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Storia di un minidotato

By 3 Ottobre 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Siamo una bellissima coppia io e Giulia, lo eravamo anche allora, all’età di ventitre anni. Lei soprattutto: alta, bruna, gambe snelle, fondo schiena perfetto e seno sodo, una terza. All’epoca studiavamo all’università e vivevamo nella stessa casa, una convivenza anticipata insomma. Stavamo bene insieme ma la convivenza aveva portato alla luce alcuni problemi. Nei momenti d’intimità io non riuscivo a resisterle, facevo sforzi atroci per prolungare la durata ma quasi sempre era tutto vano. Andava sempre così: lei si spogliava, rimaneva in reggiseno e brasiliana poi si girava verso di me con quello sguardo. La mia erezione a quel punto era già al massimo livello, lei lo capiva e cercava di farmi rilassare. Dopo qualche coccola prendeva in mano il mio pene, ma dopo poco ero costretto a bloccarla, ero già al limite. Così decidevamo di cominciare. Lei mi infilava il preservativo con delicatezza, eravamo pronti. Saliva su di me e cominciava a muoversi. Passavano cinque minuti in media ed io le dicevo di rallentare ma era troppo tardi, era già tutto finito. Finiva sempre così con lei insoddisfatta costretta anche a consolarmi dopo le mie scuse. La frustrazione mi assaliva, com’era possibile tutto questo? Eppure ero ben dotato, o forse così mi sembrava.

Successe che una sera fummo invitati a cena da una coppia di amici. Io ci andavo controvoglia, non li sopportavo. Lei era una ragazza riccia, abbondante sia di fisico che di carattere, sempre troppo invadente e non capivo come fosse riuscita a conquistare il suo ragazzo, fisico da modello, bellissimo e pieno di sé.
I due erano i nostri ex vicini di casa, Michele e Laura, entrambi di 28 anni. Lavoravano e si godevano la vita.

La cena da loro scorreva piacevolmente, tutto sommato, finché non si arrivò non so come a parlare di sesso. Laura, con la sua invadenza era completamente a suo agio tanto che arrivò a chiederci:
“Come lo chiamate voi?” “Cosa?” chiese Giulia
“Non dirmi che non hai mai dato un nomignolo al coso di Carlo! Dai, lo fanno tutti! Io il coso di Michele lo chiamo Dumbo ad esempio! Non vi devo spiegare il perch&egrave, vero amore?” e diede un bacio a Michele che aveva già preso il sorriso fiero dell’uomo sicuro di sé.
“Beh, io un nome non gliel’ho dato veramente.” disse Giulia. “Non ti credo!” ribatt&egrave Laura.
Allora Giulia mi guardò sorridendo e mi disse: “Posso dirglielo,amore?” Avrei voluto picchiarla, non era certo un nomignolo da dire, non a loro, non a quella coppia così superba. Non avevo nemmeno risposto che lei prese l’iniziativa: “Io a dire il vero lo chiamo pisellino! A volte anche pistolino!”
Laura e Michele presero a ridere di gusto. “Beh, non promette bene di certo” disse lei. “Direi di no” continuò lui. Io intanto ero rosso dalla rabbia e dalla vergogna e non sapevo cosa dire allora risposi: “Sai, l’abito non fa il monaco. Può darsi che il nome riveli il contrario”
“Si, vabbé, dai, vogliamo crederti…” disse Laura”…pisellino!” e ripresero a ridere. Da allora in poi mi chiamarono così per tutta la serata, senza che Giulia battesse ciglio. Anzi, anche lei stava al gioco e mi chiamava così davanti a loro.
La cena finì e anche questi discorsi. Ci spostammo in salone a bere del whisky. Dopo l’abbondante vino a cena, eravamo tutti un po’ alticci.
Il discorso si spostò su una amica in comune che Laura ci disse si era lasciata col ragazzo o meglio lo aveva mollato confidandole il motivo: l’affinità sessuale. Il discorso tornava ancora lì con Laura che fiere diceva “Per fortuna noi non ci lasceremo mai per questo motivo!” strizzando l’occhio a Michele. Poi proseguì :” E a voi, pisellino a parte, come va a letto?” Giulia era ormai a briglie sciolte dopo il whisky, sembrava fosse dallo psicologo: “Sai Laura, ultimamente sono un po’ stressata. Ho troppi pensieri per la testa. Lo facciamo spesso, due volte a settimana se non di più. Ma non riesco a raggiungere l’orgasmo da sei mesi ormai. Non so cosa fare, non so cosa mi prende.”
“Oddio! Mi dispiace, Giulia! Al posto tuo sarei impazzita! Pensa a come mi sono abituata io, ieri sera son venuta due volte in mezz’ora. Ero distrutta. Michele &egrave dovuto andare a letto con Dumbo ancora all’insù. Ma per fortuna ci ho pensato io al risveglio.” Poi Laura si fermò a pensare e disse: “Però mi viene da pensare: se &egrave vero che lo chiami pisellino o pistolino, mi viene il dubbio che il problema tra i due sia tu, Carlo. Vi siete mai confrontati con qualcuno prima di oggi?” Giulia rispose subito “Anch’io ho qualche dubbio su di lui ma il problema &egrave il mio stress sicuramente.” Allora intervenne Michele “Ragazzi con noi non dovete avere timore, né provare vergogna, se volete un aiuto per risolvere il problema, noi ci siamo.” Laura allora prese la palla al balzo: ” Carlo, se anche Michele si spogliasse, per aiutare Giulia, ti andrebbe di spogliarti per toglierci ogni dubbio?”

Lì mi comportai da incosciente. Fino ad allora avevo sempre pensato di essere dotato bene e sinceramente non temevo il confronto con Michele, anzi, l’idea mi stuzzicava molto perché a quel punto la serata si sarebbe fatta interessante. Fatto sta che dissi di sì, un po’ spavaldo “Va bene, chissà la smettete di avere dubbi sulle mie dimensioni”

Michele non mi fece nemmeno finire che era già in piedi. Mi alzai anch’io. Laura dirigeva il gioco “Amore spogliati prima tu così non si sente a disagio.” Michele tolse la t shirt, poi i pantaloni e rimase solo in boxer. Quello che si intravedeva non prometteva nulla di buono, non pensavo ci potesse andare tanta roba in un boxer. Aveva un rigonfiamento impressionante. A quel punto Laura abbasso l’ultimo strato del suo uomo. Quello che avevamo davanti ai nostri occhi era impressionante. Michele aveva il pene floscio ma la mano di Laura che lo stringeva non riusciva a chiudersi lungo la sua circonferenza e come se non bastasse gli arrivava non molto distante dalle ginocchia. “Ora capite perch&egrave lo chiamo Dumbo? Come si fa a non amare un pene di 23 cm così bello?!” Poi disse al suo uomo: “Non smetterò mai di ringraziarti per questo ben di Dio”
Giulia intanto non aveva detto una parola. Fissava il pene di Michele senza staccargli gli occhi di dosso. Non aveva mai visto nulla di simile, forse non pensava nemmeno esistesse in natura qualcosa del genere. L’unica cosa che riuscì a dire fu :”Complimenti Michele.”
