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Racconti Erotici Etero

Seppie e piselli

By 21 Dicembre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Ci vado o non ci vado?
Intendo al supermercato.
Manca una settimana allo stipendio e mi sono rimasti pochi soldi, forse non vale la pena, per quello che posso spendere, però qualcosa devo comprare e poi mi va di uscire.
Il centro commerciale dove si trova il mio supermercato preferito non mi piace, però e comodo, si trova sempre parcheggio e poi ho voglia di vedere un po’ di gente.
è dura vivere sole a quaranta anni suonati.
Mio marito, anzi il mio ex marito, mi ha lasciato solo due cose: la casa e la Panda.
Meglio di niente, anche se sulla casa c’è un mutuo che mi strozza, e mi fa arrivare a fine mese con i soldi contati, pur non facendo nulla di speciale.
La Panda sta invecchiando, con me e come me. Dovrei cambiarla, ma se ne parlerà a fine mutuo e, bene o male, nel frattempo, dovrà resistere.
Cerco di vestirmi bene. Sono ancora una donna carina e non mi dispiace se qualche uomo mi guarda.
Solo guardare, per carità, mi sembra un secolo che non scopo.
Quando è finita con mio marito ho provato con qualche collega d’ufficio ma non è andata.
Per ora ‘ faccio da me.
Gli stivali neri, dopo una bella passata di lucido, non sembrano neanche troppo consumati.
Metterò il collant grigio scuro, anche se ha un piccolo buco dietro il ginocchio sinistro, perché è quello che ha solo un piccolo buco, mentre gli altri …
La minigonna di maglia nera, un po’ aderente andrà benissimo e per il sopra la camicetta bianca e la giacca rossa.
Un po’ di trucco per far risaltare i miei occhi scuri e cercare di nascondere i segni dell’età che avanza e della stanchezza, dopo una giornata di lavoro e le faccende di casa.
Dura la vita dei single con un piccolo stipendio come il mio.
Mi guardo allo specchio un’ultima volta, mentre sistemo i lunghi capelli neri che tra un po’ avranno bisogno di un ritocco alla tinta.
Sono ancora una bella ragazza?
Già, al liceo ero la più bella della classe.
Ora sono una vecchia ragazza di quaranta anni sola come un cane, senza una lira, che ogni tanto va al supermercato e quando un uomo carino la guarda, si fa qualche stupido pensiero nella testa, poi, tornata a casa, mette a posto la spesa e ‘ fa da se.

Mia moglie mi ha lasciato una lunga lista di cose da comprare al supermercato.
Questa sera mangerò da solo a casa, perché lei va a cena da un’amica.
Quando ho sistemato la macchina nel grande parcheggio multipiano del centro commerciale, ho notato quella vecchia Panda che stava facendo manovra accanto a me.
Ne sono rimaste poche. Tenuta bene ma la ruggine sotto gli sportelli e intorno ai passaruota, indica chiaramente che non durerà ancora a lungo.
Ho guardato la donna che è scena da quell’auto.
Guardo spesso le donne. Mi piace farlo a credo piaccia anche a loro essere guardate.
Qualche volta ci faccio pure un pensierino.
Che stupido che sei, hai cinquant’anni e fai ancora ‘ste cose?
Sembra una ragazza niente male. Magra ma con le forme al punto giusto. Lunghi capelli scuri e due gambe snelle, dentro un paio di stivali neri, coperte appena da una minigonna aderente.
Peccato quel buco nelle calze.
Forse non se n’è accorta.
Prendo il carrello dopo aver messo la moneta da un Euro e mi dirigo all’ascensore.
Anche lei ha preso un carrello e ci ritroviamo davanti alle porte scorrevoli.
I nostri sguardi si incrociano.
Ho sbagliato sull’età. Il fisico e l’abbigliamento mi hanno ingannato.
Avrà quaranta, forse quarantacinque anni. Basta guardarle le mani e soprattutto il viso, un po’ sciupato.
Alla luce forte dell’ascensore la osservo meglio e traccio il suo profilo.
La macchina vecchia, le calze con il buco ed i vestiti un po’ lisi.
Una poveraccia, che fatica a tirare avanti fino alla fine del mese.
Sicuramente vive sola.
Però ha un’aria simpatica, i nostri sguardi si incontrano ed io le sorrido.
Risponde a quel piccolo segnale e, per un attimo, i suoi occhi scuri si illuminano.

