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Racconti Erotici Etero

Relazione inter-sessuale.

By 28 Marzo 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Eravamo uno di fronte all’altra, l’unico elemento che ci separava, era la cornice bianca della porta aperta. Avevamo litigato. Ma sapevamo entrambi, che il momento della tempesta prima della pace era giunto. Lui mi mangiava con gli occhi. Sentivo le radiazioni calde del suo corpo avvicinarsi sempre più verso me. Avevo voglia del suo intero corpo. La capacità che aveva di soddisfare le mie voglie, era incomparabile. Un brivido mi percorse la schiena. Lui era arrabbiato. Gli avevo tenuto nascosto il dettaglio più importante, che fra di noi non avrebbe dovuto essere celato per così a lungo. Poi, allungò mani e corpo su di me. Mi mangiò il volto, baciandomi intensamente e lasciandomi avvolgere le braccia attorno al mio corpo, improvvisamente elettrizzata.

Famelicamente mi tolse il maglioncino nero, ed affondò la bocca nel profondo del mio collo. Mi abbandonai, in balia del suo desiderio. Potevo sentire le vene pulsare una quantità sopraelevata di sangue, dilatarsi, eccitate quanto me. La sua barba sfregava lungo le mie clavicole, solleticandole maliziosa. Il suo naso odorava ogni poro del mio corpo, creando sospiri che si mescolavano ai miei gemiti soffocati. Spingevo la sua testa contro il mio corpo, come se plasmare il contorno del suo volto su di me bastasse per farmi ricevere tutto il piacere che aveva da offrirmi. Improvvisamente si fermò e mi guardò, come un lupo affamato, che si sta godendo la sua preda. I suoi occhi neri, contornati di ciglia lunghe, ne sottolineavano lo sguardo duro, avido, vorace. La bocca socchiusa ansimava, facendomi sentire talmente desiderata, da trasformarmi improvvisamente nella cattiva ragazza che era sempre restata rinchiusa dentro me, e che solo lui aveva avuto modo di far trasparire, cacciando via la brava studentessa.

‘Prendimi.’ gli sussurrai nell’orecchio, dopo quella breve ma intensa pausa. Senza farselo ripetere una seconda volta, mi afferrò i fianchi e mi fece avvolgere le gambe attorno al suo bacino, issandomi salda. Fu facile, in quella posizione, sentire il suo piacere aumentare contro il mio. Iniziai a baciarlo lungo il lobo dell’orecchio, facendolo impazzire. Ormai, dopo due anni di relazione puramente sessuale, conoscevamo i reciproci corpi ad occhi chiusi. Sapevo cosa lo faceva impazzire, così come lui sapeva dove mettere le mani.

Sapevo che i lobi delle orecchie erano una sua zona erogena, assieme alle spalle, le mani, e la base del pene, così come lui si divertiva a farmi perdere la ragione, accarezzandomi in modo dolce ma fermo ogni centimetro di ventre, fianchi, scapole. Sentire le sue mani sul mio corpo, aprire porte socchiuse, toccare campanelli squillanti, potevano farmi raggiungere l’apice del piacere.

Leggermente mi posò sul divano, facendomi aprire le cosce, e posizionando il suo torace fra di esse. Le nostre bocche erano avide le une delle altre, le nostre lingue si intrecciavano in infiniti nodi apparenti, facendoci ansimare sempre più velocemente, lasciando impronte sulle nostre labbra. Mentre le sue mani cercavano di disinnescare il complicato meccanismo del mio reggiseno, con piccoli movimenti impercettibili, dava piccole spinte con il torace, contro la mia vagina. Ad ogni spinta, uno spasmo interno. Ad ogni spinta, un gemito prolungato. Era una tortura violentemente piacevole, avrei voluto sentirlo dentro me all’istante, per essere soddisfatta in modo veloce ed intenso, ma questa sofferenza prolungata stava aumentando il desiderio di lui.

Slegatomi il reggiseno, tuffò il volto fra i miei seni piccoli ma dalla forma gradevolmente piena e consistente. Piccoli baci si alternavano a morsi, carezze, sui piccoli capezzoli scuri. Ben presto le areole si indurirono, e la sua bocca si spostò in alto, fino alla fossetta del Giugulo. Afferrandogli i lati della maglietta, gliela tolsi, scoprendo il suo corpo slanciato e scolpito il quanto basta per sottolinearne in modo lieve i muscoli. Cercai ad occhi chiusi la cerniera dei pantaloni, mentre le sue mani si facevano spazio fra le mie cosce, allargandole. Quando mi toccò, il piacere che avevo contenuto a stento dentro di me, esplose, inumidendo consistevolmente gli slip ed i leggings che indossavo. Notai un lieve sorriso soddisfatto nel suo volto, che lo incentivò a continuare nel toccarmi in modo sempre più bramoso, bagnandosi a sua volta le dita, ed annusandone il contenuto, in modo impensabilmente sensuale.