A quel punto toccava a me. La situazione mi aveva eccitato all’inverosimile. Laura fremeva: Beh, ora tocca a pisellino. Vediamo se la sua fama &egrave giustificata!” Mi spogliai anch’io e rimasi in slip. Toccava a Giulia togliermeli. Lo fece con una mossa secca, come se volesse umiliarmi davanti a tutti.
Ora ero nudo. Il mio pene a differenza di quello di Michele era completamente in erezione, raramente l’avevo sentito così duro. Peccato che a confronto con il suo era sottile e soprattutto aveva un terzo della sua lunghezza.

Rimasero tutti in silenzio per qualche secondo. Fu proprio la mia Giulia a romperlo dicendo :”Beh, se non altro abbiamo trovato la custodia del tuo pisellino, amore!” Lo disse accarezzandomi delicatamente lo scroto e guardandomi negli occhi. La custodia era il pene di Michele evidentemente. Forse lo aveva detto per sdrammatizzare. Ma aveva finito per umiliarmi.
Laura invece dopo una grassa risata alla sua battuta aggiunse: “Non ne vedevo uno così da quando andavo al mare con i miei cuginetti. Con la differenza che loro avevano tre anni a quell’epoca! Giulia, il problema non sei tu. Nessuno riuscirebbe a godere con questo pistolino. Ma possiamo aiutarti”

Da lì in poi la mia intimità sarebbe finita. Quello che avevo in mezzo alle gambe sarebbe stato cosa di tutti. Ero nudo sotto i loro occhi. Era nudo anche Michele. Desideravo farlo sparire più di ogni altra cosa al mondo. La sua presenza era ingombrante, era il termine di paragone che non potevo reggere. I suoi addominali scolpiti, le sue gambe muscolose, sembrava una statua di bronzo. Al centro delle sue gambe un lembo di carne penzolante di razza equina, sembrava occupasse il mio campo visivo ovunque rivolgessi il mio sguardo.
I tre mi fissavano in silenzio. Laura d’un tratto uscì dal salone per tornare subito dopo con un centimetro. La mia umiliazione ora sarebbe stata consacrata con delle cifre oggettive. Porse il centimetro a Giulia che rivolgendomi un sorriso mi fissò negli occhi, mi stampò un bacio sulle labbra e rivolse gli occhi in basso dove aveva srotolato il centimetro lungo l’asta. “Nove centimetri!” disse. Laura trattenne a fatica una risata di scherno poi fece segno alla mia Giulia di passare a misurare Michele. Lei si accovacciò ai suoi piedi e sorresse quel cilindro di carne e nervi con delicatezza, come se temesse di rovinarlo. Port’ il centimetro su quella lunghezza poi sussurr’ “Venticinque!”. Lasciò cadere delicatamente il pene di Michele e torno vicino a me. “Amore, cresce ogni giorno di più!” disse Laura.
I numeri avevano certificato la mia umiliazione. Io e Michele sembravamo non appartenere alla stessa specie con una tale differenza nelle dimensioni. Giulia mi disse “Amore non sentirti a disagio. Si sa che non tutti gli uomini sono uguali. Tu sei bellissimo ed evidentemente quello che ti &egrave stato dato sopra, ti &egrave stato tolto sotto. Non fartene una colpa.” “Sedici centimetri, hanno fatto un bel bottino!”continuò Laura. Scoppiò la solita risata.
A quel punto Michele, preso da un impeto di pena disse “Beh, vorrà dire che lo saprà usare bene”.
“E ci voglio credere! Quanto duri a letto, Carlo?” chiese Laura.
“Un quarto d’ora!” risposi. “Dai,amore non fare il bugiardo, non con loro!” Mi bloccò Giulia.
Giulia era passata dalla loro parte, non voleva di certo umiliarmi, ma voleva raggiungere il suo obiettivo. Per la prima volta erano venuti allo scoperto i miei problemi e lei non si sarebbe fermata finché non ci avrebbero dato una mano a risolverli. Non mi restava che ammettere.
“Cinque minuti in media.”
“Non finisce mai di sorprendere questo pistolino!” disse Laura “quel fagiolino dovresti imparare ad usarlo bene almeno!”
“Si, ma come?” disse Giulia.
“Beh innanzitutto sarebbe il caso di vedere cos’&egrave che non va, quindi potreste farlo qui in camera da letto davanti a noi, visto che lui sembra pronto. Così possiamo dargli qualche consiglio per farti raggiungere l’orgasmo, dopo sei mesi &egrave ora! Se poi non dovesse farcela non rimarrai a bocca asciutta!”
“Cio&egrave?” chiese Giulia
“Carlo deve sentire un po’ di pressione addosso altrimenti non sarà mai stimolato a far meglio. Dovrà a tutti i costi farti raggiungere l’orgasmo. Se dovesse venire prima di te, allora…ti concederò di sostituirlo con Michele”
Il sangue mi si gelò nelle vene. Non potevo fare altro che stare al gioco, altrimenti forse Giulia lo avrebbe fatto lo stesso. Per evitare l’umiliazione avrei dovuto mettermi a completo servizio del desiderio di Giulia, utilizzando tutte le forze per farle raggiungere l’orgasmo. Era l’unico modo per non perderla. Ma sulla battaglia incombeva lui, quella forma di vita a se che oscillava tra le gambe di Michele e soprattutto la mia erezione, ormai pronta ad esplodere.
Andammo in camera da letto senza che mi avessero neanche concesso di accettare. Ero steso sul letto mentre Giulia dava inizio allo spettacolo. Si spogliò completamente nuda, vestita solo dei sandali neri con il tacco dicendomi:” Questi li lascio per te amore, visto che ti piace tanto.” Laura e Michele rimasero ad osservare quel fisico perfetto, il corpo della mia ragazza che non riuscivo a soddisfare.