Carino.
Sarà sulla cinquantina, ma non è niente male.
Dai non ricominciare.
Era dietro di me, mentre camminavo verso l’ascensore e, di proposito, ho agitato un po’ il culo, non ho saputo resistere.
Poi mi sono ricordata del buco sulla calza ed ho smesso, meglio non farsi notare troppo.
In ascensore mi ha sorriso, ma ho avuto l’impressione che mi stesse radiografando.
Comunque ho risposto al suo sorriso.
Ora è meglio che mi concentri sulla spesa. Tiro fuori la lista e cerco di pensare all’itinerario migliore, tra i vari reparti, per non saltare nulla e dover poi tornare indietro.
Anche lui ha una lista in mano.
Lo incontro di nuovo tra i detersivi, lui ha comprato una grande confezione di detersivo per la lavatrice, di marca, io una piccola, di quello da poco, linea Discount.
Lo so, le confezioni piccole non convengono, ma non ho abbastanza soldi in questo momento.
Questa volta ho sorriso io per prima, poi sono ripartita, davanti a lui, dondolando leggermente sui tacchi alti degli stivali.
Sono sicura che mi sta guardando, e ‘ chissenefrega della calza bucata, il mio lato B si difende ancora molto bene, almeno spero.

L’ho incontrata di nuovo, d’altra parte siamo entrati insieme, ed il percorso più o meno è quello.
Questa volta è stata lei a sorridere, poi è ripartita.
Ha decisamente e bel culo ed un discreto paio di gambe e sembra esserne consapevole.
Devo concentrarmi sulla lista.
Mi passa davanti una ragazza finta bionda, secca e con le tette grandi, rifatte, issata su dei tacchi incredibili, che ondeggia di qua e di là. Mi aspetto di vederla stramazzare per terra da un momento all’altro, poi ripenso all’altra.
Vent’anni fa doveva essere molto meglio di questa bionda che sembra la caricatura di Barbie, anzi forse, anche adesso ‘
La vedo di nuovo, nel reparto della pasta.
Non devo comprare pasta ma mi dirigo lì.
La raggiungo in una strettoia e dico permesso.
Lei si volta e i nostri sguardi si incrociano per un attimo.
è stato più del tempo necessario. Almeno mi è sembrato, poi ho proseguito e le nostre mani si sono sfiorate mentre superavo il suo carrello.
Ma la scoperei?
Ma che pensiero strano.
Con mia moglie ultimamente ‘ ultimamente molto poco.

Di nuovo lui.
è stato un caso, oppure no?
Quando mi è passato a fianco, il suo sguardo mi è sembrato volesse dirmi qualcosa.
Sciocchezze, pensa a finire la spesa. Mancano solo i surgelati, poi di corsa a casa prima che si sciolgano.
Cavolo! Che offerta!
Una confezione gigante di seppie con il 50% di sconto.
Ce la faccio?
Ricontrollo mentalmente il conto di quello che ho già nel carrello e sono sicura di arrivarci, pelo pelo ma ci arrivo.
Non mi resteranno neanche i soldi per le sigarette, ma tanto io, per fortuna, ho smesso anche di fumare.
Metto le seppie nel carrello e vado alla cassa.
Anche lui ha finito. è in coda alla cassa a fianco alla mia ed i nostri sguardi si incrociano ancora.
Ci scambiamo quasi un cenno di saluto, come se fossimo vecchi amici.
Ha comprato il triplo di quello che ho preso io e si dirige lungo il corridoio per riprendere l’ascensore. Io sono dietro ma, eccolo, si ferma e tira fuori il cellulare, così lo supero.

