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Secchione! Genesi di un padrone – parte 04

By 19 Dicembre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

‘Devo ammetterlo Pamela, quando mi ha proposto Flanagan come tutor ero scettica…’ la signorina Devon si aggiustò gli occhiali da lettura ‘…i suoi voti sono impeccabili, non si discute, ma è solo al secondo anno quindi, te lo dico molto onestamente, accettai pensando di assegnartene un altro un paio di settimane dopo…’ continuò con l’aria un po’ colpevole. Pam le sorrise, aspettando, gongolante, il seguito.
‘Non sai quanto sono felice di essermi sbagliata. In meno di tre mesi hai raggiunto la sufficienza in tutte le materie e in diverse hai anche qualche B. Sono veramente molto colpita! Brava!’
La ragazza era raggiante.
‘Lo sa, Miss Devon, mi piace molto vederla sorridere!’ le disse furba e la donna rise.
‘Beh, tu continua così e mi vedrai sorridere spesso Pamela!’ poi scrollò le spalle.
‘In realtà è tutto merito di Damian, io ho fatto molto poco…’
‘Non sminuirti signorina!’ la rimproverò dolcemente ‘Ad ogni modo questo giovanotto hai i suoi meriti, non c’è che dire! Evidentemente è riuscito a prenderti per il verso giusto.’ Pam sorrise.
‘Oh, si! Mi ha presa proprio’ per bene…’ rispose alla donna che ovviamente non colse l’allusione.
‘Bene, oggi è il 15 gennaio, ci rivediamo tra un mesetto per il prossimo controllo, ok?’
Pam uscì da quell’ufficio per la prima volta a testa alta, camminando a un metro da terra. Era difficile da credere ma l’unica cosa che era più o meno sempre andata male nella sua vita, stava finalmente cominciando a prendere la piega giusta e, al di là di tutti i loro licenziosi giochetti, era davvero merito del suo giovane amante.
‘…avresti dovuto esserci, amico! Bobby e Nelson si sono messi a fare il verso a Flanagan, credevo di pisciarmi addosso, hahah!!’
‘Flanagan? Ma chi, quello sfigato con gli occhiali?’
‘Si! Il secchione del penultimo banco! Hahaha! Dopo gli chiedo di rifarlo, devi vederli, sono assolutamente…’
Due ragazzini, evidentemente compagni di classe di Damian le passarono accanto, impegnati in un’eccitata conversazione, strappandola ai suoi lieti pensieri. L’espressione le si intristì sul bellissimo volto, mentre li ascoltava, ignari di causarle dolore. Eh, già. Molte cose erano cambiate in quei mesi, ma non quella. Nonostante i suoi colossali progressi in camera da letto, Damian restava per tutti: il secchione.
A Pam la cosa non andava proprio giù. Era così ingiusto, accidenti! Avrebbe voluto gridarlo ai quattro venti che quello sparuto secchione valeva più di tutti loro messi insieme, ma non era il modo giusto d’intervenire. Doveva capire come aiutarlo. Aiutarlo in maniera concreta, in fin dei conti che cos’aveva fatto per lui, finora? Non molto. Anzi, niente, in confronto a quello che lui aveva fatto per lei. Cosa poteva fare? Cosa poteva fare?

Damian si godeva i baci. Dopo una lezione di letteratura particolarmente provante per Pam, il giovane l’aveva fatta mettere a quattro zampe e l’aveva scopata a pecora sull’elegante moquette di quella camera da letto tutta piena di orpelli e ammennicoli. Ormai conosceva le debolezze della sua indisciplinata allieva e sapeva cosa fare per farla sballare ma, soprattutto, aveva capito come godersi al meglio il suo bel corpo devotamente votato al sesso più lurido. L’aveva fatta venire un paio di volte con tanto di gridolini sconci e gaudiosi che chiamavano il suo nome, contenta come una pasqua, tra le risa e il pianto.
Dopodiché, si era sdraiato sul letto a baldacchino con le braccia incrociate dietro la testa, permettendole di accucciarglisi in mezzo alle gambe e di leccare a lungo e con amorevole cura il suo bastone, sporco dopo l’uso. Un bastone che le dava gioia e che la legava indissolubilmente, indiscutibilmente a lui.