Lui prese un preservativo e lo porse a Giulia mentre Laura si posizionava dietro di lui. Le sue mani scendevano lentamente lungo i suoi addominali ed arrivarono tra le sue gambe. Laura trattava il suo pene come fosse una divinità, come fosse un oggetto sacro. Lo prese in mano delicatamente e percorse la sua asta da sopra a sotto, accarezzandolo, come se non volesse sprigionare ora tutto il suo splendore per non sprecarlo. Percorse l’asta quattro volte e al termine tutto era cambiato. Laura sapeva come trattarlo, sapeva come utilizzarlo, come preservarlo. Era riuscita in poche mosse a raggiungere il punto massimo. Ora appariva come un obelisco di carne pulsante, perfettamente perpendicolare al bacino. Sembrava scolpito nel bronzo.
Io avevo assistito alla scena mentre Giulia rivolta di spalle a loro stava per ricoprire i miei nove centimetri di vergogna con il preservativo. Quella visione mi aveva abbattuto. L’idea di cosa stesse aspettando la mia Giulia mi toglieva le forze. Non potevo competere, potevo solo prolungare l’agonia.
“Amore mio, non farmi fare brutte figure!” mi sussurrò Giulia prima che Michele dicesse “Dai Carlo, mantieni la calma e resisti!” “Altrimenti Michele &egrave pronto!” A quel punto Giulia si girò un attimo e vide il profilo di Michele, rimase a fissarlo poi tornò a me.
Aveva il preservativo in mano, e con l’altra si apprestava a preparare quello che ormai anche nella mia mente era un pisellino. Con l’indice e il pollice partì dalla sua punta e con un movimento vellutato giunse alla sua base. Vedevo le sue dita smaltate di rosso alla base del mio pene mentre un brivido mi percorreva la schiena. Il suo movimento aveva scoperto la mia parte più intima. Ora il mio glande era esposto a lei, ero indifeso e in balia della sua volontà, inerme. Mi fece un piccolo sorriso e posò il preservativo, poi lo srotolò fino in basso, avendo cura di non esagerare nel contatto per risparmiare la mia eccitazione. Le sue dita scesero due volte alla base. Una terza volta ripeté il movimento per assicurarsi che il lattice aderisse perfettamente all’asta.
Fu fatale. Sentii un brivido caldo partire dai testicoli, percorrere i fatidici nove centimetri per poi esplodere in un orgasmo come mai ne avevo provati. Giulia mi fissava incredula mentre emettevo un urlo senza precedenti. Giulia era rimasta con le dita alla base del pene, immobile, ma lo sperma continuava a sgorgare ad ondate, fino a riempire il preservativo. Era finita come peggio non potevo. La battaglia era finita prima di cominciare, avevo perso senza combattere. “Amore mio, sei venuto prima di entrarmi dentro. Ma cosa ti prende pisellino?” “Amore mi dispiace non volevo andasse così!” “Tranquillo amore, ora tieni il preservativo infilato, nel caso ti dovesse ricapitare, e siediti sulla poltrona.”
Obbedii rassegnato. Giulia intanto si girò verso di loro e li raggiunse. Laura era tornata in piedi alle spalle del suo uomo, Giulia gli era davanti. Io osservavo preparandomi all’idea di cosa avrei dovuto vedere da allora in poi.
Laura riprese in mano il membro del suo uomo, stavolta strinse l’asta al suo apice e piano scese alla sua base con un movimento che mi pareva interminabile. Si liberò da quell’involucro di pelle un cono scintillante. Come la lava al centro della Terra, il suo glande si sprigionò come se il pene con la sua pelle non riuscisse più a contenerlo. Giulia rivolse lo sguardo verso quell’obelisco di carne e nervi. Aveva la forma che doveva essere nella mente del creatore quando creò l’uomo. Laura aveva preparato il suo guerriero. Ora era nel pieno del suo vigore davanti agli occhi di Giulia: i suoi pettorali, i suoi addominali, le sue gambe muscolose ed il suo pene divino aspettavano lei. Il guerriero era pronto per la battaglia. Giulia aveva il pene di Michele dritto davanti a se e non gli toglieva gli occhi di dosso. Laura intanto prese il preservativo e glielo porse, allora lei lo aprì e lo poso sulla punta di quell’asta di bronzo e mentre lo srotolava Laura fece passare una mano tra le gambe del suo uomo per massaggiargli delicatamente i testicoli. Accadeva tutto lentamente, come un antico rito di devozione ad una divinità. Quando il lattice avvolse tutto il suo pene mi resi conto di non aver mai usato un preservativo così largo e così lungo, evidentemente Michele non aveva addosso lo stesso che avevo utilizzato io, altrimenti a malapena avrebbe coperto metà asta.
Giulia si alzò e Michele le indicò il comò che era dritto di fronte ai miei occhi. “Poggiati lì e stai rilassata” le disse. La mia ragazza raggiunse il comò e mi offrì un’immagine che non dimenticherò mai. Era poggiata con i palmi sul mobile, i capelli raccolti da un lato, le gambe chiuse e il culo proteso verso di me. Era il ritratto della sensualità con quei sandali con il tacco e i suoi glutei perfetti. Morivo dall’invidia. Quella visione doveva essere mia e soltanto mia, quel corpo era mio e soltanto mio, fino ad allora nessuno aveva visto la sua bellezza nuda, era stato uno spettacolo solo mio. Da adesso invece quel corpo sarebbe stato condiviso con un’altro uomo con cui non potevo competere e che forse me l’avrebbe sottratta per sempre. Ero impotente. Tra poco avrebbe provato per la prima volta un orgasmo vero, sarebbe stata sbattuta come aveva sempre sognato e probabilmente di tutto ciò non sarebbe più riuscita a fare a meno. Giulia volse la testa verso Michele che le si stava avvicinando. Ora vedevo le gambe aperte di Michele dietro le gambe chiuse e slanciate del mio amore. Lui era sempre più vicino. I glutei muscolosi di Michele cominciarono a contrarsi lentamente fino a diventare totalmente contratti, a quel punto la sua asta doveva aver riempito Giulia, che emise un sospiro lunghissimo ed incrociò le gambe contorcendosi per il piacere. Il momento era arrivato. L’intimità di Giulia era stata violata sotto i miei occhi, quell’asta di carne si era aperta un varco nei suoi sensi che non sarebbe stato facile ristabilire. Poi il ritmo fu scandito dai glutei di lui che si muovevano ad un ritmo costante e dalle gambe di lei che assecondavano i suoi movimenti. In soli cinque minuti l’intimita tra di loro aveva superato quella tra di noi, io non avevo mai avuto la fortuna di fare sesso così con lei rivolta di spalle che mi concedeva di farsi possedere come fa chi vuole lasciarsi andare nelle mani dell’altro.
O meglio ci avevamo provato ma davanti a quella visione avevo finito con l’eiaculare ancor prima di possederla.
