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Racconti Erotici EteroRacconti erotici sull'Incesto

Solitudine canaglia (un titolo anti-click baiting, tiè)

By 31 Luglio 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

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Quell’estate Sabrina era decisamente giù di morale.
Una storia di diversi anni ormai finita, le amiche disperse in località marittime per le vacanze, e lei rimasta sola in casa, proprio nel periodo più caldo dell’anno.
Abitava in affitto da un anno e mezzo in quell’appartamento poco fuori Milano, e stava ormai pensando di convertire il contratto in mutuo, viste le favorevoli condizioni lavorative (il tanto agognato indeterminato era arrivato).
Era ancora tutto sommato giovane per comprare casa, 28 anni quasi 29, ma stava in azienda praticamente da quando era diventata maggiorenne, scalando, per quanto possibile, in mansioni e responsabilità.
Nonostante tutto le urlasse che fosse sbagliato, cominciò una relazione proprio con un collega, ma, come anticipato, le cose non erano finite per il meglio, avendo scoperto una sua tresca con un’altra collega, seppur di un altro piano.
Così, nel tardo Luglio del 2016, Sabrina si ritrovava a passare le serate a suon di gelato e Sex and the City, o qualunque commedia simil-romantica potesse trovare su Netflix, senza alcun piano per le vacanze.

Proprio in quei giorni, un messaggio su Facebook destò la sua attenzione.
‘Ciao Sabrina, come stai?’
Era Eugenio, detto Yuggi, un suo cugino di secondo grado dell’Emilia Romagna.
‘Ehi ciao, bene grazie tu?’ rispose mentendo.
I due chiacchierarono del più e del meno, finchè il ragazzo non palesò il vero motivo della sua chiamata.
‘Senti, volevo chiederti, sapresti consigliarmi un buon hotel o ostello a Milano? Devo salire per una settimana per un lavoro che devo fare per l’Università’
Sabrina gli chiese che razza di lavoro dovesse fare AD AGOSTO per l’Università, e tutto fu chiaro quando lui le spiegò che si trattava in realtà di un progetto per la Tesi, lavoro per il quale era dannatamente in ritardo, e che non poteva più rimandare, altrimenti avrebbe rischiato di laurearsi nella sessione successiva, ”e non posso saltarla, perché poi comincerò subito la specialistica a Novembre’.
La ragazza gli rispose che al momento non le veniva in mente alcun posto, ma che avrebbe indagato nei giorni successivi, e gli avrebbe fatto sapere.

La ricerca diede buoni frutti, fortunatamente Milano si svuota in estate e di posti liberi ce n’erano più che a sufficienza.
Scrisse al ragazzo una mini-lista dei posti che aveva trovato, con i relativi prezzi.
‘Ok, grazie mille’
‘Di niente, ti va bene che in questo periodo è ancora tutto libero’
‘Si infatti ci speravo’comunque son stato proprio un coglione, per colpa di sta storia praticamente mi gioco le vacanze’
‘Addirittura? Ma non puoi andarci dopo? Alla fin fine entro Ferragosto dovresti aver finito no?’
‘Si ma non è per quello, starò a Milano al massimo una settimana. Però visto che dovrò pagarmi l’hotel, e visti comunque i prezzi da alta stagione, mi giocherò quel minimo di budget che avevo previsto per le vacanze’
‘Ah, mi spiace. Se può consolarti, anche io ho dovuto saltare le vacanze per qualche estate, quando ero a corto di soldi. Non è così male godersi la città ad Agosto, fidati ;-)’
‘Massì massì, alla fine qualcuno ancora in giro lo trovo’
‘E’ questo lo spirito. Comunque fammi sapere quando sei qui, così ci vediamo un giorno’.
Sabrina non era in un periodo in cui l’indole sociale fosse particolarmente spiccata, così non è che morisse dalla voglia di stare con altre persone. Figuriamoci la rottura di palle di un lontano cugino ventitreenne, che non ricordava manco quando era stata l’ultima volta che aveva visto dal vivo.
Voleva starsene per i fatti suoi per un po’, e pensava di fare giusto la cortesia di incontrarlo un giorno, magari per un caffè, e stop.

Il giorno dopo, però, ripensandoci, si faceva sempre più strada il pensiero che in realtà lui sperasse di poter essere ospitato da lei, in modo da evitarsi i costi dell’alloggio, e poter così poi andare in vacanza.
Sabrina si chiese se non fosse stata un po’ stronza a non proporglielo, chè magari lui se lo aspettava e ci era rimasto male.
‘Vabè mò, non è che posso ospitare gente a caso per una settimana’ pensò per giustificarsi.
Del resto, non aveva proprio voglia di vedere NESSUNO, e, le spiaceva, ma quella richiesta non sarebbe potuta capitare in un momento peggiore.
Nonostante tutto, tornava a pensarci ogni tanto, valutando quanto potesse essere fattibile la cosa, cercando di capire quanto la sua presenza sarebbe stata invasiva. Dopotutto, lei stava al lavoro fino a tardi, e si sarebbe trattato di un ‘disturbo’ limitato solo alla sera. Non c’era un altro letto, ma lui avrebbe dovuto adattarsi sul divano. Certo, senza un condizionatore in casa, proprio il salotto era la stanza più esposta al sole durante il giorno, quindi la più calda e meno indicata per dormire, ma immaginava che si sarebbe adattato anche a quello. Oh, pur di non pagare un hotel andava bene tutto no?
Infine, pensò al fatto che, una volta che Eugenio avesse parlato della cosa alla madre, questa avrebbe probabilmente si pensato a quanto lei fosse stata scortese a non ospitarlo, neanche per qualche giorno. La cosa avrebbe fatto il giro arrivando eventualmente a sua madre, e apriti cielo.
Arrivò alla conclusione che le toccava perlomeno proporgli la cosa.
Pensò di parlargliene aggiungendo più aggravanti possibili, in modo da spronarlo sottilmente a scegliere l’hotel (qui ad agosto fa un caldo bestia, sei fuori Milano quindi dovresti raggiungerla coi mezzi, etc’), anche se si faceva largo, senza che lei se ne accorgesse, una certa predisposizione positiva ad accoglierlo. Stava cominciando a vedere anche i lati buoni della cosa, forse una parte di lei le suggeriva che una ‘convivenza forzata’ poteva aiutarla ad uscire dalla solitudine in cui si era ficcata.
Si era presa la premura di dare un occhio alle sue foto su Facebook. Senza un motivo particolare, giusto per soddisfare la sua curiosità. Quello che trovò fu un ragazzo del tutto normale, nessuna caratteristica fisica che spiccasse sul resto. Sembrava uno a posto.
Continuò a pensarci, ed infine la constatazione di avere un ragazzetto tutto per lei l’aveva fatta sorridere al pensiero che potesse essere il suo toy-boy per una settimana. Dio solo sapeva quanto bisogno avesse del contatto con un uomo.
Insomma, alla fine si convinse a chiederglielo. Era la cosa giusta, e chissà che ciò non avrebbe portato perlomeno a vivere una settimana diverse da quelle monotone a cui ormai era abituata.
Ci sarebbero potute essere delle sorprese in grado di destarla dal bozzolo nel quale si era rinchiusa.
Si, l’idea le piaceva ora, decisamente!
Gli scrisse immediatamente in chat, senza indugiare.

