Skip to main content
Racconti di DominazioneRacconti Erotici Etero

Silvia e l’ufficio

By 7 Dicembre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi è sempre piaciuto scrivere e ho provato molte volte a mettermi seduto e buttar giù quello che mi passava per la testa. Non ho mai finito quello che cominciavo e rimanevo sempre deluso. Poi, un giorno, mentre navigavo su internet cercando siti che potessero aiutarmi, ho trovato una serie di siti che raccoglievano racconti erotici e mi sono messo subito a leggere incuriosito. Devo dire che alcuni racconti erano scritti davvero bene e cominciavo a eccitarmi. Tornato a casa, la stessa sera, mi sono messo anch’io a scrivere. Anche se sono abbastanza giovane, ho avuto comunque delle esperienze interessanti che condite con una certa quantità di fantasia (minima in alcuni casi), mi permettono di scrivere qualche racconto che spero troviate interessante. Naturalmente, qualsiasi commento, suggerimento o consiglio è sempre ben accetto. Soprattutto da parte femminile. ‘

 

Lavoro in un ufficio con altre tre persone. Ci sono un ragazzo abbastanza più grande di me e due ragazze più o meno della mia età. Con una di queste, Silvia, lavoro più a stretto contatto e negli ultimi mesi siamo diventati abbastanza amici. Abbiamo cominciato anche a uscire insieme dopo il lavoro per degli aperitivi, anche con altri nostri amici.

Silvia, anche se è del sud Italia, non è la tipica ragazza meridionale. è un po’ più bassa di me, ma ha un corpo ben proporzionato, anche se lo nasconde sotto pantaloni non troppo stretti e maglioni abbastanza larghi. Ha la pelle bianchissima, come le dame dell’800 e devo dire che le ragazze con la carnagione chiarissima mi hanno sempre preso moltissimo. Ha poi dei capelli scuri bellissimi, ricci. Le due cose che mi hanno colpito di lei fin dal primo momento sono i suoi occhi azzurro ghiaccio e il seno prominente. Quest’ultimo anche se nascosto dai maglioni larghi che si mette, lo posso ammirare in ufficio quando rimane solo in camicia o quando sotto ha delle magliette attillate. Mi sta anche molto simpatica, perché ha un senso dell’umorismo molto cinico e ti dice sempre quello che pensa. Insomma, insieme si ride e si scherza sempre tanto.

Come ho detto prima, in quest’ultimo periodo ci siamo avvicinati molto e abbiamo cominciato a uscire anche da soli. A me piace un sacco scherzare e in più sono molto malizioso. Quando ho preso contatto con una ragazza, cerco sempre di capire fino a che punto posso spingermi con battute osé e devo dire che Silvia ha risposto sempre bene alle mie battute. Lei è single e anzi ha sempre ammesso la sua sfortuna con i ragazzi e scherza molto anche sull’astinenza che ormai la perseguita. Non sto qui a dirvi che subito ho approfittato della situazione.

Ho iniziato a riempirla di complimenti quando capitava la situazione giusta e a cercare anche qualche contatto fisico, tipo baci sulle guance, abbracci o carezze su mani e braccia. Specialmente nella pausa caffè, quando cioè dobbiamo salire di un piano per arrivare alle macchinette, mi mettevo di fianco a lei e siccome le scale sono abbastanza strette, le sfioravo il braccio o la mano. Anche lei si è lasciata andare a queste caste effusioni e a volte era lei che prendeva l’iniziativa, senza mai rifiutarmi quando invece ero io a farlo. A volte invece la lasciavo passare per prima e ammiravo il suo bel culetto da dietro. Sono arrivato anche a farle dei complimenti. Lei all’inizio rideva timida, ma dopo qualche giorno invece si girava e mi sorrideva maliziosa e con gli occhi furbetti. Da quel momento le battute si sono fatte sempre più spinte e al lavoro non perdevo l’occasione, quando magari eravamo soli, di ammirare la sua scollatura, che stranamente da un po’ lasciava intravedere sempre più il reggiseno e parte delle tette.