Ho sbirciato nel suo carrello, dalla spesa che ha fatto sicuramente vive da sola e non se la passa bene.
Mi sto abituando a lei e mi sforzo di immaginarla quando aveva vent’anni, ma anche così non la trovo affatto male.
Anche lei ha finito e mi fermo, di proposito, per farmi superare. Voglio guardarla ancora, un’ultima volta da dietro, mentre cammina muovendo leggermente i fianchi.
Nell’ascensore ci ritroviamo di nuovo uno di fronte all’altra e penso per un attimo di rivolgerle la parola, ma non trovo una scusa buona, così usciamo in silenzio e ci dirigiamo alle nostre macchine.
Lei fa prima di me, a sistemare la spesa in macchina, perché ha solo un paio di buste.
Il motorino d’avviamento della Panda gira veloce, ma il motore non da alcun segno di vita.
Lei insiste, così riuscirà solo a scaricare la batteria.
Mi avvicino alla Panda.

Merda!
Lo fa di nuovo.
Il meccanico mi ha detto che devo cambiare lo spinterogeno, ma ora non ho i soldi.
E adesso come faccio.
Cazzo, le seppie!
Che ci faccio con tutte quelle seppie scongelate da sola?
‘Mi scusi, forse posso aiutarla.’
E’ lui, ora magari penserà che l’ho fatto di proposito, per farmi rimorchiare.
è gentile con me. Facciamo un po’ di tentativi, ma non c’è niente da fare.
Certo, posso lasciare la macchina qui e tornare a causa con l’autobus, un’ora, un’ora e mezza, a seconda se sono fortunata o meno.
E le seppie?
Mi viene da piangere per la rabbia, ho speso un terzo di tutti i miei averi per fare scorta di seppie, anche perché avevo in casa una confezione grande di piselli surgelati.
Li avrei scongelati un po’ alla volta, e ora?
‘Accidenti, mi si scongeleranno i surgelati.’ Mi scappa ad alta voce.
‘Se non le dispiace potrei accompagnarla con la mia auto, ho abbastanza tempo prima di dover tornare a casa.’

Non hai mai perso il vizio di fare il buon samaritano, vero?
Lo avresti fatto lo stesso se si fosse trattato di una vecchia cicciona?
Non lo so, non posso saperlo, ma quello che mi importa è che lei non né vecchia né cicciona.
Poi mi passa per un attimo il pensiero che lo abbia fatto apposta.
Magari ha un piccolo interruttore nascosto, sotto il cruscotto.
Semplicemente non lo ha azionato e poi ha aspettato che io le proponessi di accompagnarla.
E se anche fosse?
Dai, accetta. Non ho un cazzo da fare per tutta la sera, sei una donna carina, non mi dispiacerebbe passare un po’ di tempo con te.
Poi ‘ magari ‘
Non correre. Ora l’accompagni sotto casa, lei ti ringrazia, vi salutate e fine della storia.

‘Ma, non so. Veramente, non vorrei disturbare troppo.’
Sei impazzita? Non si accetta il passaggio da uno sconosciuto, potrebbe ‘
Alle sei del pomeriggio, in una città con milioni di abitanti?
Che vuoi che mi possa accadere?
Per un attimo penso che a me non accade mai niente e che, forse, non mi dispiacerebbe affatto.
Lui mi guarda dritto negli occhi e sorride ancora. Sembra veramente desideroso che io accetti il suo invito.
Dico di sì e le mie due buste trasbordano nella sua auto.
è una macchina nuova, grande e comoda.
Sprofondo nel largo sedile imbottito e penso che quello mezzo sfondato della mia Panda, a confronto, sembra una vecchia sedia da cucina.
La gonna è salita fino a scoprire completamente le mie cosce. Forse è troppo, ma sto comoda e poi non mi va di fare come quelle che si mettono un vestito troppo corto e poi stanno ogni momento a tirarlo verso il basso.
Gli spiego dove abito e lui imbocca la tangenziale piena di traffico, ma che però, stranamente, oggi è abbastanza scorrevole.

