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Giugno era finalmente planato sulla città, facendo assaporare i primi caldi dell’estate ed il terrazzo della casa dove si teneva la festa era affollato di ragazze contente di aver tirato fuori dai cassetti il tubino nero delle delle occasioni mondane, al quale quasi tutte accostavano, con prudenza forse eccessiva, uno scialle in tinta. Non fosse stato per i tagli di capelli alla moda, dalla vita in su sembravano penitenti siciliane, come si vedono nei film di Germi o Risi, dalla vita in giù, peccatrici impenitenti in minigonna, calze velate e tacco da 13.

“E tu che fai nella vita?”
Prima di rispondere Spartaco diede un’occhiata attenta alla ragazza.
Età 25 anni circa, capelli neri con la frangia, occhi chiari, viso regolare con quella leggera abbronzatura che certe ragazze di buona famiglia hanno 12 mesi all’anno.

Indossava una camicetta blu notte, leggermente sciancrata sui fianchi a valorizzare il punto vita ed una gonna lunga e scura, con ornamenti orientali che slanciava il suo 1.65 di altezza.
Sulla mano con cui teneva il grosso bicchiere da vino rosso aveva 2 anelli indiani. Roba fine, non la paccottiglia da bancarelle. Il suo abbigliamento, meno banale rispetto a quello delle altre ragazze, sembrava indicare una maggiore familiarità con i padroni di casa, o una minore attenzione alle convenzioni.

“Faccio il medico, lavoro nel reparto di Pronto soccorso” le rispose Spartaco, guardandola dritta negli occhi.
“Al contrario di tanti altri ospiti, tu almeno fai del bene alla gente!” disse la ragazza facendo il gesto di guardarsi intorno.
“Diciamo che cerco di dare il mio contributo…Come ti chiami?” rispose Sparaco flirtando.
“Eleonora, piacere”.
Sembrava la classica ragazza di buona famiglia, elegante e ben vestita.
Ragazza da scopare a sangue e magari pure sposare, pensò Spartaco.

Eppure qualcosa non quadrava… Vada per le maniche lunghe, nonostante il caldo, ma le calze spesse sotto la gonna lunga stonavano con il resto.
Spartaco ebbe un’intuizione..
“Beh, per esempio… due settimane fa ho fatto il turno di notte. Non faceva ancora così caldo, ricordi?
Pioveva a dirotto.
E’ arrivata una ragazzina, appena maggiorenne, overdose. Trovata per terra in zona porto a rantolare e lamentarsi. Appena la carichiamo sull’ambulanza, collassa: pressione in picchiata. Arresto cardiaco. La dobbiamo rianimare sul posto. L’abbiamo ripresa per i capelli… Se trovavamo un ingorgo o un deficiente che parcheggiando male ci rallentava, era spacciata.”
Eleonora ascoltava con attenzione, vedendo scorrere nella sua testa le immagini come in un telefilm americano… la ragazza, l’ambulanza… sentiva il cuore che stava battendo forte e un brivido su per la schiena.
“Ed adesso come sta?” Chiese con un velo d’ansia.

Sarà tornata a succhiare cazzi a 30 euro, 50 se con ingoio, pensò fra sé Spartaco.

“Giorgia sta bene” disse invece….
”Abbiamo rintracciato i genitori, che ne avevano denunciato la scomparsa qualche mese prima (borghesia medio-alta, padre debole e distratto, interessato solo ai soldi, madre arrivista e dispotica, pensò), brava gente, gente normale, insomma … a volte proprio non si capisce perché le cose vadano così (si capisce eccome, gli diceva una vocina in testa mentre parlava) e vedessi quanti ne vediamo ogni sera…
Scappano da casa con il ragazzo sbagliato, dopo qualche giorno il loro fidanzato gli fa provare l’eroina, e dopo un po’ gli fa capire che se vogliono bucarsi regolarmente servono soldi e che quindi qualcuno deve lavorare per guadagnare… il resto passa dalla piazzole della statale e da roba tagliata male” disse Spartaco fingendo un tono sinceramente affranto.

Eleonora mise la sua mano sulla sua, ascoltando il racconto, poi di scatto prese un fazzoletto dalla borsetta per asciugarsi gli occhi e soffiarsi il naso.
“Scusami, è che mi hai fatto ricordare un momento molto triste della mia vita… ”

“Avevi qualcuno caro che si faceva?” Le chiese lui a bruciapelo.
“No!” rispose istintivamente Ele con un sussulto per poi correggersi “Cioè, si è così. Scusa, è che preferisco non ripensare a certe cose.”
“Scusami tu. A volte sono troppo diretto. Da medico vedo queste cose in modo diverso da come fa la gente normale.” disse Spartaco
E mentre diceva questo pensava a quando, più tardi, se la sarebbe scopata e quali trucchi lei avrebbe usato per nascondere i segni dei buchi sulle braccia, sulle caviglie o fra le dita dei piedi e gli venne un’erezione.

