungo.-
Mentre l’uomo si allontanava verso la sua automobile Arianne prese Martini per le spalle.
-Che cosa ha in mente? Non accetterò mai di farmi scopare da quello.-
-Ascoltami troietta, forse non hai capito quali erano i nostri patti. Quando parlavo di giocare volevo dire che tu avresti dovuto fare ciò che io ti dico. Compreso scopare con chi e quando ti dico io, intesi? O vuoi che il tuo fidanzato riceva quelle belle foto in cui ti infili un vibratore nella figa davanti a me?-
Arianne si sentiva in trappola. Lo fissò senza parlare, cercando una via d’uscita.
-Tu oggi sei la mia puttana, quindi comportati come tale. In fondo sono sicuro che nelle tue fantasie ti &egrave capitato di pensare di farti scopare per soldi. Adesso fai svuotare i coglioni a quel signore, intesi? E non smettere di chiamarmi signore, non siamo ancora arrivati.-
-Signore’ almeno gli faccia mettere un preservativo.-
Martini riflett&egrave per qualche secondo, quindi annuì.
-Però sappi che sei in debito con me.-
Marianne guardò il vecchio chiudere la macchina e avvicinarsi. L’uomo si abbassò i pantaloni e cominciò ad urinare, voltandosi ogni tanto verso di loro come per assicurarsi di non essere stato preso in giro.
-Quando hai finito vieni qui, ci penserà lei a pulirti.-
Gli occhi di Martini si puntarono sui suoi, sfidandola a ribellarsi. Questa volta non disse niente, consapevole di averlo già sfidato abbastanza. Guardò il membro moscio del cercatore di funghi, soffermandosi su una goccia di urina attaccata alla punta. Quando fu arrivato accanto a loro Martini le diede un colpetto sulla spalla.
-Dai, succhiaglielo. Puliscilo e fallo diventare ben duro.-
Lei si accovacciò davanti all’uomo, allungando una mano verso il membro. Lo accarezzò per un istante, quindi prese coraggio e avvicinò le labbra alla cappella. Il sapore acido dell’urina le fece rivoltare lo stomaco. Riuscì a trattenere un conato di vomito e fece scivolare in bocca il cazzo.
-Ti chiedo di scoparla con il preservativo.- Martini si rivolgeva all’uomo come se stesse parlando di affittargli un’automobile. ‘Però puoi sborrarle in bocca.-
-Grazie, amico. Per me va benissimo così, non ho mai provato una lingua e due labbra come le sue. E ai miei tempi di donne ne ho avute, credimi.-
Il complimento volgare le provocò un moto d’orgoglio. Si impegnò a fondo nel pompino, e in poche decine di secondi il cazzo dell’uomo aveva raggiunto l’erezione. Non era grande. Probabilmente era più corto della media, una decina di centimetri. Ma la larghezza era normale ed era duro a dispetto dell’età, quindi avrebbe fatto il suo dovere. Lo aiutò ad indossare il preservativo e si voltò di spalle. Incrociando lo sguardo di Martini si piantò le unghie nei palmi delle mani per non piangere. Quel figlio di puttana stava gongolando. La stava facendo scopare da uno sconosciuto come se fosse una troia di strada. Sentì il cazzo scivolare dentro, una sensazione molto diversa rispetto a quella che le dava il cazzo di Martini.
-Amico, sei sicuro di averla pagata? Dalla facilità con cui sono entrato penso che a questa puttana piaccia farsi scopare dagli sconosciuti.-
Questa volta sentì una lacrima scappare da un occhio. Serrò le palpebre e assecondò i colpi dell’uomo, sperando che durasse poco. Il vecchio aveva ragione, succhiando quei due cazzi si era eccitata. Non ci poteva fare nulla, la situazione la eccitava ed aveva troppo desiderio arretrato. Sentì il cazzo di Martini premere contro le sue labbra. Aprì la bocca e lo lasciò entrare, facendosi scopare dai due uomini come un pollo allo spiedo.
Era completamente passiva, muoveva solo la lingua sul cazzo di Martini mentre lui le fotteva la bocca. Sentiva il piacere espandersi, placare quella fame che Giovanni le aveva lasciato negli ultimi giorni. Il vecchio si sfilò da lei proprio quando era sicura che sarebbe arrivata all’orgasmo. Per il disappunto lasciò andare il membro di Martini, girandosi verso il cercatore di funghi. Lo vide intento a togliersi il profilattico, segno che era arrivato al capolinea.
Si lasciò cadere in ginocchio sull’asfalto, senza preoccuparsi di danneggiare le calze. I due uomini si posizionarono di fronte a lei, i cazzi pronti ad eruttare. Prese in bocca per primo quello del vecchio, che le sembrava più vicino all’orgasmo. Non appena le sue labbra avvolsero il glande sentì un fiotto acido, denso, invaderle la bocca. Lo ingoiò automaticamente, facendo lo stesso con i due che lo seguirono mentre masturbava Martini. Il sapore del vecchio era diverso da quelli che aveva assaggiato fino a quel momento. Più denso e acre, le ricordava quello del secondo uomo che aveva succhiato al Red Piper. Lo ripulì con cura, quindi lo abbandonò per dedicarsi al futuro rettore. Lui impiegò più tempo. Fu costretta a succhiarlo con cura prima di sentirlo irrigidire. Ancora una volta si stupì per la quantità di sborra dell’uomo. Ingoiò a fatica i primi due schizzi, quindi rimase immobile lasciando che i restanti si accumulassero. Quando l’eiaculazione fu finita aveva in bocca un paio di cucchiai di sborra, più quella che aveva già ingoiato.
Fissò lo sguardo negli occhi del suo aguzzino e deglutì, quindi si leccò le labbra. Era stato un gesto spontaneo, come per sfidarlo, ma si rese conto che non aveva fatto altro che confermare quello che lui le diceva: si era comportata come una perfetta troia, come una puttana assuefatta ai cazzi.
Sentì vagamente il vecchio dire che non aveva mai conosciuto una puttana come lei. Rimase in ginocchio fissando Martini finch&egrave non sentì la Peugeot allontanarsi, quindi si alzò.
-Sei soddisfatto?-
-Molto, e per questa volta ti perdono per non avermi chiamato signore. Vieni in macchina.-
Arianne lo seguì fino alla macchina, prendendo posto sul sedile del passeggero.
-Non parte, signore?- Chiese a Martini con tono ironico, dopo qualche secondo che l’uomo la fissava.
-Non ancora. Tu credi che non abbia visto il tuo gesto di stizza quando il vecchio &egrave uscito da te, ma me ne sono accorto. Volevi venire, stavi per godere e lui ti ha interrotto. Sbaglio?-
-Che cosa importa? Si &egrave svuotato i coglioni, &egrave questo quello che conta. La sua schiava si &egrave ancora umiliata.-
-Importa, invece. Io non voglio solo svuotarmi i coglioni, voglio trasformarti. E tu sei malleabile come creta. Ogni volta che ti ho scopata, all’inizio hai cercato di fare l’indifferente, ma alla fine quasi mi imploravi di continuare. Sei una troia fatta e finita, prima o poi dovrai prenderne atto.-
-Forse, signore. Ma se non mi ricattasse non allargherei mai le gambe per lei.-
-Ah no?-
L’uomo la fissò intensamente. Arianne sostenne lo sguardo, ma dentro di sé cominciava a dubitare. Cosa le stava facendo quell’uomo? Perché la faceva sentire così?
-Ho provato piacere solo perché il mio corpo ne aveva bisogno. Nelle ultime settimane Giovanni &egrave sempre impegnato a studiare per il concorso, quindi abbiamo poco tempo per noi.-
Non sapeva perché avesse sentito il bisogno di giustificarsi. Le era venuto istintivo, come se così facendo potesse sentirsi meno in colpa.