Adesso, si godeva i baci. Pam aveva cominciato a ricoprirlo di dolci e soffici carezze di labbra su tutto il torace: dalle spalle all’ombelico, dalle ascelle ai capezzoli, dal collo all’addome, per poi scendere di nuovo sull’odoroso pube a strusciare il naso, contenta. Sembrava non riuscisse a saziarsi del suo corpo, del suo sapore, di lui che, compiaciuto, la lasciava fare, osservandola in silenzio. Ad un tratto, lo guardò e, così, dal nulla, gli disse:
‘Dobbiamo trovarti una ragazza, secchione.’ aggrottò la fronte. Questa poi!
‘Una ragazza?’ lei assunse un’aria furbastra.
‘Si, una ragazza, Damian, sai quegli esseri umani di sesso femminile con cui esci, le porti al cinema e dopo un po’ te le porti a letto? La scuola ne è piena, dovresti averle notate!’ lui alzò gli occhi al cielo, sorridendo:
‘Molto divertente! Che me ne faccio di una ragazza… ci sei tu…’ lei lo interruppe.
‘Eh no, mio caro’ io non sono la tua ragazza…’ lo corresse ‘…sono il tuo sborratoio, ricordi? Diciamo che sono un giocattolo con dei buchi dove puoi infilare l’uccello ogni volta che ne hai voglia!’ finì la frase e sorrise a lui che stava ridacchiando.
‘Che c’è? E’ la verità, lo sai!’
‘Si, si, lo so, e in effetti, come giocattolo, funzioni proprio bene! Hehe!’ le rispose ancora ridendo ‘Pensavo solo che hai davvero un’altissima considerazione di te stessa Pam, hehehe!!’ risero insieme, complici in quel gioco di parole e di battute che però segnavano quanto di più reale ci potesse essere.
‘Ad ogni modo, a cosa mi serve una ragazza quando tu…’ sorrise ‘…beh, diciamo che soddisfi tutti i miei bisogni?’ anche lei sorrise.
‘E’ ora che tu metta in pratica quello che ti ho insegnato secchione. Sei di gran lunga il migliore amante che io abbia mai avuto, e credimi, se lo dico io…’ il giovane rise dell’auto invettiva ‘…non è solo perché hai questo…’ gli dette una lenta e goduriosa leccata dalla cappella alla base ‘….mmmm… quant’è buono!’ chiuse gli occhi per un attimo per assaporare fino in fondo, quasi in trans. Lui la osservava divertito.
‘Oops, scusa ho perso il filo…’ gli disse poi e riprese ‘Dicevo che non è solo perché sei dotato” erano ripresi i baci sui preziosi genitali ‘Ormai sei una vera e propria macchina del sesso, sai essere audace e gentile allo stesso tempo, puoi rendere felice qualunque donna del pianeta e io voglio vederti all’opera!’ continuò tutta allegra ‘Voglio vederti affascinare, sedurre e deflorare un’ingenua ragazzina che…’ si interruppe. La pancia del giovane gli tamburellava sulle labbra mentre ridacchiava e lei lo guardò divertita.
‘Che ho detto di tanto buffo?’
‘Beh, mi dispiace interromperti mentre tessi le mie lodi con tutta quest’eloquenza, Pam, ma c’è un microscopico intoppo nel tuo geniale piano.’
‘E sarebbe?’
‘Tu sei l’unica donna sul pianeta a cui interesso.’ le disse semplicemente ‘Eccezion fatta per te, nessuno mi nota, o tuttalpiù vedono un dimenticabile secchione imbranato, nient’altro.’ Lei lo guardò. Stava per ribattere ma la precedette.
‘E’ così Pam, lo sai anche tu.’
Stette zitta per qualche secondo, meditabonda, il viso adagiato sull’adorato pube, quasi non volesse riempirsi i polmoni d’altro se non l’odore del suo cazzo. A Damian sembrava quasi di sentire le instancabili rotelline del suo cervello cliccare e scattare mentre si preparava a tirare fuori una qualche idea.
‘Ok, ci sono.’ annunciò poi, dopo qualche secondo ‘Ti trasformerò in un figo da paura.’ disse come fosse la cosa più logica e soprattutto facile al mondo. Al ragazzo, naturalmente, venne da ridere.
‘hahaha! Pam, hai mai pensato di fare l’attrice comica? Saresti fenomenale!!’
‘Sono serissima secchione! Domani tu ed io saltiamo scuola e tu ti affidi a me! Nuovi vestiti, nuovo look, quando avrò finito neanche tua madre ti riconoscerà!’
