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Serena ritorna in aula

By 30 Gennaio 2023No Comments

Questa storia fa parte del ciclo narrativo di una mia amica. Mi ha chiesto di scriverle questa parte. Se volete leggere tutto il racconto completo lo trovare qui: https://raccontidorati.wordpress.com/storie-complete/quattro-storie/

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Dovevo ancora tornare in università a riprendere le mutandine che l’assistente aveva tenuto nella scrivania per far tornare me, ma probabilmente più il mio finto marito, ed ottenere qualcosa di più del giorno prima.

Avrei potuto lasciar perdere, ormai il voto sul libretto me l’aveva firmato, non avevo più bisogno di tornare di nuovo in quell’aula ed incontrare lei o il suo viscido collega. Ma era quello che volevo, ora non avevo nemmeno uno scopo per stare ai loro giochi, ero io a decidere di farmi scopare, e solo per il puro piacere di farlo.

Le mutande potevo anche lasciarle perdere, ne avevo ancora molte da recuperare con il gioco iniziato con Cristian, non mi serviva per forza quel paio. In fondo mi stavo anche abituando a stare senza, specialmente indossando una gonna sentivo il forte piacere di avere la figa esposta all’aria. Anche il fatto di girare in mezzo alla gente senza che immaginassero, o che avessero la certezza, che non indossavo mutande era una fonte di eccitazione.

Chiesi a Cristian di accompagnarmi ancora una volta in università e subito capì che sarebbe stata una visita piacevole. Mi venne a prendere sotto casa in macchina e partimmo subito. Speravo di fare prima un salto al bar, ma non ci fu tempo.

“Oggi hai un altro esame o un’altra scopata?”

“Non ho esami in vista.”

“Ah bene, allora ci andiamo a divertire.” Disse sfregandosi le mani.

“Non lo so. Innanzitutto devo recuperare le mutande che ho lasciato là.”

“Ah già, ormai le tue mutande sono disseminate ovunque.”

“Tranne che addosso a me.” Sollevai la gonna per mostrargli che in effetti non le indossavo.

Cristian allungò subito la mano per toccarmi e trovò la mia figa già molto bagnata, l’idea che mi stessi per concedere di nuovo alla lussuria con quella donna mi teneva in costante eccitazione. C’era ancora la possibilità che invece di trovare lei, potesse essere tornato il suo collega, non mi piaceva, ma questo non mi avrebbe impedito di avere la mia dose di sesso in qualche modo.

Indossavo una gonna plissettata che arrivava a metà coscia, mi veniva facile sollevarla per trovarmi con tutto in bella vista, ero certa che mi sarebbe tornata comoda per la giornata. Non avevo nessuna intenzione di tornare a casa senza dar soddisfazione alle mie voglie.

Arrivati in università ci avviammo verso la palazzina, ma avevo bisogno di pisciare e pensai ci fosse un modo più divertente di farlo invece che andare in bagno. Mentre passavamo sul vialetto che porta nella direzione delle aule, feci segno a Cristian di seguirmi nel prato. Raggiungemmo il centro del prato, dove spesso si fermano ragazzi a rilassarsi negli intervalli tra le lezioni o nella pausa pranzo. Mi sedetti sull’erba ed invitai lui a sedere di fianco a me.

“Ma cosa ci facciamo qui?” Mi chiese.

“Siamo in anticipo, l’orario di ricevimento inizia fra dieci minuti.”

“Ah ok, ma potevamo fare un salto a prendere un caffè allora.”

“Non ne avevo voglia.”

“Spero almeno di non sporcarmi i pantaloni qui sull’erba.” Replicò un po’ scocciato.

“Al limite li lavi, io al massimo mi sporco il culo.” Gli feci notare che avevo spinto indietro la parte posteriore della gonna e non avendo le mutande mi trovavo con la pelle appoggiata a terra.

“Ti stai solleticando la figa con l’erbetta fresca?”

“A dire il vero sto pisciando.”

“Stai scherzando?” Chiese strabuzzando gli occhi.

Allargai un po’ le gambe tenendo la gonna per non ritrovarmela in vita esponendo le mie nudità a tutto l’ateneo, dalla sua posizione aveva comunque modo di spiare sotto e si gustò lo spettacolo di me che pisciavo allegramente sul prato mentre tutta la gente intorno non immaginava minimamente quello che stessi facendo. Poi senza mutande non avrei nemmeno avuto macchie sospette una volta rialzata, certo mi perdevo il piacevole calore che mi sarebbe rimasto addosso, ma potevo accontentarmi.