-Certo, non hai bisogno di giustificarti con me se godi. Però in vecchio non ti ha appagata, quindi voglio darti l’occasione di concludere qui e adesso.-
-Concludere’ come?-
-Con le dita, ovviamente. Credo che tu sappia come masturbarti’ sicuramente una come te lo avrà fatto un milione di volte. Fammi vedere come ti dai piacere quando sei sola nella tua stanza e senti il desiderio di godere.-
Arianne lo guardò in silenzio.
-E’ un ordine, signore?-
-Se ti può fare piacere pensarlo sì, lo &egrave.-
Rimasero a fissarsi a lungo, senza parlare. Sapeva cosa avrebbe dovuto fare. Avrebbe dovuto incrociare le braccia e dirgli di partire: non le aveva dato un ordine esplicito, le aveva solo fatto capire che poteva considerarlo tale. Se aveva bisogno di un alibi con sé stessa. Sospirò e sollevò lentamente la gonna.
-Se &egrave un ordine obbedisco, signore.-
Fece scivolare una mano verso le cosce e chiuse gli occhi. Cercando di non pensare che accanto a lei c’era quell’uomo che la stava distruggendo iniziò ad accarezzarsi. Ben presto il tocco delle sue dita fece effetto: Martini aveva ragione, era ancora eccitata per quello che era successo. Continuò a masturbarsi con due dita, accarezzando il clitoride e sfiorando le labbra oppure infilando rapidamente le dita nel sesso. Poteva sentire su di sé lo sguardo eccitato del professore, ma si chiuse in sé stessa. Pensò a Giovanni, ai loro giochi e alla sensazione di sentirlo dentro di sé. L’orgasmo arrivò rapidamente. Affondò le dita nella figa e massaggiò il clitoride con il palmo, sospirando con la bocca spalancata.
Arrivarono a destinazione poco dopo le cinque di pomeriggio. Quando raggiunsero le stanze Arianne si accorse che erano due camere comunicanti: evidentemente Martini aveva già previsto di portarla con sé nel viaggio.
Il professore le disse di lavarsi e di riposarsi mentre lui preparava l’intervento per il giorno successivo. Le diede appuntamento per le sette e mezza per la cena, quindi la lasciò nella sua stanza.
La camera era lussuosa, una vera e propria suite. Il bagno era dotato di vasca e doccia idromassaggio, e Arianne approfittò dell’occasione per fare un lungo bagno rilassante. Quando uscì dalla vasca telefonò a Giovanni. Il suo fidanzato le sembrò distratto, come se volesse concludere al più presto quella chiamata.
Al termine della telefonata si lasciò andare sul letto, guardando il soffitto e chiedendosi che cose stesse accadendo alla loro storia. Lo amava ancora alla follia, ma non capiva il suo comportamento. Si chiese se non fosse il caso di parlarne a Lorenzo: lui era sempre presente, sempre pronto ad aiutarli. E sempre pronto a scoparla, si disse’ probabilmente lui non l’avrebbe trascurata così. Allontanò il pensiero dicendosi che non poteva fantasticare sul migliore amico del suo fidanzato. Tuttavia non c’era molto da fantasticare: avevano già fatto sesso, ognuno dei due conosceva bene il corpo dell’altro. C’era solo una cosa che non avevano fatto, quella cosa che aveva promesso di concedere solo a Giovanni.
Una promessa che cominciava a pesarle, ora che lui sembrava trascurarla.
Quando Martini bussò alla sua porta era di pessimo umore. Si era vestita e truccata svogliatamente, scegliendo un abito da sera piuttosto castigato per i suoi standard. Il professore sembrò intuire il suo cattivo umore e non fece commenti sull’abbigliamento. Durante la cena tuttavia riuscì a distrarla, portandola a conversare di lavoro e di viaggi. Alla fine della cena l’uomo le porse la mano per aiutarla ad alzarsi.
-Ho intenzione di fare una passeggiata, spero che vorrai accompagnarmi.-
Il tono di voce lasciava intuire che non si trattava di una semplice richiesta.
-Molto volentieri.- Rispose Arianne alzandosi. Era felice di avere l’occasione di uscire. Era sicura che se fosse rimasta in stanza si sarebbe lasciata andare ai suoi pensieri negativi.
-Però ti accompagno in stanza, così puoi cambiarti. Non posso uscire con una ragazza vestita da suora.-
-Io’ come vuole lei signore.-
Salirono assieme in stanza, dove Martini le ordinò di svuotare la valigia. Alla fine scelse per lei una gonna a mezza coscia e una maglia semi trasparente, indossata senza reggiseno. Arianne era solita indossarla sotto una giacca perché lasciava intravedere tutto ciò che c’era sotto, ma l’uomo le impose di non indossare altro.
Guardandosi nel grande specchio dell’ascensore Arianne si rese conto di essere praticamente nuda. Aveva indossato le solite scarpe con i tacchi vertiginosi e Martini le aveva imposto un rossetto scarlatto, che uniti al resto dell’abbigliamento le davano l’aspetto di una escort.
Mentre camminavano per le strade della piccola cittadina vide diversi uomini voltarsi a guardarla. Alcuni ragazzi le fischiarono, e uno le rivolse addirittura un invito osceno.
-Ti piace questa sfilata?- Le chiese Martini notando il suo imbarazzo. ‘Ti piace essere guardata, lo so. Sapere che quegli uomini ti farebbero di tutto, se solo potessero. Se ti mettessi a un angolo farebbero la coda per scoparti, e tu godresti come hai fatto oggi.-
Arianne non rispose alle provocazioni. Gli sguardi che gli uomini le rivolgevano cominciavano ad eccitarla. Le sue fantasie ricorrenti vedevano spesso degli sconosciuti come protagonisti, ma non avrebbe mai fatto quello che le diceva l’uomo. Non avrebbe mai potuto farlo. Si chiese se la sua reazione non fosse solamente dovuta ai precetti morali che guidavano la società. Finora ogni volta che aveva obbedito al suo aguzzino aveva goduto, contro ogni aspettativa.
Finalmente imboccarono la via del ritorno. L’aria cominciava a rinfrescarsi, e quando arrivarono all’albergo la maglia era tesa in corrispondenza dei capezzoli. Martini la cingeva per un fianco come un fidanzato premuroso. Non aveva né la forza né la voglia di impedirglielo, nemmeno quando la mano scivolava sulle sue natiche.
Quando arrivarono davanti alla stanza di Martini fece per andarsene, ma l’uomo la bloccò.
-Vieni in camera mia. Sono solo le dieci, non ho voglia di dormire.-
Sentì le forze mancarle. Aveva sperato che, dopo quello che era successo durante il viaggio, Martini si ritenesse soddisfatto. Evidentemente però non era così: doveva prepararsi ad una tre giorni di umiliazioni e di sottomissione sessuale. Temeva che al ritorno a Milano non sarebbe stata più la stessa.
Entrò nella stanza, fermandosi accanto al letto in attesa.
-Vieni, facciamoci una doccia. Non c’&egrave nulla di più rilassante di una doccia in compagnia di una bella donna.-

Il bagno della stanza di Martini era ancora più lussuoso del suo. La doccia era di tipo walk-in e occupava tutta la parete di fondo, lasciando posto abbondante per entrambi. Martini la guardò spogliarsi completamente, quindi la invitò a spogliarlo.
Quando furono entrambi nudi entrarono assieme nella doccia. Fare la doccia assieme era una cosa molto intima, una cosa da innamorati. Ricordava la prima volta che lei e Giovanni avevano fatto l’amore nella doccia. Sembrava essere passato un secolo, e non avrebbe saputo dire quando era stata l’ultima volta. Martini aprì l’acqua e la attirò a sé accarezzandole la schiena. Si abbandonò contro quel corpo possente, che la sovrastava per peso e altezza. Il professore doveva pesare almeno cento chili, ma sotto un leggero strato di grasso poteva percepire una muscolatura vigorosa. L’uomo appoggiò una mano sotto il suo mento e le sollevò il volto. Ricordando la sua reazione quando aveva rifiutato il bacio lo lasciò fare. Le labbra dell’uomo si incollarono alle sue, la lingua le forzò a schiudersi e andò a cercare quella di lei. Doveva ammettere che sapeva baciare, e anche bene. Si abbandonò tra le sue braccia, sospirando quando una mano le strinse un seno.