‘Come scusa? Ho smesso di ascoltare a ‘saltiamo scuola’…’ le disse sarcastico tendendo l’orecchio. Lei alzò gli occhi al cielo esasperata.
‘Damian, per l’amor del cielo, hai la media più alta dell’istituto cosa vuoi che succeda se salti UN giorno di lezione?! Sopravviverai, te l’assicuro!!’
‘E dai, sii realistica, Pam! E’ un’idea assurda, io non…’
‘E’ vero, com’era assurdo pensare che la ragazza più popolare della scuola si facesse sbattere da un secchione imbranato, eppure eccoci qua!’ lui si tirò su a sedere, appoggiandosi all’indietro sulle mani e guardò in basso, per qualche secondo, a lei che gli infilava l’infaticabile lingua nell’ombelico. Non era per niente convinto.
‘Non ho alcuna intenzione di buttare tutti i miei risparmi per…’
‘Flanagan, ma per chi mi hai preso? Sei il mio esperimento, quindi ti finanzio io, no? Beh, per meglio dire, papà!’ si corresse ‘Lo sai che da quando mi hai trasformato in un genietto è così contento che ha annullato il limite della mia carta di credito? Fico no?’ il ragazzo la guardò seccato che lei avesse controbattuto tutte le sue obiezioni, smontandogliele una per una.
‘Pam, cambiare aspetto non servirà a niente, la gente mi vedrà sempre per”
‘Stai scherzando? A scuola è l’unica cosa che conta, secchione. Non puoi non essertene reso conto! Vuoi essere rispettato? Devi essere un figo. Vuoi fare da punjiball ai bulletti? Vesti come uno sfigato.’ sfortunatamente, l’analisi forense di Pam, per quanto superficiale corrispondeva alla schiacciante verità.
‘E poi dimentichi una cosa.’ continuava a passargli la lingua sulla pancia.
‘Cioè?’ le chiese lui.
‘Quella scuola è mia, secchione. Faccio il bello e il cattivo tempo là dentro, comando su tutti” gli disse fiera mentre gli baciava docile e arrendevole, le palle sudate ‘..e se dico che da domani il cielo è rosa, E’ ROSA!’ una breve pausa per tornare a pettinargli i peli pubici, scuri e radi.
‘Devi starci ancora più di due anni, secchione. Preferisci passarli come uno sfigato o come un re?’ lui la guardava senza dirle niente, ascoltando le sue parole di miele, come sempre calzanti e maledettamente persuasive. Sbuffò però, scettico a quest’ultima frase.
‘Certo! Un re, come no!?’ le disse frenando il suo entusiasmo, un tantino eccessivo.
‘Beh, la strada è lunga, in effetti, ma tu lasciami fare. Immagina se diventassi talmente popolare da avere Bobby Harris e compagni a baciarti i piedi!’ il ragazzo rise alla curiosa metafora.
‘Non ti sembra di esagerare?’
‘E dai, non dirmi che non ci hai mai pensato! Non ti piacerebbe?’ lui scrollò le spalle, divertito.
‘Beh, non saprei, nessuno me li ha mai baciati…’ sguardi ”non so che effetto faccia.’ concluse. Sorrisi fra i due. Poi lei alzo un sopracciglio.
‘Beh, perché non lo scopriamo, secchione?’ il ragazzo la guardò, con perverso piacere, scendere ed accostare il viso alle sue estremità. Un primo bacio gli accarezzò il dorso, poi un altro e un altro ancora, per poi passare alle dita lunghe e poi la pianta e il tallone. Tanti baci, dolci e teneri come quelli di poco prima. La mente di Damian li analizzò scientemente. Erano baci sinceri, dati con inequivocabile adorazione sulla parte più infima del suo corpo, a testimonianza dell’indefessa volontà della bella principessa di umiliarsi per lui, per il suo piacere, per il suo mero divertimento e il dolce brivido che avvertì alla bocca dello stomaco, un brivido che avvertiva sempre più spesso ultimamente, lo fece sorridere in maniera forse un po’ più arrogante del solito.

L’odore non era piacevole. Anzi, puzzavano, com’era prevedibile. Erano piuttosto umidi e c’era dello sporco tra un dito e l’altro. Pam ebbe modo di notare tutte queste cose mentre li baciava. Non staccava mai gli occhi dal viso un po’ infantile di lui che stava sorridendo.
‘Allora, secchione? Che effetto fa?’
‘Hehehe! Mi piace molto Pam, è una gran bella sensazione, anche se…’
‘Cosa?’ il sorriso si trasformò in un ghigno.