Cristian rimase imbambolato tutto il tempo della mia pipì ad osservarmi, penso gli sarebbe piaciuto fare di più, ma essendo circondati da altre persone si dovette rassegnare al ruolo di guardone. Passarono anche un paio di ragazzi che conoscevo e li salutai mentre continuavo a pisciare.

Giunta l’ora di inizio lezioni e di apertura orario ricevimento, il prato si svuotò ed anche noi ci avviammo verso l’ufficio. Ero eccitatissima all’idea di tornare in quell’aula, ad ogni passo sentivo le labbra della mia figa sfregare fra di loro in un lago, e non era dovuto solo ai residui di pipì, potevo nettamente avvertire di essere fradicia.

Arrivati alla porta la trovai chiusa e bussando sentii una voce maschile rispondere “Avanti”. La mia speranza di ritrovare la donna del giorno prima era andata in frantumi.

Entrammo e mi ritrovai di nuovo davanti l’uomo a cui avevo mostrato la mia figa ed il culo senza nessun pudore nonostante non trovassi nulla di piacevole in lui.

“Ancora lei signorina?” Disse con aria un po’ scocciata.

“Sì, mi scusi, pensavo ci fosse ancora la sua collega.”

“E sentiamo, cosa dovrebbe volere dalla mia collega? Mi pare che lei abbia già ottenuto il voto per questo esame.” Attaccò mentre nemmeno mi guardava in faccia proseguendo a scrivere.

“Non era per questo.”

“Di certo non può lamentarsi per il voto, ho informato bene la collega sulla sua situazione, dovrebbe averle dato 30 come le avevo promesso.”

“Certo, la ringrazio molto per l’aiuto.”

“In fondo se l’è meritato, aveva risposto bene alle mie domande.” Mi guardò sollevando leggermente gli occhi e notando che dietro di me c’era Cristian. “Anche se probabilmente non è stata del tutto sincera con me.”

“No professore, sono stata molto sincera, mi sono impegnata molto per questo esame.”

“Non intendevo questo, ma non mi ha detto di essere sposata quando l’ho chiamata signorina.”

“Ah! Non volevo contraddirla per una sciocchezza del genere.”

“Le sembra forse una sciocchezza essere sposati?” Mi rimproverò. “Per giunta con un marito così buono?”

Fino a quel momento pensavo avesse notato la mia fede ed avesse collegato la presenza di Cristian come mio marito, ma per quale motivo definirlo buono, non aveva elementi per giudicarlo, a meno che non avesse saputo qualcosa dalla sua collega.

Mentre ero persa nei pensieri, la sua frase seguente chiarì tutti i miei dubbi. “Mi pare di aver capito che sia stato lui ad aiutarla a farsi il culo per questo esame.”

“Ehm, sì in effetti.” La spudoratezza di quell’uomo mi metteva in imbarazzo ma allo stesso modo sentivo un calore svilupparsi dalla mia figa. Non aveva nessuna remora a rivolgersi a me in quel modo anche davanti a mio marito. “Immagino che la sua collega le abbia riferito.”

“In ogni dettaglio.” Poi aprì il cassetto della scrivania ed estrasse le mie mutande che erano rimaste lì in ostaggio. “Mi ha anche lasciato queste, nel caso lei fosse tornata per riprendersele.”

“Grazie, è proprio quello il motivo per cui ero venuta.”

“Mi pare che lei stia venendo spesso in quest’aula ultimamente.” Disse ovviamente riferendosi ai miei orgasmi.

Imbarazzata per come mi sbatteva in faccia la mia dissolutezza, mi avvicinai a lui per recuperare le mutande che teneva ancora a penzoloni tra le dita, noncurante del fatto che qualcuno potesse passare davanti all’aula e vedere dalla porta aperta.

Quando fui a pochi centimetri, con il braccio teso e la mano pronta ad afferrare il premio, sollevò la sua facendomi mancare la presa, come quando si tenta di prendere la coda alle giostre ed all’ultimo secondo viene sollevata.

Lo guardai con aria interrogativa per cercare di capire che gioco stesse facendo ora.

“Poi prenderle se vuoi, infilartele, dato che immagino tu sia senza, ed andartene. Oppure, come ti avevo detto, puoi trasformare il 30 che già hai avuto aggiungendo la lode.”

Mi fermai a riflettere, valutando a cosa sarei andata incontro scegliendo la seconda strada.

“Ti ricordo che per raggiungere la lode dovrai dimostrare di essere più larga qui.” Batté la mano sul mio culo con una sonora sberla, attutita dal tessuto della mia gonna, avrei voluto sentire la mano scuotere le mie chiappe, ma la sua mossa fu rapida per non rischiare di esser visto.