‘Ah, mi spiace, ma ho già prenotato l’hotel. E poi la mia ragazza avrebbe fatto delle scenate a sapere che ero ospite di una donna per una settimana, ahah’
La risposta di lui arrivò come una doccia fredda.
‘Ah ok, no perché non te lo avevo chiesto prima, e pensavo che magari sarebbe stata la soluzione migliore, per farti risparmiare’
‘No ma non preoccuparti, alla fine mi sono organizzato con degli amici per fare almeno 3-4 giorni al mare vicino casa dopo essere tornato da Milano, giusto per staccare’
‘Va bene dai” continuò Sabrina, amareggiata. Adesso la situazione le si era rivolta contro. Prima non aveva alcuna intenzione di avere compagnia, ora invece la urtava che le fosse sfuggita questa opportunità.
‘Ma poi scusa, perché dovrebbe fare una scenata la tua ragazza? Anche se alla lontana siamo parenti eh’
‘Si si lo so, ma non la conosci. E’ gelosa in modo ossessivo. Infatti per evitare problemi non le ho neanche detto di averti contattata. Ad ogni modo grazie per il disturbo, io allora arrivo settimana prossima, magari possiamo vederci uno di quei giorni. Buonanotte’
E niente, Sabrina rimase così, delusa da come erano andate le cose. Perlomeno, però, il gesto lo aveva fatto, il che la metteva al sicuro da possibili future reprimende da parte dei genitori.
Quel minimo di fantasie che si era fatta circa la settimana di convivenza forzata (invero fantasie veramente caste) si sciolsero nel caldo della sua stanza, mentre si spogliava per andare a dormire.
Ancora una volta, la solitudine la avvolgeva come una coperta di amaro zucchero filato
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. GIORNO 1 ‘ Martedì

‘Pronto? Sabrina? Ciao sono Yuggi, sono arrivato, tutto bene’
Sabrina e il ragazzo si erano scambiati il numero nei giorni passati, e lui le fece la cortesia di chiamarla, avvertendola dell’arrivo. Fu fortunato a trovarla in pausa pranzo, quando poteva stare al cellulare.
‘Oh ciao Eugenio, bene mi fa piacere. Viaggio ok? E L’hotel?’
I due chiacchierarono per qualche minuto. Lui la avvisò che si sarebbe immediatamente messo al lavoro, e che si sarebbe tenuto in contatto per organizzare un momento in cui vedersi. Senza farlo apposta, erano entrambi decisamente impegnati durante la giornata, cosicchè trovare un modo per vedersi non era certamente facile.
La soluzione più comoda sembrò essere quella di mangiare qualcosa assieme una sera.
‘Ok, possiamo fare una pizza’, propose lui.
‘Andata, però almeno per la cena vieni da me, tanto si arriva facile dalla stazione. Se dovessi tornare e dire a tua madre che non ti ho invitato neanche una volta non ci farei una gran figura’
‘Va bene, ma che treno devo prendere?’
‘Non preoccuparti, ti mando tutto su whatsapp. Ora devo andare, fammi sapere quando sei libero che ci organizziamo ok? A dopo’, chiuse lei la chiamata.
Sabrina rimase favorevolmente colpita dalle poche parole che aveva scambiato con lui. Aveva davvero vaghi ricordi dell’ultima volta che lo aveva visto, ma gli era sembrato, anche al telefono, un ragazzo simpatico e a modo.
Nel pomeriggio gli inviò quelle poche informazioni necessarie per spiegargli che mezzi prendere per casa sua. Essendo stanco per la giornata, Eugenio bocciò l’idea di vedersi direttamente quella sera, e propose quella successiva.
‘Si dai, va bene anche a me, che poi giovedì invece avrò una giornata più pesante e potrei fare troppo tardi’
Rimasero così d’accordo nel vedersi il giorno dopo, mercoledì sera.

La giornata scorse via senza particolari sussurri, ma fu intorno alle 23:30 che Sabrina ricevette un messaggio su whatsapp (ormai eran passati a quello).
Era Eugenio, che la ringraziava ancora per l’aiuto che gli stava dando’e quella fu praticamente la scusa per chattare un po’, lei lo aveva capito.
Sabrina stette al gioco, nonostante fosse stata interpellata mentre era quasi mezza addormentata sul divano.
‘Senti, ma se la tua ragazza sa che chatti con me a quest’ora si ingelosisce ;-)’
‘Ahah, ma no, dorme da più di un’ora. E io non ho sonno, spero di non disturbarti’
Era anche educato, forse un po’ troppo.
‘Ma no figurati’
‘Senti, volevo chiederti un paio di cose su dei posti a Milano, ti spiace se ci sentiamo su skype?’
La richiesta la colse impreparata.
‘Ma, adesso? Puoi chiamarmi direttamente al cellulare se è urgente’
‘Si lo so, però faccio prima a spiegarti tutto se ti faccio vedere alcune foto del lavoro che sto facendo. A voce diventerebbe un po’ lunga’
Ah, quindi voleva avviare una videochiamata.
‘No guarda, ora sono impresentabile, non posso proprio farmi vedere’ gli rispose.
‘Ah ok tranquilla. Beh non è necessario che apri anche tu il video, basta che riesci solo a vedere delle foto mie, quindi puoi anche solo parlare. Scusa l’urgenza ma in questo modo domani posso lavorare più velocemente, con un paio di dritte da parte tua’
Quindi quello era il vero motivo per cui si era fatto sentire.
Uff, che palle. Era praticamente mezza addormentata, e di ritrovare la lucidità per sostenere una conversazione non aveva molta voglia. Però, del resto, si trattava di qualcosa di lavoro.
‘Eh vabbè, a sto punto dammi un attimo che mi sistemo, così almeno ci vediamo entrambi’
‘Massì, non preoccuparti, non devo mica fare il giudice per un concorso di bellezza ‘
Il punto non era quello, non è che fosse spettinata o con fette di zucchine sulla faccia o che.
Semplicemente, a causa del caldo, aveva indosso solo la maglia estiva e delle mutandine, e non le pareva certo il caso di mostrarsi così.
‘Non è quello,’ difatti gli rispose, ‘è che devo mettermi qualcosa addosso ;-)’
‘Ah, ops, scusa’
La conversazione stava ora prendendo una strana piega. Una strana, imprevista, ma gradita piega.
‘Ma niente dai, aspetta un attimo’ sorrise divertita.
Tra i due si stava instaurando una certa alchimia. Quello che le cominciava a piacere era proprio la sua estrema educazione, ed il fatto che non sembrava cercare chissà che, nel rispetto della sua ragazza.
Sabrina si alzò dal divano, ed andò in camera ad indossare il reggiseno e un paio di pantaloncini corti. Venne subito colta da una vampata di caldo, ma si rincuorò pensando che la chiamata sarebbe durata poco.
Tornata in salotto, si disse pronta per la chiamata.
Si scambiarono i contatti skype, e fu lui ad avviare la conversazione.
‘Eccoci, ciao!’ gli disse lei, vedendo sullo schermo il suo faccione.
‘Ciao! Come stai?’ replicò lui.
Era esattamente come appariva dalle ultime foto che aveva visto. Capelli neri corti, barba il giusto. Appunto, nessun fascino particolare che lo facesse risaltare. Per il momento.
Si scambiarono i convenevoli, e poi passarono alla parte lavorativa.
‘Dunque, quello che volevo chiederti è questo, a te che sei esperta di Milano” le disse, alzandosi dal letto per cercare le foto in giro per la camera. Vide che lui indossava pantaloni corti e una maglia bianca.
Al suo ritorno le mostrò gli scatti, e le chiese dove, secondo lei, poteva trovare degli scorci simili a quelli raffigurati. Lei gli rispose indicandogli un paio di posti in giro per Milano che facevano al caso suo.
In quel momento, vide lo smartphone tintinnare. Le doveva essere arrivato un messaggio su whatsapp. Mentre lui le parlava, lei si sporse istintivamente per raggiungere il cellulare.
In quel momento era seduta sul tavolo in salotto, lo smartphone sul tavolo oltre il pc.
Si inarcò senza pensarci troppo per afferrarlo, e fece un po’ di fatica a trovarlo nella stanza semibuia, tra tutti gli oggetti sul tavolo.
Ciò di cui non ebbe immediatamente coscienza, era del fatto che in quella posa stava dando una bella vista del suo decolletè al ragazzo. Chinata verso lo schermo, la maglietta si apriva, rivelando le rotondità del seno, raccolto nelle coppe dell’intimo nero.
Quando si accorse della cosa era ormai tardi. Afferrò velocemente lo smartphone e tornò seduta, facendo finta di niente.
Eugenio, nel frattempo, aveva inciaspicato un attimo nel parlare, segno più che evidente del fatto che stava guardando lo schermo e si era goduto quella vista inaspettata.
”quindi stavi dicendo? Scusa ma ho preso il cellulare’
Lo vide ancora in lieve empasse, e la cosa le fece piacere. Fortunatamente aveva avuto l’accortezza di indossare il reggiseno poco prima, altrimenti sarebbe stata davvero una figuraccia.
‘Si, ehm, dunque’il secondo posto che mi hai detto sembra interessante, anche se” e continuò da dove si era incespicato.
Per un attimo lei pensò di scherzare su quanto potesse aver visto, ma, vedendolo piuttosto timido, decise di non metterlo ulteriormente in imbarazzo.