‘Beh, preferisco di gran lunga che sia tu a farlo, invece di Bobby Harris…’ le disse e lei alzò un sopracciglio.
‘Vuoi che ti baci i piedi?’ lui annuì, senza parlare.
‘Vuoi che mi abbassi fino a questo punto, secchione?’ gli chiese con tono fintamente oltraggiato continuando, però, a baciare. Le rispose dopo qualche secondo, molto lento.
‘Esattamente.’ che voce orgasmica che aveva! E quell’atteggiamento!
‘Ma non mi hai neanche chiesto se mi piace o no! Insomma, sono’ sporchi!’ si lamentò, ma lui le sorrise, con uno sguardo che le leggeva l’animo e, sempre con deliziata calma, rispose:
‘Ha importanza?’ un brivido caldo e travolgente la attraversò e lei attaccò a baciarli come fossero qualcosa di sacro, in visibilio. Poi gli disse:
‘Hehehe! Ma che secchioncello prepotente che stai diventando!’ anche lui sghignazzò e con il piede le carezzò la faccia.
‘Raccogli quello che semini, Pam’ facendole la morale. Lei rise.
Lo guardò per diversi minuti mentre si gustava quel trattamento, osservandola divertito. Quel viso, quei lineamenti, così dolci e gentili, oggettivamente belli, ma nascosti dietro un’aura da nerd così fitta che dovevi metterti d’impegno per notarli. Lei, però, l’aveva fatto. Conosceva il suo corpo a memoria e sapeva esattamente cosa fare per metterlo in risalto, per trasformarlo completamente. Sarebbe stato un gioco da ragazzi, accidenti, se solo’

‘Allora? Lo farai?’ gli chiese dopo un po’ Pam, tornando, impaziente, all’argomento principale ‘E dai fallo per me!’ insistette petulante.
Damian la guardò imperscrutabile, in silenzio per qualche interminabile istante. I suoi bellissimi occhi neri facevano capolino da dietro il suo piede, mentre le sue labbra erano ossequiosamente a lavoro. Adorabile, come al solito. Alla fine scrollò le spalle e, con un minimo di aria di sufficienza, disse:
‘Ok, cos’ho da perdere?!’
‘Wow! Che fiducia sconfinata, Flanagan!’ gli disse mordendogli un dito del piede, per gioco.

La mattina dopo, il nostro giovane protagonista uscì di casa alle 7:45 come al solito, salutando tutti (con uno strano groppo in gola) e dicendo che sarebbe tornato per l’ora di cena perché nel pomeriggio aveva da fare. Erano le direttive di Pam: a quanto pareva per la grande trasformazione occorreva un bel po’ di tempo. Per la prima volta in vita sua stava per saltare la scuola mentendo ai genitori. Un’altra sensazione nuova che però, a differenza di quelle provate in camera da letto, non sapeva fino a che punto gli piacesse. E poi, avendo ripensato a tutta quella storia, c’erano delle cose che non gli quadravano più di tanto. La proposta della ragazza gli aveva fatto barcollare delle certezze costruite con fatica negli ultimi tre mesi e adesso si sentiva il terreno mancargli sotto i piedi. Pedalò fino al punto stabilito e aspettò che Pam lo venisse a prendere con la macchina, col cervello affollato dai dubbi innecessari di chi è abituato a farsi le famose seghe mentali.
‘Allora? Pronto per il cambiamento?!’ le disse tutta allegra appena entrò. Lui annuì incerto.
Si diressero verso North Raleigh, la zona più in della città, piena di negozi di prim’ordine.
‘Come siamo silenziosi, che hai?’ gli chiese. Il ragazzo sospirò e rispose con un’altra domanda:
‘Perché vuoi fare questo per me? Dimmi la verità! Non è perché ti sei stufata del mio aspetto?’ Lo guardò con un espressione da rimprovero, poi alzò gli occhi al cielo, esasperata.
‘Damian, per uno che ha come soprannome ‘secchione’ riesci ad essere veramente ottuso certe volte, lo sai?’ Accusò un minimo il commento ma non aprì bocca.
‘Se fossi stufa di te, pensi che ti porterei a fare shopping? Ti pianterei in asso, come ho fatto con Harris e metà dei fighettini della scuola! Eppure mi hai visto all’opera, no? Sai di cosa sono cap”
‘Ok. Allora perché?’ insistette il ragazzo, interrompendola. Lei scosse la testa, incredula:
‘Perché voglio vederti più sicuro di te, secchione, mi sono rotta di vederti così timido e remissivo’.’