Ha accettato. Sono contento come un ragazzino e mi sento un po’ stupido.
Si è seduta con le gambe leggermente aperte e la gonna è salita scoprendole le cosce.
Mente guido lungo la tangenziale sbircio, cercando di non farmi troppo notare, non vorrei che si ricoprisse.
Ma no, sicuramente lo sa e non se ne cura.
Non facciamo neanche un chilometro e ci fermiamo, completamente imbottigliati.
Più avanti, dopo un sottovia in curva, si vedono i bagliori di numerosi lampeggianti blu.
Il solito incidente.
Come cazzo fanno ad andare a sbattere su una strada larga, a tre corsie, quando con il traffico che c’è, al massimo si riesce ad andare a sessanta?
‘Mi dispiace per le tue seppie, speriamo che sgomberino presto le auto incidentate.’
Le ho dato del tu, ma lei non sembra averci fatto caso.
Accendo la radio, è sintonizzata su una stazione privata, la mia preferita, e scopro che anche lei la ascolta sempre.
Cominciamo a parlare, come due vecchi amici che si conoscono da un mucchio di tempo e intanto ne approfitto per studiarla meglio.
è simpatica e sembra una donna intelligente.
Mi piace il suo viso magro, con il naso forse appena un po’ troppo lungo.
Le sue gambe, imprigionate dal collant scuro mi tirano da morire e penso che se fossi sicuro della sua reazione, ci infilerei una mano in mezzo e comincerei a carezzarle l’interno delle cosce.

Sono sola in auto con uno sconosciuto, bloccata in un ingorgo cittadino, mentre le mie seppie si stanno inesorabilmente scongelando.
Sto conversando amabilmente con questo sconosciuto mentre lui sbircia (lo fa con discrezione, ma io me ne sono accorta) le mie gambe.
Dovrei stringere le ginocchia e rimettere a posto la gonna, ma non ne ho nessuna voglia, anzi, se allungasse una mano e cominciasse a toccarmi mi farebbe molto piacere, lo ammetto.
è un ascoltatore della mia radio preferita, è carino, educato e tutto sommato, per avere una cinquantina d’anni, è molto ben conservato: alto e magro, con un fisico asciutto.
Il tempo passa e in macchina comincia a fare caldo, così sbottono la giacca.
Questo movimento ha attirato la sua attenzione e il suo sguardo sale.
No, non guardare lì, le tette non sono il mio punto forte.
Ho sempre avuto il seno piccolo, un po’ largo e leggermente piatto.
Certamente se n’è accorto anche lui.
Intanto sento un’altra sirena. Sono arrivati pure i pompieri. Sarà una faccenda lunga.

Ha sbottonato la giacca e così cerco di immaginare come è fatta sopra.
Ripenso alla bionda caricatura di Barbie e mi viene da sorridere.
Sicuramente non si è fatta fare due tettone imbottite di silicone.
Sembra avere un seno piccolo, almeno da quello che si intuisce osservando la camicetta bianca, completamente abbottonata, a parte il bottone del colletto.
Stanno arrivando i pompieri, sicuramente l’incidente è stato molto grave e rimarremo bloccati a lungo.
Continuiamo a conversare, per ammazzare il tempo e mi accorgo di avere molte cose in comune con questa donna sconosciuta.
Sto giusto pensando che non sono affatto dispiaciuto di essere bloccato in auto con lei, quando la lunga coda di auto riprende a muoversi, lentamente.
Impieghiamo un quarto d’ora buono a raggiungere il punto dell’incidente e penso che ormai le seppie della mia passeggera si saranno completamente scongelate.
Veramente un brutto incidente. Un furgone schiantato contro il pilone del cavalcavia che passa sopra la tangenziale e un’auto completamente scoperchiata.
I vigili del fuoco devono aver tagliato il tetto per estrarne gli sfortunati occupanti.
Ora si cammina bene e raggiungo l’indirizzo che lei mi ha dato, in pochi minuti.