Il loro affiatamento fu interrotto da Michele che uscì dal corpo di lei e si stese supino a terra. Lei senza di lui era sembrata smarrita, si girò ed andò subito verso quell’asta bagnata dei suoi umori pronta a cavalcarla. Ancora di spalle a me ammiravo i suoi glutei protendersi verso l’oggetto del desiderio nella classica posizione a rana. Con la mano aiutò il pene ad entrare e con una contrazione il suo culo perfetto ne inghiottì fino all’ultimo centimetro di carne. A questo punto ebbe un orgasmo, il terzo forse, avevo perso il conto. Lui non le diede tregua, reggendola dalle cosce aumentò vertiginosamente il ritmo, tanto che lei quasi saltava e i suoi tacchi ticchettavano ad un ritmo infernale. A quella velocità sovrumana i sospiri divennero urla e dopo una mezz’ora in quella posizione e altri due orgasmi, si sfilò da quel pilastro e si posò sul letto, sfinita e poco dopo si addormentò.
Michele dopo un’ora a quella intensità ne aveva ancora, Allora ci avrebbe pensato la sua donna a farlo venire.
Laura si spogliò e nonostante il suo fisico robusto si svelò molto proporzionata: due seni enormi, una quinta credo, le cosce sode e un sedere abbondante ma molto bello. Si catapultò sul suo uomo e comincio a cavalcare il suo pene bagnato dagli umori di Giulia. Sapeva come fare, senza mezze misure cominciò a cavalcarlo come un’amazzone sbattendo i suoi glutei sul suo pube con un rumore assordante. Dopo venti minuti per la prima volta lui emise un gemito, era pronto. Laura si alzò in fretta e lui si mise in piedi davanti a lui. La bocca di lei avvolse il suo pene leccandolo freneticamente finché un urlo sovrumano segnalò la sua eiaculazione di cui non fuoriuscì una goccia. Laura rimase incollata con la bocca a quel palo finché non si svuotò, deglutendo più volte. Doveva avere cacciato fuori una quantità di sperma incredibile perché la vidi deglutire più volte. Alla fine ripulì il glande per bene, si alzò e dette un bacio al suo uomo che andò via in bagno per una doccia. Io rimasi a guardare Giulia quasi priva di sensi sul letto e il fisico imponente di Laura che mi metteva soggezione. Il mio pene non avrebbe mai potuto far godere tutta quella carne, pensai sconfortato.
“Pisellino, hai visto come si fa?” mi disse prima di rivestirsi. Quella serata da incubo finì lì. Tornammo a casa senza rivolgerci la parola e ci mettemmo a letto. Giulia non era più la stessa di prima, quando eravamo a letto mi disse:”Amore, mi dispiace averti fatto assistere a quella scena ma stasera mi sono sentita una donna vera. Io ti amo ma non posso rinunciare al piacere perché tu non sai procurarmelo. La scelta &egrave tua: puoi andartene via e lasciarmi per sempre o rimanere ed impegnarti a migliorare. Ma d’ora in poi finché non riuscirai ad essere un vero uomo come quello che hai visto stasera io cercherò il mio piacere altrove.”
“Amore ce la metterò tutta perché non voglio perderti!” risposi io.
“Bravo amore, così ti voglio. Facciamo così: ogni volta che faremo sesso, se non riuscirai a farmi venire, cercheremo un altro che possa farlo. Davanti ai tuoi occhi se per te &egrave meglio.”
“Ok, accetto la sfida. Vedrai che ce la farò.”
Avevo accettato una sfida impossibile ma non avevo scelta, non potevo perdere il mio amore.
“A proposito ricordi che domani mattina arriva l’elettricista per il problema all’impianto? Svegliati con buoni propositi. Non vorrai costringerlo a fare gli straordinari?”
La mattina dopo mi svegliai con un pezzo di marmo in mezzo alle gambe, come spesso accade. Aprii gli occhi e vidi le mani di Giulia già pronte sul mio pene, doveva avermi svegliato cominciando a masturbarmi. “Buongiorno! Oggi pisellino si &egrave svegliato presto! L’ho messo subito al lavoro!”
L’aveva fatto di proposito. Aveva iniziato a masturbarmi già da tempo, in modo che non durassi tanto. Sentivo di aver pochi minuti di autonomia. “Ce la fa pisellino stamattina ad entrarmi dentro o preferisce sfogarsi fuori?”
“Amore, lo sai che se me lo tocchi a lungo poi non ce la faccio!” le dissi.
“Ma amore era così duro stamattina ed io ero già sveglia che sarebbe stato un peccato non stuzzicarlo un po'”
Continuava a fare su e giù con la mano, lentamente ed io ero in trance completa.
“Allora amore ce la fai o ti faccio venire così? Se mi dici che ce la fai e poi finisce come ieri mi arrabbio però. Quindi dimmelo prima.”
“Amore lo sai che non ce la faccio, lo stai toccando da troppo tempo.”
“Come vuoi amore. Vorrà dire che pagheremo un’ora in più al l’elettricista.”
Ero al limite. Lei capì subito ed aumentò il ritmo. Quando stavo per venire appoggiò le labbra al glande e continuando a masturbarmi prese in bocca tutto lo sperma di quella mattina. Avevo eiaculato in quantità. Giulia si spostò e venne a darmi un bacio. Pensavo avesse ingoiato tutto ma quando aprii la bocca insieme alla sua lingua un’ondata di liquido dolciastro invase la mia bocca. Avevo ingoiato il mio sperma. “Amore l’ho lasciato a te perché non vorrei fare indigestione stamattina. Ora vado a prepararmi”
Rimasi lì con la bocca di sperma e il pisellino moscio aspettando l’arrivo dell’elettricista e preparandomi all’idea di vedere ancora una volta un altro uomo, un altro pene possedere Giulia.
Lei intanto andò a fare una doccia, poi tornò in camera a vestirsi. Mise una brasiliana nera ed indossò degli shorts di jeans con sopra una canotta molto scollata, senza reggiseno. I suoi capezzoli premevano sotto la stoffa e immagino sarebbero stati la prima cosa che l’elettricista avrebbe notato appena arrivato. Rimase a piedi nudi, con quei bellissimi piedi con le unghie smaltate di rosso che mi facevano impazzire.
Dopo una mezz’ora suonò il campanello, Giulia andò ad aprire ed io uscii dal bagno in fretta per la curiosità di vedere che tipo di uomo fosse l’elettricista.
Fui felice di vedere che era un uomo sulla sessantina, basso e grassottello portava dei jeans ed una polo sporchi di lavoro. Era calvo e sudato, ero sicuro Giulia non sarebbe rimasta attratta da lui e mi sentii sollevato.