Quando Martini si tirò indietro si sorprese rendendosi conto che non era così sollevata come avrebbe dovuto. Una parte di lei avrebbe voluto che continuasse, avrebbe voluto rimanere tra le braccia di quell’uomo che continuava a manifestarle il suo desiderio.
-Mettiti accovacciata contro la parete con le gambe larghe.-
-Come mai, signore?-
-Tu obbedisci, troia.-
L’insulto volgare le fece venire le lacrime agli occhi. Se per un attimo si era illusa che in quell’uomo ci potesse essere un minimo di romanticismo, la sua illusione era stata spazzata via. Per lui non era nient’altro che una troia, una femmina da umiliare in ogni modo.
Si lasciò scivolare accovacciata e appoggiò la schiena alla parete, quindi allargò le ginocchia. In fondo era meglio così. Non voleva correre il rischio di affezionarsi al suo aguzzino, di rendere il suo tradimento psicologico oltre che fisico. E in questo modo si vendicava indirettamente su suo padre. Immaginò di chiedere a Martini di tradirla: non con Giovanni, ma con l’uomo che l’aveva generata. Sarebbe stata una soddisfazione enorme, ma dubitava che il professore si sarebbe prestato a qualcosa del genere.
-Chiudi gli occhi e tieni le mani sotto le tette. Non ti muovere, qualunque cosa succeda.-
Obbedì chiudendo gli occhi. Con le mani sotto i seni spingeva leggermente le mammelle verso l’alto, chiedendosi che cosa volesse fare l’uomo. Improvvisamente sentì un liquido caldo colpirla sullo sterno, proprio al centro dei seni. Non era l’acqua della doccia, era un flusso stretto e potente. Per un istante pensò che potesse essere uno dei getti dell’idromassaggio, poi sentì l’odore acido aggredirle le narici. Aprì gli occhi di scatto, incredula.
-Stai ferma, troia.-
Più che la voce di Martini la colpì la vista di ciò che stava facendo. Dalla punta del grosso pene usciva un getto di urina, quel getto che aveva sentito colpirla una frazione di secondo prima. Non aveva bisogno di sforzarsi per rimanere immobile, era troppo sconvolta da ciò che stava succedendo. Sentì il getto spostarsi prima su un seno poi sull’altro, dritto sui capezzoli. Inaspettatamente quella stimolazione era piacevole: il getto caldo dritto sull’areola e sul capezzolo aveva qualcosa di eccitante. Non era solo una questione fisica, era soprattutto psicologica. Ricordò ciò che aveva detto Lorenzo quando, al Red piper, aveva presentato le sale dove si praticava la golden shower. Aveva detto che molte donne amavano quel genere di umiliazione, la sensazione di avere diversi uomini che urinavano loro addosso. All’epoca non lo aveva creduto possibile, ma in quel momento si rendeva conto di quanto fosse forte l’esperienza. Il getto si spostò verso il basso, raggiungendo prima l’ombelico e poi il monte di Venere. Quando arrivò sul clitoride spalancò la bocca, il petto contratto per le sensazioni che provava. Era sicura che sarebbe venuta se Martini avesse continuato per qualche decina di secondi, ma a poco a poco l’intensità del getto si ridusse fino a diventare un lento gocciolio.
-Puliscimi il cazzo, adesso.-
Questa volta non esitò. Lo aveva già fatto quella mattina con il vecchio, sapeva che cosa la attendeva. Si inginocchiò ai piedi del professore e prese in bocca il cazzo flaccido. Il gusto e l’odore di urina erano fortissimi. Sentì chiaramente alcune gocce fluire dal glande, ma le ingoiò senza pensare. Sentì le parole di incitamento di Martini e si impegnò nel pompino. Dopo averlo ripulito continuò a succhiarlo finch&egrave non lo sentì crescere tra le sue labbra. Quando fu completamente eretto scese a leccare i testicoli, quindi si abbassò ancora fino a raggiungere il perineo.
Le mani di Martini la presero sotto le ascelle e la costrinsero a sollevarsi, voltandosi. Si chinò in avanti appoggiando le mani contro il muro. Sapeva ciò che stava per accadere e lo desiderava. Il grosso glande si appoggiò alle labbra e scivolò in lei senza difficoltà. Accolse la penetrazione con un gemito, sospirando come se fosse una liberazione.
-Sì signore, scopami!-
Nella sua testa chiese perdono a Giovanni. Aveva provato a resistere, ma non era stata abbastanza forte. Martini sapeva come farla cedere, e aveva approfittato dei suoi bisogni accentuati dall’astinenza. Forse se non l’avesse trascurata sarebbe riuscita a resistere, a non provare quel piacere travolgente mentre si faceva scopare da una altro. Venne dopo pochi secondi, travolta dal desiderio represso nelle ultime settimane.
Martini la resse continuando a scoparla: aveva appena iniziato, non era ancora pronto a inondarla con la sua sborra. Sentì il piacere scemare e poi crescere nuovamente, come se l’orgasmo non si fosse mai placato. Il professore aumentò il ritmo ansimando ad alta voce. Era un uomo esperto, ma la sua età non gli consentiva maratone. Quando lo sentì venire il suo corpo si sciolse. L’orgasmo esplose nel cervello assieme alla sborra che si espandeva nel suo ventre. Sentì la sua voce incitare Martini, pregarlo di non smetterla di iniettarle il suo seme, urlargli porcate. Quando finalmente lo sentì uscire si lasciò scivolare sul pavimento della doccia, le braccia strette attorno al corpo.
-Lavati e torna nella tua stanza: puzzi di piscio e di sborra come una battona di strada.-
Accolse quegli insulti con gratitudine. Finch&egrave fosse riuscita ad odiare Martini avrebbe trovato una giustificazione per le sue azioni, avrebbe ancora potuto guardare in faccia Giovanni. L’uomo che l’aveva appena scopata poteva farla godere, ma era un bastardo di cui non avrebbe mai potuto innamorarsi. Si lavò con cura e tornò nella sua stanza, mettendosi nel letto nuda.
Prima di spegnere la luce prese lo smartphone aprì whatsapp, inviando un messaggio a Giovanni.
-Ti amo e ho voglia di fare l’amore con te.-
Si addormentò prima di leggere la risposta.
Arianne era in un corridoio buio, illuminato solamente da fiaccole che ardevano scoppiettando. Le fiamme erano regolari e immobili, come se non ci fosse vento. Il vento però c’era, le sferzava la pelle nuda. Osservò le ombre alle pareti, ombre che sembravano muoversi. Ombre di artigli che si avvicinavano e la ghermivano.
Istintivamente seppe dove si trovava, anche se non ci era mai stata. Era nei sotterranei del Red Piper, nel dungeon. Si domandò come potesse avere quella consapevolezza visto che non aveva mai visitato quella zona particolare del locale. La domanda morì nella sua mente: si rese conto di non essere più sola, sentiva rumore di passi provenire dal corridoio alle sue spalle. Non sapeva chi fosse, sapeva solo che doveva scappare. Cominciò a correre nella direzione opposta a quella da cui aveva sentito provenire il rumore. Guardandosi i piedi si accorse di indossare scarpe con tacco dodici, le scarpe che Martini le ordinava di indossare quando si vedevano.
Sapeva che la rallentavano, ma aveva la certezza che se si fosse fermata a togliersele i suoi inseguitori l’avrebbero presa. Adesso i passi erano più vicini, passi di svariati uomini. Indossavano scarpe pesanti. Da lavoro, o anfibi.
Corse a lungo, cambiando ogni volta direzione senza che i suoi inseguitori si avvicinassero o si allontanassero. Come era possibile che quel posto fosse così grande? Aveva corso per mezz’ora, sentiva i polmoni bruciare per la stanchezza, ma le sembrava di continuare a percorrere gli stessi corridoi.