Mamma mia che disastro, poveracci, magari c’è stato pure il morto ed io che mi sto a preoccupare delle seppie.
Ecco siamo arrivati davanti al portone, ora ringrazio il mio gentilissimo accompagnatore e vado a casa a cucinare le seppie.
E se ‘
No, è una cosa troppo sfacciata. Magari si mette in testa qualche idea strana.
E sarebbe davvero così grave?
Guardo l’ora, sono le sette e trenta di sera, è quasi ora di cena.
‘Scusa, ma se ti fermi a mangiare qualcosa? Ti ho fatto perdere tutto il pomeriggio …’
Ecco, glie l’ho detto.

Stavo giusto pensando che mi sarebbe piaciuto restare ancora un po’ con lei, quando mi ha sorpreso e mi ha proposto di rimanere a cena.
Naturalmente accetto per mille motivi.
Non mi va di cenare da solo a casa, magari riscaldando qualcosa nel microonde.
Sono curioso di vedere com’è fatta casa sua.
Comincio ad avere fame.
Poi il mio sguardo scende nuovamente su di lei e le sue gambe snelle, foderate dal collant scuro e (poco) coperte dalla sua minigonna mi danno la spinta finale.
Insisto per portarle le buste della spesa e saliamo insieme in ascensore.

Mentre apro la porta di casa mi ricordo di aver lasciato lo stendipanni davanti al termosifone del soggiorno.
Non posso certo lasciarlo fuori della porta finché non faccio sparire la sfilata di mutandine e reggiseni.
E poi dove le metto?
Potrei portare tutto in camera da letto, ma se poi ‘
Già, se la serata va avanti ‘
lo faccio accomodare sul divano e lui fa finta di niente, ma sono sicuro che è molto interessato alla mia biancheria intima e, magari, a quello che c’è dentro.
Comunque, decido di portare tutto in camera da letto.
Quando ritorno lui è in piedi e tiene tra le dita un reggiseno, quello color pesca, evidentemente caduto dallo stendipanni.
Per spezzare l’imbarazzo gli dico il menu: seppie e piselli, naturalmente.
Mi sfilo gli stivali, metto le pantofole rosa, un grembiule ed inizio a preparare la cena.

Ho osservato tutta quella sfilza di mutandine e reggiseni colorati ed ho cercato di immaginare come le stanno addosso.
Per un attimo mi è balenata pure una folle idea: ora le chiedo se mi fa una sfilata, provandosi tutti quei completi, uno dopo l’altro.
Naturalmente non avrei mai il coraggio di proporle una cosa simile.
Si è tolta gli stivali ed ora sembra ancora più piccola e minuta.
è tanto che non mangio seppie e piselli, poi penso che per una cena di pesce serve del vino bianco e ‘
‘Scendo un attimo a prendere del vino, che ne dici?’
‘A quest’ora, il negozio di alimentari di fronte, avrà già chiuso.’
‘Dimentichi che ho la spesa in macchina. Prendo un paio di bottiglie di bianco e risalgo.’
Risalgo con due bottiglie di Vermentino e ne metto una nel congelatore, mentre l’altra, di riserva, può anche andare nel frigo.
Lei nel frattempo ha apparecchiato in soggiorno.
Ha tirato fuori il servizio buono, magari un regalo di matrimonio, se nel suo passato c’è stato un marito.
Mentre le seppie si finiscono di cuocere, mangiamo un piccolo antipasto di verdure sottolio
e olive.

Ho tirato fuori il servizio buono.
è una vita che non lo uso, perché il servizio buono si prende solo nelle grandi occasioni ed io, da un mucchio di tempo, non ho grandi occasioni.
Ho preparato solo un piccolo antipasto, perché così potremo mangiare molte seppie.
Sarà difficile finirle tutte, sono veramente tante.
Il vino è buono e fresco, va giù che è una meraviglia.
Anche troppo.
è molto tempo che non bevo, non sono più abituata.
A mio marito piaceva e, quando se ne è andato, ha lasciato molte bottiglie di vino e di liquore.
I primi tempi ho bevuto parecchio, decisamente troppo, ci mancava pure che oltre ad essere sola e povera, diventassi pure alcolizzata.
Così ho buttato nel cassonetto quello che era rimasto ed a casa mia non sono più entrati alcolici.