La casa della ragazza era un piccolo trilocale in una zona molto centrale della città, una di quelle case, un tempo popolari, che con la gentrificazione della zone del porto e radicali ristrutturazioni, si erano trasformate negli alloggi più ambiti della Genova “chic-alternativa”.
“Da qui si sente il profumo del mare” disse Eleonora aprendo la finestra per combattere l’aria calda e viziata che li aveva accolti in casa.
Qualche chiacchiera e l’ultimo bicchiere, la scusa per salire su, si trasformò in un bacio appassionato.
Lui iniziò a sbottonare la camicetta dalla cui scollatura spuntava un elegante reggiseno a balconcino, anch’esso blu, ma non fu sorpreso quando lei si svincolò da lui, mostrando un certo nervosismo.
“Vado un attimo in bagno” disse Spartaco per darle modo di organizzare la messinscena.
“Ti aspetto in camera” rispose lei con un sorriso, mentre con una mano gli accarezzava il collo.

Spartaco non si era sbagliato, al suo ritorno lei era sotto le lenzuola con una luce tenuissima proveniente dall’abat jour.
Mentre lui si sedeva sul bordo del letto, lei si alzò dalle lenzuola per baciarlo e aiutarlo a spogliarsi, mostrando nella penombra un corpo molto magro da cui però svettavano due tette con capezzolini a punta, non grandi, ma sode e sexy.
Lei iniziò a massaggiargli e poi leccargli il cazzo, mentre lui le accarezzava il corpo fino a passare, non casualmente, sul suo braccio sinistro dove avvertì distintamente l’ispessimento delle vene bucate.
Questa scoperta gli rese il cazzo ancora più duro di quanto non riuscisse lei con la bocca.

Spartaco con la scusa di doversi infilare il profilattico (una scusa fino ad un certo punto, considerando le abitudini della sua partner), si avvicinò all’abat jour. Lei fingendo indifferenza si ricoprì con il lenzuolo.
Appena fatto lei immediatamente spense la luce. “Perché così è più romantico” disse mentendo.

Lui le si sdraiò accanto, iniziando a baciarla e accarezzarla, il culetto era piccolo ma carnoso, la figa quasi completamente depilata, solo con un ciuffetto sul pube, a dimostrazione che anche lei fosse andata alla festa con l’idea di trovare un po’ di cazzo e che, se non ci avesse provato lui, sicuramente ci sarebbe stato qualcun altro lì al suo posto…

Motivato a non farsi troppi scrupoli con quella troietta tossicomane, iniziò a scoparla con foga, prima in modo classico, poi, facendola mettere su un fianco, prendendola da dietro mentre con la mano le accarezzava la figa.
“Scopami forte, scopami…” ringhiò la ragazza, con voce affannata mentre sentiva arrivare il primo orgasmo, annunciato da una serie di gridolini intervallati da inequivocabili “scopami, scopami di più…” con un tono di voce crescente fin quando, con un ultimo gridolino, lei non si staccò di colpo lasciando anche Spartaco con un inizio di fiatone.

La ragazza ci sapeva fare, remissiva, partecipe e per niente timida nel dimostrare quanto le piacesse il cazzo.
Lei si chinò tra le gambe di Spartaco, iniziando a leccare le palle dell’uomo, mentre con la mano destra continuava a masturbare, con innegabile talento, l’asta.
“Non venire, che ho ancora voglia… e poi dopo, giuro che ti faccio il migliore pompino della tua vita” gli disse, mentre si prendeva un momento di pausa per liberare la lingua da un paio di peli.
In quel momento squillò il telefono.