All’improvviso la verità si affacciò ai suoi occhi, evidente. Stava sognando, era immersa in un sogno in cui il subconscio mescolava gli eventi dell’ultimo periodo e le paure del futuro. Arrestò la sua corsa e provò a svegliarsi, ma il suo tentativo fu vano. Era intrappolata in quel sogno, costretta a viverlo fino alla fine.
Ricominciò a correre. Era decisa a non farsi prendere da quegli uomini. Davanti a sé vide il corridoio aprirsi verso una stanza illuminata, forse un’uscita. Accelerò il ritmo della corsa, disperata. Ormai sentiva il fiato degli uomini sul collo, sentiva l’odore dei loro corpi sudati a pochi metri da lei. Non avrebbe dovuto fermarsi, erano bastati quei pochi secondi per consentire ai suoi inseguitori di raggiungerla.
Arrivò alla fine del corridoio ed entrò in una enorme caverna a cupola semisferica. Al centro della caverna si trovava un grande trono rialzato, su cui era seduto un uomo nudo. Era immerso nella penombra e non riusciva a riconoscere i suoi lineamenti. Ai suoi piedi erano inginocchiate due donne che gli accarezzavano il membro eretto.
Solo quando fu a una decina di metri dall’uomo riuscì a riconoscere il suo volto e si bloccò, raggelata.
Era Giovanni, il volto sfigurato da un sorriso malvagio.
-Ciao tesoro.- La salutò lui con voce beffarda. ‘Ti aspettavo.-
-Giovanni, aiutami!-
-Certo, ti aiuterò’ ma prima devo giudicarti. Devo farlo, capisci? E’ il mio ruolo.-
-Giudicarmi? Per’ per cosa?-
In quel momento i suoi inseguitori la raggiunsero. Una decina di mani la abbrancarono, stringendole le braccia e le gambe. Sentì toraci villosi aderire alla sua schiena, membri eretti premere contro le sue natiche. Non riusciva a muoversi né a urlare.
-Per cosa ti devo giudicare? Lascio la parola all’avvocato dell’accusa e boia.-
Arianne guardò nella direzione indicata dal suo fidanzato e spalancò la bocca. Poco lontano era comparso Martini. Indossava un paio di pantaloni in pelle nera aperti sul pube, da cui usciva il suo membro eretto. Il petto era coperto da borchie e in mano reggeva una frusta.
-L’accusa &egrave di essere una cagna, una sgualdrina che gode a farsi scopare da chiunque. Di essersi spogliata e masturbata nell’ufficio del sottoscritto, di avermi succhiato il cazzo e di essersi fatta fottere. Di essersi ripresentata nel mio ufficio senza mutande per farsi fottere di nuovo dopo essersi fatta inserire un plug anale. Di avere fatto un pompino a uno sconosciuto in un’area di sosta e di essersi fatta scopare dallo stesso bevendo la sua sborra. Di essersi fatta pisciare addosso dal sottoscritto. Il tutto alle spalle del suo fidanzato.-
Giovanni le rivolse il suo sguardo privo di espressione.
-Come ti dichiari?-
-Amore, io non volevo’ lo giuro, non volevo farlo.-
-Ma lo hai fatto?-
-Sì, l’ho fatto’ ma sono stata costretta. Martini mi ha ricattata, mi ha detto che non avresti mai ottenuto il tuo posto!-
-L’accusa ha da dire qualcosa?-
La frusta schioccò in aria mentre Martini la fissava.
-Certo. E’ vero che inizialmente c’&egrave stato il mio ricatto, ma ogni volta Arianne ha goduto. Durante i nostri incontri ha provato svariati orgasmi, implorandomi anche di continuare.-
-Amore, &egrave vero?-
Arianne voleva piangere. Le dita degli uomini che la tenevano le stavano esplorando la figa, che cominciava a bagnarsi. Aveva stretto le mani su due cazzi enormi e ne sentiva un terzo muoversi nell’incavo delle sue natiche.
Scosse la testa incapace di rispondere, pregando di svegliarsi da quell’incubo.
-Molto bene. Visto che non rispondi, valuterò le tue azioni. Boia Martini, ti ringrazio per la tua lealtà. Procedi pure.-
L’uomo si avvicinò con il cazzo in tiro rivolgendole un sorriso ironico.
-Ragazzi, potete fottervi questa troia. Nessuna pietà. Vedremo se si ribellerà o vi implorerà di continuare.-
Gli uomini che la tenevano da dietro la circondarono. Arianne si sentì spingere in avanti. Aprì la bocca per implorare Giovanni di salvarla, ma la sua bocca venne respinta da un enorme membro che puzzava di urina. Cominciò a succhiarlo automaticamente mentre chiudendo le mani su altri due cazzi. Sentiva mani maschili su tutto il suo corpo: le strizzavano le tette, giocavano con i capezzoli, si muovevano sulle natiche e sulle cosce. Un uomo accostò il cazzo al suo sesso e la penetrò di colpo. Cercò di urlare, ma l’uomo davanti a lei cominciò a sborrarle in bocca. Senza pensarci ingoiò il seme. Era una sborrata incredibile, parte del liquido le colò lungo il mento. Subito l’uomo si sfilò venendo sostituito da un altro.
Era in balia della violenza di quegli uomini. Sentì i due cazzi che teneva in mano eruttare la sborra sulle sue mani e sulle braccia. Li lasciò e aprì le mani, che subito vennero raggiunte da altri due cazzi duri. Cominciava a perdere il controllo. Il membro che la trapanava la stava portando all’orgasmo, non aveva modo di ribellarsi.
-Guarda come sta godendo.-
La voce di Martini arrivava da lontano. Sapeva che si stava rivolgendo al suo fidanzato, non aveva il coraggio di alzare lo sguardo verso i due uomini. Con un ultima spinta l’uomo che la stava scopando cominciò a eiaculare dentro di lei. Il getto di sborra che si espandeva nel suo ventre la fece godere. Strinse le mani sui due cazzi che segava, spingendo le natiche all’indietro per farsi fottere più a fondo.
Ormai non contava più nulla, voleva solo farsi riempire. Si sentì sollevare e adagiare su un uomo che si era steso a terra. Il cazzo la penetrò subito, mentre un altro uomo le infilava la verga in bocca. Non aveva mollato nemmeno per un istante i due che stava segando, e che si avvicinavano all’orgasmo.
-Adesso le faccio anche il culo’ questo non me l’ha mai concesso.-
Cercò di divincolarsi, ma Martini era troppo forte. Mentre diverse mani la trattenevano l’uomo si posizionò alle sue spalle e la inculò con forza. Sapeva che era solo un sogno, ma le sensazioni erano reali. Sentì getti di urina colpirla: alcuni degli uomini che non la stavano scopando le stavano pisciando addosso. Il piacere continuava a montare, si sentiva esplodere ma non avrebbe mai voluto fermarsi.
-Sei veramente una troia amore mio’ non me l’aspettavo da te.-

Alle parole di Giovanni si svegliò di soprassalto. Scattò seduta sul letto ansimando. Portò le dita al volto, annusandole. L’odore confermò ciò che le aveva già fatto intuire il languore che sentiva tra le gambe: durante il sogno erotico si era masturbata. Non era la prima volta che succedeva, ma questo sogno era diverso. Era spaventosamente realistico, le sembrava di sentire ancora l’odore e il gusto dei membri che l’avevano violata. Affondò la testa tra le mani, chiedendosi come fare per uscire da quella situazione. Martini la stava piegano, la stava plagiando fino a farla diventare qualcosa di diverso da ciò che era. O forse stava semplicemente facendo uscire in superficie la sua vera natura. Non poteva negare il piacere che aveva provato fin dalla prima volta. Non poteva negare le sensazioni provate mentre si esibiva da sola o con Giovanni, o quelle provate succhiando i due cazzi al Red Piper. Né tantomeno poteva negare di avere desiderato Bastian e Lorenzo, e di desiderarli ancora.