All’uomo non passò inosservato l’abbigliamento della mia donna, appena entrato fissò il décolleté che la scollatura della canotta lasciava vedere e i suoi capezzoli ben visibili senza reggiseno.
Si mise subito al lavoro, su &egrave giù dalla scala per controllare il guasto e ogni tanto uno sguardo ai glutei che gli shorts striminziti lasciavano scoperti. Giulia intanto vagava per casa continuando le sue faccende e spargendo profumo di ormoni femminili per la casa.
Dopo aver risolto il guasto l’elettricista fini, io controllai funzionasse tutto bene e chiesi il costo dell’intervento. Il furbone ci fece una cresta esagerata, ci sparò la cifra di 300 euro per un’ora di lavoro.
“Ma come &egrave possibile così tanto?!” chiedemmo.
“La manodopera più il pezzo che non funzionava.” rispose
Mi stavo innervosendo, non mi andava di spendere tutti quei soldi per un intervento così semplice e breve. Fu così che intervenne Giulia con i suoi occhi dolci e con la sua scollatura.
“Senta, lei mi sembra una persona ragionevole, potrei concordare il prezzo con lei?”
“Sa con le queste tette può chiedermi quello che vuole.”
Quell’uomo viscido era partito in quarta.
Giulia tolse lentamente la canotta e lascio i suoi seni con i capezzoli turgidi sotto gli occhi dell’elettricista. “Se la sente di fare uno straordinario?” chiese Giulia
“Se il suo ragazzo &egrave d’accordo…”
“Lui la sua occasione già l’ha avuta stamattina e mi &egrave venuto in mano per l’emozione, ora tocca a lei”
“Amore ma cosa fai? &egrave squallido. &egrave brutto vecchio grasso e sporco, non vorrai farlo sul serio?!” dissi io terrorizzato
“Pisellino ti avevo avvisato stamattina. La prossima volta impari a eiaculare dopo una mezza sega”
A quel punto si avvicinò a quel nano sudicio gli calò giù i pantaloni e ne tirò fuori una sberla di dimensioni notevoli. “Ce l’hanno tutti più grande del tuo, vedi amore?”
Quell uomo non credeva ai suoi occhi, non aveva mai visto una donna così bella ai suoi piedi con il suo uccello in bocca. Giulia prese a leccarlo con passione e più che altro lo lav’, visto che doveva essere abbastanza umido di sudore ma non batté ciglio e quando l’asta fu rigida sì stacco e tolse gli shorts e gli slip. Ormai l’elettricista era in estasi e prese il comando della situazione. Con le sue mani zozze la palpava in ogni punto del suo corpo, poi le leccò avidamente le tette. Aveva l’energia di un adolescente.
Si spogliò completamente e prendendola per i fianchi la fece piegare poggiandola sul tavolo. La sua pancia da alcolizzato, il suo grasso, il suo sudore, i suoi peli stridevano terribilmente con la pelle liscia e tonica delle gambe di Giulia.
Senza protezione l’uomo infilò in un sol colpo la sua mazza dentro di lei che la accolse con un sospiro di piacere. Prese a stantuffarla animalescamente. La sua pancia sbatteva contro il culo della mia Giulia e le sue mani sporche la stringevano per i fianchi.
“Complimenti per la ragazza, si lascia scopare che &egrave un piacere!” disse a me “poi c’ha un culo da favola”.
Giulia si stava sfogando con l’uomo, era già venuta una volta. Lui allora tirò fuori l’uccello e con un movimento veloce glielo infilò nel culo. “Oddio!”gridò Giulia “Mi scusi ma con queste chiappe non si può resistere ad infilarglielo nel culo” Giulia non aveva mai concesso il suo culo ma quel nanetto oggi aveva avuto il privilegio. Lei si lamentava per il dolore ma poi prese a godere finché quello stronzo non le tenne fermi i fianchi e le venne dentro copiosamente. Il suo sperma era nel suo ano e lui uscì fuori gocciolante. Giulia si girò e gli pulì il pene per bene e poi gli stampò un bacio sulle labbra. “L’uomo vecchio grasso e sporco si &egrave sbattuto tua moglie davanti ai tuoi occhi, hai visto cornuto?” mi disse vendicandomi “E come mi ha sbattuto!” aggiunse lei togliendo con le dita lo sperma che le fuoriusciva e portandoselo in bocca. L’elettricista si rivestì e disse “Sono 400” “Ma come!?” Dissi io “Ho fatto un’ora di straordinario chi me la paga sennò?!” “Amore non fare il tirchio dopotutto se li &egrave meritati tutti!” Presi i soldi e glieli misi in mano per non sentirlo e vederlo più. “Grazie e complimenti ancora per la sua ragazza, ci sa proprio fare. Per qualsiasi altro intervento sono a disposizione!” “Credo che tra qualche giorno verrà di nuovo a mancare la corrente!” Disse Giulia nuda appoggiata alla porta facendogli un occhiolino. Mentre la mia umiliazione ora premeva di nuovo nei miei slip.

Giulia chiuse la porta e tornò in casa. Aveva ancora addosso l’odore di sudore di quel viscido vecchio e i segni neri delle sue mani sui fianchi, dove lui l’aveva stretta mentre la sbatteva da dietro.
Si girò verso di me e abbassò lo sguardo verso la mia patta dove il mio pisello premeva. “Amore avevi bisogno di vedermi scopare con quello per svegliare il pisellino?”
“Amore voglio fare l’amore con te!” le dissi quasi implorando.
“Amore mio sei tanto dolce, ma sai dopo aver provato quella mazza non mi va di fare tentativi con il tuo cosetto, tanto poi finisce che pisellino mi viene in mano!”
“Amore ti prego, non ce la faccio più!”implorai di nuovo.
“Dai facciamo così, ti do una mano per farti venire prima. Su, andiamo in camera”
Arrivati in camera mi chiese di spogliarmi e sedermi sul bordo del letto. Anche lei era nuda, vestita solo di un paio di scarpe col tacco nere, aperte sulla punta, sapeva che impazzivo per i suoi piedi. Pensavo avesse cambiato idea e invece si mise in piedi davanti a me e mi disse “Forza amore!” “Forza cosa? Se non vieni qui come lo facciamo?”
“Semplice:lo fai da solo. Tanto ti basterà toccarti per 5 min e sarai già venuto” “Ma dai amore, non puoi umiliarmi così!”le dissi.
“Pisellino mio, hai lasciato che Michele mi scopasse, hai ingoiato il tuo sperma, mi hai vista sbattuta da un porco basso e sudicio e ora ti preoccupi dell’umiliazione?! Forza prendilo in mano e masturbati guardandomi negli occhi!”
