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Racconti di DominazioneRacconti Erotici Etero

Scoprire di esser un Master

By 3 Novembre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Ho 20 anni è il mio nome, per voi,sarà Jacopo e nonostante la mia giovane età ho avuto molteplici esperienze, spaziando in piu campi dell’ambito erotico. Difatti ho avuto esperienze sia con donne che con uomini, sia con persone giovani e sia con persone mature, oserei dire a volte anche troppo, ma tutte piacevoli per il semplice motivo che amo il sesso in qualsiasi sua forma. Fortunatamente, la natura mi è stato di aiuto, perchè mi ha donato dolci lineamenti  nel viso con occhi cangianti e lunghi capelli dorati a contornare il tutto; e anche fisicamente ho un corpo atletico e  delineato quanto serve per adattarsi alle più svariate situazioni, sebbene ho una carenza di centimetri, sono alto solo 1,75.

Tempo fa andai all’America, un locale torinese, ove i giovani, se inteligenti e carini, hanno la possibilita di rimorchiare donne più grandi e, avolte, tirar su laute mancie.

Non era la prima volta che andavo, anche se non ero un’abituè, quindi mi preparai di giusto punto e con due miei amici S, mio coetaneo, e L, un trentenne molto giovanile, ci recamo a ballare. Entrammo e prendemmo posto su un tavolino, anche se come gia detto non eravamo abituè, sapevamo bene come andavano le cose li, per lo meno per noi; difatti di solito appena puntata la donna del nostro interesse si andava ad attaccar bottone e, con velati doppi sensi o allusioni, si testava il loro interesse e la possibilità di farsi portare a casa loro.

Non cimisi tanta a scovare una donna di mio interesse e, perfortuna, tutto filo liscio. Uscimmo  dal locale a meta nottata , salimmo sulla sua auto e ci dirigemmo verso casa su. Di primo impatto vedendo la casa,una ridente casa sulla collina monferrina, rimasi shockato, sembrava enorme; ma lo shok si spense subito quando entrai, benche calda e accogliente, era decisamente più piccola delle mie aspettative. Salimmo in camera, e continuando a bere dello spumante, iniziamo a baciarci e a svestirci a vicenda. Quano le tolsi il vestito, scoprii con piacere che portava delle giarrettiere rosse, che sul suo intimo  nero, la esaltavano. Aveva,difatti, un fisico molto minuto, come la sua altezza, e delineeato in modi che la natura non conosce, lasciando intuire il carico svolto in palestra: inoltre il suo viso era grazioso, non da sembrar più giovane, ma dell’esser desiderabile e autoritario, e gli scendevano sugli occhi castani i lucenti capelli corvini.Non ricordo bene come andò ma passammo una notte molto piacevole.

Al  mattino, come al solito, mi svegliai e aspettando che si svegliasse andai in cucina in cerca di qualcosa da mangiare in frigo. Quando si sveglio partii deciso a salutarla per andarmene ma, con mio stupore, mi accorsi che non sarei stato in grado di tornare a casa da li dov’ero. Gentilmente lei mi offri un passaggio, ma dopo un appuntamento che aveva nel pomeriggio. Accettai, non avendo altre possibilità, e iniziammo a parlare un po come si fa quando si sta assieme scambiandosi baci e parole dolci , con l’unica diferenza che scoprii solo alllora li il suo nome. A, cosi la chiamero, era una donna molto solare e rimasi piacevolmente affascinato dai suoi modi di fare e dalla sua cultura, messa in mostra involontariamente negli argomenti in cui discorrevamo.

Nel primo pomeriggio suono il campanello, entrarono un signore e una signora, curati e ben tenuti, mi salutarono e vennero fatti accomodare in un’altra stanza la cui porta non era stata da me notota, perlomeno fin’allora. A mi chiese di aspettarla in sala, e io acconsentii. Se non fosse stato per la mia curiosità avrei perso un mondo che si spalanco con quella porta. Mi dovetti ingegnare un attimo, una buona scusa per entrare senza bussare non era facile, soprattutto perchè avevo ancora bisogno del passaggio; l’idea mi baleno vedendo il cordless, mi feci uno squillo e doo aver ottenuto il numero gli telefonai col mio cellulare in anonimo. Aprii la perta e gli porsi il cordless dicendole che stava suonando il telefono.

