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Racconti Erotici Etero

Rue du douai

By 1 Maggio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Rue du douai

Rue du Douai, cosi si chiamava quella strana stradina nella quale avrebbe alloggiato. Trovare un appartamentino nel quartiere di Pigalle era stata impresa facile. Come del resto trovare un lavoro. La zona era piena di locali e ristoranti per turisti. Lei era una brava cuoca, e non aveva poi faticato molto a trovare di che mantenersi. Rue du Douai era un posto fuori dal mondo. Solo strumenti musicali, di ogni genere. Negozi specializzati in sole chitarre, negozi che vendevano solo accessori per strumenti musicali. Lei amava la musica, la musica jazz. Dall’Italia era partita con pochi bagagli, libri e musica. Di quelli non poteva fare a meno. Il locale nel quale aveva trovato lavoro, ogni sera presentava uno spettacolo jazz live , cosi al diletto di stare in cucina si sommava quello della buona musica. Il locale terminava l’ultimo spettacolo alle 24, e lei poteva levarsi il piacere di tornare a casa passeggiando per un quartiere che non dormiva mai. Il quartiere aveva i suo stessi ritmi di lavoro. Arrivava a casa assonnata e stanca dall’esser stata in piedi a lungo. Spesso i capelli ancora umidi dalla doccia di fine lavoro. Come intravedeva il portone di casa, già la mano scendeva a sbottonare la camicetta, e si intrufolava verso i gancetti del reggiseno, per guadagnare pochi secondi che a lei sembravano immensamente preziosi. Era una sfida, piccola, ma pur sempre una sfida contro il sonno e contro il tempo. Era una liberazione, sentire il suo seno pesante uscire dalla gabbia dei ferretti e iniziare a ondeggiare libero lungo la strada. Mentre saliva le scale verso l’appartamento , iniziava a slacciare i pantaloni e arrivata sulla soglia ridendo doveva sostenerli mentre infilava chiave nella toppa. Gettava via le scarpe, richiudeva la porta alle sue spalle, e in pochi secondi era già avvolta dalle lenzuola. Adorava allargarsi nel letto, prendere possesso di tutto quello spazio, profumato di lei. A volte, se non era troppo stanca, iniziava ad accarezzarsi lentamente, dolcemente. Se ne stava cosi con il dito sul sesso, alternando strofinii a piccole penetrazioni. Non lo faceva per godere, ma semplicemente per sentire. Sentire il suo profumo avvolgere le lenzuola. Spesso alla mattina si alzava col clitoride ancora gonfio e le dita poggiate sopra .Iniziava allora la giornata odorando se stessa, e desiderando spesso un uomo.

La mattina era libera. Le piaceva girovagare per il quartiere. I quartieri che di giorno sono sonnacchiosi, pieni di ricordi della sera precedente. Tutto taceva a Pigalle, tranne che in quella stradina. Li si respirava la musica. Lei non capiva proprio nulla di musica, era solo una buona ascoltatrice. Adorava veder suonare. Vedere le dita agili ricavare suoni da strumenti per lei incomprensibili. Il sax, la tromba , il contrabbasso. Ecco il contrabbasso era uno strumento altamente erotico. Appoggiato completamente al corpo del musicista, accolto a gambe larghe e raccolto, quasi protetto da quelle. Poche corde, e la forza delle braccia e la sensibilità delle dita. Rimaneva sempre meravigliata davanti all’importanza nascosta di quello strumento, l’unico in grado di amalgamare i suoni degli altri.

Fu proprio in uno dei negozi sottocasa che lo vide. Stava suonando il contrabbasso. Non molto alto, capelli scuri, mossi. Barba appena accennata. E mani, le mani ! Mai viste delle mani intense e belle come le sue. Dovette entrare nel negozio. Le vene che circondavano il dorso delle mani erano in tensione, come tutto nel suo movimento. Ad occhi chiusi seguiva le note di Round Midnight. Non era bello, ma le vene delle mani rivelavano forza e dolcezza e la stessa forza si intravedeva nelle vene del collo, che leggermente piegato sussurravano alle corde del suo amore come muoversi.