‘Remissivo? Pam, ieri ti ho obbligata a stare con le labbra incollate ai miei piedi per più di mezzora a farmi venerare, neanche fossi una specie di divinità egizia! Il tizio che hai attaccato all’inizio dell’anno nel parcheggio dello stadio era remissivo, ma adesso” lei gli sorrise, rimembrando.
‘Ma è proprio questo il punto, Damian! Io lo so come sei diventato e so che cosa sei per me! Voglio solo che tutti gli altri ti vedano come ti vedo io e ti guardino dal basso verso l’alto, com’è giusto! Che c’è di male?” lui la guardò a lungo e, man mano che le sue parole gli scendevano sotto pelle, il volto si rischiarava con un sorriso sempre più convinto.
‘Tieni così tanto a me, Pam?’ lei alzò un sopracciglio.
‘Beh, diciamo piuttosto che sono in debito con te e voglio ripagarti!’ il giovane lesse fra le righe e decise che la sua risposta fosse soddisfacente.
‘Ok, facciamolo!’ disse, deciso facendola ridere.
‘Ah, per la cronaca” aggiunse poi lei.
‘Cosa?’ ammiccò, prima di dirgli:
‘Adoro baciarti i piedi, secchione.’ sorrise furbastro e si accomodò, tronfio, sul sedile dell’auto, d’un tratto diventata particolarmente confortevole.
‘Lo so, Pam” le disse, e la sua diabolica controparte completò la frase ne suo cervello ” e d’ora in avanti lo farai molto spesso’.’

Ok, un taglio di capelli era il minimo, pensò Damian. E si era anche immaginato che ‘Miss Popolarità’ l’avrebbe costretto a liberarsi ‘di quegli occhiali sfigatissimi’ e mettersi le lenti a contatto. Fin qui niente di strano. Ma c’era davvero bisogno che lo portasse dall’estetista a fargli ‘sfoltire le sopracciglia’ (così chiamavano quella sottospecie di tortura vietnamita!). E poi l’igienista dentale per lo sbiancamento?
‘I miei denti sono già bianchi, Pam!’ protestò mentre erano in sala d’attesa.
‘No!’ le disse lei decisa ‘Per il momento sono sul grigino andante, tra un’ora avrai un sorriso da divo del cinema!’
‘Ma io non”
‘Silenzio secchione! Niente ‘ma’!’ gli disse con quella dolce insistenza e la discussione era finita.
Tra l’altro, si chiese come avesse fatto a organizzare così tanti appuntamenti in una giornata sola e con un preavviso così breve.
‘Vuoi scherzare? Io ci passo le giornate in questi posti, quando alzo il telefono mi stendono il tappeto rosso!’
La ‘ristrutturazione fisica’, come la chiamava Pam prese la quasi totalità della mattinata e lei propose ad uno stanco ma decisamente più desiderabile Damian, di mangiare qualcosa al centro commerciale e cominciare con il vestiario subito dopo pranzo. La ragazza aveva già speso svariate centinaia di dollari e lui era confuso da tutto quel trottare in qua e là, sballottato dalla sua esuberante eccitazione per questo ‘progetto’.
‘Non ti sei neanche reso conto del risultato!’ gli disse rimirandolo contenta ‘Hai due occhi che uccidono e un sorriso che abbaglia, con quella faccetta adorabile che ti ritrovi’mmmmm sei passato da una D- a una B+, solo ritoccando il viso! Ooohhh! Aspetta che abbia finito di’.’ l’ascoltava sorridendole.
Apprezzava davvero quello che stava facendo e capiva che l’unico modo in cui voleva essere ripagata, per quanto potesse sembrare strano, era assecondarla nei loro giochi e diventare sempre più dominante, soggiogandola al suo volere. Era quello che avrebbe fatto, anche se, più che per la sua felicità, l’avrebbe fatto per la propria perché, molto francamente, a questo punto era quello che voleva anche lui.’ Per lo meno in camera da letto. Fuori? Beh, la storia era un pochino diversa.
Non gli permise di scegliere niente. Neanche il colore di una stramaledetta maglietta. Ogni volta che ci provava riceveva uno sguardo come a dire ‘stai scherzando vero?’, quindi capita l’inutilità, desistette. Era lei, col suo occhio clinico, a scegliere ogni cosa, confabulando con un paio di commesse di turno (le conosceva praticamente tutte) che lo studiavano da capo a piedi.