‘Ok, penso sia più o meno tutto’ le disse alla fine della chiamata.
‘Non c’è problema, fammi sapere se poi quei posti vanno bene’ rispose.
‘Ok ok, allora buonanotte, domani penso di essere da te per le sette e mezza’
‘Perfetto, così ordino le pizze per le otto. Dimmi solo quale vuoi nel pomeriggio’
‘Va bene, buonanotte!’
‘Buonanotte’ gli rispose con un sorriso. E chiuse la chiamata.
Sabrina tornò per un attimo alla scena precedente, e si chiese effettivamente quanto potesse essere stata esposta ai suoi occhi. Fece una prova, facendo una foto dalla webcam, tornando chinata come prima.
Quando la vide, arrossì.
‘Eh complimenti Sabrina, proprio una bella mossa’. Dalla foto era evidente l’incavo dei seni.
Aveva una seconda, ma coppa D, il che voleva dire delle tette gradevolmente voluminose, solo un po’ nascoste dai folti capelli neri che le scendevano come una cornice. Dallo scatto potè notare come si intravedesse il bordo nero delle coppe, il tutto a causa di una maglia non particolarmente scollata, ma che in quella posizione si apriva, mostrando il tesoro che custodiva.
Mentre tergiversava su questi particolari, un’altra notifica su skype. Era un messaggio di Eugenio.
‘Grazie ancora, mi sei stata molto d’aiuto’ le scriveva.
‘Ma figurati, per così poco dai ;-)’
‘Invece mi sarà molto utile, almeno non andrò in giro a caso’
‘L’unico problema era che stavo morendo di caldo, non sarei durata un minuto di più’
‘Si scusa, in effetti qua a Milano è pazzesco, anche qui in stanza si crepa, mi sa che tengono il condizionatore al minimo’
‘Eh, tu vai in hotel economici, cosa pretendi?’
‘Già’quando potrò permettermelo, solo Hilton, o morte!’ scherzò lui.
Lei sorrise.
‘Senti ma quindi ora sei tornata vestita come prima?’ le chiese ancora.
Sabrina capì dove voleva andare a parare’evidentemente la vista che gli aveva inavvertitamente donato lo aveva ringalluzzito, e la chat gli dava più forza nell’osare.
Decise di stare al gioco, divertendosi per la sua goffaggine.
‘in che senso?’ finse di non comprendere.
‘Eh mi dicevi che ti sei dovuta rivestire per la chiamata, e che anche da te fa molto caldo’
‘Si si, si crepa, con solo il ventilatore acceso’
‘e quindi ora non sei più vestita come prima?’
Hai capito il cugino. Era davvero curioso di sapere se ora si fosse denudata, e si trovasse quindi all’altro capo della conversazione più esposta di prima.
Si scoprì divertita nello stuzzicare i suoi pensieri.
‘Eh no, appena abbiam chiuso la chiamata mi sono ri-sistemata :-P’ gli rispose in maniera vaga.
‘Ahah, cioè?’ continuò lui, che ormai moriva dalla curiosità.
‘Ma come siamo curiosi! Non dovevi dormire che avevi sonno?’
‘Ahah, ora mi è passato’
‘Io invece non resisterò a lungo, comunque, se proprio vuoi saperlo, mi son tolta degli indumenti rispetto a prima’
‘Eehhh avevo capito, mi chiedevo quali :D’
Si, era decisamente ringalluzzito.
‘Secondo te? Non che ci fosse molta scelta ;-)’ di secondo in secondo le piaceva sempre di più tenerlo all’amo.
‘Dunque vediamo’direi che ti sei tolta i pantaloncini”
‘Si, ma questa era facile’
‘Ahah ok ok’e allora ti sei tolta anche la maglia direi’
”e quindi secondo te sono solo in intimo ora?’ gli rispose, sottolineando la parola per rendersi ancora più appetibile nella sua fantasia.
‘Mmmm direi di si’
‘Dai, diciamo che ci sei andato vicino allora ;-)’
Qualche secondo di pausa, poi lui tornò alla carica.
‘Uff, ma non vuoi proprio dirmelo? ‘
‘E’ che forse è meglio se non lo sai’
Nel mentre, la ragazza si tolse la maglia, e le mutandine, sentendo l’aria tiepida accarezzarle i seni e le natiche esposte.
‘Ahah, cioè?’
Sabrina prese il pc, e fece una foto agli indumenti per terra, prendendoli tutti in un solo scatto.
Inviò la foto su skype, aggiungendovi come testo un ‘;-)’
Passarono decine di secondi di silenzio, in cui lei immaginò che Eugenio non sapesse cosa dire.
‘Aspè, ma quindi sei nuda? Ma dormi sempre nuda?’
Aveva colpito nel segno, il ragazzo era ormai nelle sue mani.
Finse disinvoltura.
‘D’estate si, è l’unico modo per far fronte al caldo ;-)’
‘Aspè, ma quindi anche se fossi stato a dormire da te saresti andata a letto così?’
Ormai decise di farlo rosicare forte, così imparava a declinare l’invito di stare da lei. E poi, si sentiva protetta dal fatto che lui avesse una ragazza, e che quindi non si sarebbe fatto strane idee.
Continuò così a torturarlo.
‘Probabilmente, altrimenti rischierei di perdere il lavoro per il troppo sonno’
Mentre fingeva controllo in chat, dentro di lei Sabrina si sentiva percorrere da brividi di piacere, vedendo le reazioni interessate di Eugenio.
‘Aaahhh ma uffaaaa. Sarebbe stato meglio non venire in hotel allora :D’
‘Troppo tardi ormai’buonanotteeeeee’ lo salutò, per evitare che la cosa degenerasse troppo.
Non gli lasciò neanche il tempo di replicare, che chiuse skype.
Si rimise mutande e maglia (dato che aveva inventato il discorso di dormire nuda solo per fargli mordere le mani) e si diresse verso la stanza da letto.
Nei minuti antecedenti l’arrivo del sonno, sfregò le gambe stimolandosi il sesso, che percepiva umido in seguito a quel gioco di tentazioni.
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. GIORNO 2 ‘ MERCOLEDI ‘ Pre-serata