Tuttavia amava Giovanni. Era convinta di non avere mai conosciuto un uomo come lui. Quando si trovava con lui sentiva di poter essere veramente sé stessa, di potersi liberare di qualunque maschera. Quasi, si disse. Alcuni dei suoi desideri e delle sue fantasie non osava rivelarli nemmeno a lui. Però con lui aveva provato esperienze che altri uomini le avrebbero negato.
Si accorse che il suo smartphone vibrava per una chiamata. L’orologio del display indicava che erano già le sette di mattina, a breve avrebbe comunque dovuto alzarsi. Ciò che la fece piombare nello sconforto fu il nome del chiamante: colui che la cercava era proprio la causa di tutti i suoi problemi, Martini.
Sfiorò con il dito lo schermo touch per rispondere alla chiamata, chiedendosi che cosa volesse l’uomo di prima mattina.
-Buongiorno professore.-
-Ciao Arianne, spero di non averti svegliata. Vieni subito qui e non perdere tempo a vestirti.-
Prima che potesse rispondere l’uomo chiuse la chiamata. Non c’erano dubbi sulle sue intenzioni, voleva continuare la sua opera. Si alzò subito dal letto e si diresse verso il bagno, sciacquandosi rapidamente la faccia. Quando aprì la porta che metteva in comunicazione le due stanze Martini era seduto sul letto, intento a leggere un quotidiano che doveva essergli stato consegnato in camera. Indossava un ampio pigiama che sembrava mettere ancora più in risalto il suo corpo enorme.
-Eccomi, signore.- Era troppo stanca per lottare. Tanto sapeva che alla fine avrebbe ceduto, che avrebbe fatto tutto ciò che l’uomo le chiedeva. E una parte di lei esultava per questa sottomissione.
-Buongiorno.- L’uomo la squadrò, quindi scostò le lenzuola alzandosi. ‘Ammetto di essere stupito. La maggior parte delle ragazze la mattina appena alzate sembrano un’altra persona, tu sei affascinante ed arrapante come sempre.-
Il complimento le fece abbassare lo sguardo. Era un comportamento gentile, per i parametri dell’uomo. Sentirsi dire di essere arrapante &egrave sempre meglio che essere chiamata troia o sgualdrina. Eppure sapeva che non avrebbe dovuto sentirsi così lusingata.
-Grazie, signore.-
-Vieni con me, accompagnami in bagno.-
Arianne lo seguì docilmente nella stanza da bagno, fermandosi poco lontano dalla tazza.
-Che cosa fai lì ferma come una statua?- Le chiese il professore spazientito. ‘Vieni qui, aiutami a pisciare. E attenta a non fare cadere nemmeno una goccia fuori dalla tazza.-
-Signore, cosa’ cosa devo fare?-
-Devo spiegarti tutto? Abbassami i pantaloni e reggimi il cazzo mentre piscio. Poi potrai lavarmelo.-
Arianne annuì senza parlare. Questa volta voleva umiliarla completamente, trattandola come una badante che aiuta un vecchio a pisciare. Si avvicinò guardando verso il basso e abbassò l’elastico dei pantaloni. Ancora una volta le dimensioni del cazzo moscio la impressionarono. Guardandolo sentì lo stomaco contrarsi al ricordo del sogno. Si domandò come sarebbe stato sentirlo nel suo culo. Ormai aveva pochi dubbi sul piacere che avrebbe provato, ma aveva promesso a Giovanni che non lo avrebbe concesso a nessun altro uomo.
Prese il membro tra le dita, puntandolo verso la tazza. L’uomo la cinse con un braccio attirandola vicino e afferrandole le natiche con una mano. Subito dal cazzo sprizzò un getto giallo, che Arianne riuscì con qualche difficoltà a dirigere verso il centro della tazza.
-Brava’ mi piacciono le tue dita, sembra che non abbiano mai fatto altro che tenere cazzi in mano.- Le dita dell’uomo scivolarono tra le sue natiche e scesero verso il sesso. Il medio si infilò tra le grandi labbra. ‘Sei bagnata’ che piccola sgualdrina che sei, ti sei masturbata prima di venire da me? Rispondi.-
-Sì signore.- Arianne non riusciva ad alzare lo sguardo. Il dito si muoveva dentro di lei lentamente, una stimolazione che stava a poco a poco risvegliano il suo desiderio. ‘Ho fatto un sogno e mi sono toccata.-
-E brava puttanella! Avrai sognato un bel po’ di cazzi. Adesso scrollamelo bene.-
Arianne mosse la mano cercando di fare cadere le gocce nella tazza. Nonostante il suo impegno due grosse gocce si stamparono sulla tazza.
-Non ti preoccupare, pulirai dopo. Adesso lavami.-
-Ci spostiamo nella doccia? In questi bagni non c’&egrave il bidet.-
Il sorriso dell’uomo si allargò mentre una mano le stringeva un seno.
-E chi ha parlato di doccia o bidet? Devi lavarmi il cazzo con la tua bella boccuccia. Tanto non mi sembra che un po’ di piscio spaventi una come te. E da come me l’hai succhiato ieri sembra che non ti dispiaccia.-
Le parole la colpirono come uno schiaffo. Era stata l’intenzione dell’uomo fin da quando l’aveva chiamata. Anzi, fin dalla sera precedente. Aprì la bocca come per protestare, poi si lasciò scivolare in ginocchio. Guardando quel cazzo e la goccia di urina sulla cappella sentiva qualcosa muoversi dentro di sé. Martini aveva ragione: la sera prima aveva goduto come mai le era successo. Quelle continue umiliazioni erano allo stesso tempo premio e punizione per il suo tradimento. Meritava di essere trattata come una puttana per avere fatto le corna a Giovanni, ma quel trattamento risvegliava la sua parte più animale.
Accostò la bocca al cazzo e lo fece scomparire tra le sue labbra. Lo succhiò lentamente, senza fretta. Voleva godersi il più a lungo possibile quel momento, la sua punizione. Con la lingua raccolse la goccia di urina, stringendo delicatamente il cazzo per fare uscire ogni residuo. Continuò a succhiarlo finch&egrave lo sentì risvegliarsi. Cominciava a inturgidirsi, a raggiungere il massimo della durezza.
-Così, brava’ Penso che ti sborrerò in bocca, non ho tempo di scoparti questa mattina. Ma se sarai brava rimedierò, va bene?-
Non voleva dargli la soddisfazione di rispondere. Un conto era fare ciò che diceva e godere nel farlo, altro discorso dirgli che avrebbe desiderato essere fottuta da lui. Continuò a succhiarlo finch&egrave non sentì le mani dell’uomo appoggiarsi sopra le sue orecchie. Cercò di rilassare la gola mentre l’uomo spingeva il cazzo sempre più a fondo. Lo sentì raggiungere il palato e superare l’epiglottide. Il suo naso sfiorava la pancia dell’uomo, le mancavano pochi centimetri per ingoiarlo tutto. Quando Martini la lasciò andare riprese a succhiarlo. Lo masturbò con una mano mentre scendeva a leccargli i testicoli, quindi si inginocchiò a terra e ruotò su sé stessa per raggiungere lo sfintere.
-Oh sì’ brava, continua.-
Lasciò guizzare la lingua sull’ano per qualche secondo, quindi tornò ad occuparsi del cazzo. Con una mano sull’asta e una sui coglioni lo spompinò con forza, segandolo per portarlo all’orgasmo. Sentendolo arrivare si tirò indietro, tenendo in bocca solo il glande mentre la sua mano si muoveva con la rapidità di una macchina. Sentì Martini sospirare, e subito dopo un getto di sborra si stampò sul palato. Lo ingoiò subito, quindi cominciò muovere la bocca avanti e indietro rallentando la masturbazione. Ad ogni affondo sentiva altra sborra fluire nella sua bocca e scendere nello stomaco. Si chiese per un attimo quanta ne avesse bevuta nelle ultime ventiquattro ore. Pensò al sogno, e alla stanza del Red Piper in cui si praticavano i bukkake.