Purtroppo aveva ragione. Lo presi in mano e cominciai a fare su e giù guardandola dritto negli occhi. Ripercorrevo nella mente la scena di quell’uomo infimo che era riuscito ad essere alla sua altezza e l’aveva scopata come mai ero riuscito a fare io. Poi le guardai i suoi piedi stupendi continuando a toccarmi e aumentando il ritmo. Ero al limite, stavo per esplodere quando lei si lanciò su di me e bloccò il mio braccio. “Amore guardandoti mi &egrave venuta voglia di farlo. Dai su, infilamelo dietro subito e cerca di farmi venire, se no domani ti aspetta un’altra giornata da spettatore.”
Stronza. Mi aveva fregato di nuovo. Si era messa a novanta appoggiandosi al comò, bella come mai. Non l’avevo mai fatto da dietro. Mi avvicinai e cominciai ad infilarglielo nel culo. Una sensazione mai provata prima. Il mio pisello era stretto e risucchiato dentro di lei, il piacere era decuplicato. Lo infilai tutto e lei mi chiese: “Ci sei amore?
“Si, sono dentro.”dissi con affanno.
“Davvero? Non lo sento proprio”
Voleva umiliarmi ancora una volta e io non potevo sottrarmi. Avrei voluto sbatterla forte, come Michele e come quel porco ma non avevo le loro doti.
Osservavo il suo culo, incantevole, cercando di imprimerlo nella memoria visto che di lì a poco sarei venuto e chissà quando l’avrei posseduto di nuovo.
Feci solo in tempo a tirare indietro il pisello, rimetterlo dentro un’altra volta che le venni dentro.
“Due botte! Pisellino sta facendo progressi! Ma deve ancora imparare tanto. Domani assisterà ad un’altra lezione!”
Ora ero seduto sul letto con la testa china sul mio pisellino gocciolante, consapevole che avrei dovuto subire l’ennesima umiliazione.
L’aveva studiata bene Giulia. L’ennesima umiliazione nei miei confronti sarebbe stata insopportabile. Il pomeriggio successivo mi disse: “Amore stasera ci si va a divertire un po’. Andiamo a ballare insieme, contento?”
“Perché no amore, non mi dispiace.” risposi. “Bene allora per le undici dobbiamo essere pronti”
Le undici arrivarono e lì capii che non sarebbe stata una nottata come le altre. Giulia uscì dalla camera con una minigonna che le arrivava sopra il ginocchio, le fasciava il culo disegnando i suoi glutei fedelmente, si notava la sua forma perfetta senza segno di slip. Evidentemente aveva indossato un perizoma minimal. Aveva poi dei sandali neri ai piedi ed un top elegante, vedo-non vedo, ma che era senza reggiseno si vedeva bene. Dopo essere rimasto qualche minuto imbambolato ad osservarla partimmo. La discoteca era nota in zona per le serate particolari che organizzava e quella serata non faceva eccezione. Le ragazze che avessero voluto farlo avrebbero potuto togliersi l’intimo di sotto e lasciarlo in bagno ad un addetto, partecipando attivamente al gioco della serata. “Amore, accompagnami in bagno.” Entrai anch’io nella toilette dove Giulia appoggiandosi a me si tolse il pezzo di sotto, il mini perizoma che immaginavo, e lo consegnò all’addetto che mi guardò sorridendo immaginando a cosa sarei andato incontro. “Cos’&egrave sta storia,Giulia?!” “Pisellino non preoccuparti, sarà divertente. Ora lasciati andare, balliamo e divertiamoci”
Andammo in pista e cominciammo a ballare e bere cocktail. Inutile dire quanto fosse ambita la mia Giulia in pista, gli occhi di tutti erano fissi sul suo culo perfetto che spingeva il cervello di quegli arrapati ad immaginarlo nudo con il proprio pisello piantato dentro. Nonostante tutto Giulia era a suo agio, agli sfioramenti sul suo didietro rispondeva con sorrisi ammiccanti e alle sue tette, chiaramente visibili da sotto il top con quelle luci, non prestava attenzione. Io cercavo di starle incollato per evitare che si vedessero le sue protuberanze sotto la stoffa attillata che avrebbero fatto perdere il senno a quegli omoni che ci ballavano intorno.
Ad un certo punto il vocalist parlo: “Ragazzi, &egrave arrivato il momento del nostro gioco. Tocca a voi. In pista ci sono alcune ragazze disponibili! Come fate a riconoscerle? Sotto la gonna niente! Trovatele! Il primo che trova ciascuna ragazza passerà la notte con lei, fino alle 7. Sta a voi poi decidere come passare la notte! Avrete tre minuti di tempo, da ora!”
Stavo sudando freddo. Il cuore batteva a mille. Guardai Giulia negli occhi che mi rispose con un sorriso e un bacio appassionato che mi fece immediatamente avere un’ennesima erezione. Lei era senza slip. Dovevo sperare che in quei tre minuti nessuno lo scoprisse. Il contatore digitale scorreva. Nessuno le si avvicinava, evidentemente dovevano aver visto quel bacio lungo e appassionato perciò avevano ritenuto non fosse disponibile. Ero stupito di tutto questo,ma felice.
Mancavano trenta secondi, tenevo gli occhi chiusi e la stringevo a me, per evitare avventori. Conto alla rovescia: 10,9,8,7,6,5… A quel punto sentii Giulia muoversi. Aprii gli occhi e vidi un energumeno tatuato con il braccio infilato sotto la sua gonna. “Trovata!” gridò alzando il braccio, continuando a tenere l’altra mano aperta appoggiata sul suo culo. Aveva appena marcato il territorio, mi aveva strappato la ragazza prendendone possesso.
Il conto finì. Lì capimmo che l’unica ragazza individuata era stata la mia Giulia e quel bestione era l’unico vincitore. Il vocalist chiamò lui e Giulia a sé. “Complimenti, sei l’unico ad averla trovata! Ottimo fiuto! Però dobbiamo prima controllare. ” Fece girare Giulia davanti a tutta la discoteca e le alzò la minigonna. Il suo culo da sogno era esposto a tutti e tutti lo osservavano. “Amico,complimenti! Di meglio non poteva capitarti! Non credo ti ricapiterà di avere un culo del genere e queste tette tutte per te! Perciò fatti valere!” Giulia si ricompose e sorrise. “E tu sei contenta del tuo partner?” chiese il vocalist. “Beh devo ancora vedere come sta messo e cosa sa fare.” rispose
Allora Luciano, quello era il nome di quell’essere enorme, le prese una mano e la portò sulla patta. Giulia sbarrò gli occhi, era stata fortunata. Da sotto il jeans pareva avere una sberla in mezzo alle gambe. “Allora Giulia &egrave disposta a fare quello che vuoi. Ovviamente senza violenza e rispettando le sue volontà. Fatti valere Luciano! Sei tutti noi!”