‘Ha il torace piccolo, quindi servono colori bla bla bla’ e poi i jeans a vita bassa servono a bla bla bla’ e poi questa nuova linea di maglie di Calvin Klein’ bla bla bla’ è appena arrivata la nuova collezione Hugo Boss di biancheria intima per uomo e’ bla bla bla’ Diesel’ bla bla bla’ Abercrombie & Fitch’ bla bla bla’ Armani’ bla bla bla’ Burberry’ bla bla bla’ Bikkemberg’ bla bla bla’ Tommy Hilfiger’ bla bla bla’ Dolce & Gabbana’ bla bla bla’ Converse’ bla bla bla’ Ralph Lauren’ bla bla bla’ Hogan’ bla bla bla”
Un turbinio di parole intramezzate da marchi blasonati. Il povero ragazzo si sentiva un po’ a disagio. In primis gli sembrava di essere una specie di cavia da laboratorio in esposizione e poi, per la prima volta in vita sua, assisteva ad una conversazione di cui non capiva quasi niente. Gli mettevano in mano una pacata di vestiti e lo spedivano nel camerino più vicino, dopodiché l’operazione si ripeteva nel negozio seguente, e poi in quello accanto.
Ad onor del vero, doveva ammettere che l’immagine che lo specchio gli rifletteva era un netto miglioramento rispetto a ciò a cui era abituato. Non aveva mai fatto molto caso a ciò che portava, ma era lapalissiano che c’era un’altra persona di fronte a lui. Si ritrovò a sorridere al proprio riflesso, posando come un insipido clone di Miller o Harris, finché non arrivava il:
‘Ti muovi?!’ di Pam.
La ragazza lo comandava a bacchetta, sembrava un generale di brigata, lanciata, in campo libero su un territorio di cui era sovrana incontrastata. Aveva anche smesso di farle notare che non gli servivano tutte quelle cose e comunque non così costose e che non voleva fargli spendere una fortuna, perché ogni volta che lo faceva veniva redarguito con dolcezza:
‘Finiscila, secchione! Ti meriti il meglio e avrai il meglio!’
‘Pam, questi boxer costano 40 dollari il paio!’ lei gli aveva sussurrato lasciva:
‘Lo so! E presto odoreranno di te, hehehe! Non vedo l’ora di strusciarci la faccia, magari dopo l’ora di ginnastica!’ a cui il ragazzo non poteva che sorridere e mormorare:
‘Sei veramente lurida, Pam.’ ricevendo un tenero bacetto sulla guancia.
‘E la cosa ti piace, secchione, dì la verità! Hehe!’ ed un allusivo occhiolino.

A metà pomeriggio, un po’ stufo di tutto quello shopping, intento a provarsi l’ennesimo paio di jeans a vita bassa superfighi, si ritrovò ad ascoltare i commenti delle due sentinelle appostate fuori dal camerino.
‘Allora? Chi è il belloccio che ti porti appresso? Non stai più con’ com’è che si chiamava? Brian? Brett?’
‘Brent!’ la corresse Pam ‘Si, si, ci sto ancora! Lui è mio’ cugino”
Abile come sempre la ragazza.
‘mmmm’ cresce bene il cuginetto” parlavano a voce abbastanza bassa ma le sentiva perfettamente ed era evidente che non se ne rendessero conto ”tra un paio d’anni avrà il codazzo di ragazzine che gli corrono dietro, se non ce l’ha già! Beh, è di famiglia del resto!’ Damian sbarrò gli occhi mentre Pam rideva alle lusinghiere parole della giovane donna che li serviva. Parlava sul serio?
‘Hehe! Modestamente!’ commentò civettuola ‘In effetti fa questo effetto a molte, del resto come si fa a resistere a quegli occhi?!’
‘Stavo per dirlo io, tesoro! Sembrano finti, di quel colore, accidenti! Quando ti guarda”
Ad ogni parola il ragazzo vedeva le proprie labbra inarcarsi in un sorriso bianchissimo e perfetto, un sorriso sorpreso ma sempre più compiaciuto.

‘Pam, puoi venire un attimo?’ lei si affacciò.
‘Che c’è? Non ti vanno bene?’
‘No, è che ho un problema con la cerniera.’ entrò e chiuse la tenda dietro di sé.
