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Risorse umane

By 15 Maggio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

-Dunque, Signor Righetti, cominci col parlarmi un po’ di Lei.-

Banale richiesta posta all’inizio di un tipico colloquio di lavoro. Quasi un cliché: se in seguito mi avesse chiesto dove mi vedo tra 10 anni, il quadro sarebbe stato completo. Per mia fortuna ero arrivato preparato a questo appuntamento, il mio discorso di presentazione era breve, efficace, perfetto per impressionare anche il più difficile dei selezionatori. Sarei riuscito a snocciolarlo con disinvoltura anche di fronte alla responsabile delle risorse umane della Taloni , la quale in questo momento era proprio di fronte a me, in attesa di una risposta.

La mia leggera agitazione non era dovuta al fatto che mi trovavo nella sede centrale della principale azienda produttrice di calzature della nazione, né al fatto che mi stavo giocando la possibilità di ottenere quello che sarebbe stato il lavoro migliore che con le mie qualifiche avrei mai potuto avere. Il motivo per cui balbettavo, per cui la mia sudorazione stava inesorabilmente aumentando, e per cui continuavo a ticchettare nervosamente le dita sulla scrivania, era un altro.

Rebecca.

Era questo il nome della mia interlocutrice, colei che avrebbe stabilito le sorti del mio futuro professionale. Semplicemente stupenda. I suoi capelli erano biondi, i suoi occhi marrone scuro, le sue labbra rosso cremisi. Era molto alta, sicuramente più di me che non sono certo un piccoletto, almeno 1.80. Difficile stabilire la sua età. Il suo corpo slanciato e il suo seno tonico potevano appartenere benissimo a una donna di trent’anni, ma il suo viso, seppur splendido, tradiva il fatto che potesse averne almeno dieci di più. Non mi importava, la mia attenzione era focalizzata su un altro dettaglio.

Le sue gambe.

Lunghissime, adorabili, esaltate dalle scarpe nere la cui altezza dei tacchi sarebbe stata considerata fuori luogo da chiunque in un ambiente professionale come quello. Ma sarebbe stato un delitto impedire a una donna come Rebecca di poter sfoggiare al meglio ciò che la natura le aveva donato. Ella era consapevole delle sue notevoli qualità estetiche. Indossava una gonna nera che le arrivava fin all’altezza del ginocchio, attillata al punto da far comprendere a tutti le rotondità del suo fondoschiena, una camicetta bianca il cui primo bottone era stato maliziosamente slacciato. Avrei creduto di poterle vedere il reggiseno semplicemente gettando lo sguardo nella deliziosa scollatura che ne risultava, ma i miei tentativi furono vani. Tuttora mi chiedo di che colore lo avesse, forse era abbinato al perizoma nero, probabilmente non lo indossava affatto.

-Capisco che possa essere un po’ agitato, non voglio certo metterla in imbarazzo, Però vorrei che Lei mi dicesse qualcosa di sé. Potremmo cominciare dagli studi che ha fatto-

Idiota, a forza di pensare alle sue gambe, finisce che faccio scena muta a mi gioco il posto di lavoro.

-Si mi scusi, sono solo un po’ teso. –

Le descrissi brevemente i titoli di studio che avevo conseguito, le lingue che sapevo parlare, i lavori che avevo svolto, ma continuavo a pensare che, nascoste sotto la scrivania, c’erano quelle splendide gambe accavallate, quel piedino che faceva pendere la scarpa in modo sensuale. Gli anglosassoni lo chiamano dangling, a me non importa del nome, interessa solo sapere che mi fa morire da quanto è eccitante.

Parlavo, parlavo, parlavo, sperando che la mia voce potesse coprire i miei pensieri, che si facevano sempre più intensi, sempre più lussuriosi, sempre più reali. Mi resi improvvisamente conto che mi trovavo decisamente fuori posto. Quella grande azienda, quel prestigioso posto di lavoro, non erano assolutamente alla mia portata. C’era solo una condizione in cui mi sarei trovato a mio agio in quel luogo. Capii che dovevo tentare il tutto per tutto pur di ottenerla. Non avevo niente da perdere, dopotutto.

-C’è qualche domanda che vuole farmi?-

-Sì. Da quando ci siamo presentati poco fa, non ho fatto altro che pensare a quanto Lei sia bella, elegante, affascinante. Una donna come Lei è sicuramente dotata di un’autorità tale da rendere inferiori tutti gli uomini che la circondano.-

Mi alzai, feci lentamente il giro della scrivania e mi inginocchiai in parte a Rebecca-

-Vorrei dunque chiederle umilmente, di poter essere suo schiavo devoto.-

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