Il giorno dopo fu piuttosto tranquillo per Sabrina.
Il lavoro non le diede troppi pensieri, e potè approfittarne anche per effettuare delle commissioni.
Durante il giorno non mancò di tornare ad Eugenio, e alla marachella che aveva allestito. Perché aveva provocato la sua fantasia, fingendo di andare a dormire in completo deshabillè? Non ne capiva veramente il motivo. Si trattava solo di sentirsi nuovamente desiderata da un uomo? Era il brivido che le provocava nel sapere di essere oggetto delle attenzioni da un uomo più giovane? Era un brivido ancora maggiore dovuto al fatto che stava flirtando (seppur in maniera tutto sommato innocente) con un suo parente, seppur alla lontana?
A tutte queste domande non sapeva rispondere, nonostante facessero capolino tra una pratica e l’altra.
Il ragazzo non si fece sentire durante la giornata, lo immaginò impegnato nel suo giro tra Sempione e le colonne di San Lorenzo, tanto da non consentirgli di contattarla.
Erano però ormai le 18, e Sabrina ebbe bisogno non solo della conferma che sarebbe passato da lei la sera (cosa che dava per scontata visto che non c’erano state smentite da parte sua), ma anche di sapere che pizza avrebbe preso, per poter effettuare l’ordinazione telefonica col giusto anticipo, dato che la domenica le consegne a domicilio erano sempre un po’ più lente.
‘Ciao, allora deciso che pizza prendere?’ gli scrisse di li a poco.
La sua risposta non tardò ad arrivare.
‘Ciao Sabri (si era già preso la confidenza di chiamarla con un appellativo confidenziale), tutto bene? Prendo una pizza con le patatine, grazie’
‘Vaaa bene, allora sei qua alle 1930? Così me le faccio portare per le 20’
‘Si si, tra poco finisco, faccio un salto in hotel, e poi ti raggiungo. Le tue indicazioni mi sembrano piuttosto precise’.
‘Si, come hai visto poi dalla stazione è facile arrivare a casa mia. Sicuro di non volere uno strappo in macchina?’
‘Ma no tranquilla, ho visto che sono solo 10 minuti a piedi, grazie. A dopo!’ la salutò con vigore.

Arrivata a casa Sabrina si fece una doccia per togliersi di dosso più che altro il caldo accumulato in giornata.
Uscita, camminò per la stanza indecisa su cosa mettersi, cosa che si trasformò nel vero dilemma del pre-serata.
‘Mmmm cosa mi metto’?’
Rimase per un po’ indecisa davanti alla cabina armadio.
C’era un vestito che aveva comprato da poco, ma che era forse un po’ troppo formale e da sera per l’occasione. C’erano leggins e pantaloni lunghi, decisamente da scartare vista la temperatura.
Cerano gonne e minigonne che facevano capolino, tentandola visto che sarebbero stati i capi d’abbigliamento più consigliati per fronteggiare il caldo.
La vera domanda alla fine era, quanto voglio essere provocante o sostenuta?
Non lo sapeva neanche lei.

Infine, decise di andare sul sicuro, con un outfit che non fosse né da suora, né da mangia-uomini.
Un top azzurrino non troppo scollato ed una gonna estiva che le arrivava poco sotto il ginocchio, tagliata lateralmente da un timido spacco che saliva di una manciata centimetri. Niente di eccessivo.

Una volta chiamato per le pizze, a Sabrina non rimase che aspettare l’arrivo del suo ospite. Non fece però in tempo ad aprire la rivista che teneva in salotto che un messaggio da parte di Eugenio fece capolino nel suo cellulare.
‘Scusami, casini, ritardo di qualche minuto, max 745 sono lì!’
Ecco, e ti pareva.
‘Tranquillo, però guarda che le pizze sono qui alle 8 eh’
‘Si si, ma ce la faccio per quell’ora, a dopo’
A Sabrina aveva sempre dato particolare fastidio la mancanza di puntualità, soprattutto poi quando si trattava di appuntamenti per pranzi o cene. Aprì Vanity Fair e ne cominciò a leggere svogliatamente qualche articolo.
Alle ore 19:47 finalmente si palesò il ragazzo.
‘Ehi, ciao! Scusami tanto per il ritardo, è solo che” nel mentre Eugenio cercava di scusarsi, era evidente il suo sudore sulla maglia, ed un certo olezzo non particolarmente gradevole. Come stava infatti spiegando, ”e niente, quindi avevo lasciato la fotocamera sul tram, e mi son messo a corrergli dietro finchè non sono risalito alla fermata dopo. Con sto caldo mi son pezzato in un attimo’.
‘Ma quindi non sei passato in hotel immagino, non so, almeno per una sciacquata’
‘Volevo, ma non ho fatto a tempo. Ero già in straritardo, e con sta storia della fotocamera ormai ero oltre’
Si notava come il ragazzo sperasse che non fosse troppo evidente il suo aspetto trasandato, ma purtroppo non era così.
Nel mentre, Sabrina potè notare come dal vivo il suo lontano cugino risultasse in qualche modo meno anonimo di quanto non le era apparso nei giorni precedenti. Il mix tra parlata, gesticolata e tono della voce le piaceva. Certo, però, che non era proprio possibile stargli vicino tutta sera sudato com’era.
‘Beh, senti, per il bene di tutti e due, credo sia meglio tu ti dia una rinfrescata qui’ gli disse.
‘Si in effetti pensavo di usare un attimo il tuo bagno se non ti spiace’.
Sabrina cercava intanto di cogliere nello sguardo del ragazzo se e quanto quell’interesse che aveva percepito la sera prima fosse ancora presente, e manifesto. Ma non scorse nulla, il ragazzo era, per il momento, sinceramente dispiaciuto per il ritardo e probabilmente ansioso di potersi rinfrescare, consapevole del proprio stato.
‘Si certo, devi. Il bagno è in fondo al corridoio, vai pure’ e gli indicò la strada. Mentre lo seguiva con lo sguardo, non potè non notare l’alone di sudore disteso anche sul retro della maglia di lui.
‘Cavoli, ma sei proprio lavato!’ gli disse, interrompendo la sua camminata verso il bagno.
‘Eh, eppure ho corso solo per un paio di minuti’ le rispose girandosi verso di lei.
Solo a quel punto Eugenio ebbe modo di soffermarsi su di lei.
Le piaceva come era vestita. Memore della sera precedente, non potè trattenere occhiate furtive al seno della ragazza, purtroppo per lui ben nascosto da una maglia che non faceva presagire possibilità di intrufolamenti visivi. Cionondimeno, apprezzò le rotondità suggerite dalla pressione sul tessuto, complice il taglio di luce crepuscolare.
‘Non avrebbe molto senso sciacquarsi se poi devi rimettere su quella maglia impiastricciata di sudore. Aspetta, guardo se ne ho una da prestarti’ gli propose Sabrina, andando verso camera sua.
‘Eh-ehm, grazie” reagì lui timidamente, dispiaciuto per il disturbo.

La ragazza cercò tra i vecchi rimasugli lasciatile dal suo ex-ragazzo, e trovò giusto un paio di magliette, ed anche dei pantaloncini.
‘Senti’!’ urlò dalla cabina armadio, per farsi sentire, ‘vuoi anche dei pantaloncini? Son bagnati anche quelli?’.
Il ragazzo ci pensò su un attimo, poi le rispose dall’uscio della camera.
‘Beh grazie, anche se, ad essere sincero, in realtà non sono tanto quelli ad essere bagnati’
Sabrina si palesò fuori dalla cabina armadio.
‘Si lo so che la maglia è quella messa peggio’ ‘ ma cosa credeva, che fosse scema? ‘ ‘però visto che ho trovato anche un paio di pantaloncini, a sto punto approfittane’.
Eugenio tergiversò un attimo, poi puntualizzò.
‘No no, nel senso, è che oltre la maglia, più che i pantaloni, sono i boxer ad essere bagnati di sudore. Ma non fa niente, mi basta cambiare almeno la maglia’
Ah. che stupida.
‘Vabè, senti, ma a sto punto ti conviene farti direttamente una doccia, tanto hai ancora qualche minuto prima che arrivino le pizze’
Per qualche motivo, a Sabrina venne un brivido al pensiero della cosa. Senza pensarci davvero volontariamente, si prefigurò suo cugino nudo sotto l’acqua. Così, visto che le sensazioni che provava le piacevano, insistette. E le venne anche la lontana percezione per uno scherzo stronzetto da tirargli, in modo da rendere più pepata la serata.