‘Fammi vedere, cosa c’è che non ” ma quando s’inginocchiò per aiutarlo, si vide sbattere in faccia l’uccello semirigido.
‘Non si chiude se non mi sgonfi un po’!’ le disse abbassando la voce e sorridendole furbastro. La ragazza sgranò gli occhi e gli indicò l’esterno del negozio:
‘Damian, sei impazzito? Ci sent” ma lui portò il dito sul naso e le disse semplicemente.
‘Ssssshhhh! Apri.’ e a lei, ubbidiente, si abbassò la mandibola. Il pene sparì, fagocitato dalle sue labbra esperte.
‘C’è qualche problema?’ si sentì la voce da fuori. Pam se lo sfilò di bocca giusto il tempo per risponderle:
‘No, Cheryl’ uhmmmm’ Potresti portarceli della stessa misura anche in blu e in nero, per favore?’
‘Ok, dammi un minuto.’
‘Fa con calmmmmmm’ il ragazzo le aveva riempito l’orifizio.
‘Ti conviene cominciare a fare sul serio se vuoi farmi venire prima che torni!’ le disse. Lei lo guardò con aria di sfida. Si ancorò con le mani sui suoi fianchi e cominciò a trapanarsi la gola da sola. Le spinte che dava erano incredibili, si forzava il cazzo fino in gola, con somma gioia del fortunato fanciullo.
‘Hehehe!! Brava, così. Aspetta che ti aiuto!’ le appoggiò le mani sulla testa e cominciò a spingere di bacino. I due movimenti opposti, l’uno contrario all’altro, rendevano la scena quasi violenta e i rantoli di lei echeggiavano sordi in quello stretto bugigattolo, senza però che smettesse, ormai piuttosto abituata a quel trattamento. Damian si mordeva il labbro sorridendo e godendo di brutto.

Per quanti cazzi avesse assaggiato in vita sua, Pam non riusciva a ricordarne uno che avesse un sapore erotico quanto quello. Virile e maschio, l’odore di Damian era sempre forte, schiacciante, deciso, in ogni momento. Le riempiva il cervello rendendola dolcemente e felicemente schiava.
Guardava in alto, contemplando quegli occhi di cielo che le sorridevano mentre il novello adone le scopava la gola, saldo ed energico.
A forza di spinte la ragazza si ritrovò a sbattere la testa contro la parete del camerino e lui che continuava ad avvicinarsi col suo bacino martellante, implacabile, come volesse inchiodarcela, con le mani e il torace completamente appoggiato al muro e gli occhi chiusi, neanche scopasse niente più di un buco sulla parete.
Per la prima volta, chiacchiere a parte, si sentì a pieno titolo usata come uno sborratoio vero e proprio. L’aveva chiamata nel camerino apposta per svuotarsi i coglioni e ora neanche la considerava. Il pube le sbatteva contro il naso, quasi a farle male, e le palle contro il mento, non vedeva più niente, mentre lui si sollazzava fottendole egoisticamente la gola, rivendicando prepotente sempre più spazio in quel buco, già modellato a immagine del suo cazzo. L’animale arrapato che era sempre meno quiescente la stava usando, non c’erano altri termini. La stava usando per sborrare, punto e basta.
Dov’era il limite tra l’essere una troietta disinibita che gioca a sottomettersi e un mero oggetto di trastullo? L’aveva superato? Voleva superarlo veramente?
Con questa domanda in testa, senza nessun preavviso, il giovane le venne in gola, spruzzandole il suo seme dritto nello stomaco. Dopo qualche secondo abbassò lo sguardo, come si fosse ricordato che era lì.Un minimo in affanno, la guardava dall’alto con un sorrisetto di scherno. Poi le sfilò l’uccello di bocca che, ballonzolò rilassato sul cavallo dei pantaloni. Se lo infilò nelle mutande e tirò su la zip.
‘Problema risolto, hehe!’ disse con aria sbarazzina a lei ammutolita ‘Beh? Come mi stanno?’ continuò poi, come nulla fosse successo. Lei si alzò in piedi, cercando di riprendere fiato, mentre le cose cominciavano a schiarirglisi in capo. Poi l’abbracciò e all’orecchio gli sussurrò:
‘Come può venirti in mente che io mi stufi di te, secchione?’ lo baciò sul collo ‘magari un giorno sarò io a venirti a noia, ma il contrario” lo guardò negli occhi, quelle due gemme perfette che, adesso ben visibili, la stregavano ”no, mai!’