Le seppie sono buone e lei sembra mangiare con gusto.
Beve anche con gusto.
La stai facendo bere perché dopo vuoi scopartela?
Perché no.
Più la guardo e più mi piace.
Il suo viso mi sembra ringiovanito e non vedo più le rughe che solcano il suo musetto magro, forse perché anch’io ho bevuto.
Abbiamo ripreso entrambi le seppie con i piselli e la prima bottiglia è finita.
Vado in cucina a prendere la seconda, quella di riserva.
è fresca a puntino.
Continuiamo a mangiare ed a bere.
Forse abbiamo paura di affrontare il dopo.
Le nostre mani si incontrano un attimo e lei mi sorride.

Ho veramente mangiato e bevuto troppo, ma non voglio che finisca questa serata.
Adesso lui si alza, mi ringrazia della cena e se ne torna a casa da sua moglie, lasciandomi i piatti da lavare, perché la lavastoviglie è rotta da tre anni e non ho i soldi per ripararla.
Non voglio che se ne vada. Non voglio fare da me anche questa sera.
Le nostre mani si sono toccate e decido di prendere l’iniziativa.
Se ho avuto il coraggio di chiedergli di restare a cena, potrò anche ‘
‘Mi gira la testa, vorrei mettermi un po’ sul divano.’
Ho detto così, ma la testa mi gira veramente.
Mi sono alzata un po’ traballante e lui mi ha aiutato a raggiungere il divano.
Ha messo un cd di blues e poi si è seduto accanto a me.
Ora mi sento più lucida, so bene cosa fare, così mi sfilo le pantofole ed appoggio la testa sulla sua spalla.
Non so esattamente come finirà, ma sono fermamente decisa a non fare da me, almeno questa sera.

Mi ha posato la testa sulla spalla, sento i suoi capelli che mi fanno il solletico sul collo e mi rendo conto che la cosa mi eccita.
Lei ha gli occhi socchiusi e non riesco a capire se è veramente cotta a causa del vino bevuto, o è una furbacchiona che fin dal primo momento ha architettato un piano per portarmi a casa sua.
Ha importanza?
Sono contento di stare qui con lei e muoio dalla voglia di toccarla, di spogliarla.
Sto avendo un’erezione, voglio scopare con lei e sono sicuro che anche lei lo vuole.
Così mi giro e le bacio il collo.
Lei sospira e tira indietro la testa, come per invogliarmi a continuare.
Rispetto all’inizio della cena ha aperto il secondo bottone della camicia e si vede appena l’attaccatura dei suoi piccoli seni.
A questo punto finisco di sbottonarle la camicetta.
Indossa un piccolo reggiseno color pesca, identico a quello che ho raccolto da terra, appena arrivato a casa sua.
In mezzo, tra le due coppe, c’è una rosellina ricamata ed io mi chino a baciarla, proprio mentre lei sembra risvegliarsi.
Ci sono due possibilità. La prima e che, passati di colpo i fumi dell’alcol, si rende conto di quello che sta per succedere, si richiude la camicetta e mi mette alla porta bruscamente.
La seconda ‘
E’ la seconda.
Ha infilato le mani sotto le coppe, per farle salire.
Ora le sue tette, piccole ed un po’ piatte, sono davanti a me e posso affondarci il viso dentro, anzi è proprio lei che, prendendomi per la nuca, mi tira verso di sé.

Mi sta baciando sul collo.
Lo lascio fare, resto con gli occhi chiusi mentre mi sbottona la camicetta.
Le mie tette non sono un granché, non lo sono mai state, ma a lui sembra non importare.
Per fortuna oggi avevo messo il reggiseno più carino che ho.
Mamma mia, non ce la faccio più.
Apro gli occhi e faccio salire il reggiseno, ora sono libere e lui ci affonda il viso.
Lo stringo forte a me mentre sento un calore che mi sale tra le gambe.
Sono bagnata, la mia cosa è bagnata fradicia, le mie mutandine sono zuppe e sento che anche le calze sono bagnate.
Ho voglia di spogliarmi, voglio che lui mi tocchi.
Mi alzo.