Qualche giorno fa, siamo saliti in ascensore per andare a casa. Era molto tardi e non era rimasto quasi nessuno negli uffici. L’ascensore ha tutti specchi sulle pareti e io sbirciavo Silvia senza dire niente. Lei però se ne accorse e cominciò a fare lo stesso. Dopo qualche secondo ci guardammo e scoppiamo a ridere. A quel punto le presi un braccio e la tirai contro di me abbracciandola e baciandola sulla guancia. Sentivo, per quanto la sensazione era attutita dai cappotti e le sciarpe e i vestiti pesanti, tutto il suo corpo contro il mio. Mi lasciai prendere dal calore che mi cresceva dentro e rimasi qualche secondo di più sulla sua guancia. Mentre mi ritraevo, lei girò il viso contro di me e io feci lo stesso. Le nostre bocche erano a qualche centimetro e io mi avvicinai ancora. Non potete immaginare la sensazione di calore e di leggerezza e di eccitazione che provai. La sua lingua era calda e umida e affondai sempre più la mia lingua nella sua bocca. Stavo per mettere le mani sotto il cappotto e le toccai i fianchi, quando l’ascensore arrivò al piano terra. Ci staccammo intorpiditi e senza dire niente ci guardammo e ognuno prese la propria strada di casa.

Il giorno dopo in ufficio l’imbarazzo era abbastanza evidente, ma dopo la prima pausa caffè insieme, qualche battuta mia per rompere la situazione glaciale, qualche sorriso, ritornammo a essere quello che eravamo. Quella mattina dovevo sistemare le prese sotto le nostre scrivanie, che sono rotonde con tre postazioni. Silvia ed io siamo uno di fronte all’altra. M’inginocchiai e mentre scendevo sotto, intravidi Silvia che mi guardava alzandosi leggermente dalla sua sedia e mi sorrideva maliziosa. Non ci feci caso, ma una volta sotto vidi le sue gambe incrociate. Sistemai in qualche minuto le prese e mentre me ne stavo per tornare seduto alla mia postazione, vidi che le gambe di Silvia si stavano allargando sempre di più. Aveva un vestito grigio a mezza coscia e sotto dei pantacollant neri nemmeno tanto coprenti, infatti intravedevo la pelle delle cosce. Ora, a me fanno impazzire le ragazze che si vestono così, ma letteralmente impazzire, mi eccito quando vedo qualcuna passare per la strada. Silvia aprì talmente tanto le gambe che il vestito era salito quasi al bacino. Io rimasi per un altro po’ sotto la scrivania e arrivai a sfiorarle le caviglie con le mani. Lei cominciò a mettersi le mani sulle ginocchia per poi salire lentamente, sfiorandosi le cosce con le unghie. In quel momento però dovetti per forza tornare seduto alla mia postazione perché stavano per tornare i nostri due colleghi. Lei si risistemò sulla sua di sedia e la guardai con un sorrisetto per dirle che avevo capito ciò che voleva. Quella sera rimanemmo in ufficio fino a tardi. Soli.