I due scesero dal palco l’uno davanti all’altro, lui la stringeva per i fianchi, e si incamminarono verso la toilette che gli era stata riservata. Cominciava la mia nottata da incubo. Luciano e Giulia entrarono nella toilette e si chiusero la porta alle spalle. Una folla di curiosi si avvicinò alla porta ridendo. Io preferivo allontanarmi, sarebbe stato troppo. Ma la mia perversione e la mia curiosità mi spinsero a seguire quel gruppo di curiosi, dopotutto non sapevano io fossi il fidanzato.
Dalla porta non trapelava ancora nulla, ma in compenso potevo sentire i commenti dei curiosi: non ce n’era uno che non avrebbe voluto essere in quel bagno al posto di quel Luciano.
“Dio mio quanto &egrave bona!” “Hai visto che culo che aveva?!” “Perché non le ho messo io la mano sotto la gonna?! A quest’ora me la stavo sbattendo!” “Secondo me &egrave anche porca!” “Almeno aprisse la porta così vediamo!”
Questo era il tenore dei commenti.
Ma all’improvviso rimasero tutti in silenzio: dal bagno proveniva un rumore ritmato che mi metteva i brividi. Quella bestia aveva cominciato a sbatterla. Il ritmo non lasciava tregua, era sempre lo stesso. Dopo poco Giulia iniziò ad ansimare, poi quasi ad urlare.
“Te l’avevo detto che le piace il cazzo a quella! Senti come gode!”
“Chissà se Luciano ci fa fare un giro anche a noi, visto che può decidere tutto lui!”
Quello strazio durò per circa venti minuti durante i quali Giulia non smise di ansimare e il rumore della penetrazione aumentò esponenzialmente fino a terminare con un urlo animalesco dell’energumeno.
Pochi secondi e Luciano uscì dal bagno con soddisfazione, allacciandosi la cinta. Poco dopo Giulia uscì sistemandosi la gonna. Non mi rivolse la parola, almeno così avrei evitato le umiliazioni della folla.
Andarono al bancone a bere un cocktail e tutti gli sguardi rimasero fissi sulla figura sensuale di Giulia, seduta sullo sgabello con la gonna che a malapena copriva il culo.
Poi tornarono un po’ in pista a ballare. Luciano lasciò che quegli arrapati la palpassero, dopotutto non era la sua ragazza.
Il tempo di andare ad affogare nell’alcol la mia umiliazione che già li avevo persi di vista. Ma ad un tratto mi senti toccare sulla spalla. Un ragazzo mi disse con eccitazione: “Amico che ci fai qui?! Vai in bagno a farti una scopata!”
Mi girai verso la toilette e vidi una fila interminabile di uomini che aspettavano il turno godendosi lo spettacolo.
Mi avvicinai. La mia Giulia era nella solita posizione, quella del mio sogno proibito, quella che mi assillava nei sogni: i suoi tacchi slanciavano le sue gambe poggiate sul lavandino del bagno, il sedere era esposto a quella fila di animali, le sue mani poggiate sul marmo per resistere alla spinta della penetrazione. Luciano faceva da supervisore, evidentemente aspettando la nuova erezione aveva deciso di condividere la sua conquista con tutti.
Accanto al lavandino c’era un rullo continuo di preservativi pronti all’uso, l’organizzazione della serata aveva pensato a tutto.
Gli animali in fila avevano il pisello in mano, se lo toccavano per arrivare pronti quando sarebbe toccato a loro.
La fila era eterogenea.
Giovani palestrati, uomini distinti in completo elegante, adolescenti in attesa di perdere la verginità, moltissimi signori attempati, un nano.
Mi misi in fila, non mi restava altro. Almeno Giulia sarebbe stata anche mia per qualche minuto.
Mi slacciai i pantaloni e cacciai fuori il pisellino. Sì era un pisellino, me ne ero convinto osservando i piselli degli altri. Ce n’erano di tutti i tipi.
Sottili e lunghi, più corti e larghi, nodosi, con le vene in rilievo, dritti, curvi in su, ricurvi verso il basso. Ma nessuno era più piccolo del mio. Nemmeno quello di quel ragazzino. C’era infatti un adolescente che poteva avere 18 anni, non di più. Era la sua prima volta ed visibilmente in ansia. Quando arrivò il suo turno non gli si alzava “Non ci riesco” disse.
Allora Giulia si voltò “Ehi, bello. Non dire così, sei giovane e forte, non devi preoccuparti, come ti chiami?”
“Luigi!”rispose
“Allora Luigi, vieni qui. Chiudi gli occhi e pensa a quanto vorresti fare l’amore con me”
Allora Giulia si poggiò al lavandino, di fronte alla fila di arrapati e fece poggiare Luigi con le spalle sul suo seno. Gli prese in mano il pisello davanti a tutti e parlandogli nell’orecchio cominci’ a toccarglielo. Con i suoi su e giù delicati in pochi minuti il tredicenne tirò fuori un pisello di tutto rispetto. “Complimenti Luigi! Hai proprio un bel pisello! Sei cresciuto in fretta!” gli disse Giulia “che dici, te la senti di fare un giro dentro di me? O non ti piaccio?”
“Mi piaci da morire tanto che mi metti in imbarazzo. Ma voglio scoparti forte!” rispose
Giulia gli mise il preservativo al volo e si girò. Luigi entrò con forza dentro di lei e la folla fece partire un applauso. Il ragazzino aveva davvero talento: la prese per i fianchi e cominciò a pomparla con foga. Giulia era meravigliata ed estasiata.
“Sei proprio bravo Luigi!” gli disse
Con delle botte feroci di frustrazione per tutte le ore passate in bagno a masturbarsi il ragazzino scopava la mia Giulia meglio di un navigato scopatore. Con rabbia, sembrava volesse vendicare un’intera generazione cresciuta a filmati porno. I due vennero insieme. Luigi se ne andò soddisfatto.
La cosa più umiliante però fu vedere in fila un nano con una mazza enorme. Arrivato il suo turno prese uno sgabello. Giulia di spalle non l’aveva nemmeno visto. Senza fiatare il nano gli infilò i suoi venti centimetri tutti di un colpo, come un treno. Giulia gridò dal piacere con gli occhi sbarrati e strinse i glutei come se volesse trattenere quella sberla dentro di sé. Il rumore dei suoi tacchi segnava il ritmo e la mia erezione ringraziava.