“Perdonami tesoro, ma se mi chiamano sul cellulare del lavoro è qualcosa di veramente importante.” si scusò lui.
Lei con fare comprensivo, annuì.
“Spartaco, sono Umberto Fraila. Non posso parlare a lungo. Sono sul luogo di una tragedia sconvolgente.”
“Si capisco, un’emergenza?”
“Sono alla Villa Bufalini, stiamo trovando dei cadaveri, 10, 20 non si sa ancora. Sacchi di plastica, corpi tagliati a pezzi. Una roba così non l’avevo mai vista”
“Si, certo. E gli altri miei colleghi”?”
“Alla villa il cellulare non prende, io mi sono spostato di qualche chilometro per chiamarti. Non ci sono giornalisti. Vieni e ti prendi l’esclusiva con un giorno di anticipo su tutti gli altri. Ti mando la geolocalizzazione su Google Maps”.
“OK, guardi arrivo appena possibile”, mentre cercava fra il mucchietto di vestiti a lato del letto dove cazzo erano finite le mutande.
“Ma…Stai ancora lì a portarti a letto le ragazze con la balla del medico?”
“Si, certo” rispose Spartaco, lanciando istintivamente uno sguardo a Eleonora, nuda accanto a lui
“Allora smetti di ciulare, muovi il culo, e prepara l’assegno” disse chiudendo la telefonata il Fraila.

La ragazza lo guardò con aria apprensiva.
“Un’urgenza, un incidente stradale. Devo correre in ospedale. Mi dispiace tanto…” disse Spartaco fingendo tutta la tristezza di cui era capace, anche se effettivamente interrompere quella scopata un po’ gli dispiaceva davvero.
“Si, ma figurati, capisco benissimo” rispose lei.

Spartaco guardò l’orologio poi guardò la ragazza che, coperta con un lenzuolo, lo stava osservando dal bordo del letto.
“Senti… prima di andare mi piacerebbe tanto che…” disse senza finire la frase.
Lei capì ed annuì. Abbassò i boxer, prese in mano il cazzo ancora semi eretto e iniziò a succhiarlo con passione, passando la lingua sull’intera asta per poi ingoiarla quasi interamente fino in gola.
Si vedeva il tocco della professionista che vuole far colpo sul cliente, ma al contempo fa di tutto per eccitarlo con lavoretti di lingua molto coreografici, accompagnati da un buon repertorio di mugolii, al fine di farlo schizzare il prima possibile.
L’improvviso cambio di programma l’aveva distratta da tutte le cautele precedenti e ora, anche con la luce dell’abat-jour, i segni della siringa sulle sue braccia e le caviglie si notavano chiaramente.
E quella vista, moltiplicò l’eccitazione di Spartaco.

Convinta che la reazione fosse in onore delle sue abilità pompinare, lei staccò la bocca dal pene per leccare il tronco e le palle
All’avvicinarsi dell’orgasmo lui spinse di nuovo il cazzo verso le labbra, iniziando a scoparla in bocca con foga.
“Batti ancora per prendere la roba?” le disse, con tono aggressivo mentre le veniva in gola.
Lei ebbe uno scatto di sorpresa, mugolando qualcosa con la bocca piena, per poi riuscire a staccarsi da quel cazzo e, dopo aver finito di ingoiare tutto quel ben di dio, biascicare un confuso “Che cazzo dici?!”
Con una spinta lui la fece cadere sul letto.

“Sono un medico!” Le urlò in faccia. “E se mi prendo l’HIV non sono solo cazzi miei ma di tutti i miei pazienti. E sarei un pessimo medico se non riconoscessi i segni delle pere quando li vedo. E tu hai appena fatto un pompino con ingoio a uno sconosciuto”
Lei si bloccò come se avesse ricevuto un ceffone.

Ci furono alcuni secondi di silenzio, che lei ruppe rispondendogli con voce bassa
“Sono due anni che non devo più battere. Oddio, ogni tanto faccio qualche servizio da escort per arrotondare, ma da quando ho ereditato e ho una piccola rendita, lavoro solo ben pagata e quando mi serve”.
“Da quanto non fai un esame del sangue?” la incalzò lui.
“Da 3 settimane e non faccio cazzate…di solito” gli rispose esitante mentre si puliva la bocca delle ultime tracce di sborra.
Le si avvicinò, lei lo abbracciò piangendo. “Scusa. Sono una scema. E’ ovvio che te ne saresti accorto.” disse lei dispiaciuta.
“Non ti preoccupare. Ti voglio aiutare. Tu però mi devi raccontare tutto, anche se un’idea me la sono fatta. Quando hai iniziato a battere?”
“A diciassette anni, più o meno come hai detto tu. Moroso tossico, volevo salvarlo e invece mi sono trovata nella merda.”