Io ero davvero immerso nel lavoro che stavo per finire e lei con una scusa s’inginocchiò e s’immerse sotto la scrivania. Io, sinceramente, non me ne accorsi, ma quando sentii le sue mani sulle mie gambe mi ripigliai. Sentivo le sue unghie che risalivano dai polpacci al ginocchio, fino ad arrivare alle cosce. Naturalmente interruppi subito quello che stavo facendo e mi lasciai prendere dalla situazione. Ero già eccitato. Lei non si fermò e lasciò correre le sue mani fino al mio inguine e passò le dita sul gonfiore che intanto cresceva. Mi slacciò la cintura, aprì il bottone e tirò giù la zip. Sentii le sue mani calde sui boxer e poi che s’introducevano nella mia intimità. Quando arrivarono a contatto con la pelle del mio cazzo, mi esplose dentro una voglia irresistibile di prenderla e sbatterla sulla scrivania, ma cercai di controllarmi per aumentare il desiderio di averla. Lei cominciò a segarmi lentamente guardandomi dal basso con un sorrisetto e uno sguardo da vera troia. Io la lasciai continuare e lei aumentò sempre più il movimento dall’alto verso il basso e dal basso verso l’alto. Poi si fermò un po’ e si avvicinò alla mia verga tesa per baciarla sulla punta. Inizialmente erano dolci baci con le labbra chiuse e sentivo tutto il suo calore. Poi arrivò inaspettata la sua lingua umida che circondò la mia grossa cappella e iniziò a leccarmi il filetto. A quel punto mi guardò con la mia cappella ormai tutta immersa nella sua calda bocca e mi mostrò chiaramente che avrebbe tolto le mani e le mise subito dopo dietro la schiena. A quel punto capii e presi la sua testa con le mie di mani. Voleva essere aiutata nel movimento. Silvia continuava a guardarmi mentre io lentamente spingevo la sua testa più in basso per far affondare sempre più il mio cazzo nella sua cavità orale. A quel punto, non capii più nulla. Presi letteralmente a scoparmela in bocca e spingendo sempre più a fondo sentivo la mia cappella spingerle in gola. Lei ebbe qualche conato, ma non smetteva di guardarmi dal basso, con quegli occhietti furbi che continuavano a chiedere piacere. A quel punto mi prese i pantaloni, mi fece alzare leggermente il bacino e me li tirò fino alle caviglie. Io continuavo a spingere con le mani dall’alto verso il basso la sua testa e lei continuava a emettere suoni tipo conati, ma non si fermava e non mi diceva niente. Lasciavo ogni tanto che riprendesse fiato e poi continuavo a riempirle la bocca di cazzo, per poi vedere la sua saliva colarmi sulle palle. Io godevo da morire, non avevo mai scopato una donna dalla bocca e mi piaceva un sacco quel senso di potere che avevo su Silvia. Anche se stavo quasi per venire, cercai di trattenermi e continuai per qualche minuto ancora.

A un certo punto mi toccò le mani per farmi capire che ne aveva abbastanza e mi asciugò la cappella da tutta la sua saliva per poi passare alle palle, mentre mi massaggiava dolcemente l’ano. Mi guardò minacciosa dicendomi ‘Allora ti piace scopare la tua troia d’ufficio!?!’ Non sai quanto piace a me, stronzo maiale!!!’. La fissai con la stessa sua decisione e dicendole ‘Si mi piace piccola troia, vieni qui!!!’, le presi i polsi e la misi in piedi davanti a me. Silvia allora si tirò il vestito grigio fino all’inguine e si tolse via i pantacollant neri, lasciandomi vedere il perizoma nero che portava. Cercai di toccarla, ma lei me lo proibì, facendomi di no con il dito indice, come si fa con i bambini. A quel punto si sedette sulla mia scrivania, spingendo indietro il portatile e le carte a cui stavo lavorando. Mise i piedi sui poggia bracci della mia sedia e spalancò le cosce. Mi prese la nuca con una mano, mentre con l’altra, libera, scostò leggermente il perizoma dalle sue labbra. Io non mi opposi naturalmente e mi tuffai nella sua figa ben curata con tutta la voglia repressa che avevo dentro. Cominciai a baciarla, ma subito dopo la presi con la lingua piena. Le davo delle gran leccate dal basso verso l’alto, fino ad arrivare alla clitoride per fermarmi qualche secondo di più su di lei. Lei stava godendo da matti e tirava indietro la sua testa, affondando la mia faccia nella sua intimità. Aveva un sapore buonissimo, pulito, candido, sarei rimasto li fino a farla venire con la lingua. Adoro leccare.