‘Comincia ad andare, intanto prendi la maglia, i pantaloncini” gli disse tirandoglieli, ”e sono praticamente sicura di avere qui anche un paio di mutande del mio ex che ti posso girare’
Eugenio non ebbe molta voce in capitolo sulla cosa.
‘Ah-ehm, ok grazie mille allora!’ evidentemente anche lui fu sollevato all’idea di poter passare la serata senza il peso dell’odore di vestiti impuzzolentiti.
‘Ma dove li avevo messi’? Vabè dai mò li trovo e te li porto. Tu comincia a fartela perché tra poco arriverà da mangiare’
‘Ok” le rispose, entrando in bagno.
Sabrina sentì l’acqua della doccia aprirsi, e, di lì a poco, lo scroscio discontinuo, a testimoniare la sua entrata in cabina.
Cercò ancora per qualche minuto il paio di boxer dimenticati dal suo precedente uomo, poi entrò in bagno.
Vide sfumato il contorno roseo del cugino attraverso l’appannata porta di vetro della cabina-doccia. I suoi vestiti per terra.
‘Tranquillo, tranquillo non guardo niente!’ gli disse ad alta voce per vincere il rumore dell’acqua. ‘ti porto via questi vestiti puzzolenti, così li lasciamo in balcone ed evito di far spargere questo odoraccio per il bagno, e per la casa, ok?’
Eugenio rimase per pudore girato di schiena, nonostante fosse coperto dalla cabina.
‘Ok, grazie. Io ho quasi finito!’ disse anche lui a voce alta.
‘Dai, che tra poco arriveranno le pizze!’ gli puntualizzò, mentre usciva dal bagno.

Effettivamente, di lì a poco l’acqua venne chiusa, ed il ragazzo uscì per asciugarsi.
Quella doccia era davvero stata un toccasana, sia per lavare via l’odore di sudore, sia per permettergli di rilassarsi un attimo e ricaricare le pile per la serata.
Si guardò intorno e vide la maglia e i pantaloncini puliti che gli aveva prestato la cugina, mentre i suoi bagnati erano spariti.
Si guardò bene in giro per trovare dove fossero i boxer puliti, ma non trovò ne quelli, ne tantomeno quelli che aveva su prima.
Eugenio, tenendo su l’asciugamano sul corpo, aprì quel tanto che bastava la porta per poterci parlare attraverso. Non che ve ne fosse bisogno perché Sabrina era sul divano e non poteva vederlo.
‘Sabri” la chiamò, ‘senti ma non trovo le mutande, non è che le hai portate via con gli altri vestiti?’
La ragazza rispose.
‘Ah si, scusa’ gli disse, fingendo di essersi sbagliata, mentre dentro di sé si stagliava un sorriso birichino, ‘te li ho portati via perché erano messi ancora peggio della maglia. Sono stesi in balcone assieme al resto dei vestiti’
Eugenio rimase per un attimo interdetto.
‘Ah ok, ma non trovo quelli puliti però’ le chiese, titubante.
‘Eh no, non li ho più trovati, mi devo essere sbagliata, perdonami’ gli disse, nascondendo dal tono di voce quanto si stesse divertendo in quella situazione.
‘Ah ok ok, beh ma allora rimetto su quelli”
In quel momento il suono pungente del citofono irruppe per la casa.
‘Arrivate! Dai muoviti a vestirti che sto morendo di fame’
Eugenio non ebbe modo di finire la frase, quindi di richiedere indietro almeno l’intmo vecchio, per quanto madido di sudore.
Vedendo Sabrina andare verso la porta si richiuse in bagno, inforcò maglia e pantaloncini, e, senza altro sotto di essi, si avviò verso la cucina.
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. GIORNO 2 ‘ MERCOLEDI – Serata

Sabrina aveva apparecchiato il piccolo tavolo della cucina in modo che fossero l’uno di fronte all’altro. Non era un tavolo molto grande, tanto che bisognava tenere la gambe in qualche modo incrociate rispetto a quelle del commensale seduto di fronte in modo da evitare che si toccassero.
Mise entrambe le pizze sui piatti, e si sedette in attesa del cugino.
Eugenio si palesò pochi secondi dopo.
‘Dai, su su, che oggi a pranzo non ho mangiato praticamente niente’ gli disse, squadrandolo da capo a piedi. Con quel completo, per un attimo le sembrò di riavere in casa quello stronzo del suo ex. Ma il pensiero venne presto scacciato nelle remote profondità della sua mente, non appena incrociò lo sguardo di Eugenio, con ancora i corti capelli neri umidi dalla doccia.
Era riuscita infine a tirargli lo scherzetto che aveva avuto in mente, e della cosa si compiacque, senza darlo a vedere. Eugenio stesso, non menzionò la cosa, lasciando perdere il recupero dell’indumento in balcone, ma dirigendosi anch’egli verso il proprio posto, invero guidato da un certo appetito.
‘Buon appetito allora!’ gli disse gioviale Sabrina, mentre inforcava forchetta e coltello e si avviava a tagliare la pizza.
‘Buon appetito! Ma quanto ti devo per la pizza?’ le chiese il ragazzo, mentre si accomodava sulla sedia.
‘Ma niente, niente, fci pensiamo dopoh’ gli rispose lei, farfugliando, sorridendogli con la bocca già bagnata dalla mozzarella fumante.

La serata prese a scorrere in maniera normale, piacevole.
Sabrina ebbe modo di notare, dal tono e dagli argomenti della conversazione, la differenza di età che correva tra lei e lui. Era ovvio che la compagnia di un giovane universitario non potesse essere equiparata a quella di un coetaneo trentenne, su molti livelli.
Superato però questo piccolo muro, si trovò rilassata, in pace, come se il suo spirito si stesse rinfrancando nel poter interagire con un uomo, un ragazzo, che non sembrava potesse possedere neanche il più piccolo frammento di acidità e stronzaggine che aveva caratterizzato il suo precedente fidanzato.
Se da un lato, quindi, si sentì nel ruolo di ‘maestrina’ nello spiegare certe cose che Eugenio si sarebbe poi trovato ad affrontare solo diversi anni dopo nella sua vita, dall’altra parte la sua indole positiva e buona le permise di godere della sua compagnia.
Nondimeno, con sua sorpresa, su alcuni argomenti di interesse culturale e generale, fu lei ad ascoltare attentamente il ragazzo, in un reciproco scambio di esperienze. Lei gli forniva esperienze di vita, lui esperienze imparate dai libri. Le sembrò un buon compromesso.
‘Ah ok, quindi insomma è per questo che ti piace tanto la fotografia’ gli disse.
‘Si, sostanzialmente è un’arte per cui serve molta pazienza. Ma se riesci ad attendere, ad aspettare il momento giusto, puoi essere in grado di catturare un momento e’come dire’cristallizzarlo nel tempo. Un momento magari irripetibile, che grazie a te rimarrà invece per sempre’
‘e poi ci sapeva decisamente fare con le parole.
La passione che bruciava negli occhi di Eugenio per i propri studi travalicava il confine dell’iride, e si irradiava inconsapevolmente verso Sabrina, andando ad alimentare la clessidra dell’attrazione.
Poco a poco, parola dopo parola, granelli di sabbia si accumulavano, accorciando le distanze tra i due.