“Pratichi sesso anale?” lasciò cadere lui con tutta l’aria da medico scrupoloso che riusciva a fingere.
Lei annuì.
Ma a lui non bastava, voleva sentirglielo dire.
“E’ un sì?”
“Sì, l’ho praticato…” disse a bassa voce lei, come una scolaretta che si vergogna. “ma sempre protetto!”
“Lo praticavi o lo pratichi?” la incalzò
“Quando…Quando battevo e da quando faccio escort, chiedono tutti di farmi il culo” sussurrò lei mentre impercettibilmente stava arrossendo.
“E quanti cazzi avrai preso in culo? Te lo chiedo da medico, mi preoccupa la tua salute”.
“un po’ ma non tantissimi…” disse lei diplomaticamente, ma facendo capire la poca sincerità della risposta.
“Non tantissimi quanti sono? 10? 20?50?” la incalzò lui…
“Eh… Non…Non lo so…forse di più…Te l’ho detto, so di aver un bel culo e, di solito lo faccio pagare caro, ma nonostante questo lo chiedono tutti”… Sospirò Eleonora, non abituata a parlare di certe cose, men che meno con estranei.
Convincere quella puttanella a umiliarsi raccontandogli dettagli intimi, lo eccitava enormemente, non solo per quello che diceva, ma per il piacere che provava nel manipolarla a suo piacimento. Le tossiche cercano sempre un principe azzurro che le salvi…ma trovarne una giovane, attraente e abituata a scopare a piacimento era oltre ogni speranza.

“Avvicinati” disse Spartaco con quel tono autoritario con cui stava soggiogando la ragazza.
Eleonora ora era in piedi di a lui, le porse due dita che lei, istintivamente iniziò a leccargli e succhiare.
“Ti viene naturale succhiare, vedo” disse lui provocatoriamente.
Eleonora, non rispose, ma iniziò a leccare le dita con ancora più passione, senza smettere di guardare negli occhi il suo interlocutore.
Convinto di aver le dita abbastanza lubrificate, lui spostò la mano verso il culo della ragazza, iniziando a penetrare, prima con una certa delicatezza, poi, notando l’assenza di resistenza, in modo più vigoroso.
Aggiunse un terzo dito e poi un quarto, mentre la ragazza, più eccitata che disturbata da quella penetrazione, si appoggiava con peso su di lui, con lo sguardo appannato e iniziando a sospirare ed a ansimare.
“Hai davvero il culo sfondato, se ci provassi potrei infilarci tutta la mano” le disse il “medico”.

Invece di protestare, lei lo baciò con passione completamente stordita da quella tempesta di emozioni e sensazioni.
“Si lo so, te l’ho detto che è da quando ero ragazzina che tutti mi fanno il culo…” sussurrò lei ansimando.
“Però non mi avevi detto che ti piaceva tanto”.
“Perché non me l’hai chiesto… Ma se non mi piacesse tanto, non sarebbe tanto piacevole farmelo, non credi?” dandogli un altro bacio sulle labbra.

“C’è anche a chi piace scopare il culo proprio perché sentono che l’altra persona sta soffrendo” disse Spartaco, mentre stava levando la mano dal culo e iniziando a ricomporsi.
“In quei casi si può sempre far finta di lamentarsi. “E’ più facile lamentarsi per finta, che fingere che piaccia qualcosa che non piace” rispose con un sorriso Eleonora, dimostrandosi una puttana più esperta di quanto non facesse immaginare.

“Non ho proprio tempo ora, ma mi piaci tanto sai? Ci sentiamo domani, se vuoi ci vediamo domani a cena? E nel dopocena, continuiamo il discorso…” disse Spartaco mentre velocemente si stava rivestendo
Lei annuì, ancora un po’ stordita ma contenta di come era andata la serata. E lo lasciò andare.

Anche Spartaco era contento: aveva trovato una bella ragazza con problemi di dipendenza e un passato ricattabile, abituata al sesso estremo, che vedeva in lui il Principe Azzurro.
AI suoi occhi si aprivano le porte del nirvana e forse anche qualche possibilità di guadagno, usando la bella Eleonora nel modo giusto.

Si mise al volante della sua Audi, attaccò il bluetooth.
La prima telefonata era in redazione, dove disse di bloccare la prima pagina di cronaca perché c’era in ballo una grossa storia in esclusiva. Morti ammazzati, cadaveri nascosti… roba che ti pompa le vendite del giornale e i contatti alla versione web per un paio di mesi.

La seconda alla moglie “Ciao Tesoro, ti ho svegliata? Non è nemmeno mezzanotte …Senti sto correndo fuori città per un pezzo per il giornale, una cosa grossa. Torno a casa quando posso, ma mi sa che faccio tardi. Si mi sei tanto mancata, ti amo anch’io. Si ti sveglio quando arrivo, anzi preparati bene che è tutta la sera che muoio dalla voglia di scoparti.”

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