Io invece avrei voluto tutt’altro che nascondermi, in quel momento l’eccitazione stava prendendo la meglio su di me e mi sentivo sempre più bagnata. Se non ci fosse stato qualcun altro a contenere le esuberanze, mi sarei fatta scopare in mezzo al corridoio con tutti gli studenti che si sarebbero fermati ad ammirarmi desiderosi di ficcare il proprio cazzo dentro di me.

Mi girai verso Cristian, non ci fu bisogno di nessun gesto, capì subito che non mi sarei tirata indietro e probabilmente era desideroso anche lui di vedere cosa sarebbe successo. In fondo il giorno prima aveva guadagnato un pompino e mi aveva inculata. Ora non aveva a disposizione la bocca di un’altra donna, ma se avesse dovuto sodomizzarmi nuovamente non gli sarebbe dispiaciuto. Chiuse la porta, girò la chiave, la estrasse e la portò sulla scrivania.

“Penso sia meglio chiudere la porta, prima di aprire altro.” Aggiunse.

“Vede che ha un buon marito?” Disse il professore. “Ora vediamo se l’ha davvero aiutata abbastanza.”

Stavo per mostrare di nuovo il mio culo a quell’uomo verso cui non provavo nessun interesse, ma ora che Cristian era di fianco a me ero ancor più desiderosa che mi riempisse il buchetto per farlo allargare come si deve.

Mi girai, mi piegai in avanti e sollevai la gonna sopra la schiena esponendo le mie natiche.

“Come immaginavo non indossa altre mutande, ma vedo che non ha ancora imparato come si deve fare, così non credo potrà avere la lode.” Passò le mie mutande a Cristian scuotendo la testa come se stesse per congedarci.

Capii subito che mi voleva ancora a quattro zampe, slacciai la gonna per essere più libera, mi abbassai e presi posizione. Ancora una volta ero lì a mostrarmi come un animale in calore.

“Sta migliorando, allora vuole davvero superare questo esame a pieni voti?”

Allargai per bene le gambe e mi spinsi indietro per mostrarmi meglio e confermare la mia volontà di proseguire.

“Vedo che la sua fighetta è molto bagnata, ma non vedo bene l’altro buchetto. Suo marito può aiutarla magari.” Si rivolse verso Cristian allora. “Le prenda bene le chiappe e le allarghi così vediamo se ha raggiunto la lode.”

Quando mi allargò per bene il culo, mi partì un gemito che rivelò tutto il piacere che stavo provando in quella situazione. Mio marito mi infilò anche un dito nel buco per mostrare come affondava con facilità dentro il mio sfintere.

“Mhm, vedo che si è impegnata.” Disse a quel punto l’assistente. “Ma non credo sia ancora pronta per la lode.”

“Eppure mi sono impegnata, la sua collega lo può testimoniare.”

“Sì, sì, mi ha riferito, so che suo marito l’ha inculata per bene, e mi ha anche detto che ha apprezzato la dotazione che le ha facilitato il raggiungimento del 30 che le è stato dato.”

“Quindi cosa manca ancora?”

“Forse meglio che le faccia vedere.” Si alzò dalla sedia e venne dalla parte della mia faccia, visto che finora ero rivolta verso di lui con le mie natiche.

Si slacciò i pantaloni e li fece cadere a terra. Vedendolo senza mi resi conto che indossava sempre pantaloni molto più grandi della sua taglia. Appena focalizzai lo sguardo sulle mutande mi resi conto che il motivo era sicuramente per nascondere ciò che si ritrovava in mezzo alle gambe. Aveva un rigonfiamento enorme sotto le mutande. Si tolse anche quelle e lasciò sventolare fuori il suo cazzo a mezz’aria.

Quando alzai lo sguardo e me lo ritrovai sopra il mio sguardo, mentre ancora stavo a quattro zampe, rimasi sbigottita. Aveva una dimensione davvero enorme, sia in lunghezza che in circonferenza. Non avevo mai avuto a che fare con un cazzo così grande.

“Vede, questa è la via per la lode, ma la strada deve essere di misura adeguata, altrimenti succedono brutti incidenti.”

In quei pochi attimi la mia percezione di quell’uomo è cambiata radicalmente. Prima non lo trovavo per niente attraente, poi avevo deciso che me lo sarei scopato volentieri per l’effetto che mi provocava la situazione, ma ora ero decisamente interessata a provare quel pene mastodontico.