Damian le fece un sorriso indecifrabile. Stava per risponderle ma:
‘Ti ho portato i pantaloni!’ arrivò la voce da fuori che li fece quasi trasalire. ‘Scusate, ci ho messo un po’ ma sono dovuta andare in magazzino, il blu era finito”
Pam si schiarì la martoriata gola prima di risponderle.
‘Ok, grazie, Cheryl!’ e, tristemente, non seppe mai quale sarebbe stata la sua replica.

Come prevedibile, aveva pensato proprio a tutto. Alle 7:20 avevano varcato la soglia di casa Flanagan con un milione di borse, pacchetti e pacchettini. A Damian era venuto un attacco di panico verso la fine delle compere, perché di colpo si era reso conto che non avrebbe mai potuto spiegare ai suoi l’arrivo di tutta quella roba. La scusa dei suoi risparmi non reggeva minimamente. Probabilmente neanche quelli dei genitori avrebbero coperto la smodata somma di denaro che Pam aveva bruciato in quella pazza giornata. Al contrario, la ragazza non si era scomposta minimamente. Aveva sfoderato il suo sorriso più incantevole e sfacciato e i genitori di Damian l’avevano ascoltata mentre raccontava loro di suo cugino Brick, un ‘imbecille che compra tutto online’ e che crede di essere magro come un chiodo, poi puntualmente quando la roba gli arriva a casa, non gli entra e se ne disfà. Per l’appunto il loro figlioletto aveva proprio la taglia giusta per potersi mettere tutti quegli straccetti firmati.
‘Capisco che sia una bella imposizione, però è un peccato buttarli, a lui vanno perfetti!’ aveva detto loro con una nota di tristezza nella voce.
Amy, la madre di Damian, aveva provato a porre una minima resistenza, ma come si poteva, davanti a tutto quel ben di dio?
‘Non sappiamo come ringraziarti Pam!’
‘No, sono io che ringrazio voi, mi fa piacere che qualcuno se li possa mettere.’ e la cosa, incredibilmente, era finita lì.

Dopo aver giustificato le alterazioni fisiche al viso del loro primo genito, i ragazzi avevano portato tutto in camera. Damian era allibito dalla sua scaltrezza e pensò che, averla dalla sua parte, poteva davvero fare la differenza, poteva far funzionare quel piano assurdo che aveva macchinato. Un piano i cui esiti, diventavano, minuto dopo minuto, sempre più allettanti.
Pam declinò, con grazia, un gentile invito a cena e i due si salutarono sulla porta.
‘Allora? Sono stata brava?’ gli chiese impaziente di essere elogiata.
‘Sei stata la migliore, non so come avrei fatto a spiegarglielo!’ gli rispose.
‘Hehehe! Me lo merito un bacetto, come premio?’ lui sorrise.
‘Beh, veramente, ho qualcosa di meglio, Pam.’
‘mmmm’ davvero?!’ chiese allusiva.
‘Chiudi gli occhi.’ un paio di secondi dopo averlo fatto, l’odore di cui, a questo punto non poteva più fare a meno, gli riempì i polmoni, dominante, nell’aria fredda della notte. Damian gli stava premendo del tessuto sulla faccia e lei aprì subito gli occhi. Le sorrideva.
‘Non sono griffati però li porto da ieri sera” fece una pausa mentre la guardava inalare i suoi boxer sporchi ”sei contenta?’ ridacchiò come una bimbetta scema.
‘Hehehe! Quando te li sei tolti?’
‘Prima, mentre eri in bagno.’
‘Hehehe! Lo sai secchione? E’ il regalo più romantico che mi abbiano mai fatto, hahaha!!’ si misero a ridere. Poi lo baciò.
‘Sei tremendo Damian! Ho speso quasi cinquemila dollari oggi per sdebitarmi con te, poi tu arrivi e mi fai questo regalo’ mmmmm” annusò i boxer di nuovo ”e sono di nuovo in debito.’ lui sorrise, con fare un po’ arrogante:
‘Beh, ti farei inginocchiare a baciarmi i piedi” prese fiato quasi a montare suspence ”ma ho troppo freddo per togliermi le scarpe” aggiunse poi ”quindi lo farai domani a scuola, Pam.’ lei ammiccò, divertita dai suoi modi ma soprattutto terribilmente, irresistibilmente, follemente eccitata.
‘mmmm’ non vedo l’ora, secchione!’

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