Immagino di essere quel contrabbasso, di avere il suo fiato caldo sul collo, mentre con le braccia la stringeva solleticandole il seno. Si sfiorarono nella mente per un istante solo, e lei abbassò lo sguardo, convinta che lui avesse intuito ogni cosa. 

Girovagò appena per il negozio, e usci subito dopo lui. Voleva seguirlo, scoprire almeno quante possibilità avesse di rivederlo li intorno. Fu premiata dalla sua incoscienza. Si fermo dal panettiere, che lo salutò cordialmente. Dunque abitava in zona dunque non era impossibile sognare quelle mani su lei.

La sera si preparò per andare al club, ma i pensieri vagavano su quelle mani e sul sorriso estasiato mentre pizzicava le corde . Pioveva quella sera, e naturalmente lei era senza ombrello. Ormai la dimenticanza si era trasformata in abitudine, e poi la pioggia lavava spesso anche i pensieri. Uscì di corsa dal locale, cercando di ripararsi appiattendosi sul marciapiede e si incamminò verso casa. Intanto procedeva col solito spogliarello di corsa. Apri i gancetti, slaccia la camicia. Non si accorse della sua presenza. Fino a che non andò a sbatterci proprio contro. Se ne stava riparato dietro l’androne, cercando di proteggere la grossa custodia del contrabbasso. Il portone di casa sua. Involontariamente sussultarono entrambe. 

Lo guardò un attimo in più del dovuto, e si sorprese a sorridere mentre osservava con quanta cura stesse cercando di proteggere la custodia del contrabbasso dalla pioggia scrosciante. Cerco di darsi un contegno, mentre tentava di trovare le chiavi di casa nella borsa scompigliata come i suoi pensieri. Solo in quel momento si rese conto del suo stato fisico. Aveva come sempre tolto il reggiseno e slacciato la camicetta per tuffarsi nell’intimita della notte. Ed ora, un capezzolo turgido e intirizzito stava spuntando dalla fessura lasciata libera . Lui osservava lo spettacolo dei suoi seni ansanti, e muoveva le lunghe dita sulla custodia del contrabbasso, quasi a voler cercare nello scorrere delle mani quella serenità che mancava ai suoi occhi.

Era attratta da quelle lunghe dita, da quelle mani nervose. La sua testa scarmigliata e grondante decise per lei. Lo invito a salire, a darsi un asciugata e a bere qualcosa di caldo.

Un attimo dopo erano in cucina a preparare il the. Strana la vita, solo pochi sguardi eppure già cosi presente la loro vicinanza.

Non era solita prendere l’iniziativa, sicuramente non con il lato maschile del mondo. Eppure, il the odorava di zenzero e cardamomo, era caldo , dolce e profumato. Ad ogni sorso, uno sguardo e un immagine possente dei loro corpi stesi a far l’amore. Quelle mani. La tazza era avvolta nelle dita, la tazza era sostenuta e racchiusa dalle dita. Voleva essere la tazza, voleva essere il the per le sue labbra.

Si alzo, rapida nella sua decisione. Gli chiese di scegliere della musica e andò a farsi una doccia bollente. Naturalmente lui scelse musica perfetta, perfetta per loro. Resistette all’idea di trascinarlo sul divano, e asciugandosi i capelli davanti a lui, gli gettò un asciugamano per la doccia. 

Fu in quel momento che perse la testa. Saperlo sotto la sua doccia, mentre usava i suoi prodotti, e sentire quella musica, mentre poteva intuire i movimenti delle mani sul suo corpo che accarezzavano, strizzavano, sciacquavano

Si sdraiò nuda sul letto, l’avambraccio destro a coprire come un telo il seno ormai indurito dall’eccitazione. Le gambe aperte, con il sesso umido . Iniziava a sentire pulsare, e introdusse il dito . Sì era eccitata, il dito scorreva senza fatica al suo interno e la doccia scrosciava sul corpo che lei desiderava.

Sentì lo scorrere dell’acqua sulle pareti della doccia e immaginò lui davanti allo specchio. Il corpo asciutto, il peli ricciuti. 

Si fece trovare sul letto seduta in ginocchio. Le mani lungo i fianchi. Nessuna meraviglia nel suo sguardo. Entrambe sapevano che cosi sarebbe stato.