Lei però dopo qualche istante di godimento reciproco, mi spinse contro lo schienale della sedia e si mise in piedi. Si girò su se stessa e si tolse anche il perizoma. A terra lo intravidi fradicio. Spinse la sedia un po’ indietro e si mise quasi a novanta prendendomi ancora la testa con le mani e spingendomi contro il suo culo. Io capii e con le mani le allargai le natiche fino a intravedere tutto quello che mi stava offrendo. Ripresi a leccarle la figa, ma lei voleva di più e mi spinse fino al suo ano. La pelle del suo culo era bianca e luminosa. Io cominciai a leccarle l’ano e a spingermi sempre un po’ più dentro con la punta della lingua. Dopo aver sputato un paio di volte, le misi un dito dentro e cominciai a masturbarla dal buchetto del culo. Aveva davvero un bel culo tondo. Silvia mi disse ‘Fai piano per favore, non l’ho mai dato via fino ad ora’. Per me era un invito a nozze. Andai più delicatamente con il dito. Dopo averla leccata un altro po’, cominciai a masturbarla anche davanti, con l’altra mano. A quel punto esplose ‘Dai cazzo prendimi, ti voglio ora, ovunque!’

Mi misi in piedi dietro di lei. Le baciai prima il collo, strusciando il mio cazzo duro sul suo culo per farle sentire quanto la desideravo anch’io. Lei si lasciò prendere completamente. La spinsi a mettersi a novanta e lo fece subito. Mi bagnai lei dita e trasmisi la saliva sulla mia cappella. Le aprii il culo e la impalai in figa. Era bagnata e aperta del tutto. Il mio cazzo non trovò così alcuna resistenza e lei me lo avvolse con il suo calore interno. Era più eccitante di quanto avessi immaginato. Cominciai a prenderla sempre più violentemente e le sue natiche sbattevano contro la mia pancia. Lei cominciò a emettere suoni di piacere insieme a qualche esclamazione ‘Oh si, prendimi, così!!!’. Il piacere si era impadronito di noi. Da un certo punto di vista avevo paura che qualcuno passasse nel corridoio e sentisse o intravedesse qualcosa dalla porta semichiusa, ma li per li non me ne importò e proseguii a scoparla. Cercavo di trattenermi per tirare avanti un altro po’ quella trombata con i fiocchi. A un certo punto tirai fuori il mio cazzo e la feci girare e sedere sulla mia scrivania. Lei era quasi in trans e mi prese il cazzo con le mani. Mi segò un po’ e poi se lo spinse in figa con una mano, mentre con l’altra si apriva le grandi labbra che luccicavano a causa del liquido vaginale. Mi prese il culo con le mani per spingermi dentro, io la lasciai fare. ‘Lo voglio tutto dentro, così, dai, spingimelo dentro, voglio che mi sbatti stronzo!!!’. Cominciai a pompare come si deve, spingendo il mio cazzo ben dentro la sua figa. Eravamo ormai entrambi al culmine del nostro piacere. Sentii Silvia venire, prima piano, poi capii che l’orgasmo era davvero forte, tanto che mi lasciò qualche impronta delle sue unghie sul culo. Mentre sentivo gli spasmi della parte interna della sua figa, anch’io mi lasciai andare. Estratto il mio cazzo, le venni copiosamente sulla pancia e qualche schizzo del mio seme finì anche sulla scrivania. Lei mi guardò, con un’espressione mista di stanchezza e di soddisfazione. La abbracciai forte, dopo averla pulita velocemente, e scoppiammo a ridere come due adolescenti.

Le nostre pance al contatto ci fecero sobbalzare. Al contatto con la pelle dell’altro, era come aver ricevuto una scossa elettrica e lì capimmo che la nostra sarebbe stata un’amicizia, di lì in avanti, più intima. Ci rivestimmo e lei andò in bagno per rifarsi anche il trucco e i capelli. Qualche secondo dopo vidi passare la guardia che stava per chiudere tutti gli uffici e spegnere le luci e tirai subito un sospiro di sollievo. Solo che incrociando il suo sguardo, l’uomo mi sorrise, maliziosamente e io non potei che fare altrimenti, ricambiando il suo sguardo d’intesa. Silvia uscì in quell’istante dal bagno nel corridoio e scendemmo tutti con l’ascensore, tornando alle nostre vite, che però da quella sera avrebbero condiviso molto più di quello che ci saremmo aspettati.” ””””””

Leave a Reply