‘Prendo ancora dell’acqua, tu vuoi qualcos’altro? Mi spiace ma di birra avevo solo quella, non ne bevo quasi mai io’ chiese Sabrina al ragazzo, mentre si alzava andando verso il frigo.
‘No grazie, sono a posto così’ le rispose.
Eugenio, mentre la ragazza stava girata verso il frigo dandogli le spalle, fece scorrere il suo sguardo sul suo corpo, facendolo sostare sui suoi fianchi stretti, e su quel bel culetto tondo che si stagliava sotto di essi.
A maggior ragione, vi si soffermò proprio in quei pochi secondi in cui lei, chinata, cercava il ghiaccio in freezer. Potè con una certa chiarezza notare la curva delle mutande sotto la gonna.
Poi distolse lo sguardo, sentendo il proprio sesso risvegliarsi a quella vista. Cosa assolutamente da evitare vista la situazione di deshabillè in cui si trovava. Non avere indosso i boxer avrebbe reso ben più che evidente un’eventuale erezione.
Sabrina si rigirò, e posò la bottiglia di acqua sul tavolo, assieme ad una ciotola di cubetti di ghiaccio.
‘Ecco qua’ disse.
A causa della stanchezza, però, tornò a sedersi in maniera piuttosto maldestra. Il suo gomito finì per cozzare contro la forchetta, che sfrecciò in aria descrivendo un mezzo arco, e parte del sugo della pizza atterrò esattamente sul top che lei indossava.
‘Ah, ma cazz’.!’ imprecò.
Non era una chiazza particolarmente grande, ma, si sa, il sugo se non si leva subito è molto difficile poi da lavare via.
‘Ahhhh che imbranata’torno subito” gli disse, mentre si alzava per andare in bagno.
Eugenio non riuscì a trattenere un sorriso, e le rispose ‘tranquilla’.
Sabrina, mentre gli passava di fianco, gli tirò un pizzicotto sulla spalla.
‘Che fai, ridi? Mi sfotti? Bravo bravo’!’ gli disse sorridendogli.
Si, tra i due si era instaurata una certa alchimia ormai.

Sabrina fu in qualche modo lieta di quella interruzione. Forse aveva anche fatto inconsciamente apposta a provocare quel piccolo incidente.
Doveva staccarsi un attimo perché sentiva che si stava creando qualcosa tra loro, qualcosa di cui non aveva pienamente il controllo. Un momento di stacco le avrebbe fatto tornare la piena lucidità.
‘Tutto a posto? Viene via?’ le urlò Eugenio dalla cucina.
‘EEhhhh più o meno! Mi conviene metterla in lavatrice. Arrivo subito. Non ti mangiare la mia pizza eh!’ gli rispose continuando il tono giocoso di prima.
‘Ahah, forse!’ le disse ingaggiando lo scherno.
Sabrina non scherzava, doveva davvero cambiarsi ora.
Passò dal bagno a camera sua in reggiseno, sentendo un brivido al pensiero che lui avrebbe potuto vederla nel caso in cui si fosse spostato dalla cucina. Ma ciò non avvenne.
‘Mmmh che buono queste salamino!’ continuò a scherzare Eugenio dalla cucina, evidentemente fingendo di star mangiando la sua pizza. Sabrina si affrettò, prese la sua classica maglietta grigia che metteva spesso (niente di più di una anonima maglia a maniche corte) e che era rimasta piegata su una mensola nella penombra della stanza, e si diresse verso la cucina.
‘Spero proprio che tu stia scherzando perché altrimenti” stava dicendo la ragazza, mentre, lungo il corridoio si metteva la maglia.
Fece appena in tempo a palesarsi dietro il cugino quando, dando una sistemata all’orlo basso dell’indumento pulito, si accorse che, nella fretta di tornare ed anche a causa del buio della stanza, non aveva indossato la sua ‘classica maglia grigia’, ma quell’altra maglia grigia.
Ormai però era arrivata in cucina, ed aveva già ripreso a parlare col cugino, che si stava girando anche verso di lei. Con che scusa poteva tornarsene indietro?
Ma cazzo ho sbagliato maglia’! pensò in un moto di frustrazione Sabrina.
‘Tranquilla, tranquilla, scherzavo” le disse Eugenio, girando la testa nella sua direzione.
‘Eh vorrei anche vedere’ replicò lei, passandogli accanto con nonchalance, ed andando verso il lavabo, riuscendo così a non essere vista di fronte. Doveva essere più o meno certa di una cosa, prima di potersi sedere ancora a tavola davanti a lui.
Certo che tra tutte proprio questa doveva capitarmi, il destino mi sta suggerendo qualcosa evidentemente.
Sabrina rimase a tergiversare dando le spalle al ragazzo, mentre fingeva di riordinare delle stoviglie sporche. La usò come scusa per cercare di verificare quanto potesse essere esposta, dato che non aveva indossato molte volte quel capo d’abbigliamento, forse giusto in un paio di occasioni.
Vide, come si aspettava, che la scollatura a V era di certo evidente, ma forse meno di quanto si aspettasse. Era difficile stabilirlo con certezza senza essere di fronte ad uno specchio.
Cosa poteva fare?
Tornare indietro per sicurezza e darsi una squadrata con calma in camera?
Girarsi, sedersi, e rischiare?
Non sapeva cosa fare, e a quali istinti cedere. Da un lato il raziocinio per cui era meglio non mandare chissà quali messaggi subliminali (e l’esposizione a cui era destinata in quel modo non poteva che inviarne), dall’altro la tentazione di stuzzicare Eugenio, dandogli anche la soddisfazione di poter tornare a rimirare ‘ sebbene in parte ‘ quella scollatura che la sera prima sembrava avesse particolarmente gradito. Lui, come anche altri uomini prima nella sua vita, ca va sans dire.
Senza contare poi il particolare più intrigante di tutti. Il fatto di averlo portato a stare in casa sua solo coi pantaloncini, lo avrebbe costretto a non poter nascondere eventuali irrigidimenti nel caso in cui avesse gradito la vista a pochi centimetri dal suo naso.
Il pensiero di provare a metterlo in imbarazzo generava un solletico superiore a quello di tutti gli altri pensieri.

Oh ma chissene, alla fine sono in casa mia, e fa anche caldo, quindi anche se dovessi essere meno coperta del solito, del giusto, non ci sarebbe niente di strano, si auto-convinse la ragazza, rigirandosi verso il tavolo.
Infine, così, si risiedette.
‘Niente, alla fine ho dovuto cambiarmi perché quella macchia era troppo difficile da mandare via solo a mano’ disse, guardando con voluta attenzione in viso Eugenio, per notare il suo sguardo.
‘Ah-ehm, mi spiace’spe’spero poi vada via, cioè nel senso, che la macchia si levi”.
Evidentemente, colpito ed affondato. Ma non si aspettava a tal punto.
Mentre stava farfugliando qualcosa, Sabrina vide le sue iridi non riuscire a rimanere ancorate verso il suo viso, ma scendere, in brevi fugaci viaggi, proprio verso la sua scollatura.
L’effetto stordente era forse spiegabile anche dal fatto che lei, mentre si sedeva, del tutto inavvertitamente, si era piegata più del necessario per potersi accomodare al meglio sulla sedia?
Già’senza pensarci razionalmente Sabrina diede modo allo sguardo di Eugenio di potersi tuffare nello spacco della maglia per tornare a saggiare, stavolta dal vivo, la pienezza delle sue mammelle, resa ancora più marcata dalla linea disegnata nel punto in cui le due si scontravano.
‘Massì, niente di grave’ rispose lei, non facendo trapelare neanche un briciolo della soddisfazione che stava provando nel causargli un così deciso effetto, ”e meno male che la pizza è ancora tutta qui’.
Quello che si chiedeva è se fosse davvero lei a fargli questo effetto, oppure se la scollatura fosse più pronunciata di quanto non credesse, o ancora se fosse lui ad essere un po’ a secco ultimamente, e quindi particolarmente sensibile di fronte ad un po’ di provocazione.
Per quello che ne sapeva lei poteva anche essere che la sua fidanzata fosse piatta come una tavola, oppure che magari, semplicemente, non facevano l’amore da una vita.
Nel dubbio, decise che era lei ad essere particolarmente sexy, e che un giovane ragazzo non poteva che rimanere ammaliato dalla sua bellezza.
Eugenio, in tutto ciò, non proferì parola, ma tossì un paio di colpi, mentre si risistemava anche lui sulla sedia e, zitto zitto, tornò sulla pizza, finendo di mangiare l’ultima fetta.