Si avvicinò gettando a terra l’asciugamano e rivelando un corpo ben fatto, il pene eretto e gonfio. Fu un piacere vederlo avvicinare sorridente. Lo guardò? O forse è più corretto dire che si attraversarono con gli occhi. Gli sussurrò nell’orecchio di farla suonare. Si approssimò alle sue spalle e la circondò come aveva sempre saputo. Appoggiò la guancia al suo collo, le gambe aperte a contenere l’ampiezza dei suoi fianchi. Le braccia a circondarla come fosse il suo strumento. Lei si abbandonò docilmente reclinando il peso sul suo petto, circondandogli il collo con le braccia. La sua erezione premeva nel solco tra le natiche, ma in quel momento tutta le sua energia era concentrata ad accarezzarle il seno e il sesso. Stava suonando veramente, utilizzava il suo corpo come un contrabbasso e le canticchiava nell’orecchio il pezzo. Ogni accordo vibrava sul sesso, e pizzicava i capezzoli, la sua lingua scorreva sull’orecchio mentre piccoli morsi al lobo tenevano il ritmo armonico.

Si voltò quando ormai fu chiaro che avrebbe goduto rapidamente senza averlo dentro. Gentilmente lo accompagnò con un gesto della mano a sdraiarsi sul letto. Era il primo istante in cui lo poteva ammirare completamente nudo, steso davanti a lei. Rimpianse di saper solo ascoltare musica. Si stese su lui,a gambe racchiuse. Voleva sentirlo respirare, voleva alzarsi ed abbassarsi al suo respiro. Si guardarono negli occhi, in silenzio. Poi le loro bocche si aprirono e si baciarono, a lungo. Strano bacio, dapprima solo le labbra a sfiorarsi nei contorni. E poi le lingue a sfidarsi, prima timide e poi sempre più ansiose di risucchiare il desiderio dell’altro.

Lui la strinse a se ancora più forte, poggiando le mani sui glutei rotondi. La tenne stretta mentre con un dito solleticava il suo ano. Lei si inarcò per permettergli di inumidirlo tra le grandi labbra. Lo fece scivolare dentro, e iniziò a slittare sul suo corpo con movimenti controllati. Voleva rimanere al calduccio distesa sul suo corpo e scivolare piano , mentre ancora nessuno dei due sentiva l’urgenza del possesso. Lui introdusse un dito nella stretta apertura dell’ano. E ad ogni rollio del corpo lo sentiva sprofondare al suo interno. Si mise seduto sul letto, e prendendole la faccia tra le mani la baciò a lungo. Lei sorrise, quando le mise davanti alla bocca la mano aperta. Ne lecco il palmo a lungo, per inumidirla, per permettere al suo sesso di scivolare meglio in lei. Si appoggio alla nicchia ricavata dal collo e dolcemente attese. Divaricò i glutei con le mani forzandone la distanza e senti il suo membro caldo spingere delicatamente per forzare l’apertura. Lui la teneva stretta a se, guidando con una mano se stesso in lei, accarezzandola dolcemente. Lentamente scivolò dentro, e iniziò a muoversi. Per un attimo si chiese se era realmente lui a possederla o non lei a farlo. Il piacere si stava facendo strada, e improvvisamente prese a risalire dalla profondità. L’accarezzò con movimenti veloci, mentre lei appoggiata al petto gli strizzava i capezzoli. Quello fu l’unico momento in cui l’urgenza di godere prese il sopravvento. E fu in quel momento che lei guidò entrambe le mani verso il suo sesso. Prese ad accarezzarsi il clitoride mentre due dita si introducevano in lei. Poteva sentire il suo movimento dall’altra parte della stretta parete. Sentiva se stesso muoversi e questo lo fece godere all’improvviso, con un fiotto caldo e denso, nello stesso istante in cui lei risucchiò profondamente le sue dita umide.

Rimasero abbracciati a lungo, lui all’interno del suo corpo. Si stava bene in lei, adesso che era completamente rilassata, la schiena liscia nel suo abbraccio. Dormirono insieme quella notte. Al mattino li colse un leggero imbarazzo, nell’accorgersi che non si erano nemmeno presentati. Non importa, si risposero ridendo. Ancora gli strumenti andavano accordati.

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