Avevo da poco iniziato ad usare per bene il mio culo e non so se sarei stata in grado di farlo entrare, ma non potevo certo rinunciare ad un’occasione del genere. Il mio ano in fondo era piuttosto elastico, anche con Cristian è stato facile prenderlo e nemmeno lui è messo male come dimensioni.

“Professore, credo di poter camminare su questa strada.”

“Anche se poi farà fatica a camminare?” Rispose con un ghigno beffardo.

“Ehm… ci sono cose che val la pena di provare.” Dissi guardando ammirata il suo cazzo. “Ma forse potrebbe aprire la strada mio marito… Per agevolarle il passaggio.”

A quell’uomo piacque la mia proposta ed invitò Cristian ad incularmi per allargare il mio buco prima di poterci infilare il suo cazzo.

Quando iniziò a fottermi nel culo, cercai di rimanere quasi impassibile nonostante fosse piacevole, volevo dimostrare che il mio sfintere necessitava di qualcosa di più corposo per godere.

Cristian intanto mi sbatteva con ancor più vigore vedendo che non ero coinvolta ai livelli a cui era abituato. Dopo qualche minuto uscì senza venire e lasciò il posto per l’assistente.

“Le ricordo che se vuole continuare è una sua scelta, è ancora in tempo per andarsene.”

“Non dica sciocchezze e me lo sbatta nel culo.” Non desideravo altro che sentirmi riempire da quel grosso cazzo ed ormai ero io a decidere come guidare i giochi. Avevo due uomini eccitati per me, per il mio culo, per la mia voglia di concedermi. Sentivo di dominare ogni cosa pur standomene a quattro zampe sul pavimento.

“Bene, allora prendo un po’ di questo liquido per lubrificare meglio.” Pose la mano sotto la mia figa che stava letteralmente sgocciolando umori verso il pavimento. Si inzuppò per bene le dita e poi le passò sul mio culo e sul cazzo.

Finché arrivò ad appoggiare la cappella al mio ingresso posteriore non trovai nulla di nuovo, ma quando iniziò ad infilarlo sentii una scossa, un fulmine attraversarmi tutto il corpo. Non rallentò, spinse fin dove poteva proseguendo inarrestabile, io non opposi resistenza ma sentivo un forte dolore pervadermi. Non volevo però mostrare nessun cedimento e lasciai trapelare solo il piacere, tenendo a freno il dolore finché il mio corpo si abituò e trovai davvero solo godimento.

Mi aveva impalata e mi stava stantuffando accompagnato dalla mia voce che lo incitava a sfondarmi, quando sentii aprire la porta.

Io sobbalzai e come reazione involontaria strinsi il culo trattenendolo dentro di me, non riusciva nemmeno a muoversi, o si era fermato anche lui per la sorpresa. Cristian aveva ancora la mano sull’uccello che stava menando guardando la scena di sua moglie inculata da un altro.

“Oh! Scusate non sapevo.” Disse la collega che avevo già incontrato il giorno prima nella stessa aula. “Torno più tardi.”

“No! Venga qui!” Le ordinai io, ormai le cose si dovevano fare come volevo.

“Ok, allora chiudo.”

Si avvicinò a noi guardandoci con aria vogliosa e confusa su chi di noi attirasse di più le sue attenzioni. Intanto l’uomo dietro di me aveva ripreso con il suo ritmo incalzante e mio marito si era tornato a masturbare in direzione della donna, come ad invitarla.

“Guardi, mio marito mi ha inculata prima per allargarmi per il professore, ma è rimasto a bocca asciutta ora ed è costretto a fare da solo.” Dissi mentre alternavo le parole a gemiti di piacere.

“Posso dargli una mano io.”

“Penso si meriti di più di una mano, gli stanno inculando la moglie in fondo.”

“Giusto, la mia bocca farà di meglio allora.”

Si stava già avventando sul cazzo di Cristian per fargli un pompino quando la fermai, non se la sarebbe cavata così facilmente. “No! Quello l’ha già avuto.”

“Allora cosa?”

“Beh, non abbiamo preservativi qui in dipartimento.” Ridacchiai. “Credo che dovrà prenderla lì.” Le indicai il culo. Ero decisa a ripagarla con la stessa moneta di quando mi fece inculare davanti a lei.

“Non so se ce la fa, suo marito ha un gran cazzo ed io sono un po’ stretta.”

“Guardi, se io mi sto facendo infilare quello del professore, lei può sicuramente farcela con quello di mio marito.” Cercavo di convincerla, ma probabilmente era già decisa a farlo visto che nel frattempo si era spogliata e si era messa a novanta appoggiata alla scrivania.

