Skip to main content
Racconti di DominazioneRacconti Erotici Etero

Sospiro …

By 12 Giugno 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

E alla fine, la giornata, lentamente, era scivolata via, nonostante le ore fossero sembrate secoli, malgrado ogni sforzo di non pensarci, anche se la mia mente era occupata solo in quello, lasciar scorrere il tempo, far arrivare la sera. La sera in cui l’avrei rivisto.

Finito il lavoro mi precipito a casa, mi butto in doccia per alleggerire la tensione che irrigidisce il mio corpo come una corda di violino. Con la pelle ancora umida, mi spalmo una dose generosa di crema per il corpo, lascio che mi avvolga nelle sue calde note profumate. Sollevo lo sguardo e mi vedo riflessa allo specchio, ansiosa, con le guance arrossate dall’attesa, dalla voglia di essere già da Lui. Sospiro ‘

Stasera non ho imbarazzi sulla scelta dell’abito, ho istruzioni precise, solo uno spolverino, autoreggenti e tacchi. Scelgo le calze con cura, so quali gli piacciono, velatissime e con la balza ricamata sensualmente quando aderisce alle mie cosce. Mi trucco come so di apparire desiderabile ai suoi occhi. Senza esagerare con la matita e l’ombretto, il mascara che mi allunga le ciglia e il rossetto scuro che gli accende lo sguardo di voglia quando me lo vede sulle labbra. Indosso l’indumento e, a figura intera, mi guardo di nuovo allo specchio. Con lo spolverino aperto sono sexy e oscena allo stesso tempo, desiderabile e impudica con le calze che fanno risaltare il mio sesso, le ombre che accentuano le rotondità del mio seno. Sospiro ‘

Chiudo gli occhi e accostando i lembi, senza allacciare i bottoni, mi annodo la cintura. Ad ogni passo le mie cosce si mostrano fin quasi sopra la balza delle calze. ‘Devi fare passi più corti-, la mia mente mi suggerisce, ‘ o sembri una battona-. Complicato stare su quei tacchi che mi ha fatto comperare e che non sono abituata a portare, però slanciano la mia figura e tendono gambe e glutei facendomi sentire, se possibile, ancor più desiderata e guardata. Alla fine sono pronta. Porta, ascensore, garage, corsa in auto e col fiato corto dall’emozione sono davanti alla Sua porta’ Driiiinnn.

‘&egrave aperto’ ‘ La Sua voce mi accoglie e un sorriso si disegna sul mio viso. Apro, entro. &egrave buio, solo una lampada nell’altra stanza che riflette la sua luce sul pavimento del corridoio. I miei tacchi risuonano mentre avanzo. ‘Chissà perché certi particolari si fissano nella mente più di altri ‘. I miei occhi si stanno ancora abituando alla penombra quando due mani mi circondano la vita. Il cuore perde un battito per la sorpresa e lo spavento. Mi fa voltare, la Sua bocca saccheggia la mia, la Sua lingua si impossessa di me, mi leva il fiato e la capacità di pensare. La Sua forza mi pervade mentre mi stringe a Sé. Ho gli occhi chiusi nell’estasi del momento. Li apro lentamente e il Suo viso, in un ghigno sorridente, riempie il mio mondo. Solo per un attimo, poi le Sue mani mi mettono una benda scura sugli occhi. Mi ritraggo ‘Schhhh, piccola non aver paura’ ‘ ‘M… Ma…’ ” Schhhh’ il Suo dito sulle mie labbra, il Suo profumo che mi avvolge, la Sua mano che mi accarezza le spalle fino a quando non le rilasso. Poi mi prende la mano, mi guida. Anche Lui ha le scarpe, le sento risuonare sul legno del pavimento. Le scale interne, scendiamo -dove mi sta portando? – Mi fa salire sull’auto, bendata, tremante. Con un rombo usciamo in strada, il traffico ci avvolge e accompagna il nostro tragitto ‘Per dove? -. Sospiro’.