Anche Sabrina rimase muta un pochino, presa dai suoi pensieri, e dai segnali che le mandava il corpo, e la testa.
In quella stessa situazione, probabilmente un uomo più scafato, più avvezzo, avrebbe cominciato a sondare meglio il terreno, avvantaggiandosi della situazione favorevole che li vedeva soli in casa.
Quello che invece la colpì, e la intenerì, fu invece la sua ritrosìa il suo non volerne approfittare.
Era probabilmente dovuta a diversi fattori. Il fatto che avesse una ragazza, il fatto di essere comunque un non troppo lontano parente, ma, soprattutto, secondo lei, era proprio l’inesperienza e la confusione, che lo portavano a non capire cosa fare, come interpretare il tutto.
Era capitato, durante la serata, che le gambe di lei finissero causalmente contro le sue, ed in ogni occasione era stato lui il primo a levare il contatto.
Sabrina si chiese se non stesse esagerando con le provocazioni, a partire proprio dallo scherzetto di lasciarlo senza mutande. In quel momento, forse ‘ lei non poteva saperlo ‘ Eugenio era proprio intento a cercare di focalizzarsi su altro, per evitare di incoraggiare un’erezione molto difficile da nascondere. Non a caso, aveva anche accavallato le gambe.
Decise di voler in qualche modo smorzare la tensione che c’era nell’aria, e introdusse argomenti a caso, neutri, pacifici, per cercare di riportare alla normalità la testa di Eugenio.
‘Sai che mi sono abbonata a Netflix settimana scorsa. E’ proprio una bomba, tu lo usi?’ gli chiese.
‘Ah si, è proprio figo! Anche io mi son messo a vedere un po’ di serie che” le rispose.
Il suo tentativo andò a buon fine. Poco a poco Eugenio riprese a colloquiare tranquillamente come aveva fatto nel resto della serata, dimostrando infine un buon autocontrollo, aiutato anche dal fatto che Sabrina evitò accuratamente altre pose ammiccanti, in modo da non provocarlo ulteriormente.
Evidentemente la maglia di per sé non era così provocante, e l’effetto precedente fu dovuto alla combinazione tra ‘sorpresa per il cambio di abbigliamento’ e ‘pronunciato e malizioso inarcamento della schiena’.

Finito infine di mangiare, Sabrina si alzò, sparecchiò la tavola (obbligando Eugenio a stare comodo che ci pensava lei) e mise su il caffè.
‘Anche domani sarai preso tutto il giorno?’ gli chiese, giusto per continuare a conversare.
‘Si, penso di si, infatti non vorrei alzarmi troppo tardi, se no finisce che faccio tutto di fretta’ le rispose.
‘Tranquillo, tanto ormai abbiamo finito. Tieni solo d’occhio i treni perché non so a che ora parte l’ultimo per Milano’ puntualizzò.
‘Ho già visto, l’ultima corsa c’è alle 21:52, quindi non ho troppo fretta di andare’.
Sabrina non seppe se dare una doppia interpretazione a quella frase. Stava forse suggerendole qualcosa oppure era un modo neutro per auto-ricordarsi della cosa?
Il caffè salì, la ragazza lo versò nelle tazzine e lo portò in tavola.
Ancora una volta, si ripropose una dinamica simile alla precedente, con lei in piedi e lui seduto.
‘Zucchero?’ gli chiese.
E ancora tornò a chinarsi, per poterlo versare.
‘Due grazie’ le rispose, in tono fermo.
Vide con chiarezza che lui tornò a posare, stavolta senza troppe remore, lo sguardo sul suo petto.
E sentì quel brivido tornare con prepotenza, come se ogni tentativo di scacciare dalla sua testa ogni intento malizioso non fosse servito ad altro che a potenziarne il ruggito nei momenti in cui sfuggiva alle maglie del raziocinio.
Si risiedette, bevve il caffè e non potè fare a meno di resistere.
Si sporse in maniera più decisa sul tavolo. Aveva adesso i gomiti puntati, ed era indietreggiata con la sedia, in modo da potersi appoggiare in una postura del busto non propriamente eretta, ma decisamente inclinata. Sapeva che in quel modo le sue tette erano più in evidenza del solito.
Forse, era proprio la timidezza del ragazzo a spingerla a volerlo stuzzicare.
Tanto che fece anche virare la conversazione su argomenti decisamente meno neutri.

‘Uff, comunque certo che, nonostante la stagione, questo caldo non è normale’ disse.
Poteva sentire fisicamente, come invisibili tentacoli, gli occhi di Eugenio su di lei, diretti sotto il suo collo. Parlava distrattamente, senza guardarlo direttamente ma dirigendo lo sguardo su un punto indistinto nel muro, per permettergli di saziare la propria vista indisturbato.
‘Eh davvero, ma già da noi non arriva a sti livelli’ le rispose.
Sabrina prese a farsi aria col tovagliolo in viso.
‘Colpa dell’afa, dell’umidità, qui è sempre a livelli stratosferici’ continuò, sempre evitando di guardare il ragazzo negli occhi, ‘mi tocca anche uscire di casa in gonne corte, anche se non mi piacciono proprio’
Eugenio ascoltava con attenzione, mentre finiva di sorseggiare il caffè.
‘Beh dai, d’estate è normale, molte ragazze lo fanno’.
Ma Sabrina aggiunse, con finta innocenza.
‘Si ma devo stare attenta in quei casi, visto che di solito non metto le mutandine per sentire più fresco’.
Quello fu un colpo basso. La ragazza vide chiaramente Eugenio quasi soffocarsi col caffè, mentre tentava di riprendere rapidamente il controllo.
‘AH, ehm’giusto giusto, così senti meno caldo’ disse.
Quanto si divertiva Sabrina.
‘Si, non sembra ma fa molta differenza. Il problema è che ho delle gonne molto corte, quindi basterebbe anche solo un soffio di vento per far vedere tutto’ gli disse ancora, giusto per rimarcare la porcellosità che voleva trasmettere.
Il ragazzo non sapeva esattamente cosa dire, ma l’immagine di lei in quella mise gli causò un brusco aumento di pressione tra le cosce, e l’erezione si palesò ora evidente. Per fortuna, essendo seduto e col tavolo davanti, non era visibile agli occhi della cugina. Si impegnò, a non pensare a quella immagine, per cercare di far riaddormentare il proprio sesso. Con la mano, provò perlomeno a cambiargli posizione, distendendolo lateralmente, di modo che non ci fosse proprio l’effetto ‘punta della tenda’.
Sabrina vide il braccio di Eugenio muoversi, e ne intuì, non poco soddisfatta il motivo.
Aahhh, vedo che sapermi così porcella ha avuto il suo effetto eh? Ma tanto non sarà molto utile sistemarlo in queste condizioni, non si può nascondere molto nelle condizioni in cui ti ho lasciato.
E ancora’
Se dovessi sbirciare sotto il tavolo chissà cosa potrei notare, forse’