Giovanni non le avrebbe mai permesso di farlo, se anche lei lo avesse voluto. Lui la venerava, la stava idealizzando. Certo, le aveva permesso di scopare altri uomini, ma Giovanni e Bastian erano due casi particolari. Con Giovanni aveva scopato anche lui, mentre Bastian gli aveva concesso la sua splendida moglie. Era questa la differenza tra i due uomini. Martini la umiliava, la trattava come l’ultima delle puttane. Poteva farla godere, ma non sarebbe mai riuscito a separarla da Giovanni.
Ingoiò gli ultimi residui di sborra e lasciò scivolare il cazzo fuori dalle labbra. Gli diede un ultimo bacio sulla cappella e guardò il professore fisso negli occhi, con uno sguardo di sfida.
La vibrazione del cellulare le annunciò l’arrivo di un messaggio whatsapp. Era il buongiorno del suo fidanzato, come ogni mattina quando non dormivano assieme.
Il pensiero la fece sorridere, ma subito la sensazione di tenerezza fu sostituita dal senso di colpa. Abbandonò l’accappatoio umido sul letto e si diresse verso la porta della stanza di Martini.
Era l’ultimo giorno del congresso, quella sera sarebbe finalmente tornata a casa. Negli ultimi giorni il professore era stato troppo impegnato per badare a lei. Le aveva solo imposto quello che era diventato il solito rituale della mattina: andare nella sua stanza, accompagnarlo in bagno, aiutarlo ad urinare e poi ripulirlo con la bocca. Concludendo il tutto con un pompino con ingoio.
Dopo il fastidio del primo giorno aveva iniziato ad abituarsi a quella routine. Anzi, la trovava quasi piacevole. Si odiava per quella sensazione: avrebbe voluto essere disgustata da Martini e dal suo cazzo, ma quell’uomo aveva qualcosa a cui non si poteva resistere.
Entrando nella stanza lo trovò seduto sul letto.
-Buongiorno, signore.- Gli disse avvicinandosi e lasciando che le accarezzasse i fianchi. La mano grande e forte la fece rabbrividire.
-Buongiorno Arianne. Per oggi c’&egrave un piccolo cambiamento di programma. Sono già stato in bagno, non ho bisogno di te. Però ho ordinato la colazione in camera. Credo che il cameriere stia arrivando.-
Come in risposta alle sue parole sentirono due colpi alla porta.
-Colazione in camera.- Disse una voce giovane, in francese.
Arianne si mosse per andare nell’altra stanza, ma Martini la fermò. Dal suo sguardo era chiaro che aveva pensato tutto in modo che si trovasse nuda davanti al cameriere. Il pensiero di quello che poteva chiederle il suo aguzzino le provocò sconforto ed eccitazione allo stesso tempo.
-Avanti.-
Si irrigidì mentre la porta si apriva. Per primo spuntò un carrello metallico coperto da diversi piatti e contenitori, quindi fece la sua comparsa un giovane di colore che indossava la divisa dell’hotel. Doveva avere poco più di vent’anni, era alto un metro e ottanta e il suo fisico era snello. Quando la vide strabuzzò gli occhi e distolse subito lo sguardo, mormorando una scusa.
-Non ti preoccupare.- Gli disse Martini accarezzando una natica di Arianne. ‘Ti ho detto io di entrare. Chiudi la porta e guarda la mia amante.-
Il giovane esitò, quindi obbedì all’ordine. La fissò a lungo, e Arianne vide l’espressione del suo volto passare dalla sorpresa all’eccitazione. Non le sfuggì il bozzo che dopo alcuni secondi comparve sul davanti dei suoi pantaloni.
-Ti piace, vero?-
-E’ molto affascinante.- Rispose timidamente il giovane.
-Avvicinati. Accarezzala.-
Il ragazzo lo guardò per un istante chiedendosi se dicesse sul serio, quindi lentamente si avvicinò. Esitò un istante guardandola. Arianne avrebbe voluto fuggire, ma sapeva di non potersi ribellare a Martini.
-Arianne, sei mai stata con un nero?-
-No, mai.- Rispose lei meccanicamente.
-Però ti eccita, vero? Lo vedo dal tuo sguardo.-
Lei non rispose, limitandosi a prendere una mano del giovane cameriere e ad appoggiarla sul suo fianco. Il giovane rimase fermo per qualche secondo, quindi fece scivolare la mano sulla sua pelle mentre l’altra saliva ad accarezzarle un seno.
-Bravo, così.- La voce di Martini rimbombava nella sua testa. ‘Vedi che si sta eccitando?-
Il giovane stava prendendo coraggio. Una mano era sempre sulle sue tette, mentre l’altra si stava avvicinando al sesso. Quando le dita scure sfiorarono il clitoride Arianne non riuscì a trattenere un sospiro. Il ragazzo lo prese come un incoraggiamento, scendendo alle labbra.
-E’ umida.- Disse guardando Martini.
-Sì, &egrave una troia che ha voglia di un cazzo nero. Faglielo vedere.-
Arianne rimase immobile mentre il giovane cameriere si apriva i pantaloni e liberava il cazzo. Non era enorme, ma la cappella e l’asta scure la attirarono come una mosca attratta dal miele. Lo fissò desiderando toccarlo, prenderlo in mano. Era la prima volta che vedeva nudo un uomo di colore. Ricordava la sensazione provata al club quando aveva spompinato un mulatto, l’eccitazione che l’aveva pervasa mentre lo sentiva venire nella sua bocca.
-Ti piace, vero?-
La voce di Martini era beffarda. Non rispose, limitandosi a fissare la mano del nero scorrere sull’asta. Una mano del professore si appoggiò sulla sua nuca, spingendola ad abbassarsi. Si lasciò cadere in ginocchio, il cazzo scuro proprio davanti al suo volto.
-Fagli un bel pompino. Fammi vedere come ti piace questo salame al cioccolato.-
Questa volta non esitò. Non era peggio di quello che aveva fatto altre volte, e desiderava sentire in bocca quel cazzo. Aprì la bocca e lo prese per tutta la sua lunghezza, senza difficoltà. Roteò la lingua sulla cappella e cominciò un movimento su e giù, lento ma deciso. I sospiri di piacere del giovane di colore la stavano eccitando. Sperava che Martini le ordinasse di farsi scopare, voleva sentire quel giovane su di sé, dentro di sé. Il pensiero la fece sentire colpevole, ma non poteva combattere quel desiderio. Portò una mano dietro la schiena del cameriere accarezzandogli le natiche, mentre con l’altra gli solleticava i testicoli.
-Passatelo sulla faccia e in mezzo alle tette.-
Arretrò immediatamente. Impugnò il cazzo e lo fece scorrere sul suo volto, la bocca aperta. Quindi lo appoggiò nell’incavo dei seni e li strinse, iniziando una spagnola. Si accorse che Martini aveva preso dal carrello un grosso wurstel lungo quasi una spanna.
-Adesso succhiaglielo e facci vedere come ti piace farti fottere. Fallo venire, ma non bere, tienilo in bocca.-
Ormai era abituata alle sue umiliazioni. Il linguaggio volgare e il trattamento da puttana la eccitavano, anche se non lo avrebbe mai ammesso davanti a lui. Prese il wurstel e lo appoggiò tra le cosce mentre il cazzo scuro scompariva nella sua bocca. Lo spinse leggermente, facendolo entrare centimetro dopo centimetro. Chiuse gli occhi aumentando il ritmo del pompino. La penetrazione la stava facendo viaggiare a vele spiegate verso il piacere.
‘Sono proprio una puttana, cosa direbbe Giovanni se mi vedesse?’
Un grugnito la avvisò che il cameriere era arrivato al limite. Si rese conto che non conosceva nemmeno il suo nome, come una puttana che si concede a chiunque la raccolga per la strada. Aprì gli occhi e lo guardò, preparandosi ad accogliere il suo seme. Subito sentì il giovane lasciarsi andare. La sua bocca accolse una mezza dozzina si schizzi di sperma, che conservò con cura mentre leccava l’asta e la stringeva delicatamente per fare uscire le ultime gocce di sborra. Avrebbe voluto berla subito, il gusto di quel cazzo la inebriava. Quando lo lasciò andare si voltò verso Martini, aspettando un suo ordine.