Cristian non attese ulteriori inviti, si fiondò prima con la lingua tra le sue chiappe e le leccò per bene il buco del culo per non avere sorprese, non voleva certo rischiare di non trovarlo abbastanza accogliente, quindi ci mise molta saliva per lubrificarlo bene.

Quando la penetrò mi concentrai sulle sue chiappe, lo vedevo muoversi avanti e indietro mentre la professoressa emetteva degli urletti ad ogni movimento. Iniziai anche io a muovermi seguendo il ritmo di mio marito finché portai il professore ad incularmi con la stessa andatura.

Avevo portato all’unisono due inculate, mi sentivo come se entrambi gli uomini stessero facendo sesso con me. La donna che si stava fottendo Cristian era solo un simulacro, ma guardandolo e muovendomi allo stesso ritmo era come se lo sentissi dentro di me. Poi dentro il mio culo c’era quel gran cazzo duro e poderoso, la posizione era ideale perché potevo godermi la cosa più piacevole del professore senza badare al resto del suo aspetto poco interessante.

La professoressa iniziò a aumentare il ritmo dei suoi gemiti fino a trasformarli in urla soffocate. Entrambi gli uomini si lasciarono guidare dal suo godimento ed incalzarono il ritmo fino a venire quasi contemporaneamente. Ci sborrarono entrambi nel culo e noi godemmo a nostra volta subito dopo di loro.

Mi appoggiai con la faccia a terra tenendo le natiche ancora in alto dopo che il professore estrasse il suo cazzo. Ora mi sentivo veramente aperta.

“Si è meritata la lode, dov’è il suo libretto che le cambio il voto?”

“Amore puoi darglielo tu, è nella mia borsa.”

Cristian gli passò il libretto e mi scrisse il 30 e lode mentre finiva di rivestirsi. Anche la professoressa si era sistemata mentre io giacevo ancora a terra. Questa si avvicinò a me, mi strinse le mani sulle chiappe e si inginocchiò vicino.

“Non può certo uscire così o inzupperà tutte le mutandine.” Disse mentre si abbassava a leccare degli schizzi di sperma che avevo sulle chiappe, un altro po’ che mi usciva dal buchetto, ma soprattutto il lago in cui versava la mia figa.

Si dedicò a ripulirmi tutta e poi mi aiutò a rimettermi in piedi. Poi prese le mutande dalla scrivania e me le porse. “Se le è meritate, può riprenderle.”

“Grazie! Non credo di riuscire ad infilarle ora.” Le diedi a Cristian. “Tienimele tu per favore.”

Uscimmo dall’aula per andarcene e passammo di fianco ad alcuni gruppetti di studenti. Mi guardavano e poi si guardavano fra di loro. Ero certa che avessero sentito le urla provenire dalla porta. Probabilmente si erano appostati per vedere chi sarebbe uscito di lì.

Ora non dovevano più avere dubbi su di me, se prima facevano chiacchiericci ed illazioni per come mi avevano vista vestita, ora avevano più elementi certi per parlare alle mie spalle.

Io non abbassai lo sguardo, non spostai gli occhi, non feci nulla per nascondermi. Guardai tutti, uno per uno, ragazzi e ragazze, con aria fiera, mento in alto, orgogliosa di quel che avevo fatto e gloriosa di quanti racconti sarebbero girati su di me.

Cristian mi riaccompagnò a casa e lungo il tragitto ne approfittai per fargli un pompino in macchina, mi sistemai in una posizione tale da mettere la figa in vista se qualcuno avesse guardato in macchina dal finestrino laterale. E così fu, io non potevo controllare dato che la mia testa era tra le sue gambe, ma ad ogni semaforo Cristian mi avvisava se riusciva a mettersi a fianco di un’altra macchina nelle strade a due corsie o di fianco a qualcuno pronto a passare sulle strisce pedonali.

In quel viaggio riuscii a recuperare quattro mutandine con il nostro gioco, più quella presa in università. Non so se mio marito fu onesto nel contare, non so se era abbastanza lucido da tenere il conto. Quello che so è che mi eccitava tantissimo sapere che qualcuno stava ammirando la mia figa bagnata ed il mio culo dilatato mentre succhiavo quel cazzo che ancora sapeva del culo della prof.

Non avevo nemmeno voglia di tornare a mettere le mutande, non facevo più questo gioco per riaverle ma solo per il piacere di mostrarmi. Ed un altro piacere arrivò prima di arrivare a destinazione, con la calda sborrata di Cristian che mi riempì prima la bocca e poi lo stomaco.

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