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Racconti Erotici Etero

Ricordi d’ inverno

By 25 Febbraio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Ricordi d’inverno

Graffi sulla schiena, l’unico segno evidente della nostra ultima battaglia sessuale.
– Così ti ricordi di me anche nei prossimi giorni.
Le tue parole sferzanti a ricordarmi il nostro rapporto d’amanti.
La tua vendetta personale.
La tua rivalsa sulla normalità, forse la speranza che chi mi sta vicino scopra i nostri incontri e li tramuti in libertà senza vincoli.
Mi guardo allo specchio e trovo altri segni sul corpo, questa volta sei stata veramente esagerata, il patto di non belligeranza dei corpi, la promessa di non lasciarci segni, &egrave miseramente fallita, sotto i sudori della nostra passione.
Sto pensando a cosa dovrò dire, che spiegazioni potrò inventare: torno con la mente al pomeriggio appena passato, la scena mi appare eterea ma l’odore &egrave ancora forte sulla mia pelle
Un incontro per una passeggiata sul mare, una stupenda giornata che ti fa venire voglia di urlare al mondo la tua felicità.
Camminiamo su lidi a noi sconosciuti: l’obbligo di non essere riconosciuto &egrave imperante le nostre vite ben delineate nella società non possono essere coinvolte da una passione che arde sempre più violentemente.
Mano nella mano come ragazzini, il sole ci scalda dentro, le cabine fredde in questo periodo morto di un inverno avanzato, portano al ricordo dell’estate, la gioia delle persone, il chiasso dei bambini, la voglia di vivere.
Cabine colorate.
Passiamo vicine a loro per tornare sulla strada.
Una cabina forzata da qualche balordo fa salire in me la voglia di fare qualcosa di diverso, pericoloso, ma estremamente intrigante.
Senza dire niente ti spingo dentro e ti appoggio alla parete bianca, polverosa, inodore.
La tua gonna nera subisce l’attacco delle mie mani e velocemente viene sollevata:
– Sei pazzo’sei pazzo’
Le tue parole contrastano con il tuo desiderio.
Ti piacciono le sorprese, le cose fuori dalla routine, l’amore fuori dagli schemi.
Ti faccio girare.
Il tuo sedere si muove sinuoso, aspetti di sentire il mio calore, la situazione ti eccita, non te l’aspettavi e adesso sei coinvolta in quel gioco di perdizione sessuale.
Ti sposto il leggero perizoma nero di lato e metto in libertà il tuo desiderio.
Sento il sangue che pulsa forte sul cazzo, appoggio la mia cappella sui tuoi morbidi glutei e lascio che senti il calore che emana: spingi il sedere verso il fuoco e mi permetti di scegliere il premio della mia pazzia.
Appoggio il mio ventre sulla tua schiena, le dita cercano i seni e, ancora una volta ne apprezzano la consistenza, la procacità, la mia lingua, segue i denti, il tuo collo libero dai capelli neri, subisce i morsi della passione.
– Non lasciarmi segni sul collo’ti prego’
Solite frasi dettate dagli ultimi segni di ragione
Sento gli umori della tua figa.
Non hai bisogno di essere lubrificata e il mio cazzo conosce la strada.
In quella cabina fredda penetro la tua calda carne: esplode l’estate.
Le tue mani tese contro la parete partecipano alle mie spinte, i muscoli tesi delle cosce, quella gonna disarticolata sulla schiena, le mie palle che accarezzano le natiche, l’odore del sesso in quell’angusto ambiente, sprigiona all’ennesima potenza la nostra libidine.
Dimentichiamo dove siamo, chi siamo,: il tempo si ferma silente, solo il rumore dei nostri vestiti strusciati, i gemiti soffusi nascosti ai passanti, le tue mani che prendono la mia schiena e mentre ti scopo in quella posizione , le unghie mi trafiggono feroci
Torniamo ragazzi, liberi di amarci, di possederci senza spiegazioni altrui.
La violenza dei gesti si ripercuote sul nostro piacere.
– Mi piace quando mi scopi come una troia’solo per il gusto di scopare
– Lo so che ti piace essere presa senza preavviso’
‘Quello che ancora non so &egrave quanto ti amo’.
Scarico la mia frustrazione in quell’amplesso bestiale: in quei minuti furtivi, nascosti da quattro pareti sporche, mentre attorno a noi la gente passeggia e i bambini giocano.
Mi piace il rischio, mi piace scopare, mi piace la trasgressione.
Spingo sempre più forte il mio cazzo dentro il tuo ventre fertile e accarezzo l’idea insana del mio sperma libero che si insinua in te e crea una vita.
Mi maledico per quel pensiero.
Il coraggio dell’amante contrasta con la realtà del quieto vivere.
‘Non voglio essere il tuo amante!’
Voglio che mi chiami ‘amore’davanti a tutti, non solo nel nostro letto, voglio sentirmi dire ‘ti amo’oltre quelle lenzuola.
Sento la contrazione del tuo corpo, riconosco quel segnale preludio dell’orgasmo.
– Ti amo’Ti amo’
La stringo forte mentre il mio fiotto caldo corre a lenire i nostri rimorsi.
Rimango ansimante avvinghiato a lei, tremante, aspetto che il cuore torni normale, che la ragione torni a prevalere.
Accarezzo il suo corpo sudato, la sua bocca riceve baci dolci, mansueti.
La dolcezza del dopo amore.
La quiete dopo la tempesta.
Inevitabilmente il nostro rifugio d’amore, torna una semplice cabina fredda sperduta in mezzo a questa spiaggia intiepidita dal sole.
Raccogliamo i nostri abiti e ci sistemiamo alla meglio, aspettiamo che i nostri visi tornino decentemente presentabili, tu come sempre ravvivi i tuoi capelli.
Mi guardi negli occhi, riconosco la soddisfazione del momento trascorso;
– Sei una bestia quando ti ci metti.
Il piacere di un complimento sessuale, la soddisfazione d’essere uomo.
Le mani si uniscono: apriamo la piccola porta scardinata e torniamo a respirare l’aria di tutti con un segreto nascosto nel cuore.
‘Ti amo amore”chissà se potrò mai dirtelo davanti a tutti’

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