-Molto bene. Puoi andartene, ragazzo. E non dire a nessuno quello che &egrave successo.-
Il giovane si inchinò e lo ringraziò camminando all’indietro. Quando uscì dalla stanza si stava ancora allacciando i pantaloni.
Martini rimase per qualche istante fermo a fissarla, quindi prese una tazzina da te.
-Sputalo qui dentro, voglio vedere quanta sborra aveva.-
Arianne si avvicinò all’uomo e lasciò colare la sborra nella tazzina. Martini annuì soddisfatto, quindi le fece cenno di alzarsi.
-Ti &egrave piaciuto, vero? Ho visto come glielo succhiavi con gusto. Scommetto che avresti voluto farti fottere.-
-Ho fatto quello che mi ha ordinato di fare, signore.-
-Ma certo, se ti piace questa favoletta perch&egrave contraddirti?- Guardandola negli occhi versò un po’ di t&egrave nella tazzina, quindi gliela porse. -Bevi.-
Era la tazzina dove aveva sputato il seme dell’uomo. Naturalmente aveva già bevuto molte volte lo sperma, ma farlo in quel modo le appariva perverso. Gli rivolse uno sguardo colmo di rabbia, quindi prese la tazzina e la vuotò in un fiato. Il gusto della sborra era chiaramente percettibile, un gusto che le fece provare un brivido di eccitazione. Quando tornò a guardare Martini vide che l’uomo si era aperto i pantaloni e si accarezzava il cazzo enorme.
-Abbiamo ancora un po’ di tempo prima del tuo volo, e in questi giorni non mi sono dedicato a te a sufficienza.-
-Non ho sentito la tua mancanza, credimi.-
-Ah no?- Martini prese il wurstel che Arianne aveva appoggiato sul tavolo e lo annusò. -A sentire da quanto &egrave impregnato del tuo sapore non si direbbe. Mettiti in ginocchio sul letto, la testa sul materasso.-
Per un istante Arianne pensò di ribellarsi, di rispondergli a tono. ‘Ma chi voglio prendere in giro?’ Lo desiderava davvero, dopo avere succhiato il cameriere sentiva il bisogno di essere scopata. E comunque non avrebbe potuto ribellarsi. Si alzò lentamente e salì sul letto, mettendosi nella posizione richiesta.
Mentre sentiva Martini avvicinarsi chiese mentalmente perdono a Giovanni. La lingua dell’uomo le sfiorò il sesso, giocando per qualche istante sulle labbra e sul clitoride. Non riuscì a trattenere un gemito di piacere, che si ripet&egrave quando la lingua fu sostituita da due dita.
-Sai, Arianne? C’&egrave una cosa che non ho ancora fatto, nonostante lo desideri dal primo giorno che ti ho vista.-
La lingua dell’uomo si spostò sul suo sfintere, giocando con il muscolo e forzandolo leggermente. Arianne si sentì prendere dal panico.
-No, questo no… la prego signore, tutto ma questo no.-
-Perch&egrave? Sono sicuro che una troia come te si &egrave già fatta inculare. Hai paura del mio cazzo? Ti assicuro che puoi farti inculare da roba ben più grande e chiederne ancora.-
Le parole le provocarono un fremito di piacere, ma non voleva cedere.
-Quella &egrave l’unica cosa che ho promesso che non farò mai con altri uomini. L’ho giurato a Giovanni, non puoi chiedermi questo.-
La mano di Martini la afferrò per i capelli facendola urlare.
-Forse non hai capito, puttanella… Sono io che decido cosa puoi fare, non tu. Vuoi che ti inculi, o preferisci che il tuo fidanzatino cornuto scopra quello che fai e cada in disgrazia? A te la scelta.-
Arianne scosse la testa. L’immagine di Martini che la inculava esplose nella sua testa. Aveva desiderato più di una volta provare altri uomini nel suo secondo canale, ma aveva sempre mantenuto fede alla sua promessa. E ora Martini le stava dando la scusa per violarla. Si rese conto che sarebbe stato impossibile tornare indietro, ma non aveva scelta.
-Fallo.- Disse sentendo una lacrima scendere lungo la guancia
-Cosa devo fare? Dimmelo.-
-Inculami, signore. Voglio che tu mi fotta il culo, adesso.-
-Brava puttana, lo sapevo…-
L’uomo si allontanò per qualche istante, quindi versò qualcosa di liquido tra le sua natiche. Arianne affondò la testa nel materasso mentre le dita dell’uomo spalmavano il lubrificante nel suo ano e la penetravano. La stava inculando con due dita, mentre altre due dita erano affondante nella vagina. Avrebbe voluto lasciarsi andare, urlare il piacere che le stava regalando. Invece rimase in silenzio, aspettando e pregando che fosse doloroso.
‘Se devo farlo spero almeno che non mi piaccia.’
Non era improbabile. Il cazzo di Martini era molto più largo di quello di Giovanni, e già quando l’aveva scopata si era sentita aperta in due. Il solo ricordo la fece bagnare ulteriormente. Trattenne il fiato mentre sentiva le dita uscire e la grossa cappella appoggiarsi allo sfintere. Si rese conto che l’uomo non aveva indossato il profilattico. Non solo stava per incularla, ma lo stava facendo al naturale… come a Giovanni non era mai stato permesso. L’uomo spinse divaricandole il muscolo ed entrando nel suo retto. Il materasso soffocò il suo gemito di dolore, ma a poco a poco sentì la cappella scivolare dentro di lei. Il lubrificante e l’eccitazione stavano facilitando la penetrazione, ma non aveva mai sentito il suo culo così aperto. Le sembrava di essere aperta in due, come se dopo quell’inculata non dovesse più richiudersi.
-Fai piano.- Pregò l’uomo, che rise.
-La cappella &egrave tutta dentro. Sei stretta che &egrave un piacere, adesso ti lascio qualche secondo per abituarti prima di sfondarti del tutto.-
Arianne gemette. Sperava che l’uomo cambiasse idea vedendo il suo dolore, ma non era stato così.
-E piantala di fare finta di non volerlo. Per essere la prima volta che prendi un cazzo come il mio &egrave stato fin troppo facile, altre mi hanno fatto faticare ben di più.-
Non era vero. Non poteva esserlo. Però quella sensazione cominciava a non essere del tutto spiacevole. Visualizzò nella mente il diametro di quel cazzo. L’idea di averlo accolto nel suo retto solleticò il suo desiderio nascosto di sentirsi troia. Quel desiderio di trasgressione che Giovanni aveva imbrigliato ma che Martini stava liberando prepotentemente.
Quando l’uomo iniziò a spingere spalancò la bocca, quindi si morse le labbra per non gridare. Il cazzo non sembrava finire mai, le sembrava che stesse affondando il lei per metri e metri. Quando finalmente sentì il ventre dell’uomo contro le sue natiche si sorprese.
‘L’ho preso tutto? E’ tutto dentro di me? Non &egrave così doloroso…’
Martini si chinò in avanti e le afferrò i seni. I capezzoli erano sensibilissimi, dritti come fusi. L’uomo la baciò sulla spalla e cominciò a muoversi avanti e indietro, stringendole le mammelle e giocando con i capezzoli. Il peso gravava su di lei e aumentava la percezione del grosso membro che la stava violando. Il ritmo era lento: il cazzo usciva per metà della sua lunghezza per poi rientrare lentamente fino in fondo. Dopo una dozzina di affondi Arianne si trovò a desiderare che aumentasse il ritmo e la forza degli affondi. Le piaceva quello che stava provando: il bruciore era sempre presente, ma le mani e il cazzo di Martini le stavano facendo provare sensazioni fino a quel momento sconosciute. Involontariamente spinse all’indietro, incoraggiando l’uomo.