Infilo una mano nei pantaloni e cerco di liberarlo, perché è bloccato dall’elastico delle mutande, che gli impedisce di salire come dovrebbe.
Intanto lei si è alzata.
Scalza, mi sembra ancora più minuta.
Mi volge le spalle e infila le mani sotto la gonna.
Ha un bel culetto, piccolo ma rotondo e, sotto le calze scure, si intravede uno slip nero, succinto, che lascia quasi completamente scoperte le chiappe di lato.
Si sfila il collant mentre io cerco di aprirmi i pantaloni. A questo punto credo che non ci sia nessuna possibilità di equivoco.
Le calze finiscono sul bracciolo del divano e lei si toglie lo slip, proprio mentre io mi abbasso i pantaloni e le mutande e penso che era parecchio che non lo vedevo così in forma.
Si volta.

Mi sto spogliando davanti a lui.
Mi sono tolta le calze e le mutandine davanti ad uno sconosciuto.
Se gli sono piaciute le mie tette, sicuramente avrà molto apprezzato il resto.
Quando facevo il liceo, tutti i maschietti dicevano che avevo il più bel culo della scuola.
Ora mi giro e voglio vedere la sua espressione.
Fatto.
Più che la sua faccia noto un’altra cosa.
Ha un discreto cazzo.
Sì, niente male, anche se, devo ammettere, non ho moltissima esperienza.
La mia fica riprende a colare, voglio che mi entri dentro e così salgo sul divano, sopra di lui, poggiando le ginocchia a lato delle sue gambe, mentre lui mi infila le mani sotto la gonna, cominciando a carezzarmi il sedere.
A questo punto lo prendo in mano e comincio ad abbassarmi, cercando di indirizzarlo verso la mia fica.

è sopra di me, me lo ha preso in mano e si prepara ad infilarselo dentro.
Per un attimo penso che potrebbe non essere prudente.
Non so nulla di questa donna, potrei prendere qualche malattia, l’AIDS addirittura.
Certo, servirebbe un profilattico, ma io non sono il tipo di persona che gira con i preservativi nel portafogli.
Neanche posso interromperla, spezzare questo momento magico, per dirle ‘scusa cara, non avresti per caso un profilattico?’
Così la lascio fare e vedo il mio pene ingoiato dalla sua fessura rossa ed aperta, circondata da peli ricci e neri.
Entra facile perché è bagnata fradicia e quando arriva in fondo, poggiando il sedere su di me, emette un gemito di piacere inequivocabile.

è prudente quello che sto per fare?
Sto per avere quello che si chiama un rapporto non protetto con uno sconosciuto, potrei prendermi qualcosa e poi, se ‘
Ho passato i quaranta ma potrei sempre restare incinta, anche se alla mia età è più difficile.
Non prendo la pillola e non ho profilattici in casa, visto che sono anni che non scopo con un uomo.
Non si può essere così stupidi da buttare l’unica occasione che capita dopo anni.
Abbandono il pensiero delle conseguenze di una gravidanza nelle mie condizioni economiche e mi lascio andare.
è sufficiente che io mi abbassi, perché gli sono proprio sopra.
Mi abbasso fino a sedermi su di lui e lo sento entrare facilmente, fino in fondo.
Mi sono letteralmente impalata sul suo cazzo.
Mi piace questa immagine, la trovo potente e quasi poetica.
Comincio a cavalcarlo. La stanchezza e la nebbia del vino sono passate e mi muovo come una forsennata, gridando di gioia, mentre lui segue il ritmo che gli ho imposto, tenendomi le mani sulle chiappe.