Dopo di lui passò gente di ogni genere. Appena Luciano si riprendeva si metteva davanti alla fila e dava il suo contributo.
Arrivò il mio turno. Giulia mi fece un sorriso, si girò e mi strinse a se appoggiandosi al lavandino come aveva fatto col ragazzino.
Il tempo di tre su e giù lungo il mio pisellino ed ero già venuto, sul pavimento.
Tutti presero a ridere e a dirmi: “C’hai questa gnocca davanti e vieni senza nemmeno scopartela?!”
Tornai in disparte e continuai a guardare. Le mani si alternavano sui fianchi di Giulia, i piselli dentro di lei. Uniche costanti il suo culo incantevole che si muoveva ad ogni colpo, le sue cosce serrate e i suoi piedi smaltati su un tacco 12.
Aveva provato 20 uomini diversi. I più bravi concessero il bis. Furono cinque compreso Luciano.
Allora bendarono Giulia e le chiesero di riconoscere chi fosse a metterglielo dentro per la terza scopata. Giulia ne riconobbe tre, alla prima infilata. Doveva essere attratta particolarmente da quei tre piselli e dal modo in cui quei tre l’avevano posseduta. Tanto che chiese a quei tre di fare gli straordinari. La quarta volta gli concesse il culo. I tre le vennero dentro l’uno dopo l’altro. Erano tutti sfiniti, anche Giulia. Si rivestì e ci mettemmo in macchina.
L’odore di sperma, sudore e di maschio di cui si era impregnata mi fecero compagnia nel viaggio.
Tornammo a casa e ci mettemmo a letto. Senza dire una parola. La mattina dopo fui svegliato da un ticchettio. Giulia stava entrando in camera da letto per portarmi la colazione. Scarpe col tacco, brasiliana e reggiseno. Neri. Tutto quello di cui avevo bisogno per l’erezione mattutina. Facemmo colazione a letto, ritrovando la sintonia che sembrava avevamo perso. Poi spostò il vassoio e mi spogliò. Senza fiatare prese dall’armadio dei pezzi di stoffa neri. Mi legò al letto con i polsi e le caviglie. Non fiatai. Infine mi prese il pene tra le dita, portò la pelle giù a scoprire il glande e poggiò le sue labbra per poi prenderlo tutto in bocca. Scese fin giù una sola volta, poi si avvicinò al mio viso e mi bendò. Tornò di nuovo con le mani al mio pene. Prese a masturbarmi piano, come solo lei sapeva ogni tanto massaggiando con l’altra mano i testicoli. Dopo 5 minuti presi ad ansimare, ero sull’orlo dell’orgasmo, sentivo lo sperma salire. Mi conosceva bene: feci un ultimo lamento e lì stacco le mani lasciando il mio orgasmo sull’orlo. Provavo dolore, sarebbe bastato sfiorarmi per accontentarmi. Non lo fece, si avvicinò e mi sussurrò all’orecchio “buona giornata, Pisellino”. Dunque era tutto chiaro, avrei passato la giornata intera paralizzato e bendato a letto, in perenne attesa di qualcosa, bramando un orgasmo e fidandomi solo del mio udito e del mio tatto. Durante la mattinata la sentii entrare ed uscire dalla doccia immaginandola nuda e bagnata, sentii l’odore del caff&egrave e musica provenire dalla cucina. Dopo qualche ora tornò. Me ne accorsi dalle mani sul mio pene. Riprese a masturbarmi, come prima. Poi lo prese in bocca. Su e giù aiutandosi con la mano. Avevo i secondi contati prima dell’orgasmo, lei lo sapeva ma volle farmi comunque venire, anche se a modo suo. Sentii lo sperma salire per il pene, in quell’attimo in cui i piedi fanno movimenti involontari presagendo l’eiaculazione. Proprio lì si fermò. Continuo a tenere saldo il pene tra le sue labbra ma smise di muoversi. Se possibile fu più atroce di prima. Eiaculai spasmodicamente contorcendomi, sentivo lo sperma uscire a fiotti. Tre, quattro volte sempre con più dolore. Era un orgasmo incompleto che immaginavo fosse ora tutto nella sua bocca. Lasciò cadere il pene e venne a darmi un bacio. Preso dalla foga leccavo le sue labbra aspettando di trovare la sua lingua. Quando aprì la bocca fiondai la mia lingua nella sua bocca. Ne ricevetti quello che tanto dolore mi era costato buttar via dal mio corpo. Una colata di sperma mi riempì la bocca, una cascata interminabile e densa che non riuscii a trattenere e buttai giù prima che potessi accorgermene. La sentii ridere ed allontanarsi dicendo: “Questo era il tuo pranzo, pisellino”. Stravolto mi addormentai come un sasso. Il risveglio fu violento, un’altra sensazione mai provata prima: un’eccitazione strana di cui non riuscivo ad individuare la provenienza. Sentivo il pene in erezione ma l’eccitazione proveniva dall’ano, all’altezza della prostata. Un vibratore era stato inserito lì e si muoveva ad un ritmo infernale stimolandomi da dentro. “Amore mio, ora puoi venire quanto vuoi. Contento?” mi disse la voce di Giulia che doveva essere dietro di me. Era seduta con la schiena alla spalliera del letto, la mia testa tra le sue gambe. Sentivo i suoi piedi accarezzare i miei fianchi, come se non bastasse tutta quell’eccitazione. Si godeva lo spettacolo accarezzandomi il viso e i capelli con gesti quasi materni. Il primo orgasmo arrivò dopo poco, venni gridando forte mentre lei continuava ad accarezzarmi. Ma non si fermò nulla. Il mio pene tornò piccolo ma si riprese poco dopo grazie alla infinita stimolazione. Un nuovo orgasmo dopo dieci minuti mi tolse il respiro. Giulia si spostò dalle mie spalle e mi tolse la benda. Mi mostrò un recipiente davanti agli occhi. Poteva contenere 200ml, non di più, ma il mio sperma era a meno della metà. “Amore, finché non arriverai al limite, non mangerai. Sei l’uomo di casa, devi guadagnarti il pane in qualche modo”. “Amore, ti prego non ce la faccio più!”, riuscii a dire. “Beh, non direi”, mi rispose rivolgendosi verso il mio basso ventre. Una nuova colata di sperma mi stava attraversando l’asta. Eiaculai di nuovo senza fiato per urlare. Continuavo a sussurrare “ti prego,basta”, mentre il liquido bianco si depositava nel recipiente e mi avvicinava di un po’ alla fine di quello strazio.

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