L’auto si spegne dopo una decina di minuti, potrei essere ovunque. L’ansia dell’ignoto mi accompagna così come le Sue mani che mi fanno scendere. Ghiaia sotto le scarpe, scalini a salire e di nuovo a scendere. Sempre nel silenzio, sempre con le Sue mani che mi guidano e confortano, mi fanno sentire la Sua presenza accanto. Il battito del mio cuore aumenta ad ogni istante, il fiato si fa corto quando mi fa sdraiare su… un tavolo? … una panca? Percepisco il freddo attraverso la stoffa e la mancanza di imbottitura. Imbottitura assente anche sulle polsiere che mi vengono allacciate. Stessa sorte tocca alle mie caviglie. Lo scorrere delle corde negli anelli mi invade le orecchie assieme al mio respiro che va facendosi affannoso. Braccia e gambe sono fissate in modo che non possa muovermi da quella posizione. Le braccia tese sulla testa. Le gambe aperte. Poi succede, succede quello che non ti aspetti. Il posto dove sono sdraiata si muove, si sposta e lentamente ruota e si solleva, portandomi la testa verso l’alto, non più sdraiata ma inclinata.

Tutto il marchingegno si sposta, cambiamo stanza ‘ credo. Sospiro ‘

Odore come di umidità, di chiuso, mi permea le narici e un rumore, come un brusio soffuso di ‘. persone, tante persone invade le mie orecchie. Un fruscio di tendoni che scorrono e, una luce penetra attraverso la stoffa spessa della benda. Il brusio aumenta ‘dove sono ‘ chi sono ‘ cosa succede- la mia mente vortica di pensieri mentre l’istinto mi fa tirare le corde che mi legano, mi agito e mi dibatto.

‘Schhh” Vicinissima al mio orecchio, la Sua voce. Le Sue mani addosso. Il brusio delle persone. E…

E le Sue mani che slacciano la cintura, aprono l’unico indumento che copre il mio corpo. Tremo mentre mi espone. I miei capezzoli tesi allo spasimo mentre mi accarezza. Sono fremente, spaventata, mi vergogno e sono ‘ terribilmente eccitata.

Le Sue dita si impossessano della mia figa fradicia, la spalancano la offrono alla vista di chissà chi, mi penetrano, mi stimolano, mi portano al limite per poi abbandonarmi pulsante, fremente di voglia con il clitoride esposto che palpita, desideroso di attenzioni. Le Sue dita si stringono sulle mie tette, torcono i miei capezzoli sensibili, gonfi e turgidi.

Presa dal turbinio delle sensazioni a malapena mi accorgo di muovermi, di ondeggiare il bacino, di cercare il piacere. E di nuovo &egrave dentro di me, a fondo. Piega le dita e mi sussurra ‘godi puttana, urla a tutti il tuo piacere’. La mia mente e il mio corpo sembra non aspettino altro, l’orgasmo monta e mi travolge in ondate che si susseguono. Colo sulle mie cosce e sulle sue mani mentre un urlo liberatorio esce dalla mia gola.

Mentre mi offre le dita da leccare mi strappa la benda. La luce mi acceca. La benda che difendeva il mio anonimato sparisce. La mia figa &egrave ancora preda delle contrazioni e mi vergogno come una ladra della mia condizione.

‘Apri gli occhi!’ mi ordina. Lentamente obbedisco e’

Due enormi casse nella Sua sala cinema sono gli spettatori da cui usciva il brusio di un pubblico che non c’&egrave. O meglio c’era nella mia testa, era vero, vivo e partecipe con me.

Mi volto, ci guardiamo, mi sorride mentre slegandomi mi sussurra ‘Ringrazia il tuo Padrone cagna esibizionista’.

Biascico un ‘grazie’ mentre lo abbraccio e singhiozzo per tutta la tensione accumulata.

Resto così ‘ tra le sue braccia e ‘ Sospiro ‘

Leave a Reply