Si è scatenata, non me lo sarei aspettato da questa donna minuta ed un po’ dimessa.
Ma chissenefrega delle precauzioni.
Le ho piazzato le mani sulle chiappe e accompagno il suo movimento.
Mi piace il suo culo, dopo glie lo voglio ficcare anche lì.
Si muove così tanto che, ad un certo punto, viene fuori, ma è solo un attimo, perché, mentre me lo tiene fermo con una mano, si riabbassa, e il mio cazzo rientra immediatamente dentro di lei.
Sto cercando di durare, perché non voglio fare la figura del ragazzino che viene subito e così va a finire che lei mi precede.
Mi ha piantato le unghie nella schiena ed ha un orgasmo improvviso e violento.
Sento il suo sesso che si chiude, si stringe sul mio, mentre lei grida e mi bagna completamente con i suoi umori.
A questo punto parto pure io e la stringo così forte che mi sembra di sentir scricchiolare le sue ossa.
Le sono venuto dentro, credo di averla inondata e sento lo sperma che le ho sparato dentro, colarmi in mezzo alle gambe.

Mamma mia!
Sono senza fiato e mi tremano le gambe, poi guardo il divano ‘
‘ oddio! Che disastro.
Abbiamo sporcato tutta la tappezzeria e anche lui ha i pantaloni macchiati.
Prima di sporcarmi anch’io, cerco di arrotolarmi del tutto la gonna sulla vita, poi mi alzo e prendo dalla tavola dei tovaglioli di carta.
Comincio a strofinarlo per cercare di pulirlo, provando a togliere almeno il grosso.
Lui mi lascia fare, mentre vedo il suo arnese tornare in erezione.
Alla fine, per stuzzicarlo, gli do un bacio, proprio sulla punta e lui allora mi strappa di mano il tovagliolo e mi mette a sedere sul divano.
Me lo ha fatto tornare duro in un baleno e continuo a pensare al suo culo.
Comincio a strofinarle il tovagliolo in mezzo alle cosce bagnate e lei allarga subito le gambe.
Allora prendo a leccarla. La mia lingua entra dentro la sua fica completamente aperta e lei geme di piacere.
Ogni tanto le sfioro il clitoride bello gonfio e lei sussulta.
Lo faccio sempre più spesso e, quando sento le sue mani sulla nuca, che cercano di spingermi dentro la faccia, lo comincio a mordicchiare.
Viene subito e mi spruzza la faccia al punto che mi sembra quasi di soffocare.
La rigiro, le finisco di arrotolare la gonna e comincio a baciarle le chiappe.
Sembra non aspettare altro e, quando poggio la punta del cazzo in mezzo alla spaccatura del suo sedere è lei stessa ad allargarselo con le mani.

Mi ha fatto venire alla grande ed ora mi vuole ‘
‘ sì, va bene, lo farò entrare anche lì.
Ho un po’ paura, forse mi farà male.
Stai tranquilla, non succederà niente.
Eccolo, ho sentito una fitta dolorosa, lui sta continuando piano, lo sento entrare dentro di me.
Si muove lentamente, perché siamo stanchi morti, ed io mi sento piena dentro.
Poi lo sento aumentare la spinta ed il ritmo ed io mi preparo.
Nella foga lo spinge ancora più dentro e sento un po’ di dolore, poi è come un’esplosione.
è venuto nel mio culo, il mio bel culetto che, ai tempi del liceo, tutti i maschietti della scuola desideravano inutilmente.
Siamo rimasti a lungo in silenzio, senza fiato, abbracciati sul divano.
Quando alla fine lui se n’è andato, ho preso lo smacchiatore ed ho cominciato a lavorare sulla tappezzeria del divano. Non mi posso certo permettere di ricomprarne un altro.

Ieri è stata proprio una gran serata.
Ci ho pensato tutto il giorno.
A mia moglie ho detto che oggi ho una cena con dei colleghi, ha masticato un po’ amaro ma le ho fatto notare che ieri è stata lei a lasciarmi cenare da solo, e così ha smesso di protestare.
Ho comprato due bottiglie di Vermentino.
Mi sembrano l’ideale per una cena a base di seppie e piselli, d’altra parte ne sono avanzate molte e sarebbe un peccato doverle buttare.

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