In quell’istante, la suoneria di un telefono squarciò l’aria calda. Era lo smartphone di Eugenio, dimenticato nel borsello sul divano, in salotto.
‘Ah, è il mio, ma dove” si autochiese.
‘Guarda che forse lo hai lasciato in salotto, nella borsa’ gli rispose Sabrina.
Cazzo, ma non adesso’.! Pensò Eugenio, che non era decisamente nelle condizioni di potersi alzare di fronte a lei, in quel momento.
Dai, magari ora smette di squillare
‘Ma non vai a rispondere?’ Lo stuzzicò divertita Sabrina, che pensò alla fortuna che stava avendo.
‘Ma no, ma no, tanto se è urgente richiameranno” rispose lui, che in realtà stava sudando freddo, visto che molto probabilmente si trattava della fidanzata. E sapeva bene che casini sarebbero successi se non avesse risposto subito.
‘Visto, ha già finito di suonar” e invece il cellulare riprese ancora.
‘Dai su vai allora, magari è tua madre che ha bisogno’ lo invitò ancora.
Si, in effetti per un motivo o per un altro non poteva esimersi dal rispondere.
Prendendo una boccata di coraggio, Eugenio fece il possibile per essere sfuggente come un’anguilla. Sentiva ancora il sesso duro premere contro i pantaloncini, e sapeva che si sarebbe notato non appena messosi in piedi. Per questo cercò di tenere la maglia più bassa possibile, e di uscire dalla sedia lateralmente, divincolandosi il più possibile dallo sguardo della cugina, che, impassibile, stava seduta di fronte a lui sul tavolo.

Vi riuscì.
Grazie ad un movimento veloce, si ritrovò in men che non si dica a dare le spalle alla ragazza, e a dirigersi verso il salotto, al sicuro dalla figuraccia che aveva rischiato di fare. Mentre camminava, e mentre rispondeva al telefono davanti al divano, abbassando lo sguardo non potè non notare quanto effettivamente fosse palese il suo stato di eccitamento.
Ma proprio quella sera doveva capitarmi di stare senza boxer?
Fortunatamente Sabrina era rimasta in cucina, e lui dandole le spalle si sentiva al sicuro.

Sabrina era curiosa di vedere se e quanto si sarebbe notato del possibile eccitamento del ragazzo in seguito alle sue provocazioni una volta che si fosse alzato dal tavolo per andare a rispondere al cellulare.
Con un pizzico di amarezza, però, il movimento fulmineo ed elusivo del ragazzo non le permise di poter notare nulla.
Uff, ben giocato però Eugenio, ben giocato’anche se quel modo storto di alzarsi dalla sedia era evidente da cosa era voluto.
Stava per alzarsi per sciacquare i piatti, ma, seguendo con lo sguardo la camminata di lui in salotto, potè notare la sua figura riflessa nello specchio a parete vicino alla libreria.
Nonostante la poca luce, il tessuto tirato dei pantaloncini, e dell’erezione che lei era riuscita a causargli, erano ben visibili.
Sabrina si sentì scaldare. Rimase ad indugiare su quel picchetto, mentre Eugenio cercava di sistemarselo in qualche modo.
Se lo toccava, se lo stropicciava, rendendo inavvertitamente così ancora più evidente le condizioni del proprio sesso. Era ignaro che in quel momento Sabrina lo stesse guardando.
Lei, approfittando del fatto di essere al sicuro, indugiò qualche secondo su quella vista. Non si negava anche lei un certo moto di eccitazione nel vedere tanto vicina a lei un uomo, un ragazzo, pronto per essere sdraiato.
Ripercorse la scena precedente, quanto lui fosse stato accorto per non farsi notare così, quando invece quasi qualunque altro uomo in quella situazione avrebbe agito al contrario, probabilmente orgoglioso di poter mettere alla sua mercè uno scorcio di virilità.
La sua galanteria era un altro tassello che si aggiungeva al quadro.
Si riprese anche lei da quell’empasse, e con un sorrisino malcelato si volse infine verso il lavabo, permettendo così ad Eugenio di potersi ricomporre con calma.
‘Scusa, era Gloria’ la sua fidanzata, le disse tornando in cucina.
‘No figurati, avevo intuito, tutto ok?’
‘Massì, massì, è che se non mi sente almeno due volte al giorno non è contenta’.
Sabrina era anche un po’ gelosa della loro situazione. Le venivano in mente i primi mesi della sua ormai conlcusa relazione, quanto fossero attaccati, e quanto male poi infine finì tutto.
Un’ombra malinconica si posò su di lei.

‘Senti grazie di tutto, ma io dovrei proprio andare ora, se no rischio di perdere il treno, devo anche fare il biglietto’ le disse dopo qualche minuto.
‘Si certo, non sei mica prigioniero’ gli rispose scherzando.
‘Ok, allora’mi prenderei i vestiti’intanto ti lascio i soldi della pizza’ le disse, mentre andava verso il balcone a prendere gli indumenti. Li mise malamente nello zaino.
I due rimasero in piedi davanti alla porta chiusa scambiandosi gli ultimi saluti della giornata.
‘Ok allora, grazie di tutto, sei sicura posso tenerli fino a casa?’ le chiese, riferendosi al fatto che lei gli aveva detto che poteva rimanere nei vestiti del suo ex, e che glieli avrebbe riportati nei giorni successivi.
‘Si certo, nessun problema. Non puoi mica indossare i tuoi visto come puzzano adesso’.
Eugenio si schernì con una mano dietro la testa, ‘no in effetti, avrei dovuto passare dall’hotel e cambiarmi prima di venire qui’.
Scherzi? E dove sarebbe stato tutto il divertimento della serata in quel caso?
‘Non preoccuparti, alla fine una soluzione l’abbiamo trovata. Anzi spiace a me non averti trovato un paio di boxer da indossare’ gli disse, rimarcando quel dettaglio volutamente. Aveva ancora voglia di metterlo in difficoltà.
‘N-no no, ma nessun problema’
‘Lo so che voi maschietti avete qualche problema a controllare certe reazioni’ gli disse, guardandolo proprio sul pacco, e alludendo in maniera forte.
‘Ahah, ma no, figurati. Non è il mio caso’ le rispose, mentendo spudoratamente. Intanto aprì la porta per cercare di divincolarsi da quella conversazione che lo imbarazzava via via sempre di più. Inoltre, doveva proprio andare.
‘Se lo dici tu” gli disse, mentre lo accompagnava fuori dall’appartamento.
‘Ok allora ciao, a presto’ le fece, inforcando le scale.
‘Ciao Eu’anzi no, Yuggi, come ti chiamano gli amici’
Lui le sorrise di rimando e prese a scendere le scale.
Lei gli andò dietro.
‘Ah dimenticavo’ gli disse dall’alto delle scale, mentre lui era già al piano di sotto.
‘Non so se hai notato, ma in salotto ho un bello specchio a parete, e dalla cucina si riesce a vedere tutto riflesso’ aggiunse.
Eugenio fermò i passi, non seppe che dire. Tergiversò.
‘Ah non lo avevo notato” le disse alzando lo sguardo verso di lei. Poi tornò a guardare l’ora, era tardissimo.
‘Devo proprio andare ora’ciao!’ e si precipitò in fondo alle scale. Rumore di porta che si chiude. Era andato.
Sabrina tornò dentro, e finì di sistemare la cucina.
Forse era stato un bene che lui alla fine non fosse rimasto da lei a dormire, perché, in quel caso, forse quella serata sarebbe finita in maniera del tutto diversa.
Magari, in una maniera di cui si sarebbe pentita in futuro. Che avrebbe generato imbarazzo in presenza di altri parenti a Natale, per esempio.
O magari, quello che desiderava non era altro che essere presa e amata per una notte.
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