-Sei una puttana. Si vede che ti piace farti fottere il culo! Toccati, voglio vederti godere.-
Dopo un attimo di esitazione si portò una mano tra le cosce. Aveva bisogno di toccarsi, ed in quel modo forse Martini non si sarebbe accorto di quanto stava godendo per l’inculata. Le sue dita cominciarono a giocare con il clitoride mentre l’uomo accelerava il ritmo. I colpi la facevano sobbalzare e urlare, si sgrillettava furiosamente desiderando solo l’orgasmo. Orgasmo che arrivò presto. Sprofondò il volto nel materasso con la bocca spalancata, mentre il suo ventre si muoveva convulsamente e i muscoli rettali si contraevano sul grosso cazzo provocandole fitte di dolore. Martini era diventato una furia. Quando la vedeva godere perdeva il controllo, e quel momento non faceva eccezione. Lo sentì sfilarsi di colpo, poi una mano la afferrò per la spalla costringendosi a girarsi.
Si ritrovò il cazzo a pochi centimetri dal volto, la mano dell’uomo che si muoveva furiosamente. Il primo schizzo di sborra la colpì sulla guancia destra. Spalancò istintivamente la bocca, leccando la cappella mentre la sborra dell’uomo si spargeva sul suo volto, sui capelli e sulla lingua. La mano di Martini si appoggiò sulla nuca, bloccandola mentre le affondava il cazzo in gola per farsi ripulire.
Arianne represse un conato di vomito. Quel cazzo l’aveva appena inculata, ed ora Martini lo spingeva nella sua gola. Non c’era limite alla sua perversione? Istintivamente cominciò a leccarlo, sentendo il gusto dello sperma sulla lingua. Quel gusto così familiare bloccò i suoi conati. Lo leccò a lungo, pulendolo e cospargendolo di saliva finch&egrave l’uomo non la lasciò andare.
-Dio che puttana che sei!-
Lei abbassò lo sguardo, consapevole della verità di quelle parole.

L’aereo era atterrato a Malpensa in perfetto orario. Dopo averla inculata Martini le aveva lasciato il tempo di lavarsi, vestirsi e chiudere la valigia, quindi l’aveva accompagnata all’aeroporto. Per tutto il volo aveva pensato a ciò che era successo in quei giorni. Aveva oltrepassato svariati limiti, facendosi scopare da uno sconosciuto e inculare da Martini. Ma il problema era costituito dalle sensazioni che aveva provato: ogni volta si era ribellata, ma ogni volta aveva goduto come mai avrebbe creduto di poter fare.
Aveva preso la decisione di parlare a Giovanni. Gli avrebbe detto tutto: non meritava di essere trattato così, di essere preso in giro. Probabilmente non avrebbe più voluto saperne di lei, ma se lo meritava. E gli doveva onestà, anche se avesse voluto dire perderlo.
Finalmente la sua valigia comparve sul rullo. La afferrò e si incamminò verso l’uscita, cercando con lo sguardo Giovanni. Lo vide dopo alcuni secondi, intento a salutarla sorridendo. Quel sorriso le provocò una fitta di dolore: come poteva rinunciare a lui? Giovanni le corse incontro e la abbracciò, baciandola a lungo. Si abbandonò a quell’abbraccio e a quel bacio, sapendo che probabilmente sarebbero stati gli ultimi.
-Allora amore, com’&egrave andato il congresso? Interessante?-
-Molto, anche se un po’ faticoso.-
-E’ stato difficile passare dei giorni gomito a gomito con Martini?-
‘Certo, soprattutto dopo che si &egrave messo in testa di scoparmi.’
Avrebbe dovuto dire quelle parole, ma alzò le spalle.
-Non &egrave così noioso, in fondo.-
-Lo so. Però &egrave pur sempre il nostro capo.-
Giovanni la guidò fino alla macchina e infilò la valigia nel bagagliaio. Arianne si chiese se fosse quello il momento giusto di parlargli. Giovanni sembrava teso, agitato.
-Va tutto bene?-
-Sì, certo. Perch&egrave.-
-Mi sembri agitato. E’ successo qualcosa?-
-Tre giorni fa Martini mi ha scritto dicendomi che il posto &egrave mio. Sarò associato!-
Arianne gli prese il volto tra le mani e lo baciò. L’uomo era stato di parola, aveva fatto ciò che era in suo potere per fare avere il posto a Giovanni.
-Sono felicissima per te, amore. Hai lavorato duramente per questo.-
-E nei prossimi mesi dovrò lavorare ancora di più purtroppo, ma questa sera &egrave solo per noi. Ti porto in un posto.-
-Dove?-
-E’ una sorpresa, lo vedrai quando saremo a destinazione.-
Si sentiva in colpa, ma non poteva rovinare la festa a Giovanni parlandogli in quel momento. Gli sorrise e salì in macchina, chiedendosi dove avesse intenzione di portarla.
L’auto viaggiò verso Milano mantenendosi a Nord della città, quindi svoltò verso Como. Dopo un’ulteriore mezz’ora di viaggio si fermò nel parcheggio di un hotel sulla riva sinistra del Lago.
-Ho prenotato un weekend solo per noi. Per festeggiare e farmi perdonare per averti ignorata.-
Arianne era senza parole. Lasciò che Giovanni la prendesse per mano e la conducesse nell’hotel. Rimase in disparte mentre il suo fidanzato parlava con l’uomo della reception e si faceva dare un mazzo di chiavi. Entrarono assieme nell’ascensore: Giovanni era teso, sembrava dover scoppiare da un momento all’altro. Gli rivolse un sorriso incoraggiante, chiedendosi come mai la fissasse in quel modo.
Quando finalmente Giovanni aprì la porta della stanza Arianne si fermò, sbalordita. Il letto e le pareti erano ricoperte di rose rosse, più di quante riuscisse a contarne.
-Amore, cosa…-
-Entra, ti devo parlare.-
Avanzò meccanicamente, sentendo gli occhi pieni di lacrime.
-Gio, ti devo parlare…-
-Dopo, prima tocca a me. Siediti sul letto.-
Arianne si lasciò andare sul letto, guardandosi attorno sbalordita. Giovanni si inginocchiò ai suoi piedi e le prese una mano.
-Ho pensato a lungo prima di decidermi, ma devo dirtelo. Lo devo a te e a noi.-
-Che cosa?-
-Io… &egrave difficile dirtelo, mi sento una merda. La verità &egrave che io ti ho tradita.-
Arianne lo guardò incredula. Avrebbe voluto confessare i suoi tradimenti a Giovanni, e invece era stato lui a…
-E’ stato un momento di debolezza.- Continuò Giovanni con gli occhi bassi. -All’ultimo congresso ho incontrato una mia ex, e mi sono lasciato sedurre. Mi odierai per questo, lo so bene… Ma lascia che ti dica che mi ha fatto capire quanto tengo a te. Sarò pazzo a chiedertelo dopo averti tradita, ma voglio passare la vita con te. Sposami, Ari. Niente più cose strane con altre persone, solo noi due… e magari Lorenzo, se proprio vogliamo.-
In quel momento alzò lo sguardo su di lei e prese dalla tasca una scatoletta con un anello. Arianne era in lacrime: non sapeva cosa dire, come comportarsi. Si rendeva conto che quello era il momento giusto per confessare ciò che aveva fatto. Giovanni le aveva confessato un tradimento, quale momento migliore per confessare il suo? Eppure non voleva ferirlo, non poteva dargli questa delusione. Giovanni fraintese le sue lacrime.
-Scusa se ti ho ferita. Se non vuoi più saperne di me lo capisco.-
Arianne si lasciò cadere in ginocchio e lo baciò.
-Non mi importa niente se mi hai tradita. Io ti amo, Giova, e voglio passare il resto della mia vita con te.-
Mentre Giovanni la sollevava e la buttava sul letto giurò a sé stessa che il suo futuro marito non avrebbe mai saputo nulla di Martini.

Leave a Reply