Dopo avergli slacciato i pantaloni, se li tolse in fretta, scoprendo un paio di boxer neri, all’interno dei quali si nascondeva a stento il suo membro notevolmente in erezione. Ci baciammo ancora a lungo, mentre il suo pene sfregava in mezzo alle mie gambe, la mia vagina lo invocava, infuocata, e le nostre mani si cercavano, ingorde.

Senza staccarlo da me, guidai il suo corpo, sdraiandolo, e posandomi sopra di lui. Di rimando, mi tolse i leggins facendomi rimanere con un piccolo paio di slip bianchi, che contrastavano con l’abbronzatura del mese passato al mare. Mi mossi su di lui, guidata dalle sue mani sui fianchi, mentre mi accarezzavo i seni, maliziosa. Afferrai il suo duro membro, ed iniziai ad accarezzarlo, facendolo impazzire. Dopo avergli tolto i boxer, mi chinai sul di lui, affamata dal suo glande in erezione. Chiuse gli occhi, ansimando. Lo leccai dalla base fino alla cima più volte, dapprima veloce, poi lentamente. Sentì la sua mano insinuarsi fra i miei slip, e gemetti, colta di sorpresa. Le sue dita stuzzicavano il mio clitoride, bagnandolo dei miei stessi umori, e scivolarono facilmente nel mio piccolo buco, ormai bagnato abbondantemente. Avevo ingoiato il suo pene fino alla base, e sentivo i conati di vomito farsi spazio nella mia gola. Lui gridava. Mi incitava, gemeva, mentre muoveva le sue dita sempre più forte dentro me. Compì l’operazione più volte, cercando di non farlo esplodere in breve tempo.

Poi sentì che qualcosa dentro lui stava cambiando. Mi afferrò, buttandomi sul tappeto di fronte al divano, e mi penetrò con una violenza insolita. Urlai. Il suo membro inizialmente sfondò tutte le mura, in modo improvviso e animalesco, facendomi male. Ma il dolore si trasformò ben presto in piacere folle, mentre mi infilò le dita che mi avevano precedentemente penetrata in bocca. Le leccai, leccai il mio piacere, ne assaporai ogni goccia.

Le nostre urla si fusero insieme, sembravano fare l’amore loro stesse. Si chinò su di me, mentre la penetrazione si faceva sempre più lenta ma profonda e decisa. Le sua mano destra teneva serrato il mio basso ventre, mentre la sinistra allargava la mia coscia destra. Mentre torturava il mio collo con baci prolungati, diedi piccoli morsetti alla sua spalla facendolo impazzire e sussultare, silenzioso.

Senza staccarsi dal mio corpo mi accolse fra le sue braccia, e mi trascinò sopra il divano, sedendosi sotto di me e facendomi comandare il gioco. Lentamente glielo presi in mano, lo strinsi piano, e lo feci entrare dentro me, assaporando ogni centimetro affondare lungo la mia piccola vagina ormai gonfia di piacere. Sentivo il suo tremolio ad ogni piccola spinta. Mi teneva forte lungo i fianchi, mentre mi leccava e baciava le scapole, facendomi urlare dalla bramosia. Aumentai la velocità di penetrazione, e le sue mani passarono velocemente in mezzo alle mie gambe, massaggiando e facendo una grossa pressione il clitoride.

I nostri sudori si mescolarono, la sua pelle sapeva di salato. Mi girai verso di lui, abbandonandomi al piacere che si stava facendo strada dentro me, per scoppiare con il suo membro ancora dentro. Urlai, un urlo prolungato e complesso, mentre la mia vagina si contraeva, portandomi in un’altra dimensione. Mi mossi a scatti su di lui, mentre con le dita raccoglieva i miei umori appena esplosi. All’improvviso sentì che i suoi mugolii aumentarono e, vedendomi in estasi, eruppe di rimando dentro di me, contraendo tutti i muscoli del suo corpo, e stringendomi a sé, per espellere con più decisione tutto il suo sperma caldo e consistente.

Avevo voglia di addormentarmi e tenerlo dentro me. Lo feci sdraiare sul divano, senza togliere il suo membro da me, e mi accoccolai sopra di lui, baciandolo teneramente. Vedere come sapevo recitare bene il ruolo della finta cattiva ragazza per poi tornare la bimba innocua di sempre, lo faceva uscire di senno. Mi mossi piano sentendo il suo pene di nuovo leggermente indurito dall’eccitazione di quell’improvviso cambio di ruolo. Lui mi accarezzò i capelli bagnati dal sudore, mentre mi dava piccoli bacetti sulla nuca. Adoravo quei piccoli momenti dopo la tempesta, quando i nostri corpi giacevano uniti ancora contratti dagli spasmi. Ci addormentammo così, nudi, sudati, uno dentro l’altra, ma felici.

Jen

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