Finii la frase per impeto,ma ero sconvolto. Con gli occhi sgranati e crescente paura mi avvicinai ad A. Lei mi rassicuro subito con una voce amorevole quasi da madre dicendomi che non avrebbe voluto che  io vedessi questo e che non dovevo preoccuparmi. Con la paura che spariva lasciando spazio all’eccitazione osservai attentamente la scena. L’uomo era per terra legato e imbavagliato mentre la donna, con un collare al collo, gli stava facendo un  cristere. I due erano degli schivi e A era la loro padrona. Era un mondo distante da me, non avevo avuto esperienze, ne mai pensate di volerne. A con tono deciso disse alla schiava di fermarsi, e fu li che crebbe in me quel desiderio, il desiderio di essere un padrone. Allora con voce tremante le chiasi se poteva insegnarmi. Con stupore, mio quanto suo, acceto, In quella occasione mi dono la signora, ma non mi disse niente di quello che avrei dovuto fare. Sbigottito ed eccitato ebbi subito il pernsiero di scoparmela. Ma poi, riflettendoci, non lo feci  , mi sembrava di buttar via un’occasione e li per li non sapeso se si sarebbe ripetuta. Non badai a cosa stesse facendo A, con  voce trmante cercando di infondere autorità alla donna le dissi che sarebbe stata mia per quel pomeriggio. La presi per il collare e la portai vicino alla poltrona dove, poi, mi sedetti. Eccitatissimo aprii la cerniera dei  pantaloni e tirai fuori il cazzo, non volevo usarlo, non ancora, ma era cosi duro che nei pantaloni mi provocava dolore; dopo  un attimo preso dal pensare gli ordinai di sdraiarsi perterra e inconciamente gli porsi le scarpe. Lei dapprima inizio a leccarle e io la fissai e con piacere le ordinai di farlo meglio e con più intensità.Stavo per esplodere, avevo il cazzo che pulsava a mille, ma non volli ne masturbarmi ne coparla, ne sarebbe andata della mia autorità. Allora  quando fui soddisfatto di come erano lucide le mie scarpe mi alzai e, accortomi che aveva iniziato a leccarle senza un ordine, decisi di punirla. Mi avvicinai ad A per chiederle, con vistoso imbarazzo se potevo usare i suoi attrezzi. Datomi il permesso, mi avvicinai verso quelli che mi ispiravano di piùpresi un’oggeto che mi sembro una pagaia assieme a quello che sembrava un morso per cavallo ma leggermente diverso, solo col tempo scoprii poi i loro rispettivi nomi paddle e ring gag, le misi prima la gag ma non conoscendo il come metterlo, traa la foga e l’ingenuità, non feci attenzione alla lingua che in un primo momento rimase schiacciata sotto l’apertura dell’anello. Meso a posto l’anello non mi restava che dargli quello che si era meritato, allora con decisione il braccio parti e didi il primo colpo. Mille emozioni contrastanti si trovavano in me in quel momento, e mi accorsi di come era in mia balia e di come non potesse far nulla, avevo poteree e voglia di usarlo ma con mia sorpresa mi accorsi di quanto fine era quel momento, non c’ero solo io a dargli la sua sculaciata, ma c’era anche lei a riceverla. Appena compresi tirai la seconda pagaiata molto meno forte della prima, sebbene non meno dolorosa, e la guardai in viso, lei stava attendendo quello che si era meritata, la sua punizione, e avrei ferito il suo orgoglio se per caso mi fossi fermato o dandogliele troppo forti avessi dovuto fermarmi. Allora regolai ogni colpo in modo che potesse arrivare alla fine di quel cammino di redenzione, e quando finii le acarezzai le natiche chiedendole se gli facevano male . Senza accorgermene la mia voce aveva smesso di tremare, ero sempre eccitato ma on  avevo più  la paura di perdere il controllo ho ochissa cosa, avevo scoperto e addomesticato un lato di me che non avevo  mai conosciuto. Mi sedetti di nuovo e la feci mettere di spalle piegata davanti a me; iniziai a giocare con la sua vagina e il suo ano e quando sentii che gli piaceva le diedi il divietodi bagnarsi. Dato il veto, lei, ancora più eccitata si bagno e quando le dissi che dopo avrei dovuto punirla, vidi nel suo sguardo un senso di cocente umiliazione, che pero servi solo a eccitarla di più. Quando fu vicino al venire mi fermi dicendole che ora toccavaa a me. Inginocchiata iniziai a sbattergli ilcazzo sul viso, ma mi scocciava fare tutto da me quindi gli ordinai di leccarlo, con le gengive in vistae la bocca forzatamente aperta aperta inizio a leccarmelo. Dopo un po, vicino alla mia eiaculazione , la feci distendere e gli diedi altre sculacciate col paddle, come punizione per il precedente eccitamento, e quando finii gli venni addosso, sebbene non fu tanto il venire, anche se di voglia ne avevo, ma l’umiliarla sempre con dignitrà. La feci alzare e le tolsi la gag e vidi delle lacrime, di dolore miste a gioia; dopodiche soddisfatto ma a pancia vuota gli nastrai caviglie e gomiti e mi feci preparare una merenda. Finito di mangiare A la libero da me e congedo i due schiavi.

Salimmo in macchina nn avevamo  più detto neanche una parola da quando i signori se ne erano andati.Mi venne in mente che non sapeva dove abitavo quindi gli dissi un falso indirizzo vicino a casa mia, ma alla fine delle mie parole mi disse che le era davvero piaciuto il mio modo di gestire la schiava, mi chiese anche se avevo gia avuto esperienze prima e dopo aver negato tale eventualità mi chiese se mi interessavano questo genere di cose.Ci pensai su un attimo e quando aprii bocca mi usci una domanda, se avrebe voluto essere la mia maestra e saziare la mia curiosità. Acconsenti  e, infatti, ancor oggi siamo buoni amici oltre che passionali amanti e io benche non ho ancora avuto una schiava ancora mia ho vissuto numerose esperienze di quello che è un fantastico mondo, quale è il BDSM.

 

Perdonatemi gli errori grammaticali se avete consigli o volete dirmi qualsiasi cosa scrivete qui a Danter90@live.it  . Commentate in tanti!!! 

 

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